L'Italia si sta posizionando per svolgere un ruolo operativo nella fase post-conflitto a Gaza. La soluzione più concreta prevede l'impiego dei Carabinieri per addestrare e supportare le future forze di sicurezza locali, seguendo modelli di successo già implementati in Cisgiordania e in altre regioni. Come ha spiegato il Ministro degli Esteri, Tajani: "siamo pronti a fare la nostra parte e inviare i nostri Carabinieri il giorno dopo la fine del conflitto".
L'approccio italiano si intreccia con i negoziati sul cessate il fuoco e la governance di transizione. L'ambito d'azione includerebbe attività di polizia di prossimità, gestione graduale dell'ordine pubblico, protezione di siti sensibili e supporto alle indagini, in coordinamento con i partner europei e regionali.
L'esperienza pregressa conta. Il CoESPU (Center of Excellence for Stability Police Units) di Vicenza addestra da anni unità di polizia per contesti post-crisi; la missione MIADIT in Palestina a Gerico ha già formato migliaia di operatori in tecniche di polizia, gestione dell'ordine pubblico, indagini e tutela del patrimonio culturale.
Il valico di Rafah rimane cruciale per la fase umanitaria e la riapertura controllata dei valichi. La riattivazione della missione europea al confine con l'Egitto fornisce un canale operativo per l'assistenza, il controllo e la protezione dei flussi.
La presenza italiana richiede un quadro politico credibile. Il governo si sta concentrando su un processo in tre fasi: cessate il fuoco, accordo politico e ricostruzione. In questo contesto, sono in gioco le pressioni internazionali e gli sforzi diplomatici che coinvolgono attori regionali e gli Stati Uniti.
Perché i Carabinieri? I Carabinieri, una forza di polizia a struttura militare, combinano capacità di mediazione civile e disciplina operativa. Sono adatti alle zone grigie degli ambienti postbellici, dove la protezione dei civili, la garanzia dei servizi essenziali e il ripristino della fiducia tra le parti sono fondamentali.
Cosa aspettarsi nell'immediato. Il modello più probabile il giorno dopo la pace è "addestrare e consigliare": squadre dell'Arma a fianco delle unità locali per attività di polizia di prossimità, scene del crimine, monitoraggio dei valichi e protezione delle infrastrutture critiche.
Per l'Italia, si tratta di un test di credibilità nel Mediterraneo. Se l'operazione avrà successo, Roma consoliderà il suo ruolo di fornitore di sicurezza e rafforzerà i canali con i partner europei e arabi; in caso contrario, si correrà il rischio di incorrere in costi operativi e reputazionali.
Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha espresso sia l'intenzione che l'obbligo morale dell'Italia di essere presente nelle regioni colpite da conflitti, sottolineando in particolare l'importanza dell'approccio nazionale alla pace, della cultura dell'inclusione e della capacità unica di promuovere il dialogo. Intervenendo durante un dibattito con Matteo Renzi alla Stazione Leopolda, Crosetto ha affrontato il potenziale coinvolgimento dei Carabinieri nel piano di pace dell'amministrazione Trump per Gaza. Ha sottolineato il lungo impegno dell'Italia per la pace attraverso la sua partecipazione attiva alle missioni delle Nazioni Unite, alle operazioni europee e alle iniziative della NATO. Il Ministro ha sottolineato che le forze armate italiane non solo sono altamente addestrate, ma portano con sé anche una distinta "italianità", una qualità che le distingue in contesti internazionali in cui la presenza militare può spesso essere percepita come un'imposizione o un simbolo di potere.
Crosetto ha spiegato come l'esercito e i Carabinieri italiani siano stati in grado di creare fiducia in diverse regioni, tra cui il Libano, dove stanno attualmente contribuendo all'addestramento delle forze di polizia locali. Questa fiducia, ha spiegato, nasce dalla capacità delle forze armate italiane di interagire con le comunità in modo rispettoso e inclusivo, trattando le persone come pari piuttosto che da una posizione di superiorità. Questo approccio affonda le sue radici nella vasta esperienza dei Carabinieri che operano in migliaia di città italiane, dove interagiscono con cittadini di ogni estrazione sociale, dagli anziani ai funzionari locali, promuovendo un senso di connessione e comprensione che portano con sé ovunque vadano.
Il Ministro ha inoltre descritto la situazione attuale come l'inizio di un lungo e impegnativo percorso verso la pace, che richiede pazienza, perseveranza e lo sforzo collettivo di tutte le parti coinvolte. Nonostante le difficoltà future, Crosetto ha espresso un cauto ottimismo, affermando che la comunità internazionale, che comprende nazioni arabe, paesi occidentali e persino la Russia, ha mostrato un raro livello di unità nel sostenere il processo di pace. Questa cooperazione senza precedenti, ha sostenuto, offre la speranza per un futuro in cui sia Israele che il popolo palestinese possano coesistere nel rispetto dei loro diritti e delle loro aspirazioni.
#Gaza
Operativi i carabinieri nella missione Eubam-Rafah
Un ulteriore passo nel percorso di stabilizzazione e pace del Medio Oriente, frutto degli sforzi e del lavoro dell’intera comunità internazionale (ONU/Nato/Ue).
La missione #EUBAM (European Union Border Assistance Mission) supporta la gestione del valico di #Rafah, e il team internazionale dell’ #Eurogendfor (eurogendfor.org/) garantisce la cornice di sicurezza e fornisce assistenza per i controlli frontalieri. L'obiettivo è garantire il transito di feriti e malati, fornendo loro aiuto e protezione.
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«La missione - spiega una nota congiunta Esteri - Difesa - è stata avviata su richiesta di Israele e dell’Autorità Palestinese, con il pieno sostegno dell’Egitto. La decisione di procedere al ridispiegamento della missione civile EUBAM-RAFAH rappresenta una misura concreta per sostenere il recente accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. L’obiettivo primario è di coordinare e facilitare il transito giornaliero fino a 300 feriti e malati, garantendo assistenza e protezione a persone vulnerabili in un contesto di emergenza umanitaria».
sopra: il valico di Rafah
I due ministeri «hanno disposto l’invio di un contingente di personale dei Carabinieri entro la fine di gennaio. Questo personale sarà integrato nella Forza di Gendarmeria Europea (EUROGENDFOR), a supporto della missione. In particolare, «l’Italia parteciperà con 7 Carabinieri, dispiegati all’interno della missione EUBAM, che si aggiungeranno ai 2 italiani già presenti nella Missione, e si farà inoltre carico del trasporto in teatro dell’intero contingente della Forza di Gendarmeria europea attraverso il Comando Operativo di Vertice Interforze della Difesa (COVI), che coordinerà il trasferimento e il dispiegamento nell’area di militari della Guardia Civil spagnola e di gendarmi francesi, che si uniranno alla forza internazionale. Il COVI - chiarisce anche la nota - sta già predisponendo tutte le misure necessarie per assicurare la piena operatività del contingente e il successo della missione». In totale i militari europei coinvolti saranno una ventina.
«Si stanno addestrando tutti, anche gli stranieri, a Vicenza e dovrebbero partire con un aereo militare italiano», ha spiegato il ministro degli Affari esteri Antonio Tajani «Mi auguro che possa, come probabile, esserci anche una presenza della polizia dell’Anp (Autorità Nazionale Palestinese), che guarda caso è anche formata dai nostri Carabinieri», ha aggiunto.
sopra: un operatore al valico prima della sospensione della Missione
La riattivazione della missione EUBAM-RAFAH, conosciuta come European Union Border Assistance Mission, presso il valico di Rafah, è stata approvata dal Comitato Politico e di Sicurezza ed Consiglio Affari esteri dell’Unione Europea.
La missione fu aperta nel novembre 2005 per monitorare, come parte terza, il cruciale valico di Rafah, che unisce la Striscia di Gaza alla Penisola del Sinai, per essere sospesa nel giugno del 2007. In circa due anni i militari e operatori inviati da Bruxelles avevano facilitato il percorso di quasi 450mila persone in entrambi i sensi del valico.
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I carabinieri italiani partiranno a giorni per partecipare con un ruolo di alto profilo alla missione europea Eubam – Rafah (European Union border assistance mission), in via di allestimento a Rafah, che a sud collega Gaza all’Egitto, uno dei punti più delicati dell’intero teatro bellico. Faranno parte, come hanno spiegato in una nota congiunta il ministri della Difesa Guido Crosetto e degli Esteri Antonio Tajani, di un contingente integrato nella forza di gendarmeria europa (Eurogendfor) insieme ai militari della Guardia civil spagnola e della gendarmeria francese, tutti uomini specializzati nelle operazioni di ordine pubblico e con esperienza internazionale.
I carabinieri in partenza sono stati scelti all’interno della Seconda Brigata mobile che comprende i Reggimenti Tuscania (paracadutisti), Trentino Alto Adige di Laives e il Gorizia. Tutti reparti di pronto impiego, molti dei quali già formati per incarichi all’estero, anche con competenza specifica sul Medio Oriente.