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Cosa dovrebbe votare un liberale?

Da più parti ci chiedono cosa dovrebbe fare e votare un liberale in Italia. Preferiamo che a rispondere sia Luigi Einaudi. Da un volantino del 1960 emerso dagli archivi della nostra Fondazione:
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https://www.fondazioneluigieinaudi.it/cosa-dovrebbe-votare-un-liberale/



Presentazione del libro “Civil conversazione” di Maria Teresa Guerra Medici

[quote]Più che la presentazione di un libro, una piacevole conversazione fra l’autrice, Gabriella Palli Baroni, Grazia Tolomeo e la curatrice del volume Rossana di Fazio. Introduzione a cura di Lorenzo Infantino.
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La morale senza politica

[quote]Ogni volta che il Pd è travolto da uno scandalo (mi adeguo al lessico corrente, sebbene trovi scandalosa soprattutto la propensione a scandalizzarsi), si ritira fuori la celebre intervista sulla questione morale concessa a Eugenio Scalfari da Enrico Berlinguer nel 1981. Sono fra i non molti a ritenere che Berlinguer parlasse di questioni morali avendo […]
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Migranti, difesa comune, Ucraina. Tutte le sfide della nuova Nato

[quote]Quale Nato ci aspetta dopo il 2030? Un momento di riflessione organizzato dal parlamentare di Fratelli d’Italia Giangiacomo Calovini, membro della commissione esteri della Camera e membro della delegazione parlamentare italiana presso l’assemblea parlamentare della Nato, è stata l’occasione per



1° Premio Internazionale Giovanni Malagodi

[quote]16 aprile 2024, ore 11:00 – Sala Zuccari, Palazzo Giustiniani, Via della Dogana, 29 – Roma 1904 – 2024: 120 ANNI DALLA NASCITA DEL PRESIDENTE DEL SENATO GIOVANNI MALAGODI SALUTI ISTITUZIONALI IVAN SCALFAROTTO, Senatore della Repubblica Italiana INTRODUCE GIUSEPPE BENEDETTO, Presidente Fondazione Luigi Einaudi INTERVENTI LUCA ANSELMI, già



Malagodi and The Liberal International (RDR)

[quote]Aula Malagodi, Fondazione Luigi Einaudi – 16 April 2024 | 16:30 – 17:30 CEST Marco Mariani, Vice President of the European Liberal Forum Ilhan Kyuchyuk, President of ALDE Antoaneta Asenova, Board member of the European Liberal Forum Philipp Rösler, former Germany vice Chancellor Adrian Vazquez Lazara, MEP Renew Europe Angela Cavezzan,



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Piracy Shield, Stefano Zanero: “Ecco perché bloccare gli IP è una pessima idea”

@raistlin professore ordinario di Computer Security e Digital Forensics and Cybercrime del Politecnico di Milano risponde all’intervento del Commissario Agcom Massimiliano Capitanio in merito al “Piracy Shield”, la piattaforma Agcom contro la diffusione online di contenuti illegali

@pirati

https://www.agendadigitale.eu/sicurezza/piracy-shield-perche-le-critiche-allanti-pirateria-di-stato-non-sono-fake-news/

in reply to Peppe Failla

Penso sia l'opinione generale da queste parti. La domanda era più verso un "ammetteranno mai di stare facendo danni senza ottenere nulla di concreto"?
in reply to Hamster42

@Hamster42 Non credo. Con buona probabilità, faranno in modo di far cadere tutto nel dimenticatoio

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Come smascherare i populisti

[quote]Domanda scomoda. Nella campagna elettorale in realtà già in corso da tempo per le elezioni europee, su che cosa dovrebbero puntare i partiti pro Europa? Si potrebbe pensare, ovviamente, che ciascuno di essi declinerà, a seconda della situazione politica di ogni paese in cui operano, i successi che ritiene l’Unione Europea abbia conseguito, e i rischi nel […]




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La Nato di domani? Si allarghi anche in Asia. La versione di Pelanda

@Notizie dall'Italia e dal mondo

La Nato di domani si allarghi, anche in Asia, per contrastare chi sta lavorando ad allargare i solco tra America ed Europa, spiega a Formiche.net il prof. Carlo Pelanda, economista e uno degli analisti più attenti delle relazioni internazionali. Alla vigilia dell’uscita del suo pamphlet “L’Italia globale” per Rubbettino, l’analista riflette sul presente ma soprattutto sul futuro della Nato, su come l’Alleanza deve programmare postura e iniziative per immaginare nuove traiettorie e sopratutto per impedire il disegno “esterno” che vorrebbe gli alleati atlantici in crisi. “Prima di sostenere che ci sia il bisogno di una nuova Nato, occorre valutare come funziona quella che esiste: da tempo ha commissionato molte analisi su vari temi interconnessi all’impiego della forza, compresi i contorni economici, finanziari e psicologici. Per cui sostenere che la Nato deve allargare lo sguardo secondo me non è corretto”.

Nato e guerra ibrida: è corretto dire che l’Alleanza dovrà immaginare un percorso di riforma che contempli le leve economiche, quelle energetiche e il confronto con le milizie paramilitari?

Da sempre la Nato ha previsto dei programmi civili e così non ha mai fatto l’errore di essere un’organizzazione solo militare. Ricordo personalmente quando ero giovanissimo di aver partecipato a borse Nato per fare ricerca civile, quindi pensare che la Nato sia un’organizzazione lontana dagli aspetti civili di sicurezza nel senso esteso o che non stia affrontando i problemi della guerra ibrida è una mancanza di informazione. Aggiungo che la Nato è un’organizzazione molto evoluta e sofisticata che non cura solo l’aspetto della difesa o della deterrenza militare: ricordo che negli anni ’90 era una struttura già piuttosto evoluta che guardava il mondo a 360 gradi, non soltanto dal punto di vista militare.

In quali altri ambiti ad esempio?

Vi erano alcune associazioni civili legate alla Nato che analizzavano tutti i problemi di sicurezza in maniera molto ampia. Pensi che ho conosciuto mia moglie in uno di questi seminari a Castelfranco Veneto, dove lei era notaio e vicepresidente dell’associazione Nato. Per cui non facciamo l’errore di pensare che la Nato sia un luogo che non pensa, tutt’altro. Nel 1989 con il crollo del Muro è cambiato lo scenario, perché è venuto a mancare il nemico. Ma prima di sostenere che ci sia il bisogno di una nuova Nato, occorre valutare come funziona quella che esiste.

Quale è il suo giudizio?

Confermo che, dalla fine degli anni ’80 in poi, si sono manifestati dei problemi di riduzione di rilevanza, ma ha sempre mantenuto un impianto, consapevole che i conflitti vanno analizzati nel senso più ampio. La Nato presenta due caratteristiche: una è l’interoperabilità, cioè non esistono al mondo altre alleanze militari dove tanta diversità viene integrata grazie a standard comuni. La mia raccomandazione è quella di analizzare meglio come è fatta la Nato prima di proporre una riforma che, magari, è già nelle sue corde o anche nel suo Statuto e nelle sue operazioni. La seconda è la comunicazione: la Nato, come è ovvio, non comunica tutto quello che fa in una maniera aperta dal momento che è un’alleanza militare. Durante il governo Ciampi nel 1993, da consigliere per gli affari speciali del ministro degli Esteri Andreatta, accompagnai alcune aziende italiane in un vertice Nato dedicato al problema delle armi non letali.

Ovvero?

Si poneva il problema di costruire in sicurezza e senza eccessi, limitando la violenza dell’esercizio della forza e il caso era quello dei Balcani, in particolare, perché in una democrazia vi sono dei limiti all’impiego della forza. E dal momento che esiste una varietà di opinioni e un gran pezzo di queste varietà è fatta da persone belligeranti, i militari fecero una ricerca per spiegare che era più rischioso l’uso di armi non letali, sia sul sul piano legale che su quello operativo. Il tema è poi rimasto in sospeso, ma servì a ribadire che la Nato ha commissionato molte analisi su vari temi interconnessi all’impiego della forza, compresi i contorni economici, finanziari e psicologici. Per cui sostenere che la Nato deve allargare lo sguardo secondo me non è corretto.

Dove invece, secondo la sua opinione, dovrebbe migliorare?

Potrebbe invece essere interessante lavorare su un passaggio che personalmente raccomando da più di trent’anni: unire sempre di più una rete fatta di economia e alleanza militare, mantenendo sempre la Nato come alleanza militare. Si possono immaginare nuovi accordi economici perché non è possibile mantenere un’alleanza che non abbia conseguenze economiche. Mi riferisco ad una strutturazione come il G7, che è un’alleanza estesa anche al Pacifico.

Cosa pensa rispetto ai ragionamenti che vengono fatti sull’allargamento a Paesi gravati da una contingenza eccezionale, come ad esempio l’Ucraina?

Questo è francamente il pensiero debole a cui sono contrario. La Nato deve allargarsi, penso soprattutto alle piccole nazioni, come previsto dal consolidamento dei Balcani. Sì, la Nato è uno strumento di pace ottenuto attraverso deterrenza e tale strumento realistico disturba non poche ideologie convinte che la pace sia più facile da ottenere, mentre l’aspetto positivo della Nato si ritrova nella citazione “Si vis pacem, para bellum”. Quel para bellum fa parte del realismo, perché per evitare una guerra occorre disincentivare l’avversario, mostrando superiorità oppure una maggiore capacità distruttiva. Per cui credo che la Nato debba continuare ad estendersi anche nel centro Asia.

Per quali ragioni?

Penso al Giappone, un Paese che fa parte già di quel cono di interesse che gravita attorno a Usa, Australia, Usa, Regno Unito e Italia. Il progetto di caccia di sesta generazione lo dimostra una volta di più. Aggiungo che una nostra portaerei sta andando in Giappone dove arriverà anche la Amerigo Vespucci: il tutto rientra in una tendenza direi naturale ad esserci, in un mondo dove c’è un confronto tra sistemi autoritari capeggiati dalla Cina e seguiti in una maniera molto più lenta dalla Russia, dall’Iran e dalla Corea del Nord. Perché dunque si dovrebbe limitare l’estensione della Nato? Chi lo sostiene ha altri obiettivi.

Quali?

Dividere Usa ed Europa. L’autonomia strategica dell’Europa è piuttosto irrealistica perché l’Europa è piccola con i suoi 500 milioni di abitanti e, quindi, ha bisogno dell’America e l’America ha bisogno dell’Europa. Quello che sta avvenendo oggi è che l’America non è più così grande da poter gestire due o tre fronti in contemporanea. Per cui resta pericolosissima l’idea di perseguire una autonomia difensiva post Nato, come predicato da Macron, perché sarebbe l’obiettivo della Cina: separare America ed Europa. Non mi sfugge, inoltre, che il mondo stia cambiando e che anche la guerra stia cambiando. Ma la Nato se ne è resa conto da tempo quando, ad esempio, ha analizzato due scenari bellici nuovi: lo spazio extra terrestre per il dominio dell’orbita e il condizionamento dei cervelli. Oggi però ci sono più strumenti innovativi in questo senso, per questa ragione l’Alleanza persegue il modello di una grande organizzazione, certamente con tante varietà di opinioni per capire come riuscire a fare deterrenza, ma con l’obiettivo unitario di mantenere la pace in una situazione dove la guerra possiede più strumenti per esprimersi.


https://formiche.net/2024/04/nato-domani-allarghi-asia-pelanda/

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Accantonando giudizi di altro tipo, dobbiamo ammettere che la tattica di Conte verso il Pd è ineccepibile e discende da una strategia ben precisa: egemonizzarlo o demolirlo. Cioè estinguerlo, in sintesi.
in reply to Mario Seminerio :mastodon:

Dissento.
Il PD è nato moribondo.
Un partito fondato sul nulla ovvero, per dirla con Veltroni, sui Ma Anche™.
Conte non ha alcuna capacità, in nulla; figuriamoci se ha una strategia e una tattica per attuarla.
E poi il PD non è scalabile; è scalabile la segreteria, ovvero il posto più irrilevante di quel deserto di idee.
Il resto non è scalabile perché sono feudi, espugnarli o demolirli è velleitario.
L’unica cosa DAVVERO incredibile è che nel 2024 ancora si parli del PD al presente.
Questa voce è stata modificata (2 settimane fa)
in reply to mORA

concordo: il PD non è scalabile, è trivellabile... scavabile!
Questa voce è stata modificata (2 settimane fa)

Pëtr Arkad'evič Stolypin ha ricondiviso questo.


Dal Ramadan agli studenti stranieri: il fact-checking di Salvini sulla scuola https://pagellapolitica.it/articoli/salvini-studenti-stranieri-scuola-ramadan-pioltello

Ieri sera a Porta a Porta Salvini ha fatto alcune affermazioni in tema di scuola che meritano di essere verificate sul piano del diritto.
Dalla vicenda della chiusura della scuola di Pioltello per la fine del Ramadan alla proposta di una percentuale del 20% di alunni stranieri nelle classi, tutto ciò che non torna nelle parole di Salvini.

Ne ho scritto per Pagella Politica

in reply to Vitalba

Gentile dott.ssa, fare fact-checking su Salvini è purtroppo come "lavare la testa all'asino" (sa bene come continua il detto); per fortuna i sondaggi ci dicono che sempre meno lo seguono.
PS. è sempre un piacere leggerla- imparo sempre qualcosa

Pëtr Arkad'evič Stolypin ha ricondiviso questo.


Qualche giorno fa è stato pubblicato il testo dell'annunciato disegno di legge Beneficenza, che disciplina i casi di iniziative benefiche collegate alla vendita di prodotti, traendo origine dal famoso caso Ferragni-Balocco (pandoro, e non solo).

Serviva davvero un ulteriore testo normativo?

La mia analisi su @valigiablu

https://www.valigiablu.it/ferragni-balocco-ddl-beneficenza/

in reply to Vitalba

sarebbe il caso che il legislatore facesse sempre caso a queste cose... e purtroppo capita di rado... poi si fanno i decreti della certezza del diritto e si continuano a cambiare le normative

Pëtr Arkad'evič Stolypin ha ricondiviso questo.


La nomina della commissione al Comune di Bari non è un atto dovuto.

L’arresto di una consigliera e le infiltrazioni in una municipalizzata non fanno scattare in automatico la nomina della commissione.

Prima serviva ponderare ogni elemento, inclusi i documenti che Decaro ha consegnato a Piantedosi, e che Piantedosi non ha letto.

La questione è di metodo, non di merito

https://www.editorialedomani.it/politica/italia/la-mossa-del-viminale-su-bari-non-e-un-atto-dovuto-cvaeef0q

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in reply to Vitalba

E tra l'altro questa notizia stride con il titolo accanto: due pesi due misure

Pëtr Arkad'evič Stolypin ha ricondiviso questo.


C'è un grande tema che è assente nel dibattito pubblico sul caso degli accessi alle banche dati: la normativa privacy.

Cosa dispone la legge, quali misure vanno adottate per tutelare ex ante i dati custoditi e quali controlli vanno effettuati ex post per accertarsi che non vi siano state violazioni? E, soprattutto, chi è responsabile di tutto questo, e dunque di eventuali violazioni?

Nell'articolo di oggi provo a spiegare i vari profili.

https://phastidio.net/2024/03/21/banche-dati-e-privacy-tra-sciatteria-e-reati/#gsc.tab=0

in reply to Vitalba

Ciao Vitalba

grazie per l'articolo. Mi sconcerta che da 13 anni esista il provvedimento del Garante 192/2011 che ha introdotto regole di controllo per l'accesso ai dati bancari e non vi sia niente di simile per banche dati pubbliche così rilevanti.

"Sciatteria" è davvero la definizione opportuna.



Eppur si muove. I primi passi della Difesa comune europea secondo il gen. Caruso


Avviso contenuto: Il Commissario europeo Ursula Von der Leyer l’aveva già annunciato e la prima strategia industriale europea per la difesa (European defence industrial strategy, Edis) è stata presentata, proposta dalla Commissione europea e dall’Alto rappresentante. L’att



Dossieraggi


Avviso contenuto: L'articolo Dossieraggi proviene da Fondazione Luigi Einaudi. https://www.fondazioneluigieinaudi.it/dossieraggi/ https://www.fondazioneluigieinaudi.it/feed


Pëtr Arkad'evič Stolypin ha ricondiviso questo.


I giornalisti, purché rispettino alcuni paletti, non sono imputabili di reati dei quali, se facessero un altro mestiere, potrebbero essere accusati. È la “scriminante” (giustificazione) del diritto di cronaca.

In alcuni casi la giurisprudenza ha ritenuto non imputabili i giornalisti anche per gli atti compiuti al fine di procurarsi la notizia.

Oggi su Domani

https://www.editorialedomani.it/idee/commenti/cosa-ce-prima-della-notizia-i-giudici-di-fronte-al-diritto-di-cronaca-rc5me11n