La decimazione del mondo accademico di Gaza è ‘impossibile da quantificare’
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Con migliaia di docenti e studenti probabilmente uccisi e i campus distrutti, le università palestinesi della Striscia provano a sopravvivere allo "scolasticidio"
L'articolo La decimazione del mondo accademico di Gaza è ‘impossibile da quantificare’
Notizie dall'Italia e dal mondo reshared this.
Source:
t.co/8O0xwHPzho
#UN #humanrightscouncil #palestine
Greenpeace: Eni continua a estrarre gas e petrolio ignorando l’Accordo di Parigi
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il nuovo articolo di @valori
Eni è operatore o azionista in 552 progetti fossili che hanno iniziato, o inizieranno, le attività estrattive dopo il 2015. Lo svela un report di Greenpeace
L'articolo Greenpeace: Eni continua a estrarre gas e petrolio ignorando l’Accordo di Parigi proviene
Notizie dall'Italia e dal mondo reshared this.
The Ultimate Seed Vault Backup? How About the Moon
A safe haven to preserve samples of biodiversity from climate change, habitat loss, natural disaster, and other threats is recognized as a worthwhile endeavor. Everyone knows good backup practice involves a copy of critical elements at a remote location, leading some to ask: why not the moon?Not even the Svalbard global seed vault is out of the reach of climate change’s effects.
A biological sample repository already exists in the form of the Svalbard global seed vault, located in a mountain on a remote island in the Arctic circle. Even so, not even Svalbard is out of the reach of our changing Earth. In 2017, soaring temperatures in the Arctic melted permafrost in a way no one imagined would be possible, and water infiltrated the facility. Fortunately the flooding was handled by personnel and no damage was done to the vault’s contents, but it was a wake-up call.
An off-site backup that requires no staffing could provide some much-needed redundancy. Deep craters near the moon’s polar regions offer stable and ultra-cold locations that are never exposed to sunlight, and could offer staffing-free repositories if done right. The lunar biorepository proposal has the details, and is thought-provoking, at least.
The moon’s lack of an atmosphere is inconvenient for life, but otherwise pretty attractive for some applications. A backup seed vault is one, and putting a giant telescope in a lunar crater is another.
DeerStealer: la MFA non è stata mai così pericolosa fingendosi Google Authenticator
Google è vittima della propria piattaforma pubblicitaria, scrivono i ricercatori di Malwarebytes. Il fatto è che gli aggressori stanno creando degli annunci che promuovono una falsa applicazione Google Authenticator, con il pretesto di distribuire il malware DeerStealer.
Gli esperti affermano che gli aggressori sono ancora in grado di inserire annunci nei risultati delle ricerche di Google, mentre sembrano essere associati a domini legittimi, il che crea un falso senso di fiducia tra gli utenti.
Lo schema funziona così: durante la ricerca di Google Authenticator, l’utente vede un annuncio pubblicitario, presumibilmente proveniente da una fonte ufficiale.
In effetti, dietro l’annuncio si nasconde un account falso. Quando si fa clic sul collegamento, si verificano numerosi reindirizzamenti verso domini controllati dai truffatori.
Di conseguenza, l’utente finisce su un sito Web falso che imita la pagina di Google Authenticator. Lì verrà scaricato il file eseguibile.
Questo è seguito da un reindirizzamento a GitHub, dove è ospitato il payload dannoso. L’utilizzo di hosting legittimo per sviluppatori infonde fiducia negli utenti e consente di aggirare di evadere molti sistemi di sicurezza.
Il file scaricato contiene il malware DeerStealer che è progettato per rubare i dati personali dell’utente. Tutte le informazioni rubate vengono immediatamente inviate al server degli aggressori.
È interessante notare che il file dannoso ha una firma digitale valida, che inganna ulteriormente gli utenti.
Gli esperti di Malwarebytes hanno notato la particolare ironia della situazione: mentre cercano di aumentare la sicurezza utilizzando l’autenticazione a due fattori, gli utenti rischiano di diventare vittime di truffatori incappando accidentalmente in un sito di phishing simile, mascherato da ufficiale tramite reindirizzamenti multipli.
Gli esperti consigliano di non fare clic sui collegamenti pubblicitari per scaricare software. Dovresti invece visitare direttamente i siti Web ufficiali degli sviluppatori. E per evitare che la pubblicità dannosa ti confonda, sarebbe una buona idea installare un comprovato blocco degli annunci.
L'articolo DeerStealer: la MFA non è stata mai così pericolosa fingendosi Google Authenticator proviene da il blog della sicurezza informatica.
FIN7: quando dai POS al ransomware, il passo è breve
Gli esperti hanno scoperto nuove prove che il famigerato gruppo di hacker FIN7 continua a migliorare i suoi metodi di attacco e ad espandere la sua influenza nell’underground criminale. Secondo una recente ricerca, gli hacker utilizzano una varietà di alias per mascherare la loro vera identità e supportare operazioni criminali nei forum clandestini.
FIN7 è operativo dal 2012. Durante questo periodo è riuscito a causare danni significativi a diversi settori dell’economia, tra cui il settore alberghiero, l’energia, la finanza, l’alta tecnologia e il commercio al dettaglio.
Inizialmente la FIN7 utilizzava malware per terminali POS a scopo di frode finanziaria. Tuttavia, dal 2020, il gruppo ha spostato la sua attenzione sulle operazioni di ransomware, unendosi a noti gruppi RaaS (ransomware as a service) come REvil e Conti, oltre a lanciare i propri programmi RaaS chiamati Darkside e BlackMatter.
Uno dei tratti distintivi di FIN7 è la creazione di false società di sicurezza informatica. Il gruppo ha così fondato le società fittizie Combi Security e Bastion Secure per frodare. Nonostante l’arresto di alcuni membri del gruppo, le attività della FIN7 continuano, segnalando cambiamenti di tattica, pause temporanee o l’emergere di sottogruppi scissionisti.
Nuovi dati mostrano che FIN7 sta vendendo attivamente i suoi strumenti nei forum criminali. Nello specifico, i ricercatori hanno trovato annunci pubblicitari che offrivano uno strumento di bypass specializzato chiamato AvNeutralizer (noto anche come AuKill).
Un’analisi dell’attività su vari forum clandestini ha rivelato diversi alias presumibilmente associati a FIN7:
- “buonosoft”
- “lefroggy”
- “killerAV”
- “Stupore”
Questi utenti hanno pubblicato annunci simili per la vendita di strumenti per aggirare i sistemi antivirus e i framework post-exploitation. L’arsenale di FIN7 comprende una serie di strumenti sofisticati, ciascuno progettato per una fase specifica dell’attacco:
- Powertrash è uno script PowerShell fortemente offuscato per caricare in modo riflessivo i file PE in memoria.
- Diceloader (noto anche come Lizar e IceBot) è una backdoor minima per stabilire un canale di comando e controllo (C2).
- Backdoor basato su SSH: un insieme di strumenti basati su OpenSSH e 7zip per fornire accesso permanente ai sistemi compromessi.
- Core Impact è uno strumento commerciale di test di penetrazione utilizzato da FIN7 per sfruttare le vulnerabilità.
- AvNeutralizer è uno strumento specializzato per aggirare le soluzioni di sicurezza.
Di particolare interesse è l’evoluzione dello strumento AvNeutralizer. L’ultima versione di questo malware utilizza una tecnica precedentemente sconosciuta per aggirare alcune implementazioni di processi protetti utilizzando il driver Windows integrato ProcLaunchMon.sys (TTD Monitor Driver).
FIN7 ha anche sviluppato un sistema di attacco automatizzato chiamato Checkmarks. Questa piattaforma mira principalmente a sfruttare i server pubblici Microsoft Exchange utilizzando le vulnerabilità ProxyShell (CVE-2021-34473, CVE-2021-34523 e CVE-2021-31207).
Inoltre, la piattaforma Checkmarks include un modulo Auto-SQLi per attacchi SQL injection. Se i tentativi iniziali non hanno successo, lo strumento SQLMap esegue la scansione delle destinazioni per potenziali vulnerabilità di SQL injection.
I ricercatori hanno scoperto numerose intrusioni utilizzando vulnerabilità di SQL injection che prendono di mira server pubblici attraverso lo sfruttamento automatizzato. Questi attacchi sono attribuiti a FIN7 con moderata sicurezza. La maggior parte di queste intrusioni si è verificata nel 2022, in particolare nel terzo trimestre, colpendo aziende statunitensi nei settori manifatturiero, legale e governativo.
L'articolo FIN7: quando dai POS al ransomware, il passo è breve proviene da il blog della sicurezza informatica.
Sam Altman e il reddito universale. Iniziano ad uscire i primi dati dello studio
L’esperimento di Altman si ispira alla sua convinzione dell’importanza di un reddito di base nell’era dell’intelligenza artificiale, che secondo alcuni esperti potrebbe rendere obsoleti milioni di posti di lavoro. Ritiene inoltre che sia impossibile raggiungere le pari opportunità senza una qualche forma di sicurezza del reddito.
L’idea di un reddito di base universale non è nuova, ma ha guadagnato particolare popolarità grazie alla campagna presidenziale del 2016 di Andrew Yang. Da allora, molte figure di spicco del settore tecnologico, tra cui il cofondatore di Twitter Jack Dorsey e il CEO di Tesla Elon Musk, hanno espresso sostegno al concetto.
Sono emersi i risultati tanto attesi di un esperimento su larga scala sul reddito di base avviato dal CEO di OpenAI Sam Altman del quale avevamo parlato a suo tempo.
Lo studio, uno dei più grandi nel suo genere, ha fornito ai partecipanti a basso reddito pagamenti mensili di 1.000 dollari per tre anni senza vincoli. Lo scopo dell’esperimento era studiare l’impatto del reddito di base sulla vita delle persone, e i risultati sono stati davvero notevoli.
Lo studio ha rilevato che la maggior parte dei fondi aggiuntivi sono stati spesi per bisogni primari, come l’affitto, i trasporti e il cibo. È interessante notare che i partecipanti hanno iniziato a lavorare meno, ma allo stesso tempo sono rimasti partecipanti attivi nel mercato del lavoro ed erano più consapevoli della ricerca di lavoro rispetto al gruppo di controllo.
Gli autori del rapporto sottolineano che ai partecipanti allo studio è stata data maggiore libertà di prendere decisioni che meglio si adattassero alle loro vite e si preparassero per il futuro. Alcuni hanno potuto trasferirsi in altre aree o prendere in considerazione nuove opportunità di business.
Lo studio è stato condotto da OpenResearch e guidato dalla ricercatrice Elizabeth Rhodes. Tutto è iniziato nel 2019, quando sono stati arruolati nell’esperimento 3.000 residenti del Texas e dell’Illinois che vivevano in aree urbane, suburbane e rurali con redditi inferiori a 28.000 dollari. Un terzo dei partecipanti ha ricevuto 1.000 dollari al mese per tre anni, mentre il resto, il gruppo di controllo, ha ricevuto 50 dollari al mese. Tutti i partecipanti hanno mantenuto i vantaggi esistenti.
Secondo lo studio, coloro che hanno ricevuto 1.000 dollari hanno aumentato la loro spesa totale in media di 310 dollari al mese, di cui la maggior parte è destinata al cibo, all’affitto e ai trasporti. Hanno anche fornito maggiore assistenza finanziaria ai bisognosi rispetto al gruppo di controllo.
Tuttavia, i ricercatori non hanno trovato prove dirette di un migliore accesso all’assistenza sanitaria o di cambiamenti significativi nella salute fisica e mentale dei partecipanti. Il rapporto rileva che, sebbene nel primo anno si siano registrate riduzioni significative dello stress, del disagio psicologico e dell’insicurezza alimentare, questi effetti sono scomparsi nel secondo e nel terzo anno del programma. Pagamenti di 1.000 dollari al mese non possono risolvere problemi come malattie croniche, mancanza di assistenza all’infanzia o alti costi abitativi.
Il reddito di base universale fornisce pagamenti diretti in contanti a tutte le persone senza vincoli. Tuttavia, politicamente questo è un compito molto difficile. Molte città e stati stanno sperimentando la garanzia di un reddito di base per alcune popolazioni a basso reddito o vulnerabili. Le prove provenienti da dozzine di programmi simili dimostrano che i trasferimenti di denaro possono aiutare a combattere i senzatetto, la disoccupazione e l’insicurezza alimentare.
All’inizio di quest’anno, Altman ha anche proposto un diverso tipo di reddito di base, che ha chiamato “informatica di base universale”. In questo scenario, le persone riceverebbero una “quota” delle risorse informatiche del grande modello linguistico GPT-7, che potrebbero utilizzare come ritengono opportuno.
Anche questi piccoli esperimenti devono affrontare ostacoli politici. I conservatori di diversi stati hanno contestato i programmi, bloccandone l’avanzamento.
I risultati della ricerca di Altman includevano sia dati quantitativi (indagini e transazioni bancarie) che dati qualitativi (interviste con i partecipanti). Si è scoperto che i destinatari del pagamento mensile di 1.000 dollari hanno aumentato i loro risparmi del 25% rispetto al gruppo di controllo. Hanno anche speso 22 dollari in più al mese per aiutare gli altri, ovvero il 26% in più rispetto al gruppo di controllo.
Non ci sono stati cambiamenti significativi nella proprietà dell’auto o della casa, ma i destinatari di 1.000 dollari avevano maggiori probabilità di cambiare residenza o pagare l’affitto rispetto al gruppo di controllo.
Nel settore sanitario, i destinatari hanno riportato lievi aumenti nella spesa per cure odontoiatriche, visite al pronto soccorso e altre spese mediche, ma non vi è stata alcuna prova diretta di un miglioramento della salute.
I destinatari erano più propensi a mettere in conto un budget e a continuare gli studi, soprattutto nel terzo anno del programma, anche se non ci sono stati cambiamenti significativi nel livello di istruzione complessivo.
Lo studio, avviato durante la pandemia di COVID-19, ha rilevato un calo dei tassi di occupazione tra i destinatari negli anni due e tre rispetto al gruppo di controllo. In media, i redditi sono aumentati in modo significativo per tutti i gruppi, ma leggermente più alti per il gruppo di controllo. I redditi dei destinatari di 1.000 dollari sono aumentati da poco meno di 30.000 a 45.710 dollari, mentre i redditi del gruppo di controllo sono aumentati da un livello simile a 50.970 dollari.
L'articolo Sam Altman e il reddito universale. Iniziano ad uscire i primi dati dello studio proviene da il blog della sicurezza informatica.
US to propose barring Chinese software in autonomous vehicles
The US Commerce Department is expected to propose barring Chinese software in autonomous and connected vehicles in the coming weeks, according to sources briefed on the matter.
Welcome back to another edition of the weekly-ish news of the fediverse. This edition contains the news of last week, as well as some news items from the previous few weeks that I’ve spotted while I was on holiday break.
[share author='Laurens Hof' profile='https://fediversereport.com/author/laurenshof/' avatar='https://poliverso.org/photo/206608119366e42c304ffac007248590-5.jpeg?ts=1734620326' link='https://fediversereport.com/last-week-in-fediverse-ep-78/' posted='2024-08-04 18:07:25' guid='08552256-1ddb99c7716650c2-f2303ba4' message_id='https://fediversereport.com/last-week-in-fediverse-ep-78/']Last Week in Fediverse – ep 78
Welcome back to another edition of the weekly-ish news of the fediverse. This edition contains the news of last week, as well as some news items from the previous few weeks that I’ve spotted while I was on holiday break. My holiday was indeed fully offline out of the feeds, but I could not resist afterwards to dig in to find out what happened while I was offline.
As a teaser: I’ve started working behind the scenes to launch something new with Fediverse Report, that will be in addition to the weekly newsletters. Stay tuned!
The News
GoToSocial’s latest release adds comment-controls, which allows people to determine who can reply to their posts. GoToSocial explains: ‘you’ll be able to configure your account so that new posts created by you will have an interaction policy set on them, which determines whether your instance drops or accepts replies, likes, and boosts of your posts, depending on the visibility of the post, and whether or not an account trying to interact with you is in your followers/following list.’
Safety has been a major conversation on the fediverse feeds recently, especially with Black people pointing out the lacking safety tools and major harrassment they experience on the fediverse. One aspect that facilitates the harassment is the default opt-out approach to federation; where racists and other bigots will simply spin up a new fediverse server and send (semi)-private messages with hate speech to Black people. This is why ‘just switch to a server with better moderation’ is such a problematic response; it does not actually fix one of the main ways Black people experience on the fediverse, while placing the onus on them to solve the problem. One interesting response is in building a separate network with ActivityPub based on allow-list federation, and I’m keeping a close eye on how this evolves.
PeerTube’s latest update adds ‘automatic video transcription using Whisper , a new comment policy “requires approval first”, auto-tagging/labelling of videos and comments based on specific rules and a comment moderation page for video publishers’. This blog post provides more details about the development story on adding the transcription feature.
Patchwork is an upcoming plugin system for Mastodon that is developed by Newsmast, that is tentatively scheduled to be released next month. The latest update by Newsmast showcases the variety of plugins that they’ll offer, including setting local-only posts, changing post length, and scheduling posts. The bigger part is also the addition of Channels, custom timelines that will allow external parties to hook into as well.
Some statistics that relate compare the different platforms. A comparison of sources of traffic to news site heise.de, showing how Bluesky has surpassed Mastodon in clicks. A new comparison by Kuba Suder shows the different ways people post on Bluesky that is not done via a PDS that is hosted by Bluesky company. In February this year, Bluesky started support for having people self-host their own Personal Data Server (PDS) that is not managed by their company. The amount of people who do so is small, with less than 100 active account. Significantly more people post onto Bluesky via their bridged ActivityPub account. Speaking of bridged accounts: Eugen Rochko has now bridged his Mastodon account to Bluesky. Rochko has been outspokenly critical of Bluesky in the past, saying that they should adopt ActivityPub instead of building their own protocol.
Some more updates by Ghost, who is getting along further with their ActivityPub implementation. The newsletter is now getting better connected to the fediverse, allowing you to follow it directly from your Mastodon account.
Mastodon moves their iOS app development in-house, and is recruiting a full-time iOS app developer. Up until now, the Mastodon iOS app was developed by two freelance developers.
A slightly obscure news update because I love interoperability: Guppe Groups have been around for a while, and are a way to get some semblance of Groups added onto microblogging platforms, functioning similar to hashtags. Now link-aggregator platform PieFed has added support for these types of groups, you can see an example here. I’m mentioning this news here because I think there is a lot more space to experiment with different platform designs that take inspiration from both microblogging, link-aggregators and forums, and this is a small example of it. PieFed added support for community wikis as well.
Bluesky released Starter Packs a month ago as a way to easy the onboarding process, and reactions on the rest of the fediverse were that this was a good idea that could potentially be copied. Statistics show however that the feature has not been actively used by the community. Part of the reason could be that signups to decentralised social networks in general have mostly stopped.
WeDistribute wrote about NeoDB, calling it ‘a review system for culture’. NeoDB is one of the more interesting platforms available in the fediverse, with an incredible wide variety of features. NeoDB themselves describes by drawing comparison to other platforms, saying ‘NeoDB integrates the functionalities of platforms like Goodreads, Letterboxd, RateYourMusic, and Podchaser, among others.’ NeoDB’s own pitch is taking fediverse platforms tendency to be ‘centralised platform concept + ActivityPub’ to the extreme, and I enjoy the simplicity of NeoDB is a fediverse review platform for culture more.
What is the fediverse? This question is answered by a tech-free explainer video by Newsmast, a new video series by WordPress.com, or a podcast episode by TheNewStack with Evan Prodromou.
The latest update for software forge Forgejo has foundational parts of ActivityPub based federation, and the first forgejo instances that have federation in some alpha form are starting to appear.
The Links
- Privacy and Consent for Fediverse Developers: A Guide – by WeDistribute.
- ‘Rethinking Trust and Safety in the Fediverse, with Samantha Lai and Jaz-Michael King’ – the latest podcast episode by Flipboards dot social podcast.
- An update on the Bridgy Fed, the bridge between the fediverse, Bluesky and the web, and websites can now be bridged directly onto Bluesky.
- A tool to view all labels applied on your Bluesky. posts and account.
- Replies from the fediverse can now be read on Threads.
- The history of the fediverse logo.
- The third party app for Pixelfed Vernissage has been renamed to Impressia. Vernissage is now exclusively the name for the fediverse photo sharing platform that is currently in development by the same developer.
- A tool to temporarily mute words in Bluesky.
- An experimental demo of how a “Sign in with the Fediverse” mechanism might work.
- IceShrimp originally started as a Misskey fork, but they have changed so much it is starting to make more sense to see it as their own project: a full rewrite of the backend, and now the added support for plugins.
- Smoke Signal is a new event planner platform that is in development and build on top of atproto.
- The newsletter ‘The Future is Federated’ has a showcase of the interoperability between Mastodon and WordPress.
- An extensive comparison how different apps for Lemmy display content correctly.
- This week’s overview of fediverse software updates.
- Activitypub.academy is ‘a modified Mastodon instance that allows you to study the ActivityPub protocol in real life’ that has gotten some new features.
- In the main Bluesky app, if you block someone and you have a thread in which both you and the blocked account have posted replies, it prevents other people from viewing those posts, which often breaks the thread. This system, the ‘apocalypseblock’ is intentional for Bluesky, but the openness of the protocol allows people to build other thread viewers that do not have this feature.
That’s all for this week, thanks for reading!
Stefano Andaloro reshared this.
Spadolini, un italiano
[quote]Forse anche per il suo aspetto esteriore pingue e pacioso, da professore d’altri tempi, Giovanni Spadolini è ricordato soprattutto come un grande mediatore. E certamente il leader repubblicano, di cui ricorre il trentennale della morte avvenuta il 4 agosto 1994, possedeva notevoli doti di equilibrio, che gli permettevano di giocare un ruolo di rilievo in […]
L'articolo
ci sono 2 modi di agire: razionale e istintivo. se condanniamo l'operato umano in base a "sentimenti" e paure stiamo agendo a livello istintivo. come agisce un animale. quindi usiamo la natura animale dell'uomo per definirlo lontano da ideali "animali" di una perfezione che in realtà, un etologo, direbbe "lontani" dal vero comportamento animale, profondamente amorale. e come volere un uomo che abbia valori superiori e morali e poi criticarlo di non essere degno animale.
e come se ci fossimo romanzati una natura che non esiste, con animali "virtuosi", secondo canoni umani e non animali, e poi accusiamo l'uomo di comportarsi come un animale e di essere lontano dalla natura. ha senso? no. un autentico corto-circuito del pensiero. la specie umana non può essere contemporaneamente umorale e animale e distante dalla natura e "amorale" sulla base di canoni animali che ci siamo inventati noi.
mi piacerebbe qualcuno mi aiutasse a mettere meglio a fuoco questo discorso.
After 303 days of genocidal war on #Gaza, extensively documented and broadcasted every second, one truth remains: the world is indifferent & lacking compassion. Tens of thousands of lives have been lost—entire families, including children, women, the elderly, and young people
https://t.ly/5zPN0
reshared this
INAIL, gli incidenti mortali sul lavoro crescono del 4,2%
Nel primo semestre del 2024 sono stati denunciati 469 incidenti mortali sul lavoro, un numero che si configura come un aumento del 4,2% rispetto al medesimo periodo nel 2023. A comunicarlo è l’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, che tra i dati rileva anche un analogo aumento delle denunce di infortunio sul lavoro pari allo 0,9% (che corrisponde a 299.303 denunce). Quest’ultima statistica risulta comunque inferiore a quella registrata nel primo semestre del 2022, rispetto a cui si è registrato un calo del 21,7%. Aumentano invece del 19,6% le denunce per patologie di origine professionale, pari a 45.512.
L'indipendente
Mafia appalti
L'articolo Mafia appalti proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
SOMALIA. Attentato suicida fa decine di vittime sulla spiaggia di Mogadiscio
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Un'esplosione ha causato almeno 32 morti e 63 feriti su una popolare spiaggia di Mogadiscio, la sera di venerdì 2 agosto. Il gruppo al Shebaab, legato ad al-Qaeda, ha rivendicato l'attentato.
L'articolo SOMALIA. Attentato suicida fa decine di vittime
Tutti i dischi anni ’70 dei Magma, dal peggiore al migliore | Rolling Stone Italia
"Un linguaggio inventato, un pianeta alternativo chiamato Kobaïa, una musica possente. Un viaggio nel mondo e nella discografia migliore della band di Christian Vander, prog a modo suo."
...e continuò il suo viaggio tutto allegro!
Come cristiani –alle volte– dobbiamo riscoprire la grazia sovrabbondante di Dio, insieme agli altri fratelli e sorelle, e ricomprenderla nelle varie situazioni della nostra esistenza. Anche se non sono particolarmente facili o affatto gioiose.
Ricevendo il messaggio di salvezza, viviamo con gioia e allegria la nostra vita giorno per giorno, ringraziando il Salvatore.
pastore D'Archino - …e continuò il suo viaggio tutto allegro
Nel libro degli Atti si vede come l’annuncio dell’evangelo si diffonda a poco a poco oltre le ristretta cerchia dei primi discepoli. Qui c’è un etiope, che nell’idea popolare di allora viveva ai co…pastore D'Archino
Stefano Galieni*
L’uccisione del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, messa in atto a Teheran dal governo israeliano va considerata secondo numerosi punti di vista. Intanto, dopo il bombardamento in Yemen e l’aumento delle operazioni in Libano, due Stati sovrani, dovrebbero far considerare l’allargamento del conflitto mediorientale come già in atto. Una fase che, coinvolgendo direttamente, non è la prima volta, l’Iran, finisce col non limitare più i confini reali del conflitto. Ma a quale scopo? Indebolire Hezbollah in Libano come si è fatto con Hamas? Garantire continuità al governo Netanyahu, costi quel che costi? Israele sta subendo in questi mesi numerose e pesanti critiche per il genocidio gazawi, anche da parte di Paesi e di governi considerati amici. Le stesse risoluzioni delle Corti internazionali dell’Aja, (penale e di giustizia), rischiano di costringere Tel Aviv a rapportarsi con meno oltraggio al diritto internazionale. Viene da pensare che questa strategia sia frutto di una scelta autonoma israeliana affinché, indipendentemente da chi sarà il prossimo Presidente USA, ci si trovi davanti ad un fatto compiuto. C’è una guerra in atto su larga scala e l’occidente non può non schierarsi con Israele né far diminuire il proprio sostegno.
Questo permetterebbe di fare carta straccia non solo dei capi di accusa rivolti al governo “dell’unico paese democratico nell’area” (come ancora ci si ostina a dire, ma e soprattutto a impedire qualsiasi prospettiva di risoluzione della questione palestinese. Gli 800 mila coloni in Cisgiordania resterebbero dove sono, Gaza se non si arrende diventerà terra di deportazione o di carestia – drammatico l’aumento dei casi di poliomielite fra i bambini – e Gerusalemme sarà capitale di un solo Stato. Questo a costo di una guerra senza fine. Del resto per gli Usa, indebolire l’Iran, indipendentemente da chi sarà eletto, è da considerare fattore positivo, l’importante è che, anche a costo di far divenire un deserto tanto quel che resta della Palestina che il sud del Libano. Problema non risolto resterebbe il traffico marittimo nel Mar Rosso dove è ancora forte lo spazio e il ruolo della minoranza Houthi. Gli attacchi come quelli condotti da Israele nei giorni scorsi non possono scuotere il Paese, peraltro confinante con gli altri del Golfo e che, non a caso, si stanno irrigidendo anche con gli Usa, in particolare l’Arabia Saudita. Quel tratto di mare è fondamentale, dal punto di vista strategico e commerciale, soprattutto per l’Europa, per Washington, soprattutto se prevarranno spinte isolazioniste, sarà l’ennesima area dimenticata in cui però, ogni giorno, transitano navi commerciali e militari, anche statunitensi.
C’è un secondo punto di vista da tenere in considerazione: per Israele e i suoi alleati, quelle che si stanno effettuando sono “operazioni speciali” contro terroristi. Si combatte contro Hamas, non contro i palestinesi, contro Hezbollah, non contro i libanesi, contro gli Houthi, non gli yemeniti. Una traduzione della lettura del conflitto che non è soltanto formale e linguistica. Si nomina il proprio nemico, lo si fa inserire, anche se si tratta come Hamas ed Hezbollah, nelle liste delle organizzazioni terroriste, pur essendo partiti, con propri statuti, che hanno partecipato ad elezioni e che hanno propri rappresentanti nelle istituzioni. E l’equiparazione partito ostile = organizzazione terroristica, permette di violare senza alcun tipo di restrizione, ogni norma di diritto internazionale.
Un diritto che è divenuto far west 2.0, il leader di Hamas è stato ucciso con un missile ad altissima precisione, così almeno pare, ma che non nasce oggi e da decenni autorizza le potenze imperialiste a operare come giustizieri, (il termine boia sarebbe più adeguato) senza neanche un minimo processo. La storia della seconda metà del XX secolo è costellata di vicende simili, dalle decine di tentativi andati a vuoto per uccidere Fidel Castro a Cuba, agli omicidi degli esuli, realizzati anche in Italia, da agenti delle dittature latino americane incaricate di eliminare chi aveva trovato scampo in Europa. Colpire a distanza, spesso anche con il silenzio complice dei governi in cui erano presenti i rifugiati. Israele, dopo l’attentato sanguinoso alle Olimpiadi di Monaco del 1972, 11 atleti uccisi anche a causa dell’assalto delle teste di cuoio tedesche, decise immediatamente, con l’allora leader Golda Meir di far partire l’operazione “l’Ira di dio”, era, curiosa coincidenza l’11 settembre 1972. E il primo ad essere ucciso fu Wael Zuaiter, intellettuale, pacifista, amico di Moravia e Jean Genet, Ennio Calabria e Giorgio La Pira. Fu ucciso a Roma, il 16 ottobre dello stesso anno. Attivista politico nella sinistra, stava lavorando alla traduzione in italiano de Le mille e una notte. L’uccisione di figure di spicco e di ampia capacità di dialogo, in grado di far conoscere in Europa le ragioni del popolo palestinese, è stato il filo rosso di quella stagione che non si è interrotta neanche dopo gli accordi di Oslo del 1993. Agenti del Mossad hanno colpito indisturbati in Europa e non solo. Omicidi mirati di cui, secondo lo storico il giornalista israeliano Ronen Bergman, sono state uccise, all’estero, da allora, oltre 500 persone. Nel 2018 fece scalpore in Italia il suo volume “Uccidi per primo” che ricostruiva molte di quelle vicende. Negli ultimi anni gli obiettivi sono stati anche dirigenti di Hamas e di Hezbollah e nonostante alcuni smacchi, non si sono fermati. Considerando anche gli omicidi mirati compiuti in Cisgiordania e aggiungendo cittadini siriani o iraniani, si è ormai superata la soglia delle 800 uccisioni, tutte rimaste impunite. Tutte compresa quella di un cameriere arabo, in Norvegia, scambiato per un palestinese, quelle di scienziati, almeno 5 eliminati in maniera diversa in Iran in quanto sospettati di lavorare ad un ordigno nucleare per Teheran, Nel 1997, guarda caso col primo governo Netanyahu, riprende la catena di omicidi e si tenta di avvelenare ad Amman, in Giordania, Khaled Meshal, considerato l’allora leader politico di Hamas. Un triplo errore perché Meshal sopravvive, gli avvelenatori vengono arrestati e il governo Giordano, che aveva da poco firmato gli accordi con Israele, minaccia di stracciarli. Come in una pessima spy story, il governo di Tel Aviv è costretto non solo a mandare l’antidoto al veleno che salva l’esponente politico ma anche a liberare l’allora vero leader spirituale del Movimento di Resistenza Islamica, Hamas, lo sceicco Ahmed Yassin che torna a Gaza accolto come un eroe. I governi israeliani, ormai da oltre 50 anni, dichiarano di “dover condurre” queste azioni perché non si fidano più dei governi europei, ma nel frattempo hanno continuato ad uccidere in Tunisia, Cipro, Turchia, Siria, Yemen, Emirati Arabi. Uno smacco si determina a Dubai nel 2010, quando, nella camera d’albergo, viene soffocato con un veleno un dirigente di Hamas. Ma come in ogni grande albergo ci sono le telecamere che tutto osservano e i killer vengono tutti identificati dall’intelligence degli Emirati.
Rispetto al 1972, gran parte dei Paesi in cui trovano rifugio esponenti palestinesi, sono dotati di tecnologia e di intelligence molto avanzata, non vale più la superiorità che, insieme al comune intento degli Usa e di altri governi UE, sancivano il potere assoluto. Oggi le armi per rispondere colpo su colpo sono in mano a numerosi Stati e ad ogni azione prima o poi corrisponde una reazione, sul piano militare, destinata a far aumentare la tensione. E non è più utilizzabile, continuando con la metafora del western, a elaborare liste di “wanted, dead or alive” ( di vivi ne prendono sempre raramente), il mondo multipolare non permette queste semplificazioni tanto care alla leggenda della vecchia frontiera su cui sono nati gli Usa. Prima o poi si dovrà tornare ad accettare che le soluzioni ai conflitti le può trovare solo la diplomazia, quella reale e non serva di interessi superiori. Ma quanti ne cadranno di leader o di uomini, donne, bambini che non sono neanche nelle liste, prima che questo possa accadere? Pace e tregua diventano perciò ancor più urgenti parole dominanti. Da ultimo, una terribile perplessità. Nel ripercorrere decenni di omicidi extragiudiziali sale un’inquietudine. Chi ci assicura che, avendo opinioni che vengono censurate anche dalle piattaforme social, che sono bandite dal sistema mediatico mainstream di non essere, che so, in quanto comunisti, anche noi un prossimo target su cui apporre la scritta wanted? Se si torna ad essere considerati come non gestibili, nelle nostre ormai caricature di democrazie, anche questo è possibile
*da Transform Italia
Per Israele, USA e non solo vale la legge del far west 2.0
Stefano Galieni* L’uccisione del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, messa in atto a Teheran dal governo israeliano va considerata secondo numerosi puRifondazione Comunista
reshared this
FOLLE DIVIETO CANNABIS LIGHT: UN DANNO PER TANTE IMPRESE
“Il divieto che il governo ha inserito nel ddl sicurezza è una follia oscurantista che, se approvata, colpirebbe una filiera produttiva importante e in crescita”, dichiara Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista. “Per questo ho invitato due operatori del settore a intervenire in conferenza stampa per dare voce a chi lavora e investe”.
Domani, sabato 3 agosto, alle 11,30 presso sede PRC a Pescara in via Giulio Tedesco 8
CONFERENZA STAMPA
Interverranno:
Maurizio Acerbo, segretario nazionale di PRC
Lucio Boschi, Mario Muzii
coordina Viola Arcuri, co- segretaria regionale PRC
Acerbo (PRC): folle divieto cannabislight, domani conferenza stampa con operatori
FOLLE DIVIETO CANNABIS LIGHT: UN DANNO PER TANTE IMPRESE "Il divieto che il governo ha inserito nel ddl sicurezza è una follia oscurantista che, se approvatRifondazione Comunista
Adriano Maini likes this.
rag. Gustavino Bevilacqua reshared this.
Strage di Bologna, Meloni: “Pericoloso dire che le radici dell’attentato sono nella destra di governo”
@Politica interna, europea e internazionale
“Sono profondamente e personalmente colpita dagli attacchi ingiustificati e fuori misura che sono stati rivolti, in questa giornata di commemorazione, alla sottoscritta e al Governo. Sostenere che le “radici di quell’attentato oggi figurano a pieno titolo nella destra di
Kamala Harris, la retorica neoliberale dell’intersectional capitalism e la “democrazia” americana l L'Antidiplomatico
"Sappiamo benissimo che, in qualunque caso, chiunque vinca porterà avanti senza fine le volontà dell'unipolarismo a trazione atlantista e le sue guerre senza variazioni sostanziali di programma tra Repubblicani e Democratici. Nonostante ciò tutta l'euro-anglo-sfera si fa continuamente abbindolare, affascinare e appassionare dalle campagne elettorali USA come se fossero un evento unico nel suo genere, mentre in realtà sono solo un fenomeno scontato e prevedibile, oltre ad essere un prodotto di comunicazione politica in nome del marketing pubblicitario."
lantidiplomatico.it/dettnews-k…
L'antidiplomatico - Liberi di svelarvi il mondo
Dieci anni dopo il massacro di Shengal gli ezidi rimangono dispersi
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Sono disperse, fatte schiave, rifugiate nelle tendopoli o morte in cattività molte delle persone catturate o cacciate durante il terribile attacco dello Stato islamico a Shengal, che ebbe inizio il 3 agosto 2014.
L'articolo Dieci anni dopo il massacro di Shengal gli
Il Wwf propone una nuova tassonomia, indipendente e innovativa
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il nuovo articolo di @valori
Il Wwf propone l’Isbt (Independent Science Based Taxonomy), tassonomia fondata su parametri rigorosi e non su valutazioni politiche o lobbistiche
L'articolo Il Wwf propone una nuova tassonomia, indipendente e innovativa proviene da Valori.
Il presidente del Cio incontra Meloni: “Khelif è una donna, faremo chiarezza”
@Politica interna, europea e internazionale
A margine dei Giochi di Parigi, la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni ha avuto un incontro con il presidente del Cio Thomas Bach. I due hanno discusso del caso della pugile algerina Imane Khelif, dopo le perplessità avanzate da diversi esponenti del Governo italiano
Questa manfrina è umiliante per tutti i coinvolti.
Quelli che dimostrano di che pasta son fatti blaterando che "è un uomo", il CIO che si trova costretto a fare anche da insegnante e gli atleti colpiti da certe osservazioni burine.
Elezioni e Politica 2025 likes this.
Come stanno gli scienziati?
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il nuovo articolo di @valori
Oblò è un podcast di Valori.it che guarda al mondo là fuori. Questo mese intervistiamo il fisico dell'atmosfera Antonello Pasini
L'articolo Come stanno gli scienziati? proviene da Valori.
Franco Ferrari*
Cento anni fa i quartieri popolari di Parma si opponevano alla spedizione fascista guidata da Italo Balbo e costringevano gli squadristi alla ritirata.
Lo sciopero “legalitario”
Il 31 luglio 1922, l’Alleanza del lavoro proclamò per il giorno successivo uno sciopero generale nazionale, con l’obiettivo dichiarato di difendere “le libertà politiche e sindacali minacciate dalle insorgenti fazioni reazionarie”. Turati, principale esponente della corrente riformista del PSI, lo definì per questo uno sciopero “legalitario”. La sua proclamazione sarebbe dovuta restare segreta fino all’ultimo momento ma venne anticipata dal quotidiano ligure “Il lavoro” e i fascisti, in tal modo messi in allerta, intimarono la cessazione dello sciopero entro 48 ore minacciando, altrimenti, di intervenire direttamente con la violenza per ripristinare l’ordine. A Parma aderirono allo sciopero le tre camere del lavoro (CGdl, UIL, USI) e a partire dalle dieci di sera di martedì 1° agosto anche il sindacato ferrovieri.
Il quadro sindacale parmense ci viene così descritto da William Gambetta:
Fu così che, nel dopoguerra, quattro diventarono le centrali sindacali: la Camera del Lavoro di borgo delle Grazie, aderente all’Unione Italiana del Lavoro deambrisiana, che nel 1921 contava ancora 23 mila iscritti; la Camera Confederale della Cgil, in strada Imbriani, che trovava sempre più consenso su impulso della linea massimalista del Psi; la piccola Unione Sindacale Parmense, fedele alle posizioni neutraliste e libertarie dell’Usi di Armando Borghi; e la cattolica Unione del Lavoro di Borgo Tommasini, attiva dall’estate 1919, gracile in città ma forte del sostegno dell’Azione Cattolica e dei notabili del Partito Popolare, soprattutto nelle valli montane.
Di queste solo l’Unione cattolica non aderì allo sciopero generale.
In città vi fu una significativa adesione a cui parteciparono quasi tutti i lavoratori delle industrie e larga parte del pubblico impiego. Nello stesso giorno cominciarono ad arrivare le squadre d’azione dei paesi della provincia, dove il fascismo aveva messo maggiori radici di quanto non fosse riuscito a insediarne nel capoluogo. A Parma, infatti, era rimasto debole e diviso. Il primo agosto si registrò solo qualche incidente minore.
Il ruolo degli Arditi del Popolo
Un ruolo importante nelle vicende di queste giornate ebbero gli Arditi del Popolo, fondati nel luglio del 1921 nel cortile di un’osteria di Borgo Santa Maria, certamente ispirati all’organizzazione fondata a Roma da Argo Secondari, ma dotati di una sostanziale autonomia. Del gruppo promotore degli Arditi, a livello nazionale faceva parte anche Giuseppe Mingrino, deputato socialista, con cui entrò in contatto il collega parlamentare Guido Picelli, eletto grazie al sostegno dell’elettorato popolare dei borghi dell’Oltretorrente.
Picelli, ispiratore e guida degli Arditi di Parma, aveva lasciato il PSI, ostile all’organizzazione armata e al ricorso alla violenza nell’opporsi al fascismo, nell’ottobre del 1921. Il suo avvicinamento al Pci non portò alla sua immediata adesione. La data esatta del suo ingresso è stata avvolta da una relativa incertezza. È sembrato che dovesse essere fatta risalire al 1924, dopo le elezioni che lo confermavano deputato, ma questa volta nelle liste di “unità proletaria” promosse dal Partito Comunista insieme alla frazione massimalista dei terzini, favorevole alla fusione delle forze che sostenevano la politica della Terza Internazionale. La ricerca successiva (in particolare da parte di Fiorenzo Sicuri) oltre che la nota autobiografica compilata dallo stesso Picelli a Mosca nel 1936, sembrano farla risalire al 1922 ma, presumibilmente, in un momento successivo agli eventi di Parma dell’agosto.
Sul ruolo e anche le specificità degli Arditi parmensi scriverà lo stesso Picelli, in un saggio pubblicato su “lo Stato Operaio” organo del Partito Comunista d’Italia, nell’ottobre del 1934, ma in realtà scritto almeno un paio d’anni prima:
Qui il movimento si differenziò un poco da quello delle altre provincie per la sua maggiore disciplina e per l’applicazione tecnica delle operazioni armate di strada. Il comando dei “gruppi degli arditi del popolo” prevedendo la spedizione punitiva in grande stile, da tempo preparò oltreché gli animi, il piano difensivo e procurò i mezzi necessari per affrontare e respingere il nemico. I capisquadra scelti fra gli operai militari, ebbero il compito dell’addestramento degli uomini, mentre gli addetti ai servizi speciali furono incaricati di mantenere il contatto coi soldati dei reggimenti di permanenza a Parma per il rifornimento di armi e munizioni.
Sulla presenza delle varie correnti e organizzazioni politiche all’azione di difesa armata, William Gambetta scrive:
Sulle prime fortificazioni, quelle in faccia al nemico, spiccavano orgogliose le bandiere d’appartenenza politica, come gagliardetti di reparti di uno stesso esercito. Sì perché tra quegli uomini armati, nell’urgenza della difesa, ogni diverbio ideologico era scomparso ed era difficile distinguere, dietro moschetti e revolver, i comunisti dai corridoniani, i socialisti dagli anarchici. Ad essi poi si aggiunsero giovani dell’Azione Cattolica dell’Oltretorrente, come Ulisse Corazza e Giuseppe e Luigi Mori, in dissenso con le direttive del Partito Popolare.
Per quanto riguarda i comunisti, come ha ricordato Bruno Fortichiari, al tempo membro della Commissione Esecutiva del PCdI e responsabile dell’Ufficio I (che si doveva occupare della struttura illegale):
D’accordo con l’Esecutivo, l’Ufficio I non autorizzò un accordo con i sedicenti “Arditi del Popolo” sul piano nazionale, considerando pericoloso esporre la propria organizzazione a interventi non controllabili. Accettava e autorizzava accordi locali e operativi limitatamente a gruppi ben conosciuti o disposti ad ammettere a parità di condizioni una temporanea convergenza.
Un esempio lampante di questa forma di collaborazione si ebbe a Parma per merito di un socialista stimatissimo e capace, Picelli, capo autentico e amato, col quale i numerosi proletari combattenti dell’Oltretorrente resisteranno in armi agli squadristi organizzati, foraggiati e armati dagli agrari emiliani (Picelli passerà poi al Partito Comunista).
La sera dell’estate 1921 in cui vennero fondati gli Arditi erano presenti anche Umberto Filippini, segretario della federazione provinciale del PCdI e Dante Gorreri che guidava l‘organizzazione giovanile comunista, la Federazione Giovanile Comunista d’Italia. Filippini venne eletto a far parte del Direttorio, mentre a Gorreri venne affidata la responsabilità di un settore che andava da Piazzale Imbriani a piazzale della Rocchetta.
Il rapporto tra i comunisti e gli Arditi fu però piuttosto complesso. Secondo la ricostruzione di Fiorenzo Sicuri:
Anche a Parma i comunisti uscirono, pertanto dagli arditi e si formarono le squadre comuniste, che fecero nei mesi successivi qualche azione. Cfr. l’ “Ordine Nuovo”, 13 agosto 1921, “Le squadre comuniste a Parma”, ove si annunciavano le dimissioni dei comunisti dagli arditi del popolo e dal Direttorio del corpo e si comunicava la costituzione di un inquadramento militare di partito. Inoltre, si minacciava l’allontanamento dal partito a chi non avesse ottemperato alla direttiva restando negli arditi e si rendeva nota l’espulsione di Umberto Filippini “già segretario della Federazione Provinciale Parmense”, verosimilmente perché non abbandonò il movimento degli arditi. (…) Successivamente al settembre 1921, in una data difficile da stabilire, a Parma le squadre dei comunisti ebbero rapporti unitari col movimento degli Arditi, non è chiaro se coordinandosi semplicemente con esso oppure sotto il completo comando del Direttorio degli Arditi (…) ma non aderendo individualmente.
Secondo Marco Rossi la Federazione comunista parmense contava, nel 1922, 172 iscritti e 577 aderivano alla sua federazione giovanile. “Più volte entrati in contrasto con la dirigenza nazionale sulla questione degli AdP, i comunisti parmensi raggiunsero con essa una mediazione, partecipando con proprie squadre all’organizzazione territoriale diretta da Picelli”, scrive Rossi, confermando in tal modo la ricostruzione di Fortichiari.
Sul peso dell’anarchismo a Parma è ancora Marco Rossi a fornirci un quadro complessivo:
Storicamente, l’anarchismo nel parmense aveva una presenza rilevante, sia col sindacalismo d’azione diretta che con l’organizzazione specifica; a questo proposito va ricordato che Malatesta, dopo il suo rientro in Italia alla fine del 1913, era stato a Parma, Borgo San Donnino e Sala Baganza, nell’ambito di un tour di conferenze nelle “roccaforti” anarchiche. Nel 1922, oltre alla componente anarchica dell’USI, erano attivi l’Unione anarchica parmense, il Circolo di studi sociali e il Gruppo femminile libertario, oltre ad altri circoli nel circondario, mentre rimaneva vivo il ricordo della grande bandiera rossa e nera che aveva sventolato nell’inespugnato Borgo delle Carra durante le “cinque giornate” del 1908.
A dirigere la mobilitazione popolare di Parma, non furono solo gli Arditi, ma si costituì un più ampio Comitato per la difesa operaia, sempre guidato da Picelli, che consentì l’aggregazione di forze più ampie. La sua esatta composizione però non è stata ancora determinata.
Arrivano migliaia di fascisti
Il successo dello sciopero a Parma città e in alcune zone del parmense, portò ad un crescente afflusso degli squadristi che cominciarono ad arrivare anche dalle province vicine. Secondo la prefettura il 2 agosto erano già 3.500-4.000. Nel pomeriggio dello stesso giorno iniziarono i primi conflitti a fuoco che avevano come epicentro il rione del Naviglio, incastonato nella “città nuova”, quella borghese, e decisamente più esposto e difficile da difendere di quanto non fosse l’Oltretorrente. Nel Naviglio si trovava un nutrito gruppo di Arditi in cui avevano un ruolo di primo piano gli anarchici Alberto Puzzarini e Antonio Cieri.
Il quotidiano “Il Piccolo”, di orientamento democratico-massonico, descriveva così la situazione che si era creata in Oltretorrente:
Alle Camere del Lavoro vigilano le squadre degli organizzati. Via Nino Bixio e via d’Azeglio sono un solo bivacco. Gli uomini dormono e vigilano sui marciapiedi. Lo spettacolo è fantastico. Anche qui i propositi sono fermi e precisi. – Nessuna provocazione, ma non subire passivamente alcuna violenza -. Crediamo di poter dire che un vero e proprio dislocamento strategico è stato compiuto, e vi ha un piano di difesa pronto. Le vedette sono sulle case. Molti punti sono guardati da pattuglie di giovani. Ma quello che da un tono quasi suggestivo a questa preparazione di difesa, si è che i bivaccanti intonano le vecchie canzoni della trincea e molti si sono appuntati sul petto le decorazioni guadagnate in guerra, difendendo quella Patria che altri vogliono monopolizzare.
Non particolarmente diversa la descrizione che ne fa Picelli nel suo citato articolo del 1934:
Il Comando degli “Arditi del Popolo” appena ebbe notizia dell’arrivo dei fascisti, convocò d’urgenza i capi squadra e capi gruppo e dette loro disposizioni per la costruzione immediata di sbarramenti, trincee, reticolati, con l’impiego di tutto il materiale disponibile. All’alba, all’ordine di prendere le armi e di insorgere, la popolazione operaia scese per le strade, impetuosa come le acque di un fiume che straripi, con picconi, badili, spranghe ed ogni sorta di arnesi, per dar mano agli “Arditi del Popolo” a divellere pietre, selciato, rotaie del tramway, scavare fossati, erigere barricate con carri, banchi, travi, lastre di ferro e tutto quanto era a portata di mano. Uomini, donne, vecchi, giovani di tutti i partiti e senza partito furono là, compatti, fusi in una sola volontà di ferro: resistere e combattere.
La cosiddetta “Parma vecchia” corrispondeva alla zona che era divisa dal torrente Parma da quella erroneamente detta “nuova” (in realtà più antica ma, ospitando i luoghi del potere e le residenze della borghesia e della residua aristocrazia, d’aspetto più moderno di quella dove si erano soprattutto ammassati ceti popolari spesso di nuova immigrazione dalle zone circostanti). Come sottolinea Fiorenzo Sicuri:
I quartieri popolari della città non erano nuovi alle barricate e alle sommosse. Nel 1859 l’Oltretorrente aveva eretto le barricate per contrastare le truppe asburgiche in fuga, a seguito del crollo del ducato di Parma. Nel 1869, per i moti del macinato, nel quartiere Naviglio, ne furono di nuovo costruite, alcune con mobili di chiese dismesse. Sommosse urbane si ebbero nella crisi politica di fine ‘800: nel 1891 per protesta contro il rincaro del pane, nel 1896 per le sconfitte militari di Macallé e di Adua, nella guerra d’Africa, e di nuovo per il rincaro del pane nel 1898, con qualche barricata nell’Oltretorrente. In età giolittiana vi furono proteste e sommovimenti nel 1908 per lo sciopero agrario, con momentanei barricamenti, e nel 1911 per la guerra di Libia; e le barricate ricomparvero nel 1914, durante la “settimana rossa”.
Ma Gambetta evidenzia anche le differenze:
Queste barricate infatti erano diverse da quelle del passato, anche da quelle del 1908 o dei moti del pane di fine del secolo. Sì, c’erano ancora sbarramenti costruiti con mobilio, carri, panche di scuole e pure di chiesa, ma erano nei punti meno nevralgici. Le difese che sfidavano le pallottole e le urla avversarie erano costruite con le tecniche imparate al fronte: le lastre dei marciapiedi per parapetto davanti al fossato, su tre, quattro o più ordini, con i passaggi sovrapposti. Erano trincee vere e proprie: il segno della cicatrice inguaribile che la Grande guerra europea aveva lasciato al popolo dei borghi, ma anche una lezione da utilizzare nella lotta al nemico interno.
Oltretorrente e Naviglio si riempiono di barricate e trincee
È ancora Picelli a descriverci in dettaglio, ad una decina d’anni di distanza, come fu organizzata la difesa dell’Oltretorrente e del rione Naviglio:
In poche ore, i rioni popolari della città presentarono l’aspetto di un campo trincerato. La zona occupata dagli insorti fu divisa in quattro settori: Nino Bixio e Massimo d’Azeglio nell’Oltretorrente; Naviglio e Aurelio Saffi in Parma Nuova. Ad ogni settore corrispose un numero di squadre in proporzione alla sua estensione: ventidue nei settori dell’Oltretorrente, sei nel rione Naviglio, quattro nel rione Saffi. Ogni squadra era composta di otto-dieci uomini, e l’armamento costituito da fucili modello 1891, moschetti, pistole d’ordinanza, rivoltelle automatiche, bombe S.I.P.E. Soltanto una metà degli uomini poterono essere armati di un fucile o di moschetto. Tutte le imboccature delle piazze, delle strade, dei vicoli, vennero sbarrate da costruzioni difensive. Nei punti ritenuti tatticamente più importanti, i trinceramenti furono rafforzati da vari ordini di reticolato e il sottosuolo venne minato. I campanili, trasformati in osservatori numerati. Per tutta la zona fortificata i poteri passarono nelle mani del comando degli “Arditi del Popolo”, costituito da un ristretto numero di operai, in precedenza eletto dalle squadre, fra i quali fu ripartita la direzione delle branche di servizio: difesa e ordinamento interno, approvvigionamenti, sanità. Bottegai e classi medie simpatizzarono con gli insorti e misero a loro disposizione materiale vario e viveri.
Sin dal secondo giorno la direzione della mobilitazione popolare era di fatto passata dall’Alleanza del lavoro al Direttorio degli Arditi del Popolo.
Il tre agosto, al mattino, i fascisti fecero un primo tentativo di penetrare nell’Oltretorrente, ma vennero fermati dai soldati di guardia. Provarono anche ad assaltare il Circolo dei ferrovieri ma furono bloccati dalle forze dell’ordine. Fu ancora la zona del Naviglio ad essere scenario di sparatorie e del contatto diretto tra gli squadristi e gli Arditi sostenuti dalla popolazione dei borghi.
Sulla situazione della zona abbiamo una testimonianza diretta di un giornalista de’ “Il Piccolo” il quale così scriveva:
Uomini e giovani ingombrano le vie di arroccamento discutendo sugli avvenimenti. Molti hanno addirittura l’elmetto in testa (…). Le squadre hanno graduati, che naturalmente sono ex ufficiali e caporali dell’esercito: in Borgo del Naviglio c’è un vero dedalo di trincee profonde, con le relative feritoie. E si continua a lavorare ed approfondirle, a migliorarle. Il Naviglio, Borgo della Trinità, via XX Settembre sono sbarrati dalle trincee. In Borgo Torto gli ordini di trincea sono quattro o cinque tutti profondi. Sul fianco delle trincee è lasciato un punto di passaggio. Un cartello però ammonisce che alle 18 si chiude, e si attendono gli eventi.
Un quadro non molto diverso è quello che viene fornito dallo stesso giornale sull’Oltretorrente:
Anche nell’Oltretorrente si è in grande stato di allarmi. I borghi sono affollatissimi di gente nervosa. Si ha l’impressione di una vigilia. Quando ieri sera si è sparsa la voce che l’autorità non aveva impedito l’entrata dei fascisti in città, si è dato mano alla costruzione di trincee. Nei borghi Carra, Corridoni, S. Giacomo, Poi, Bertani, ecc. sono state scavate e rizzate trincee. Nei pressi dei ponti vi sono le avanguardie che hanno il compito di dare l’allarme. Lo spettacolo è impressionante. (…) Nell’Oltretorrente, tuttavia, non è ancora capitato niente. Ma l’incubo di una minaccia grave è ovunque. Le donne sono nelle strade e s’affannano a chiamare i bimbi che scappano per ogni dove, e vanno di preferenza a giocare alla “guerra” nelle trincee.
Il 3 agosto restò gravemente ferito Giuseppe Mussini, un calzolaio di venticinque anni, degli Arditi del Popolo di strada XX Settembre, che morì il giorno dopo.
Con l’aggravarsi degli scontri iniziarono anche i primi tentativi di “pacificazione”, di cui non fu protagonista il sindaco, il liberale Amedeo Passerini, perché questi eletto da una coalizione di destra, aveva aperte simpatie per gli squadristi. Il compito fu assolto principalmente dal prefetto Federico Fusco, che propose alle associazioni combattentistiche un compromesso consistente nella cessazione dello sciopero, con la conseguente partenza dei fascisti. Nella notte un manifesto dell’alleanza sindacale era già pronto per annunciare l’intesa, quando il questore, Federico Signorile, informò che era impossibile allontanare le camicie nere che in realtà continuavano ad arrivare a migliaia.
Intanto, in Oltretorrente, si tenne un’assemblea per decidere come proseguire l’azione di difesa dei quartieri popolari. Con il tono enfatico che in generale contraddistingue il suo libro, ma che rende anche il clima concitato del momento, Mario De Micheli ne ha fatto questa descrizione:
Fu dunque il Direttorio (ndr degli Arditi del Popolo), insieme coi capisettore, che Picelli convocò d’urgenza la notte fra il 3 e il 4 agosto, alle ore 3 circa, nei locali della Lega proletaria invalidi, mutilati e vedove di guerra, in via Imbriani, presso la sede della Confederazione generale del lavoro.
Il suo proposito di fare di Parma una inespugnabile cittadella operaia si era ancor più rafforzato in seguito all’evidente filofascismo delle autorità, le quali, tra l’altro, avevano fatto ritirare dalle due caserme situate nell’Oltretorrente i carabinieri e le guardie regie, quasi a voler sottolineare che, per quanto era in loro, i fascisti avevano via libera.
Alla riunione c’erano una trentina di persone, tutte giovani. Picelli fece il punto della situazione. I volti erano tesi, contratti; nell’aria giungevano, attraverso le finestre aperte, gli echi delle fucilate. Le parole di Picelli furono, immediate, energiche, esprimevano una precisa volontà di lotta. Quand’egli accennò all’intimazione fascista di cessare lo sciopero, si levarono grida infuriate e fischi acutissimi. Poi, appena poté riprendere la parola per sostenere la tesi della resistenza a oltranza, entrò una delegazione degli Arditi del Popolo del rione Trinità, presso il Naviglio: i fascisti, rafforzati dalle squadre “forestiere”, attaccavano con violenza. Un applauso commosso salutò i compagni già provati dal fuoco avversario. “Noi”, continuarono i giovani della delegazione con voci rotte, “noi combattiamo da molte ore, abbiamo scavato trincee, ci difendiamo. Cosa intende fare il Direttorio degli Arditi del Popolo?”.
Questa volta il grido esplose da tutti i petti con veemenza tempestosa: “Resistere! Resistere!”. C’era forse bisogno di altre parole? Uscito dalle finestre delle due stanzette a pianterreno della Lega Proletaria, il grido fu ripreso dalla gente che, insonne, aspettava le decisioni del Direttorio nelle strade, passò di bocca in bocca, divenne la parola di quella notte d’ansia.
Tutti uscirono all’aperto e i capisettore si recarono subito ai posti di combattimento per dare inizio febbrilmente all’opera di fortificazione dei borghi.
Nella stessa notte, furono di nuovo assaltate e distrutte dai fascisti le sedi di due circoli dei ferrovieri, stavolta senza intervento a difesa da parte delle forze dell’ordine e di nuovo si ebbero sparatorie al Naviglio.
L’organizzazione dei difensori si andava intanto rafforzando sempre di più, come scriverà Picelli:
i servizi andarono man mano migliorando: requisizioni e distribuzione di viveri, posti di medicazione, cucine, vigilanza, informazione, rafforzamento delle costruzioni difensive. Grande fu la partecipazione delle donne, le quali accorsero ovunque a prestar l’opera loro preziosissima e ad incitare.
Per gli organizzatori della resistenza si poneva il problema non facile di mantenere i collegamenti fra le due zone popolari. Per questo veniva utilizzato il lancio di colombi viaggiatori mentre razzi luminosi segnalavano i movimenti del nemico. C’erano anche le numerose postazioni di vedetta.
Una successiva testimonianza di Antonio Cieri, pubblicata da “Il Grido del Popolo” del 28 marzo 1937, scritta in commemorazione di Picelli qualche mese dopo la sua morte, ci informa che in un’occasione lo stesso Picelli riuscì a passare la Parma e a recarsi nella zona del Naviglio. L’anarchico scriveva sul settimanale dei comunisti, edito dal Centro estero in Francia:
Lo rivedrò soprattutto come l’ho visto il quarto giorno dell’asprissima lotta sostenuta nei borghi di “Parma Nuova” e mi domando ancora come fece per venirci a salutare dall’Oltre Torrente nelle trincee di Borgo del Naviglio.
Migliaia e migliaia di mercenari fascisti bivaccavano in città e, nel pomeriggio bruciante di sole, un atleta con il fucile a tracolla sbucò da un borghino e svelto svelto saltò il parapetto della trincea di via XX Settembre. Era Guido Picelli! Che entusiasmo! Diecine di mani rudi e nervose si tesero verso di lui: Viva Picelli! Viva “el noster Guido”! Viva gli “Arditi del Popolo”!
Mi propose a cittadino d’onore di Parma, giacché ero “el foraster”. Un buon bicchier di vino, qualche raccomandazione, dei forti abbracci ed eccolo ripartito verso i più gravi rischi, accompagnato dagli echi di Bandiera Rossa e dell’Internazionale. I borghi erano in festa e i fascisti, in quella notte, si accanirono con ferocia contro di noi e vari assalti in Viale Mentana e in via XX Settembre furono respinti.
La stessa vicenda è riportata anche da De Micheli, che così la ricostruisce, collocandola dopo la morte di Gino Gazzola:
Ma quella sera Picelli stesso raggiunse Borgo del Naviglio e ne La Verta, salito sopra un tavolo della osteria di Orestin, che dà proprio sulla piazzetta, parlò alla gente del quartiere del giovanissimo eroe Gino Gazzola. Gli uomini e le donne singhiozzavano. Picelli diceva parole che trovavano un’eco profonda nel cuore di quella schietta e coraggiosa gente. Egli disse che Gino era il “Gavroche di Parma”, la “Piccola vedetta lombarda” di Borgo del Naviglio. Il suo discorso fu breve, ma alla fine la volontà popolare di combattere i fascisti e cacciarli dalla città era moltiplicata. Gino Gazzola sarebbe stato vendicato.
Il “Gavroche” di Parma
Sulle vicende delle barricate, nel corso del tempo, sono sorte anche delle leggende. Esistono dubbi su questa improvvisata commemorazione del giovane Gazzola da parte di Picelli. Se ne fa portavoce Francesco Pelosi a commento del graphic novel da poco uscito.
L’accostamento alla figura letteraria di Gavroche (da “I Miserabili”) non sembra però così lontana dalla sensibilità di Picelli. De Micheli, il cui testo va certamente valutato con una certa prudenza critica ma che aveva effettivamente raccolto testimonianze di partecipanti alle giornate di Parma, ci informa su questa vittima che, essendo molto giovane, ha profondamente colpito i sentimenti dei settori popolari di Parma:
Gino Gazzola (…) era un ragazzo che non aveva ancora compiuto i quindici anni: alto, magro, biondo di capelli, con gli occhi chiari: un ragazzo generoso e intelligente, che amava leggere libri e giornali benché avesse fatto appena tre anni di elementari. Gli altri ragazzi stavano volentieri con lui e i “grandi” non sdegnavano la sua compagnia perché ragionava già come loro, anche se continuava a portare i pantaloni corti.
Gino non aveva conosciuto una vera infanzia. Il padre era un galantuomo, ma spesso si lasciava prendere dal vino e allora toccava a Gino, primo di quattro fratelli, tenergli testa. Questa situazione aveva così incominciato assai presto a far sentire sulle sue magre spalle il peso di una responsabilità familiare.
D’estate il padre faceva il gelataio: possedeva tre carretti che i figli, meno l’ultimo ch’era troppo piccolo, spingevano un po’ ovunque per i borghi di Parma, vendendo sorbetti soprattutto ai bambini. D’inverno invece chiuso il “commercio” dei gelati, il padre si trasformava in venditore di pere cotte e in questa stagione era lui che girava per la città con la piccola caldaia di rame sostenuta sul davanti dalla cinghia passata intorno al collo.
Arriva Italo Balbo e scende alla “Croce Bianca”
Il quattro agosto oltre a continuare l’afflusso di squadre di fascisti, arrivò anche in prima mattinata Italo Balbo, Ras di Ferrara, al quale la direzione del Partito Nazionale Fascista, aveva affidato il comando delle squadre fasciste. E con questo anche il compito di sbrogliare una situazione che si stava facendo sempre più complicata.
Nei primi giorni a coordinare l’azione degli squadristi erano stati il fiduciario Giovanni Botti e il deputato toscano Michele Terzaghi che era arrivato da Roma il 2 agosto. Come sintetizza Gambetta: “L’esercito nero infatti si muoveva in modo frenetico ma scomposto, come in una gara per cogliere frettolosamente qualche riconoscimento evitando le difficoltà della battaglia.”
Balbo, come racconta De Micheli, “scese all’albergo Croce Bianca e convocò subito i dirigenti locali del fascio per avere un rapporto su quanto stava accadendo. L’albergò diventò per tre giorni la sede del quartier generale delle bande nere. Nella giornata arrivarono anche Moschini, Buttafuochi, Farinacci, Ranieri, Bigliardi, Arrivabene e altri consoli o comandanti di coorte di non minore importanza”.
Gli squadristi ammontavano ormai a diverse migliaia. I giornali dell’epoca e lo stesso Balbo li calcolavano in 10.000. Picelli darà nel tempo cifre diverse. Li valutava in 20.000 nell’articolo del 1934, ma in 7.000 in uno scontro polemico avuto in Parlamento con i deputati fascisti e in 12-15.000 in un testo di commemorazione scritto per “Falce e Martello”, il settimanale in lingua italiana dei comunisti svizzeri. In ogni caso si trattava di una vera e propria truppa di occupazione della città.
Balbo era certamente consapevole della posta in gioco nello scontro di Parma, perché come scriverà poi nel suo diario, per la prima volta, il fascismo “si trovava di fronte ad un nemico agguerrito e organizzato, armato ed equipaggiato e deciso a resistere ad oltranza”.
Non potendo sfondare in Oltretorrente i fascisti assaltarono e distrussero la sede de “Il Piccolo”. Verso le dieci della mattina iniziò il conflitto più cruento delle cinque giornate ed ebbe ancora una volta come sfondo la zona del Naviglio. Si prolungò per diverse ore. Si registrò uno scontro anche in Oltretorrente, e gli Arditi riuscirono ancora a respingere l’assalto dei fascisti.
Il Prefetto mandava rapporti sempre più allarmati:
In tutta la giornata è continuato in vari punti della città scambio di colpi d’arma da fuoco con maggiore intensità da parte dei fascisti. Si lamentano sinora sei morti popolazione civile e vari feriti. Contegno fascisti che stanotte hanno sparato qualche colpo contro agenti questura si fa sempre più minaccioso. Circolazione è diventata pericolosa per individui estranei lotta politica.
Fra i caduti vi furono, oltre a Gino Gazzola, Carluccio Mora, che era di vedetta nella zona del Naviglio, il consigliere comunale popolare Corazza, che si stava appostando alla difesa del ponte Caprazucca, dalla parte dell’Oltretorrente. Caddero anche due passanti, Mario Tomba e Attilio Zilioli. Quest’ultimo mentre cercava di soccorrere un ferito sul ponte Umberto (ora Ponte Italia).
Dal racconto di Picelli emerge come la determinazione alla resistenza si facesse sempre più forte e anche i mezzi di difesa si facevano via via più estremi:
Nessun aiuto fu possibile avere all’ultimo momento dalla campagna, perché nelle località temute, i fascisti inviarono piccoli distaccamenti impedendo il collegamento con la città. Venne però disposta la grande difesa, fatta con ogni mezzo e che avrebbe dovuto impegnare il nemico sino all’ultimo uomo, in tutte le forme possibili di combattimento. (…) Il morale della massa si dimostrò elevatissimo; sembrò quasi che l’annuncio dell’azione imminente delle camicie nere avesse contribuito ad aumentare ancora di più il coraggio e l’entusiasmo. (…) Nelle case si attese alla fabbricazione di ordigni esplodenti, di pugnali fatti con lime, pezzi di ferro, coltelli e alla preparazione di acidi. (…) Alle donne vennero distribuiti recipienti pieni di petrolio e di benzina, poiché in base al piano difensivo, nel caso in cui i fascisti fossero riusciti ad entrare in Oltretorrente, il combattimento si sarebbe svolto strada per strada, vicolo per vicolo, casa per casa, senza risparmio di sangue, con lancio di liquidi infiammabili, contro le camicie nere e sino all’incendio e alla distruzione completa delle posizioni.
In seguito a colloqui svoltisi al mattino tra Balbo e il prefetto, si stabilì un patto tra fascisti e autorità pubbliche. Se i militari avessero occupato i borghi del Naviglio entro le ore quattordici, i fascisti avrebbero abbandonato la città: altrimenti si sarebbero impegnati in prima persona a “ristabilire l’ordine” con la violenza.
Ci furono intense trattative tra gli Arditi e l’esercito. Da parte del ‘Corpo di guardia del nucleo di Borgo del Naviglio’, a firma di Picelli venne consegnato al colonnello Roberto Simondetti, comandante delle truppe, il foglio di resa. L’esercito poté occupare il quartiere smantellando le opere di difesa. La “Gazzetta di Parma” scrisse che “Le truppe furono accolte dai sovversivi con applausi e da grida: ‘Evviva i nostri fratelli soldati! Evviva il comunismo!’”, mentre l’Alleanza del Lavoro “faceva affiggere un proclama inneggiante alla propria vittoria, non essendo i fascisti entrati nella Trinità”. I fascisti si sentirono così beffati per l’atteggiamento degli avversari, e cercarono di sfogare la propria rabbia assaltando la trincea di borgo Valorio e, dopo un violento combattimento, riuscirono a demolirla. Con l’ingresso dell’esercito il Naviglio usciva di scena, ma restava in campo l’Oltretorrente.
Si intensificarono i tentativi di pacificazione. Il presidente della Deputazione Provinciale, il popolare Tullio Maestri, assieme col socialista riformista Faraboli si recò in Oltretorrente per avviare dei veri e propri colloqui di pace. Una iniziativa che fu aspramente criticata dai fascisti e gli attirò i sarcasmi della “Gazzetta di Parma” per avere creduto, secondo il quotidiano filofascista, alle promesse di disarmo annunciate da Picelli.
Più tardi si scatenò una furiosa fucileria dall’Oltretorrente verso i fascisti, attestati sul Lungo Parma, mentre colpi isolati e scariche risuonavano in numerosi punti della città, anche in centro. Secondo la “Gazzetta di Parma”:
Nelle prime ore della sera, l’aspetto della città era fantastico. Nuove forze fasciste giungevano da ogni dove. Imponente la colonna di oltre mille fascisti giunti da Reggio Emilia in una lunga teoria di camion e completamente equipaggiati. Poco prima del suo arrivo la Piazza Garibaldi e adiacenze erano state teatro di spari e inseguimenti di individui in camicia nera, mescolantesi fra i fascisti e sparando loro addosso, lanciando anche alcune bombe.
Nella notte fra il quattro e il cinque agosto, i ripetuti tentativi d’assalto dei fascisti in Oltretorrente furono respinti, ma sparatorie avvenivano in numerosi punti della città, perché erano gli stessi Arditi ad attaccare gli accampamenti fascisti, con operazioni di “commando”.
Anche Balbo ci prova ma viene respinto
Nella giornata del cinque agosto, quella finale, Balbo in persona tentò in mattinata un assalto all’Oltretorrente. Alla guida di un centinaio di squadristi provò a penetrare in Oltretorrente attraverso il ponte Verdi, grazie anche alla complicità di alcuni ufficiali del Novara Cavalleria. Tra borgo Tanzi e strada Farnese, intervennero gli Arditi e i corridoniani (che avevano la loro Camera del lavoro poco distante) e respinsero l’attacco a fucilate. A quel punto si interposero i soldati e il gruppo di Balbo dovette fare marcia indietro.
Nella giornata i fascisti devastarono gli studi professionali di Guido Albertelli, degli avvocati Emilio Baracchini, Ugo Grassi e Renzo Provinciali, del ragionier Augusto Argenziano, lo studio e la casa dell’avvocato Gustavo Ghidini; l’abitazione di Tullio Masotti direttore de “Il Piccolo” e del consigliere comunale socialista Vico Ghisolfi, così come furono devastate la sede delle associazioni cattoliche sindacali e cooperative, nonché del Partito Popolare. Tentativi di devastazione furono compiuti, inoltre, nei confronti degli studi degli avvocati Aurelio Candian, Ildebrando Cocconi e Francesco Pangrazi. Quando gli squadristi arrivarono nella zona di strada XXII luglio per assaltare e devastare la sede de “Il Piccolo”, i soldati che la piantonavano si allontanarono.
Il comportamento degli squadristi cominciò a sollevare le proteste anche di quella “Parma nuova” che pure aveva accolto con un certo favore l’arrivo dei fascisti pensando che la loro violenza si scatenasse solo contro i quartieri dei sovversivi.
Secondo quanto scrive De Micheli:
L’indignazione dei cittadini di Parma nuova fu tale che Balbo si vide costretto a far affiggere un manifesto in cui deplorava il “gruppo di sconsigliati” che aveva commesso quelle poco belliche imprese. In realtà tutto ciò rientrava nella normale attività delle squadracce.
Probabilmente i più accaniti nell’effettuare queste devastazioni furono i gruppi di squadristi legati al cremonese Roberto Farinacci, nonché ai parmensi Paolo Giudici e Alcide Aimi, che rappresentavano la fazione del fascismo maggiormente legata agli agrari e che – rileva Gambetta – “mal tollerava le manovre di corteggiamento verso i corridoniani”.
Nelle prime ore del pomeriggio, il vescovo di Parma, Guido Conforti, si recò al comando fascista offrendo la sua mediazione per la cessazione dei conflitti e fu diffuso un appello del prelato alla cittadinanza per il ripristino della pace.
Intanto, il governo Facta, esaminata la situazione che si era creata in diverse città dove vi era un forte concentramento di forze fasciste, decise di proclamare lo stato d’assedio in alcune province, fra cui Parma, dalla mezzanotte. Di conseguenza i poteri passarono all’autorità militare. Il telegramma del governo che annunciava alle prefetture la decisione assunta partì alle 16:40 del 5 agosto.
Di fronte al passaggio dei poteri, per non scontrarsi con l’esercito, i fascisti cominciarono a lasciare la città. Balbo aveva comunicato, dopo il fallimento del suo tentativo di entrare in Oltretorrente attraverso strada Farnese, di essere disponibile alla smobilitazione. I responsabili militari si espressero con molta decisione: il colonnello Simondetti dichiarò che “avrebbe difeso la vita e gli averi dei cittadini tutti, senza distinzione di parte, sino all’ultimo suo uomo”; il generale Enrico Lodomez, che con la dichiarazione dello stato d’assedio aveva assunto i poteri che erano spettati al prefetto Fusco, in un colloquio con il Ras fascista aveva chiarito la posizione dell’esercito.
I fascisti lasciano la città
Per svicolare da una situazione senza via d’uscita, trovandosi nell’impossibilità di battere con la forza le difese popolari nell’Oltretorrente e dovendo evitare di entrare in conflitto con le truppe che, nel frattempo avevano ricevuto altri rinforzi (alpini del Cadore e i reparti del 66° e 26° fanteria), Balbo cercò quanto meno di salvare la faccia. Nello stesso pomeriggio, radunò gli squadristi ancora presenti in città di fronte al Palazzo della Prefettura e li arringò cercando di convincerli della “vittoria” ottenuta. Questa era giustificata col fatto che “il governo aderisce finalmente alla nostra richiesta esautorando l’indegna autorità politica complice e responsabile dell’attuale situazione”.
In realtà era evidente che i fascisti avevano subito una clamorosa sconfitta. Per rifarsi si vendicarono assaltando e devastando cooperative e associazioni proletarie in diversi centri della provincia e in particolare distrussero l’articolata e capillare organizzazione del socialismo riformista e del cooperativismo municipale che ruotava attorno a Roccabianca. Inoltre imposero con la forza le dimissioni di numerose amministrazioni comunali.
Allontanati i fascisti dalla città, fu l’esercito a riportare “l’ordine” nei quartieri ribelli. Come scriveva la “Gazzetta di Parma”:
un reggimento di fanteria è penetrato nelle strade dell’Oltretorrente ed affrontando la resistenza degli abitanti, ha preso a demolire i reticolati e le trincee di B(orgo) Carra. Gli ordini erano precisi e le opposizioni non hanno valso a nulla. L’on. Picelli, che tutto ieri ha girato per le trincee, ha dovuto cedere contro la fermezza del Colonnello che comandava le truppe.
Nel racconto di Picelli, questa è la conclusione della rivolta:
Il Comando della difesa operaia esaminò immediatamente la nuova situazione, creatasi in seguito all’intervento dell’autorità militare, e constatò la impossibilità materiale di impedire alle forze dell’esercito, costituite localmente da due reggimenti di fanteria, con sezioni di mitragliatrici e carriarmati, di un reggimento di cavalleria e di numerosa artiglieria, di tenere l’Oltretorrente e i settori Naviglio e Aurelio Saffi. Alle ore tre e dieci minuti il colonnello Simondetti, dopo aver fatto sparare un colpo a polvere con uno dei due pezzi di artiglieria piazzati sul ponte di Mezzo, avanzò seguito da autoblindate, da mitragliatrici e dalla truppa, e procedette all’occupazione di tutti i quartieri operai, ordinando ai soldati lo sgombero delle strade.
Sulle ragioni che hanno consentito all’Oltretorrente di non cedere all’aggressione delle squadre fasciste così sintetizza Fiorenzo Sicuri:
Il bilancio delle cinque giornate mostra che i dedali di strade e la conformazione urbanistica degli spazi, l’organizzazione armata all’interno dei quartieri e i piani militari predisposti, le catene di solidarietà e la compattezza della popolazione, la presenza di ex combattenti, tecnicamente attrezzati allo scontro armato, la capacità di costruire barricate che era storico patrimonio dei quartieri popolari parmensi, a cui si aggiungeva la recente abilità nello scavare trincee e nel posare reticolati di filo spinato, e, infine, una leadership militarmente dotata di una certa perizia ebbero successo nel respingere i tentativi di conquista.
A questi elementi si deve aggiungere anche l’atteggiamento di relativa neutralità tenuto dalle forze militari. Sottolinea questo aspetto lo storico militare, Marco Mondini, secondo il quale il conflitto avutosi a Parma:
Non fu certo un esempio di ripristino dell’autorità, giacché (…) lo scontro armato tra fascisti e difensori parmigiani andò avanti per tre giorni senza che l’esercito (che ne avrebbe avuto tutti i poteri e le facoltà) intervenisse. Di fatto la piccola guerra civile in corso nel quartiere vecchio di Parma fu isolata da una sorta di “cordone sanitario” steso dai distaccamenti di due reggimenti di fanteria e uno di cavalleria, rinforzati con reparti provenienti da tutti i corpi d’armata vicini, per un totale forse di 2000 uomini. La neutralità armata mantenuta a Parma dall’esercito non era dovuta ad un particolare (e abbastanza inverosimile) senso di “affratellamento” tra soldati e proletari (…) quanto piuttosto, all’opera efficace del prefetto Fusco e alla sua capacità di far eseguire dal comando locale una politica di “non intervento” anche dopo il passaggio dei poteri.
In tale contesto e in tali condizioni la battaglia dei quartieri popolari fu “l’unica effettiva sconfitta della grande offensiva fascista dell’estate”.
La partecipazione alla difesa dei quartieri popolari dalle bande fasciste ebbe una partecipazione realmente trasversale, anche sul piano delle appartenenze sociali. Il giornale cattolico “Vita Nuova”, scriveva: “Nei due quartieri tutti, letteralmente tutti, di qualunque classe, partito o tendenza, si sono trovati d’accordo dietro le trincee e le barricate”. Non diversa la valutazione de “L’Internazionale”: “i sindacalisti corridoniani, gli arditi del popolo, i confederali, i popolari, scendevano dalle case si disponevano in squadre delle quali assumevano il comando i più audaci, scelti fra gli ex sottufficiali e ufficiali dell’Esercito”. Un altro giornale locale, “L’Idea”, rilevava: “Abbiamo visto, accanto allo scamiciato e talvolta scalzo abitante dei borghi, l’impiegato e il professionista, elegante ancora, con l’immancabile colletto, spilla d’oro e moschetto sottobraccio”.
Quante furono le vittime delle cinque giornate? Dalla parte degli Arditi e dei difensori, Picelli parla di cinque morti e qualche ferito, mentre tra i fascisti conteggiava, nell’articolo pubblicato nel 1934, ben 39 morti e centocinquanta feriti. Si tratta di una valutazione che non ha trovato conferma in sede di ricerca storica. Le uniche vittime certe di parte squadrista sono i due fascisti, deceduti negli scontri, contemporanei alle giornate di Parma, avvenuti nel vicino comune di Sala Baganza. Vi furono certamente dei feriti ma non nelle dimensioni indicate da Picelli. In ogni caso le squadre fasciste, abituate a rapporti di forza totalmente squilibrati a loro favore e a non registrare alcuna resistenza armata nelle loro scorribande, non avevano alcun desiderio di impegnarsi in una vera battaglia da condurre casa per casa in borghi in cui la popolazione era completamente ostile.
Lo stato d’assedio terminò il 16 agosto e due giorni dopo venne siglato un patto di pacificazione da parte di tutte le cariche istituzionali e dai rappresentanti dei combattenti oltre che da diversi partiti, tra i quali il Pnf e il Partito Popolare. Anche le Camere del lavoro corridoniana (guidata dal fratello di Alceste De Ambris, Amilcare e dal fratello di Guido Picelli, Vittorio) apposero le loro firme. Si rifiutarono invece ad ogni idea di “pacificazione” col nemico fascista le forze che erano state effettivamente protagoniste della resistenza come gli Arditi del Popolo, i comunisti, i sindacalisti dell’Usi e gli anarchici. Anche una parte del fascismo locale si oppose al “patto”.
Ipotesi di un nuovo assalto alla città che non si era piegata alla violenza squadrista e che Balbo definiva “isola di bolscevismo armato e delinquente”, vennero avanzate per essere poi accantonate a seguito della “marcia su Roma” e della chiamata di Mussolini a guidare il governo.
Come commenta Gambetta:
Dopo, una volta al potere, la vendetta contro i quartieri delle barricate fu affidata agli strumenti tradizionali della repressione poliziesca e della costruzione del consenso. Fu poi il “piccone risanatore” ad abbattere materialmente le strade e le case di quell’insurrezione e a smembrare il corpo sociale di quella comunità ribelle.
Il bilancio politico e militare delle giornate di Parma
Da parte sua Picelli trarrà dalle cinque giornate di Parma una serie di insegnamenti di carattere militare che consegnerà all’articolo pubblicato su “Lo Stato Operaio”:
Prima. Di quale importanza sia il problema politico-militare e la teoria della guerra civile, sino a ieri trascurata, se non ignorata completamente; ma che oggi si impone al nostro studio come una necessità assoluta.
Seconda. Nei riguardi degli effetti ottenuti dall’azione armata, la storia del movimento operaio italiano registra con la rivolta di Parma un enorme successo, una battaglia di strada vinta in condizioni di inferiorità numerica e di armamento, di grande sproporzione di forze.
Terza. Se gli “Arditi del Popolo” riuscirono a trascinare tutta la massa operaia nella resistenza armata, insufficiente fu però il lavoro di preparazione fra i soldati che, data la loro disposizione morale e la particolare situazione, non sarebbe stato difficile attirare alla solidarietà attiva col proletariato; come pure insufficiente e cattiva l’organizzazione del collegamento con la provincia che venne a mancare proprio nei momenti più difficili della lotta, mentre un movimento coordinato di contadini avrebbe permesso di passare immediatamente all’offensiva.
A queste considerazioni di carattere militare, Picelli faceva seguire anche delle valutazioni più decisamente politiche:
Quarta – Lo smascheramento completo dei socialdemocratici e dei capi locali delle organizzazioni operaie, che attraverso il linguaggio demagogico, nascondevano gli scopi reali della loro azione di asservimento alla borghesia. Mentre parlavano ipocritamente di difesa degli interessi delle masse e di antifascismo, praticamente tradivano questi interessi, intralciando ed ostacolando la formazione spontanea del fronte unico dal basso, facendo in tal modo il giuoco dei fascisti. La ragione del successo, oltre che alla nostra preparazione tecnica, sta soprattutto nel fatto che il proletariato parmense, riuscì a liberarsi e a mettere in disparte i suoi falsi capi, i nemici interni alla classe operaia, ed opporre finalmente al fascismo l’unione compatta delle proprie forze.
Quinta. L’errore di incomprensione politica, commesso anche dal nostro Partito, allora ammalato di sinistrismo, nei riguardi degli Arditi del popolo opponendosi alla partecipazione individuale nelle squadre dei suoi militanti. In quel momento le masse erano con gli Arditi del Popolo o simpatizzavano per essi. Il bordighismo, manifestazione tipica della mentalità piccolo-borghese, aveva condotto il Partito sul terreno opportunistico dell’assenteismo e fuori della realtà. Con la partecipazione individuale dei comunisti alle squadre degli Arditi del Popolo, il Partito, con un’azione propria avrebbe influito su tutta l’organizzazione conquistandone la direzione e i comandi. Con un serio lavoro di preparazione e di penetrazione nei sindacati riformisti e nell’esercito, avrebbe potuto incanalare il movimento verso obbiettivi precisi, trascinare con gli Arditi del popolo tutto il resto della massa all’insurrezione armata, arrestare la marcia della reazione in Italia, facendo deviare il corso degli avvenimenti.
Il testo di Picelli viene scritto nel 1932 quando la linea politica del Comintern, adottata dopo qualche incertezza e perplessità anche dalla direzione comunista italiana, è caratterizzata da un tono fortemente polemico verso le altre correnti della sinistra, in primis la socialdemocrazia. Viene pubblicato due anni dopo quando la denuncia del “socialfascismo” comincia ad attenuarsi, ma ancora non si è dato avvio alla politica dei “fronti popolari” che verrà sancita dal VII Congresso del Comintern nell’estate del 1935.
Aspra è anche la polemica verso la direzione bordighista a cui è attribuita la responsabilità, nel 1921-22, di aver respinto la possibilità di un avvicinamento agli Arditi del Popolo.
Riferimenti bibliografici
Questa ricostruzione delle giornate di Parma è largamente tributaria del lavoro di Fiorenzo Sicuri “Il guerriero della rivoluzione” (2010, Uni.Nova, Parma) in particolare delle pagine 174-183 e del saggio di William Gambetta “Le pietre presero un’anima. Le barricate del 1922”, in “Le due città. Parma dal dopoguerra al fascismo (1919-1926), a cura di Roberto Montali, 2008, Silva, Parma, pagine 73-89. Dal libro di Sicuri sono riprese le citazioni dalla stampa dell’epoca e dello storico Marco Mondini. Le citazioni dell’articolo di Picelli, “La rivolta di Parma”, pubblicato su “Lo Stato Operaio” nell’ottobre del 1934 sono riprese dal volume di scritti e discorsi “La mia divisa “, curato da William Gambetta (2021, BFS, Ghezzano). I richiami a “Barricate a Parma” di Mario De Micheli, fanno riferimento alla seconda edizione riveduta del 1972, pubblicata da La Libreria Feltrinelli di Parma (con prefazione di Giorgio Amendola). Le citazioni di Marco Rossi sono tratte da “Arditi, non gendarmi! Dalle trincee alle barricate: arditismo di guerra e arditi del popolo (1917-1922)” (2011, BFS, Ghezzano), che dedica un capitolo a “L’insegnamento di Parma”. La citazione di Bruno Fortichiari è tratta da “Comunismo e revisionismo in Italia. Testimonianza di un militante rivoluzionario” (2006, Mimesis, Milano). Il graphic novel è di Francesco Pelosi e Rise, “Guido Picelli. Un antifascista sulle barricate” (2022, Round Robin, Roma).
*Transform Italia
Le cinque giornate di Parma del 1922
Franco Ferrari* Cento anni fa i quartieri popolari di Parma si opponevano alla spedizione fascista guidata da Italo Balbo e costringevano gli squadriRifondazione Comunista
reshared this
Ministero dell'Istruzione
📊 Scuola, disponibili i dati sugli esiti degli scrutini e degli #EsamidiStato2024 del primo e del secondo ciclo di istruzione.Telegram
La Camera dei Deputati ha approvato oggi in via definitiva il Ddl di riforma dell’istruzione tecnico-professionale, che introduce il modello della filiera del 4+2.
Qui tutti i dettagli e le principali novità ▶️ miur.gov.
Ministero dell'Istruzione
La Camera dei Deputati ha approvato oggi in via definitiva il Ddl di riforma dell’istruzione tecnico-professionale, che introduce il modello della filiera del 4+2. Qui tutti i dettagli e le principali novità ▶️ https://www.miur.gov.Telegram
Report “Osservatorio scuola Digitale”: restituzione dei dati alle scuole sugli investimenti fatti negli strumenti, nelle competenze, nella formazione e in generale nei fattori abilitanti la didattica digitale.
Qui tutti i dettagli ▶️ https://www.
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
🔶 Il #MIM con le scuole al Festival del Cinema di Venezia.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito. 🔶 Il #MIM con le scuole al Festival del Cinema di Venezia.Telegram
macfranc
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •naturalment consigliamo agli utenti poliversity di guardare il link alla pagina correttamente formattata di Friendica:
poliverso.org/display/0477a01e…
Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ likes this.
reshared this
informapirata ⁂, Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ e nikol reshared this.
Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂
Unknown parent • •@:sailfish: Must o don't? ⭐️ non è colpa tua, mastodon non riesce a comprendere le tabelle...
Puoi leggere qui la formattazione reale:
poliverso.org/display/0477a01e…
@Che succede nel Fediverso?
Che succede nel Fediverso? reshared this.
Simone
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ likes this.
Elena ``of Valhalla''
in reply to Simone • • •Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ likes this.
Che succede nel Fediverso? reshared this.
Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂
in reply to Elena ``of Valhalla'' • •@Elena ``of Valhalla'' ho provato diversi sistemi per rendere quel post compatibile con mastodon, meno invasivo possibile e leggibile. .
Mi sembra che finora non sia riuscito a trovare nessuna possibilità. Considerando che non è stato neanche pubblicato nella community di Lemmy, e non ho neanche capito perché, ho deciso di cancellarlo 🤣
@Simone
Che succede nel Fediverso? reshared this.
Elena ``of Valhalla''
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ likes this.
Che succede nel Fediverso? reshared this.
Simone
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ likes this.
Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂
in reply to Simone • •@Simone ma sì, tanto a riscrivere un post meglio si fa sempre in tempo. E se non ci si riesce, vuol dire che era meglio non scriverlo... 😁
@Elena ``of Valhalla''
Che succede nel Fediverso? reshared this.