L’era dei Paywall è finita? I Browser intelligenti l’aggirano e controllarli è molto difficile
Come possono gli editori proteggersi dai browser “intelligenti” dotati di intelligenza artificiale se hanno l’aspetto di utenti normali? L’emergere di nuovi browser “intelligenti” basati sull’intelligenza artificiale sta mettendo in discussione i metodi tradizionali di protezione dei contenuti online.
Il browser Atlas di OpenAI, recentemente rilasciato, così come Comet di Perplexity e la modalità Copilot di Microsoft Edge, stanno diventando strumenti in grado di fare molto più che visualizzare pagine web: svolgono attività in più fasi, ad esempio raccogliendo informazioni di calendario e generando briefing per i clienti basati sulle notizie.
Le loro capacità stanno già ponendo serie sfide agli editori che cercano di limitare l’uso dell’intelligenza artificiale nei loro contenuti. Il problema è che tali browser sono esteriormente indistinguibili dagli utenti normali.
Quando Atlas o Comet accedono a un sito, vengono identificati come sessioni standard di Chrome, non come crawler automatici. Questo li rende impossibili da bloccare utilizzando il protocollo di esclusione dei robot, poiché bloccare tali richieste potrebbe contemporaneamente impedire l’accesso agli utenti normali. Il rapporto “State of the Bots” di TollBit osserva che la nuova generazione di visitatori AI è “sempre più simile a quella umana”, rendendo più impegnativo il monitoraggio e il filtraggio di tali agenti.
Un ulteriore vantaggio per i browser basati sull’intelligenza artificiale è il modo in cui sono strutturati gli abbonamenti a pagamento moderni. Molti siti web, tra cui MIT Technology Review, National Geographic e il Philadelphia Inquirer, utilizzano un approccio lato client: l’articolo viene caricato per intero ma viene nascosto dietro una finestra pop-up che offre un abbonamento. Mentre il testo rimane invisibile agli esseri umani, è accessibile all’intelligenza artificiale. Solo i paywall lato server, come quelli di Bloomberg o del Wall Street Journal, nascondono in modo affidabile i contenuti fino a quando l’utente non effettua l’accesso. Tuttavia, se l’utente ha effettuato l’accesso, l’agente di intelligenza artificiale può leggere liberamente l’articolo per suo conto.
OpenAI Atlas ha ricevuto il testo completo di un articolo esclusivo per gli abbonati da MIT Technology Review (CJR).
Durante i test, Atlas e Comet hanno estratto facilmente il testo completo delle pubblicazioni classificate del MIT Technology Review, nonostante le restrizioni imposte da crawler aziendali come OpenAI e Perplexity.
In un caso, Atlas è anche riuscito a riassemblare un articolo bloccato di PCMag combinando informazioni provenienti da altre fonti, come tweet, aggregatori e citazioni di terze parti. Questa tecnica, soprannominata “digital breadcrumb”, è stata precedentemente descritta dallo specialista di ricerca online Henk van Ess.
OpenAI afferma che i contenuti visualizzati dagli utenti tramite Atlas non vengono utilizzati per addestrare i modelli, a meno che non sia abilitata la funzione “Memorie del browser”. Tuttavia, “ChatGPT ricorderà i dettagli chiave delle pagine visualizzate”, il che, come ha osservato Jeffrey Fowler, editorialista del Washington Post, rende l’informativa sulla privacy di OpenAI confusa e incoerente. Non è ancora chiaro in che misura l’azienda utilizzi i dati ottenuti tramite contenuti a pagamento.
Si osserva un approccio decisamente selettivo: Atlas evita di contattare direttamente i siti web che hanno intentato cause legali contro OpenAI , come il New York Times, ma cerca comunque di aggirare il divieto compilando un riassunto dell’argomento da altre pubblicazioni – The Guardian, Reuters, Associated Press e il Washington Post – che hanno accordi di licenza con OpenAI. Comet, al contrario, non mostra tale moderazione.
Questa strategia trasforma l’agente artificiale in un intermediario che decide quali fonti sono considerate “accettabili”. Anche se l’editore riesce a bloccare l’accesso diretto, l’agente sostituisce semplicemente l’originale con una versione alternativa degli eventi. Questo altera la percezione stessa dell’informazione: l’utente riceve non un articolo, ma un’interpretazione generata automaticamente.
I browser basati sull’intelligenza artificiale non hanno ancora raggiunto un’ampia diffusione, ma è già chiaro che le barriere tradizionali come i paywall e il blocco dei crawler non sono più efficaci. Se tali agenti dovessero diventare il mezzo principale per leggere le notizie, le case editrici dovranno trovare nuovi meccanismi per garantire la trasparenza e il controllo su come i loro contenuti vengono utilizzati dall’intelligenza artificiale.
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Un pericoloso Exploit Zero-day Zero-click minaccia miliardi di device Android
Google ha emesso un avviso urgente riguardante una vulnerabilità critica in Android che consente agli aggressori di eseguire codice arbitrario sul dispositivo senza alcuna interazione da parte dell’utente. La vulnerabilità Zero Click è stata scoperta in componenti di sistema del sistema operativo e descritta nel Bollettino sulla sicurezza Android di novembre 2025.
La vulnerabilità, identificata come CVE-2025-48593, è considerata una delle più pericolose degli ultimi anni. Colpisce diverse versioni dell’Android Open Source Project (AOSP), dalla 13 alla 16, e può essere sfruttata per l’esecuzione di codice remoto ( RCE ) senza richiedere privilegi aggiuntivi o azioni da parte del proprietario del dispositivo.
Google stima che gli aggressori possano sfruttare il bug inviando pacchetti di rete appositamente creati o distribuendo app dannose tramite store di terze parti e installazioni sideloaded. Un attacco riuscito consente l’accesso completo al dispositivo, inclusa la possibilità di rubare dati, installare ransomware o trasformare lo smartphone in un componente botnet. Il problema è stato registrato internamente con l’ID bug Android A-374746961 ed è già stato risolto nelle ultime build di AOSP.
La vulnerabilità deriva da una gestione impropria dei processi di sistema, che consente l’iniezione di codice arbitrario durante le normali operazioni, ad esempio durante l’avvio di app o la sincronizzazione dei dati in background. I ricercatori osservano che i sintomi della vulnerabilità sono simili a quelli di precedenti episodi di danneggiamento della memoria utilizzati per aumentare i privilegi sul dispositivo.
Il bollettino identifica anche un’altra vulnerabilità, il CVE-2025-48581. È classificata come vulnerabilità di escalation dei privilegi (EoP) di gravità elevata ed è presente anche nel componente di sistema. A differenza dell’RCE, lo sfruttamento richiede un accesso preventivo al sistema, ma consente a un’applicazione di ottenere il controllo non autorizzato di funzioni sensibili del dispositivo.
I dispositivi con Android 10 e versioni successive potranno ricevere aggiornamenti di sicurezza, ma i possessori di modelli precedenti rischiano di rimanere senza protezione se i produttori ritardano il rilascio delle patch. Google consiglia a tutti gli utenti di verificare la presenza di aggiornamenti il prima possibile tramite Impostazioni > Sistema > Aggiornamento di sistema e di impostare il livello di patch di sicurezza al 2025-11-01, che risolve completamente questi problemi.
L’azienda sottolinea che non sono stati ancora registrati exploit attivi, ma la natura della vulnerabilità la rende particolarmente pericolosa per il governo e le personalità pubbliche, che sono spesso bersaglio di attacchi mirati.
La frammentazione di Android rimane un problema chiave nell’ecosistema, rendendo le risposte tempestive dei produttori fondamentali per la protezione degli utenti. Gli esperti raccomandano di abilitare gli aggiornamenti automatici ed evitare di installare app da fonti non attendibili: questo rimane il modo più affidabile per ridurre al minimo i rischi in un contesto di crescente minaccia per dispositivi mobili.
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Collaboratore allontanato da Agenzia Nova per domanda scomoda: la solidarietà di Stampa Romana a Gabriele Nunziati
Allontanato dalla testata per cui si lavora per aver fatto una domanda scomoda durante una conferenza stampa. È quello che è accaduto a Gabriele Nunziati collaboratore dell’Agenzia Nova da Bruxelles. La colpa del collega è stata chiedere alla portavoce della Commissione dell’UE Paola Pinho se ritenesse che anche Israele a Gaza, come la Russia in Ucraina, dovesse farsi carico della ricostruzione. Pinho ha risposto con un imbarazzato no comment, rimbalzato sui social. Imbarazzo condiviso dall’editore di Nova Fabio Squillante, che ha interrotto il rapporto di collaborazione con Nunziati, cui va tutta la solidarietà di Stampa Romana. È un episodio gravissimo di lesione dell’autonomia professionale, che evidenzia ancora una volta la necessità di maggiori garanzie contrattuali per i collaboratori, i più esposti a pressioni e ingerenze.
La Segreteria dell’ASR
Giuseppe Bascietto sotto tutela per inchieste su mafia, la solidarietà di Stampa Romana
| L’Associazione Stampa Romana è al fianco di Giuseppe Bascietto, collega da sempre impegnato nell’attività di inchiesta sulla mafia che opera a Vittoria. Per lui da ieri sono state disposte dalle autorità di Ragusa misure di protezione personale. Bascietto si era recentemente occupato dei rapporti tra la criminalità organizzata siciliana e quella albanese e aveva ricevuto gravi minacce. Stampa Romana auspica che si concluda al più presto la procedura per garantire a Bascietto la tutela delle forze dell’ordine anche a Roma, città dove vive e lavora. La Segreteria dell’ASR |
European Parliament backs Europol expansion: “A dangerous step towards mass surveillance in the EU”
Today, the European Parliament’s Committee on Civil Liberties, Justice and Home Affairs (LIBE) voted in favour of a new Europol Regulation, part of the EU’s so-called Facilitators Package, despite widespread warnings from civil society and the European Data Protection Supervisor. The vote was voted for by 59 MEPs, whilst 10 voted against and 4 abstained.
The post European Parliament backs Europol expansion: “A dangerous step towards mass surveillance in the EU” appeared first on European Digital Rights (EDRi).
Europe's 'Jekyll and Hyde' tech strategy
WELCOME BACK TO DIGITAL POLITICS. I'm Mark Scott, and have partnered with YouGov and Microsoft for a dinner in Brussels on Dec 10 to recap the digital policymaking highlights of 2025 and to look ahead to what is in store for next year.
If you would like to attend, please let me know here. The event will include exclusive insight from YouGov on Europeans' attitudes toward technology. Spaces are limited, so let me know asap.
— November will again show how much the European Union is split over the bloc's strategy toward technology.
— The annual climate change talks begin in Brazil on Nov 10. The tech industry's impact has gone from bad to worse.
— Big Tech firms have massively increased their spending on tech lobbying within the EU institutions. Here are the stats.
Let's get started:
IT'S THE EU, AND IT'S HERE TO HELP
IT'S GOING TO BE A BUSY MONTH. On Nov 18, France and Germany will gather officials, industry executives and (just a few) civil society groups in Berlin for the so-called "Summit on European Digital Sovereignty." The one-day conference (as well as a series of side events) is aimed at figuring out what the European Union's position on the topic should be — despite more than five years since the concept of digital sovereignty started during the rounds in Brussels.
Then, on Nov 19, the European Commission is expected to announce its so-called "Digital Omnibus," or Continent-wide effort to simplify the bloc's tech rules, primarily focused around the Artificial Intelligence Act, General Data Protection Regulation, Cybersecurity Act and the ePrivacy Directive. It's a response to the competitiveness report written by Mario Draghi, the former Italian prime minister, which suggested (without much evidence) that Europe's complex digital rulebook was a major reason why the Continent had failed to compete with the likes of China and the United States.
The one-two punch of the Digital Sovereignty summit and the Digital Omnibus represent the two countervailing strategies toward technology that are battling for supremacy in Brussels and other EU member capitals.
There's a long history about why France and Germany still don't see eye-to-eye on digital sovereignty. Paris would prefer to create national (read: French) tech champions that can then compete globally. Berlin would prefer to work with allies on tech issues, though the newly-installed government is starting to change its tune.
Thanks for reading the free monthly version of Digital Politics. Paid subscribers receive at least one newsletter a week. If that sounds like your jam, please sign up here.
Here's what paid subscribers read in October:
— How social media failed to respond to the highest level of global conflict since WWII; The fight over semiconductors between China and the US is worsening the "splinternet;" DeepSeek's vaunted success may not what it first appears. More here.
— The European Union's AI strategy is re-living mistakes of previous shifts in global technology; Domestic US politics overshadow the global attacks on online safety laws; The consequences of Big Tech's pullback on political ad transparency is a hit to free speech. More here.
— Social media is no longer 'social.' That requires a rethink about how these platforms are overseen; How US tech companies are balancing domestic and international pledges on 'digital sovereignty;' Most governments don't have a plan to combat disinformation. More here.
— Get ready for the rise of a 'digital age of minority;' AI-powered deepfakes are getting harder detect — even if they have yet to affect democratic elections; The global "AI Stack" is quickly consolidating around select few firms. More here.
— The case for why everyone should double down on social media oversight despite the growing hype around artificial intelligence. More here.
Yet at its core, both countries are seeking to take a more hands-on approach to digital policymaking that focuses on digital public infrastructure, incentives tied to public tenders for technology contracts and greater government support for domestic companies to compete on the global stage. That could include nudging ministries to use local alternatives to American cloud providers like AWS or Google. It may involve government support for startups to hire the best talent and access new European (and global) markets. It could see officials actively embedding themselves in industrial policy decisions so that more high-end technology is built in Europe — as part of growing public support to wean the bloc off a perceived reliance on US Big Tech giants.
There's still uncertainty about what the communiqué that will arise from the Nov 18 event will say. US officials have been doing the rounds in EU capitals (and not just in Berlin and Paris) to warn national officials of promoting an "anti-American" slant to whatever Europe decides to do with its digital sovereignty ambitions. But, at its core, the summit will be dedicated to placing the government and policymakers at the center of digital policymaking changes to jumpstart the bloc's economy.
Contrast that to what the European Commission is slated to announce a day later on Nov 19 (though that date has yet to be officially confirmed.) As part of the Digital Omnibus, expect a slate of announcements to pare back Europe's digital rulebook in the name of economic growth.
There are rumors that parts of the AI Act will be shelved. I don't think that will happen. Instead, my bet is on a more protracted roll-out of the world's only comprehensive legislation for the emerging technology aimed at giving European firms more time to figure out their AI strategies. I would argue that few of these firms will be affected by the most stringent parts of the AI Act. But Henna Virkkunen, the European Commission's vice-president for technology sovereignty, security and democracy, has made it clear her priority when it comes to AI is about generating growth, not cumbersome regulation.
In other parts of the upcoming Digital Omnibus we'll also likely see other retrenchment from Europe's flaunted world-class digital regulation. This will be framed as unleashing the bloc's economic potential by making it easier for small- and medium-sized enterprises to sell their wares globally without falling afoul of the perceived excesses of digital regulation. Europe's privacy rules, in particular, will likely come under scrutiny because of the misunderstanding that such rules have made it harder for small firms to compete. When it comes to European bigger firms, that is certainly true. But I have seen little evidence to suggest that tough data protection rules, when implemented correctly, lead to burdensome oversight for smaller companies, almost all of which do not have to comply with the most stringent of oversight.
EU policymakers argue the dual events this month go hand-in-hand. That you can have a more top-down industrial policy directed by national leaders and an effort to reduce the digital regulatory burden to unleash the Continent's economic potential.
I don't buy that.
First, Europe needs to define what it wants out of its digital sovereignty agenda that remains divided between EU member countries' diverging interests and an inability to craft a coherent policymaking agenda when global competitors like the US and China are quickly moving ahead. Yes, the bloc is not a country, and such decisions are inherently slow. But Brussels has had more than five years to conjure up a digital sovereignty ethos, and it has failed to do so.
Second, the perception driven home by Draghi's competitiveness report that all digital regulation is harmful to the economy fundamentally misunderstands how Europe's digital economy works. It's not GDPR or the soon-to-be slow-rolled AI Act that is holding back Portugal or Sweden. It's the endemic failure of generations of EU policymakers to create a functioning digital single market that can allow European companies to leverage Continent-wide talent and financial resources.
Reining back digital rules may play into the politics of late 2025 when national leaders all want to <<checks talking points>> unleash the potential of AI onto society. But the Digital Omnibus will fail to grapple with the EU's underlying structural challenges that remain the main driver for why the bloc is third in the three-person race with China and the US on technology.
Until national leaders and policymakers clearly link their digital sovereignty ambitions with a well-thought-out strategy toward digital rulemaking, Europe's also-ran status is unlikely to change.
The two events later this month represent a missed opportunity to bring the dueling strategies — one pushing for greater government intervention, the other calling for less regulatory oversight — into one coherent message. That could have included finally articulating what a forward-looking digital sovereignty agenda would look like that focused on competitiveness, social cohesion and the promotion of Europe's fundamental values, at home and abroad.
Instead, the Nov 18 summit and the Nov 19 announcement will likely stand in contrast to one another as a sign that, again, the EU has failed to meet the opportunity presented by the US (the world's largest democratic power) pulling back from the global stage.
Chart of the week
LOBBYING IN BRUSSELS HAS NEVER BEEN at the same scale as what happens in Washington. In part, that's because the EU is not as transparent in forcing companies to disclose what they spend annually to nudge lawmakers in one way or another.
Still, tech companies have increased their collective lobbying spend by roughly one-third, to $174 million, in the latest 12 month period compared to 2023, according to figures collected by Corporate Europe Observatory and LobbyControl, two advocacy groups.
Below is the breakdown of the top spenders within the digital industry. It's not surprising that many on the list continue to face significant regulatory headwinds despite Brussels calming down on its appetite for more tech rules.Source: Corporate Europe Observatory; LobbyControlSource; EU Transparency Register
TECH INDUSTRY AND CLIMATE CHANGE
THE UNITED NATIONS ANNUAL CLIMATE CHANGE CONFERENCE will take place in Belén, Brazil from Nov 10-Nov 21. The outlook does not look good. As a lapsed climate change reporter, it's hard not to look at the current data and weep. The ten warmest years on record have all occurred between 2015-2024, according to data from the US NOAA National Centers for Environmental Information. Last year was the warmest year since global records began in 1850.
Yikes.
The tech industry, especially those firms powering the datacenter boom, must take responsibility for some of the current climate crisis.
Electricity consumption associated with datacenters, for instance, is expected to more than double by 2030, based on estimates from the International Energy Agency. By the end of the decade, that means these facilities, whose expansion is directly related to the AI boom currently engulfing the world, will need as much electricity, as a sector, as what Japan currently consumes in 2025. That's the same amount of electricity as the world's fourth largest economy.
Again, yikes.
Some of this datacenter boom will be powered by renewable energy like geothermal power. But in countries from Ireland to Chile, local residents are protesting the building of these facilities because of fears — and realities — that the new construction will either lead to rolling electricity blackouts or hikes in energy bills that will disproportionately harm lower income families.
The climate change risks are not just limited to electricity generation.
On everything from lithium battery production for electric vehicles to the waste produced by consumer electronic devices, the tech industry's effect on the wider environment can not be overstated. Yes, there are larger emitters, especially those associated with heavy industry and transport. But for a sector known for generating record profits (and now representing roughly a third of the overall market capitalization of the S&P 500 Index), the tech industry has significant cash stockpiles to address its climate change impact.
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Some firms have started to do so. Many of the world's largest tech companies have best-in-class carbon offsetting programs and have invested billions in the reduction of so-called e-waste created by their consumer products. Still, it's not enough.
As national leaders and policymakers gather in Brazil for what is likely to be a damp squib of a climate conference, it's a reminder of the growing disconnect between the tech industry's climate change footprint and its ability to play a major role in averting the most harmful environmental impact — especially when 2024 was the first calendar year when the average global temperature exceeded 1.5°C above its pre-industrial levels.
Expect many of the companies to send representatives to Belén. It's a potentially good news story for some already investing in greener versions of tech infrastructure. But with total investment in data centers, alone, expected to hit almost $600 billion this year, it's hard to reconcile the growing carbon footprint of just one part of the tech industry and the stated green ambitions of the firms behind the current tech boom.
What I'm reading:
— Ahead of the upcoming social media ban for minors in Australia, the government conducted a feasibility study into whether it could implement so-called "age assurance" across the country. The results are here.
— The US Senate held another hearing into unproven claims that Big Tech companies worked with the federal government to censor mostly right-wing voices. Here's the transcript.
— The European Commission published its work plan for 2026, including major tech regulatory pushes like the Digital Fairness Act. More here.
— More than 70 countries signed the United Nations Cybercrime Convention on Oct 25 that had been criticized for failing to uphold basic fundamental rights. You can read the treaty here.
— Academics from Oxford University outlined a potential pathway forward in how the ways countries oversee artificial intelligence can be brought together. More here.
Marwan Barghouti, da simbolo a mito per la Palestina
@Notizie dall'Italia e dal mondo
A seguito del fragile cessate il fuoco imposto a Israele da Donald Trump, gli scambi di prigionieri previsti dal piano statunitense si sono conclusi. Gli ostaggi israeliani ancora in vita sono tornati alle loro case, mentre molti dei palestinesi arrestati durante il genocidio a Gaza
L'articolo Marwan Barghouti, da
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PRESIDIO PER LO STOP AL CANTIERE DI TERRA CONTAMINATA
PRESIDIO PER LO STOP AL CANTIERE DI TERRA CONTAMINATA
OGGI ALLE ORE 16:30 APPUNTAMENTO AL SITO
#Ambiente #StopInceneritore #NoInceneritore #NoInceneritori #ZeroWaste #Rifiuti #Riciclo #EconomiaCircolare #NoAlCarbone #EnergiaPulita
Leonardo-Rheinmetall, primo contratto per la nuova difesa terrestre italiana
@Notizie dall'Italia e dal mondo
La joint venture tra Leonardo e Rheinmetall segna il primo passo concreto verso la modernizzazione dei mezzi corazzati dell’Esercito italiano. Con la firma del contratto per la fornitura dei primi 21 veicoli A2cs Combat, Roma consolida la sua posizione nel panorama
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Il Perù rompe le relazioni diplomatiche con il Messico
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il governo del Perù ha deciso di rompere con il Messico dopo che la presidente Sheinbaum ha concesso l'asilo politico alla ex premier Betssy Chavez, accusata di aver partecipato al "golpe" guidato da Pedro Castillo
L'articolo Il Perù rompe le relazioni diplomatiche con il Messico proviene da
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qui:
slowforward.net/2010/06/20/tes…
(anche se in effetti la situazione è assai assai peggiorata)
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PNLUG di nuovo a Punto D’Incontro
pnlug.it/2025/11/05/pnlug-di-n…
Segnalato dal Grupo Linux di #Pordenone e pubblicato sulla comunità Lemmy @GNU/Linux Italia
Cari studenti e futuri professionisti, Preparatevi, perché anche quest'anno, Pordenone Linux User Group (PNLUG) sbarca a Punto D'Incontro! Sì, proprio […]
GNU/Linux Italia reshared this.
avvenire.it/mondo/afghanistan-…
questo è trump e il suo mondo. discriminazioni e ingiustizie. cosa c'entra trump? quando si tratta di discriminazioni è il principe negli usa... solo l'uomo bianco ha diritto. basta anche vedere quello che fa nel sud africa... o repubblica ceca dove ha preteso una costituzione transfobica. o le persone transgender. le donne? sulla stessa faccia della medaglia: devono stare a casa a fare solo figli. e parlare il meno possibile.
Un destino di nome Mamdani
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/11/un-dest…
Zohran Mamdani sarà molto più del nuovo sindaco di New York. Figlio di un politologo ugandese e della regista indiana Mira Nair, musulmano, dichiaratamente a favore della causa palestinese, sostenitore dell’arresto di Netanyahu qualora dovesse mettere piede nella Grande Mela e favorevole
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LIBANO. Nel campo profughi palestinese di Shatila, è una morte di troppo
@Notizie dall'Italia e dal mondo
L'omicidio legato alla droga di una giovane donna nell'area di Beirut più povera ha scatenato una pesante operazione di sicurezza
L'articolo pagineesteri.it/2025/11/05/med…
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New York ha un nuovo sindaco. Con un programma rivoluzionario
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/11/new-yor…
New York ha un nuovo sindaco…. e che sindaco! Zohran Mamdani, 34 anni, giovane e bello, musulmano di origine indiana e ugandese, democratico e socialista con un programma rivoluzionario che
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Mamdani sindaco di New York, i Democratici vincono anche in Virginia e New Jersey
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Le prime elezioni dell’era Trump II premiano la nuova generazione democratica. Dalla sinistra socialista di Mamdani al centrismo di Spanberger e Sherrill, il partito ritrova slancio e fiducia dopo mesi di smarrimento.
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I no vax creano un po' di imbarazzo persino a destra.
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freezonemagazine.com/articoli/…
C’è una parola che attraversa come un filo luminoso tutto il libro di Gianni Lucini: rinascita. Ma non la rinascita come concetto storico o slogan celebrativo — bensì quella intima, quotidiana, domestica, che nasce nei gesti più semplici: un negozio che riapre, un’officina che ricomincia a battere, un ragazzo che sogna un motorino, una donna
Italia sempre più insicura e governo contro i magistrati. Torniamo a occuparci di sicurezza, quella vera
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/11/italia-…
Il governo cerca di imporre una legge di controriforma della
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Dai droni di Gaza agli elicotteri italiani: la tecnologia israeliana entra nei cieli di Roma
@Notizie dall'Italia e dal mondo
L’impresa israeliana Odysight.ai, legata al complesso militare di Tel Aviv, ha testato con successo i propri sensori intelligenti sugli elicotteri AW139 di Leonardo presso la base aerea romana, con il supporto dell’Aeronautica
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Zohran Mamdani è sindaco di New York. Con la radicalità si vincono le elezioni
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/11/zohran-…
Con la radicalità si vincono le elezioni. Zohran Mamdani è diventato sindaco di New York non cercando voti al centro, ma proponendo tasse ai
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Greenwashing e dentifricio
Mi è apparsa l'ennesima pubblicità Instagram che gioca sulla differenza tra chimico e naturale, sostenendo che il secondo sia molto meglio del primo. Non è la prima volta e non sarà l'ultima.maicolengel butac (Butac – Bufale Un Tanto Al Chilo)
"Con il 91 per cento dei voti scrutinati, ha preso il 50,4 per cento dei voti, contro il 41,6 per cento di Andrew Cuomo, che come lui fa parte del Partito Democratico ma si era candidato da indipendente dopo aver perso le primarie. Il candidato Repubblicano Curtis Sliwa ha preso il 7,1 per cento". 😂
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Chiese alla Commissione Europea del perché alla Russia chiedono di pagare per l’Ucraina, mentre a israele non lo chiedono per Gaza. Gabriele Nunziati, giornalista italiano di Agenzia Nova, è stato licenziato dopo qualche giorno da questa domanda...
Giuseppe Salamone
Gabriele Nunziati: licenziato dopo aver fatto egregiamente il lavoro di ...
youtube.com/shorts/0OyelCRaQbY…
Adriano Maini likes this.
L’americanizzazione non è solo consumo e successo: è anche l’abbandono degli ultimi, la cancellazione della solidarietà e la colpevolizzazione della povertà. Una società che idolatra la performance e dimentica la cura diventa complice della disumanizzazione.
Americanizzazione profonda: quando la miseria diventa colpa - Kulturjam
kulturjam.it/costume-e-societa…
Pirate Candidate Announcement: Hunter Rand for Sparks City Council 2nd Ward
The United States Pirate Party, during our November 2nd meeting, voting to endorse Hunter Rand, who is running for 2nd Ward of the Sparks, Nevada city council!
The Pirate National Committee voted unanimously to endorse Hunter Rand.
This is not Hunter’s first time being involved with the party. Previously, Hunter was a guest speaker during our 2022 Pirate National Conference.
“He is a Pirate” is the sentiment echoed during last night’s meeting.
Hunter, pitching his campaign, went through our platform and discussed how “potholes don’t care who you vote for.”
“I don’t want to be a career politician and everything I do reflects that. My website isn’t ‘Hunter Rand for Office’ or ‘Hunter Rand for Ward 2′”.
In fact, his website is SparksTogether.com
Check out Hunter’s campaign, including the Notes section of his website which features what is essentially his platform page.
If you’re in Sparks, Nevada in their 2nd Ward, know you have a Pirate who wants to represent you.
Hunter Rand, Victory is Arrrs
The app, called Mobile Identify and available on the Google Play Store, is specifically for local and regional law enforcement agencies working with ICE on immigration enforcement.#CBP #ICE #FacialRecognition #News
#UE: l'#Ucraina presenta il conto
UE: l’Ucraina presenta il conto
L’avvicinarsi minaccioso del collasso forse definitivo delle linee di difesa ucraine sul fronte del Donbass sta alimentando un’amarissima riflessione in Europa circa gli effetti disastrosi delle politiche di sostegno incondizionato al regime di Zelen…www.altrenotizie.org
Dänischer Vorschlag: Der Kampf um die Chatkontrolle ist noch nicht vorbei
Cosa accade nel mondo digitale
E forse è proprio lì, in quella crepa nella logica, che sopravvive l’umano.
È incredibile quanta politica abbiano fatto i Radicali senza poltrone e con quattro spiccioli e quanta poca ne abbiano fatta politici con decenni di poltrone e il supporto di giornali e gruppi economici.
Poliversity - Università ricerca e giornalismo reshared this.
freezonemagazine.com/articoli/…
Purtroppo le potenzialità tecnologiche di oggi permettono sempre più facilmente e a molti livelli di mistificare la realtà. Fare musica con l’AI può essere un esercizio creativo ma solo quando viene onestamente dichiarato ma il più delle volte questo non succede ed apre un grave aspetto anche etico in relazione all’enorme diffusione con cui questo […]
L'articolo La Musica on line è
Parte la Campagna per la libertà e la sovranità digitale europea
softwareliberoliguria.org/part…
Segnalato dall'Associazione Software Libero Liguria di #Genova e pubblicato sulla comunità Lemmy @GNU/Linux Italia
#Firenze
COMUNICATO STAMPA.
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L’Europa scopre di nuovo la guerra (e la propria fragilità strategica). Scrive Pagani
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Fin dall’antichità l’Europa è stata teatro di continui conflitti, caratterizzato da un’alternanza tra brevi periodi di pace e lunghe, complesse fasi di guerra. Dalla Guerra dei Trent’anni (1618-1648), che devastò l’Europa Centrale e diede vita al
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Ministero dell'Istruzione
La sicurezza informatica, il social engineering, attenzione ai click e l'autenticazione sicura: questi sono i temi della campagna #Sicurnauti presente su #UNICA, per i DS e il personale docente.Telegram
Interaktive Webseite: Wie autoritäre Tech-Netzwerke die europäische Souveränität gefährden
La delusione di Rakuten Kobo: obbligo di account per poterlo usare (+ recensione)
estratto da boicottms.blogspot.com/2025/11…
Avevo un kindle un secolo fa, poi per scappare da un sistema blindato sono passato al kobo. Prendo sempre i cosi più economici, tuttavia si vedeva bene la differenza di solidità tra kindle, molto più robusto, e quel giocattolo di Kobo, che non costa nemmeno tanto meno. Tuttavia ero contento di leggere epub invece di formati proprietari, e anche il software non era male, a cominciare dal poter avere la copertina del libro come screensaver.
I limiti erano, come dicevo, la fragilità della cassa, la plastica scivolosa e, ahimé, la preferenza (anche se potevo caricare epub) per una variante proprietaria, il kepub. Non avvisa della fine batteria in tempo utile, quando ti avvisa o metti in carica o hai finito di leggere. Dal punto di vista software abbastanza brutto era trovarsi ogni libro con dimensioni di font estremamente diverse; le voci di dizionario in un font troppo piccolo per la mia età e, sempre del dizionario, più informazioni sul dizionario medesimo che sul lemma. Inoltre quando leggi una nota esce un enorme "anteprima della nota a piè di pagina" come titolo nella nota medesima, che è invece piccina picciò, che è parecchio ridicolo. Manca la possibilità di accendere l'ora in alto o basso.
Insomma il software è anche potente ma l'interfaccia è progettata da dei caproni.
Ma veniamo ad oggi. Ne ho preso uno nuovo perché il vecchio ha tirato le cuoia. È impermeabile, il che non guasta.
La cosa che tuttavia non tollero è che sarebbe obbligatorio iscriversi ai loro servizi per poterlo usare. Ma che scherziamo? Ritengo di averti pagato abbastanza. Se vuoi che mi iscriva pagami tu.
Prossima volta mi cercherò qualcosa di veramente libero, che non obblighi a iscriversi ad alcunché.
La delusione di Rakuten Kobo: obbligo di account per poterlo usare.
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