Riforma dell'assetto del mercato elettrico: il Consiglio raggiunge un accordo
@Energia, fonti rinnovabili, approvvigionamento e mobilità
Sono orgoglioso di affermare che oggi abbiamo compiuto un passo avanti strategico per il futuro dell’UE. Abbiamo raggiunto un accordo che sarebbe stato inimmaginabile solo un paio di anni fa. Grazie a questo accordo, i consumatori di tutta l’UE potranno beneficiare di prezzi dell’energia molto più stabili, di una minore dipendenza dal prezzo dei combustibili fossili e di una migliore protezione dalle crisi future. Accelereremo inoltre la diffusione delle energie rinnovabili, una fonte di energia più economica e pulita per i nostri cittadini.Teresa Ribera Rodríguez, terza vicepresidente ad interim del governo spagnolo e ministra per la transizione ecologica e la sfida demografica
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Il più grande quotidiano norvegese raddoppia il pubblico audio con articoli doppiati dall'intelligenza artificiale
@Giornalismo e disordine informativo
Teien ha affermato che l'editore voleva trarre vantaggio da un cambiamento nel comportamento degli utenti verso l'audio e altri formati che consentono al pubblico di svolgere più attività contemporaneamente. Un'altra cosa è stata sfruttare i punti di forza storici dell'Aftenposten nel campo dell'audio.
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La visione strategica che difetta al governo
Tra Esteri e Interni, due fatti politici di prima grandezza si prestano ad essere osservati attraverso la stessa lente e ci suggeriscono un’unica chiave di lettura. In estrema sintesi, la chiave è questa: al presidente del Consiglio Giorgia Meloni, cui l’abilità tattica non manca, occorre una visione strategica. Occorre, cioè, la capacità di mettere a fuoco le convenienze proprie e dell’Italia non nel breve, ma nel medio e nel lungo periodo.
I due fatti sono le elezioni polacche e la legge di bilancio. Cominciamo dal primo.
Gli anni trascorsi all’opposizione, hanno suggerito al leader di Fratelli d’Italia di stringere alleanze a livello europeo con forze politiche non sempre presentabili, ma regolarmente coerenti con l’identità e la retorica di una destra cosiddetta sovranista, oltre che in apparenza destinata a mietere successi elettorali crescenti. Ad oggi, possiamo dire che quella scelta, prevalentemente tattica, non si è rivelata vincente.
In Spagna, Giorgia Meloni si è molto spesa a favore del leader di Vox Santiago Abascal nella convinzione che il vento della Storia ne avrebbe gonfiato le vele. È andata male. Lo scorso luglio Vox ha perso le elezioni, lasciando così la premier Meloni in balia di una sconfitta indiretta e alle prese con un governo, quello spagnolo, ben poco riconoscente. Domenica scorsa, in Polonia, c’è stato il bis.
Il partito alleato della Meloni, il Pis, non è andato male, ma essendo scarsamente coalizzabile a causa del proprio profilo identitario radicale, ha perso il governo fino ad allora presieduto dall’ipersovranista Moraviecki. A vincere è stato Donald Tusk, liberale, già presidente del Consiglio europeo e soprattutto membro autorevole del Ppe. Tusk ha vinto grazie alla sua capacità di stringere alleanze con credibilità di governo.
E la sua vittoria ha sfatato due luoghi comuni: che nelle democrazie avanzate l’astensionismo fosse destinato a crescere favorendo di conseguenza le forze più radicali; che i giovani o non votano o votano per i partiti più estremi. In Polonia, domenica, ha votato il 74% degli aventi diritto (un record) e la maggior parte dei giovani al di sotto dei 29 non solo si è recata alle urne, ma si è schierata a favore dei moderati piuttosto che degli scalmanati. La tattica della Meloni non ha pagato, e oggi è più che mai chiaro che se FdI vorrà partecipare alla prossima alleanza di governo a Bruxelles, dovrà accettare di fare parte di una maggioranza trasversale imperniata, come l’attuale, su Ppe e Pse.
Il secondo fatto politico di prima grandezza, lo si è detto, è rappresentato dalla legge di bilancio licenziata ieri dal Consiglio dei ministri. Una manovra “caratterizzata dalla precarietà”, secondo l’economista Carlo Cottarelli. Giudizio analogo è stato formulato dalla maggior parte degli osservatori nazionali e soprattutto (brutto segno!) internazionali. La manovra, infatti, manca di una visione strategica. Su 24 miliardi, 16 sono in deficit. Cioè a dire che per i due terzi il bilancio dello Stato sarà finanziato indebitandosi. Accrescendo, dunque, il nostro già colossale debito pubblico che tanto allarma gli investitori e le agenzie di rating internazionali. Buona parte dei restanti 8 miliardi, compresi quelli che derivano da una modesta spending review, è costituita da misure non strutturali, bensì occasionali.
Ne risulta anche in questo caso un eccesso di tattica e una carenza di strategia. Manca, insomma, quella visione strategica che il più delle volte fa la differenza tra tirare a campare e governare. Ovvero, tra governare indebolendosi e durare rafforzandosi.
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Good morning everyone!
I installed the latest version of the activitypub plugin for wordpress and I noticed a clear improvement compared to the versions from a few months ago.
Among other things (I don't know if it is an improvement of Wordpress or Friendica), a Friendica account can finally follow a Wordpress blog through activitypub, whereas until some time ago it was unable to force the follow, but could only follow its feed RSS.
That said, with wordpress, I can also follow some profiles, but unfortunately there is a problem with Friendica. In fact, although I can follow profiles of Mastodon, Lemmy, Misskey and Pleroma, I cannot follow the Friendica profile.
When I try to connect, I get the following error:
stream_socket_client(): Unable to connect to ssl://poliverso.org:443 (Connection timed out) (https://poliverso.org/profile/informapirata)
Could any of you help me understand if I'm doing something wrong?
PS: I didn't ask ActivityPub support for Wordpress, since the error seems to only affect Friendica
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Al via le assunzioni di nuovo personale Ata nelle scuole. Grazie a uno stanziamento di 50 milioni di euro il MIM ha autorizzato le scuole a stipulare nuovi contratti a partire dal 16 ottobre fino a fine anno.
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#NotiziePerLaScuola Al via le assunzioni di nuovo personale Ata nelle scuole. Grazie a uno stanziamento di 50 milioni di euro il MIM ha autorizzato le scuole a stipulare nuovi contratti a partire dal 16 ottobre fino a fine anno.Telegram
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Giovanni Verga – I Malavoglia
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“Da amico a nemico”: Palestinesi in Israele sospesi dal lavoro a causa della guerra
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di Ylenia Gostoli
Pubblicato su Al-Jazeera il 15 ottobre 2023
(Traduzione a cura di Federica Riccardi) –
Pagine Esteri, 17 ottobre 2023. Sabato 7 ottobre, Noura* si è recata al lavoro come al solito di buon mattino nell’ospedale in Israele dove lavora da più di due anni. L’operatrice sanitaria palestinese aveva dato una rapida occhiata al telegiornale, ma nella fretta di arrivare in tempo al lavoro non aveva compreso appieno la portata di quanto stava accadendo nel Paese: un attacco del gruppo armato palestinese Hamas al sud di Israele che avrebbe causato la morte di almeno 1.300 persone in Israele. In risposta, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha lanciato una campagna di bombardamenti mortali sulla Striscia di Gaza che ha ucciso più di 2.300 palestinesi e ha imposto un assedio totale all’enclave, bloccando le forniture di cibo, medicinali e carburante. Un’invasione di terra sembra imminente.
Ma sabato mattina Noura non era a conoscenza di nulla di tutto ciò. I gruppi armati palestinesi lanciano periodicamente razzi nel sud di Israele, che vengono per lo più intercettati dal sistema di difesa missilistica del Paese, noto come Iron Dome.
Così, quando una collega visibilmente scossa ha parlato a Noura dell’accaduto, lei ha risposto dicendole: “Non è la prima volta” – una risposta che ora riconosce essere stata priva di empatia.
Ma quando sono emersi ulteriori dettagli e la natura senza precedenti dell’attacco è diventata più chiara, Noura è stata convocata nell’ufficio del suo manager, le è stato detto di lasciare il lavoro e di non tornare fino a nuovo ordine, a causa di quella conversazione precedente con la sua collega.
“Mi sono sentita molto offesa, non potevo credere che mi stesse succedendo questo”, ha detto Noura, che è una degli 1,2 milioni di palestinesi cittadini di Israele – circa il 20% della popolazione del Paese.
“Mi sento discriminata“, ha continuato. “Giorno dopo giorno, non te ne accorgi più. Ma lo senti quando succede una cosa del genere. Sai che automaticamente ti trasformi da amico a nemico”.
Poco dopo, ha ricevuto una lettera dalla direzione dell’ospedale, che Al Jazeera ha esaminato, in cui veniva convocata per un’udienza per formalizzare la sua sospensione per aver violato il codice disciplinare dell’istituto, sostenendo l’attacco di Hamas.
Noura ha negato di aver mai pronunciato le parole di cui è stata accusata.
“La cosa che mi ha offeso di più è che quando mi hanno convocata per l’incontro avevano già deciso, la decisione era stata presa. Non hanno voluto ascoltare”, ha detto Noura a proposito dell’udienza, prevista a breve.
Ha parlato con Al Jazeera a condizione di anonimato perché, nonostante tutto, spera di poter essere ascoltata in modo equo e di mantenere il suo lavoro.
Decine di reclami
Noura non è sola. Avvocati e organizzazioni per i diritti umani in Israele hanno ricevuto decine di denunce da parte di lavoratori e studenti che, da sabato scorso, sono stati bruscamente sospesi da scuole, università e luoghi di lavoro a causa di post sui social media o, in alcuni casi, di conversazioni con i colleghi.
Le lettere inviate da alcuni istituti o uffici, esaminate da Al Jazeera, citavano i post scritti sui social media e il presunto sostegno al “terrorismo” come motivo della sospensione immediata “fino a quando la questione non sarà indagata”. In alcuni casi, i destinatari sono stati convocati a comparire davanti a una commissione disciplinare.
“Persone che hanno lavorato per tre, quattro, cinque anni si sono ritrovate a ricevere lettere in cui si diceva di non presentarsi al lavoro a causa di ciò che avevano pubblicato”, ha dichiarato ad Al Jazeera Hassan Jabareen, direttore di Adalah, del Legal Centre for Arab Minority Rights in Israel, da Haifa, città del nord del Paese.
In alcuni casi, “si dice che le udienze si terranno in una data successiva, ma non si [specifica] quando”, ha detto. “L’udienza dovrebbe tenersi prima di ottenere la decisione”.
Adalah è a conoscenza di almeno una dozzina di lavoratori sospesi da sabato scorso in circostanze simili, per lo più a causa di post sui social media. Ha inoltre ricevuto le denunce di circa 40 studenti palestinesi delle università e dei college israeliani che hanno ricevuto lettere di espulsione o sospensione dalle loro istituzioni.
Wehbe Badarni, direttore del sindacato dei lavoratori arabi nella città settentrionale di Nazareth, ha dichiarato ad Al Jazeera che il sindacato sta seguendo più di 35 denunce, tra cui studenti e lavoratori di ospedali, alberghi, stazioni di servizio, ristoranti e call center.
In una lettera visionata da Al Jazeera, un’azienda aveva convocato un dipendente per un’udienza telefonica per “esaminare la possibilità di terminare il rapporto di lavoro con l’azienda” a causa di “post che sostengono attività terroristiche e incitamento”.
“L’incitamento al terrorismo è un’accusa grave che deve essere provata in tribunale”, ha dichiarato Salam Irsheid, avvocato di Adalah. “A nostro avviso, ciò che sta accadendo in questo momento non è legale”.
‘Atmosfera di terrore’
Un altro operatore sanitario con cui Al Jazeera ha parlato a Tel Aviv ha detto che sta facendo tutto il possibile per mantenere un basso profilo, per paura di punizioni. “Nessuno parla della situazione, ogni mattina mi trovo di fronte a facce scontrose e arrabbiate, considerando che sono l’unico palestinese che lavora lì”, ha detto ad Al Jazeera.
“Le notizie sono terribili, ma quando sono al lavoro cerco di far finta che tutto sia solo una notizia. Non posso davvero esprimere o parlare di ciò che sta accadendo”, ha detto. “Dall’ultima guerra [nel 2021] tutti tengono un profilo basso”.
Physicians for Human Rights Israel, un’organizzazione no-profit fondata più di tre decenni fa a Jaffa, ha gestito diversi casi di sospensione di operatori sanitari dal 2021, dopo l’ultima guerra tra Hamas e Israele, secondo la presidente del consiglio di amministrazione, la dottoressa Lina Qassem Hasan.
In un caso di alto profilo, Ahmad Mahajna, medico dell’ospedale Hadassah di Gerusalemme, è stato sospeso per aver offerto dolci a un adolescente palestinese che si trovava sotto la custodia della polizia nell’ospedale, dove veniva curato per ferite da arma da fuoco dopo un presunto attacco. “C’è un’atmosfera di terrore, la gente ha paura”, ha detto la dottoressa Qassem ad Al Jazeera.
Il 12 ottobre era prevista una visita bimestrale a Gaza con il suo gruppo per i diritti umani. La visita di medici e psicologi di questo mese è stata annullata dopo l’attacco di Hamas. Invece, si è trovata a curare i pazienti evacuati dalle loro case nel sud di Israele.
Una stazione radio locale l’ha intervistata durante la sua visita. “In questa intervista, ho detto che ciò che Hamas ha fatto è un crimine di guerra ai miei occhi, e che vedo anche che ciò che Israele fa a Gaza è un crimine di guerra”, ha detto.
“Due ore dopo l’intervista, ho ricevuto una telefonata dal mio datore di lavoro”, ha detto Qassem, che esercita anche la professione di medico in una clinica. Non le è stato chiesto di smettere di parlare con i media, ma “è stato come un avvertimento per me che devo stare attenta, sai, che [loro] seguono quello che [io] faccio “.
I cittadini palestinesi di Israele hanno storicamente affrontato discriminazioni sistemiche, tra cui la cronica mancanza di investimenti nelle loro comunità con – secondo Adalah – più di 50 leggi che sono pregiudizievoli nei loro confronti.
Eppure “il razzismo si è ulteriormente accelerato”, ha dichiarato l’avvocato Sawsan Zaher ad Al Jazeera. “Quello che stiamo vedendo ora è qualcosa che non abbiamo mai visto prima”.
“Il solo fatto di esprimere la propria opinione, anche se non si tratta necessariamente di incitamento ai sensi del codice penale… ora è sufficiente per l’accusa di esprimere sostegno non solo ad Hamas, ma al popolo palestinese in generale”, ha aggiunto.
Zaher ha detto che la gente ha sempre più “paura di parlare arabo” in pubblico.
Anche Noura è solita tenere la testa bassa.
“In ogni situazione in cui c’è un incidente o qualcosa che accade, cerchiamo di non parlarne affatto. Cerchiamo di dimenticarlo, di metterlo in secondo piano perché sappiamo che verremo giudicati se diremo una parola”, ha detto Noura.
“Questa volta è stato un mio errore rispondere”.
*Il nome è stato cambiato su richiesta della persona per evitare potenziali ritorsioni.
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In Cina e Asia – La Belt and Road in cerca di sostenibilità
I titoli di oggi: La Cina lancia una nuova iniziativa legata alla blue economy Il Canada protesta con Pechino dopo intercettamento aereo “pericoloso” Hong Kong: una nuova vittoria per le coppie LGBT Tribunale indonesiano apre la vicepresidenza al figlio di Jokowi Seul prende di mira le aziende che costruiscono i sottomarini taiwanesi L’ambasciatrice Usa di nuovo a Taiwan in vista ...
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LIVE. GAZA/ISRAELE. Giorno 11. Si aggravano le condizioni dei civili palestinesi. Biden domani in Israele
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della redazione
(foto di archivio)
Pagine Esteri, 17 ottobre 2023 – Peggiorano di giorno in giorno le condizioni di vita della popolazione palestinese di Gaza soggetta da 11 giorni a pesanti e continui raid aerei israeliani – la scorsa notte 200 secondo il portavoce militare – seguiti all’attacco compiuto il 7 ottobre dal movimento islamico Hamas che ha ucciso circa 1400 israeliani.
I numeri forniti dalle organizzazioni umanitarie raccontano il calvario dei civili di Gaza. Oltre ai 2808 uccisi dai raid (1.030 sono minori), ci sono 10.850 feriti, di cui il 64% sono donne e bambini. 57 famiglie non esistono più e altre 223 hanno perso almeno cinque membri. La Protezione civile avverte che almeno 1.000 corpi rimangono sotto le macerie delle loro case. 3.731 edifici, ossia 10.500 alloggi, sono stati distrutti. Altri 10.000 danneggiati. A cui si aggiunge la distruzione di un numero imprecisato di edifici governativi, posti di polizia, uffici, studi legali, cliniche private, negozi commerciali e fabbriche. 18 scuole sono inagibili altre 150 hanno subito danni di vario grado. 22 ospedali e centri sanitari sono stati danneggiati da esplosioni avvenute a poche decine di metri di distanza.
Israele domenica – dopo le pressioni Usa – ha fatto sapere che avrebbe ripristinato l’ approvvigionamento idrico almeno al sud di Gaza. Ma un rappresentante di Ocha (Onu) riferisce che fino al pomeriggio di ieri «era stata ripristinata solo una delle tre principali condutture dell’acqua». Secondo fonti a Gaza, sarebbe disponibile solo il 20% dell’acqua che prima del 7 ottobre era fornita da Israele. Da molti rubinetti non esce nulla, anche perché la rete idrica è a pezzi in molte aree. Al Jazeera ieri spiegava che l’acqua è contenuta in serbatoi posizionati al confine con Israele, nell’area nord di Gaza, quella che l’esercito ha ordinato di evacuare. Le pompe idriche richiedono elettricità ma anche questa è stata tagliata da Israele. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fatto sapere che le scorte di carburante e acqua a Gaza bastano per 24 ore, dopodiché si verificherà una «immane catastrofe». Intanto l’Unrwa (Onu), l’agenzia che assiste i profughi palestinesi, ha smentito che un suo magazzino sia stato saccheggiato da uomini del ministero della sanità legato ad Hamas.
Torna in primo piano la questione degli ostaggi israeliani. Attualmente ci sono tra i 200 e i 250 israeliani prigionieri a Gaza ha comunicato ieri Abu Obeida, portavoce dell’ala militare di Hamas, sottolineando che non esiste un conteggio definitivo a causa di “difficoltà pratiche e di sicurezza”: 200 sono nelle mani di Hamas, altri 50 sono detenuti da altre “fazioni della resistenza e in altri luoghi”. Gli ostaggi stranieri sono “nostri ospiti”, ha precisato Abu Obeida, promettendo di proteggerli e di rilasciarli quando le condizioni “sul terreno” lo consentiranno.
Ieri Hamas ha diffuso un video che mostra uno degli oltre 200 ostaggi israeliani, Mia Schem, 21 anni, che viene curata dopo essere stata ferita al braccio. Schem racconta di essere stata operata per tre ore e che “mi curano, mi danno dei farmaci. Chiedo solo di essere riportata a casa al più presto, dalla mia famiglia, dai miei genitori, dai miei fratelli. Per favore, fatemi uscire di qui il più presto possibile”. La famiglia di Schem ha reagito al filmato dicendo: “Siamo felici”. Le autorità israeliane hanno invece definito il video “propaganda di Hamas”.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden visiterà domani Israele, ha annunciato il segretario di Stato americano Antony Blinken dopo aver avuto un incontro di circa otto ore con il primo ministro israeliano Netanyahu. Biden, ha detto, durante il viaggio riaffermerà la solidarietà degli Stati Uniti a Israele e l’impegno di Washington per la sicurezza israeliana, condannerà l’attacco di Hamas del 7 ottobre, affermerà l’“obbligo” di Israele di difendersi. La visita durerà un solo giorno, poi Biden andrà in Giordania dove incontrerà re Abdallah. Secondo i media Netanyahu avrebbe promesso a Blinken di far entrare aiuti umanitari a Gaza.
L’esercito israeliano afferma di aver ucciso questa mattina quattro persone che tentavano di infiltrarsi dal Libano. Pagine Esteri
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Gaza e Israele viste dalla Cina
Pechino spinge la soluzione dei due stati e sostiene l'unità del mondo arabo, con la speranza di non vedersi disfatta la tela diplomatica intessuta in Medio oriente. Frizioni con Tel Aviv e gli Usa, ma si continua a lavorare all'incontro Xi-Biden. Prima, però, c'è il forum sulla Belt and Road con Vladimir Putin
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Journa.host e la proprietà dei server Mastodon. Una storia sulla fragilità emotiva e professionale dei giornalisti
@Giornalismo e disordine informativo
Riportiamo le riflessioni di Laurens Hof, autore della newsletter fediversereport
Il server Journa.host , un server Mastodon dedicato ai giornalisti, ha trasferito la proprietà. Con ciò arrivano domande riguardanti le aspettative tra i proprietari/operatori del server e le persone che utilizzano il server. Il server Journa.host è iniziato come un progetto incentrato sulla comunità, con il finanziamento iniziale del Tow-Knight Center for Entrepreneurial Journalism presso la Craig Newmark Graduate School of Journalism della CUNY. Recentemente la proprietà del server è stata trasferita alla Fourth Estate Public Benefit Corporation. Questa organizzazione gestisce anche il server Mastodon newsie.social e, fino a poco tempo fa, anche il progetto verifyjournalist.org (la cui proprietà è stata recentemente trasferita a The Doodle Project).
Questo trasferimento di proprietà del server ha innescato una discussione da parte del giornalista etiope Zecharias Zelalem, che si è allontanato dal server journa.host a seguito di questo trasferimento di proprietà. Nei suoi post sottolinea i rischi reali che derivano dall'essere un giornalista, soprattutto nel suo contesto. Il trasferimento dei dati personali dei giornalisti e il controllo della loro presenza sui social media alla nuova proprietà senza alcun preavviso e spiegazione solleva interrogativi sulle considerazioni dei precedenti proprietari su questo trasferimento. Uno dei punti sollevati è che ci sono poche informazioni disponibili sull'identità del nuovo proprietario, Jeff Brown. È comprensibile che i giornalisti si sentano a disagio quando non è chiaro chi sia responsabile di una parte importante della loro presenza digitale. Allo stesso tempo, la maggior parte dei server non è finanziariamente sostenibile e non si può presumere che anche i server che ricevono finanziamenti da luoghi affidabili rimangano operativi per sempre quando i fondi si esauriscono. Nel frattempo, sotto la nuova proprietà, journal.host consentirà nuovamente la registrazione di nuove applicazioni per il server journal.host.
Dan Hon ha scritto un articolo interessante sulla situazione, tracciando parallelismi con il nuovo libro di Cory Doctorow "The Internet Con", che vale la pena leggere. Sta anche ospitando un incontro digitale per piccoli gruppi "Giornalismo, notizie e social network federati", organizzato anche in risposta a questa conversazione. Qui puoi trovare ulteriori informazioni su questo incontro "Hallway Track".
Le nostre considerazioni sulla vicenda
Quando abbiamo creato l'istanza mastodon poliversity.it, dedicata agli accademici e ai giornalisti, ci siamo resi conto che mentre gli accademici hanno iniziato a frequentarla, i giornalisti l'hanno praticamente disertata, preferendo stare dentro istanze generaliste come mastodon.uno o la gigantesca mastodon.social Ma altri hanno preferito iscriversi nelle due istanze tematiche anglofone più grandi dedicate al giornalismo, newsie.social e journa.host.
Il motivo dichiarato è che i giornalisti preferivano stare nei luoghi più comodi, più frequentati o più esclusivi. Insomma, preferivano Un posto al sole...
Ma questa individuazione dell'istanza del fediverso più affollata nasconde la pigrizia tipica della maggior parte dei giornalisti oltre alla impellente necessità di mettersi in mostra. Quando abbiamo creato la nostra istanza dedicata al giornalismo, abbiamo sempre affermato che si doveva trattare di una soluzione temporanea, in attesa di fare in modo che i giornalisti stessi creassero delle proprie istanze, legate alla piattaforma editoriale per cui già lavoravano o ai consorzi di cui fanno parte alcuni dei migliori giornalisti italiani ed esteri.
Invece questi progetti non sono ancora nati. In questo senso, troviamo che le lamentazioni di Zecharias Zelalem siano stucchevoli: non riguardano l'orgoglio del giornalismo, ma la semplice lamentela del giornalista che si vede cambiare padrone, che si vede cambiare il soggetto ospitante
Anche l'accusa nei confronti di Jeff Brown ossia quella di non essere un giornalista, è una cosa volgare che manca totalmente l'obiettivo: Il fatto è che Jeff Brown non deve essere un giornalista ma al massimo deve essere un bravo "editore"!
Il punto però è che il fediverso consente a ciascun giornalista o a ciascun gruppo di giornalisti di essere editore di se stesso. L'incapacità di comprendere la realtà da parte proprio di quei soggetti che dovrebbero raccontarle, è al nostro avviso l'aspetto più problematico e in un certo senso oscena di tutta questa vicenda.
Dài @GustavinoBevilacqua conosci troppo bene il fediverso per capire che non è questo il punto! Se hai bisogno di sicurezza, non devi cercare la "fiducia" di nessuno, ma devi solo avere il "controllo"!
Se vuoi usare l'istanza di un altro, il minimo che devi (Minimo che DEVI) fare è iscriverti con protonmail e collegarti con TOR project.
L'ottimale è crearti una tua istanza e comunicare solo con sistemi crittati (matrix, signal, session, etc)
@GustavinoBevilacqua aggiungo infine che nessuno deve
> dimostrare che Jeff Brown non è uno delle tante Wanna Marchi della rete, che cerca solo polli da mungere… sarà una buona notizia.
Questo è indifferente, così come lo è il fatto che sia o non sia un giornalista (per me è un "editore di fatto" e si posiziona nell'intervallo tra Wikileaks ed Elon Musk!): quello che conta è chi sei tu, utente che ti iscrivi là dentro...
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Colombia. Petro: “pronti a rompere le relazioni con Israele”
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di Redazione
Pagine Esteri, 16 ottobre 2023 – «Se occorre sospendere le relazioni con Israele le sospenderemo. Non appoggiamo i genocidi». Così si è espresso il presidente della repubblica della Colombia rispondendo alle proteste sollevate dall’esecutivo israeliano nei confronti di Bogotà per le forti prese di posizione del capo di stato colombiano contro il massacro compiuto da Israele nella Striscia di Gaza.
Riferendosi all’assedio e ai bombardamenti su Gaza, che hanno provocato in pochi giorni migliaia di vittime civili, Petro aveva paragonato la situazione del territorio palestinese ai campi di concentramento nazisti.
Poco prima, il ministero degli Esteri israeliano aveva convocato l’ambasciatrice colombiana, Margarita Manjarrez, per censurare le ultime esternazioni del primo presidente di sinistra del paese, accusato da Tel Aviv di «istigazione all’antisemitismo». «Israele – recitava un comunicato della rappresentanza diplomatica israeliana in Colombia – condanna le dichiarazioni del presidente colombiano che riflettono un sostegno alle atrocità commesse dai terroristi di Hamas, alimentano l’antisemitismo, colpiscono i rappresentanti dello Stato di Israele e minacciano la pace della comunità ebraica in Colombia».
«Il presidente della Colombia non si insulta. Chiamo l’America Latina a una solidarietà reale con la Colombia. Né gli Yair Klein, ne i Rafael Eithan potranno dire qual è la storia della pace in Colombia. Hanno scatenato i massacri e il genocidio in Colombia. La Colombia, come ci hanno insegnato Bolivar e Narino, è una nazione indipendente, sovrana e giusta» ha quindi reagito Petro riferendosi a due ex militari israeliani coinvolti negli eccidi compiuti nei decenni scorsi dagli squadroni della morte di estrema destra contro i movimenti guerriglieri e i movimenti sociali. Se Yair Klein, ex militare di Tel Aviv e mercenario, è noto per aver addestrato i paramilitari di estrema destra colombiani, Rafael Eithan suggerì all’ex presidente colombiano Virgilio Barco di sterminare i membri del partito di sinistra Unione Patriottica, cosa che effettivamente avvenne negli anni ’80 e ’90 con migliaia di militanti assassinati.
Il presidente colombiano, sempre molto attivo sulle reti sociali, è intervenuto spesso nei giorni scorsi sulla crisi mediorientale, denunciando tra le altre cose il fatto che il «potere mondiale tratta in modo distinto l’occupazione russa sull’Ucraina e quella israeliana in Palestina». Dopo aver ricordato che “uccidere bambini innocenti significa terrorismo, sia in Colombia sia in Palestina”, Petro ha invitato le parti a sedere a un tavolo negoziale per arrivare ad una soluzione politica del conflitto attraverso la fondazione di due Stati sovrani.
«Nessun democratico al mondo può accettare che Gaza sia trasformata in un campo di concentramento» ha scritto Petro su Twitter. «I campi di concentramento sono vietati dal diritto internazionale e coloro che li allestiscono si trasformano in colpevoli di reati di lesa umanità» ha aggiunto il presidente della Colombia suscitando la rabbia dell’ambasciatore di Israele a Bogotà, Gali Dagan.
Il governo israeliano è intervenuto annunciando il blocco della vendita di armi alle forze armate colombiane.
Da parte sua Gustavo Petro ha esortato le Nazioni Unite a convocare quanto prima una sessione straordinaria, ha promesso l’invio di aiuti umanitari alla popolazione della Striscia di Gaza e che cercherà la mediazione e la collaborazione delle autorità egiziane.
Ovviamente i partiti di destra all’opposizione non hanno preso bene né le dichiarazioni di Petro contro Tel Aviv né la crisi aperta con Israele, da sempre fornitore privilegiato di armi e alleato delle oligarchie colombiane nella repressione dei movimenti guerriglieri, sociali e sindacali del paese, tra i più estesi di tutto il continente. – Pagine Esteri
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Non c’è differenza tra Isis e Hamas: vogliono entrambe distruggere Israele
«Benjamin Netanyahu è un dirigente catastrofico, ma non è per questo che Israele è stato colpito da Hamas». Secondo il filosofo francese Alain Finkielkraut, figlio di ebrei polacchi sopravvissuti all’Olocausto, le cause dell’attacco condotto da Hamas sono riconducibili «ai tentativi di normalizzazione tra Israele e l’Arabia saudita». Sulla minaccia islamista in Europa, diventata più concreta dopo l’attacco avvenuto venerdì nel nord della Francia dove un ventenne originario del Caucaso ha ucciso un insegnante a coltellate, l’intellettuale ricorda l’esistenza «una comunità arabo-musulmana che si identifica da sempre alla causa palestinese». «La questione sta nel sapere fino a dove arriverà questo riconoscimento», spiega il filosofo.
Come giudica gli ultimi avvenimenti che hanno scosso la Francia?
«Stiamo assistendo allo spirito e alla messa in atto dei pogrom condotti da Hamas sotto forma di guerriglia urbana e al modo in cui si installano sul nostro continente. Gli ebrei di Israele e quelli della diaspora sono sulla stessa barca, uniti da un destino comune. Nessuno poteva immaginare una simile situazione, ma c’è un nuovo antisemitismo in marcia, che non ha nulla a che vedere con il nazismo e si presenta sotto le vesti dell’antirazzismo. Bisognerà affrontarlo, ma penso che, nonostante le divisioni di Israele, gli ebrei non sono mai stati così solidali tra loro come oggi».
Che conseguenze potrà avere la risposta militare di Israele in Occidente?
«Gli israeliani hanno chiesto agli abitanti della parte nord di Gaza di rifugiarsi a sud dell’enclave. Hamas, che non si preoccupa della sua popolazione, respinge questa richiesta, così come l’Onu. Il rischio è quello di avere molte vittime civili, con conseguenze devastanti per l’Europa. Le manifestazioni palestinesi si moltiplicheranno, così come gli atti antisemiti. Vorrei però ricordare che i bombardamenti effettuati dall’Occidente per distruggere l’Isis hanno fatto molti più danni rispetto a quelli mirati di Israele. In quel caso, però, nessuno ha urlato allo scandalo».
A proposito, che ne pensa dei tanti cortei pro-palestinesi di questi giorni?
«Dimostrano l’esistenza e la forza di quello che in Francia è chiamato islamo-gauchisme, termine utilizzato per indicare una parte della sinistra che vede nei musulmani dei dominati in rivolta contro un occidente dominatore e colonialista».
Che responsabilità ha in questa crisi l’esecutivo del premier Benjamin Netanyahu?
«Il governo israeliano ha dimostrato la sua incapacità. Il fronte sud è rimasto sguarnito. I miliziani di Hamas hanno superato la barriera di sicurezza con una facilità incredibile perché una parte dell’esercito israeliano è stata inviata a proteggere gli insediamenti in Cisgiordania, mentre sotto la pressione dei religiosi ultra ortodossi il 40% dei soldati ha ottenuto un permesso per festeggiare in famiglia le feste ebraiche. È stata una situazione delirante e una volta che questa crisi sarà finita il governo dovrà pagare».
È d’accordo con il parallelo tra l’Isis e Hamas?
«L’attacco contro Israele dimostra che non c’è nessuna differenza tra questi due gruppi. Del resto, molte bandiere dello Stato islamico sono state piantate nei kibbutz attaccati. L’unica missione di Hamas, fin dalla sua creazione, è quella di distruggere Israele, non di obbligarlo a lasciare i territori occupati. Il principale nemico dei palestinesi e della causa palestinese è Hamas».
Da filosofo, cosa pensa delle recenti dichiarazioni di Papa Francesco, che in riferimento ai tanti conflitti in corso ha parlato di una “Terza Guerra mondiale combattuta a pezzi”?
«Sono sbalordito dalle posizioni del Pontefice, che non si preoccupa dell’Europa e in nome dell’ospitalità incondizionata approva la scomparsa programmata della civilizzazione europea. Fa esattamente il contrario dei suoi predecessori: Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Non ha mai condannato come si deve l’invasione russa dell’Ucraina e non ha mai nemmeno voluto prendere in considerazione la realtà della violenza islamista. Per me Papa Francesco è ormai totalmente screditato e rappresenta una catastrofe per la Chiesa e per l’Europa».
Quindi non è d’accordo con le sue parole?
«Temo naturalmente un ampliamento del conflitto. Se Hezbollah interverrà, si aprirà un nuovo fronte, con il rischio di veder entrare anche l’Iran nelle danze. Tuttavia, credo che questa guerra rimarrà circoscritta. C’è però un blocco anti- occidentale in fase di costruzione, che comprende la Russia, l’Iran e altri Paesi membri dei Brics. È come se all’orizzonte si stesse delineando quello che il politologo Samuel Huntington definiva “scontro di civiltà”».
Pensa che questo scontro sia già iniziato?
«C’è qualcosa del genere in atto. La mia unica speranza è che una parte dei musulmani residente in Europa si rivolti contro questa radicalizzazione e dica “Not in my name”».
L'articolo Non c’è differenza tra Isis e Hamas: vogliono entrambe distruggere Israele proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
🥗 Oggi, 16 ottobre è la Giornata mondiale dell’alimentazione 2023 dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO).
🚰 Il tema di quest’anno è: “L’acqua è vita, l’acqua ci nutre. Non lasciare nessuno indietro.
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Ministero dell'Istruzione
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La minaccia Cbrn non va sottovalutata. La lezione dello Iai
La minaccia Cbrn (chimica, biologica, radiologica e nucleare) è di natura multidisciplinare e transnazionale per eccellenza. Questo il tema di fondo, sintetizzato dal presidente dell’Istituto affari internazionali, ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, nel corso della sua introduzione al workshop “Rischi e minacce Cbrn nel nuovo scenario internazionale”, tenutosi il 12 ottobre. “È quindi fondamentale valorizzare le numerose capacità sviluppate a livello nazionale – ha continuato il presidente – rappresentate all’evento dagli attori istituzionali presenti”.
L’ambasciatore ha inoltre ricordato il contributo dello Iai nel supportare la Difesa italiana nello sviluppo di significative “competenze che contribuiscono ad inserire il nostro Paese fra quelli di riferimento a livello europeo”.
Delle sfide legate ai rischi e alle minacce Cbrn sul nuovo scenario internazionale ha parlato anche il coordinatore cluster Cbrn e vice presidente dello Iai, Michele Nones. “Mi riferisco, in particolare, alle possibili conseguenze dei massicci bombardamenti aerei e terrestri di aree in cui sorgono centrali nucleari o sono presenti depositi o produzioni che comportano l’impiego di sostanze chimiche”, ha continuato, visto l’elevato rischio che tali strutture possano essere colpite, volontariamente o involontariamente, provocando potenziali contaminazioni di aree densamente popolate. Tale pericolo è stato reso evidente dalla guerra in Ucraina che, tra l’altro, ha sottolineato l’importanza di una sinergia tra operatori civili e militari nel settore Cbrn.
A questo proposito, la terza missione del Cluster è proprio quella di “favorire una maggiore attenzione dell’opinione pubblica e del mondo politico per il settore Cbrn e, quindi, una crescita del settore e del mercato della protezione, della prevenzione e della gestione di eventuali emergenze Cbrn”, ha sottolineato Nones.
L’attuale scenario internazionale necessita di “uno sforzo sempre maggiore per rafforzare le capacità esistenti di prevenzione e risposta” contro le minacce Cbrn, ha affermato il presidente di Enea Gilberto Dialuce. Tale impegno deve essere mirato a “prestarsi mutuo supporto fra stati, individuare nuove priorità di ricerca, ma anche per sviluppare tecnologie innovative” ha continuato Dialuce. Il presidente di Enea ha inoltre ricordato il ruolo di primo piano e i risultati tangibili della ricerca italiana, ottenuti anche grazie al contributo dello Iai. Nel rimarcare l’importanza di sostenere il ruolo italiano nella ricerca Cbrn, Dialuce ha evidenziato l’importanza delle nuove tecnologie anche per via della loro capacità di deterrenza. Infatti, secondo il presidente, “soltanto se dotate delle migliori e più innovative soluzioni tecnologiche, le istituzioni preposte possono attuare con efficacia i loro piani di prevenzione e risposta ad un evento Cbrn. Intelligenza artificiale, sistemi robotici, sensoristica avanzata e materiali innovativi sono solo alcune delle tecnologie emergenti su cui investire”.
Questi temi sono poi stati approfonditi nel corso del workshop dopo il saluto del presidente della Commissione Difesa Antonio Minardo.
Al primo panel, moderato dalla dottoressa Paola Tessari, ricercatrice dello Iai, sono intervenuti Ciro Carroccio dell’ufficio V° Disarmo e controllo armamenti, non proliferazione, armi chimiche della direzione generale Affari politici e sicurezza del ministero degli Affari esteri; il comandante Scuola di interforze di difesa Nbc, il generale Riccardo Fambrini; il direttore del master Protezione da eventi Cbrne dell’università di Roma Tor Vergata, il professore Andrea Malizia e il vice capo Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, direttore generale per la Difesa civile e le politiche di protezione civile del ministero dell’Interno, il prefetto Clara Vaccaro.
Il secondo panel, moderato dal presidente della fondazione Safe, il dottor Andrea D’Angelo, ha trattato il tema delle risposte a livello tecnologico, operativo e istituzionale. Sono intervenuti alla discussione il comandante del 7° reggimento difesa Cbrn “Cremona”, il colonnello Marco Baleani; il responsabile divisione tecnologie fisiche per la sicurezza e la salute di Enea, il dottor Luigi De Dominicis; il direttore Attività tecniche scientifiche del Dipartimento della protezione civile, l’ingegnere Nazzareno Santilli e il direttore Ufficio contrasto rischio Nbcr dei vigili del fuoco, l’architetto Sergio Schiaroli.
La separazione delle carriere è la madre delle riforme della giustizia
Mercoledì alla Camera dei deputati abbiamo lanciato un appello e una raccolta firme, che trovate sul sito della Fondazione Luigi Einaudi, a favore della separazione delle carriere dei magistrati, tra giudici e Pm. Una riforma costituzionale necessaria per equilibrare il nostro sistema giustizia, per garantire l’effettiva parità tra accusa e difesa nel processo, e una battaglia di civiltà. Abbiamo promosso questa iniziativa indipendentemente dalle proposte di legge già depositate in Parlamento, perché pensiamo sia importante mantenere alta l’attenzione sul tema e arrivare a una rapida approvazione.
E abbiamo da subito raccolto adesioni in modo trasversale. Nella sala stampa della Camera dei deputati erano presenti insieme a noi il nuovo presidente dell’Unione camere penali, Francesco Petrelli, Enrico Costa di Azione, Roberto Giachetti di Italia Viva, Raffaele Nevi di Forza Italia, Stefano Maullu di Fratelli d’Italia, e il presidente della Fondazione Unione Camere Penali, Beniamino Migliucci. Tutti convinti sostenitori dell’importanza di questa riforma.
Per noi la questione centrale a favore della separazione delle carriere non è l’enorme potere di questo o di quel Pm, ma la totale irresponsabilità dello stesso nel sistema giudiziario italiano che non vede eguali in nessun altro Paese europeo. Oggi pensiamo sia indispensabile avere un doppio Csm, uno per i giudici e uno per la pubblica accusa. In uno Stato liberal-democratico il magistrato non deve essere il sacerdote dell’etica pubblica, ma deve limitarsi ad applicare correttamente le leggi.
Chiariamo, nessun Pm deve essere controllato dall’esecutivo, infatti quella dei magistrati controllati dal Ministero della Giustizia è una bufala, una strumentalizzazione che arriva da una certa parte di magistratura militante che ogni volta che viene messa sul tavolo questa riforma si attiva per farla fallire. Il primo a dire che, pur separando le carriere dei magistrati, nessuno vuole mettere in discussione l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, è stato proprio il ministro Carlo Nordio.
A chi ci chiede quando sia il momento giusto per arrivare a questa riforma, noi rispondiamo “ieri”. Separare le carriere dei magistrati rappresenterebbe il completamento logico e cronologico del percorso di riforma iniziato nel 1989 con il nuovo Codice di Procedura Penale di Giuliano Vassalli, che ha segnato il passaggio dal rito inquisitorio al rito accusatorio, e proseguito dieci anni dopo con la riforma dell’art. 111 della Costituzione, che vede il giudice terzo. Oggi manca proprio quest’ultimo step, ci auguriamo che il Parlamento non si lasci sfuggire questa occasione.
L'articolo La separazione delle carriere è la madre delle riforme della giustizia proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Thierry Breton, Elon Musk e il DSA
10 ottobre 2023. Negli uffici di Twitter arriva una lettera indirizzata a Elon Musk, firmata dal commissario europeo Thierry Breton.
È sintetica e va dritta al punto: “dopo gli attacchi di Hamas contro Israele, abbiamo notizia del fatto che la piattaforma X sia usata per disseminare contenuti illegali e disinformazioni in UE.”
La lettera ricorda a Elon Musk che in UE è da pochissimo entrato in vigore il famigerato Digital Services Act, che prevede alcuni specifici obblighi verso le piattaforme come X.
Musk è chiamato a fare tre cose, e in fretta:
- Essere trasparente nel definire quali contenuti sono permessi o meno sul social
- Essere veloce, diligente e obiettivo nel rimuovere i contenuti che sono segnalati dalle autorità rilevanti
- Adottare misure tecniche e organizzative adeguate per mitigare il rischio di diffusione di contenuti illegali o falsi, come ad esempio vecchie immagini spacciate per nuove
In modo molto teatreale, Thierry Breton ha pubblicato la lettera anche su X, a cui Elon Musk ha prontamente risposto in modo impeccabile:
In effetti, gli algoritmi e le politiche di X sono open source e trasparenti, chiunque può capire come funziona il social sia dal punto di vista organizzativo che tecnico.
Che vuole allora la Commissione Europea da Musk? Per capirlo bisogna capire il Digital Services Act. Ne ho parlato in modo approfondito qui, ma ripercorriamo insieme i punti essenziali per poi passare a un commento personale su quello che sta succedendo.
I punti salienti del DSA
Il Digital Services Act è un regolamento proposto dalla Commissione UE a fine 2020 e fa parte del “pacchetto digitale” europeo. Da molti è stato annunciato come la risposta salvifica alla disinformazione e all’illegalità online, secondo il motto: “quello che è illegale offline deve essere illegale online”.
Come figli amati
Lo Spirito ci fa chiamare il Signore, il Creatore di ogni cosa, l’Onnipotente: "papà". Questo infatti significa "abbà" in aramaico. Per questo lo Spirito di adozione, con questa grande e disinvolta familiarità con il Signore, ci toglie la paura di Dio.
La paura di Dio o degli dèi o del destino ha sempre contraddistinto l’umanità. Ed anche spesso la chiesa stessa. Invece, in Gesù Cristo non dobbiamo più avere paura di Dio, tantomeno quindi dei potentati politici o religiosi che siano. #Amore, #FigliDiDio
Ministero dell'Istruzione
#NoiSiamoLeScuole questa settimana racconta l’Istituto alberghiero e agrario Turi di Matera, che sarà una delle 212 nuove scuole costruite grazie al PNRR.Telegram
Survey of Current Universal Opt-Out Mechanisms
With contributions from Aaron Massey, FPF Senior Policy Analyst and Technologist, Keir Lamont, Director, and Tariq Yusuf, FPF Policy Intern
Several technologies can help individuals configure their devices to automatically opt out of web services’ requests to sell or share personal information for targeted advertising. Seven state privacy laws require that organizations honor opt-out requests. This blog post discusses the legal landscape governing Universal Opt-Out Mechanisms (UOOMs), as well as the key differences between the leading UOOMs in terms of setup, default settings, and whether those settings can be configured. We then offer guidance to policymakers to consider clarity and consistency in establishing, interpreting, and enforcing UOOM mandates.
The legal environment behind Universal Opt-Out Mechanisms
Online advertising continues to evolve, specifically in reaction to new regulatory requirements as an increasing number of international jurisdictions and U.S. states have enacted comprehensive privacy laws. As of October 2024, twelve states grant individuals the right to opt out of businesses selling their personal information or processing that data for targeted advertising. Of these twelve state privacy laws, seven include provisions that make it easier for individuals to opt out of certain uses of personal data. This includes the kind of personal and pseudonymized information that is routinely shared with websites, such as browser information or information sent via cookies.
Historically, a significant practical hurdle existed in the implementation of opt-out rights: users wishing to exercise the right to opt out of the use of this information for targeted advertising must locate and manually click opt-out links that businesses provide on their web pages, and they generally must do so for every site they visit. To make opting out easier, seven state’s privacy laws (California, Colorado, Connecticut, Delaware, Montana, Oregon, and Texas) require businesses to honor individuals’ opt-out preferences transmitted through Universal Opt-Out Mechanisms (UOOMs) as valid means to opt out of targeted advertising and data sales. UOOMs refer to a range of desktop and mobile tools designed to provide consumers with the ability to configure their devices to automatically opt out of the sale or sharing of their personal information with internet-based entities with whom they interact. These tools transmit consumers’ opt out preferences by using technical specifications, chief among these the Global Privacy Control (GPC).
California became the first state to establish the force of law for opt-out signals as valid opt-outs through an Attorney General rulemaking process in August, 2020. Specifically, businesses who do not honor the Global Privacy Control on their websites may risk being found in noncompliance with the California Consumer Privacy Act (CCPA), which was the central topic in the recent enforcement action against Sephora, an online retailer. In the complaint, state authorities alleged that Sephora’s website was not configured to detect or process any GPC signals and, as a result, failed to honor users’ opt-out preferences by not opting them out of sales of their data.
Survey of UOOM Tools Available to Consumers
The California Attorney General references the Global Privacy Control as the leading opt-out specification that meets CCPA standards. As of this writing, eight UOOMs are endorsed by the creators of the GPC specification:
- Brave (a mobile and desktop browser)
- Disconnect (a browser extension and smartphone app)
- DuckDuckGo Privacy Browser (a mobile and desktop browser)
- DuckDuckGo Privacy Essentials (a browser extension)
- IronVest (a security suite with GPC functionality)
- Mozilla Firefox (a mobile and desktop browser)
- OptMeowt (a browser extension)
- Privacy Badger (a browser extension)
Although other UOOMs exist (and more are likely to emerge), we focus exclusively on the tools endorsed by the creators of the Global Privacy Control specification. In 2023, the FPF team downloaded and installed each tool and evaluated each tool’s installation process, whether GPC signals were sent without additional configuration, and whether those settings could be adjusted (see Figure 1 below).
Installation | GPC Signals Sent without Additional Configuration | Can the Configuration Be Adjusted? | |
IronVest | Requires account sign-up | Yes; GPC can be enabled only on a per-site basis, not globally. | |
Brave Browser | No steps required after installation | No; GPC cannot be disabled, either globally or per-site, even when other protections in the “Shields” feature are turned off. | |
Disconnect | No steps required after installation | Yes; GPC can be enabled globally but not on a per-site basis using a checkbox in the main browser plugin window. | |
DuckDuckGo Privacy Browser | No steps required after installation | Yes; GPC can be disabled globally but not on a per-site basis. | |
DuckDuckGo Privacy Essentials | No steps required after installation | Yes; GPC can be disabled both globally or on a per-site basis by disabling “Site Privacy Protection.” | |
Firefox | Requires technical configuration | Yes, GPC can be disabled globally in the browser’s technical configuration but not on a per-site basis. | |
OptMeowt | No steps required after installation | Yes; GPC can be disabled both globally or on a per-site basis by disabling the “Do Not Sell” feature. | |
Privacy Badger | No steps required after installation | Yes; GPC can be disabled both globally or on a per-site basis by disabling the “Do Not Sell” feature. |
Figure 1: Observations of eight leading UOOM tools
Our survey allows us to make four key observations about the state of these UOOMs.
- Current GPC implementations are largely limited to browser plugins for desktop environments. Google Chrome, Microsoft Edge, and Safari do not natively support the GPC signal. Mozilla Firefox supports sending the GPC signal, but configuring was the most challenging setup of all the tools we tested. Brave and DuckDuckGo are the only browsers that natively support the GPC. In addition, Brave and DuckDuckGo are the only desktop and mobile browsers with GPC enabled by default.
- GPC tools significantly differ from one another in user experiences for both installation and use. The installation process for six of the tools was direct and, therefore suitable to a broad range of consumer knowledge. Two of the tools, IronVest and Firefox, require additional steps to enable GPC. Ironvest requires the creation of an account upon downloading the tool, and through that account offers not only GPC but also a subscription-based suite of further online security services like password managers and email maskers. By contrast, Firefox does not require an account, but it requires users complete more steps to enable the GPC that require technical knowledge or experience. Specifically, users must access the about:config settings page in Firefox, which warns the user to “Proceed with Caution” and requires users to know how to find the GPC configuration options. Users with limited experience configuring about:config settings on this browser may struggle to enable the GPC signal on Firefox.
- GPC tools differ significantly in their default settings after installation, potentially creating consumer confusion in switching from one service to another. Three of the tools leave the GPC off by default following final installation; four of them enable the GPC by default. Firefox, for example, does not enable GPC by default, and it requires the most work to enable, whereas Brave enables GPC by default without notifying users or allowing them to disable it. Many tools include other privacy features in addition to GPC, such as Privacy Badger’s ability to block surreptitious tracking mechanisms like supercookies. These tools were not examined in this report, though they may create divergent user experiences that can cause consumers to draw different conclusions as to each tool’s utility and effectiveness. Users installing a privacy-focused browser extension or using a privacy-focused browser may be unaware that in certain cases privacy features are disabled by default and require additional configuration after installation.
- Finally, we observe that these tools significantly differ in configuration options for when and where to send the GPC signal. The tools collectively deploy two types of configuration: globally sending the GPC to every site and/or selectively sending the GPC on a per-site basis. None of the tools have pre-configured profiles or “allow / deny” lists for when to send the GPC, and about half of the tools allow users to set the GPC both as a global setting and on a per-site basis. IronVest only allows sending the GPC on a per-site basis, while Brave only enables the GPC on a global basis. However, given that most state laws that require compliance with a UOOM also require affirmative consent to opt back in following an opt-out, it is unclear whether disabling the GPC signal for a site after visiting it will have legal effect.
Next Steps & Policy Considerations
In 2023 alone, six states passed comprehensive privacy laws. In the years ahead, we expect that more states will be added to this list, and many are likely to include provisions regarding UOOMs. Policymakers must ensure that all UOOM requirements offer adequate clarity and consistency.
One place where greater detail from policymakers would provide benefit to organizations seeking to comply with legal requirements is in guidance not only for covered businesses, but also for vendors of consumer-facing privacy tools. Specifically, guidance would be useful regarding how a UOOM must be configured or implemented to give assurance that the GPC signals being sent are a legally valid expression of individual intent. For example, a minor detail such as whether a tool contains a “per-site” toggle for the GPC may be significant in one state, but not another.
Similarly, the question of “default settings” and their legal significance requires greater clarity in many jurisdictions. For example, to be considered a valid exercise of individuals’ opt-out rights under Colorado law, a valid GPC signal occurs when individuals provide “affirmative, freely given, and unambiguous choice.” This requirement creates an engineering ambiguity for publishers and websites over the validity of GPC signals they receive. For example, users installing a browser extension that requires a separate, affirmative user configuration prior to sending the GPC signal will unambiguously be a valid expression of individual choice. On the other hand, an individual using a browser marketed with a variety of privacy preserving features, including the GPC, may be sending a GPC signal that does not meet the law’s standards for defaults if those features are enabled by default and they do not provide notice to users. The user may have wanted a privacy feature other than GPC and not been aware that the GPC signal would be sent. On the other hand, another user may both be seeking and appreciate a default-on GPC and not want it to be legally ignored because they didn’t affirmatively enable it. Publishers and websites do not have an engineering mechanism to differentiate between these scenarios, incentivizing them to use nonstandard techniques, like fingerprinting, for the purposes of discerning which GPC signals are valid.
New states implementing comprehensive privacy laws also increase the odds that specific privacy rights may fracture across jurisdictions in ways that are either cohesive or irreconcilable. The current GPC specification does not support conveying users’ jurisdictions, so it is unclear how organizations must differentiate between signals originating from one jurisdiction or another. The result could be that entities must choose which state to risk running afoul of the law in such that they may follow the requirements of a conflicting jurisdiction.
As user-facing privacy tools are developed and updated, responsible businesses will likely err on the side of over-inclusion by treating all GPC signals as valid UOOMs. However, increased user adoption and the expansion of the GPC into new sectors (such as connected TVs or vehicles) could change expectations and put more pressure on different kinds of advertising activities. In the absence of uniform federal standards that would create guidance for such mechanisms, most businesses will aim to streamline compliance across states, providing a significant opportunity for policymakers to shape the direction of consumer privacy in the coming years. Policymakers must be aware of these developments and strive for clarity and consistency in order to best inform organizations, empower individuals, and set societal expectations and standards that can be applied in future cases.
Glovo traccia i rider anche fuori dall’orario di lavoro
Il gruppo di ricerca tracking.exposed, che studia la profilazione e analizza gli algoritmi online, ha realizzato tra il 2021 e il 2023 un reverse engineering dell’app Glovo Couriers in dotazione a ogni rider che lavora per la piattaforma spagnola. Lo scopo dello studio era quello di fornire una prova tecnica e verificata di come Glovo utilizzi i dati raccolti dall’app durante il suo utilizzo (e non solo), e come questo abbia ripercussioni in termini di privacy e di violazione dei diritti dei lavoratori.
L’analisi tecnica, avvenuta in più momenti, ha reso evidente come la posizione dei rider sia tracciata non solo durante lo svolgimento delle consegne, ma anche quando l’app Glovo Couriers rimane in background. Così come quelli relativi al livello della batteria e alla velocità del rider durante i turni di lavoro, informazioni inviatiìe a intervalli irregolari in diversi momenti della giornata e anche di notte.
Un resoconto dello studio su Wired Italia
The post Glovo traccia i rider anche fuori dall’orario di lavoro appeared first on Hermes Center.
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Weekly Chronicles #49
La chimera della protezione dei dati nelle smart cities
Le città intelligenti, o "Smart Cities" sono la buzzword del momento.
L’idea sarebbe di usare grandi quantitativi di dati e tecnologie per migliorare la qualità della vita urbana. Tuttavia, quello a cui assistiamo è invece una raccolta massiva di dati personali e l’uso di tecnologie di sorveglianza di vario tipo: dalle telecamere, ai droni, fino ad arrivare ai sensori wi-fi, bluetooth e celle telefoniche.
Un documento pubblicato dall’International Working Group on Data Protection in Technology, disponibile qui, esplora a livello giuridico il tema della privacy nelle smart city, fornendo alcune raccomandazioni alle città che vorrebbero cimentarsi nel diventare “smart” nel rispetto della legge e dei dati delle persone.
Il documento fornisce spunti interessanti per chi lavora nel settore e per i politici che vorrebbero cimentarsi in tali attività. Le raccomandazioni, in estrema sintesi, sono queste:
- Valutare i rischi e la proporzionalità del trattamento prima della raccolta dei dati
- Garantire che i dati utilizzati nelle decisioni siano adeguati e rappresentativi della popolazione
- Stabilire chiare procedure per soddisfare i diritti dei cittadini e assicurare trasparenza nella filiera del trattamento
La protezione dei dati nelle “smart cities” sembra però una chimera irrealizzabile. Le amministrazioni locali ricevono fondi nazionali ed europei per installare sistemi di sorveglianza evoluta che non capiscono e che non sanno usare, né comprenderne l’utilità. Come se non bastasse, ne ignorano completamente i rischi.
Nel documento si cita un caso empirico che fa ben comprendere la natura del problema.
Il comune di Enschede, nei Paesi Bassi, per più di tre anni ha implementato un sistema di tracciamento wi-fi degli smartphones attivo 24/7 nel centro della città. L’obiettivo era quello di misurare l’efficacia degli investimenti municipali — qualsiasi cosa volesse dire.
Nella pratica, per tre anni i cittadini di Enschede sono stati spiati mentre passeggiavano in strada. Il sistema infatti raccoglieva dati (tra cui anche l’indirizzo MAC, identificativo unico del dispositivo) per analizzare il traffico pedonale, il tempo trascorso nelle diverse vie del centro e le abitudini delle persone.
In che modo quest’attività ha portato un beneficio agli abitanti di Enschede? Come sono stati valutati i rischi? Non è dato sapersi.
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Il caso del giudice Apostolico
In questi giorni sta facendo molto rumore il caso del giudice Iolanda Apostolico. Alcuni giorni fa è stato pubblicato un video risalente al 2018 in cui si vedeva la Apostolico partecipare a una manifestazione di protesta contro le politiche sull’immigrazione clandestina del governo di quel periodo.
Matteo Salvini, dopo la pubblicazione del video, ha presto chiesto le sue dimissioni per evidente mancanza di imparzialità. La giudice aveva infatti recentemente deciso in merito alla revoca dell’ordine di detenzione di alcuni tunisini in un centro in Sicilia.
Sulla questione prettamente politica non c’è molto da dire: chiunque pensi che i magistrati siano imparziali e che non si lascino influenzare dalle loro personalissime opinioni è un povero fesso.
Detto questo, la vicenda sottolinea l’importanza del concetto di privacy come capacità di controllare i propri dati e la propria identità, sia fisica che digitale. La giudice non aveva “nulla da nascondere” partecipando alla manifestazione politica, eppure a distanza di anni quel video, diffuso al pubblico, ha avuto un grande impatto negativo sulla sua persona.
Pensiamo ora al contesto dei social network. Potremmo dire che un social network sia un po’ come una manifestazione politica permanente. Capita a chiunque di esprimere più o meno palesemente le proprie opinioni. Che succederebbe se le autorità iniziassero un’opera di schedatura e dossieraggio su tutto ciò che abbiamo detto e fatto online? Le conseguenze sarebbero disastrose più o meno per chiunque.
Se vuoi approfondire il concetto di privacy, leggi qui:
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Google dice addio alle password
Pare che Google presto inizierà a spingere gli utenti verso un sistema di autenticazione senza password (passwordless) per migliorare la sicurezza1. L’autenticazione senza password utilizzerà i sistemi di identificazione biometrica presenti sui nostri dispositivi per il login nelle varie app di Google, facendo quindi a meno delle password.
Se da un certo punto di vista è indubbiamente comodo, dall’altro potrebbe essere un ulteriore passo in avanti verso una crescente dipendenza nei confronti della Big Tech per utilizzare i nostri account e servizi. Sebbene infatti i dati biometrici siano salvati sul dispositivo, esistono meccanismi di backup in Cloud per mitigare il rischio in caso di perdita di cui difficilmente si potrebbe fare a meno.
Mi piacerebbe conoscere la vostra opinione. Userete questo nuovo metodo di autenticazione o continuerete a preferire le password?
Meme della settimana
Citazione della settimana
Questo cetriolo è amaro? Gettalo! Ci sono rovi nel cammino? Devia! È tutto ciò che occorre. Non dire sull'argomento: "Perché accadono queste cose nel mondo?"
Marco Aurelio
theverge.com/2023/10/10/239109…
Negative Approach Interview
Negative Approach May 12, 2022 at The Paramount
A product produced by Popburn Productions KRK & Ona
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Come collegare il tuo blog WordPress al Fediverso: iniziare con l'installazione e la configurazione di base, provvedere alle diverse opzioni di configurazione e familiarizzare con alcune buone pratiche
We Distribute, è una pubblicazione dedicata al software libero, alle tecnologie di comunicazione decentralizzate e alla sostenibilità. Questa è una pubblicazione di guerriglia sviluppata da Sean Tilley aka @Sean Tilley , sviluppata per trasmettere notizie al Fediverso e ad altre parti della rete libera.
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Questa guida NON UFFICIALE a /kbin ti aiuterà a familiarizzare con questo interessante progetto del Fediverso e a imparare a navigare nella piattaforma
Benvenuti nella guida non ufficiale di /kbin. /kbin è una piattaforma di social media che consente alle persone di creare contenuti di microblogging e contenuti di lunga durata da un unico punto. Vuoi inviare un messaggio veloce ai tuoi follower? Puoi farlo su/kbin. Vuoi condividere un collegamento a una notizia e discuterne in un forum? Puoi farlo su /kbin. Vuoi condividere la tua arte con il mondo? Puoi farlo su /kbin.
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L'intervista a Max Schrems su Computer World: "Dopo cinque anni di GDPR vediamo ancora come le autorità non stiano facendo bene il loro lavoro"
«dal punto di vista giuridico [il Data Privacy Framework è] un po' problematico, perché in fondo la legge non lo prevede ma la politica lo fa comunque. Ed è per questo che penso che per la terza volta dovremmo parlare un po' anche del tessuto costituzionale dell'UE perché, se l'esecutivo si limita ad approvare sempre la stessa cosa, sperando che la magistratura si stanchi di dirgli qual è la legge È, ciò non è realmente rispettoso dello Stato di diritto. È particolarmente interessante perché i commissari europei tendono a parlare a tutti dello stato di diritto e di quanto sia importante, ma sembra che una volta che si concentrano su questi problemi o una volta che sono sul lato ricevente, non ne sono poi così interessati.»
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La privacy? Un concetto obsoleto. Il video di morrolinux su alcune delle più inquietanti vicende che riguardano privacy e BigTech
Il video di @morrolinux è stato pubblicato su YouTube (in attesa di poterlo vedere sul suo canale Peertube)
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La guida base alle funzioni di Friendica: primi passi, nozioni di base,avvio rapido per nuovi utenti, creazione di post, il BBCode, il calendario eventi e le interazioni
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Signor Amministratore ⁂ likes this.
Come installare Friendica sul Synology: la guida passo passo di Marius Bogdan Lixandru per installare Friendica sul tuo Synology NAS utilizzando Docker & Portainer
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Signor Amministratore ⁂
Unknown parent • •@Matthew Exon
Thanks so much for the suggestion. I'll try to do some checking!
Yes, the plugin in question is "Friends" developed by Alex Kirk, but recommended by Automattic itself and Pfefferle. This plugin allows you to "follow" users of the fediverse to allow in a granular way some access rights and visibility to the flow generated by Wordpress
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Friendica Support e Sylkeweb Testing The Fediverse reshared this.
Signor Amministratore ⁂
Unknown parent • •Friendica Support reshared this.