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ACN, a giugno aumentano le attività malevole: ecco il tallone di Achille delle piccole imprese


@Informatica (Italy e non Italy 😁)
L'operational summary dell'ACN per il mese di giugno fotografa un incremento a tripla cifra degli eventi. Come mitigare il rischio
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Gaza muore di fame, nel silenzio del mondo


@Notizie dall'Italia e dal mondo
Israele non allenta la morsa mentre le scorte di aiuti umanitari si esauriscono. 15 i bambini morti per mancanza di cibo
L'articolo Gaza muore di fame, nel silenzio del mondo proviene da Pagine Esteri.

pagineesteri.it/2025/07/23/med…



Il caso Qantas Airways e l’importanza della supply chain


@Informatica (Italy e non Italy 😁)
L’attacco a Qantas Airways ha compromesso i dati di 5,7 milioni di clienti. L’origine dell’incidente sarebbe da ricondurre a un partner commerciale della compagnia aerea. Cosa vuole dire e come limitare i rischi
L'articolo Il caso Qantas Airways e l’importanza della supply chain proviene da Cyber Security 360.



La controriforma della giustizia nel segno del bavaglio


@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/07/la-cont…
La maggioranza adorante ha voluto dedicare a Silvio Berlusconi la controriforma della giustizia, da lui sempre invocata a tutela sua e degli amici. La controriforma riprende il cuore del progetto di Lucio



Codice Patriottico: da DDoSia e NoName057(16) al CISM, l’algoritmo che plasma la gioventù per Putin


Nel febbraio 2025 avevamo già osservato il funzionamento di DDoSIA, il sistema di crowd-hacking promosso da NoName057(16): un client distribuito via Telegram, attacchi DDoS contro obiettivi europei, premi in criptovalute.
Una macchina semplice, brutale, ma efficace.

Il suo punto di forza non è la sofisticazione tecnica, ma la capacità di mobilitare rapidamente migliaia di utenti, anche privi di esperienza, trasformandoli in cyber-mercenari occasionali. Bastano uno smartphone, un canale Telegram e un link di download per entrare nella “guerra patriottica”. Nessuna formazione, nessuna competenza, solo click automatizzati e una dashboard con i bersagli assegnati.

Poi è arrivata l’Operazione Eastwood, guidata [strong]nei giorni scorsi da Europol, che ha portato allo smantellamento di oltre 100 server in cinque Paesi europei, con arresti in Francia e Spagna.[/strong]

Ma ciò che emerge va oltre l’immagine dell’attivismo patriottico: prende forma un ecosistema dove propaganda, infrastrutture digitali e strumenti di controllo culturale si intrecciano. Un sistema che colpisce bersagli informatici, ma che — in parallelo — intercetta e indirizza identità, giovani e narrazioni.

L’illusione del volontariato: un comando silenzioso


Nei mesi scorsi, un pattern ricorrente ha sollevato sospetti. Più volte, una stessa macchina è apparsa in un database pubblico per attività di port scanning aggressivo, proprio nelle stesse ore in cui NoName057(16) rivendicava attacchi DDoS su Telegram. Un esempio emblematico: l’8 luglio e poi il 14 luglio. Stesso comportamento, stessa macchina, nuova rivendicazione. Analizzando il client DDoSia, distribuito ai volontari, emerge un dettaglio cruciale: un endpoint remoto non dichiarato nel codice. Questo serverC2 (Command and Control) agisce come un ‘cervello’ nascosto, inviando comandi criptati per coordinare attacchi simultanei.

Nessun annuncio pubblico, nessun messaggio su Telegram. Solo un task. Non è un attacco spontaneo. È un ordine distribuito.

Questo conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, che il client non è soltanto uno strumento distribuito per “volontari patriottici”, ma riflette una logica centralizzata e funzionale, che solleva dubbi sull’autonomia effettiva del collettivo.
NoName057(16) si configura così non solo come una community, ma come una possibile interfaccia tecnica di un sistema più esteso, in cui compaiono nomi, ruoli e infrastrutture riconducibili direttamente o indirettamente a contesti istituzionali

Oltre il client: chi c’è dietro?


Il sistema funziona. Il client attacca. Il messaggio circola.

Ma chi lo ha costruito? Chi lo comanda davvero?

Due nomi cominciano a emergere: Maxim Lupin e Mihail Burlakov.

Grazie all’operazione Eastwood, i mandati internazionali e le evidenze OSINT, emergono due figure chiave:

  • Maxim Nikolaevič Lupin: Direttore Generale del CISM (Centro per lo Studio e il Monitoraggio dell’Ambiente Giovanile);
  • Mihail Evgenyevich Burlakov: professore associato in cybersecurity all’Università aerospaziale di Samara, e vice-direttore dello stesso CISM.



Burlakov è noto nei canali Telegram del gruppo come ddosator3000 o @darkklogo. Risulta premiato nei ranking interni del malware DDoSia. Secondo Europol, ha progettato il codice del client, affittato server illegali per la gestione degli attacchi e partecipato attivamente alla distribuzione del software.

Il suo numero di telefono, pubblicato nei contatti ufficiali dell’università, è associato a un profilo Telegram registrato proprio con l’alias @darkklogo. Gli indirizzi IP collegati a quell’utenza risultano non anonimizzati e riconducibili a una zona ad alta densità istituzionale: il Cremlino

Nessuna precauzione. Nessun anonimato. Solo la certezza dell’impunità.

Meno esposto nei canali tecnici, ma centrale nella struttura, è Maxim Nikolaevič Lupin, direttore generale del CISM e figura istituzionale legata a progetti educativi, di sicurezza dell’informazione e “prevenzione ideologica”.

Lupin è accreditato presso la Presidenza della Federazione Russa. Ha lavorato come specialista in sicurezza informatica per l’organizzazione filogovernativa dei veterani Combat Brotherhood e come project manager per ZephyrLab, una società che sviluppa siti web per ministeri federali. È anche sospettato di gestire una piattaforma di trading online illegale.

Se Burlakov scrive il codice, Lupin ne decide l’uso

Il CISM: la macchina ideologica


Il Centro per lo Studio e il Monitoraggio della Gioventù (CISM) non è un centro studi.
Nato su impulso diretto del Cremlino, riceve oltre 2 miliardi di rubli per progetti che mirano, ufficialmente, a “proteggere i giovani da contenuti distruttivi”.

In realtà, è un’infrastruttura che fonde:

  • algoritmi di sorveglianza,
  • classificazione semantica automatica,
  • schedatura psicopolitica.



Il cuore tecnologico del CISM è il sistema AIS “Prevenzione”, che scandaglia oltre 540 milioni di profili social analizzando post, like, emoji, commenti, hashtag, silenzi.

Ogni adolescente riceve due indici:

  • un coefficiente di distruttività (comportamento, vocabolario, tono);
  • un indice di opposizione (posizioni politiche, relazioni, appartenenze).

I dati vengono de-anonimizzati, profilati e segnalati.
Secondo i documenti trapelati dal Cremlino e analizzati nel progetto investigativo Kremlin Leaks — a cura di Der Spiegel, iStories, VSquare e Frontstory.pl — il sistema è attualmente attivo in almeno 44 regioni russe ed è in fase di integrazione con i database del Ministero dell’Interno.

È intelligenza artificiale al servizio dell’ideologia.

I bambini ucraini deportati


Il CISM lavora a stretto contatto con il Ministero dell’Istruzione e il Centro federale RPSP per gestire i minori deportati dai territori ucraini occupati.

Il modello è chiaro:

  • identificazione,
  • classificazione psicologica,
  • rieducazione comportamentale.

Secondo documenti interni ottenuti da Meduza, il Ministero dell’Istruzione ha avviato un monitoraggio sistematico dei minori adottati provenienti dalle regioni occupate. Nella prima metà del 2023, almeno cinque bambini sono deceduti. In un caso documentato, si è trattato di suicidio. Le cause non sono state rese note.

In risposta, è stato attivato un “lavoro preventivo” che include il coinvolgimento diretto del CISM: dietro la retorica della tutela si cela un sistema di sorveglianza algoritmica. Il Centro elabora profili psico-sociali di rischio, ma non per offrire sostegno: l’obiettivo è classificare i minori in base alla loro “devianza”, “opposizione” o fragilità ideologica.

Ogni adolescente schedato riceve una scheda personale con dati identificativi, tracciamento online e indicatori predittivi generati da reti neurali, usati per segnalazioni alle autorità. Il risultato è una schedatura automatizzata basata su comportamenti digitali e opinioni politiche, che cancella ogni anonimato.

Non ci sono prove che il CISM, come istituzione, sia direttamente coinvolto negli attacchi. Ma quando sia il direttore che il vice direttore risultano legati alle stesse infrastrutture usate da NoName057(16), il confine tra “tutela giovanile” e operazioni cibernetiche diventa sempre più sottile. E sempre meno credibile.

Conclusione


NoName057(16), DDoSIA, CISM, AIS Prevenzione, @darkklogo, Maxim Lupin.
Questi nomi compaiono in contesti diversi, ma a volte si sfiorano, si sovrappongono, si parlano.

Non c’è una prova che li unisca in modo diretto.
Ma ci sono pattern, coincidenze temporali, ruoli doppi, infrastrutture condivise.
E soprattutto: assenze strategiche di anonimato, come se non fosse necessario nascondere nulla.

Forse non è un’operazione centralizzata. Forse sì.
Quel che è certo è che non tutto ciò che appare spontaneo lo è davvero.
Il rischio oggi non è solo tecnico, ma culturale.

E capire dove finisce il rumore digitale e dove comincia un disegno strutturato è il primo passo per difendere non solo i server, ma anche la nostra capacità di leggere il presente.

Perché quando algoritmi ideologici schedano i bambini come “oppositivi”, e quando gli stessi architetti digitali progettano sia strumenti di rieducazione che piattaforme d’attacco, il confine tra cybersicurezza e controllo sociale diventa troppo sottile per essere ignorato.

L'articolo Codice Patriottico: da DDoSia e NoName057(16) al CISM, l’algoritmo che plasma la gioventù per Putin proviene da il blog della sicurezza informatica.



Libertà dei media, il Regolamento Ue in vigore, ma eluso


@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/07/liberta…
L’attualità delle vicende mediali vorrebbe che si parlasse di due questioni. Innanzitutto, Reporters Sans Frontieres ha pubblicato un documento per contribuire alla tutela dei servizi pubblici. Mancano pochi



come ho sempre detto, l'elettrico ha senso solo in caso di abbondanza di corrente elettrica. ed è l'abbondanza a rendere il costo basso, mentre la scarsità lo rende alto. è una ovvia legge di mercato. ed è anche ovvio e prevedibile che a parità di offerta, salendo la domanda negli anni, il prezzo deve per forza salire. maggior domanda = maggior costo. non vogliamo il nucleare? niente auto elettriche. p.s. un parco elettrico con milioni di auto circolanti non si alimenta con eolico e solare... anche solo per il fatto che le auto non circolano solo quando c'è sole e vento. è intuitivo.


In difesa del popolo iraniano


@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/07/in-dife…
L’Iran esplode, brucia tra le sue contraddizioni e piange le sue vittime, autentici martiri di un regime sempre più crudele e che purtroppo non dà scampo agli oppositori. E così, mentre assistiamo a orrori su orrori in ogni angolo del mondo, ecco che una delle tirannidi più feroci e



‘Emergency’ tracking of Comey cellphone location points to privacy erosion


A recent news report about Secret Service surveillance of former FBI Director James Comey suggests that the Trump administration is abusing its spying powers.

You may remember that the Secret Service and Department of Homeland Security launched an investigation into Comey for posting a picture on Instagram during his beach vacation of seashells spelling out “8647.” Conservatives claimed that Comey’s post was a threat to our 47th president, Donald Trump. Never mind that “86” is slang for banning someone or something, not killing them. There’s also that whole First Amendment thing.

Then, The New York Times reported earlier this month that the Secret Service, as part of its investigation, had Comey “followed by law enforcement authorities in unmarked cars and street clothes and tracked the location of his cellphone” as Comey returned home from his vacation, even though he had already submitted to a phone interview and agreed to an in-person interview.

As the Center for Democracy & Technology’s Jake Laperruque pointed out, that kind of surveillance — real-time location tracking based on cellphone data — generally requires court approval. Although the Supreme Court hasn’t ruled on whether it requires a warrant, several other courts have held that it does.

There’s an important exception, however, to the Fourth Amendment’s warrant requirement. Known as exigent circumstances, it allows for warrantless searches in emergencies. Sources told the Times that the Secret Service invoked that exact exception to justify following Comey.

But Reason Magazine does a good job explaining why that rationale is bunk:

“‘A variety of circumstances may give rise to an exigency sufficient to justify a warrantless search, including law enforcement’s need to provide emergency assistance to an occupant of a home…engage in ‘hot pursuit’ of a fleeing suspect…or enter a burning building to put out a fire and investigate its cause,’ the U.S. Supreme Court wrote in Missouri v. McNeely (2013).

“None of those factors apply here: Comey was on the move, but he was not ‘fleeing’—he was coming home from vacation. If the Secret Service really thought he warranted further scrutiny, it had plenty of time to get a warrant from a judge.”

At least three federal appeals courts have permitted warrantless tracking of real-time cellphone location in emergencies. In one case, a man with a criminal history broke a window at his former girlfriend’s home with a gun and threatened to kill her, her seven-year-old, and other family members before fleeing. In another, a man running a drug operation murdered a potential informant, leaving police concerned that other informants who had infiltrated the operation were at risk. And in the third case, a gang member previously charged with drug crimes threatened to “shoot up” an informant.

These cases are a far cry from posting a picture of seashells on social media. And even if authorities truly believed Comey intended to threaten Trump, he had no way of carrying out that threat at the time he was tracked, since Trump was in the Middle East.

In other words, in Comey’s case, the Trump administration expanded the exigent circumstances exception beyond recognition. But it isn’t the only recent example of the government abusing its power to spy using cellphone data. A recent investigation by Straight Arrow News also detected evidence of a cellphone tracking device commonly known as a “stingray” at an anti-Immigration and Customs Enforcement protest, despite DHS policy requiring a warrant for its use except in — you guessed it — exigent circumstances.

These reports should raise red flags for everyone concerned about surveillance — including journalists and their sources. We already know that the government has tracked at least some physical movements of journalists in past leak investigations. Cellphone location data tracking allows even more all-encompassing surveillance.

If authorities are willing to claim that Comey’s social media post is an emergency justifying warrantless real-time cellphone location tracking, it’s not hard to imagine that they could make a similar (bogus) claim about a suspected whistleblower or a journalist who reports critically on the administration. It wouldn’t be any more meritless than their claims that journalism is inciting crimes or threatening national security.

Concerningly, there’s very little constraint on the government if it decides to abuse the exigent circumstances exception to make emergency requests to cellphone providers for users’ location information. While courts can suppress evidence obtained through illegal searches, they can’t undo the illegal search itself, and officers and officials who abuse the Fourth Amendment face no personal repercussions.

Cellphone providers also seem unable to detect and refuse bogus emergency requests. The three major cellphone carriers — AT&T, Verizon, and T-Mobile — receive thousands or tens of thousands of emergency requests every year. While they require a certification of emergency from the government authority making the request, clearly that process isn’t foolproof if something like the Comey “emergency” can slip through the cracks.

That makes public scrutiny of real-time cellphone location tracking and the government’s reliance on the exigent circumstances exception all the more important. The Fourth Estate — and confidential sources like those who spoke to the Times — may be our most powerful remaining check on the surveillance state.


freedom.press/issues/emergency…



Pressing on: LA journalists face violence and push for accountability


When journalist Ben Camacho set out to cover protests in Paramount, California, he did not expect to become a part of the story he was reporting. But that’s what happened after he was shot twice with crowd-control munitions by Los Angeles County sheriff’s deputies June 7.

“As a reporter of color, there’s this dynamic where I’m out there on the field and I look like the majority of people that are protesting. … There’s this kind of other layer that I feel,” said Camacho, co-founder of The Southlander, during a Freedom of the Press Foundation (FPF) webinar July 9.

Despite having a press badge and camera around his neck, Camacho was hit in the knee and then in the elbow with “less-lethal” projectiles. The pain sent him into shock, screaming and scrambling for cover. The injuries left him unable to work for a week, with lingering pain in his knee and elbow that continues to affect him a month later.

Camacho shared his story alongside three other journalists during “Reporting under fire: Protests and press freedom in Los Angeles,” an event spotlighting a growing crisis in California’s streets and newsrooms.

youtube.com/embed/DOUI5404rQ0?…

Speakers Adam Rose, press rights chair and secretary of the Los Angeles Press Club, Sean Beckner-Carmitchel, an independent videographer, and Tina-Desiree Berg, a journalist for Status Coup, also spoke on the harassment, violence, and intimidation they faced in their own city while covering LA’s immigration protests.

They emphasized practical steps journalists can take to protect themselves while continuing to cover critical stories. Among the advice shared:

  • Wear protective gear. Bring a gas mask and ballistic goggles, and keep your press pass clearly visible. Berg recommended wearing Kevlar leggings beneath pants for added protection.
  • Travel with colleagues. Watching out for each other can make all the difference, especially if someone is injured.
  • Be aware of your surroundings. Always assess your situation and be prepared to move quickly.
  • Document everything. Keep records and collect evidence of any violations or incidents.
  • Conduct a mental health check-in. Emotional and psychological impacts from covering trauma should not be overlooked. Camacho shared that he gauges how he’s feeling mentally each day before deciding whether to head out into the field.
  • Utilize your resources. There are numerous training and mental health resources available to journalists. The Dart Center at Columbia University runs a Journalist Trauma Support Network. Many organizations, such as the LA Press Club, offer grants for journalists.

These precautions were shared alongside firsthand accounts, showing how deeply the panelists’ advice is rooted in their lived realities.

California has seen dozens of press freedom violations in 2025 alone, including detentions, assaults, and equipment seizures, according to the U.S. Press Freedom Tracker.

Although Rose was not physically targeted, he provided context from his role at the LA Press Club, highlighting the large number of press freedom violations in LA in the first weeks of June alone.

The incidents ranged from journalists being detained and kettled to more severe outcomes like hospitalization and life-changing injuries.

“We see these agencies acting lawlessly,” Rose said. “They are shooting journalists with ‘less-lethal’ munitions. They’re detaining and even arresting journalists simply for doing their job.”

The violence has unfolded despite legal protections. California’s Senate Bill 98 created Penal Code 409.7, barring California law enforcement from interfering with journalists’ work during protests.

Yet the reality on the ground tells a different story as federal law enforcement has been brought in.

Berg shared her experiences witnessing the protests that erupted in LA starting June 6, sparked by outrage over Immigration and Customs Enforcement detentions of asylum-seekers.

She said the early days of June protests were some of the most intense she’s ever seen, with multiple law enforcement agencies present in force, including the LA Police Department, the California Highway Patrol, the Department of Homeland Security, and the National Guard.

“This particular issue has drawn people from all walks of life and all age groups in large numbers,” Berg said. “When you have the large numbers, a large number of protesters out there, accompanied by all these various forms of law enforcement, it could be a more risky, dangerous situation.”

She witnessed police deploying tear gas into crowds, escalating tensions. To her, that weekend marked the beginning of a new wave of unrest.

“I knew at that moment that this was the start of something,” Berg said. “These things sort of just were compounded, and that weekend became, you know, what was the whole full-blown start of these protests.”

Beckner-Carmitchel also shared his encounters while covering protests in the LA area. A tear gas canister struck him in the head, exploded, and left him temporarily blinded and with a large hematoma.

Fortunately, he passed concussion protocols, but the potential for permanent injury was high.

Since then, he said he has been hit by plastic rounds and other projectiles at least three times.

“It’s been difficult to report under these conditions, and I’m sure everyone can agree,” Beckner-Carmitchel said.

But these journalists are not just recounting their stories, they’re seeking accountability. The LA Press Club, Status Coup, and Southlander are now joined in various lawsuits against the LAPD, the LA Sheriff’s Department, and the DHS, arguing their First Amendment rights were violated.

The stories shared during the webinar showed a troubling pattern: reporters targeted for simply doing their jobs of documenting the truth. And yet, despite injury, trauma, and intimidation, they continue to report.

“I get motivated when I’m told not to do something,” Beckner-Carmitchel said. “That’s why I became a journalist in the first place.”

Watch the whole event here.

This article was originally published by the National Press Club Journalism Institute here and is republished with permission.


freedom.press/issues/pressing-…



Gaza, l’Ue a Israele: «Smetta di uccidere chi aspetta cibo e aiuti». La replica di Tel Aviv: «Hamas è responsabile»

non diciamo minchionerie... chi spara è responsabile per aver sparato. è facile individuare il responsabile. ci avete presi per dei cretini? La risposta è pure offensiva per l'intelligenza umana.

Questa "guerra" asimmetrica l'ha iniziata israele 50 anni fa.

E considerando i morti fatti da Hamas e i morti fatti da israele è anche facile capire chi fra i 2 è il criminale.

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Buon compleanno al Presidente della Repubblica, Sergio #Mattarella!

#23luglio



An Open Source Flow Battery


A red, cuboid electrochemical cell is in the center of the picture, with a few wires protruding from the front. Tubes run from each side of the cell to a peristaltic pump and tank on each side. The frame holding the pumps and tanks is white 3D printed plastic.

The flow battery is one of the more interesting ideas for grid energy storage – after all, how many batteries combine electron current with fluid current? If you’re interested in trying your hand at building one of these, the scientists behind the Flow Battery Research Collective just released the design and build instructions for a small zinc-iodide flow battery.

The battery consists of a central electrochemical cell, divided into two separated halves, with a reservoir and peristaltic pump on each side to push electrolyte through the cell. The cell uses brass-backed grafoil (compressed graphite sheets) as the current collectors, graphite felt as porous electrodes, and matte photo paper as the separator membrane between the electrolyte chambers. The cell frame itself and the reservoir tanks are 3D printed out of polypropylene for increased chemical resistance, while the supporting frame for the rest of the cell can be printed from any rigid filament.

The cell uses an open source potentiostat to control charge and discharge cycles, and an Arduino to control the peristaltic pumps. The electrolyte itself uses zinc chloride and potassium iodide as the main ingredients. During charge, zinc deposits on the cathode, while iodine and polyhalogen ions form in the anode compartment. During charge, zinc redissolves in what is now the anode compartment, while the iodine and polyhalogen ions are reduced back to iodides and chlorides. Considering the stains that iodide ions can leave, the researchers do advise testing the cell for leaks with distilled water before filling it with electrolyte.

If you decide to try one of these builds, there’s a forum available to document your progress or ask for advice. This may have the clearest instructions, but it isn’t the only homemade flow cell out there. It’s also possible to make these with very high energy densities.


hackaday.com/2025/07/23/an-ope…



Vulnerabilità critiche in Cisco ISE: aggiornamenti urgenti necessari


Le vulnerabilità critiche recentemente scoperte nell’infrastruttura Cisco sono già state sfruttate attivamente dagli aggressori per attaccare le reti aziendali. L’azienda ha confermato ufficialmente che il suo Public Security Incident Response Team (PSIRT) ha registrato tentativi di sfruttamento di queste vulnerabilità in condizioni reali. Stiamo parlando di violazioni nei prodotti Cisco Identity Services Engine (ISE) e nel modulo Passive Identity Connector (ISE-PIC).

Cisco ISE svolge un ruolo chiave nel controllo degli accessi: determina chi può connettersi alla rete aziendale e a quali condizioni. Compromettere l’integrità di questa piattaforma offre agli aggressori accesso illimitato ai sistemi interni dell’azienda, consentendo loro di aggirare i meccanismi di autenticazione e logging, trasformando di fatto il sistema di sicurezza in una porta aperta.

Nella notifica ufficiale, l’azienda ha elencato tre vulnerabilità critiche con il punteggio CVSS più alto, pari a 10 su 10. Tutte e tre consentono a un aggressore remoto non autorizzato di eseguire comandi su un dispositivo vulnerabile come utente root, ovvero con i diritti più elevati nel sistema:

  • CVE-2025-20281 e CVE-2025-20337 sono correlate alla gestione delle richieste API. Una convalida insufficiente dell’input dell’utente consente a un aggressore di creare una richiesta appositamente creata che può essere utilizzata per eseguire codice arbitrario sul server ISE;
  • CVE-2025-20282 riguarda un’API interna priva di un adeguato filtraggio dei file caricati, consentendo a un aggressore di caricare un file dannoso e di eseguirlo in una directory protetta, anche con privilegi di root.

Tecnicamente, queste vulnerabilità derivano dalla mancanza di convalida dell’input (nei primi due casi) e da un controllo insufficiente sui percorsi di caricamento dei file (nel terzo). Le opzioni di sfruttamento spaziano dall’invio di una richiesta API appositamente predisposta al caricamento di un file preparato su un server. In entrambi gli scenari, un aggressore può aggirare i meccanismi di autenticazione e ottenere il pieno controllo del dispositivo.

Nonostante vengano attivamente sfruttate, Cisco non ha ancora reso noto chi ne sia l’autore o quanto sia diffusa la situazione. Tuttavia, il fatto stesso che siano comparsi exploit sottolinea la gravità della situazione.

L’azienda ha rilasciato patch per risolvere tutte le vulnerabilità e raccomanda vivamente ai propri clienti di aggiornare immediatamente il software alle versioni più recenti. I sistemi privi di patch sono a rischio di attacchi di tipo “remote takeover” senza necessità di autenticazione, il che è particolarmente pericoloso per le reti che operano sotto un elevato carico normativo o per le infrastrutture critiche.

Oltre a installare gli aggiornamenti, gli esperti consigliano agli amministratori di sistema di analizzare attentamente i registri delle attività per individuare segnali di richieste API sospette o tentativi di scaricare file non autorizzati, soprattutto se i componenti ISE sono accessibili esternamente.

La situazione di Cisco ISE dimostra ancora una volta quanto possano essere vulnerabili anche gli elementi chiave di un’architettura di sicurezza se le interfacce e i controlli dei dati utente non vengono adeguatamente controllati. Data la prevalenza di queste soluzioni negli ambienti aziendali, la loro compromissione può essere fatale per la sicurezza dell’intera rete interna.

L'articolo Vulnerabilità critiche in Cisco ISE: aggiornamenti urgenti necessari proviene da il blog della sicurezza informatica.




Sandro Ruotolo condivide l'audio di Gennaro Giudetti, operatore #OMS che - al telefono da #Gaza - racconta di due #bombardamenti gratuiti e genocidari di #israele
facebook.com/share/v/19QCTNHb6…

#genocidio #testimonianza

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The Tesla Diner has two gigantic screens, a robot that serves popcorn, and owners hope it will be free from people who don't like Tesla.

The Tesla Diner has two gigantic screens, a robot that serves popcorn, and owners hope it will be free from people who donx27;t like Tesla.#News #Tesla





Wow, che serata spassosissima Sabato scorso alla prima edizione del Velletri Buskers Festival 🎪😅

Santo subito Alessio Cinquepalle che è l'unico tra tutto il fiume di persone presenti che ha avuto la prontezza di fare una foto di gruppo con i buskers ammucchiati tutti insieme, cogliendo l'attimo della paratina iniziale che ha attraversato il corso ed è terminata sul palco grande, con la band del Reggae Circus e il sottoscritto a presentare dal mic ogni artista dal primo all'ultimo. Non vedevo così tanti performer tutti insieme sopra e sotto il palco dai tempi del Pe' Strada Buskers Festival a sostegno di Emergency ai Fori Imperiali di Roma qualche annetto fa😋❤️

In ogni caso, da direttore artistico devo dire che questi super eroi circensi sono stati davvero straordinari: hanno risolto tutti i problemi derivanti da quell'ampio margine di improvvisazione che sempre accompagna le prime edizioni di questo tipo di eventi; si sono adattati al terreno più o meno in pendenza del centro storico; hanno incantanto il pubblico con le loro incredibili abilità e specialità circensi; hanno sopportato vere e proprie forzature da parte di feroci autosauri della pedonalizzazione dell'area; insomma sono stati magnifici. Persone di incredibile bellezza. Sia dentro che fuori, come potete vedere da questa foto. Anche un po' stronzi però. Belli e stronzi=bellonzi. E infatti guardate nell'angoletto in alto a sinistra della foto come si chiama il vicolo in cui hanno scattato questo selfie. Coincidenze?! Io non credo 🤣 Grazie di cuore a tutte le persone che hanno reso possibile questo evento, se tutto va bene lo ripetiamo il prossimo anno, e sarà ancora più bello 🙌🥰

#VelletriBuskersFestival

in reply to Adriano Bono

Un gruppo di persone si ritrova in un vicolo, con un muro di mattoni e un cartello che recita "VICOLO BELLONZI Sez. VIII" sullo sfondo. Alcuni indossano trucco da clown e costumi colorati, mentre altri sono vestiti in modo più casual. La scena è vivace e festosa, con molte espressioni di gioia e divertimento. Alcuni personaggi sono in posa, con gesti esagerati e sorrisi ampi, mentre altri sembrano interagire con la fotocamera. L'atmosfera è di allegria e spensieratezza, tipica di un evento festivo o di una celebrazione.

L'immagine mostra un gruppo di persone in costume in una stretta strada di un paese europeo, probabilmente durante un festival o una manifestazione culturale. Al centro, un uomo in un costume da stiltista con una giacca a scacchi e una maglietta a righe si appoggia al muro, mentre un altro uomo in un costume da clown con un cappello rosso e un trucco bianco e rosso sorride. Un uomo in un costume da cowboy beige con un cappello e un bastone è seduto su una bicicletta, mentre un uomo in una maglietta a righe rosse e bianche con le cinghie si trova di fronte a lui. Alcuni partecipanti indossano costumi colorati e trucco, creando un'atmosfera festosa e vivace. La strada è stretta e le facciate degli edifici sono di un colore giallo con segni di usura.

Fornito da @altbot, generato localmente e privatamente utilizzando Ovis2-8B

🌱 Energia utilizzata: 0.772 Wh



🥺🥺🥺


È morto Ozzy Osbourne - Il Post
https://www.ilpost.it/2025/07/22/e-morto-ozzy-osbourne/?utm_source=flipboard&utm_medium=activitypub

Pubblicato su News @news-ilPost




An internal memo obtained by 404 Media also shows the military ordered a review hold on "questionable content" at Stars and Stripes, the military's 'editorially independent' newspaper.

An internal memo obtained by 404 Media also shows the military ordered a review hold on "questionable content" at Stars and Stripes, the militaryx27;s x27;editorially independentx27; newspaper.#Pentagon #PeteHegseth



From ICE's facial recognition app to its Palantir contract, we've translated a spread of our ICE articles into Spanish and made them freely available.

From ICEx27;s facial recognition app to its Palantir contract, wex27;ve translated a spread of our ICE articles into Spanish and made them freely available.#Spanish



Correos internos del ICE obtenidos por 404 Media indican que el sistema CBP, normalmente usado para tomar fotos de personas al ingresar o salir de EE.UU., está siendo usado ahora por la agencia mediante una herramienta llamada Mobile Fortify.#Spanish


Chats de Slack y foros de discusión internos de la empresa muestran que el gigante de la vigilancia está colaborando activamente con el ICE para ubicar a personas con órdenes de deportación.#Spanish


…e se Epstein fosse stato suicidato per nascondere scomode verià?



Senat prescht vor: Hamburg will Bezahlkarten ausweiten


netzpolitik.org/2025/senat-pre…

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I giornalisti sono diventati bersagli di guerra


@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/07/i-giorn…
I giornalisti sono diventati bersagli di guerra, perché sono rimasti – in molte parti del mondo – gli unici testimoni di fatti che la gente non deve sapere. Sono i dati a parlare: 141 giornalisti massacrati in poco più di un anno,




SERATA LUDICA SABATO 26 luglio, presso la Scatola di Aosta Iacta Est a place Soldats de la neige, 8

Tutti i sabati, si gioca in Scatola! La nostra sede di place Soldats de la neige è aperta a partire dalle 21: tutta la ludoteca di Aosta Iacta Est (oltre 2.300 scatole!) è disponibile in prestito gratuito per una lunga serata di giochi.

La partecipazione è libera e i locali sono accessibili anche alle persone con difficoltà di movimento. In ogni serata è possibile (ma opzionale!) diventare soci dell’associazione e acquisire tutti i diritti del caso, incluso quello di prendere in prestito gratuitamente i giochi dell’associazione.


@Aosta

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#Giappone tra crisi e #dazi


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Vi spiego le Guerre Stellari di oggi e di domani. Parla il capo della Space Force Usa Saltzman

@Notizie dall'Italia e dal mondo

Nel 1983, durante la presidenza Reagan, venne proposta la Strategic defense initiative (Sdi), che prevedeva l’installazione di armamenti nello Spazio. L’iniziativa, all’epoca, venne etichettata con tono ironico “Guerre stellari”.



La Minaccia Silenziosa in Tavola: Contraffazione Alimentare, Pericoli e la Risposta cooperativa delle Forze di Polizia


La domanda "Cosa c’è in tavola?", posta dall'Ufficio dell'Unione europea per la proprietà intellettuale (#EUIPO) in occasione della Giornata mondiale contro la contraffazione nel giugno scorso, accende un faro su una delle emergenze più subdole e dannose del nostro tempo: la contraffazione alimentare.

Lungi dall'essere un problema marginale o confinato ai beni di lusso, il fenomeno colpisce quotidianamente le tavole dei consumatori, minando la salute pubblica, dilapidando le economie nazionali e internazionali e intaccando la reputazione delle eccellenze agroalimentari, in particolare quelle a Indicazione Geografica. L'allarme lanciato dall'EUIPO, supportato da dati concreti e dalle operazioni condotte dalle forze dell'ordine a livello internazionale, rivela la portata di una criminalità organizzata che richiede una risposta sistemica e coordinata.

L'Entità del Fenomeno e l'Impatto Economico

La contraffazione di alimenti e bevande si manifesta come un'emergenza silenziosa, ma dagli effetti devastanti. Solo in Italia, il comparto dei vini e degli alcolici ha registrato perdite per 302 milioni di euro a causa di questa piaga, secondo le stime dell'EUIPO.

A livello europeo, l'impatto economico è ancora più drammatico: tra il 2013 e il 2017, il settore europeo del vino e degli alcolici ha subito una perdita complessiva di 2,3 miliardi di euro all'anno, con quasi 5.700 posti di lavoro perduti. Le perdite fiscali per gli Stati membri superano i 2 miliardi di euro annuali. Il fenomeno non risparmia neppure prodotti quotidiani come biscotti, pasta e dolciumi, che, secondo la valutazione 2022 della minaccia dei reati contro la proprietà intellettuale, sono stati la seconda categoria più sequestrata alle frontiere esterne dell'UE nel 2020. La Cina e la Turchia emergono come i principali Paesi di origine di questi prodotti contraffatti.

I Pericoli per la Salute Pubblica

Ben oltre il danno economico, la contraffazione alimentare cela un rischio ben più grave: quello per la salute pubblica. Dalle indagini e dai sequestri, è emerso che alcuni prodotti fraudolenti contengono sostanze altamente pericolose. La relazione SOCTA 2021 di Europol ha evidenziato la presenza di metanolo, mercurio, fipronil e vari pesticidi in alimenti e bevande contraffatti. Questi contaminanti, spesso utilizzati per ridurre i costi di produzione o alterare le caratteristiche del prodotto, rappresentano una minaccia diretta e gravissima per i consumatori, che inconsapevolmente introducono nel proprio organismo elementi tossici e nocivi. La sofisticazione dei metodi criminali, che includono la manipolazione di etichette e imballaggi o il riutilizzo di bottiglie originali, rende ancora più difficile per il consumatore medio distinguere il prodotto autentico da quello fraudolento.

Le Indicazioni Geografiche e la Loro Vulnerabilità

Il sistema delle Indicazioni Geografiche (IG), che include DOP, IGP e STG, rappresenta un baluardo di qualità, autenticità e valore territoriale per l'Europa, con oltre 3.600 prodotti registrati. Paesi come Francia, Italia e Germania sono leader in questo settore. Tuttavia, proprio la loro reputazione e il loro successo li rendono bersagli privilegiati per la contraffazione. Il vino, che da solo costituisce oltre il 50% del consumo totale di prodotti IG nell'UE, è particolarmente esposto a frodi e imitazioni. La contraffazione delle IG non solo danneggia i produttori legittimi e l'economia locale, ma compromette anche la fiducia dei consumatori in un sistema nato per garantire eccellenza e tracciabilità.

La Risposta delle Forze dell'Ordine in ambito Internazionale

La crescente portata e sofisticazione del fenomeno impongono una risposta robusta e coordinata a livello internazionale. L'EUIPO collabora attivamente con le forze di polizia e le istituzioni europee per rafforzare i controlli e smantellare le reti criminali. L'evoluzione del commercio elettronico, che ha offerto ai contraffattori nuove vie di distribuzione, ha reso ancora più impellente la collaborazione trasnazionale. Un esempio lampante di questa sinergia è l'operazione congiunta Europol-Interpol #OPSON 2024.

Questa operazione, specificamente mirata alla contraffazione alimentare, ha portato a risultati impressionanti: il sequestro di 22.000 tonnellate di alimenti e 850.000 litri di bevande contraffatte, per un valore commerciale stimato in 91 milioni di euro. L'operazione ha inoltre permesso di smantellare undici reti criminali e di segnalare 278 persone all'autorità giudiziaria. Questi successi dimostrano che la lotta alla contraffazione alimentare è intrinsecamente legata alla lotta contro la criminalità organizzata, poiché i proventi di queste attività illecite spesso finanziano altri reati gravi come il traffico di droga, il riciclaggio e persino il terrorismo.

Il Ruolo del Consumatore e la Prevenzione

La campagna "Cosa c’è in tavola?" dell'EUIPO, oltre a sensibilizzare, offre consigli pratici ai consumatori per proteggersi:


  • È fondamentale acquistare prodotti solo da rivenditori e canali di distribuzione ufficiali, inclusi i siti web dei marchi.
  • I consumatori dovrebbero verificare attentamente l'etichettatura del prodotto, la sua origine e la presenza dei loghi di certificazione IG (DOP, IGP, STG). La presenza di errori di stampa, confezioni difettose o altri segni sospetti deve far scattare un campanello d'allarme.
  • L'utilizzo di strumenti di autenticazione, come QR code o ologrammi, può ulteriormente aiutare a garantire l'autenticità.


La contraffazione alimentare è una minaccia complessa e multifaccettata che incide profondamente sulla salute dei cittadini, sull'economia e sul patrimonio culturale e produttivo europeo. La sua natura criminale, spesso legata a reti organizzate transnazionali, richiede una risposta integrata che veda le autorità, le forze di polizia, i produttori e i consumatori agire in sinergia. Le operazioni di successo come OPSON 2024 e le campagne di sensibilizzazione come quella dell'EUIPO dimostrano che, pur essendo una "battaglia che dobbiamo combattere insieme", la costante vigilanza e la cooperazione internazionale sono gli strumenti essenziali per proteggere la nostra tavola e garantire la sicurezza e l'autenticità dei prodotti alimentari che consumiamo.

fabrizio reshared this.



mi immagino il presidente francese... che neppure ricordava dove cazzo avesse messo quella valigetta atomica... che la ritrova alla fine, e allora lo prende un dubbio terribile. chiama lo stato maggiore dell'esercito e chiede: "ma ancora tutto funziona perfettamente vero?" e alla risposta del generalissimo: "si beh... c'è sollo da impostare degli obiettivi, ma si"... e quello... rassicurato... "bravi ragazzi"...


Difesa, così Trump sta mobilitando l’industria pesante americana

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C’è fermento nella macchina produttiva americana. Dal suo ritorno nello Studio Ovale, Donald Trump ha avviato una campagna sistematica di rilancio dell’industria della difesa, la quale non punta unicamente a riportare gli States a una dimensione produttiva capace di sostenere un impegno



Bae Systems aggiornerà i Gulfstream G550 dell’Aeronautica militare. I dettagli

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Bae Systems ha ottenuto un contratto da 12 milioni di dollari da L3Harris per supportare la trasformazione di due velivoli Gulfstream G550 dell’Aeronautica militare in avanzate piattaforme di attacco elettronico (Electronic Attack, EA). Una mossa che proietta l’Italia tra i pochi Stati