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"Istruzione e del Merito", pretendono ora che la maggioranza dei bambini nelle classi sia italiana, forse illudendosi così di fermare l'ingresso nelle classi d


    Loredana Fraleone*   Il ministro Valditara parla dei problemi posti dalla eccessiva presenza di bambini “stranieri” nelle classi







La facoltà di “Scienze Repressive” della Hebrew University


L'università ha deciso di sospendere la professoressa Nadera Shalhoub-Kevorkian, un'importante studiosa di diritto e cittadina palestinese di Israele, per le sue posizioni critiche nei confronti del sionismo e dell'assalto di Israele a Gaza L'articolo La

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972mag.com/hebrew-university-n…

(Traduzione a cura di Federica Riccardi)

A cura di Orly Noy –

Pagine Esteri, 23 marzo 2024. “Un’università che promuove la diversità e l’inclusione è un’università che favorisce l’uguaglianza”. Queste sono alcune delle parole usate dalla Hebrew University di Gerusalemme, una delle più importanti istituzioni accademiche del Paese, per descrivere i suoi presunti valori e la sua visione. La settimana scorsa, però, l’università ha deciso di sospendere la professoressa Nadera Shalhoub-Kevorkian, un’importante studiosa di diritto e cittadina palestinese di Israele.

La scandalosa decisione, emessa senza una regolare udienza, è arrivata subito dopo la puntata del podcast di Shalhoub-Kevorkian su Makdisi Street, in cui esponeva le sue posizioni critiche nei confronti del sionismo e dell’assalto di Israele a Gaza. Ma la studiosa è stata nel radar dell’università per mesi (e addirittura anni), dopo aver firmato una petizione a fine ottobre che chiedeva un cessate il fuoco a Gaza e descriveva la guerra come un “genocidio”. La Shalhoub-Kevorkian, ha scritto l’università, dovrebbe “trovare un’altra sede accademica che corrisponda alle sue posizioni”.

La sospensione svuota certamente di significato alcuni dei corsi “illuminati” che l’università ha da offrire. Infatti, cosa può insegnare un’università, che sospende un membro anziano della facoltà senza un’udienza, ai suoi studenti in un corso intitolato “La Corte Suprema in uno Stato democratico”? Cosa può insegnare un’istituzione accademica, che si allinea ai sentimenti più estremi e falsi della società, su “Libertà, cittadinanza e genere”? Cosa può insegnarci su “Diritti umani, femminismo e cambiamento sociale” un’istituzione che mette a tacere in modo crudele e prepotente la voce critica di una donna, di una docente e di un membro di una minoranza perseguitata?

In una dichiarazione che presentava la sua visione dell’istituzione accademica diversi anni fa, il presidente dell’università, il professor Asher Cohen – che insieme al rettore, il professor Tamir Sheafer, ha autorizzato la sospensione di Shalhoub-Kevorkian – ha affermato che l’università ha “guidato un processo di inclusione delle popolazioni che compongono la società israeliana. Crediamo in un campus eterogeneo, pluralista ed egualitario, dove il pubblico proveniente da contesti diversi si conosce e viene introdotto al valore della coesistenza”. Sono queste le parole importanti di un uomo che sembra però incapace di ascoltare voci politiche critiche che differiscono dalle sue.

Nella stessa dichiarazione, Cohen si vanta della grande responsabilità dell’università “nei confronti della società israeliana, e in particolare di Gerusalemme”. Questa è la stessa Gerusalemme dove metà della città è sotto occupazione e dove oltre 350.000 palestinesi sono oppressi ogni giorno, le loro case demolite e i loro figli tirati arbitrariamente giù dal letto e arrestati nel cuore della notte – senza che nessuno dei dirigenti della torre d’avorio di Cohen dica una parola su di loro.

C’è molto da dire sui quartieri palestinesi di Silwan e Sheikh Jarrah, entrambi a poche centinaia di metri dal campus di Mount Scopus, che devono affrontare le espropriazioni di terre e proprietà da parte dei coloni sostenuti dallo Stato. Ma è particolarmente grave che la Hebrew University non ha mai ritenuto opportuno protestare contro la violenta oppressione in atto nel villaggio di Issawiya, le cui case sono chiaramente visibili dalle finestre degli edifici del campus, a pochi metri di distanza. Possibile che nelle serate che Cohen trascorre nel suo ufficio non senta il rumore degli spari della polizia israeliana, che da tempo sono la colonna sonora del villaggio, proprio sotto la sua finestra?

Se solo il grande peccato dell’ Hebrew University (ed è davvero un grande peccato) fosse l’oblio. La sospensione di Shalhoub-Kevorkian si aggiunge a una lunga lista di persecuzioni politiche e di indottrinamento militarista promossi dall’istituzione nel corso degli anni.

Dopo tutto, questa è la stessa università che, nel gennaio 2019, ha assecondato una brutta campagna di incitamento condotta da un gruppo studentesco di destra contro la dottoressa Carola Hilfrich, sostenendo falsamente che aveva rimproverato uno studente per essersi presentato al campus in uniforme militare. Invece di difenderla dalle false accuse, l’università ha emesso una vergognosa lettera di scuse per l'”incidente”. Questa è la stessa università che, pochi mesi dopo, ha scelto di trasformare il campus in un piccolo campo militare, ospitando corsi per l’unità di intelligence dell’esercito israeliano – una di una lunga serie di proficue collaborazioni con l’esercito – nonostante le proteste di studenti e docenti.

Questa è la stessa università che, più volte, ha molestato e messo a tacere le associazioni studentesche palestinesi, concedendo al contempo crediti accademici agli studenti che fanno volontariato con il gruppo di estrema destra Im Tirtzu. E questa è la stessa università che, negli ultimi cinque mesi, non ha detto nulla su come Israele distrugge sistematicamente le scuole e gli istituti di istruzione superiore di Gaza, tradendo vergognosamente non solo i loro colleghi assediati, bombardati e affamati a Gaza, ma i principi stessi del mondo accademico.

In una lettera al deputato Sharren Haskel per spiegare la loro decisione, il presidente Cohen e il rettore Sheafer hanno accusato la Shalhoub-Kevorkian di essersi espressa in modo “vergognoso, antisionista e incitante” dall’inizio della guerra, schernendola per aver definito la politica di Israele a Gaza un genocidio. Ma non è la sola a farlo. Non solo il popolo palestinese e centinaia di milioni di persone in tutto il mondo considerano la calamità di Gaza un genocidio, ma la stessa Corte Internazionale di Giustizia, il più alto tribunale del mondo, ha preso sul serio questa pesante accusa e ha stabilito che non può essere respinta a priori.

È come se Cohen e Sheafer non solo fossero sorpresi di apprendere che Shalhoub-Kevorkian è palestinese, ma che è anche – il cielo non voglia! – antisionista. Se il sionismo fosse un prerequisito per l’ammissione all’università, i suoi dirigenti avrebbero dovuto essere obbligati a informare ogni docente e studente prima di varcare i cancelli. È lecito affermare che uno dei motivi principali per cui non lo fanno, a parte le restrizioni legali, è che la Hebrew University beneficia della presenza di palestinesi per presentarsi al mondo accademico internazionale come un modello di pluralismo, liberalismo e inclusione. Nel frattempo, può continuare a perseguitare i palestinesi in patria, lontano dagli occhi del mondo.

Questo atto vergognoso si sta già ripercuotendo con forza nel mondo accademico e nei media di tutto il mondo, marchiando la Hebrew University con la vergogna che merita. Fino ad allora, l’unico corso che posso trovare nei moduli dell’università che sembra appropriato da insegnare agli studenti è quello offerto dal Dipartimento di Scienze Politiche – Machiavelli, il filosofo del governo tirannico.

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*Orly Noy

Orly Noy è redattrice di Local Call, attivista politica e traduttrice di poesia e prosa in farsi. È presidente del comitato esecutivo di B’Tselem e attivista del partito politico Balad. I suoi scritti affrontano le linee che si intersecano e definiscono la sua identità di Mizrahi, di donna di sinistra, di migrante temporanea che vive all’interno di un’immigrata perpetua, e il costante dialogo tra di esse.

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LIBRI. Si può “ignorare l’assenza” ma le rose rosse ricresceranno sempre


L’immaginario italiano risultante dalla convergenza delle opere letterarie palestinesi compone una sorta di mosaico le cui tessere sono gli oggetti, le tradizioni, i giochi, ma anche le macerie della Palestina dimenticata. Un mosaico che il libro di Valer

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di Pietro Basso –

Pagine Esteri, 29 marzo 2024. “Non sono le pallottole ad uccidere, è il silenzio”, ha scritto Muhammad Taha. Se ciò è vero, è benvenuta quest’opera prima di Valeria Roma (“Ignorare l’assenza. La letteratura palestinese nell’immaginario italiano” Meltemi editore), che non rispetta l’imperativo di coprire di silenzio la vita quotidiana, la lotta, la cultura, la causa dei palestinesi. E ci fornisce una guida critica essenziale, ordinata senza pedanteria, dalla scrittura asciutta ed elegante, che finora mancava, della letteratura palestinese in lingua italiana, e del suo contributo al rinnovamento di una letteratura italiana da tempo raggrinzita nel provincialismo.

Il toro – la pretesa del sionismo di cancellare il passato e il presente della Palestina e dei palestinesi per escludere che possano mai avere un futuro – è subito preso per le corna. Una postura necessaria specie in tempi come questi in cui impazza, dentro e fuori Israele, un sionismo a tal punto intriso di fanatismo religioso da mettere in discussione perfino la possibilità di una coesistenza pacifica tra le stesse “quattro tribù” ebraiche (di cui ha parlato Rivlin). Un sionismo a tal punto preda della sua auto-esaltazione da pretendere di avere chiuso una volta per tutte la “questione palestinese” con il proclamare Israele “lo stato degli ebrei”, legittimando a posteriori e, nel contempo, a priori la pulizia etnica compiuta, e da ultimare, ai danni del popolo palestinese.

Sennonché questa pretesa, che la hasbarà rilancia pure in Italia con illimitato fanatismo e altrettanto illimitata libertà d’azione, urta contro la coriacea realtà di un’esistenza sociale piena di ferite e di mutilazioni, ammanettata, umiliata, dispersa, e tuttavia irriducibile a semplice ammasso di polvere del deserto. Certo: un secolo di colonizzazione ha mutato in modo radicale ambiente, demografia, rapporti sociali della Palestina. Qualunque esule torni alla ricerca del mondo di ieri, o almeno delle sue tracce, finisce per restare, immancabilmente, deluso. Ma questa esistenza sociale rinasce di continuo dalle sue ceneri come l’araba fenice. Si rinnova, ringiovanisce, urla periodicamente la sua rabbia e il suo desiderio di libertà e di riscatto con le sue sollevazioni di massa (sono già quattro da quel fatidico 8 dicembre 1987). Parla di sé, a sé e al mondo intero, con la letteratura.

Il prezioso lavoro di Isabella Camera d’Afflitto e di altre studiose e studiosi capaci di un’attitudine exotopa scevra da sentimentalismi ha presentato anche ad un pubblico che non ha conoscenza della lingua araba la grande ricchezza e varietà di generi della letteratura araba contemporanea. “Svegliatevi Arabi! In piedi! / Su dal fango che fino al ginocchio vi serra. / Perché vi appoggiate a speranze che son tradimento, / se già vi attanaglia la morte? / Dio è il più grande, cos’è questo sonno? / Orsù, fuori dal vostro giaciglio, nel turbine entrate”, aveva intimato (nel 1913) il poeta libanese Ibrahim al-Yazigi. Non ha gridato invano. Si può constatarlo pure da questa rassegna che si muove nel solco appena indicato. E lo fa con mano sicura, senza risparmiare meritate stoccate a mostri sacri quali Pier Paolo Pasolini, e distinguendo in maniera opportuna gli scrittori o le scrittrici di maggior successo da quelli/e di maggior valore.

L’autrice ha scelto di presentare le singole opere letterarie come altrettante tessere di un mosaico che via via si completa con “gli oggetti, le tradizioni, i giochi, ma anche le macerie della Palestina dimenticata”. La quotidianità che ne emerge è inevitabilmente punteggiata di caserme, demolizioni, assassinii, pogrom, sofferenze, discriminazioni, pervasa da un’ansia permanente che sconfina nell’angoscia, se non nella disperazione, quando il servilismo degli sconfitti divenuti obbedienti diventa norma di comportamento fino alla delazione, e tutto, proprio tutto, appare perduto. Come se l’avverso destino avesse riservato alla Palestina e ai palestinesi nient’altro che una catena di nakbah e di naksah.

Sull’intero quadro grandeggia la guerra. Una guerra infinita, in cui si è trattati da “infiltrati”, e ci si sente profughi, nella propria terra di nascita. Una guerra, a cui non ci si può sottrarre neppure con l’esilio. Una guerra a cui non si vogliono sottrarre i coraggiosi, le coraggiose, nei quali/nelle quali la collera periodicamente esplode sprigionando con una forza ogni volta nuova il desiderio, il sogno collettivo di liberazione. Ma se la stessa continuità dell’esistenza è un modo di resistere, allora anche le “armi passive”, le abbondanti riserve della memoria, la malinconia, la nostalgia (gurbah), l’auto-ironia, il sarcasmo, possono arginare il senso di straniamento che incombe, e arrivare a fendere, piccoli raggi di luce, il buio fitto che impedisce di intravvedere l’uscita, quando e come che sia, dall’enorme carcere a cielo aperto che è ormai diventata l’intera Palestina storica, e non soltanto la striscia di Gaza.

Nelle sue differenti articolazioni di letteratura dei territori occupati, racconti dell’esilio, del ritorno e del carcere, letteratura impegnata (i grandi nomi di Kanafani e Habibi), letteratura fantascientifica, per l’infanzia e perfino noir, la letteratura palestinese è presentata qui come una forma di resistenza alla macchina dell’oppressione israeliana. Se l’occupazione e l’espropriazione della Palestina è stata ed è insieme fisica e metaforica, allora la scrittura esprime la reazione di un corpo sociale, di tanti corpi-menti individuali, vivi e capaci di creatività, liberi anche nella più snervante prigionia. Così, attraverso le parole, una lingua che sfida di continuo i padroni del carcere e i loro volonterosi complici, la Palestina e la causa dei palestinesi rinascono, rispuntano di continuo, a sorpresa, da sotto le macerie dei bulldozer incaricati di spianarla. Nella sua pungente polemica con l’“ipotesto sionista” che declassifica i palestinesi ad altrettanti calchi immodificabili e omogenei di un’atavica arretratezza “di razza”, Valeria Roma ha inteso mostrare come nell’esperienza sociale palestinese ci sia spazio, invece, per le aspirazioni e le differenze individuali, per una modernità che si colloca oltre lo spirito gregario del clan senza per questo dissolvere i legami comunitari.

Il valore di tale polemica fuoriesce da questa specifica materia, dacché la “grande narrazione sionista” su Israele, sulla Palestina, sul popolo palestinese, rappresenta il tipo più estremo ed intransigente di revisionismo storico in chiave etnocratica in circolazione. Come ha osservato E. Said occupandosi della questione palestinese, “in Occidente pressoché l’unico gruppo etnico verso il quale è tollerata, se non incoraggiata la denigrazione a sfondo razziale, è quella araba”. E non v’è dubbio che quando la grancassa della propaganda anti-palestinese insiste sul “terrorismo” dei palestinesi, è degli arabi in generale che si parla. Ma io sono convinto che non si tratti solo degli arabi, né di tutti gli arabi presi in blocco al di là delle profondissime differenze di classe che segnano le società arabe. Nell’incredibile fortuna e diffusione che l’ideologia anti-palestinese ha nel mondo occidentale odierno, e non solo, la Palestina e i ribelli palestinesi sono un simbolo di un “qualcosa”, di un pericolo, ancora più ampio.

“Cerco la vera Palestina, la Palestina che vale più dei ricordi, più di una penna di pavone”, fa dire Ghassan Kanafani al suo Said in Ritorno ad Haifa. Ed escludendo che la vera Palestina possa essere quella di un tempo irrimediabilmente passato, formula la domanda bruciante: cos’è, dov’è la vera Palestina oggi? Questa rassegna ci aiuta a capirlo. Non saremo mai abbastanza grati alla sua autrice e ai traduttori delle opere che ha recensito per averlo consentito. La Palestina e i palestinesi, afferma Aysar al-Saifi, sono “un seme, un viaggio, un campo e una lettera”, facendo eco al poeta algerino Malek Haddad: “Je suis chez moi en Palestine”. La Palestina come luogo del cuore. La Palestina, allarga lo sguardo Mahmoud Suboh, è un “universale fantastico”, “racchiude nella sua storia tutte le particolari resistenze nel mondo, come Omero voce della collettività del popolo greco”. Ma se, ad onta del falso antagonismo tra democrazie e autocrazie, davvero “il male del nostro tempo è la perdita della libertà” ovunque (Walid Daqqa), la Palestina e i palestinesi – lungi dall’essere stati cancellati dalla storia – esprimono, nella loro semplice esistenza, e tanto più nella loro ribellione, la voce, il grido di dolore, la speranza delle masse oppresse del mondo intero.

Con i versi di un poeta napoletano: “c’è una musica di fanfare, del grande esercito coloniale” (ci spacca i timpani ogni giorno), e “c’è una musica della terra, del Sud che si ribella”… Qui terra non è solo agricoltura: ulivi, cotone, sesamo, fichi, agrumi, mandorle, nespole, orzo, rose, gelsomino, che pure tanta parte hanno nella letteratura palestinese. È terra come fonte della vita e della strenua difesa della vita della natura e della specie umana dalla brutale pretesa totalitaria dell’industria del controllo carcerario, della dazione di morte, del distruttivo colonialismo “ecologista”, in cui per sua stessa sventura si è specializzato lo stato “ebraico”, avanguardia tecnico-politica, educatore e fornitore di tutti gli apparati statali capitalistici del Nord e del Sud, dell’Est e dell’Ovest. Ai nostri giorni, infatti, la guerra, l’economia di guerra, la disciplina di guerra grandeggiano non più soltanto sulla Palestina storica, incombono sull’intero globo con le loro apocalittiche minacce. Palestina, allora, è il mondo. E la sua letteratura è entrata da tempo, non a caso, nella letteratura del mondo. Ma di quale mondo si parla? E quale futuro per questo mondo?

Al momento per la “questione palestinese” non è in vista alcuna soluzione. All’oggi l’intera storia della lotta secolare dei palestinesi per la propria liberazione può apparire come un seguito di occasioni mancate, di insuccessi, di sconfitte, di tradimenti. Nonostante ciò, è questo che inquieta le élite globali, la questione palestinese resta aperta. La resistenza palestinese, in sempre nuove e articolate forme, di cui la letteratura non è certo l’ultima, è viva. E continua a riscuotere simpatia e solidarietà nel mondo intero da parte di tutti/e coloro che odiano l’oppressione delle nazioni, il colonialismo vecchio e nuovo, l’apartheid, il razzismo, il militarismo – tratti essenziali dell’odierno stato di Israele. Non lo dico io: lo sostengono gli intellettuali ebrei e israeliani più illuminati, quali N. Chomsky e I. Pappe. Lo dicono anche quei giovani cittadini di Israele – per pochi che essi siano – che condannano i pogrom e si rifiutano di servire nell’esercito.

Non è solo per una ragione di ordine demografico che la questione palestinese resta aperta. Resta aperta come questione nazionale e, sempre più, come questione sociale. Nazionale perché la resistenza palestinese rende evidente l’ingiustizia di un popolo senza stato; sociale, di date classi sociali, perché si è creato in questi decenni uno strato di borghesi e burocrati palestinesi benestanti, privilegiati collusi con Israele, mentre la grande massa proletaria e semi-proletaria dei palestinesi di Gaza, della Cisgiordania, della diaspora dei campi profughi, dei palestinesi cittadini di Israele, vive in condizioni di atroce povertà e deprivazione (è l’80%!), e deve affrontare soprusi e tormenti di ogni tipo.

Il richiamo all’unità che negli ultimi anni è salito dalle piazze palestinesi non è tanto, secondo me, un richiamo all’unità delle rappresentanze politiche storiche, sempre più indebolite e prigioniere dei propri vincoli con Israele, i governi occidentali e/o le petrolmonarchie, quanto un richiamo all’unità degli strati più oppressi, diseredati, impoveriti. Quelli che, insieme ad una parte della gioventù istruita senza lavoro, hanno riempito le piazze in tanti paesi del mondo arabo nelle due ondate di sollevazioni del 2011-2012 e del 2018-2020.

A questo riguardo Maher Charif ha parlato di “gruppi sociali popolari che hanno fatto irruzione, per la prima volta in questa forma, sulla scena dell’azione politica” gridando “pane, dignità e giustizia sociale”, e fissando un obiettivo ancor più alto e radicale: “il popolo vuole abbattere il regime”. Nonostante il loro provvisorio scacco, questi avvenimenti hanno messo in luce che non esiste solo un mondo arabo, ne esistono due sempre più distanti ed estranei: il campo delle classi dominanti, in vario modo legate all’ordine mondiale capitalistico, e il campo delle classi sfruttate. Per la Palestina e i palestinesi le cose si stanno muovendo in questa stessa direzione, da decenni. E poiché la spaccatura in profondità di tutte le società – anche di quelle più ricche, come gli Stati Uniti e l’Europa – è un dato universale, ecco che si sono create le condizioni affinché il messaggio di lotta delle masse oppresse e sfruttate della Palestina e del mondo arabo arrivi molto lontano.

Questo studio dimostra che, anche attraverso la letteratura, il messaggio è arrivato perfino nella torpida Italia, presentandoci una “identità palestinese” in continua trasformazione, che si sottrae alle “etichette semplificatorie e discriminanti della nazionalità, della cittadinanza, dell’appartenenza religiosa” per assurgere a significati di maggior respiro e profondità, una Palestina agente in Italia. Per paradosso, lo sforzo sistemico messo in atto per desertificare la “questione palestinese”, per “spogliarla della sua sacralità” riducendola a semplice affare di procedure amministrative (Murid al-Barghuthi), si sta rovesciando nel suo contrario, e la investe di una forza simbolica eccezionale. La Palestina è ovunque. Ovunque sia assente la libertà per la presenza dei meccanismi di sfruttamento e di dominio che stanno togliendo il respiro alla classe lavoratrice di tutte le razze, le nazionalità, le religioni o le non-religioni, e alla stessa natura. Ovunque si lotti senza paura per liberarsi da questi meccanismi universali. Senza cessare di essere la Palestina storica nella drammatica concretezza del suo presente, Palestina è il luogo in cui le rose rosse rinasceranno sempre.

Buona lettura.

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In Cina e Asia – Forum Boao, il numero 3 del Pcc: "No al confronto tra blocchi”


In Cina e Asia – Forum Boao, il numero 3 del Pcc: boao forum
Forum Boao, il numero 3 del Pcc chiede ai paesi asiatici di opporsi al "confronto tra blocchi"
Fidato di Xi a capo della Commissione per il cyberspazio cinese
Cina, scienziati progettano missile terra-aria con un raggio d'azione di 2.000 km
Cina, continua a crescere il settore dei video brevi e del live streaming
Nazioni Unite, veto della Russia sul rinnovo del monitoraggio sulle sanzioni alla Corea del Nord
Indonesia, Giacarta resterà il centro economico del paese anche quando la capitale verrà trasferita a Nusantara

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Tibetani protestano contro la costruzione di una nuova diga


Tibetani protestano contro la costruzione di una nuova diga tibetani diga
Tutto è cominciato il 14 febbraio, quando almeno 300 tibetani hanno protestato pacificamente davanti agli edifici governativi della contea di Dege chiedendo di sospendere la costruzione della diga Pianti di sottofondo e monaci prostrati mentre la polizia si fa largo tra la folla. Sono alcune delle immagini delle proteste andate in scena lo scorso mese nella provincia cinese del Sichuan, ...

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Weekly Chronicles #69


Proibizionismi digitali, pirati incarcerati e placche metalliche

Questo è il numero #69 di Privacy Chronicles, la newsletter che ti spiega l’Era Digitale: sorveglianza di massa e privacy, sicurezza dei dati, nuove tecnologie e molto altro.

Cronache della settimana

  • La Cina dice no al software e hardware statunitense
  • Samourai Wallet decentralizza il Coinjoin
  • L’Unione Europea ha vietato i wallet cripto privati e anonimi, è vero?

Lettere Libertarie

  • Ross ‘Dread Pirate’ Ulbricht compie 40 anni, in carcere

Rubrica OpSec

  • Proteggi le tue seed words con l’acciaio

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La Cina dice no al software e hardware statunitense


La Cina ha recentemente annunciato nuove regole che prevedono il divieto d’utilizzo di processori Intel e AMD su PC e server governativi. Il divieto si estende anche a software come Windows e in generale prodotti da Microsoft, nonché tutti i software per database sviluppati al di fuori della Cina.

Questa è però in realtà una mezza notizia, poiché la Cina già da tempo aveva politiche protezioniste in materia di ICT. Le aziende cinesi già oggi molto spesso usano numerosi strumenti open source per evitare software statunitense. In futuro il fenomeno sarà probabilmente più accentuato.

Da un lato l’interesse cinese è certamente aumentare il controllo sulla propria infrastruttura nazionale e sui dati, considerati dal governo una risorsa strategica, ma anche evitare rischi di spionaggio e accessi abusivi a sistemi governativi da parte dell’intelligence statunitense.

Lo stesso problema, per così dire, lo abbiamo noi europei. Da tempo discutiamo proprio della sorveglianza di massa perpetrata attraverso i software e hardware americani a danno di governi, aziende e cittadini europei, senza però alcun effetto reale. In quanto colonia politica, possiamo lamentarci e battere i piedi, ma non certo evitare l’uso degli strumenti di spionaggio di Madre Patria.

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Samourai Wallet decentralizza il Coinjoin


Continuiamo la rassegna con una notizia più tecnica, ma estremamente interessante anche dal punto di vista politico. Il team di sviluppo di Samourai Wallet ha dichiarato di essere finalmente riusciti a decentralizzare il loro strumento di “coinjoin” di Bitcoin, chiamato Whirpool.

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#69


‘NDRANGHETA IN AUSTRALIA. UNA GUERRA PER LA LEADERSHIP?


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Nel nostro blog abbiamo già parlato della infiltrazione (storica) della #‘ndrangheta in #Australia (vedi nota a fine pagina).
[Il luogo dell’omicidio]Immagine/foto
Torniamo a farlo poiché è recente il rinnovato interesse degli australiani dopo che un fruttivendolo di Melbourne, John Latorre, è stato ucciso il mese scorso a colpi di arma da fuoco nel suo vialetto mentre usciva nelle prime ore del mattino per andare al lavoro. Egli era indicato come una figura di primo piano del mondo criminale di #Melbourne, legato alla mafia calabrese. È stato ucciso in un'aggressione a colpi di arma da fuoco mentre si trovava nel vialetto di casa sua a Buchanan Place, Greenvale, nella zona nord della città. Gli assassini hanno utilizzato una motocicletta per eseguire l'omicidio in stile esecuzione e per fuggire dalla scena del crimine. Alcuni membri della famiglia di John Latorre sono coinvolti nel settore delle produzioni ortofrutticole, che è considerato sinonimo delle famiglie calabresi-australiane.
Il funerale di Latorre si è tenuto presso la Chiesa cattolica di St Monica a Moonee Ponds a Melbourne. La chiesa non poteva accogliere le centinaia di partecipanti e molti hanno guardato il live streaming della funzione all'esterno.
Secondo la professoressa italiana Anna #Sergi, esperta di fama mondiale della 'Ndrangheta, le voci che l'omicidio sia stato eseguito su ordine di altre figure della criminalità organizzata potrebbero essere una falsa pista per proteggere la leadership. "Non mi fiderei molto del cambio di leadership", ha detto ai media australiani, affermando che la 'Ndrangheta, che si ritiene minacci di morte i membri se rivelassero pubblicamente informazioni sul gruppo, potrebbe cercare di creare deliberatamente confusione su chi agisce come suo padrino.
La direzione del gruppo potrebbe attualmente essere composta da un comitato formato da vari membri senior, il che potrebbe causare tensioni all'interno del trust.
"Se è così, siamo nella posizione di presumere che nuovi gruppi possano sollevarsi e rivendicare un posto al tavolo di comando della 'Ndrangheta", ha detto.
"La 'Ndrangheta non uccide alla leggera. Uccide per tre motivi. Uno è preventivo, per evitare che le cose vengano fuori. Il secondo è vendetta, quindi è punitivo. E il terzo è dimostrativo, quindi è una performance; quindi, devi uccidere qualcuno per mostrare il tuo potere".
[ John Latorre]
Immagine/foto
Colin McLaren, che ha lavorato come agente di polizia sotto copertura cercando di smantellare la 'Ndrangheta nella città di Griffith nel Nuovo Galles del Sud, nonché a Melbourne e Adelaide, ha detto che la polizia spesso rileva che gli uomini all'interno della società sono padri di famiglia devoti ma altamente paranoici.
"Sono così potenti e così pericolosi, e tutti si guardano alle spalle", ha detto.
L'ex detective ha riferito che le forze dell'ordine probabilmente non risolveranno mai l'omicidio di Latorre: "Il codice del silenzio e la paura di essere uccisi in un modo così orribile, tengono le persone in silenzio. Ma le forze dell'ordine devono continuare a impegnarsi."
Nel 2021, la polizia federale ha affermato che l'attività della 'Ndrangheta era diffusa in Australia, sostenendo che il gruppo controllava circa il 70% del mercato mondiale della cocaina.
L'AFP (Australian Police Force) ha affermato che le informazioni sono state raccolte da un'app di messaggistica chiamata ANOM, che i criminali credevano fosse sicura ma che era segretamente monitorata da agenti in Australia e negli Stati Uniti.
McLaren ha affermato che l'operazione della #AFP ha messo in luce la straordinaria scala globale della 'Ndrangheta, che consente all’organizzazione di spostare la droga in tutto il mondo.
noblogo.org/cooperazione-inter…


VERSIONE ITALIANA USA, FTC VALUTA UNA CAUSA CONTRO TIK TOK PER LE VIOLAZIONI PRIVACY La Federal Trade Commission sta investigando su TikTok per presunte violazioni della privacy e della sicurezza dei dati, e potrebbe decidere di intraprendere un’azione. Secondo alcune fonti anonime, l’FTC sta valutando le accuse secondo cui TikTok e la sua società madre, …


Oggi Maurizio Acerbo e Attila Vajnai, come rappresentanti della Sinistra Europea, hanno seguito l'udienza del processo a Ilaria Salis a Budapest. Dopo l'udienza


FPF Statement on Vice President Harris’ announcement on the OMB Policy to Advance Governance, Innovation, and Risk Management in Federal Agencies’ Use of Artificial Intelligence 


Following the groundbreaking White House Executive Order on AI last fall, which outlined ambitious goals to promote the safe, secure, and trustworthy use and development of AI systems, Vice President Harris has today announced the publication by the Offic

Following the groundbreaking White House Executive Order on AI last fall, which outlined ambitious goals to promote the safe, secure, and trustworthy use and development of AI systems, Vice President Harris has today announced the publication by the Office of Management and Budget of a binding memorandum on “Advancing Governance, Innovation, and Risk Management for Agency Use of Artificial Intelligence,” which indicates the diligent efforts of agencies toward achieving this objective. This commitment is further highlighted by the National Telecommunications and Information Administration (NTIA) publication earlier this week of the“Artificial Intelligence Accountability Policy Report,” which details mechanisms to support the creation and adoption of trustworthy AI.

Although the OMB memorandum primarily focuses on the government’s use of AI, its influence on the private sector will be significant. This is due to not only the requirements for U.S. government vendors and procurement, but also how this framework will create broadly applicable norms and standards for conducting impact assessments, mitigating bias, providing rights to individuals affected by AI systems that impact their rights and safety, and assessing data quality and data privacy in these systems.


“This is a pivotal moment for the development of AI standards when the public sector has a crucial role to play in setting norms for the assessment and procurement of AI systems. We are particularly enthused by the renewed commitment to bring clarity to the development of AI in the public sector and its national utilization. At FPF, we eagerly anticipate contributing to this crucial work through our evidence-based research on Artificial Intelligence.”
– Anne J. Flanagan, FPF Vice President for Artificial Intelligence

fpf.org/blog/fpf-statement-on-…



GAZA. Sotto assedio altri due ospedali. Israele vieta all’Unrwa la distribuzione degli aiuti al Nord


Come lo Shifa di Gaza city, anche il Nasser e l'Amal di Khan Yunis sono circondati. Guterres: è un oltraggio morale la mancata distribuzione del cibo alla popolazione L'articolo GAZA. Sotto assedio altri due ospedali. Israele vieta all’Unrwa la distribuz

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di Michele Giorgio

Pagine Esteri, 25 marzo 2024 – Mentre continua la pesante incursione dell’esercito israeliano nell’ospedale Shifa di Gaza city – dove Tel Aviv afferma di aver ucciso circa 200 combattenti e dirigenti di Hamas e Jihad islami e di averne catturato altre centinaia, invece i palestinesi denunciano l’uccisione e il ferimento di numerosi civili all’interno del complesso ospedaliero -, altri due ospedali della Striscia, il Nasser e l’Amal di Khan Yunis, sono finiti di nuovo sotto assedio. La Mezzaluna Rossa inoltre denuncia che le forze israeliane bloccano i movimenti delle sue squadre mediche con colpi di arma da fuoco e che uno dei suoi dipendenti è stato ucciso da raffiche di carri armati. “Tutte le nostre squadre sono in estremo pericolo in questo momento e completamente paralizzate”, si legge in un comunicato della Mezzaluna Rossa.

Come per lo Shifa, l’esercito israeliano sostiene che combattenti palestinesi si sarebbero rifugiati all’interno di questi due ospedali. Reparti corazzati hanno circondato l’ospedale di Al-Amal ed effettuato estese operazioni di demolizione nelle sue vicinanze. Le forze israeliane intimano la completa evacuazione del personale, dei pazienti e degli sfollati dai locali dell’Amal e hanno lanciato fumogeni per costringere le persone ad uscire.

Abitanti di Khan Younis hanno aggiunto che le truppe israeliane sono avanzate e hanno circondato l’ospedale Nasser, nella parte occidentale della città, sotto la copertura di un pesante fuoco aereo e terrestre. A Rafah al confine con l’Egitto, l’ultimo rifugio per oltre la metà della popolazione di Gaza, un attacco aereo israeliano su una casa ha ucciso sette persone. Almeno 32.226 palestinesi sono stati uccisi, di cui 84 ​​nelle ultime 24 ore, e 74.518 feriti nell’offensiva aerea e terrestre israeliana dal 7 ottobre.

Intanto la mediazione del Qatar e dell’Egitto, appoggiata dagli Stati Uniti, non è riuscita finora a raggiungere il cessate il fuoco tra Hamas e Israele, lo scambio tra ostaggi israeliani e prigionieri politici palestinesi e un aiuto umanitario senza limiti agli oltre due milioni di civili di Gaza che affrontano la carestia. Hamas vuole che qualsiasi accordo di tregua includa l’impegno israeliano a porre fine alla sua offensiva e a ritirare le forze da Gaza. Israele lo ha escluso e afferma che continuerà a combattere finché “Hamas non sarà sradicato come forza politica e militare”.

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La quantità e la distribuzione degli aiuti alimentari a Gaza restano tra i principali problemi. Israele peraltro ha comunicato che non permetterà più all’Unrwa, l’agenzia per i profughi palestinesi, di consegnare il cibo e altri generi di prima necessità nel nord della Striscia. Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha descritto la mancata consegna degli aiuti destinati a Gaza come un “oltraggio morale” durante una visita sabato al lato egiziano del valico di frontiera di Rafah. Parlando ieri al Cairo, Guterres ha affermato che l’unico modo efficace ed efficiente per consegnare merci e soddisfare i bisogni umanitari di Gaza è la strada, ossia il trasporto con i camion. Gli Stati Uniti e altri paesi utilizzano lanci aerei e navi per fornire aiuti, ma i funzionari delle Nazioni Unite ripetono che le consegne possono essere aumentate solo via terra e accusano Israele di ostacolare le operazioni umanitarie. Pagine esteri

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L'articolo GAZA. Sotto assedio altri due ospedali. Israele vieta all’Unrwa la distribuzione degli aiuti al Nord proviene da Pagine Esteri.



le ideologie sono uno degli escamotage pensati per dispensare la gente a pensare. sono idee "preconfezionate". prendere o lasciare in blocco. l'ideologia buona quale sarebbe? troviamone una. pure un ideale non è un'ideologia... perché l'ideale è una scelta più consapevole di cui sei partecipate tu al pari dell'idea. non c'è una gerarchia nell'ideale. la pace nel mondo fra i popoli, pari opportunità... non sono ideologie ma ideali. fondamentalmente le ideologie sono strumenti del potere.


Ecco il “nostro” buco nero in luce polarizzata l MEDIA INAF

"Questa nuova immagine ha svelato la presenza di campi magnetici forti e organizzati che si sviluppano a spirale dal margine del buco nero al cuore della Via Lattea. Inoltre, ha rivelato che la loro struttura è sorprendentemente simile a quella dei campi magnetici del buco nero al centro della galassia M87, suggerendo che questi forti campi magnetici possano essere comuni ai buchi neri."

media.inaf.it/2024/03/27/sgr-a…




VERSIONE ITALIANA FRANCIA, LA CNIL PUBBLICA LA NUOVA GUIDA SULLA SICUREZZA DEI DATI PERSONALILa CNIL ha pubblicato la guida alla sicurezza dei dati personali nella versione aggiornata con nuove informazioni relative alle precauzioni da prendere, tra cui l’introduzione di schede informative sull’intelligenza artificiale, le applicazioni mobili, il cloud computing e le interfacce di programmazione delle …


CRIMINALITÀ ORGANIZZATA E CORRUZIONE. I RISCHI E LA NECESSITÀ DI COOPERAZIONE INTERNAZIONALE


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Torniamo a parlare (vedi richiamo a fondo pagina) delle connessioni tra gruppi di criminalità organizzata in ambito globale, la loro capacità corruttiva ed i pericoli e rischi posti dalla corruzione associata ai gruppi di criminalità organizzata, che vanno dalla minaccia alla stabilità e sicurezza delle società, derivante dal disprezzo per le istituzioni democratiche, i valori etici e della giustizia, alla compromissione dello sviluppo sostenibile e dello stato di diritto. Inoltre, vi sono implicazioni economiche e sociali negative legate alle attività criminali organizzate, poiché i collegamenti tra corruzione, criminalità organizzata ed altri reati come il riciclaggio di denaro consentono l’infiltrazione dei gruppi criminali organizzati nei settori pubblico e privato facilitano i reati transnazionali e flussi finanziari illeciti.
Da ciò deriva la necessità di contrastare la corruzione attraverso la cooperazione internazionale, adottando misure che comportino lo sviluppo di approcci comuni per affrontare la corruzione coinvolgente gruppi criminali organizzati e la condivisione delle “migliori pratiche; il rafforzamento della cooperazione investigativa tra Stati, attraverso accordi bilaterali o multilaterali per condurre indagini congiunte e rimuovendo le barriere alla cooperazione legale reciproca e promuovere lo scambio di informazioni tra agenzie di contrasto e unità di intelligence finanziaria; coinvolgere reti internazionali e regionali per lo scambio di informazioni tecniche; promuovere iniziative bilaterali, regionali e multilaterali per prevenire e combattere la corruzione attraverso la cooperazione internazionale fornendo assistenza tecnica e capacità ai paesi in via di sviluppo per contrastare la corruzione coinvolgente gruppi criminali organizzati. Tutto ciò senza dimenticare che la cooperazione internazionale dovrebbe puntare al recupero dei beni derivanti da attività criminali.

Ad un livello più ampio, le prospettive riguardano la promozione della trasparenza, l'integrità e la responsabilità nel settore pubblico e privato, il coinvolgimento della società civile, i media e il settore privato nella lotta alla corruzione e – non ultimo – la protezione dei whistleblower (coloro che segnalano casi di corruzione nel proprio ambito lavorativo).
A livello internazionale la Sezione Corruzione e Crimine Economico (CEB) dell'UNODC nella sede centrale dell’UNODC (l’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e crimine, agenzia delle Nazioni Unite fondata nel 1997) e sul campo, supporta nella realtà quotidiana l’implementazione della Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione (UNCAC, unodc.org/corruption/en/uncac/…), adottata il 31 ottobre 2003 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ed entrata in vigore il 14 dicembre 2005 con l’adozione da parte di 190 paesi (al 10 ottobre 2023).
noblogo.org/cooperazione-inter…



Domani sarà presente all'udienza di Ilaria Salis una delegazione del Partito della Sinistra Europea, composta da Attila Vajnai, segretario del Partito del Lavo


#NoiSiamoLeScuole questa settimana è dedicato al Liceo scientifico, linguistico e di scienze applicate “Pitagora” di Rende (CS), che con i fondi del #PNRR “Scuola 4.


spesso sulle pagine di facebook trovo quest'espressione bruttissima: "università della vita". ma perché appare così brutta? certamente intelligenza e capacità di ragionamento non dipendono direttamente dalla quantità di nozioni apprese, ma occorre scoprire nella persona interesse per imparare famelicamente cose nuove e avere una curiosità inestinguibile. personalmente io ho sempre preferito la parola "autodidatta" per indicare tutto quello che ho imparato, con fatica e pazienza, per interesse, al di fuori dei normali percorsi scolastici. e non sempre alla dicitura" università della vita" io ho trovato questa fame assoluta di sapere e curiosità inestinguibile. imparare richiede dedizione e impegno e volontà, non è che ci inciampi per caso mentre "vivi". le informazioni più facili in cui inciampi per caso sono spesso anche le più guidate e strumentalizzate dal potere. è il potere è sempre in agguato per fotterti la testa. il potere fa leva sulla tua tenerezza, sulle tue emozioni, non è che ti sprona ad approfondire e capire bene quello che leggi e che fai. imparare e crescere nella vita è faticoso e richiede impegno, ragione, uno sforzo cosciente e voluto, tanta determinazione, e non è una cosa spontanea. di certo non è seguire la corrente. ma neppure dimenticarsi del metodo e pensare che tutto vada bene. che tutto sia ugualmente utile. è in sostanza un processo estremamente attivo e uno sforzo volontario.


Cristo è resurrezione


Dal dialogo fra Gesù e Marta sorella di Lazzaro, apprendiamo che la vita eterna è donata adesso con il credere in Gesù quale il Cristo, il Signore. È un rinnovamento della mente, che porta alla conversione del cuore e delle prospettive di vita. E la morte diviene solo un momento di passaggio ad un’altra avventura per l’esistenza, non ciò che determina il vivere.
Non tutti però credono. Anzi. Gesù Cristo sarà posto a morte proprio per questo suo segno di signoria sulla morte.
Perché? Ci possono essere varie risposte, ma fermiamoci a pensare che chi decide di metterlo a morte lo faccia proprio per evitare che agisca come Signore della vita. Non vogliono abbandonare tutti i privilegi e le aspettative mondane. Forse non tutti vogliono la vita eterna come ci viene da pensare. Sarebbe come essere rinnovati, ma chi vuole realmente essere nuovo? Se poi c’è potere e ricchezza…
A volte invece facciamo questo salto di fede e Gesù Cristo ci ricorda che la gioia e la beatitudine è alla nostra portata credendo nel nostro Signore: il Signore della vita.


Da oggi #27marzo fino al #31maggio è possibile richiedere le agevolazioni dedicate a viaggi di istruzione e visite didattiche attraverso la piattaforma #Unica.

L'iniziativa è destinata a studentesse e studenti delle scuole statali di secondo grado.



Da oggi #27marzo le lavoratrici madri della #scuola possono presentare la domanda online per l’esonero contributivo sino a 3.000 euro annui.


I partiti della coalizione di governo in Romania propongono di vietare o di regolamentare in modo “rigoroso” TikTok, in seguito ai dati di un sondaggio che suggeriscono una crescente preferenza per l’estrema destra tra i giovani, che sono particolarmente attivi...


Nella mia esperienza non ho mai visto un'operazione così riuscita. #Pokemon Oro e Argento originali hanno dato una spinta pazzesca, ludicamente parlando, e anche narrativamente parlando, ai predecessori Rosso e Blu. Il remake li ha modernizzati aggiungendo tutti i dettagli che per ovvie ragioni tecniche non potevano essere sul Game Boy originale, già spremuto al limite ma sfruttato con maestria. È la generazione alla quale continuo a essere affezionato, forse anche per l'esperienza di scoperta graduale che ho vissuto: con qualche immagine degli starter sulle riviste giapponippiche del 2000/2001, l'aver messo le mani in anteprima rispetto all'Italia su una rom tradotta in inglese così e così, ma che mi ha riempito di meraviglia. E soprattutto, alla faccia di tutti, #Chikorita rulez!
in reply to Maurizio Carnago

non siamo esperti di pokemon ma... hai mai provato Unbound?

pokeharbor.com/2022/08/pokemon…



VERSIONE ITALIANA EUROPA, BRUXELLES APRE UNA INCHIESTA AI SENSI DEL DMA SUI GIGANTI BIG TECH La Commissione ha notificato di avere avviato un’indagine di non conformità, ai sensi del Digital Markets Act, sulle regole di Alphabet in materia di “steering” in Google Play e di “self-preferencing” in Google Search, sulle regole di Apple in materia …


SEACOP, il progetto di cooperazione dei porti marittimi in collaborazione con le agenzie dell'UE


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Il traffico di beni illeciti, inclusa la droga, è un fenomeno internazionale con un impatto devastante sullo sviluppo sociale ed economico, nonché sulla salute pubblica. L’asse transatlantico, che si estende dall’America Latina attraverso i Caraibi e l’Africa occidentale fino all’Europa, è una delle rotte principali per questi flussi illeciti. Orchestrato da gruppi criminali transnazionali che operano in diversi continenti e spesso coinvolti in altre attività criminali, il traffico illecito di beni è fonte di instabilità. La maggior parte delle merci illecite viene trasportata via mare, per lo più nascosta tra i carichi legittimi all’interno di container o su navi mercantili, nonché su pescherecci e yacht.
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Controlli portuali inadeguati e debolezza istituzionale generale facilitano l’attività criminale e consentono l’intersezione di flussi illeciti che collegano i porti del Sud America ai porti dell’Africa e dell’Europa che promuovono le reti criminali.
Questa flessibilità nel traffico marittimo transatlantico è una ragione fondamentale per cui è necessario prendere di mira le rotte del traffico transregionale tra l’America Latina, i Caraibi, l’Africa occidentale e l’Europa in modo coerente, coerente e simultaneo. Nell'ambito del Programma globale sui flussi illeciti (#GIFP) dell' #UE, il progetto di cooperazione dei porti marittimi collabora con le autorità competenti in queste regioni, in stretta collaborazione con le agenzie dell'UE che combattono la criminalità transnazionale e garantiscono la sicurezza delle frontiere. Il #SEACOP mira a contribuire alla lotta contro il commercio illecito marittimo e le reti criminali associate nei paesi e nelle regioni target dell’America Latina, dei Caraibi e dell’Africa occidentale, nel rispetto dei diritti umani, al fine di attenuarne l’impatto negativo sulla sicurezza, sulla salute pubblica e sul piano socio-economico.
Lo fa rafforzando geograficamente e tecnicamente l’efficacia dell’intelligence marittima SEACOP e della rete di controllo marittimo/fluviale Integrando in modo sostenibile conoscenze e know-how sulle minacce e le interdizioni marittime provenienti dalle rotte transatlantiche del traffico illecito nei programmi di studio nazionali e regionali. Migliorando la cooperazione e la condivisione delle informazioni a livello nazionale, a livello regionale e transregionale, anche con #EUROPOL e #FRONTEX.
Il progetto è implementato da un consorzio di Stati membri dell'UE guidato da Expertise France (l'agenzia pubblica francese per la progettazione e l'attuazione di progetti di cooperazione tecnica internazionale).


Approvato oggi dal Consiglio dei Ministri il disegno di legge di Semplificazione con una serie di misure che intervengono sull’istruzione.


Via libera dal Consiglio dell'Ue al Regolamento che sarà pubblicato a breve in Gazzetta Ufficiale. Gli Stati membri offriranno portafogli digitali che collegheranno le identità digitali nazionali con la prova di patenti di guida, conti bancari, tessere sanitarie e altri documenti, e saranno riconosciuti in tutta l'Unione

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in reply to Informa Pirata

la chiusura dell' articolo lascia un po' di amaro in bocca... "I componenti del software saranno open source, anche se agli Stati membri è concesso un margine di manovra – comunque da giustificare – perché “non sia necessario divulgare componenti specifici diversi da quelli installati sui dispositivi degli utenti”." 🤨


Youth Privacy in Immersive Technologies: Regulatory Guidance, Lessons Learned, and Remaining Uncertainties


As young people adopt immersive technologies like extended reality (XR) and virtual world applications, companies are expanding their presence in digital spaces, launching brand experiences, advertisements, and digital products. While virtual worlds may i

As young people adopt immersive technologies like extended reality (XR) and virtual world applications, companies are expanding their presence in digital spaces, launching brand experiences, advertisements, and digital products. While virtual worlds may in some ways resemble traditional social media and gaming experiences, they may also collect more data and raise potential manipulation risks, particularly for vulnerable and impressionable young people.

This policy brief analyzes recent regulatory and self-regulatory actions and guidance related to youth privacy, safety, and advertising in immersive spaces, pulling out key lessons for organizations building experiences in virtual worlds.

Recent FTC Enforcement Actions and Guidance


The Federal Trade Commission (FTC) has shown a strong interest in using its consumer protection authority to bring enforcement actions against a wide range of digital companies for alleged “unfair and deceptive” practices, rule violations, and other unlawful conduct. The Commission has also issued several policy statements and guidance documents relevant to organizations building immersive technologies, touching on issues such as biometric data and advertising to children. It is clear the agency is thinking seriously about how its authority could apply in emerging sectors like AI, and organizations working on immersive technologies should take heed. Lessons from recent FTC privacy cases and guidance include:


Self-Regulatory Cases and Safe Harbor Guidance


Self-regulatory bodies also have an essential role in ensuring privacy and safety in child-directed applications and providing guidance to companies operating in the space. For example, organizations designated as COPPA Safe Harbors can guide companies toward compliant, developmentally appropriate, and privacy-protecting practices. Lessons from recent self-regulatory cases and Safe Harbor guidance include:

  • Advertising disclosures in immersive environments should be designed to be as clear and conspicuous as possible and provided in an age-appropriate manner.
  • Platforms that allow advertisements to children should ensure that developers, brands, and content creators have the necessary tools and guidance to clearly and conspicuously disclose the presence of advertising to children.
  • Privacy by design and by default demonstrate to regulatory and self-regulatory bodies that an organization takes youth privacy seriously.
  • Privacy and advertising practices for teens should take into account the unique considerations relevant to teen privacy and safety, compared to child and adult guidance.
  • Organizations with a robust privacy culture that demonstrate good faith efforts to follow the law are more likely to be given the benefit of the doubt.


Remaining Areas of Uncertainty


Because immersive technologies are relatively new and evolve rapidly, much of the existing regulatory and self-regulatory guidance is pulled from other contexts. Therefore, questions remain about how regulations apply in immersive environments and how to operationalize best practices. These questions include:

  • How age-appropriate design principles will best fit into an immersive technology context, such as how best to ensure strong default privacy settings for underage users; the best methods for clarity and transparency regarding data practices notices and advertising disclosures; and whether an immersive experience should require unique, additional safeguards.
  • What novel data collection and analysis methods in the immersive technology space will require discerning data practices surrounding its safeguarding and use, such as what kinds of inferences are appropriate to make from body-based data or to what extent avatars not derived from a child’s data are considered personal information.
  • How immersive technologyimpacts children and teens; more research is needed to understand whether certain kinds of experiences and privacy practices are harmful for children and teens, if there are unique risks to children’s privacy and mental health, and how organizations, parents, schools, and other stakeholders can address potential issues.


Download the Brief


fpf.org/blog/youth-privacy-in-…



#NotiziePerLaScuola

📌 Il #MIM, insieme alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, bandisce, per l'anno scolastico 2023/2024, il concorso dal titolo "Da uno sguardo: film di studentesse e studenti contro la violenza sulle donne".



Putin ha superato in astuzia l'Occidente?
suvvia… per non accorgersi che in questa vicenda ucraina putin di calcoli ne ha sbagliati non pochi ci vuole abbastanza poco.. è evidente che un genio non è. ha ottenuto però vari risultati: 1) allontanare l'europa occidentale 2) annullare la dipendenza europea dalle energie russe 3) far entrare nella nato stati che neppure ci pensavano 4) tornare a essere in cattivo del mondo 5) rinvigorire e legittimare la nato 6) decine di migliaia di morti 7) problemi di approvvigionamento di varie parti elettroniche 8) acquisita dipendenza dalla cina 9) perdita di immagine come super potenza 10) rendere evidente dall'europa occidentale che è ancora il nemico numero 1, dai tempi del muro di berlino. 11) varie ed eventuali. E cosa ha ottenuto? pezzettini di terra che non può neppure usare perché sono minati e pure lui avrebbe problemi a costruirci? la ricostruzione dell'ucraina, che sia russa o altro sarà costosissima, questo è certo. e il tutto solo per un'ideologia. neppure attuale ma ottocentesca. con tutti i problemi che ci sono al mondo. giusto per crearne uno nuovo. grazie Putin.. ti amiamo. tutti noi cittadini consapevoli di questo piccolo delicato pianeta. sei come la grandine. qualcuno definirebbe putin una forza utile del mondo?


LA TRUFFA DEI CANI SIMIL BULLDOG FRANCESE, PROVENIENTI DALLA SLOVACCHIA E PUBBLICIZZATI DA VIP INCONSAPEVOLI. SEI ARRESTATI.


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A Ravenna è stata smantellata una associazione per delinquere a carattere transnazionale finalizzata al traffico illecito di numerosi cuccioli di simil bulldog francese e alla frode in commercio essendo stati venduti a prezzi altissimi cuccioli come di razza, ma in realtà privi di alcun valore commerciale.
L’indagine è stata svolta dal Raggruppamento #ArmadeiCarabinieri #CITES – Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati a Danno degli Animali (SOARDA), dal Nucleo Carabinieri Forestale Ravenna e dalla Squadra Mobile di Ravenna, con la collaborazione del Nucleo Carabinieri CITES di Napoli, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Ravenna.
Le attività di indagine, hanno interessato diversi Paesi, in particolare la Slovacchia, dove l’allevamento “I cuccioli di Carlotta”, pubblicizzato sui maggiori canali social come allevamento di cani di razza ubicato a Nitra (Slovacchia), movimentava illegalmente una grande quantità di cuccioli di simil Bulldog francese e simil Pomerania.
Sei gli ordini di cattura nei confronti di italiani e stranieri, alcuni dei quali residenti o domiciliati all’estero, in corso di esecuzione con la collaborazione del collaterale servizio di Polizia slovacca, emessi dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) di Ravenna.
Gli appartenenti all’associazione criminale sfruttavano quali promoters dell’allevamento volti noti dello sport e dello spettacolo, VIP inconsapevoli, come Federica Pellegrini, Francesco Totti che hanno prestato senza volerlo il loro volto a tutto beneficio dei trafficanti, facendo così crescere il prezzo di acquisto dei cuccioli che arrivava a superare anche i 3 mila euro cadauno.
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Si trattava di esemplari importati in maniera illecita, dalle sembianze simili a quelle del bulldog francese.
Il business è andato avanti per anni, fino al sequestro del sito 'I cuccioli di Carlotta', e un'indagine, inizialmente, sui due principali rappresentanti dell'attività, un 39enne romano e la convivente coetanea slovacca. Oltre ai due iniziali indagati, la Procura ravennate ha individuato come parte dell'organizzazione criminale altre tre persone di origine partenopea e un ulteriore italiano residente all'estero.
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L'inchiesta prese il via verso la fine del 2018, quando a Cervia andò a segno la prima di una lunga serie di vendite contestate nelle circa 400 pagine di ordinanza. L'associazione promuoveva la cosiddetta "variante esotica", razza inesistente e caratterizzata da manto grigio, blu, lillà, colorazioni che non sono contemplate dagli standard di razza fissati dalla Federazione Cinologica Internazionale. Li avrebbero importati illegalmente da un allevamento in Slovacchia, e sempre nel Paese dell'Est Europa, in località Nitra, avevano registrato la sede legale della società 'I cuccioli di Carlotta s.r.o.'. Qui però gli uffici erano deserti, in un edificio risultato dismesso. La promozione, invece, procedeva a gonfie vele. Sito internet, social network, e personalità del mondo dello sport e dello spettacolo che, ignari delle modalità di importazione e vendita illegali prestavano il proprio volto.
Le indagini hanno accertato che tutti i cani venduti dall’associazione criminale come esemplari di razza a prezzi esorbitanti agli ignari acquirenti erano in realtà meticci simil bulldog francesi sforniti di valore economico in quanto tutti i cani venduti (non avendo alcuna certificazione genealogica vera ed ufficiale) erano privi del certificato di origini-pedigree ufficiale del Paese di origine e dell’Ente nazionale cinofilia Italiana, unico Ente abilitato per legge in Italia ad emettere pedigree legittimi per il tramite del direttore generale responsabile dell’Ufficio Centrale del Libro Genealogico dell’ENCI.
Solo il pedigree ENCI in Italia può certificare il cane come di razza. Nessun altro Ente o associazione diversa dall’ENCI può rilasciare in Italia pedigree aventi valore legale.
I cani dei “I cuccioli di Carlotta” dichiarati come prodotti in allevamento erano invece reperiti in zone dell’Est Europa senza alcuna garanzia di provenienza e tracciabilità genetica e, una volta corredati da fantasiosi ed inveritieri documenti, autoprodotti dai trafficanti in Slovacchia e in Campania, venivano illecitamente introdotti in Italia con ricarichi altissimi per l’associazione, rispetto al prezzo di acquisto originario, determinando evidenzia il GIP nell’ordinanza “la messa in pericolo continua, se non la vera e propria offesa concretamente apportata, all’esemplare bulldog francese, letteralmente vilificato nella sua dignità animale, reso oggetto di rischiose mutazioni del tipo all’ombra di una sorta di perversa ricerca eugenetica di maggior fascino per il mercato”.
I cuccioli venivano trasportati con modalità tali da eludere il sistema TRACES e senza la necessaria documentazione richiesta dalla normativa europea sulla “movimentazione a carattere commerciale di cani e gatti tra Paesi” trattandosi di vendite di cani a mero scopo di lucro.
Per fare apparire detti cuccioli come di razza ed invogliare gli acquirenti all’acquisito in Campania veniva creata dal gruppo criminale una illegale associazione che si voleva porre come parallela all’ENCI producendo a tal scopo un ingannevole foglio di carta denominato dall’associazione criminale “pedigree ICBD – Club Italiano Cani di Razza” privo di alcun valore legale pubblicizzandosi come facente parte del “Kennel Club WDF” associazione di pura fantasia riconducibile ad una famiglia partenopea che rilasciava, appunto ingannevoli attestati autoprodotti, che promettevano agli acquirenti dei cuccioli la falsa garanzia del riconoscimento della razza dei cani acquistati, nonché la possibilità di partecipare a manifestazioni di livello mondiale, alimentando il mercato illegale dei cuccioli che mai avrebbero potuto essere considerati cani di razza ”ingannando platealmente, ma senza indugio alcuno, una schiera infinita di clienti, anelli finali di una lunga filiera che fa dell’animale una merce non solo, ancora, ambendo a proporsi quale alternativa ai canali ufficiali della cinofilia… confondendo per anni il mercato” sottolinea ancora il GIP nell’ordinanza.


Autorità nazionale per l’intelligenza artificiale: le nostre proposte


Approvato l’AI Act dal Parlamento europeo, ora tocca agli Stati membri garantirne la corretta applicazione creando un'autorità nazionale per il governo dell'IA indipendente. The post Autorità nazionale per l’intelligenza artificiale: le nostre proposte a

Approvato l’AI Act dal Parlamento europeo, ora tocca agli Stati membri garantirne la corretta applicazione creando un’autorità nazionale per il governo dell’IA indipendente.

Insieme a Privacy Network, The Good Lobby, e molte altre organizzazioni italiane, abbiamo pubblicato un documento con le nostre raccomandazioni a politici e istituzioni che presto dovranno decidere quali caratteristiche dovrà avere l’autorità italiana.

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Di seguito riportiamo in sintesi le caratteristiche principali che l’autorità nazionale per l’intelligenza artificiale dovrà possedere, per essere in gradi di affrontare il compito che la attende:

Indipendenza e Autonomia Politica.

Questa Autorità dovrebbe, innanzitutto, essere indipendente e autonoma da influenze politiche e interessi economici. Per questo raccomandiamo che i componenti del collegio vengano nominati attraverso un percorso parlamentare trasparente e possibilmente partecipativo.

Multidisciplinarietà.

L’autorità dovrà disporre di personale competente ed esperto con una conoscenza approfondita e multidisciplinare dell’IA, dei dati e dell’informatica, dei diritti fondamentali, dei rischi per la salute e per la sicurezza ,delle norme e dei requisiti giuridici esistenti. Devono essere inclusi esperti in scienze sociali e umanistiche per assicurare un’analisi esaustiva degli impatti dell’IA sulla società.

Etica e Standardizzazione.

Con un’autorità indipendente per l’IA ci sarebbe maggiore chiarezza nella distribuzione delle competenze, facilitando e uniformando l’applicazione delle norme. Un ente ad-hoc potrebbe concentrarsi sulle implicazioni etiche e legali, fornendo linee guida e supporto alle organizzazioni che sviluppano e impiegano l’IA.

Trasparenza e Accesso alle Informazioni.

La nuova autorità indipendente per l’IA dovrebbe sfruttare il proprio mandato per offrire una supervisione trasparente e mettere cittadine e cittadini nelle condizioni di comprendere le applicazioni dell’IA, i dati coinvolti e le decisioni adottate. Per questo suggeriamo all’autorità di istituire un registro algoritmico nazionale.

Apertura.

In linea con i principi dell’open governmenti, è importante che l’autorità si doti anche di meccanismi di apertura nei confronti della società civile. Tavoli di lavoro, commissioni miste, protocolli di intesa, sono “strumenti” che possono facilitare il dialogo tra l’autorità e i soggetti che da anni si occupano del tema, rendendone l’operato più efficace.

Capacità Finanziaria.

Ci auguriamo che l’autorità sia fornita di risorse economiche e strumentali adatte: questo significa disporre di personale interno adeguato, formato e remunerato adeguatamente. Consigliamo anche di prevedere fondi per realizzare studi finalizzati ad aggiornare periodicamente la fotografia dello stato dell’arte dell’IA in Italia.

Rappresentatività del Collegio.

Le persone nominate nel board dell’autorità dovranno rappresentare il più ampio spettro sociale possibile, anche in termini di genere, etnia, background culturale e di rappresentazione generazionale.

Agilità Operativa.

L’autorità indipendente si troverà nelle condizioni di dover rispondere con immediatezza alle sfide poste dalle rapide innovazioni nel campo dell’IA. Per questo servono validi meccanismi di controllo per verificare che ciò avvenga in maniera etica e rispettosa dei diritti fondamentali.

Meccanismi di controllo.

L’Agenzia nominata dovrà essere in grado di implementare misure e linee guida a supporto di chi sviluppa o adotta sistemi di IA. Dovrà, inoltre, sviluppare meccanismi di controllo per intervenire quando non vengono rispettate. Questi meccanismi di controllo dovranno essere tanto reattivi quanto accurati, assicurando che le decisioni automatizzate siano prese con una piena consapevolezza di tutte implicazioni etiche e sociali.

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libertà non è anarchia... e comunque non possibilità di fare del male a chi ti sta vicino (es. no vax). quella non è libertà ma bullismo. e a volte gli italiani più che voler essere liberi, rivendicando il diritto di poter essere bulli. anche voler togliere la libertà agli altri è bullismo.


che non ci sia modo di realizzare uno stupido ponte come quelli che fanno ovunque nel mondo dovrebbe preoccupare il popolo italiano ben più della possibilità di aver speso per niente nel tentativo di farcela. non è più un progetto ambizioso. non è più niente. siamo diventati veramente un popolo solo di paXXXXXXXX. e comunque se sai che una cosa è ovviamente utile (e ogni ponte è utile per definizione) è peggio non averci neppure provato o aver fallito? pure la rinuncia a qualsiasi progetto di sviluppo a priori in Italia è *IL problema e non UN problema. gli italiani sembrano un po' come della carne secca messa sotto il sole a essiccare. nessuna prospettiva. nessuna ambizione. nessun futuro. nessuna volontà. nessuna ricerca. nessuna valore. niente saggezza. gli italiani buoni sono quelli cacciati che sono andati a tentare fortuna all'estero.
in reply to simona

eh, ad avere i soldi, bisognerebbe fare il ponte e anche le strade

Io mi ricordo l'impatto mistico che ebbi la prima volta che, dovendo andare in Svezia per lavoro, presi un treno dall'aereoporto di Copenaghen, che passava sull'Oresund Bridge.

in reply to Luca Sironi

@Luca Sironi si immagino. è il bello è che in questi anni un progetto che pera fantascienza 50 anni fa è stato replicato in tutto il mondo. il ponte di messina è stato costruito. ma non a messina. come ogni cosa costruita in tutto il mondo meno che in italia. che tristezza. è come un bambino che si rifiuta di crescere. ma nel dire questo sono molto molto buona. si potrebbe dire peggio di così.
in reply to Luca Sironi

@Luca Sironi è quello che non riesco a far capire a nessuno. al momento costruire in sicilia costa tutto il triplo. prima fai le vie per arrivarci e dopo costruisci. la sequenza logica può essere solo questa. mi fa pensare a uno che vuole avere la casa bella e con tutti i mobili ma prima non ha pensato a fare l'ingresso abbastanza largo da fare passare i mobili... e se gli chiedi qualcosa ti dice: ma io entro con al massimo la borsa della spesa... a me basta. a che serve allargare l'ingresso? a me interessa solo come ci vivo dentro. non che l'ingresso sia agevole. ecco... questo dicono gli italiani quando parlano di strade, acquedotti, treni e ogni cosa. non ha neppure senso di parlarne perché si possono fare. ma a quale costo? il non ponte non giustifica tutto quello che non è stato fatto? certo che no. ma è anche vero che il ponte è un requisito necessario ma non sufficiente... qualcuno conosce la matematica?


La scuola va alla guerra? Disarmiamo la scuola l Rivoluzione Anarchica

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