Alexey Soldatov uno dei padri dell’Internet russo si trova in prigione
Le informazioni corrette dovrebbero essere disponibili per la persona o le persone giuste al momento giusto. Questo crede Alexey Soldatov, fisico nucleare, ex viceministro delle Comunicazioni (2008- 2010) e pioniere russo di Internet negli anni ‘90, che ora si troverebbe in carcere dopo la condanna a due anni da un tribunale di Mosca nel 2019. L’inchiesta penale sarebbe stata avviata da Andrei Lipov, il capo del dipartimento su Internet presso l’amministrazione presidenziale. Soldatov sarebbe stato tenuto agli arresti domiciliari per sei mesi e poi rilasciato su cauzione in attesa del processo, avvenuto questa estate nel luglio 2024. Le accuse sono state modificate in abuso di autorità, che comportano comunque una pena minore di quella del 2022.
IN BREVE:
- Le accuse di “abuso di potere”.
- Gli avvenimenti correlati: Internet Society ISOC-Bulgaria esprime la sua preoccupazione, L’instabilità politica della Bulgaria.
- Alexey Soldatov: il sogno di connettersi con il mondo e il primo collegamento al World Wide Web
Le accuse di “abuso di potere” per il traferimento illegale dei diritti di una serie di indirizzi IP
Chi ha fornito il motivo delle accuse è stato il figlio, il giornalista Andrei Soldatov – specializzato nel reportage sui servizi di sicurezza russi, tra cui l’FSB – che insieme a Irina Borog è uno degli autori di un articolo del 24 luglio 2024 pubblicato sul sito del Center for European Policy Analysis (CEPA). Nell’articolo si legge che Alexey Soldatov è accusato di “abuso di potere” per il traferimento illegale dei diritti di una serie di indirizzi IP legati a una organizzazione – il Telegraph cita una anonima società ceca – con la quale non ha alcun legame. L’agenzia di stampa Tass in un articolo del 25 dicembre 2019 citava: “Secondo Meduza il caso era legato al trasferimento di circa 490.000 indirizzi IPv4 alla società dell’imputato registrata nella Repubblica ceca“. All’epoca il tribunale si era rifiutato di accogliere la mozione dell’Unità investigativa della Direzione investigativa principale di Mosca del Ministero degli Interni russo di scegliere la custodia cautelare, mettendolo invece agli arresti domiciliari (il cui termine sarebbe scaduto il 28 gennaio 2020).
L’articolo di Andrei Soldatov evidenzia ora come l’incriminazione “una assurdità giuridica” che obbligherà Soldatov a rimanere in prigione anche se malato, nonostante la Corte non avrebbe dovuto stabilire una pena detentiva. Il giudice avrebbe emesso una sentenza più severa di quella richiesta dai pubblici ministeri e ignorato la malattia terminale del padre: a detta dei familiari, quella contro Soldatov è essenzialmente una condanna a morte.
Gli avvenimenti correlati
Internet Society ISOC-Bulgaria esprime la sua preoccupazione
Alcuni membri dell’Internet Society – Internet Society (ISOC – Bulgaria) – hanno espresso la loro seria preoccupazione per l’imprigionamento di Alexey Soldatov – e chiedono alle autorità russe di rilasciarlo urgentemente. Soldatov (72 anni) secondo quanto riportato è sopravvissuto a due interventi chirurgici correlati al cancro, ha problemi cardiovascolari cronici e altri problemi di salute. Anche se Soldatov è stato trasferito in un’altra prigione per le cure mediche, un articolo pubblicato da MK.ru lunedì 26 agosto ne riporta le condizioni critiche: “ha la febbre alta, problemi respiratori e il suo polmone sinistro non funziona” e le dure mediche di base sarebbero ben lontane da ciò di cui avrebbe bisogno una persona anziana e gravemente malata.
ISOC – Bulgaria ha invitato altre organizzazioni della Internet Society, pionieri di Internet, ingegneri, scienziati e attivisti online in tutto il mondo a sollecitare i loro governi a contattare il Cremlino e richiedere l’immediato rilascio del signor Alexey Soldatov, mentre è in corso il suo processo di appello anche tramite gli hashtag #FreeAlexeySoldatov, #RussianInternet.
L’instabilità politica della Bulgaria
Dopo lo scoppio con mosca la maggior parte dei cittadini bulgari ha iniziato a mettere in discussione i rapporti con Mosca (circa il 62% da un sondaggio Euractiv). La Bulgaria, rifiutandosi di pagare le forniture in rubli, ha inoltre ha cercato di ridurre le sue dipendenze energetiche dalla Russia che forniva il 90% delle risorse energetiche, passando a fornitori alternativi come la Turchia, Grecia, USA.
La Bulgaria vive uno stato di incertezza politica, e dopo sei elezioni in tre anni il Parlamento bulgaro non ha ancora una solida e chiara maggioranza. La prossima votazione sarebbe fissata per il 27 ottobre 2024. Il terzo gruppo più forte è rappresentato dal partito radicale filorusso (Revival) e secondo quanto riportato da Euractiv, alla fien di questo mese invierà una delegazione al forum BRICS a Mosca (mossa a sopresa dato che la Bulgaria non ha relazioni con i BRICS), rimanendo però ancorato al fatto che la Bulgaria dovrebbe rimanere “indipendente e coerente” solo con i suoi interessi nazionali.
Alexey Soldatov: il sogno di connettersi con il mondo e il primo collegamento al World Wide Web
Soldatov, fisico nucleare ha lavorato presso il Kurchatov Institute of Atomic Energy, un importante centro di ricerca nucleare sovietico durante la Guerra Fredda. Nell’articolo si afferma che “oltre alla ricerca sulle armi atomiche, gli scienziati del Kurchatov erano coinvolti in molti progetti di difesa cruciali, che spaziavano dai sottomarini nucleari sovietici alle armi laser. Di conseguenza, l’istituto godeva di uno status elevato nell’Unione Sovietica” che corrispondeva ad un maggiore grado di libertà rispetto ad altri istituti, come quello di poter essere “in grado di effettuare chiamate internazionali”. Il sogno di Soldatov era però quello di costruire una rete presso l’Istituto, quindi mise insieme un team di programmatori (1990) per iniziare a lavorare sul progetto e per collegare l’istituto con altri centri di ricerca nel paese. Il risultato fu la rete “Relcom”, che effettivamente creò una connessione tra il Kurchatov Institute di Mosca e l’Institute of Informatics and Automation di Leningrado (460 miglia di distanza), per poi stabilire “una connessione con i centri di ricerca di Dubna, Serpukhov e Novosibirsk”. Ma il sogno di Soldatov andava ben oltre allo scambio di semplici email, Soldatov voleva connettersi con il mondo.
Quello successe il 28 agosto 1990, quando fu attivata la prima connessione sovietica all’Internet globale: allora l’Istituto Kurchatov fu in grado di scambiarsi email con un’università di Helsinki, in Finlandia. Era il primo collegamento dell’Unione Sovietica al World Wide Web! Il sogno era diventato realtà ma l’idea allora andava contro i principi di ottenere una pre-autorizzazione obbligatoria, e nonostante tutto Alexey Soldatov – che credeva nella natura orizzontale di Internet – lottò per evitare lo sviluppo di un sistema operativo nazionale per computer o un motore di ricerca nazionale che avrebbe separato Internet russa dalla rete globale. Ha sempre creduto nella natura orizzontale e globale della rete.
Ma il resto della storia potete leggerlo nell’articolo di Andrei Soldatov:The Kremlin Jails the Father of Russia’s Internet
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La UE investigará a Telegram
La Unión Europea anunció que abrirá una investigación contra la aplicación de mensajería instantánea por posible violación de las reglas digitales, al no haber facilitado las cifras exactas sobre la cantidad de usuarios.
En el caso de que la app haya declarado menos internautas de los que tiene, y si los usuarios superan el umbral de los 45 millones mensuales, Bruselas podría imponer a Telegram una nueva normativa de control que aprobó este año.
La plataforma declaró en febrero que tenía 41 millones de usuarios al mes, pero en agosto se le pidió una actualización y la respuesta fue ambigua, pues no dio ninguna cifra y se limitó a decir que tenía "un número significativamente inferior a 45 millones de receptores activos mensuales de promedio".
El Reglamento de Servicios Digitales de la UE obliga a las grandes plataformas a moderar los contenidos, recibir auditorías de terceros y facilitar datos a la Comisión Europea, entre otras reglas.
La pesquisa de la Comisión Europea coincide con la del Gobierno francés sobre presuntas ilegalidades cometidas en Telegram, lo que condujo a la detención de su CEO, Pável Dúrov, y a la orden de búsqueda del otro cofundador de la plataforma, su hermano mayor Nikolái.
En Facebook e Instagram se cometieron los mismos delitos por los que se acusa a Telegram, pero la Justicia francesa no ha emitido una orden de búsqueda y captura contra Mark Zuckerberg.
Fuente: Financial Times
ilfattoquotidiano.it/2024/08/3…
Le vittime collaterali di Stellantis: il collasso manda in crisi decine di aziende dell’indotto da…
Da Torino a Melfi a rischio migliaia di posti - La mappaAndrea Tundo (Il Fatto Quotidiano)
Postulo che i titolisti siano i primi responsabili della disinformazione.
Da quando, su Internet, la "trazione" generata da un titolo è precisamente misurabile in click la corsa all'intestazione più acchiappaclick è diventata talmente agguerrita da meritarsi un posto alle Olimpiadi. È lo stramaledetto clickbait.
Non importa più che il titolo rifletta in maniera succinta i contenuti dell'articolo, basta che incuriosisca il lettore abbastanza da cliccare. E allora daje de titoli scandalistici o palesemente falsi.
Questo non sarebbe un enorme problema se tutti andassero a leggere gli articoli così mal intitolati, anzi: sgamando subito l'opera di un titolista truffaldino, ce ne andremmo immediatamente dalla pagina (con conseguente crollo dei tempi di permanenza su di essa, altra metrica rilevante) e non torneremmo più su quella testata.
Ma questo non succede: nello scrollare quotidianamente la timeline di un social o il feed di un aggregatore RSS si leggono.... Al 90% solo i titoli? Ed ecco che la frittata è fatta.
Se leggo un titolo che dice "Studio dimostra l'inefficacia dei vaccini COVID" e non vado a leggere l'articolo, che magari, al contrario, parla di uno studio che dimostra l'efficacia al 95% e mi dettaglia in quali casi non lo è, ho assorbito un'informazione non solo errata, ma diametralmente opposta al senso della notizia.
Tutto per dei cazzi di click.
Google dice che la SEO ha rovinato l'Internet. Va bene che tralascia il fatto che se la SEO esiste è perché sono loro ad aver stabilito le regole del ranking, ma di per sé l'affermazione non è scorretta.
La verità, online, vale meno della visibilità.
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Il nuovo articolo di @valori
L'Onu lancia l'allarme sui costi ambientali della tecnologia, suggerendo alla politica come limitarli e renderli un'opportunità
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Nell’era della digitalizzazione, la sicurezza delle informazioni e l’accesso ai servizi online sono diventati temi di primaria importanza per banche, aziende e pubbliche
Only in our dreams are we free. The rest of the time we need wages.
Terry Pratchett, Wyrd Sisters.
Terry non le manda a dire. Ouch!
rag. Gustavino Bevilacqua
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