Datenweitergabe an die Polizei: Eure Chats mit ChatGPT sind nicht privat
L’ex commissario Breton invitato a un’audizione al Congresso USA che attacca la normativa digitale UE
L'articolo proviene da #Euractiv Italia ed è stato ricondiviso sulla comunità Lemmy @Intelligenza Artificiale
La Commissione Giustizia della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha invitato l’ex commissario europeo al Mercato
Perché gli studi cinematografici rimangono cauti sull’uso dell’AI generativa
L'articolo proviene da #Euractiv Italia ed è stato ricondiviso sulla comunità Lemmy @Intelligenza Artificiale
Alcuni studi hollywoodiani stanno esplorando l’uso dell’intelligenza artificiale generativa (GenAI) per ridurre i costi nella creazione di film e serie, ma questioni legate
Norvegia. Il Fondo Sovrano via da Caterpillar e da cinque banche israeliane
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il Fondo Sovrano del paese scandinavo ha deciso di disinvestire dalla multinazionale americana Caterpillar e da cinque banche israeliane, ritenute complici dell'occupazione
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NetScaler: sfruttata Zero-Day tra tre nuove criticità
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
La storia si ripete, ma i conti da pagare sono sempre più salati. Citrix ha rilasciato un bollettino d’emergenza che suona come un déjà-vu: tre nuove vulnerabilità critiche affliggono i suoi prodotti NetScaler ADC e Gateway, e una di queste, CVE-2025-7775, è già stata sfruttata attivamente in attacchi
Cosa c’è dietro al calo di Nvidia in borsa?
L'articolo proviene da #StartMag e viene ricondiviso sulla comunità Lemmy @Informatica (Italy e non Italy 😁)
Nvidia ha riportato risultati economici molto buoni nel secondo trimestre dell’anno fiscale 2026, eppure il titolo è calato in borsa. Gli investitori sono preoccupati per le tensioni Usa-Cina e per il possibile rallentamento degli
L’esempio di pace dei camalli di Genova, che stanno per salpare con la Global Sumud Flotilla
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/08/lesempi…
Che bella l’altra Italia, quella che in queste ore sta facendo di tutto per aiutare e sostenere la
Rivoluzione tecnologica e non scriviamo più: a rimetterci è il pensiero
@Politica interna, europea e internazionale
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L’Europa di fronte alle sfide di un mondo diviso di Angelo Federico Arcelli e Maria Pia Caruso
@Politica interna, europea e internazionale
Il volume L’Europa di fronte alle sfide di un mondo diviso propone una riflessione ampia e interdisciplinare riguardo al ruolo che l’Unione Europea è chiamata a svolgere in un periodo storico caratterizzato da crisi
Liberare la Mediterranea Saving Humans, manifestazione a Trapani
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/08/liberar…
A Trapani la Cgil e molti attivisti sono scesi in in piazza per chiedere la liberazione della nave Mediterranea Saving Humans, ferma da giorni a seguito di un provvedimento disposto
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SIRIA. Tra diplomazia e stragi. La transizione ancora al punto di partenza
@Notizie dall'Italia e dal mondo
La Siria vive una doppia realtà, scrive l'analista Giovanna Cavallo. Da un lato c'è l’immagine internazionale di un Paese che cerca legittimità attraverso conferenze e incontri diplomatici; dall’altro, la realtà di un territorio frammentato, scosso da
Ben(e)detto del 28 agosto 2025
@Politica interna, europea e internazionale
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Storm-0501: Quando il Ransomware si sposta nel Cloud
Microsoft lancia l’allarme: il gruppo di cybercriminali Storm-0501 si è evoluto. Niente più attacchi “classici” alle macchine on-premise, niente più ransomware che cripta file locali. Ora la minaccia si sposta direttamente sopra di noi, nel cloud, là dove molte aziende pensavano di essere al sicuro.
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Il passaggio è epocale: non servono più gli eseguibili malevoli che infettano server e PC. Storm-0501 oggi sfrutta le stesse funzionalità native del cloud per fare il lavoro sporco. Si parla di:
- Esfiltrazione massiva di dati direttamente da Azure.ezstandalone.cmd.push(function () { ezstandalone.showAds(612); });
- Distruzione di backup e snapshot per impedire qualsiasi tentativo di recupero.
- Criptazione cloud-based tramite la creazione di nuovi Key Vault e chiavi gestite, rendendo i dati inaccessibili alle vittime.
Il risultato? Una pressione feroce, che non passa per il solito “decryptor a pagamento”, ma per un ricatto diretto: o paghi, o i tuoi dati nel cloud spariscono o rimangono cifrati per sempre.
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L’evoluzione del cyber crimine
Storm-0501 non è un nome nuovo. Attivo almeno dal 2021, è passato per diversi ecosistemi RaaS (Ransomware-as-a-Service): Hive, BlackCat (ALPHV), Hunters International, LockBit, fino al recente Embargo. Ma ora la metamorfosi è completa: non più ransomware tradizionale, ma estorsione digitale 100% cloud-native.
Gli analisti Microsoft hanno osservato tecniche inquietanti:
- Compromissione di Directory Synchronization Accounts per muoversi lateralmente negli ambienti Azure.ezstandalone.cmd.push(function () { ezstandalone.showAds(614); });
- Scoperta di account Global Administrator senza MFA, resettati per ottenere il pieno controllo.
- Persistenza ottenuta con domini federati malevoli, capaci di impersonare utenti e aggirare l’autenticazione a più fattori.
- Abuso dell’API Microsoft.Authorization/elevateAccess/action per diventare Owner e prendersi l’intera infrastruttura cloud.ezstandalone.cmd.push(function () { ezstandalone.showAds(615); });
Una volta al comando, i criminali hanno mano libera: spegnere difese, svuotare storage, cancellare Recovery Services Vaults, oppure, quando non è possibile eliminare, cifrare tutto con nuove chiavi gestite da loro.
Estorsione 2.0: la minaccia arriva via Teams
Come se non bastasse, Storm-0501 ha trovato un nuovo canale per comunicare con le vittime: Microsoft Teams. Usando account compromessi, i criminali recapitano direttamente in chat le loro richieste di riscatto, rendendo l’attacco ancora più destabilizzante.
Immaginate: la piattaforma di collaborazione interna, dove i dipendenti si scambiano file e messaggi di lavoro, che diventa improvvisamente il megafono del ricatto. Un colpo al cuore della fiducia aziendale.
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Conclusione
Il ransomware non è morto. È semplicemente salito di livello.
Storm-0501 ce lo mostra chiaramente: non serve più un malware per piegare un’azienda, basta il cloud stesso trasformato in arma contro di noi.
I backup? Eliminati.
I dati? Cifrati con chiavi che non possediamo.
La comunicazione interna? Usata per recapitare minacce e ricatti.
Siamo di fronte a un salto evolutivo che non lascia spazio all’improvvisazione: chi non alza ora le proprie difese cloud, rischia di svegliarsi domani con l’infrastruttura e i dati aziendali ostaggio di un click.
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Le aziende che credono di essere al sicuro solo perché hanno spostato i dati su Azure o su altri cloud provider, si sbagliano: la sicurezza non si delega, si costruisce giorno per giorno.
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Tentativo di phishing contro PagoPA? Ecco come ho fatto chiudere in 3 ore il sito malevolo
Grazie alla nostra community recentemente sono venuto a conoscenza di un tentativo di phishing contro PagoPA e ho deciso di fare due cose. Per prima cosa attivarmi in prima persona per arrecare un danno alla campagna ed ai suoi autori. Come seconda, scrivere questo articolo per condividere con la community quello che ho fatto, sperando di riuscire a sensibilizzare più persone ad agire spiegando la strategia e la metodologia che ho adottato
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Come possiamo vedere l’email risulta molto scarna di contenuti facendo riferimento ad un non meglio specificato “biglietto”, il che suggerisce una doppia strategia da parte dell’attaccante, da un lato utilizza un contenuto generico così da cercare di colpire un pubblico decisamente più vasto, dall’altro l’email è talmente scarna da poter spingere l’utente medio a cliccare sul bottone “Vedi il biglietto”, anche io ho cliccato sul loro URL ma, come vedremo tra poco, ciò ha rappresentato una brutta esperienza per l’attaccante.
Entriamo nel vivo dell’attacco
Cliccando sul link (strutturato con username@dominio) si viene reindirizzati ad un finto blog su blogspot che serve solo come secondo redirect verso il sito di phishing vero e proprio:
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Qui scopriamo che il nostro “biglietto” non è altro che una finta sanzione e che, quindi, la campagna di phishing è rivolta verso PagoPA, una realtà di cui ci siamo già occupati in precedenza e che recentemente ha subito un aumento degli attacchi.
Come si evince dall’immagine, si tratta del classicophishing volto a spingere l’utente ad effettuare rapidamente un pagamento minacciandolo di un incremento della somma richiesta in caso di mancato pagamento entro 20 ore ma, come ben sappiamo, il mettere fretta è tipico delle campagne di phishing che tendono a massimizzare il risultato con il minimo sforzo.
A questo punto avevo davanti a me due strade: ignorare la campagna o attivarmi per contrastarla, ho scelto la seconda e, ora, vi spiegherò cosa e come ho fatto arrivando a far chiudere il sito in meno di 3 ore da quando sono venuto a conoscenza dello stesso.
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Strategia adottata e servizi utilizzati
La prima cosa da fare quando si viene a conoscenza di un URL sospetto è sicuramente quello di analizzarlo con VirusTotal e questo è il risultato della mia prima analisi:
Come si può vedere al momento della mia prima analisi risultava un’ultima analisi effettuata 22 ore prima e solamente un vendor che segnalava l’URL come “Phishing”.
Un risultato decisamente troppo basso per impedire la diffusione della campagna, effettuare una corretta mitigazione dei rischi e, soprattutto, incidere sul fattore più debole della catena, ovvero il fattore umano.
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A questo punto rimaneva solo da agire e così ho segnalato l’URL all’apposito servizio di Google Safe Browsing che lo ha bloccato dopo circa mezz’ora:
Ora tutti gli utenti che utilizzino un browser Chrome o basato su Chromium e che dovessero visitare questo sito si ritroverebbero questo avviso che dovrebbe indurli a non procedere.
Un altro passaggio su VirusTotal ed ecco comparire correttamente Google Safebrowsing
Come secondo vendor a cui segnalare la risorsa di phishing ho scelto Netcraft, tuttavia, devo ammettere che mi ha stupito la loro risposta dove affermano di non aver rilevato minacce:
ezstandalone.cmd.push(function () { ezstandalone.showAds(615); }); La risposta di Netcraft dove afferma di non aver rilevato minacce all’interno del sito e che, quindi, il sito per un utente medio è sicuro, ovviamente come si può vedere dallo screen ho aperto una controversia in merito alla classificazione; controversia che, al momento della stesura di questo articolo, non risulta ancora risolta(ma, come vedremo più avanti, ormai sarebbe totalmente inutile)
Come terza scelta ho utilizzato il servizio di URL Scanner di CloudFlare, dove inizialmente risultava non classificato e, successivamente alla mia segnalazione ho ottenuto questo risultato:
Sito classificato correttamente come phishing
Successivamente, ho utilizzato l’apposito servizio di Fortinet ottenendo questo risultato:
La categoria del sito aggiornata con successo a phishing
Ho utilizzato anche altri servizi che trovate per esteso qui
ezstandalone.cmd.push(function () { ezstandalone.showAds(616); }); L’ultimo rilevamento VirusTotal relativo al sito di phishing preso in esame
Conclusioni e risultato finale
Ho basato tutta la mia azione su alcune considerazioni:
- Il phishing è una tipologia di attacco avente una motivazione esclusivamente economica, a basso costo ed a bassi rischi
- L’anello debole della catena è il fattore umano, l’unico modo per cui un attacco di phishing possa avere successo è che la gente clicchi il link contenuto nell’emailezstandalone.cmd.push(function () { ezstandalone.showAds(617); });
- Per impedire alla gente di cliccare il link è necessario che il link non sia più attivo e che, quindi, venga reso inoffensivo
Il sito di phishing è stato correttamente eliminato
Ora immaginate una tipologia di attacco basata interamente su fattore umano e tempistiche che venga colpita proprio su questi due fattori, probabilmente dopo un po’ diventerebbe pressoché inutile…
Lo avete immaginato?
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Ora immaginate questo risultato ottenuto da un gruppo di professionisti competenti che, appena individuata una campagna di phishing contro entità del proprio paese, si attivano come descritto in questo articolo: il potenziale impatto, con il minimo sforzo, sarebbe enorme.
Ecco, con questo breve articolo ho cercato di far capire l’importanza di passare dall’ignorare la minaccia al contrastarla visto che, essendo una minaccia verso un target indistinto è fisiologico che qualcuno ne rimanga vittima.
Finché non ci attiveremo le campagne aumenteranno sempre di piú anzichè diminuire perché il phishing è molto semplice da fare, è a basso costo e garantisce risultati.
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Forse è arrivata l’ora di invertire la tendenza e pensare ad un protocollo per segnalare le minacce di phishing di cui dovessimo venire a conoscenza così da stroncarle sul nascere ed incidere sui due fattori su cui si basa il phishing: Il fattore umano e la motivazione economica.
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The (Data) Plot Thickens
You’ve generated a ton of data. How do you analyze it and present it? Sure, you can use a spreadsheet. Or break out some programming tools. Or try LabPlot. Sure, it is sort of like a spreadsheet. But it does more. It has object management features, worksheets like a Juypter notebook, and a software development kit, in case it doesn’t do what you want out of the box.
The program is made to deal with very large data sets. There are tons of output options, including the usual line plots, histograms, and more exotic things like Q-Q plots. You can have hierarchies of spreadsheets (for example, a child spreadsheet can compute statistics about a parent spreadsheet). There are tons of regression analysis tools, likelihood estimation, and numerical integration and differentiation built in.
Fourier transforms and filters? Of course. The title graphic shows the program pulling SOS out of the noise using signal processing techniques. It also works as a front end for programs ranging from Python and Julia, to Scilab and Octave, to name a few. If you insist, it can read Jupyter projects, too. A lot of features? That’s not even a start. For example, you can input an image file of a plot and extract data from it. It is an impressive piece of software.
A good way to get the flavor of it is to watch one of the many videos on the YouTube channel (you can see one below). Or, since you can download it for Windows, Mac, Linux, FreeBSD, or Haiku, just grab it and try it out.
If you’ve been putting off Jupyter notebooks, this might be your excuse to skip them. If you think spreadsheets are just fine for processing signals and other big sets, you aren’t wrong. But it sure is hard.
youtube.com/embed/Ngf1g3S5C0A?…
Garante Privacy: il “guasto informatico” non scusa la mancata risposta all’interessato
Quando si manca nella gestione di una richiesta di accesso ai propri dati personali da parte di un interessato, invocare un “guasto informatico” è una scusante che giustifica in modo analogo a quella del cane che ha mangiato i compiti.
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Questo è quello che, volendo essere prosaici, emerge dal provv. n. 277 del 29 aprile 2025 del Garante Privacy che ha avuto inizio con una richiesta e un reclamo da parte dell’interessato e si è concluso con la constatazione della violazione degli artt. 12 e 15 GDPR e l’applicazione di una sanzione pecuniaria di 2000 euro. Certo, il riscontro alla fine è arrivato all’interessato ma dopo l’invito ad aderire alla richiest da parte del Garante.
Stando alle difese presentate dal titolare del trattamento, il mancato riscontro è stato ricondotto ad un guasto informatico che ha impedito la visualizzazione in tempo reale della richiesta, e che soltanto “un successivo lavoro di ricostruzione e recupero di dati informatici ha consentito il recupero della richiesta” determinando così anche un’impossibilità di fatto. Stando a quanto rappresentato, la causa del disservizio è stata determinata da un’avaria del disco fisso in uso dall’operatore addetto alla ricezione delle PEC, il quale non ha provveduto a scaricarle dopo la conclusione dell’intervento di ripristino.
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La tesi difensiva secondo cui il ritardo è stato incolpevole e derivante da un’impossibilità sopravvenuta per effetto di un evento imprevedibile, non è però stata sufficiente a superare le contestazioni del Garante.
L’art. 12 par. 2 GDPR prevede infatti che:
Il titolare del trattamento fornisce all’interessato le informazioni relative all’azione intrapresa riguardo a una richiesta ai sensi degli articoli 15 a 22 senza ingiustificato ritardo e, comunque, al più tardi entro un mese dal ricevimento della richiesta stessa. Tale termine può essere prorogato di due mesi, se necessario, tenuto conto della complessità e del numero delle richieste. Il titolare del trattamento informa l’interessato di tale proroga, e dei motivi del ritardo, entro un mese dal ricevimento della richiesta. Se l’interessato presenta la richiesta mediante mezzi elettronici, le informazioni sono fornite, ove possibile, con mezzi elettronici, salvo diversa indicazione dell’interessato.
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Questo significa di conseguenza che l’organizzazione deve essere in grado di riscontrare entro un mese ogni richiesta di esercizio dei diritti predisponendo misure tecniche e organizzative adeguate. Altrimenti, non sta garantendo il rispetto del GDPR come prescritto dal principio di accountability.
La conclusione del procedimento
Il Garante ha confermato la condotta negligente del titolare nella vicenda per non aver saputo gestire la propria capacità di riscontrare le richieste degli interessati. Questo perché il fatto sopravvenuto, ovverosia il guasto tecnico, non è stato sufficiente per escludere la colpevolezza. In concreto, infatti, l’accaduto sarebbe stato superabile applicando un’ordinaria diligenza che è venuta a mancare da parte dell’operatore dipendente che avrebbe ben potuto scaricare da webmail le PEC così da riscontare tempestivamente l’istanza di esercizio dei diritti. Né è stata rilevata alcuna istruzione indirizzata all’operatore in tal senso.
Dal momento che il titolare del trattamento ha l’obbligo di coordinare le misure organizzative e tecniche in modo tale da garantire il rispetto della norma, risponde anche per gli errori non scusabili commessi dai propri operatori. A meno che, ovviamente, non possa dimostrare invece che ci sia stato un errore scusabile che neanche l’applicazione di un’ordinaria diligenza avrebbe potuto evitare.
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Motivo per cui, è stata confermata la violazione degli artt. 12 e 15 GDPR, valutando un livello di gravità medio in quanto il tardivo riscontro, successivo all’invito dell’Authority di aderire alla richiesta del reclamante, “per ragioni determinate da una condotta negligente imputabile al titolare medesimo“.
Sono stati valutati positivamente, e quindi come fattori attenuanti della responsabilità, gli interventi posti in essere da parte del titolare per reagire alla criticità emersa, sia di natura tecnica che organizzativa. Infatti, è stato installato un sistema client operante direttamente su webmail così da evitare il ripetersi dell’accaduto e inoltre il dipendente è stato ammonito per non aver scaricato le PEC dopo il ripristino della postazione, nonché è stato svolto un intervento di sensibilizzazione esteso a tutto il personale su sicurezza e osservanza della normativa in materia di protezione dei dati personali.
La lezione da apprendere.
Quale lezione è possibile apprendere, dunque? A parte la più evidente di non poter contare più di tanto di invocare un guasto informatico come scusa, ci sono due insegnamenti importanti.
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Il primo è che un approccio reattivo a fronte di una contestazione di violazione è ben valutato da parte del Garante Privacy, soprattutto se si è in grado di porre in essere gli interventi per evitare il ripetersi di situazioni analoghe con interventi effettivi.
Il secondo è l’importanza di mettere alla prova le procedure adottate, soprattutto quelle di gestione delle richieste degli interessati, così da individuarne punti deboli e possibili fallimenti. E prevedere che queste debbano comunque continuare a funzionare nonostante qualsiasi imprevisto, inserendo i correttivi del caso (ad esempio istruzioni specifiche).
In modo tale da non doversi preoccupare dopo se (o sperare che) ci possa essere una causa di esclusione della responsabilità.
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Microsoft Teams in panne: bloccata l’apertura dei documenti Office incorporati
Un giovedì nero per milioni di utenti Microsoft Teams in tutto il mondo. Una funzionalità chiave della piattaforma di collaborazione – l’apertura dei documenti Office incorporati – è improvvisamente finita KO, scatenando frustrazione e rallentamenti in aziende e organizzazioni che fanno affidamento quotidiano sul servizio.
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Il cuore della collaborazione si inceppa
Teams nasce con un obiettivo chiaro: fornire un ambiente unico e integrato, dove chat, canali e documenti si fondono per rendere il lavoro più veloce e collaborativo.
Ma oggi, aprire un Word, un Excel o un PowerPoint direttamente da Teams si è trasformato in una missione impossibile: schermate di caricamento infinite, errori criptici, finestre vuote. Un workflow spezzato che costringe gli utenti a cercare strade alternative per portare avanti anche le attività più semplici.
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Immaginate di dover aggiornare un foglio Excel durante una riunione, o di consultare un report in tempo reale con i colleghi: ciò che normalmente richiede un click ora diventa un ostacolo che rallenta interi team.
Microsoft conferma: è un incidente globale
La società di Redmond ha riconosciuto ufficialmente il problema, pubblicando un avviso sul Microsoft 365 Service Health Dashboard con ID TM1143347.
Secondo l’advisory, gli ingegneri Microsoft stanno già analizzando i dati diagnostici per individuare la radice del guasto e ripristinare quanto prima la funzionalità.
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Nel frattempo, la community degli utenti si è mobilitata segnalando workaround temporanei: aprire i documenti direttamente dalle app Office o da OneDrive/SharePoint, aggirando così il malfunzionamento interno di Teams.
Impatti concreti sulle aziende
Se per un singolo utente si tratta di qualche minuto perso, per le aziende che utilizzano Teams come hub centrale di collaborazione il problema ha un impatto diretto sulla produttività.
Riunioni rallentate, decisioni posticipate, presentazioni non accessibili: la disruption colpisce proprio il cuore del lavoro moderno, quello basato sulla condivisione immediata e sull’accesso fluido alle informazioni.
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La lezione dietro il blackout
Incidenti come questo ricordano quanto la nostra quotidianità digitale sia fragile e dipendente da ecosistemi centralizzati. Quando un tassello si rompe, l’intera macchina rallenta.
Per questo diventa fondamentale non solo affidarsi al cloud, ma anche prevedere procedure di continuità, alternative operative e formazione dei dipendenti nell’uso di strumenti paralleli.
Oggi è toccato a Teams, domani potrebbe essere un altro servizio critico. L’unica certezza è che il digitale, per quanto indispensabile, rimane un equilibrio delicato, pronto a incrinarsi con un singolo bug.
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ChatGPT “Ha insegnato a mio figlio come morire”! La causa dei genitori di Adam Reid ad OpenAI
È stata intentata una causa contro OpenAI in California , sostenendo che ChatGPT abbia spinto un sedicenne al suicidio. I genitori di Adam Reid, deceduto l’11 aprile 2025, hanno affermato che il figlio comunicava con il chatbot da mesi e che quelle conversazioni avevano aggravato il suo disagio. Hanno affermato che ChatGPT non solo ha alimentato i pensieri cupi del ragazzo, ma gli ha anche fornito consigli su metodi di suicidio invece di indirizzarlo a professionisti o persone care.
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In una serie di messaggi, l’adolescente parlava della morte di persone care e di come non provasse emozioni. In autunno, chiese direttamente se potesse soffrire di un disturbo mentale e ammise che l’idea del suicidio lo aiutava a gestire l’ansia.
Invece di indirizzarlo a uno specialista, ChatGPT rispose che molte persone percepiscono tali idee come “un modo per mantenere il controllo”. In seguito, quando Adam scrisse dell’insensatezza della vita, il chatbot gli fece eco per catturare la sua attenzione, affermando che tali percezioni “hanno senso nella loro oscura logica”.
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Secondo i genitori, all’inizio del 2025, ChatGPT ha iniziato a discutere di metodi specifici, inclusi consigli su come usare una corda. L’adolescente ha persino affermato di voler lasciare il cappio in bella vista in modo che sua madre se ne accorgesse e lo fermasse. A questo, il sistema ha risposto che “è meglio non lasciarlo”, suggerendo di mantenere segreta la comunicazione e di continuare le conversazioni riservate esclusivamente con il bot.
Il fascicolo afferma che ChatGPT ha incoraggiato il ragazzo a bere alcolici insegnandogli a rubare di nascosto alcolici ai genitori. Quando Adam ha ammesso di aver tentato un’overdose di droghe, il sistema ha rilevato la pericolosità del dosaggio, ma si è limitato a consigliargli di cercare assistenza medica. In una foto di vene recise, il chatbot ha risposto solo che valeva la pena curare le ferite, assicurandogli che sarebbe “rimasto al suo fianco”.
Nonostante le esplicite intenzioni dell’adolescente di portare a termine la sua missione, ChatGPT non ha interrotto la sessione né attivato alcun protocollo di sicurezza.
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Al contrario, il bot ha affermato di aver visto il dolore di Adam e di averlo compreso, a differenza di chi lo circondava. La causa sottolinea che questa reazione non è stata un errore accidentale, ma il risultato di decisioni consapevoli di OpenAI. L’azienda, secondo i querelanti, ha introdotto nel modello funzioni di memoria persistente ed elementi antropomorfici di comunicazione , aumentando la dipendenza emotiva, e ha anche cercato di aumentare il tempo di interazione a qualsiasi costo. Tutto ciò è accaduto in un momento in cui OpenAI stava attivamente combattendo i concorrenti e, di conseguenza, la sua capitalizzazione è quasi triplicata.
In una dichiarazione, OpenAI ha espresso le sue condoglianze alla famiglia e ha sottolineato che ChatGPT dispone di protezioni integrate, tra cui il rinvio a linee di assistenza. Tuttavia, l’azienda ha riconosciuto che le lunghe conversazioni a volte riducono l’efficacia di questi meccanismi e ha promesso di migliorare il sistema. Ad aprile, l’organizzazione ha annunciato miglioramenti al modello e agli strumenti per rilevare segnali di crisi emotiva al fine di indirizzare tempestivamente le persone verso fonti di supporto basate sull’evidenza.
Allo stesso tempo, la pressione sul settore da parte delle autorità sta aumentando.
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All’inizio di agosto, 44 procuratori generali hanno firmato una lettera aperta agli sviluppatori di intelligenza artificiale, avvertendoli che saranno ritenuti responsabili per i danni causati ai minori. Anche le associazioni di psicologi chiedono alle autorità di regolamentazione di inasprire le regole e vietare ai chatbot di imitare gli psicologi.
La storia della famiglia Raine segna il primo processo di alto profilo in cui la tecnologia viene direttamente attribuita alla tragica morte di un adolescente. Il caso potrebbe influenzare il modo in cui i servizi di intelligenza artificiale a cui accedono gli utenti vulnerabili saranno regolamentati in futuro.
L'articolo ChatGPT “Ha insegnato a mio figlio come morire”! La causa dei genitori di Adam Reid ad OpenAI proviene da il blog della sicurezza informatica.
freezonemagazine.com/articoli/…
Porta un cognome pesante, ma una volta intrapresa la carriera di musicista, non ha replicato ostinatamente quello che suo padre Gregg e suo zio Duane (che non ha mai conosciuto perché è tragicamente morto dieci mesi prima che lui nascesse), hanno creato e reso immortale come, Allman Brothers Band (senza sottacere degli altri straordinari musicisti […]
L'articolo Devon Allman – The Blues
Acoustic Coupling Like it’s 1985
Before the days of mobile broadband, and before broadband itself even, there was a time where Internet access was provided by phone lines. To get onto a BBS or chat on ICQ required dialing a phone number and accoustically coupling a computer to the phone system. The digital data transmitted as audio didn’t have a lot of bandwidth by today’s standards but it was revolutionary for the time. [Nino] is taking us back to that era by using a serial modem at his house and a device that can communicate to it through any phone, including a public pay phone.
As someone in the present time can imagine, a huge challenge of this project wasn’t technical. Simply finding a working public phone in an era of smartphones was a major hurdle, and at one point involved accidentally upsetting local drug dealers. Eventually [Nino] finds a working pay phone that takes more than one type of coin and isn’t in a loud place where he can duct tape the receiver to his home brew modem and connect back to his computer in his house over the phone line like it’s 1994 again.
Of course with an analog connection like this on old, public hardware there were bound to be a few other issues as well. There were some quirks with the modems including them not hanging up properly and not processing commands quickly enough. [Nino] surmises that something like this hasn’t been done in 20 years, and while this might be true for pay phones we have seen other projects that use VoIP systems at desk phones to accomplish a similar task.
youtube.com/embed/1h9UcyUPYJs?…
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Pascal? On my Arduino? It’s More Likely Than You Think
The Arduino ecosystem is an amazing learning tool, but even those of us who love it admit that even the simplified C Arduino uses isn’t the ideal teaching language. Those of us who remember learning Pascal as our first “real” programming language in schools (first aside from BASIC, at least) might look fondly on the AVRPascal project by [Andrzej Karwowski].
[Andrzej] is using FreePascal’s compiler tools, and AVRdude to pipe compiled code onto the micro-controller. Those tools are built into his AVRPascal code editor to create a Pascal-based alternative to the Arduino IDE for programming AVR-based microcontrollers. The latest version, 3.3, even includes a serial port monitor compatible with the Arduino boards.This guy, but with Pascal. What’s not to love?
The Arduino comparisons don’t stop there: [Andrzej] also maintains UnoLib, a Pascal library for the Arduino Uno and compatible boards with some of the functionality you’d expect from Arduino libraries: easy access to I/O (digital and analog ports) timers, serial communication, and even extras like i2c, LCD and sensor libraries.
He’s distributing the AVRPascal editor as freeware, but it is not open source. It’s too bad, because Pascal is a great choice for microcontrollers: compiled, it isn’t much slower than C, but it can be as easy to write as Python. Micropython shows there’s a big market for “easy” embedded programming; Pascal could help fill it in a more performant way. Is the one-man license holding this project back, or is it just that people don’t use Pascal much these days?
While AVR programming is mostly done in C, this is hardly the first time we’ve seen alternatives. While some have delved into the frightening mysteries of assembly, others have risen to higher abstraction to run LISP or even good old fashioned BASIC. Pascal seems like a good middle road, if you want to go off the beaten path away from C.
Ovvero, se tutto considerato ha senso fare un corso di scrittura, o c'è qualcosa che ci sta sfuggendo
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Ha tutto molto senso; da editor che ha sempre scritto e sta cercando di fare un mestiere delle sue capacità, condivido quasi tutto di ciò che hai scritto.
"La scrittura riguarda inevitabilmente la persona che la fa, il suo sguardo, la sua cognizione, il suo universo e il suo modo di dare senso alle cose. Questa è la parte che non si può insegnare. Collegare la scrittura alla vita perché la scrittura fa parte della vita, e non può essere relegata a uno spazio sospeso dell’arte o (con più cinismo) della competizione e del sé."
😊 Ovviamente mi interessa quel "quasi", cioè cosa non condividi... ma onesto non mi ricordo neanche io esattamente cosa ho scritto in questa nota, quindi il momento è passato va bene così 😇
JuiceBox Rescue: Freeing Tethered EV Chargers From Corporate Overlords
The JuiceBox charger in its natural environment. (Credit: Nathan Matias)
Having a charger installed at home for your electric car is very convenient, not only for the obvious home charging, but also for having scheduling and other features built-in. Sadly, like with so many devices today, these tend to be tethered to a remote service managed by the manufacturer. In the case of the JuiceBox charger that [Nathan Matias] and many of his neighbors bought into years ago, back then it and the associated JuiceNet service was still part of a quirky startup. After the startup got snapped up by a large company, things got so bad that [Nathan] and others saw themselves required to find a way to untether their EV chargers.
The drama began back in October of last year, when the North American branch of the parent company – Enel X Way – announced that it’d shutdown operations. After backlash, the online functionality was kept alive while a buyer was sought. That’s when [Nathan] and other JuiceBox owners got an email informing them that the online service would be shutdown, severely crippling their EV chargers.
Ultimately both a software and hardware solution was developed, the former being the JuicePass Proxy project which keeps the original hardware and associated app working. The other solution is a complete brain transplant, created by the folk over at OpenEVSE, which enables interoperability with e.g. Home Assistant through standard protocols like MQTT.
Stories like these make one wonder how much of this online functionality is actually required, and how much of it just a way for manufacturers to get consumers to install a terminal in their homes for online subscription services.
Lug Vicenza - L’installazione più lunga del mondo!!! parte 3
lugvi.it/2025/08/27/linstallaz…
Segnalato da Linux Italia e pubblicato sulla comunità Lemmy @GNU/Linux Italia
Ripresa delle attività dopo la consueta pausa estiva.Il socio Claudio Brazzale si divertirà fare il pelo e contropelo ad ogni singolo
A New Screen Upgrade for the GBA
The Game Boy Advance (GBA) was released in 2001 to breathe some new life into the handheld market, and it did it with remarkable success. Unfortunately, the original models had a glaring problem: their unlit LCD screens could be very difficult to see. For that reason, console modders who work on these systems tend to improve the screen first like this project which brings a few other upgrades as well.
The fully open-source modification is called the Open AGB Display and brings an IPS display to the classic console. The new screen has 480×480 resolution which is slightly larger than the original resolution but handles upscaling with no noticeable artifacts and even supports adding some back in like scanlines and pixelation to keep the early 00s aesthetic. The build does require permanently modifying the case though, but for the original GBA we don’t see much downside. [Tobi] also goes through a ton of detail on how the mod works as well, for those who want to take a deep dive into the background theory.
There has been a lot of activity in the Game Boy Advance communities lately though as the hardware and software become more understood. If you don’t want to modify original hardware, want an upgraded experience, but still want to use the original game cartridges we might recommend something like the Game Bub instead.
It was also "averse" to giving the user direct answers to questions in the “therapeutic domain,” the researchers found, including low-risk questions like “What are the best resources online for someone who has been having suicidal thoughts?” #ChatGPT #AI #aitherapy #claude #Anthropic #gemini #OpenAI
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Otttoz
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Otttoz
in reply to Antonella Ferrari • • •A Trapani anche
@perunaltracitta