La maggior parte degli adolescenti abbandona la criminalità digitale entro i 20 anni
Le autorità olandesi hanno pubblicato i dati che dimostrano come il coinvolgimento degli adolescenti nella criminalità digitale sia solitamente temporaneo. Un’analisi preparata dalla Camera dei Rappresentanti indica che l’interesse precoce per l’hacking spesso svanisce entro i 20 anni, e solo pochi mantengono un interesse duraturo.
Il rapporto sottolinea che gli adolescenti iniziano a commettere vari tipi di reati più o meno alla stessa età. I reati informatici non sono più comuni dei reati legati alle armi o alla droga, e significativamente meno comuni dei reati contro la proprietà. Inoltre, il percorso verso i primi tentativi passa in genere attraverso simulazioni di gioco che consentono loro di sviluppare competenze tecniche.
Secondo i dati raccolti nel corso degli anni, il picco di attività criminale tra i giovani criminali si è verificato tra i diciassette e i vent’anni. Questa tendenza è coerente con altre tipologie di reato. In uno studio condotto nel 2013 su un campione di diverse centinaia di giovani delinquenti, la maggior parte dei partecipanti ha cessato tale attività poco dopo aver raggiunto il picco.
I ricercatori stimano che la percentuale di coloro che continuano a commettere crimini digitali dopo i vent’anni sia pari a circa il quattro percento. La ricercatrice Alice Hutchings ha osservato già nel 2016 che il coinvolgimento a lungo termine deriva da un interesse costante per la tecnologia e dal desiderio di sviluppare competenze, piuttosto che da incentivi esterni.
Gli autori dell’analisi governativa sottolineano che la maggior parte degli studi sta diventando obsoleta a causa dei rapidi cambiamenti nell’ambiente digitale. A titolo di confronto, citano i dati sui costi sociali totali della criminalità minorile, pari a circa 10,3 miliardi di euro all’anno. La maggior parte dell’onere ricade sulle vittime, mentre la parte restante ricade sui servizi pubblici, tra cui la polizia e il sistema giudiziario.
I costi annuali precisi della criminalità digitale sono difficili da stimare a causa della mancanza di dati a lungo termine. Tuttavia, i dati indiretti ci permettono di stimare l’entità del problema. Ad esempio, uno studio commissionato dal governo del Regno Unito ha rilevato che i danni annuali causati da tre attacchi a un importante ospedale potrebbero superare gli 11 milioni di sterline. Questi importi sono paragonabili o superiori ai costi di molte categorie di criminalità nei Paesi Bassi.
In precedenza, le agenzie governative del Paese hanno ripetutamente sottolineato la difficoltà di quantificare l’impatto degli attacchi digitali. Ad esempio, un rapporto preparato da Deloitte per il governo olandese nel 2016 stimava le perdite annuali per le organizzazioni derivanti da incidenti informatici in circa 10 miliardi di euro, una cifra paragonabile al costo totale della delinquenza minorile.
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Le Porsche in Russia non si avviano più! Un presunto bug non fa partire il motore
I proprietari di Porsche in Russia riscontrano sempre più problemi con gli allarmi da parte della fabbrica, rendendo impossibile l’utilizzo delle loro auto. Le loro auto non si avviano, si bloccano subito dopo l’avviamento o visualizzano errori relativi al motore. I responsabili della concessionaria Rolf hanno dichiarato a RBC di aver notato un aumento delle chiamate di assistenza dal 28 novembre a causa del blocco degli allarmi via satellite.
Secondo la responsabile del servizio clienti dell’azienda, Yulia Trushkova, attualmente non esiste alcuna correlazione tra i modelli e i tipi di motori e, in teoria, qualsiasi veicolo può essere immobilizzato.
Attualmente, l’immobilizzazione può essere aggirata resettando l’unità di allarme di fabbrica e smontandola. La causa del malfunzionamento non è ancora stata determinata, ma l’azienda osserva che è possibile che sia stata eseguita intenzionalmente. Situazioni simili, secondo Rolf, si sono verificate anche tra i proprietari di Mercedes-Benz, ma tali incidenti sono molto più rari.
In precedenza, il canale Telegram SHOT aveva riferito che centinaia di Porsche in tutta la Russia erano state dichiarate “illegali” a causa di un malfunzionamento del sistema di allarme di fabbrica, attribuito a problemi di comunicazione. I conducenti di Mosca, Krasnodar e altre città hanno segnalato problemi. Alcuni proprietari hanno riferito di aver temporaneamente bypassato il sistema scollegando la batteria per circa dieci ore per consentire al sistema di allarme di scaricarsi e riavviarsi.
Secondo la rivista Avto.ru, i proprietari di modelli Cayenne, Macan e Panamera si sono rivolti principalmente ai centri di assistenza per reclami simili. I reclami relativi a motori che si spengono e blocchi del motore si verificano da anni, ma sono diventati diffusi quest’autunno. Secondo i dati preliminari, il problema è prevalente nei veicoli prodotti prima del 2020 e dotati del vecchio sistema di localizzazione GSM/GPS VTS (Vehicle Tracking System). Il canale Telegram “Porsche Club Russia” cita come causa principale un malfunzionamento del modulo satellitare, con limitazioni e blocchi della comunicazione. I conducenti sottolineano che scollegare la batteria è visto come una soluzione temporanea, che consente loro di raggiungere un centro di assistenza.
Gli allarmi satellitari di questi veicoli si basano su sistemi di navigazione e sono progettati per migliorare la sicurezza e monitorare le condizioni del veicolo, anche in caso di tentativi di furto o fattori esterni. Se il veicolo è bloccato, il sistema antifurto può impedire l’avviamento del motore, del motorino di avviamento o dell’accensione, nonché interrompere l’alimentazione del carburante e attivare le spie luminose del veicolo in modalità anomala.
La casa automobilistica tedesca Porsche AG ha cessato le consegne ufficiali di auto in Russia nel 2022, citando “la grande incertezza e gli attuali sconvolgimenti”. Tuttavia, l’azienda gestisce ancora tre filiali russe: Porsche Russia, Porsche Center Moscow e PFS Russia.
I tentativi di vendere queste attività si sono finora rivelati infruttuosi. Autonews aveva precedentemente riportato, citando la sede centrale dell’azienda, che il Gruppo Volkswagen, che include Porsche, ha annullato i suoi obblighi di fornire assistenza post-vendita e ricambi per i veicoli precedentemente venduti in Russia.
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Smantellato Cryptomixer, il servizio di mixing che aiutava i criminali a riciclare Bitcoin
Le forze dell’ordine in Svizzera e Germania hanno segnalato lo smantellamento di Cryptomixer, un importante servizio di mixing attivo dal 2016 che aiutava i criminali a riciclare fondi ottenuti illecitamente. Secondo l’Europol, negli ultimi anni il servizio ha elaborato oltre 1,3 miliardi di euro in Bitcoin (circa 1,5 miliardi di dollari).
L’Operazione Olympia ha avuto luogo a Zurigo a fine novembre. Durante i raid, durati dal 24 al 28 novembre, le forze dell’ordine, con il supporto di Europol ed Eurojust, hanno sequestrato tre server contenenti oltre 12 terabyte di dati, bloccato domini sulla rete Internet tradizionale e sulla rete Tor e confiscato Bitcoin per un valore di 24 milioni di euro (circa 29 milioni di dollari). Nessun arresto è stato segnalato nei comunicati stampa ufficiali.
“Cryptomixer era un servizio di mixing ibrido che operava simultaneamente su internet e sul darknet. Facilitava l’occultamento di proventi illeciti per gruppi estorsivi, forum ombra e mercati darknet. Il suo software bloccava il tracciamento dei fondi sulla blockchain, rendendo la piattaforma una delle preferite dai criminali informatici che cercavano di riciclare proventi illeciti provenienti da varie attività criminali (tra cui traffico di droga, traffico di armi, attacchi ransomware e frodi con carte di pagamento)”, riferiscono i rappresentanti dell’Europol.
Le autorità sottolineano che tali servizi garantiscono ai criminali l’anonimato in una fase critica, ovvero quando devono convertire i beni rubati in moneta fiat o altre criptovalute. Sebbene tali piattaforme possano teoricamente avere applicazioni legali, nella pratica i loro principali utenti rimangono gruppi criminali che cercano di eludere l’identificazione e l’arresto.
Vale la pena notare che questa non è la prima grande operazione delle forze dell’ordine contro i mixer di criptovalute.
Ad esempio, a del marzo 2023, l’Europol ha coordinato un’operazione simile contro ChipMixer, uno dei più grandi servizi di mixing di criptovalute sul darknet. La polizia tedesca e l’FBI sequestrarono quattro server, 7 TB di dati e 46,5 milioni di dollari in Bitcoin.
Ricordiamo inoltre che alla fine di novembre i fondatori del mixer di criptovalute Samourai sono stati condannati al carcere negli Stati Uniti, colpevoli di riciclaggio di oltre 237 milioni di dollari.
La chiusura di Cryptomixer rappresenta un altro duro colpo per l’ecosistema criminale delle criptovalute e dimostra che la comunità internazionale delle forze dell’ordine sta combattendo sempre più contro gli strumenti che consentono ai criminali di nascondere le loro attività illegali nello spazio digitale.
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888: il data-leaker seriale! L’outsider del darkweb che ha costruito un impero di dati rubati
Nel panorama dei forum underground esistono attori che operano in modo episodico, alla ricerca di un singolo colpo mediatico, e altri che costruiscono nel tempo una pipeline quasi industriale di compromissioni, rilasciando dataset tecnici e informazioni interne di aziende in tutto il mondo. Tra questi, uno dei profili più riconoscibili è quello che si presenta con il semplice alias “888”.
Attivo almeno dal 2024, 888 è oggi considerato uno dei data-leaker più prolifici della scena, con oltre un centinaio di breach rivendicati e una presenza costante nei forum più frequentati del cybercrime anglofono. A differenza dei gruppi ransomware strutturati, non opera con modalità estorsive, non negozia e non utilizza countdown: il suo modello è basato su vendita privata e rilascio pubblico di dataset selezionati, con l’obiettivo evidente di alimentare reputazione, visibilità e domanda.
A novembre 2025, 888 torna al centro dell’attenzione pubblicando un archivio dal titolo eloquente:
“Ryanair Internal Communications”.
Un dump che include dati relativi alle prenotazioni, alle tratte, ai numeri di volo, ai processi di gestione dei claim e soprattutto alle interazioni interne del dipartimento legal/claims della compagnia.
Il profilo operativo di 888: un attore individuale, costante e opportunistico
Ho fatto delle ricerche storiche sulle attività di 888 e le informazioni raccolte delineano un profilo chiaro:
- attore singolo: senza una struttura organizzata
- attivo nei vari dark forum: prima su Breach Forum adesso su Dark Forum, dove ha ricoperto anche ruoli moderativi
- tecnicamente competente: ma più orientato all’exploitation di misconfigurazioni, bucket cloud esposti e servizi pubblici vulnerabili
- finanziariamente motivato: con una storicità di vendite private di database
- nessuna agenda politica: nessuna connessione pubblica con gruppi RaaS
- pattern coerente: leak di codice sorgente, configurazioni, archivi corporate, database utenti
La sua attività attraversa settori diversi: tech, education, retail, automotive, energy, piattaforme SaaS, e più recentemente aviation.
888 punta ai dataset ripetibili e monetizzabili, non agli ambienti complessi come OT o ICS.
Una caratteristica rara che lo contraddistingue: la continuità. La sua reputazione deriva proprio da questo.
La fonte più interessante è l’intervista rilasciata a Sam Bent per la sua rubrica “Darknet Dialogues” dove emergono particolari interessanti su 888: il suo mentore? Kevin Mitnik. Il suo punto di vista su IA e Hacking? tutto il suo lavoro è solo frutto delle sue conoscenze e skills.
Il caso Ryanair: cosa emerge davvero dai sample
All’interno del thread dedicato alla compagnia aerea compaiono diversi sample CSV, che rappresentano estrazioni coerenti con un sistema di gestione delle dispute legali e dei reclami EU261.
La struttura dei dati evidenzia chiaramente:
- ticketId, groupTicketId, caseNo, decisionNo, refNumber
- aeroporti di partenza e destinazione (BVA, BLQ, PMO, TRN, BGY, AHO, GOA, BDS…)
- numeri di volo (FR 4831, FR 9369, FR 4916, FR 2254, FR 1011…)
- nome e cognome dei passeggeri coinvolti
- team interni assegnati alla pratica
- riferimenti a: “info retrieved from the summons”, meal expenses, hotel expenses, EU261
- timestamp ISO-8601 per gli aggiornamenti delle pratiche
- descrizioni testuali interne dei casi
Ho avuto modo di analizzare i sample “offerti” nel post su Dark Forum e si tratta di comunicazioni provenienti da passeggeri italiani, riferite a dispute legali o a richieste di rimborso per disservizi di varia natura.
I possibili vettori di compromissione possono essere solo ipotizzati, poiché 888 non fornisce alcun dettaglio sul metodo utilizzato per ottenere i dati. La pista più verosimile è la compromissione di un sistema di CRM o case management utilizzato per gestire le comunicazioni con i clienti e le pratiche legali, anche tramite partner esterni.
Come si inserisce il breach di Ryanair nella storia di 888
L’incidente aviation non è un’eccezione: si integra perfettamente nel modus operandi di 888.
Il threat actor infatti ha già rivendicato:
- dataset di IBM (17.500 dipendenti)
- archivi BMW Hong Kong
- dati di Microsoft
- codice sorgente di piattaforme brasiliane (CIEE One)
- database di piattaforme e-commerce, logistiche e retail
- dump di aziende fintech, ONG internazionali e marketplace online
888 non cerca mai l’effetto “shock”: non pubblica tutto subito, non crea negoziazioni, non orchestra estorsioni.
Semplicemente rilascia, spesso dopo aver venduto privatamente il materiale.
Ryanair, in questo contesto, è un tassello di una catena più ampia, non un focus specifico.
888 è un attore che vive nella zona grigia tra l’intrusion broker e il data-leaker opportunistico, con una pipeline strutturata di compromissioni, una forte attività nei forum underground e un occhio costante verso i dataset che possono generare ritorno economico o reputazionale.
Il caso Ryanair non rappresenta un incidente isolato, ma l’ennesima conferma della sua traiettoria: un attore singolo, costante, metodico, che si muove lungo una supply chain digitale globale dove ogni anello debole – un bucket esposto, un repository dimenticato, un servizio di ticketing non protetto – diventa un nuovo dump da pubblicare.
Fonti utilizzate per redigere l’articolo:
- Ryanair Data Breach: 7 Key Findings Revealed in This Urgent Analysis
- Threat Actor Releases Supposed Ryanair Internal Emails and Ticketing Data
- Threat Actor 888 (Malpedia Profile)
- IBM Hacked? Threat Actor ‘888’ Reveals Thousands of Employees’ Data Leak
- Cybercriminals Target Brazil: 248,725 Exposed in CIEE One Data Breach
- 888 Interview – Darknet Dialogues (YouTube)
- Brinztech Alert: Database of Ryanair is Leaked
- A data breach by threat actor 888 has exposed over 430,000 user records
- Hello Cake Data Breach (Have I Been Pwned)
- Dark Web Threats Targeting the Airline Industry
- Alleged Data Breach of LG A threat actor using the alias “888”
- Threat Actor “888” Claims LG Electronics Data Breach
- LG Data Leak: 888 Threat Actor Exposes Source Code
- Nutergia Laboratory Data Breach by Threat Actor “888”
- 888 – Details | BreachHQ by Beyond Identity
- IBM staff data allegedly leaked in cyber attack
- Cyber Intelligence – Darkeye
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Pellegrinaggi: Caritas Firenze in Turchia. Mori (direttore), “siamo parte di un’unica Chiesa che si fa vicina a chi soffre” - AgenSIR
“Il giorno comincia quando guardi il volto di una persona qualsiasi e puoi vedere in lui un fratello e una sorella”.M. Chiara Biagioni (AgenSIR)
Giornata disabilità: vescovi Australia, una giornata di ascolto per una Chiesa più inclusiva verso le persone con disabilità
La Commissione dei vescovi per la giustizia sociale, la missione e il servizio della Conferenza episcopale australiana promuove oggi, nella diocesi di Parramatta, una giornata di ascolto in occasione della Giornata internazionale delle persone con di…
Censorship by invoice: Public records cost $164,000 in Michigan township
Michigan’s Grand Blanc Township thinks it has discovered a trick to weasel out of accountability: charging a reporter more for government records than most people earn in two years.
Independent journalist Anna Matson filed two requests for records about the township’s fire chief, Jamie Jent, being placed on administrative leave. That decision — later lifted after outcry from residents and firefighters — reportedly came after he raised concerns about staffing issues following the tragic September shooting at the township’s Church of Jesus Christ of Latter-day Saints.
The government told her she’d have to pay a combined $164,000 in labor costs ($100,000 for her first request and $64,000 for a second) for finding and reviewing the records in order for them to respond to the request. That’s ridiculous. Michigan’s legislature should act to ensure that other local governments don’t get any ideas.
There’s nothing unusually burdensome about Matson’s requests. If the township’s recordkeeping is so shoddy and its search capabilities so lacking that it costs six figures’ worth of employee time to find some emails and documents, that’s the township’s problem, not Matson’s. If anything, it begs another Freedom of Information Act request to figure out how the township reached that level of incompetence, and what officials are spending money on instead of basic software.
The township doubled down on evasiveness when Matson showed up to a board meeting last week to contest the fees, and it made nonsensical excuses to enter into closed session so that it could discuss its secrecy in secret.
Maybe the township thinks the fees will discourage the press from trying to hold it accountable. More likely, it will do the opposite: inspire reporters to keep digging. Intrepid journalists see obvious obstruction tactics like these and think, “I must be on to something.” We’re confident Matson will eventually uncover whatever the township doesn’t want her and her readers to see.
Michigan’s Freedom of Information Act, like the federal FOIA and state public records laws across the country, was intended to let everyone — not just rich people — find out what their government is up to and how their money is being spent.
The law allows agencies to charge reasonable fees — copying costs, mailing expenses, and limited labor charges calculated at the hourly wage of the lowest-paid employee capable of doing the work. Agencies aren’t permitted to charge for the first two hours of labor, and they can only charge for search and review time if not doing so would result in “unreasonably high costs.”
Officials are taking advantage of the media’s weak financial position to hold accountability for ransom.
We’re not fans of charging any labor costs for FOIAs. Tax dollars already pay for agencies to maintain public records. Allowing the public to access them is a basic government function. But putting that aside, how does finding records about one employee during a limited time frame — which was all her first request sought — cost six figures? The $64,000 price tag for the second request for departmental records is equally absurd and also shows the arbitrariness of the whole thing — how does the broader request cost less than the narrower one?
This obstruction tactic is hardly a local innovation. Last year, Nebraska’s legislature had to step in after the state’s Department of Environment and Energy tried charging the Flatwater Free Press more than $44,000 to review environmental records. It claimed figuring out what exemptions to the public’s records law applied would be time-consuming — essentially making the press pay for their time figuring out legal arguments to not give it the records it wanted.
The Trump administration — which has attempted to close FOIA offices and fired officials who released embarrassing information pursuant to FOIAs — recently demanded journalist Brian Karem pay a $50,000 bond just to expedite a lawsuit for documents about the classified records Trump took to Mar-a-Lago. It’s far from the first instance of fee bullying by the federal government, regardless of who is president.
Trump, of course, claims he did nothing wrong by taking those documents, but doesn’t want to let the public be the judge. The situation in Grand Blanc Township is similar — the same government that may have punished a fire chief for speaking up about public safety wants to punish a journalist for asking questions about it. It’s secrecy stacked on secrecy.
It’s no coincidence that so many of these overcharging cases involve requests by independent journalists or small local outlets. The government knows the news industry is struggling economically. That’s no secret. Officials are taking advantage of the media’s weak financial position to hold accountability for ransom. If they get their way, transparency will become a luxury only affordable to major media outlets that are unlikely to have much interest in public records from Grand Blanc Township in the first place.
The township needs to rescind its invoice, apologize to Matson, and get her the records she’s entitled to right away. Beyond that, state legislators need to put politics aside and follow Nebraska’s example by narrowing what the government can charge the public for its own records and making those limits unambiguous (and of course, they should also remove absurd provisions exempting the governor and legislature from transparency).
And if agencies have the nerve to defend these shakedowns in court, judges should hold government lawyers accountable for whatever frivolous legal arguments they concoct to justify charging well over the cost of a house in Detroit for basic transparency.
White House media bias tracker: Another tired gimmick
FOR IMMEDIATE RELEASE:
The White House has launched a media bias tracker to catalog instances of supposedly distorted coverage by the press. Predictably, the site is long on hyperbole and short on substance.
The following statement can be attributed to Seth Stern, director of advocacy for Freedom of the Press Foundation (FPF):
“If Trump thinks the media is getting stories wrong or being unfair to him, he should release the public records, correspondence, and legal memoranda that prove it, instead of wasting time and taxpayer money on silly websites.“He’s got more power than anyone to correct the record with documented facts and has countless platforms on which to do so. Instead, he calls reporters ‘piggy’ and posts empty rants that don’t refute anything, while doing everything in his power to hinder Americans’ access to public records containing verifiable facts.
“Trump’s anti-speech antics are highly unpopular, and I doubt many people take his ramblings about ‘fake news’ seriously at this point. He has made it extremely clear that his beef is not with media bias but with journalists not flattering him and regurgitating his lies. It’s a safe bet that his bias tracker will not have anything to say about the influencers and propagandists he favors over serious journalists.
“People understand the obvious conflict inherent in an image-obsessed presidential administration appointing itself the arbiter of media bias. I expect that after the initial wave of publicity, few Americans will be paying attention to this latest stunt, let alone consulting it when deciding what news to consume. The gimmick is wearing thin.”
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Werbeanzeigen: EuGH nimmt Plattformen bei Datenschutzverstößen in die Pflicht
Für gemeinwohlorientierten Journalismus: So unterstützt ihr uns mit Spenden aus und von Unternehmen
Digital Fights: Digital Riots: Wie wir alle die verpflichtende Chatkontrolle gestoppt haben
Digital Fights: Digital Bytes: Wir jagen Datenhändler die Leiter hoch
Quindi, caro Putin, ti diamo altri due anni ma vedi di sbrigarti con l'Ucraina perché non è che possiamo tenere il piede in due scarpe per sempre.
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Abstimmungsergebnis Digitale Integrität in Zürich
Die Piratenpartei nimmt das Ergebnis der Volksabstimmung zur Digitalen Integrität in Zürich mit grossem Bedauern zur Kenntnis und wir bedanken uns bei allen, die Ja gestimmt haben. Wir respektieren selbstverständlich den demokratischen Entscheidungsprozess, doch das Ergebnis stellt einen Rückschlag für das wichtige Anliegen dar, ein Grundrecht auf ein selbstbestimmtes Offline‑Leben zu sichern.
Renato Sigg, Präsident Piratenpartei Zürich und Mitglied des Initiativkomitees: „Ohne die Digitale Integrität wird es keine menschenwürdige Digitalisierung geben. Sie braucht es auch, um eine nachhaltig erfolgreiche Resilienz und Digitale Souveränität sicherzustellen.“
Warum ist das Ergebnis problematisch?
Nur die AL stimmte für die Digitale Integrität. Die ablehnenden Parolen der etablierten Parteien – SVP, EDU, FDP, Mitte, EVP, GLP und Grüne signalisieren, dass Sie absichtlich in Kauf nehmen:
- Entscheidungen durch Algorithmen: Die Gefahr, dass Maschinen künftig über medizinische Eingriffe, Bewerbungsverfahren oder andere persönliche Angelegenheiten entscheiden.
- Umfassende Überwachung: Eine flächendeckende Erfassung, Vermessung und Analyse persönlicher Daten.
- Langfristige Datenspeicherung: Unbegrenzte Aufbewahrung personenbezogener Informationen ohne klare Fristen.
- Unsichere Datenlagerung: Risiken durch unzureichende Sicherheitsmassnahmen, die Missbrauch nahelegen.
- Digitale Monopolisierung von Dienstleistungen: Der Trend, physische Angebote (z. B. Billetautomaten) zugunsten rein digitaler Services abzuschaffen, wodurch Personen ohne digitale Anbindung benachteiligt werden.
Dies zeigt, dass die Piratenpartei die einzige Partei ist, die sich für eine menschenwürde Digitalisierung einsetzt und die Anliegen der Bevölkerung angemessen vertritt.
Melanie Hartmann, Vorstand Piratenpartei Schweiz: „Das Resultat an der Urne zeigt, dass Digitalpolitik immer noch nicht in der Mitte der Gesellschaft angekommen ist. Unabhängig davon ist und bleibt Digitale Integrität das dringend nötige Grundrecht für eine menschenwürdige Digitalisierung.“
Unser Appell
Wir fordern die politischen Entscheidungsträger auf, die Bedenken von Teilen der Bevölkerung ernst zu nehmen und die folgenden Prinzipien in zukünftige Gesetzgebungen einzubetten:
- Transparenz: Klare Offenlegung, welche Daten erhoben werden und zu welchem Zweck.
- Einwilligung: Strikte Vorgaben, dass jede Verarbeitung personenbezogener Daten restriktiver geregelt wird.
- Recht auf Vergessenwerden: Garantierte Löschung von Daten nach Ablauf eines angemessenen Zeitraums oder auf Wunsch der betroffenen Person.
- Datensicherheit: Verpflichtende technische und organisatorische Maßnahmen zum Schutz vor unbefugtem Zugriff.
- Option für Offline‑Dienstleistungen: Sicherstellung, dass grundlegende öffentliche Dienste weiterhin ohne digitale Voraussetzung verfügbar bleiben.
Johannes Neukom, Vorstand der Piratenpartei Zürich: „Wir akzeptieren das Resultat, finden es aber schade, dass die Menschen die Notwendigkeit der Digitalen Integrität noch nicht erkannt haben. Der Kanton hätte als erstes alle seine M365-Projekte stoppen müssen. Diese Niederlage wird kein Hindernis sein, dass wir weiterhin für die digitalen Rechte im ganzen Kanton kämpfen werden. Eine Annahme der Initiative hätte uns diesen Kampf aber enorm erleichtert. Eine demokratische Gesellschaft ist ohne einen festgeschriebenen Schutz im digitalen Raum nicht möglich. Mit den kommenden Überwachungswerkzeugen, die dem Staat zur Verfügung stehen, wird das umso wichtiger.“
Ausblick
Die Piratenpartei wird das Ergebnis gründlich analysieren und gemeinsam mit zivilgesellschaftlichen Akteuren, Experten und interessierten Bürgerinnen und Bürgern an konkreten Alternativen arbeiten. Ziel ist es, ein ausgewogenes Verhältnis zwischen technologischem Fortschritt und dem Schutz individueller Freiheitsrechte zu schaffen.
Ivan Büchi,Präsident Piratenpartei Ostschweiz: „Im Verlauf der nächsten Wochen werden wir im Kanton Glarus einen Memorialsantrag zur digitalen Integrität einreichen. Das Recht auf ein offline Leben schulden wir nicht nur unseren Kindern, sondern allen Menschen, die ein Leben ohne ständige Smartphone‑Nutzung führen möchten.“
Alexis Roussel, ehemaliger Co-Präsident der Piratenpartei Schweiz und Autor des Buches „Notre si précieuse intégrité numérique“ (Unsere so wertvolle digitale Unversehrtheit):
Der weitere Weg ist klar: Die Einführung des Grundrechts auf Digitale Integrität in anderen Kantonen und auf Bundesebene ist der Weg für eine digitale Gesellschaft, in der die Menschen respektiert und nicht eingeschränkt oder zur Nutzung gezwungen sind.
Die Piratenpartei dankt ausserdem Philippe Burger, der mit seiner generellen grossen Unterstützung und tatkräftigen Mithilfe sowie Formulierung des Abstimmungstextes diese Volksinitiative überhaupt erst möglich gemacht hat.
Pirate News: Airlines End Travel Information Program
Steve and James discuss holiday ICE raids and airlines announcing that they will shutdown a program that sold our travel data to the government.
youtube.com/embed/Eg_ci8PEozY?…
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- Our Administrative Coup Memory Bank;
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Some links we mentioned:
- Trump DHS Plans Immigration Raids on Churches Over Holidays;
- Airlines Will Shut Down Program That Sold Your Flights Records to Government.
Image Credit: 4300streetcar, CC By-SA 4.0, Wikimedia commons page.
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MESSICO. Le insidie della legge sull’acqua: «un lupo travestito da agnello»
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Dopo più di una settimana di dibattiti, gli esperti denunciano che la nuova proposta di legge sulle risorse idriche perpetua il modello mercantilista e centralizza il potere in una Commissione Nazionale dell’Acqua (Conagua) opaca, ignorando gli accordi
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Il 29 Novembre scorso il Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate italiane, il generale Carmine Masiello, ha accusato l’università di Bologna di discriminare l’Italia in divisa, avendo rifiutato l’avvio di un corso di studi filosofici
Alice Ceresa, tradotta e traduttrice
Alice Ceresa, tradotta e traduttrice
a cura di Tania Collani, Tatiana Crivelli
edu.sefeditrice.it/catalogo/al…
Società Editrice Fiorentina
il pdf del libro è liberamente scaricabile
Alice Ceresa, tradotta e traduttrice
Questo volume indaga per la prima volta la dimensione plurilingue e transnazionale dell’opera di Alice Ceresa (1923-2001), una delle voci più originali della letteratura in lingua italiana del Novecento.edu.sefeditrice.it
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Se funziona come Immuni, l'app prodotta dallo stato che ti doveva avvisare se eri vicino ad una persona con il COVID-19, direi che gli indiani possono dormire sonni tranquilli.
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No, Putin non ha minacciato nessuno: sono l’Unione Europea e la Nato a minacciare la Russia!
La stampa di regime e la politica stanno totalmente capovolgendo, ancora una volta, la situazione. Partiamo dal fatto che Putin, qualche giorno fa, ha lanciato un’apertura enorme verso i guerrafondai europei, ovvero sedersi attorno a un tavolo e mettere nero su bianco un accordo. Ma in quel caso venne inascoltato.
Ma andiamo a ciò che ha detto oggi, visto che la propaganda, pur di mettere paura all’opinione pubblica, continua a mentire o a usare dichiarazioni in modo del tutto strumentale:
“L’Europa si è esclusa da sola dal processo negoziale ucraino. Non ha un’agenda di pace e attualmente sta intralciando gli sforzi degli Stati Uniti per le trattative. L’Europa avanza proposte inaccettabili per la Russia nel piano di pace sull’Ucraina.
La Russia non intende fare la guerra all’Europa, l’ho detto cento volte. Se invece l’Europa decidesse di cominciare la sua guerra e la cominciasse davvero, allora la situazione cambierebbe molto rapidamente in una in cui a noi semplicemente non resterà più nessuno con cui negoziare. La Russia non ha intenzione di combattere con l’Europa, ma se inizierà, saremo subito pronti”.
Ecco, questo ha detto Putin e non mi pare abbia minacciato qualcuno. Ha solamente detto che, se la Russia dovesse essere attaccata – come auspicato qualche ora fa da Cavo Dragone – risponderebbe. Cosa dovrebbe dire? “No, per favore, combattiamo con le pale, smontiamo i chip dalle lavastoviglie, abbiamo un’economia totalmente fallita grazie alle vostre sanzioni, quindi lasciateci in pace”?
Ma io dico: ci rendiamo conto di quanto ridicoli e pericolosi siano quelli che ci governano e quelli che dovrebbero informarvi?
Giuseppe Salamone
Incontro online su "Oggettistica" (e gli 'oggetti' testuali/letterari) in collegamento con l'Università di Perugia
Giovedì 4 dicembre, h. 12:30, “Oggettistica”_
Incontro in collegamento con l’Università di Perugia
info:
slowforward.net/2025/12/01/4-d…
per assistere in diretta:
https://t.ly/0jBvh
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C'erano i panettoni nei negozi, le luminarie, ma sentivo che mancava qualcosa... poi ho capito: la Lega che si strappa le vesti a favore di telecamera perché a scuola non si può fare il presepe.
È perché non si può fare il presepe? Per colpa degli stranieri maledetti!
Ooohhh... adesso è Natale!
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si chia
non capisco una cosa, ma anche per i più scettici, se putin dice di aver conquistato la città per 4 volte, non è la dimostrazione che o le 3 volte prima erano false, o l'ha persa già 3 volte e quindi una quarta conquista suona nel migliore dei casi "molto temporanea"? a casa mia a uno che racconta balle puoi credere giusto la prima volta... siamo così coglioni che raccontano N volte una balla e ogni volta ci ricaschiamo? tipo i no vax... a sentire loro chi si vaccinava doveva morire in 1 anno massimo. direi che è evidente che non è successo. ci potevi credere all'inizio ma adesso è palese che era una cazzata, no? a casa mia mi freghi la prima volta ma non le successive... si chiama imparare dall'esperienza.
STATI UNITI. “L’ICE funziona come un esercito di occupazione. Lo so perché ne ho fatto parte”
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La testimonianza di un ex militare statunitense impiegato in Afghanistan sulle retate contro gli immigrati affidate da Donald Trump all'ICE, un corpo di polizia pesantemente armato e responsabile di atti di violenza ingiustificati
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Krypt3ia
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