Apache Tomcat sotto attacco: grave vulnerabilità RCE. Exploit pubblico e sfruttamento in corso
Una bug recentemente scoperto su Apache Tomcat è sfruttato attivamente a seguito del rilascio di una proof-of-concept (PoC) pubblica, 30 ore dopo la divulgazione ufficiale Si tratta del CVE-2025-24813 che riguarda le seguenti versioni:
- Apache Tomcat 11.0.0-M1 a 11.0.2
- Apache Tomcat 10.1.0-M1 a 10.1.34
- Apache Tomcat 9.0.0-M1 a 9.0.98
Si tratta di una Remote Code Execution (RCE) abbinata ad una Information disclosure. Uno sfruttamento riuscito potrebbe consentire a un utente malintenzionato di visualizzare file sensibili per la sicurezza o di iniettare contenuti arbitrari in tali file mediante una richiesta PUT.
In un avviso pubblicato la scorsa settimana, i responsabili del progetto hanno affermato che la vulnerabilità è stata risolta nelle versioni 9.0.99, 10.1.35 e 11.0.3 di Tomcat. Ma, cosa preoccupante, secondo Wallarm, questa vulnerabilità sta già subendo tentativi di sfruttamento.
“Questo attacco sfrutta il meccanismo di persistenza della sessione predefinito di Tomcat insieme al suo supporto per le richieste PUT parziali”, ha affermato l’azienda. “L’exploit funziona in due fasi: l’aggressore carica un file di sessione Java serializzato tramite richiesta PUT. L’aggressore innesca la deserializzazione facendo riferimento all’ID di sessione dannoso in una richiesta GET.”
In altre parole, gli attacchi comportano l’invio di una richiesta PUT contenente un payload Java serializzato codificato in Base64 che viene scritto nella directory di archiviazione della sessione di Tomcat e che viene successivamente eseguito durante la deserializzazione inviando una richiesta GET con JSESSIONID che punta alla sessione dannosa.
Wallarm ha anche notato che la vulnerabilità è banale da sfruttare e non richiede alcuna autenticazione. L’unico prerequisito è che Tomcat utilizzi un archivio di sessione basato su file. “Sebbene questo exploit abusi dello storage di sessione, il problema più grande è la gestione parziale di PUT in Tomcat, che consente di caricare praticamente qualsiasi file ovunque”, ha aggiunto. “Gli aggressori inizieranno presto a cambiare le loro tattiche, caricando file JSP dannosi, modificando configurazioni e impiantando backdoor al di fuori dello storage di sessione”.
Si consiglia agli utenti che utilizzano versioni interessate di Tomcat di aggiornare le proprie istanze il prima possibile per mitigare potenziali minacce.
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DK 9x22 Il bue dà del cornuto all'asino
È disperante quando le istituzioni esibiscono le stesse dinamiche deibambini dell'asilo...
spreaker.com/episode/dk-9x22-i…
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Israele attacca Gaza, centinaia di palestinesi uccisi
@Notizie dall'Italia e dal mondo
I soccorritori riferiscono che i civili rappresentano la gran parte delle vittime. "E' un bagno di sangue".
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Simple Robot Assembled From E-Waste Actually Looks Pretty Cool
If you’re designing a robot for a specific purpose, you’re probably ordering fresh parts and going with a clean sheet design. If you’re just building for fun though, you can just go with whatever parts you have on hand. That’s how [Sorush Moradisani] approached building Esghati—a “robot made from garbage.”Remote viewing made easy.
The body of the robot is an old Wi-Fi router that was stripped clean, with the antenna left on for a classic “robot” look. The wheels are made out of old diffusers cut off of LED lamps. Two servos are used to drive the wheels independently, allowing the robot to be steered in a rudimentary tank-style fashion. Power is courtesy of a pair of 18650 lithium-ion cells. The brains of the robot is an ESP32-CAM—a microcontroller board which includes a built-in camera. Thanks to its onboard Wi-Fi, it’s able to host its own website that allows control of the robot and transmits back pictures from the camera. The ESP32 cam itself is mounted on the “head” on the robot for a good field of view. Meanwhile, it communicates with a separate Arduino Nano which is charged with generating pulses to run the drive servos. Code is on Github for the curious.
It’s not a complicated robot by any means—it’s pretty much just something you can drive around and look through the camera, at this stage. Still, it’s got plenty of onboard processing power and you could do a lot more with it. Plus, the wireless control opens up a lot of options. With that said, you’d probably get sick of the LED bulb wheels in short order—they offer precious little grip on just about any surface. Really, though, it just goes to show you how a bit of junk e-waste can make a cute robot—it almost has Wall-E vibes. Video after the break.
youtube.com/embed/d39NgJqNWr8?…
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Il nuovo operatore ransomware Mora_001, sfrutta gli exploit di authentication bypass di Fortinet
Un nuovo operatore ransomware, noto con lo pseudonimo Mora_001, sta sfruttando due vulnerabilità critiche nei dispositivi Fortinet per ottenere accesso non autorizzato ai firewall aziendali e distribuire una nuova variante di ransomware chiamata SuperBlack.
Le due falle di sicurezza coinvolte, entrambe di tipo authentication bypass sono identificate come CVE-2024-55591 e CVE-2025-24472.
Fortinet ha divulgato la prima il 14 gennaio 2025, confermando che era stata attivamente sfruttata come zero-day sin da novembre 2024. La seconda vulnerabilità, inizialmente non segnalata come attivamente sfruttata, è stata poi collegata agli attacchi di SuperBlack scoperti dai ricercatori di Forescout a partire dal 2 febbraio 2025.
L’attacco condotto da Mora_001 segue una catena d’azione altamente strutturata, che si ripete sistematicamente per ogni vittima:
- Acquisizione di privilegi amministrativi: sfruttando le vulnerabilità di Fortinet, l’attaccante ottiene i permessi di super_admin.
- Creazione di nuovi account amministrativi: vengono aggiunti utenti malevoli con nomi come forticloud-tech, fortigate-firewall e administrator.
- Persistenza: modificando le impostazioni di automazione, l’attaccante si assicura che gli account malevoli vengano ricreati anche se rimossi.
- Movimento laterale: una volta compromesso il firewall, l’attaccante utilizza credenziali VPN rubate e accessi tramite SSH e Windows Management Instrumentation (WMIC) per diffondersi nella rete.
- Fase di estorsione: prima di criptare i file, Mora_001 esfiltra dati sensibili utilizzando un tool custom, per poi minacciare la vittima con la pubblicazione delle informazioni rubate.
- Cifratura dei file e cancellazione delle tracce: dopo l’encryption, viene rilasciata una nota di riscatto e viene eseguito un tool chiamato *WipeBlack*, progettato per cancellare ogni traccia del ransomware e ostacolare l’analisi forense.
Connessioni con LockBit
Le analisi di Forescout suggeriscono che l’operazione ransomware SuperBlack potrebbe avere collegamenti con il gruppo LockBit, già noto per precedenti attacchi su larga scala.
Diversi elementi indicano questa connessione:
- Il codice di SuperBlack sembra derivare dal builder di LockBit 3.0, trapelato in passato.
- La nota di riscatto include un ID TOX precedentemente associato alle operazioni di LockBit.
- Numerosi indirizzi IP coinvolti nell’attacco coincidono con quelli utilizzati in attacchi precedenti da LockBit.
Le aziende che utilizzano dispositivi Fortinet devono agire tempestivamente per proteggersi da questa minaccia.
Da un’analisi su ShadowServer risultano migliaia di dispostivi esposti vulnerabili. In Italia 363 dispostivi.
Si raccomanda di:
- Applicare immediatamente le patch di sicurezza fornite da Fortinet per CVE-2024-55591 e CVE-2025-24472.
- Monitorare attentamente gli accessi al firewall e verificare la presenza di account sospetti.
- Analizzare i log di sistema per rilevare eventuali attività anomale, come tentativi di creazione di nuovi account o modifiche ai criteri di automazione.
La rapidità nell’adozione delle contromisure è cruciale per evitare di cadere vittima di attacchi ransomware come *SuperBlack*, che combinano strategie avanzate di attacco con una struttura altamente organizzata. Fortinet continua a monitorare la situazione e a fornire aggiornamenti per mitigare il rischio di nuove compromissioni.
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51 anni, russo-israeliano e genio del crimine. il talento tecnologico non ha limiti anagrafici
Che siano cybercriminali responsabili di migliaia di vittime in cinque anni di attività è un fatto indiscutibile, e questo deve restare ben impresso nelle nostre menti. Tuttavia, questa storia offre molti spunti di riflessione.
Tutti avrebbero immaginato un giovane hacker di 25 anni, smanettone, occhiali spessi e curvo sul computer. E invece, questa volta, tutto esce dagli schemi: dietro il ransomware più temuto al mondo, LockBit, c’è un programmatore di 51 anni.
Il 13 marzo 2025, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DOJ) ha annunciato l’estradizione di Rostislav Panev, cittadino russo-israeliano con doppia cittadinanza, che sarà processato per il suo ruolo di sviluppatore della banda del ransomware LockBit.
Dal 2019 al febbraio 2024, Panev avrebbe creato un malware utilizzato per aggirare i software di sicurezza, ne avrebbe facilitato la diffusione attraverso le reti e avrebbe supportato l’infrastruttura utilizzata per la distribuzione del ransomware e l’estorsione. I funzionari hanno dichiarato che Panev è stato pagato circa 230.000 dollari in criptovaluta per il suo lavoro.
Le autorità hanno arrestato Panev in Israele ad agosto del 2024, dopo che un’operazione di polizia internazionale contro l’infrastruttura di LockBit nel febbraio 2024 aveva portato alla sua estradizione. La National Crime Agency (NCA) del Regno Unito, il DOJ e il Federal Bureau of Investigation (FBI) hanno smantellato server e piattaforme fondamentali per le operazioni del gruppo. LockBit ha lanciato oltre 2.500 attacchi ransomware in 120 nazioni, di cui 1.800 negli Stati Uniti, colpendo settori come la sanità, l’istruzione, il governo e le infrastrutture critiche.
La banda ha estorto più di 500 milioni di dollari in riscatti e le vittime hanno subito ulteriori perdite legate ai tempi di inattività durante le operazioni e al ripristino.
L’arresto di Rostislav Panev, sviluppatore 51enne dietro il ransomware LockBit, manda in frantumi lo stereotipo secondo cui l’innovazione tecnologica è una prerogativa dei giovani. Spesso si pensa che chi supera i 50 anni abbia perso gli stimoli nelle attività tecnico-scientifiche o che non abbia le competenze per stare al passo con il mondo cyber, dominato da giovani talenti e hacker emergenti. Eppure, la mente dietro uno dei più devastanti ransomware della storia dimostra il contrario.
La cybercriminalità non ha età, e il caso Panev evidenzia come l’esperienza, l’adattabilità e la profonda conoscenza tecnica possano essere determinanti, anche – e soprattutto – in ambiti altamente complessi come lo sviluppo di malware avanzati. Il ransomware LockBit non è solo un software dannoso: è un’architettura criminale sofisticata, che ha colpito migliaia di vittime nel mondo, generando milioni di dollari in riscatti. Il fatto che dietro questa tecnologia ci fosse un professionista di 51 anni, e non un ventenne prodigio dell’hacking, dimostra che il valore delle competenze non si misura con l’età.
In un settore in cui spesso si sottovalutano le capacità delle generazioni più mature, il caso LockBit ci ricorda che il talento tecnologico non ha limiti anagrafici. Lo stesso vale per le professioni legate alla cybersecurity: le organizzazioni dovrebbero riconsiderare la loro percezione e dare più spazio all’esperienza, anziché cadere nel pregiudizio dell’innovazione legata solo alla giovane età.
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di Alessandra Algostino -
L’iniziativa di oggi è promossa dal coordinamento antifascista di Torino, che riunisce associazioni nazionali e locali, sindacati, centri sociali, comitati, ed ha visto l’adesione di moltissime realtà cittadine, tante, troppe, per citarle tutte, ben 46 sigle – che si riconoscono nella storia di diritti, libertà, uguaglianza affermati con la Resistenza e scritti nella Costituzione. Un segnale di speranza contro il clima di paura che veicola il disegno di legge sicurezza.
Il coordinamento antifascista nasce da un «dobbiamo reagire» – cito dal Manifesto istitutivo – per «difendere e praticare, in ogni occasione, la visione antifascista, internazionalista, egualitaria, multiculturale, pluralista e pacifista della Costituzione».
È in nome di questa visione che oggi siamo qui in piazza a contrastare il disegno di legge sicurezza e, insieme, il clima bellico, che genera e dal quale è generato: autoritarismo e guerra si alimentano a vicenda.
È un disegno che infittisce una tela repressiva ordita nel corso degli anni (legge sulla sicurezza n. 94 del 2009, governo Berlusconi; pacchetto “Minniti”, 2017; decreti Salvini, 2018-2019); un provvedimento in grado di oscurare lo spazio democratico di tutti noi; una deriva autoritaria che neutralizza la democrazia politica e quella sociale.
La sicurezza, come sicurezza dei diritti, sociale, sul lavoro, è sostituita dalla sicurezza come ordine pubblico; la valorizzazione della partecipazione e del dissenso come necessario in una democrazia (Bobbio) si muta in stigmatizzazione e repressione della critica e dell’agire alternativo.
La distanza dalla Costituzione è siderale: dalla democrazia conflittuale allo stato autoritario; dallo stato sociale allo stato penale; dall’emancipazione alla criminalizzazione; dall’inclusione all’espulsione; dalla partecipazione effettiva all’obbedienza all’autorità; dall’orizzonte aperto del pluralismo alla logica identitaria escludente del nemico.
La divergenza politica e sociale, gli eccedenti, coloro che vivono ai margini, sono i nemici. Tanti i sottintesi che questo porta con sé: il conflitto sociale non esiste e non ha titolo di esistere; le radici delle diseguaglianze sociali e della devastazione ambientale sono oggetto di un transfert che le addossa a chi le subisce e a chi le contesta; si crea uno stato di permanente emergenza e distrazione.
Si blinda l’esistente e si sterilizzano le sue contraddizioni.
Non voglio annoiarvi, ma provo a raccontarvi qualcuna delle norme del disegno di legge.
L’articolo 14 prevede che sia punito «l’impedimento alla libera circolazione su strada», ovvero il blocco esercitato con il proprio corpo (con la pena della reclusione da sei mesi a due anni, se compiuto, come è normale, da più persone).
Il blocco stradale (e ferroviario) è un mezzo attraverso il quale si esprimono il dissenso, il disagio sociale, il conflitto nel mondo del lavoro, le proteste studentesche: è strettamente correlato all’esercizio di diritti fondamentali, costituzionalmente garantiti, come lo sciopero (art. 40), la riunione (art. 17) e la manifestazione del pensiero (art. 21).
Il significato ideologico della stigmatizzazione e dell’attrazione nell’universo penale del diritto di protesta si coniuga con la repressione concreta e produce un effetto deterrente e dissuasivo. È un’intimidazione istituzionale del dissenso.
Gli articoli 26 e 27 del disegno di legge, nel punire la «rivolta all’interno di un istituto penitenziario», ma anche in una struttura di accoglienza e trattenimento per i migranti (un CPR, un CAS, un hotspot), annoverano fra gli atti di resistenza «anche le condotte di resistenza passiva».
Da un lato, si toglie ancora voce a persone fragili, detenuti e migranti, che hanno pochissime possibilità di farsi sentire; dall’altro lato, confidando nel minor allarme sociale destato da provvedimenti destinati a persone tenute ai margini della società, si sperimenta e nel contempo si normalizza l’idea che la resistenza passiva, ovvero la disobbedienza nonviolenta, sia penalmente perseguibile (facile pensare agli eco-attivisti).
Ma non solo il dissenso è reato, lo sono anche la povertà e il disagio sociale. L’articolo 10 del disegno di legge introduce il nuovo reato, ridondante e dalla forte caratura simbolica, di «occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui». A fronte del grave problema sociale della casa, il legislatore non persegue politiche atte a garantire a tutti l’accesso all’abitazione – diritto che la Corte costituzionale qualifica inviolabile – ma adotta un approccio punitivo (e la pena non è lieve, da due a sette anni, come per l’omicidio colposo sul lavoro). Stessa pena è prevista anche per coloro che si intromettono o cooperano, ovvero che agiscono in solidarietà.
Il principio costituzionale di solidarietà (art. 2), nell’era Meloni, tra neoliberismo, autonomia differenziata e nazionalismo identitario, scompare dall’orizzonte.
In linea con la disumanizzazione dei migranti tra confinamenti ed esternalizzazione delle frontiere, è quindi la norma, dal chiaro tenore razzista, che prevede l’obbligo, per la vendita della scheda elettronica (S.I.M.), «se il cliente è cittadino di uno Stato non appartenente all’Unione europea», di acquisire copia del titolo di soggiorno (art. 32 ddl).
Infine, a chiudere il cerchio, c’è l’istituzione di privilegi dell’autorità, con la creazione di un vero e proprio corredo di benefit per le forze di polizia: aggravanti in materia di violenza o minaccia, tutele rafforzate, pagamento di spese legali, facilitazioni nell’ottenere la licenza d’armi.
Si fa strada l’idea di uno stato fondato sull’autorità e sull’obbedienza: orizzonti estranei alla democrazia, che si fonda, imprescindibilmente, sulla partecipazione e sull’uguaglianza, sulla «pari dignità sociale» (art. 3 Cost.), sul pluralismo e sul conflitto.
L’uguaglianza come connotato del diritto proprio di una democrazia cede il passo a diritti speciali: da un lato, il diritto speciale del migrante, di chi vive ai margini, di chi dissente; e, dall’altro, il diritto speciale di chi rappresenta l’autorità.
Diritto del nemico e diritto dell’amico; disumano e super-umano. Il nemico è stigmatizzato e criminalizzato, espulso; l’amico, che veicola l’immagine dell’autorità, è celebrato e oggetto di franchigie e benefici.
La dicotomia amico/nemico rende evidente come la lotta contro il disegno di legge sicurezza si leghi al contrasto alla logica della guerra, alla spirale suicida del si vis pacem para bellum, se vuoi la pace prepara la guerra; alla guerra si accompagna l’autoritarismo, come diceva Calamandrei, e viceversa.
Il no al ddl sicurezza si accompagna, dunque, al no alla guerra, al no al riarmo.
Gastone Cottino, partigiano, mancato il 4 gennaio 2024, alla cui volontà ed energia è debitore il coordinamento antifascista, ricordava l’alleanza fra i signori della guerra, i signori dell’economia e i signori della politica: contro questa collusione perversa, che possiamo definire un “neoliberismo autoritario”, rivendichiamo i diritti e la pace.
Rivendichiamo diritti e pace per tutti e tutte. Concretizzo. Questo a Torino, oggi, ad una settimana dalla sua possibile riapertura, significa anche opporsi al CPR di corso Brunelleschi, dove è stato lasciato morire Moussa Balde e dove la dignità e i diritti di tanti sono stati violati.
Chiudo.
Lo stato diseguale e autoritario del disegno di legge sicurezza uccide l’anima della Costituzione, che ha nel suo cuore la persona, la sua dignità e la sua emancipazione; chiude per tutte e tutti noi spazi di democrazia. Fermiamolo.
Apriamo squarci nella tela oscura che si stende sulla democrazia; alla paura opponiamo la speranza, la speranza come ottimismo militante (Bloch), come forza sociale; diritti, libertà e conflitto rendono concreto e possibile mantenere aperto l’orizzonte aperto della trasformazione.
Con un «non arrendetevi mai» si chiude un piccolo e prezioso libro di Gastone Cottino dal titolo indicativo “All’armi son fascisti”: la festa di oggi, per dire sì alle libertà e ai diritti e no alla paura, vuole essere un modo per non arrendersi.
Torino, 15 marzo 2025. In piazza senza paura.Sì alla libertà e ai diritti
di Alessandra Algostino - L’iniziativa di oggi è promossa dal coordinamento antifascista di Torino, che riunisce associazioni nazionali e locali, sindacatRifondazione Comunista
La scuola contemporanea, le commissioni passatiste e i fuffologi alla Galimberti
La scuola contemporanea, le commissioni passatiste e i fuffologi alla Galimberti
Davvero, chi pensa di poter parlare di scuola alla luce della propria esperienza personale come studente, di magari 30, 40 o 50 anni fa, dov...Sebastiano Cuffari (Blogger)
niente più nato e usa alleati dei russi. secondo te per difendersi da chi? l'indipendenza ha un prezzo. e alla fine nel mondo dei trump e dei putin la deterrenza armata è l'unica prevenzione possibile. e siamo fortunati che francia e uk abbiano le atomiche. altrimenti saremmo nelle peste invece che da domani, da ieri.
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Il Pride vietato per legge, la proposta del partito di Viktor Orban in Ungheria: che cosa prevede la legge «per tutelare i bambini»
Il testo afferma che la limitazione è necessaria «per assicurare che in Ungheria si svolgano solamente le assemblee che tengono conto del diritto dei bambini a uno sviluppo fisico, psichico e morale adeguato»Anna Clarissa Mendi (Open)
Washington caccia l’ambasciatore del Sudafrica: “è razzista”
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Il governo degli Stati Uniti espelle l'ambasciatore del Sudafrica dopo aver sostenuto che quello di Johannesburg è un governo razzista che perseguita i bianchi e sostiene l'Iran e Hamas
L'articolo Washington caccia pagineesteri.it/2025/03/17/afr…
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#Yemen, la guerra di #Trump
Yemen, la guerra di Trump
Gli attacchi aerei sullo Yemen di quella che è diventata a tutti gli effetti la prima vera guerra americana del secondo mandato alla presidenza di Donald Trump sono proseguiti nelle prime ore della giornata di lunedì, nonostante l’autentica strage di…www.altrenotizie.org
Aforisma di fine giornata
Forse più sciocco dell'amor di patria, c'è solo l'amor per la patria altrui.
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📖 Venti confusi
Il mio primo scritto, un diario poetico legato ai venti. Parole e immagini che sciolgono i momenti più densi.
“...e mentre cerchi di capire, il vento torna a soffiare, lasciandoti domande sospese.”
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Lupi spiazzati dalle pecore mannare.
- C’era una volta…
- No! Aspetta… ma sei sicuro?
Il lupo è lupo. Corre nel buio, libero, mangia quel che trova e che può, si riproduce e, tutto sommato, convive con tutte quelle favole che l’uomo gli ha appiccicato addosso per trovare un sicuro cattivo.
Poi ci sono le pecore.
La pecora è buona, (l’agnello poi, figuriamoci).
La pecora fa beee. (Lo so! La mucca fa mu e, controintuitivamente il merlo non fa me).
Insomma, tutta la narrazione sulla pecora è chiara.
Suonerebbero diversi per esempio: “La pecora perde il pelo ma non il vizio”, o “ Affamato come una pecora”, “Sbranato da un branco di agnelli”, o il vecchio battaglione italiano dei “Lupi di Toscana” tradotto in “Pecore di Toscana”.
Insomma tutta 'sta retorica del buono, della disponibilità...
E se non fosse così?
La butto lì: quando una cosa è gratis c’è SEMPRE la fregatura.
Nel 1973 lo scultore Richard Serra disse: "If something is free, you're the product." Se è gratis la merce sei tu.
A ripensarci, dietro questa frase ci sono i capisaldi della nostra educazione, tipo: “Non accettare caramelle da uno sconosciuto” o, andando più indietro, “Quando la volpe predica, guardatevi le galline”, o, ancora più indietro, “Attento ai greci anche quando portano doni”…
probabilmente anche i Neanderthal dicevano:
“Mmmm… ‘sti Sapiens…mica lo so!”
Penso alla prima televisione commerciale in Italia (Canale 5… nel cretaceo) eravamo tutti contenti perché GRATIS! (…minchioni!) e anche in quel caso la merce eravamo noi che ci bevevamo le tonnellate di pubblicità che ci hanno trasformato, che ci hanno insegnato a credere al Mulino Bianco e poi alle “discese in campo”, alle “nipoti di Mubarak”, e poi …blablabla…
Gli italiani poi…
A quante cose abbiamo creduto senza sapere cosa nascondevano… Pensate a Cossiga (Gladio, servizi deviati..) , ad Andreotti (doppio stato invisibile, servizi deviati, mafia) e via via salendo fino alle nefandezze del mascellone pelato e più su verso Cadorna l’assassino, o la favoletta dei Savoia “liberatori”…
Insomma:
Quando abbiamo perso la capacità di capire la differenza tra lupo e pecora? Quando la pecora è diventata mannara? E, la domanda delle domande: Non sarebbe il caso di svegliarsi?
Di capire che nell’unione (dei migliori) c’è la forza, che non bisogna perdere nemmeno un momento per esser migliori, che non si deve mai (MAI) smettere di studiare?
Non sarebbe arrivata l’ora di capire che il vero e unico nemico dell’umanità migliore è l’ignoranza? (Che invece, da sempre, è l’alleata più fedele della peggiore…)
Torniamo alle enciclopedie (quelle vere, certificate) e lasciamo gli “esperti”, wikipedia, i “laureati all’università della vita” al loro destino.
Catafottiamo in mare aperto i “noncielodicono”, gli ignoranti che preferiscono esserlo, i manipolatori e… le pecore mannare.
C’è un mondo di persone belle e normali, colte e buone, curiose e sincere intorno a noi. Impariamo a riconoscerci e a fare comunità.
Torniamo insomma a esser Lupi, liberi e intelligenti, belli e indipendenti, lasciando stare le indigeste pecore negli ovili…
Che ne pensate? Non sarebbe il caso?
Un Libro Bianco sulla Difesa europea per l’autonomia industriale del continente. Ecco i dettagli
@Notizie dall'Italia e dal mondo
L’autonomia, se non strategica almeno industriale, rimane centrale nell’agenda europea. Mentre il tema del riarmo continua a dividere il continente e gli Stati membri dell’Unione europea si preparano a un nuovo giro di
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#Scuola, prosegue il viaggio del Ministro Giuseppe Valditara nelle scuole d’italia.
Oggi si è recato in Lombardia, per una visita istituzionale in alcune scuole del territorio della provincia di Brescia, per incontrare studenti, docenti e amministr…
Ministero dell'Istruzione
#Scuola, prosegue il viaggio del Ministro Giuseppe Valditara nelle scuole d’italia. Oggi si è recato in Lombardia, per una visita istituzionale in alcune scuole del territorio della provincia di Brescia, per incontrare studenti, docenti e amministr…Telegram
#NoiSiamoLeScuole, il video racconto di questa settimana è dedicato all’IC di Fino Mornasco (CO).
Grazie al #PNRR la Scuola secondaria di I grado “Scalabrini” dell'istituto comprensivo sarà ricostruita.
Ministero dell'Istruzione
#NoiSiamoLeScuole, il video racconto di questa settimana è dedicato all’IC di Fino Mornasco (CO). Grazie al #PNRR la Scuola secondaria di I grado “Scalabrini” dell'istituto comprensivo sarà ricostruita.Telegram
Il Comitato Politico Nazionale del Partito della Rifondazione Comunista ha proceduto a completare la formazione degli organi dirigenti nazionali con l’elezione della nuova Direzione e della Segreteria. L’assetto definitivo degli organismi andrà perfezionato con la convocazione dei congressi regionali che devono statutariamente tenersi entro tre mesi dalla fine del Congresso nazionale.
La prospettiva politica per la quale tutto il partito è chiamato ad operare, pur nel rispetto della dialettica e della pluralità interna, è quella indicata dal documento che ha prevalso, seppur di poco, nel voto degli iscritti e delle iscritte. La riconquista della piena autonomia strategica, ideale e organizzativa del PRC è l’acquisizione centrale ed irrinunciabile che ci ha consegnato il Congresso. La nostra autonomia costituisce il fondamento necessario sul quale si deve basare la nostra ispirazione unitaria che si concretizza, nell’attuale fase politica e sociale caratterizzata da molteplici elementi di differenziazione e di disorientamento anche nelle classi popolari, nella costruzione di diversi e variamente articolati fronti di lotta e di mobilitazione di massa. La massima unità nella massima chiarezza degli obbiettivi, per la massima efficacia politica: questa deve essere la nostra bussola.
La linea politica consegnataci dal Congresso nazionale ha trovato una prima ed efficace realizzazione nella nostra iniziativa sul tema della pace e dell’opposizione alla inaccettabile politica bellicista e di riarmo condotta dalla Commissione europea sotto la guida di Ursula von der Leyen. Contestando l’iniziativa di “Repubblica” che in nome di un generico europeismo era finalizzata a sostenere le politiche di ReArmEurope nonché tutto l’assetto neoliberista e antidemocratico sul quale si basa l’Unione Europea reale, abbiamo proposto la convocazione di un’altra piazza, per un’altra Europa che si ponga come obbiettivo la pace e la costruzione di un assetto globale fondato sull’autodeterminazione e la liberazione dei popoli e sulla cooperazione tra gli Stati.
La nostra iniziativa, convergente con l’appello lanciato da Transform! Italia che ha ricevuto migliaia di adesioni in pochissimi giorni ha consentito di realizzare l’appuntamento di Piazza Barberini e portato nel dibattito pubblico, nonostante la censura di gran parte dei media, una posizione chiaramente alternativa che ha aperto contraddizioni nell’operazione tentata da “Repubblica”. Questo si è riflesso anche nella decisione di importanti forze organizzate come la CGIL e l’ANPI (mentre l’ARCI ha scelto di non aderire) a partecipare ma affermando contemporaneamente il proprio rifiuto del progetto di riarmo, consistente in almeno 800 miliardi, proposto dalla Commissione europea.
La nostra impostazione, nel costruire la più ampia convergenza possibile attorno alla piazza pacifista del 15 marzo, è stata di rendere chiara l’impossibilità di tenere insieme chi è contro il piano di riarmo e favorevole alla ricerca di una soluzione diplomatica che metta fine quanto prima al conflitto in Ucraina, con chi invece aderisce alla retorica militarista e all’oltranzismo bellicista.
A partire da questo elemento di chiarezza occorre lavorare per allargare il fronte delle forze che si oppongono al piano di riarmo. Uno schieramento potenziale che deve unire anche parte di coloro che hanno scelto, contraddittoriamente, di partecipare alla piazza di “Repubblica” come coloro che hanno deciso di non scegliere nessuna delle due piazze, in particolare il Movimento 5 Stelle, al quale va riconosciuto di avere assunto una posizione netta nel Parlamento europeo.
Si tratta ora di costruire una mobilitazione che in ogni città coinvolga tutti coloro che si oppongono al piano di riarmo. Non bisogna sottovalutare la gravità delle decisioni politiche assunte a livello europeo, ma nemmeno l’insieme di contraddizioni e di ostacoli con i quali si dovranno confrontare le classi dominanti europee, attraversate al loro interno da interessi economici e politici contrastanti e da una complessiva crisi di legittimità. Queste classi dominanti si affidano al riarmo e al bellicismo per fronteggiare tutte le conseguenze negative prodotte dalle scelte che hanno portato avanti nei decenni scorsi: una globalizzazione subalterna alla grande finanza e alle multinazionali, il progressivo smantellamento dello Stato sociale, le politiche di austerità imposte nella crisi del debito, una visione del contesto globale come terreno di riproposizione della supremazia dell’Occidente.
Per bloccare la deriva bellicista e militarista è indispensabile anche promuovere un’iniziativa a livello europeo resa finora difficile dalle divergenze che si sono espresse tra gli stessi partiti che aderiscono all’eurogruppo “The Left”. Sul tappeto va posta l’accelerazione della crisi della NATO che deve essere sostituita non da “coalizioni di volenterosi” ma da un sistema condiviso di sicurezza europea analogo a quello a suo tempo costruito ad Helsinki.
Per quanto riguarda l’Ucraina, senza farsi illusioni sulle motivazioni di Trump e di Putin, non si può che guardare con favore ad un possibile cessate-il-fuoco ed alla realizzazione di una soluzione politica e diplomatica che, se perseguita già tre anni fa, avrebbe risparmiato morti e distruzioni da entrambe le parti.
Il quadro internazionale come quello politico italiano sono in una fase di movimento, con improvvise e a volte imprevedibili accelerazioni, che richiedono la massima capacità di iniziativa e di intervento del nostro partito, senza spocchia settaria come anche senza subalternità nei confronti di alcuno.
Il riarmo e il pericolo di una estensione della guerra in Europa sono un tema centrale dal quale non si può prescindere ma esso non può essere separato dall’insieme degli altri punti di crisi che si vanno accumulando e intrecciando nell’assetto del capitalismo finanziarizzato e neoliberista che si è imposto dalla fine degli ’80.
L’ascesa globale dell’estrema destra, che ha portato all’affermazione in Italia di una forza politica in diretta continuità con il neofascismo, la crescita deil’AfD in Germania, la vittoria di Trump negli Stati Uniti, non può essere sottovalutata né derubricata ad un semplice cambio di gestione interno alle classi dominanti. Per questo riteniamo che il prossimo appuntamento del 25 aprile deve caratterizzarsi per un’ampia mobilitazione del nostro partito anche in coordinamento con la campagna del Partito della Sinistra Europea: “Fascism=War. Peace is our victory” (Fascismo=Guerra. La pace è la nostra vittoria). Dobbiamo portare in questo appuntamento, con spirito unitario, la connessione tra antifascismo, lotta al razzismo e al patriarcato, rifiuto della guerra e del militarismo, difesa delle libertà democratiche da ogni torsione autoritaria, come quelle messe in campo dal governo Meloni (DL 1660, premierato, utilizzo del sistema scolastico quale strumento di indottrinamento ideologico di cui sono pericoloso esempio le Indicazioni nazionali per l’insegnamento nella primaria e le Linee guida per l’insegnamento di educazione civica, ecc.).
La fissazione della data all’8-9 giugno dei referendum voluti dalla CGIL insieme a quello promosso da noi sul riconoscimento della cittadinanza ai nuovi italiani, volutamente scelta per rendere più difficile il raggiungimento del quorum, costituisce un’altra priorità per l’azione del nostro partito nei prossimi mesi. La confluenza dei diversi referendum dovrà servirci per mettere al centro la questione sociale e la difesa dei diritti delle classi lavoratrici insieme alla unificazione delle lotte tra persone native e migranti contro la volontà convergente delle destre e del padronato di frammentare e dividere le classi popolari. La nostra presenza attiva nei coordinamenti provinciali per i referendum deve costituire un’occasione importante anche per riaffermare e consolidare l’ampiezza delle relazioni politiche e sociali che ci caratterizza e che è stata riscontrata in modo visibile nel nostro Congresso nazionale.
La situazione politica italiana nella quale interverrà l’esito dei referendum è tutt’altro che stabilizzata. La destra al governo mantiene il suo consenso ma non ha affrontato e risolto nessuno dei problemi strutturali del capitalismo italiano (stagnazione, deindustrializzazione, marginalizzazione nelle catene del valore) e in compenso ha aggravato le condizioni preesistenti di povertà e precarietà. Pur con contraddizioni interne, il polo di destra mantiene una sua solidità, mentre appare frammentato il fronte delle opposizioni. Nel PD si è esplicitata l’offensiva della destra interna verso la leadership di Elly Schlein per le sue, pur timide, correzioni di rotta rispetto alle precedenti direzioni di Renzi, Letta, ecc. Il Movimento 5 Stelle cerca di affermare un profilo autonomo che, soprattutto sulla questione del contrasto alla guerra e al riarmo, può favorire la costruzione di una reale opposizione al governo su temi qualificanti. È auspicabile che in questa direzione la manifestazione promossa per il 5 aprile possa essere aperta alla convergenza ad altre forze che ne condividano alcuni punti programmatici di rilievo.
In questa situazione nella quale il “campo largo” in realtà non esiste, l’opposizione alla destra è complessivamente debole e slegata dalle esigenze reali delle classi popolari, la posizione di autonomia e di ispirazione unitaria senza subalternità del nostro partito ci consente di intervenire indicando una nostra idea di alternativa politica e sociale alle destre. Una proposta che possa vedere la confluenza, prima che di forze politiche (che pure è indispensabile), delle mobilitazioni sociali che sono presenti nel Paese, seppure ancora in forma frammentaria e non sufficientemente radicata; dal no all’autonomia differenziata e al DL 1660, ai momenti di conflittualità sociale diffusi e di difesa delle condizioni di vita e di lavoro della classe operaia, ai movimenti territoriali per l’ambiente e la giustizia sociale, alla solidarietà ai popoli palestinese e curdo, ai movimenti femminista, transfemminista e LGBTQIA+ che hanno promosso lo sciopero e le tante piazze dell’8 marzo. In ognuno di questi ambiti, il PRC intende essere non un elemento residuale o dedito alla mera predicazione quanto una forza indispensabile alla costruzione di un più forte intreccio tra proposta politica e mobilitazione sociale. Siamo e vogliamo essere sempre più il “partito necessario” per unire insieme “alto” e “basso” e per ricostruire la speranza nella possibilità concreta della trasformazione sociale che la crisi del capitalismo rende sempre più impellente.
Per questo occorre rimettere al centro l’estensione delle nostre forze organizzate e dei nostri legami di massa, soprattutto aprendoci a tutte quelle realtà che faticano a vedere nella vita concreta del nostro partito una risposta al loro bisogno di essere socialmente attive e politicamente influenti. La ripresa della Linke tedesca, senza che si possa pensare ad una superficiale trasposizione di esperienze in contesti diversi, ci dice come sia certamente importante essere presenti in modo innovativo e comprensibile sui media sociali ma altrettanto indispensabile sia il rapporto diretto, “fisico”, sui territori, nei quartieri, nelle zone spesso quasi totalmente abbandonate dalla desertificazione della politica. Occorre invertire radicalmente la tendenza alla riduzione o alla stagnazione del numero degli iscritti e delle iscritte (unitamente alla sperimentazione di nuove forme di autofinanziamento), a partire dalla nostra presenza che pure resta, oltre che umanamente ricca, anche più estesa e radicata di altre forze che, magari rappresentate nelle istituzioni, al di fuori di quelle restano largamente virtuali.
Il Comitato Politico Nazionale dovrà trovare forme di gestione del proprio lavoro al fine di orientarsi sempre di più all’analisi concreta della situazione concreta, alla indicazione e verifica degli obbiettivi, alla individuazione di tutti gli strumenti per il rafforzamento ideale e organizzativo del partito, evitando che ogni riunione diventi oggetto di dibattito generico o, peggio ancora, la stantia ed immodificabile riproposizione di un permanente dibattito congressuale.
Il CPN impegna tutto il partito per i prossimi mesi su questi obiettivi prioritari di impegno:
campagna contro la guerra e contro il “ReArm Europe”
Nell’anno dell’80° della fine della Seconda guerra mondiale e della Liberazione del nostro paese, risuona in noi il monito del Presidente Partigiano Sandro Pertini: “Si svuotino gli arsenali e si riempiano i granai”.
Come Partito della Rifondazione Comunista, rivolgiamo un appello, ai partiti, ai sindacati, alle associazioni, ai tanti e tante, che non si sentono di essere “intruppati” nella retorica del “ReArm Europe”, affinché si costruiscano insieme in tutto il paese, centinaia di piazze “Contro il Riarmo e per la Pace” e si lavori per una grande manifestazione nazionale e per una mobilitazione europea da promuovere in relazione con i movimenti e il Partito della Sinistra Europea.
Vanno proseguite la mobilitazione contro la guerra in Ucraina, il genocidio in Palestina, per la liberazione di Ocalan e contro il blocco a Cuba.
Campagna referendaria lavoro e cittadinanza
I referendum sul lavoro promossi dalla CGIL e quello sulla Cittadinanza, sui cui forte è il nostro sostegno per il SI all’abrogazione, che si svolgeranno l’8 e 9 giugno in concomitanza con il secondo turno delle elezioni amministrative, rappresentano la sfida politica per ridare nuovo protagonismo politico ai lavoratori e lavoratrici e mettono in discussione la stagione neoliberista che depreda e impoverisce i molti e arricchisce i pochi.
Tutte le nostre strutture territoriali sono impegnate a partecipare con forza ai Comitati Unitari a sostegno della campagna referendaria e nelle iniziative che autonomamente assumeremo, affiancandovi la riproposizione della nostra proposta di legge sul salario minimo e la necessità di introdurre una legge contro gli omicidi sul lavoro e l’abrogazione della Bossi-Fini.
Presentato dal Segretario Maurizio Acerbo e approvato a maggioranza dal Comitato Politico Nazionale del Partito della Rifondazione Comunista in data 16 marzo 2025
Contro la guerra e il riarmo, per la giustizia sociale e la difesa delle classi lavoratrici, per l’alternativa politica e sociale alla destra, Rifondazione Comunista è sempre più il “partito necessario”.
Il Comitato Politico Nazionale del Partito della Rifondazione Comunista ha proceduto a completare la formazione degli organi dirigenti nazionali con lRifondazione Comunista
#NotiziePerLaScuola
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
🔸 Firmato il Protocollo di Intesa tra #MIM, Ministro dello Sport e Sport e Salute S.p.
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Oggi #17marzo è il 164° anniversario dell’Unità d’Italia! 🇮🇹
In questa occasione celebriamo la Giornata dell'Unità nazionale, della Costituzione, dell'inno e della bandiera.
Qui la dichiarazione del Ministro Valditara▶mim.gov.
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Oggi #17marzo è il 164° anniversario dell’Unità d’Italia! 🇮🇹 In questa occasione celebriamo la Giornata dell'Unità nazionale, della Costituzione, dell'inno e della bandiera. Qui la dichiarazione del Ministro Valditara▶https://www.mim.gov.Telegram
Il giorno che la IA si rifiutò di eseguire un comando
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That poster does not respect differing opinions?!?!
Is a school now supposed to respect the opinion that not all children are welcome there?
😳😳😳😳😳😳
Un milione di posti di lavoro in più. FdI si prende il merito. Ma è il Gol del Conte 2
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28 marzo 2025: si scegliere chi vive e chi muore: se vive Alexa, muore la Privacy se vive la privacy, Alexa deve morire. Se conviviamo con Alexa, stiamo avvelenando la nostra vita privata e la nostra riservatezza:
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Quello che fa ammalare il giovane Narciso non è affatto il desiderio di amare sé stesso: resta sconvolto quando scopre di essere egli stesso l’oggetto del proprio amore, che ha rivolto il suo desid…Corpi che parlano, il blog
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Aveva 72 anni, con Freak Antoni aveva creato il rock demenziale (ANSA)Agenzia ANSA
Greg_89
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simona
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