di Francesco Sylos Labini -
Durante la sua audizione alla Camera dei deputati, Mario Draghi ha evidenziato come, nel tempo, si sia sacrificata la spesa pubblica comprimendo la domanda interna, trascurando le infrastrutture e riducendo gli investimenti in ricerca, innovazione tecnologica e clima. Ma chi è il soggetto di questo “abbiamo”? Lui stesso, naturalmente, fin dalla famosa lettera scritta insieme all’allora presidente della Bce, Jean-Claude Trichet—una linea poi seguita dal governo Monti.
C’è però un dettaglio cruciale: ricerca e innovazione tecnologica non si improvvisano in pochi mesi o anni, ma richiedono decenni. Lo dimostra l’esempio della Cina, che ha sviluppato la propria capacità industriale in parallelo a un investimento massiccio nella ricerca. Nel 2000, il paese contribuiva solo per il 6% alla produzione manifatturiera globale; nel 2020, questa quota è salita al 30%, con proiezioni che indicano un possibile raggiungimento del 45% entro il 2030. Oggi, la Cina è la principale potenza manifatturiera mondiale e domina settori strategici come l’energia solare e le batterie elettriche, dove la sua quota di produzione supera già l’80%.
Negli ultimi vent’anni, la produzione automobilistica cinese è passata dall’1% al 39% del totale globale, mentre l’Europa è scesa dal 35% al 15% e gli Stati Uniti dal 15% al 3%. Le esportazioni di automobili dalla Cina sono cresciute esponenzialmente: da 500.000 unità nel 2016 a 4,7 milioni nel 2024,rendendo la Cina il primo esportatore mondiale e superando il Giappone. Nel settore delle auto elettriche, la cinese BYD si è affermata come il principale produttore, con 2,9 milioni di unità vendute nel 2023, seguita dalla statunitense Tesla con 1,8 milioni. Dietro di loro si trovano sei marchi con vendite comprese tra 400.000 e 500.000 unità, equamente divisi tra aziende cinesi e tedesche. Attualmente, in Cina operano ben 32 produttori di veicoli elettrici.
Nel campo della tecnologia e dell’innovazione, la Cina tuttavia domina sempre più il panorama globale e per questo la sua quota di mercato è destinata a crescere mentre quella delle industrie europee a diminuire. Nel 2021 ha depositato il 37,8% dei brevetti mondiali, contro il 17,8% degli Stati Uniti e il 16% del Giappone. Oggi è leader in 29 settori su 36, tra cui informatica, elettronica e telecomunicazioni, mentre l’Europa gioca un ruolo sempre più marginale. Un caso emblematico è quello dell’intelligenza artificiale: nel gennaio 2025, la società cinese DeepSeek ha rilasciato modelli open-source superiori a GPT-4, scuotendo il settore tecnologico e finanziario occidentale. Non è stato un fulmine a ciel sereno: già nel 2022, la Cina deteneva il 61% dei brevetti nell’IA generativa, contro il 21% degli Stati Uniti e appena il 2% dell’Europa (incluso il Regno Unito).
La marginalità dell’Europa nell’automotive, nella manifattura in generale, nell’innovazione tecnologica e nella ricerca scientifica non è un evento accidentale, dovuto a Trump, Musk o Putin/Xi ma il risultato di decenni di assenza di una politica economica ed industriale sia a livello nazionale che comunitario. Il “mercato ”, contrariamente alle aspettative, non ha colmato questa lacuna.
Alla base di questo problema c’è anche una costante riduzione dei finanziamenti destinati all’università e alla formazione, che ha rallentato lo sviluppo di ricerche innovative. Infine, come evidenziato dallo stesso Draghi nel suo rapporto di settembre, la guerra in Ucraina e la conseguente perdita dei gasdotti dalla Russia hanno lasciato le imprese europee alle prese con prezzi del l’elettricità 2-3 volte superiori a quelli degli Stati Uniti e con prezzi del gas naturale 4-5 volte più alti.
Questo combinato disposto ha avuto un effetto devastante sulla manifattura europea, compromettendone la competitività e portando a crisi industriali, chiusure di impianti e licenziamenti, che nel medio-periodo porterà ad un declino economico e sociale. Mentre il dibattito pubblico si avvita su un’idea di Europa sempre più astratta, le scelte concrete di cui dovremmo discutere sono ben altre. La soluzione proposta? Convertire l’industria automobilistica europea alla produzione di armi. L’incapacità di competere sul mercato viene così compensata dalle commesse statali, giustificate dalla necessità di difesa. Così, i motori elettrici delle auto più avanzate vengono rimpiazzati dai motori diesel dei carri armati, mentre il dibattito sul cambiamento climatico scompare dalla scena. Tuttavia, questa è solo una soluzione temporanea, a vantaggio esclusivo delle grandi industrie del comparto militare. Non risolverà né il problema della competitività nell’innovazione tecnologica, né quello della difesa, ma rischia invece di esacerbare le tensioni sociali.
L’Europa è in crisi? Draghi è tra i primi responsabili
di Francesco Sylos Labini - Durante la sua audizione alla Camera dei deputati, Mario Draghi ha evidenziato come, nel tempo, si sia sacrificata la spesa pubblRifondazione Comunista
di Barbara Spinelli -
Mercoledì alla Camera Giorgia Meloni ha lanciato una bomba che più sporca non potrebbe essere, contro chi sabato scorso ha manifestato per l’Europa. Ha citato alcuni passaggi del Manifesto di Ventotene in cui si afferma che lo Stato federale europeo sarà di natura socialista, e potrà nascere solo tramite una rivoluzione che aggiri (temporaneamente) le volontà nazionali. Ha trascurato il resto del Manifesto, dedicato alla natura democratica, economica, sociale che secondo i suoi autori (Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni) avrebbe dovuto avere la Federazione.
Meloni ha omesso il luogo in cui il Manifesto fu scritto: il confino a Ventotene dove il regime relegò circa 800 antifascisti (“Mussolini mandava la gente a far vacanza al confino”, Berlusconi 2003). Una parte dei confinati aveva già fatto anni di carcere: dieci nel caso di Spinelli. I padri fondatori di Fratelli d’Italia sono eredi di quel crimine.
Meloni ripete che “è nata dopo”, negando che i neo-fascisti postbellici, con trame nere e golpe falliti, avessero qualcosa a che vedere col Ventennio. Perfino Helmut Kohl, che post-nazista non era, disse un giorno che era venuto al mondo dopo la guerra, ma subito dopo si corresse e ammise che tutti i “nati dopo” erano “corresponsabili”della storia nazista.
Almeno due elementi del discorso governativo andrebbero chiariti. Primo: il bellicismo solo parziale che Meloni può adottare in presenza dell’opposizione della Lega, e dunque l’uso che viene fatto di Ventotene come silenziatore dei dissidi e distrazione parlamentare (a conferma: il leghista Giorgetti ha sorriso con tento, in aula). Secondo: le frasi rivoluzionarie estrapolate dal Manifesto, “spaventose”per la presidente del Consiglio.
Primo elemento: Meloni ha usato Ventotene per sgangherare ogni discussione seria sul Piano Riarmo che la presidente della Commissione Von der Leyen ha annunciato il 4 marzo (ieri ribattezzato Readiness 2030: cioè “Pronti alla guerra ”). Elly Schlein cerca con lodevole fatica di contrastare la chiamata alle armi, cara ai capitribù del Pd (Gentiloni, Bonaccini, ecc), ma quel che suggerisce non è una linea politica alternativa. È un cambio di vocabolario, non di sostanza: meglio Difesa europea anziché 27 eserciti nazionali, dice, se ci si vuole “preparare alla guerra” come reclamato da Von der Leyen. Sia Meloni sia Schlein sanno che nelle condizioni attuali è del tutto inconcepibile una Difesa comune gestita da un’autorità unica come avviene per l’euro.
Né è possibile la deterrenza: fortunatamente non abbiamo 6000 testate atomiche come Mosca, per dissuaderla. Manca uno Stato europeo, manca una comune politica estera, manca un Parlamento vero. Alcune politiche militari potranno essere coordinate e lo saranno, ma coordinamento non è unità di politiche e di intenti. Il Manifesto di Ventotene è disatteso da tutti, in questo campo.
Già l’euro fu costruito senza creare anticipatamente uno Stato unico, ed è il motivo per cui mente chi parla di grandioso successo senza ombre.
L’umiliazione della Grecia e le disuguaglianze sociali innescate negli anni dell ’austerità sono la conferma che la vittoria è come minimo monca.
La difesa europea e l’autonomia dell ’Unione sarebbero certo utili, per rendere gli europei meno dipendenti dal dispositivo militare statunitense e dalle sue attuali involuzioni fascistoidi, visibili nelle politiche di immigrazione, nella repressione delle dissidenze universitarie, nell’appoggio alle guerre di Israele.
Ma visto che i fautori della difesa europea si richiamano al manifesto di Ventotene occorre che sappiano l’essenziale: quel testo nacque nell’agosto 1941, nel mezzo della Seconda guerra mondiale, e aspirava a un’unità politica –un governo federale –non per fare le guerre ma per sormontare gli Stati nazione e dar quindi vita a una potenza di pace. E con chi edificarla? Con la Germania, che nel ’41 stava occupando mezza Europa e aveva iniziato l’invasione della Russia.
Oggi se si vuole un’Europa che superi la bellicosità congenita degli Stati nazione è con la Russia che urge mettere in piedi una sicurezza comune. Lo prospettò Gorbaciov negli anni 90 del secolo scorso: si rese conto della sconfitta dell’Urss, propose una Casa Comune Europea, e chiese agli occidentali –Usa in testa –di non comportarsi da vincitori e di instaurare assieme a Mosca una pace che escludesse l’espansione atlantica sino ai confini russi. Non fu ascoltato e la Nato s’allargò fino a promettere, nel 2008, l’ingresso di Ucraina e Georgia. Nessun leader russo può accettarlo, e Trump sembra prenderne atto. Non così gli Stati europei, tranne Ungheria e Slovacchia, e lo si può capire.
La sconfitta non solo di Zelensky, ma dell’intero Occidente è fenomenale, e gli europei sono paralizzati, avendo criminalizzato chiunque parlasse con Mosca. Di qui la continuazione degli aiuti all’Ucraina, caldeggiata dal Consiglio europeo e anche dalla Piazza per l’Europa del 15 marzo. Nel suo Parlamento il Cancelliere Merz dichiara che la Russia minaccia la Germania e l’Europa e dunque urge un formidabile riarmo.
L’attore Benigni racconta Ventotene con efficacia, in eurovisione, ma d’un tratto grida che “in Russia esistono fabbriche che sfornano milioni di fake news ogni giorno”. Su Repubblica lo scrittore Antonio Scurati lamenta la svanita combattività delle genti europee e constata che da questo punto di vista il nostro sviluppo postbellico “è stato un avanzare regressivo” (che c’entra con Ventotene?). Nel Parlamento solo 5Stelle e Sinistra Avs si oppongono a invii di armi e chiedono negoziati. Sabato in piazza sventolavano bandiere ucraine e georgiane, non palestinesi. Quelle palestinesi sventolavano in un’altra piazza romana. Tre giorni dopo Netanyahu ricominciava lo sterminio a Gaza con le armi Usa e nostre.
Passiamo al secondo elemento: la rivoluzione che nel Manifesto fa nascere la Federazione. Meloni cita passaggi sconfessati da Spinelli fin dal 1943 e ignora i brani in cui si spiega che vuol dire Europa socialista: “La rivoluzione europea […] dovrà essere socialista, proporsi l’emancipazione delle classi lavoratrici e la creazione di condizioni più umane di vita”. O passaggi tuttora invisi a destra sul reddito minimo: “La solidarietà sociale verso coloro che riescono soccombenti nella lotta economica dovrà perciò manifestarsi non con le forme caritative, sempre avvilenti, e produttrici degli stessi mali alle cui conseguenze cercano di riparare, ma con una serie di provvidenze che garantiscano incondizionatamente a tutti, possano o non possano lavorare, un tenore di vita decente, senza ridurre lo stimolo al lavoro e al risparmio. Così nessuno sarà più costretto dalla miseria ad accettare contratti di lavoro iugulatori”.
Nel 1941 parlare di rivoluzione era d’obbligo: c’era il fascismo. Ma anche oggi le conseguenze logiche del Manifesto (Stato federale, Stato sociale per tutti, Casa Comune con la Russia, disarmo) implicherebbero una rivoluzione delle menti e della politica. Nessuno si sente di farla.
pubblicato su Il Fatto Quotidiano, 22 marzo 2025
Ecco chi usa Ventotene e chi ne abusa
di Barbara Spinelli - Mercoledì alla Camera Giorgia Meloni ha lanciato una bomba che più sporca non potrebbe essere, contro chi sabato scorso ha manifestatRifondazione Comunista
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Rethinking tech sovereignty
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IT'S MONDAY, SO THIS MUST BE DIGITAL POLITICS. I'm Mark Scott, and am continuing my Euro-trash existence here in Geneva where I'm moderating a panel on March 24 on tech sovereignty and data governance. Watch along here from 12:30 CET / 11:30 UK / 7:30 ET.
Talking of events, I'll also be co-hosting a tech policy meet-up in hipster East London on March 27 at 6:30pm. There are a few spots left for this (free) event. Sign up here.
— We're living through an era of 'tech sovereignty.' No one knows what that concept means — and that's quickly turning into a problem.
— Brussels forced Apple to open up to competitors. That's going to help many US firms that, in principle, oppose the bloc's competition revamp.
— In what must be the least-shocking fact about the latest AI models, almost none of the data used to train these systems comes from Global Majority countries.
Let's get started.
Mural: The Plotter That Draws On Walls
Let’s say you’ve got a big bare wall in your home, and you want some art on it. You could hang a poster or a framed artwork, or you could learn to paint a mural yourself. Or, like [Nik Ivanov], you could build a plotter called Mural, and get it to draw something on the wall for you.
The build is straightforward enough. It uses a moving carriage suspended from toothed belts attached to two points up high on the wall. Stepper motors built into the carriage reel the belts in and out to move it up and down the wall, and from side to side. In this case, [Nik] selected a pair of NEMA 17 steppers to do the job. They’re commanded by a NodeMCU ESP32, paired with TMC2209 stepper motor drivers. The carriage also includes a pen lifter, which relies on a MG90s servo to lift the drawing implement away from the wall.
The build is quite capable, able to recreate SVG vector graphics quite accurately, without obvious skew or distortion. [Nik] has been using the plotter with washable Crayola markers, so he can print on the wall time and again without leaving permanent marks. It’s a great way to decorate—over and over again—on a budget. Total estimated cost is under $100, according to [Nik].
We’ve featured some neat projects along these lines before, too. Video after the break.
youtube.com/embed/MOENFOZCs54?…
Wearable Computing Goes Woven, Wireless, and Washable
Sometimes we come across a wild idea that really tries to re-imagine things, and re-conceiving wearable computing as a distributed system of “fiber computers” embedded into textiles is definitely that. The research paper presents fully-functional fiber computers and sensors that are washable, weave-able, wireless, and resist both stretching and bending.
The research paper with all the details is behind a paywall at this time, but we’ll summarize the important parts that are likely to get a hacker’s mind working.
Each fiber strand (like the one shown here) is a self-contained system. Multiple fibers can communicate with one another wirelessly to create a network that, when integrated into garments, performs tasks like health and activity monitoring while using very little power. And what’s really interesting about these fibers is their profound lack of anything truly exotic when it comes to their worky bits.
The inner components of a fiber computer are pretty recognizable: each contains a surface-mount microcontroller, LEDs, BLE (Bluetooth Low Energy) radio, light sensor, temperature sensor, accelerometer, and photoplethysmography (PPG) sensor for measuring blood volume changes through skin. Power is supplied by a separate segment containing a tiny cylindrical lithium-polymer battery, with a simple plug connector. It’s a tiny battery, but the system is so low-power that it still provides hours of operation.
If there’s a secret sauce, it’s in the fabrication. The first step is stretching a system into a long, thin circuit. Each component is nested onto a small piece of flex PCB that acts a little like a breakout board, and that flex PCB gets rolled around each component to make as tiny a package as possible. These little payloads are connected to one another by thin wires, evenly spaced to form a long circuit. That circuit gets (carefully!) sealed into a thermoformed soft polymer and given an overbraid, creating a fiber that has a few lumps here and there but is nevertheless remarkably thin and durable. The result can be woven into fabrics, worn, washed, bent, and in general treated like a piece of clothing.Closeups of components that make up a single strand of “fiber computer”.
Multiple fibers are well-suited to being woven into clothing in a distributed way, such as one for each limb. Each fiber is self-contained but communicates with its neighbors using a BLE mesh, or transmitting data optically via embedded LEDs and light sensors. Right now, such a distributed system has been shown to be able to perform health monitoring and accurately classify different physical activities.
We’ve seen sensors directly on skin and transmitting power over skin, but this is a clever fusion of conventional parts and unconventional design — wearable computing that’s not just actually wearable and unobtrusive, but durable and even washable.
The SNES Seems To Be Getting Faster Over Time
Every Super Nintendo console should run at the same speed. They were all built in factories with the same components so they should all operate at the steady clip mandated by Nintendo all those years ago. Except, apparently, the SNES is speeding up as it gets older.
The matter was brought to the public’s attention by the [TASBot] team, a group within the speedrunning community. If anyone was going to notice vintage consoles suddenly running a hair faster, you could bet it would be the speedrunners. Soon enough, a call was put out to crowdsource some data. Submitters were asked to run a set piece of code to test the DSP sample rate on consoles when cold and warm, to get the best idea of what was going on.
As reported by Ars Technica, the group seems to have pinned down the problem to the SNES’s Audio Processing Unit. It’s supposed to run at 24.576 MHz, with a sample rate of 32,000 Hz. However, over the years, emulator developers and speedrunners had noticed that 32,040 Hz seemed to be a more realistic figure for what real consoles were actually running the DSP sample rate at. Developers found that building emulators to run the DSP at this rate was important to run commercial games as expected, suggesting the hardware might have always been a little faster than expected.
However, more recently, it seems that the average speed of the DSP sample rate has increased further. The average result collected by [TASBot] from modern consoles is 32,076 Hz. What’s more interesting is the range of submitted figures—from 31,976 Hz to 32,349 Hz. It seems that the DSP’s ceramic resonator—used instead of a quartz crystal—might degrade over time, causing the speedup. [TASBot] team members also tested temperature changes, but only found a 32 Hz variation from a frozen SNES to one at room temperature.
The fact that console components degrade over time isn’t exactly news; we’ve featured plenty of articles on leaky batteries and corroded traces. Still, for speedrunners, the idea that the hardware standard itself can shift over time? It’s like feeling quicksand under your feet. What even is reality anymore?
[Thanks to s7726 for the tip!]
Keebin’ with Kristina: the One with the Grasshopper Typewriter
Do you consider your keyboard to be a fragile thing? Meet the glass keyboard by [BranchNo9329], which even has a glass PCB. At least, I think the whole thing is glass.
Image via [BranchNo9329] via redditThere are so frustratingly few details that this might as well have been a centerfold, but I thought you all should see it just the same. What we do have are several pictures and a couple of really short videos, so dive in.
I can tell you that [BranchNo2939] chose a glass substrate mainly due to curiosity about its durability compared with FR4. And that the copper circuitry was applied with physical vapor deposition (PVD) technology.
Apparently one of [BranchNo2939]’s friends is researching the bonding of copper on to glass panels, so they thought they’d give a keyboard a go. Right now the thing is incomplete — apparently there’s going to be RGB. Because of course there’s going to be RGB.
erkbd Can Be yrkbd, Too
Erik + Keyboard = erkbd, and now [EarflapsOpen]’s wide split is open-source and now has a fully documented build guide on GitHub by special request.
Image by [EarflapsOpen] via redditInspired mostly by the Corne and the Void Ergo S layout, this is a 44-key, hand-wired number that runs on a pair of Waveshare RP2040 Zeros programmed with QMK.
I really like the inclusion of OLEDs and rotary encoders, although I feel I would inadvertently turn them by accident. Maybe not. At the very least, they appear to be taller than the keys and might get in the way.
[EarflapsOpen] addresses this a bit at the bottom of the reddit thread, stating that they are not in the way when typing. But since they are kind of far from the home row, you have to move your entire hand to use them. Currently, [EarflapsOpen] uses them for scrolling, adjusting volume, video scrubbing, and so on.
The Centerfold: Battle Axes
Image by [delusionalreddit] via redditSo perhaps [delusionalreddit]’s setup is a bit of a departure from the regular centerfold material, but that’s okay. Just look at all those guitars! Yours truly is down to just six or so, and really ought to have them situated similarly around the laboratory. Maybe someday.
So there isn’t much detail here, especially about the peripherals, and I apologize for that. Please see the next paragraph. Almost no one sends me centerfolds! You know your keeb is sexy; now get it out there.
Do you rock a sweet set of peripherals on a screamin’ desk pad? Send me a picture along with your handle and all the gory details, and you could be featured here!
Historical Clackers: the Williams
When the people demand some new advancement in technology, the early response by manufacturers can sometimes be less than appealing, visually speaking.A Williams No. 1 model. Image by The Antikey Chop
This is not the case with the stunning Williams line of typewriters, which were developed in response to heavy demand for visible typewriters — machines that let the typist see what was being typed without having to stop and do something first. Of course, you could only see a few lines at a time, and just by peering over the tippy-top of the machine, but this was revolutionary.
Form follows function in these lovely machines, which don’t seem to waste an inch of space on frivolity. To create visibility, the Williams typewriters had the platen situated in the center, between two sets of type bars that struck from the front and rear, kicking like grasshopper legs. The paper is first secured along the top and curled downward into the basket.
Don’t quite understand? Don’t blame you. Check out this short video, which demonstrates how to insert paper and type on a Williams Academy model.
youtube.com/embed/JGbbcXJcohg?…
Isn’t that cool? The earliest Williams models like the No. 1 pictured above became available in 1891. The keyboard was curved slightly, and the body featured Victorian-inspired filigree. Beginning in 1895, the No. 1 was manufactured with a straight keyboard. The No. 2 came out in 1897 and were nearly identical to the straight-keyboarded No. 1s, but they got an upgrade in the form of typebar alignment. No. 2s were also called Academy like the one in the video, or Englewood.
Inventor John Williams was quite the character and inventor, and was known to rub elbows with Alexander Graham Bell and Emile Berliner. He patented all kinds of things, from cigar cutters to one of the first helicopters in 1912. Unfortunately, the Williams Typewriter Company was fairly short-lived, as they were in litigation for patent infringement pretty much the whole time, until 1909. They were acquired by Jerome Burgess Secor, who would go on to produce a completely different typewriter. Stay tuned!
Finally, Another Use for All Those Melty Beads
So [humanplayer2] was having some fun last Saturday while his daughter played with those melty beads. After some trial and error, it seems we have a new viable switch plate material!
Image by [humanplayer2] via redditThe trial and error was, of course, about finding out what inner bead configuration would result in the snuggest fit. As it turns out, a plain old open square holds them the best, followed by hand-cut-away corners, then full interiors.
For what it’s worth, [humanplayer2] was using Hama beads specifically, which is why the holes are almost all completely melted shut.
Keep in mind that not all melty beads are created equally, so your mileage may vary depending on what you’ve got. But it probably shouldn’t matter too-too much in this case, unless you use the ones that are supposed to be really terrible.
Got a hot tip that has like, anything to do with keyboards? Help me out by sending in a link or two. Don’t want all the Hackaday scribes to see it? Feel free to email me directly.
Il governo statunitense ha condiviso per sbaglio piani militari segreti con un giornalista
Il direttore dell'Atlantic è stato incluso nella chat operativa per un attacco contro gli Houthi: ha capito che non era uno scherzo quando è avvenuto davveroIl Post
Kiriku, coda da procione, è arrivata malaticcia e in pieno inverno. E' cresciuta dentro casa e, da qualche settimana, sta scoprendo il mondo di fuori. La lunaria, arrivata sola qualche anno fa, la fa da padrona colorando il bosco spoglio. La primavera incombe con tutto il suo twittare. Cince e upupe si fanno sentire più degli altri, Le lucertole sbadigliano mentre i ghiri, per fortuna, ancora se la dormono. (il secondo post è sempre il più difficile......) 😀
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Erdogan, repressione a orologeria
L’utilizzo della giustizia a scopi politici e la repressione somministrata ai propri rivali non è esattamente una novità per il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan.www.altrenotizie.org
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La cybersicurezza è diventata una delle sfide più urgenti per l’Europa, tra minacce crescenti e la necessità di rafforzare la propria autonomia strategica. Se ne è discusso durante l’evento “Cyber-sicurezza europea. Sfide e strategie per il futuro”, che si è svolto presso l’Europa
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In libreria dal 28 marzo 2025 Secondo volume della collana afterwords, dedicata ai giovani intellettuali africani e della diaspora, Black Time è una meditazione profonda e originale che nasce dal contatto tra una scrittrice afrodiscendente e la città di Venezia. Nel susseguirsi di calli, isole, chiese e mostre, Venezia diventa un portale attraverso cui Fatin […]
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Uno degli album più venduti al mondo, Brothers In Arms dei Dire Straits, celebra il suo 40° anniversario con un’edizione in 5LP deluxe. Il cofanetto 5LP deluxe contiene l’intero album in studio e un inedito concerto dal vivo dal Municipal Auditorium di San Antonio, tappa del tour della band nel 1985. Il Live In 85 […]
L'articolo Dire Straits – Brothers In Arms
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Ci sono voluti dodici anni prima che Patterson Hood arrivasse a regalarci un gioiello come questo Exploding tree & airplane screams. Un periodo piuttosto lungo dal precedente Heat Lightning rumbles in the distance che ricordo esser stato una colonna sonora irrinunciabile durante i lunghi viaggi di lavoro che caratterizzavano la mia vita al tempo. Sarà […]
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In libreria del 26 marzo 2025 “Sonetti“, uno dei punti più alti e densi della poesia di tutti i tempi: canzoniere d’amore e libro filosofico, meditazione su tempo, morte, mutevolezza delle forme. Su forza e durata imperitura di arte e poesia; poema a tratti peccaminoso, a tratti metafisico, ha scatenato mille letture, diatribe, interpretazioni. Ancora […]
L'articolo William Shakespeare – Sonetti p
La violenza dei coloni israeliani sta rapidamente svuotando la Valle del Giordano dai palestinesi
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Khirbet Samra è una delle ultime comunità di pastori palestinesi nel versante orientale della Cisgiordania. Le milizie dei coloni sostenute dallo Stato li stanno cacciando
L'articolo La violenza dei coloni
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Gli stivali tedeschi sull'Europa
Gli stivali tedeschi sull’Europa
Gli 800 miliardi di euro del piano di riarmo europeo, ribattezzato per esigenze di comunicazione positiva “Readiness 2030”, sembrano una misura dagli effetti pratici limitati, ma con ampie ripercussioni politiche ed economiche sulla struttura del Vec…www.altrenotizie.org
Mi sovviene un dubbio atroce: nel tentativo (a vuoto) di cancellare il profilo loggandomi dietro VPN (freeopenvpn, Germania e USA), ho dovuto validare l'accesso con un codice ricevuto via email.
Nell'email che usavo con FB ho quindi trovato un'email datata ieri: "Bentornato/a su Facebook" - "L'account Facebook è stato riattivato".
Non è che la procedura va a buon fine nonostante il messaggio d'errore?
Per scoprirlo però devo evitare di fare altri tentativi per almeno 30 giorni, altrimenti rischio di riattivare tutto a ogni nuovo tentativo.
Ovviamente ho anche tentato la carta dello strumento di segnalazione errori di Facebook, molto ben fatto tecnicamente: per far cadere i tuoi ticket nel vuoto, ma con stile!
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CE L'HO FATTA!!
Grazie a tutti per gli incoraggiamenti
Scrivo cosa impediva la cancellazione da #facebook , nel caso possa tornare utile ad altri nella mia situazione.
Nel riepilogo prima del "pulsantone" finale, quello che andava in errore, mi sono saltate all'occhio delle "App" di cui risultavo unico amministratore. Il problema è che non ho mai sviluppato o usato app. Ho aperto la gestione di queste app, che riportavano il nome di alcune vecch(issime) pagine facebook. Le ho rimosse una ad una.
Una volta rimosse le "app" (qualsiasi cosa fossero), la procedura di eliminazione è andata a buon fine.
Adesso: 30 giorni di attesa e il mio account smetterà di esistere! 🍾
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UE alla Turchia: "rispettare i valori democratici"
(come in Romania?)😡
Questa notte presso il bellissimo relais Il Mulino di Corigliano CS ho dormito veramente da paura. Son caduto come un sasso ieri dopo il live all'Eat Rock Cafè e il successivo giro dei bar insieme alla crew del posto, con tappa finale dall'ottimo maritozzaro di zona. Stamattina però infatti purtroppo sono stato svegliato leggermente prima del voluto dai gemiti di piacere della coppia della camera accanto, turisti di passaggio che evidentemente al risveglio prima sono andati ad approfittare della ricca colazione a base dei prodotti dell'agriturismo annesso, poi son tornati in camera e corroborati da tanta bontà, prima di lasciarla, in un impeto di romanticismo hanno pensato bene di fare un po' di bang bang. Giustamente, ci stava, che gli vuoi dire?! Non è stato neanche un risveglio tanto terribile devo dire, anche perché nella vita del musicista film risveglio classico è venire svegliati dal personale delle pulizie che in un orario oscillante tra le 10.00 e le 12.00 viene a fare bang bang sulla porta per intimarti di uscire che devono rifare la stanza. Coppietta romantica tutta la vita aho ✌️😅
Tra poco Invece concertino al Vintage Market del Mood Social Club di Rende Cs.
Parents of girl who died after measles infection said they wouldn't get MMR vaccine
Her father:
God does no wrong, and He wanted this to wake people up," he told Children’s Health Defense. "He’s woken us up for sure, to start a better life and come closer to Him.
ilpost.it/2025/03/23/nannette-…
Luisella
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