In Cina e Asia – Un libro bianco sulla BRI rilancia l’iniziativa di Xi
I titoli di oggi: Cina, un libro bianco sulla Belt and Road Initiative rilancia l’iniziativa chiave di Xi La Cina rilascia la giornalista australiana Cheng Lei Country Garden, una nuova scadenza mette la società a rischio default Cina-Usa, la delegazione del Congresso: “Straordinario successo” Cina-Arabia Saudita, al via le esercitazioni militari congiunte Myanmar, strage tra gli sfollati interni in Kachin ...
L'articolo In Cina e Asia – Un libro bianco sulla BRI rilancia l’iniziativa di Xi proviene da China Files.
Il percorso scolastico è fatto di tanti momenti di crescita. Saper scegliere la direzione giusta è...
Il percorso scolastico è fatto di tanti momenti di crescita. Saper scegliere la direzione giusta è fondamentale per percorrere al meglio la strada, conoscere la destinazione, sapere come e quando chiedere supporto.
Weekly Chronicles #49
La chimera della protezione dei dati nelle smart cities
Le città intelligenti, o "Smart Cities" sono la buzzword del momento.
L’idea sarebbe di usare grandi quantitativi di dati e tecnologie per migliorare la qualità della vita urbana. Tuttavia, quello a cui assistiamo è invece una raccolta massiva di dati personali e l’uso di tecnologie di sorveglianza di vario tipo: dalle telecamere, ai droni, fino ad arrivare ai sensori wi-fi, bluetooth e celle telefoniche.
Un documento pubblicato dall’International Working Group on Data Protection in Technology, disponibile qui, esplora a livello giuridico il tema della privacy nelle smart city, fornendo alcune raccomandazioni alle città che vorrebbero cimentarsi nel diventare “smart” nel rispetto della legge e dei dati delle persone.
Il documento fornisce spunti interessanti per chi lavora nel settore e per i politici che vorrebbero cimentarsi in tali attività. Le raccomandazioni, in estrema sintesi, sono queste:
- Valutare i rischi e la proporzionalità del trattamento prima della raccolta dei dati
- Garantire che i dati utilizzati nelle decisioni siano adeguati e rappresentativi della popolazione
- Stabilire chiare procedure per soddisfare i diritti dei cittadini e assicurare trasparenza nella filiera del trattamento
La protezione dei dati nelle “smart cities” sembra però una chimera irrealizzabile. Le amministrazioni locali ricevono fondi nazionali ed europei per installare sistemi di sorveglianza evoluta che non capiscono e che non sanno usare, né comprenderne l’utilità. Come se non bastasse, ne ignorano completamente i rischi.
Nel documento si cita un caso empirico che fa ben comprendere la natura del problema.
Il comune di Enschede, nei Paesi Bassi, per più di tre anni ha implementato un sistema di tracciamento wi-fi degli smartphones attivo 24/7 nel centro della città. L’obiettivo era quello di misurare l’efficacia degli investimenti municipali — qualsiasi cosa volesse dire.
Nella pratica, per tre anni i cittadini di Enschede sono stati spiati mentre passeggiavano in strada. Il sistema infatti raccoglieva dati (tra cui anche l’indirizzo MAC, identificativo unico del dispositivo) per analizzare il traffico pedonale, il tempo trascorso nelle diverse vie del centro e le abitudini delle persone.
In che modo quest’attività ha portato un beneficio agli abitanti di Enschede? Come sono stati valutati i rischi? Non è dato sapersi.
BitcoinVoucherBot è un servizio semplice, sicuro e privacy friendly per acquistare Bitcoin. Niente siti web, niente tracking IP, nessun documento richiesto. Solo Telegram. Clicca qui per iniziare a usarlo! Annuncio sponsorizzato.
Il caso del giudice Apostolico
In questi giorni sta facendo molto rumore il caso del giudice Iolanda Apostolico. Alcuni giorni fa è stato pubblicato un video risalente al 2018 in cui si vedeva la Apostolico partecipare a una manifestazione di protesta contro le politiche sull’immigrazione clandestina del governo di quel periodo.
Matteo Salvini, dopo la pubblicazione del video, ha presto chiesto le sue dimissioni per evidente mancanza di imparzialità. La giudice aveva infatti recentemente deciso in merito alla revoca dell’ordine di detenzione di alcuni tunisini in un centro in Sicilia.
Sulla questione prettamente politica non c’è molto da dire: chiunque pensi che i magistrati siano imparziali e che non si lascino influenzare dalle loro personalissime opinioni è un povero fesso.
Detto questo, la vicenda sottolinea l’importanza del concetto di privacy come capacità di controllare i propri dati e la propria identità, sia fisica che digitale. La giudice non aveva “nulla da nascondere” partecipando alla manifestazione politica, eppure a distanza di anni quel video, diffuso al pubblico, ha avuto un grande impatto negativo sulla sua persona.
Pensiamo ora al contesto dei social network. Potremmo dire che un social network sia un po’ come una manifestazione politica permanente. Capita a chiunque di esprimere più o meno palesemente le proprie opinioni. Che succederebbe se le autorità iniziassero un’opera di schedatura e dossieraggio su tutto ciò che abbiamo detto e fatto online? Le conseguenze sarebbero disastrose più o meno per chiunque.
Se vuoi approfondire il concetto di privacy, leggi qui:
Supporta Privacy Chronicles!
Condividi questo articolo coi tuoi amici, lascia un like o un commento! Se vuoi, abbonati per l’equivalente di una colazione al mese. È un piccolo gesto che però aiuta molto il mio lavoro.
Puoi anche donare qualche sats con il tuo wallet LN preferito, scansionando questo QR Code:
Scan the QR Code or click here!
Google dice addio alle password
Pare che Google presto inizierà a spingere gli utenti verso un sistema di autenticazione senza password (passwordless) per migliorare la sicurezza1. L’autenticazione senza password utilizzerà i sistemi di identificazione biometrica presenti sui nostri dispositivi per il login nelle varie app di Google, facendo quindi a meno delle password.
Se da un certo punto di vista è indubbiamente comodo, dall’altro potrebbe essere un ulteriore passo in avanti verso una crescente dipendenza nei confronti della Big Tech per utilizzare i nostri account e servizi. Sebbene infatti i dati biometrici siano salvati sul dispositivo, esistono meccanismi di backup in Cloud per mitigare il rischio in caso di perdita di cui difficilmente si potrebbe fare a meno.
Mi piacerebbe conoscere la vostra opinione. Userete questo nuovo metodo di autenticazione o continuerete a preferire le password?
Meme della settimana
Citazione della settimana
Questo cetriolo è amaro? Gettalo! Ci sono rovi nel cammino? Devia! È tutto ciò che occorre. Non dire sull'argomento: "Perché accadono queste cose nel mondo?"
Marco Aurelio
theverge.com/2023/10/10/239109…
Negative Approach Interview
Negative Approach May 12, 2022 at The Paramount
A product produced by Popburn Productions KRK & Ona
like this
reshared this
Il mondo si divide, non tutti sostengono Israele
Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint
di Redazione
Pagine Esteri, 11 ottobre 2023 – Se dopo l’operazione militare a sorpresa del movimento palestinese Hamas contro Israele i governi dei paesi aderenti o vicini alla Nato hanno espresso totale sostegno a Israele, nel resto del mondo le reazioni sono stato in genere più equilibrate se non schierate dalla parte del popolo sottoposto a occupazione dall’ormai lontano 1948.
Il ministro degli Esteri cinese ha fatto sapere ieri che «la Cina si oppone ad azioni che intensificano i conflitti e minano la stabilità regionale» ma il governo cinese non ha esplicitamente condannato il sanguinoso blitz di Hamas in territorio israeliano, irritando non poco Washington, Bruxelles e Tel Aviv. La portavoce della diplomazia di Pechino ha comunque aggiunto di augurarsi di vedere presto un rapido cessate il fuoco».
Da parte sua la Federazione Russa ha condannato lunedì la violenza contro ebrei e palestinesi, ma ha criticato gli Stati Uniti per quello che definisce il loro approccio distruttivo che ha ignorato la necessità di uno Stato palestinese indipendente. Il Cremlino ha chiesto il ritorno alla pace e si è detto “estremamente preoccupato” per il fatto che la violenza possa degenerare in un conflitto più ampio in Medio Oriente. Il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha condannato la violenza, ma ha detto che l’Occidente sarebbe miope se credesse di poter semplicemente condannare gli attacchi contro Israele e poi sperare in una vittoria israeliana senza risolvere la causa dell’instabilità, cioè l’occupazione della Palestina.
Le relazioni diplomatiche del Sudafrica con Israele sono tese, perché il governo dell’African National Congress lo definisce uno “stato di apartheid”. L’ANC afferma che Tel Aviv tratta i palestinesi nello stesso modo in cui il governo dell’apartheidopprimeva i neri sudafricani, «segregandoli e impoverendoli» per il solo fatto di essere palestinesi. Il governo sudafricano ha ribadito la sua solidarietà incondizionata alla causa palestinese.
Tra i Brics si distingue l’India che ha adottato una posizione simile a quella dei paesi del blocco euro-atlantico. «Il popolo indiano è con fermezza al fianco di Israele in questo momento difficile» ha scritto su X il primo ministro Narendra Modi dopo un colloquio telefonico con l’omologo israeliano Benjamin Netanyahu.
L’Indonesia è «profondamente preoccupata dall’escalation del conflitto tra Palestina e Israele» e chiede «l’immediata cessazione della violenza per evitare ulteriori perdite umane» recita un comunicato pubblicato dal ministero degli Esteri di Giacarta. Secondo l’Indonesia, storicamente sostenitrice della causa palestinese, «devono essere risolte le radici del conflitto, in particolare l’occupazione dei Territori palestinesi da parte di Israele, in accordo con i termini stabiliti dalle Nazioni Unite».
Simile la posizione espressa dal governo della Malesia che ha esortato tutte le parti coinvolte a esercitare la moderazione e ad adoperarsi per la distensione ribadendo comunque il sostegno al diritto del popolo palestinese di vivere all’interno di uno stato indipendente. «I palestinesi sono stati soggetti alla prolungata occupazione illegale, al blocco e alle sofferenze, alla profanazione di Al Aqsa, così come alla politica di esproprio da parte di Israele in quanto occupante» ricorda una nota del ministero degli Esteri di Kuala Lumpur che definisce quella di Israele «un’amministrazione dell’apartheid».
Moqtada al-Sadr
Rispetto al passato alcuni paesi arabi hanno espresso giudizi relativamente equidistanti, per lo meno quelli che negli anni scorsi sono stati protagonisti dei cosiddetti “Accordi di Abramo” mediati dagli Stati Uniti e volti alla normalizzazione dei rapporti con Israele. È il caso di Emirati Arabi, Bahrein e Marocco. Il Marocco ha condannato «gli attacchi contro i civili ovunque accadano» mentre gli Emirati hanno espresso «sincere condoglianze a tutte le vittime della crisi». Gli Emirati però hanno anche chiesto alla Siria di non intervenire nel conflitto tra Israele e i movimenti palestinesi e di non consentire attacchi dal territorio siriano.
Egitto e Giordania, che riconoscono Israele rispettivamente dal 1978 e dal 1994, hanno denunciato i gravi rischi di una possibile escalation militare. Il ministro degli Esteri di Amman ha però ricordato «gli attacchi e le violazioni dei diritti dei palestinesi in Cisgiordania». Il governo di Amman ha poi negato che gli Stati Uniti stiano utilizzando delle basi militari del paese per rifornire Israele di armi, accusa diffusa da alcuni media mediorientali.
L’Arabia Saudita, protagonista di un relativo processo di normalizzazione con Israele che però procede molto lentamente, ha chiesto l’immediata sospensione dell’escalation tra israeliani e palestinesi, la protezione dei civili e la moderazione, e ha invitato la comunità internazionale ad attivare un processo di pace credibile che porti a una soluzione a due Stati in Medio Oriente. Il Ministero degli Esteri di Riad ha ricordato i suoi «ripetuti avvertimenti sul pericolo che la situazione esploda a causa dell’occupazione e della privazione dei suoi diritti legittimi inflitta al popolo palestinese». Secondo molti analisti uno degli obiettivi dell’azione di Hamas di sabato scorso era proprio quella di far saltare l’avvicinamento tra Riad e Tel Aviv.
Anche il Qatar – che sostiene la Fratellanza Musulmana, corrente dell’Islam politico alla quale aderisce Hamas – ha indicato nelle politiche israeliane nei confronti dei palestinesi le cause della recente crisi.
Invece il presidente turco Erdogan ha espresso una posizione più equidistante. «Chiediamo a Israele di fermare i suoi bombardamenti sul territorio palestinese e ai palestinesi di fermare le loro aggressioni contro gli insediamenti civili israeliani» ha detto Erdogan in un discorso televisivo, aggiungendo che «anche la guerra ha i suoi modi e la sua morale». La Turchia è l’altra capofila internazionale dei Fratelli Musulmani e sostiene Hamas economicamente e politicamente, ma teme che la crisi attuale causi la rottura delle sue buone relazioni (economiche e militari) con Israele. Ankara e Tel Aviv hanno in cantiere la realizzazione di un gasdotto che consenta il passaggio via Turchia del gas estratto nel grande giacimento israeliano denominato “Leviatano”.
Sostegno incondizionato ad Hamas è giunto immediatamente dal governo dell’Iran. Secondo la guida suprema della Rivoluzione iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, di fronte all’attacco sferrato dal movimento di resistenza islamica palestinese il 7 ottobre Israele ha subito un «fallimento irreparabile» dal punto di vista militare e di intelligence. L’ayatollah ha quindi elogiato la «gioventù palestinese che ha ordito un’operazione di tale intelligenza» smentendo le accuse circolate nei giorni scorsi a proposito di un coinvolgimento dell’Iran. «Quando la crudeltà e il crimine passano il segno e la rapacità giunge al parossismo, bisogna attendersi la tempesta» ha commentato il leader iraniano.
Ieri il presidente della Repubblica dell’Algeria, Abdelmadjid Tebboune, ha espresso «la piena solidarietà con il popolo e il governo della Palestina» al leader dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas (che in realtà è il principale rivale del movimento Hamas), denunciando «le gravissime violazioni commesse dalle forze di occupazione contro il popolo palestinese a Gaza e in Cisgiordania». «Questi sviluppi ricordano a tutti che una pace giusta e completa, come opzione strategica, potrà essere raggiunta solo attraverso la creazione di uno Stato palestinese indipendente e sovrano con Gerusalemme come capitale, in conformità con il diritto internazionale» ha sottolineato il capo di stato algerino. Nei giorni scorsi il presidente della camera alta del parlamento di Algeri ha condannato fermamente i «vergognosi attacchi dell’occupazione israeliana contro il popolo palestinese» nella Striscia di Gaza definendola «una scena di vergognosa umiliazione internazionale di fronte alla crescente arroganza coloniale». Il presidente del parlamento ha denunciato «la continua ipocrisia internazionale che applica doppi standard nei suoi rapporti con la giusta causa palestinese, attraverso la procrastinazione intenzionale, palesi pregiudizi e la vergognosa giustificazione dello spargimento di sangue da parte israeliana e dei suoi crimini contro l’umanità».
Anche il ministero degli Esteri algerino ha preso una netta posizione a sostegno di Hamas e rivendicando il diritto dei palestinesi a combattere contro «l’occupazione sionista».
Una posizione simile è stata espressa dal regime tunisino. La Tunisia intende sostenere il popolo palestinese sia sul piano diplomatico che su quello sanitario, ha detto il presidente Kais Saied dopo una riunione con alcuni ministri. Intanto il sindacato Unione Generale dei Lavoratori sta organizzando una grande manifestazione di solidarietà nei confronti del popolo palestinese.
Le operazioni militari intraprese dal popolo palestinese sono il risultato naturale di decenni di «oppressione sistemica» da parte «dell’autorità di occupazione sionista», ha dichiarato il portavoce ufficiale del governo dell’Iraq. Nella dichiarazione si mette in guardia le autorità israeliane dall’evitare una continua escalation nei Territori palestinesi occupati, che potrebbe compromettere la stabilità della regione.
Da parte sua il leader sciita iracheno Moqtada al-Sadr ha condannato i leader arabi per il loro continuo fallimento nel sostenere adeguatamente il popolo palestinese. In una conferenza stampa nella quale ha annunciato un grande raduno a Baghdad in solidarietà con la Palestina, al-Sadr ha detto «siamo pronti a fornire cibo e acqua a Gaza attraverso l’Egitto, la Siria o altrove” e ha invitato gli stati arabi a garantire la fornitura di energia elettrica e acqua all’enorme prigione a cielo aperto bombardata incessantemente dall’aviazione israeliana. Il leader sciita iracheno ha anche denunciato il doppio standard della comunità internazionale: «Tutti i paesi si sono affrettati a sostenere l’Ucraina. Perché non fare lo stesso per Gaza?».
Gustavo Petro
Passando all’America Latina, scontata la incondizionata solidarietà espressa ai palestinesi da parte dei governi di Cuba e del Venezuela.
Commentando una dichiarazione del ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant che annunciava un “assedio completo” contro gli “animali” di Gaza il Presidente della Colombia Gustavo Petro ha detto: «Questo è ciò che i nazisti hanno detto degli ebrei».
Petro ha pubblicato dozzine di commenti sui social media sugli eventi da sabato, provocando uno scambio aspro con l’ambasciatore israeliano a Bogotà, Gali Dagan, che ha esortato la Colombia a condannare un «attacco terroristico contro civili innocenti». Nella sua risposta, Petro ha affermato che «il terrorismo consiste nell’uccidere bambini innocenti, sia in Colombia che in Palestina», esortando le due parti a negoziare la pace.
Sostanzialmente equidistante la posizione del governo brasiliano. Il Brasile non risparmierà alcuno sforzo per prevenire l’escalation del conflitto in Medio Oriente, anche mediante il proprio ruolo di presidente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ha scritto il presidente Luiz Inacio Lula da Silva, che si dice «scioccato dagli attacchi terroristici compiuti oggi contro i civili in Israele». Il leader brasiliano invita la comunità internazionale a lavorare per una ripresa immediata di negoziati che portino a una soluzione del conflitto e che garantisca l’esistenza di uno Stato palestinese economicamente vitale, che coesista pacificamente con Israele entro confini sicuri per entrambe le parti.
Simile la posizione del presidente di centrosinistra del Cile Gabriel Boric che ha scritto: «Condanniamo senza riserve i brutali attacchi, omicidi e rapimenti da parte di Hamas. Niente può giustificarli o relativizzare il loro rifiuto più energico». Boric ha poi sottolineato che condanna anche «gli attacchi indiscriminati contro i civili portati avanti dall’esercito israeliano a Gaza e l’occupazione illegale del territorio palestinese».
«Il Messico è favorevole a una soluzione globale e definitiva al conflitto, con la premessa di due Stati, che affronti le legittime preoccupazioni di Israele in materia di sicurezza e consenta il consolidamento di uno Stato palestinese politicamente ed economicamente vitale che coesista con Israele all’interno di confini sicuri e riconosciuti a livello internazionale» ha ricordato il governo di Città del Messico. «Il Messico condanna inequivocabilmente gli attacchi insensati avvenuti contro il popolo di Israele il 7 ottobre da parte di Hamas e di altre organizzazioni palestinesi a Gaza» ha dichiarato il Ministero degli Esteri.
Israele ha però espresso lunedì la sua “insoddisfazione” per le dichiarazioni del presidente Andrés Manuel López Obrador, definite poco incisive.
I cinque aspiranti alla presidenza dell’Argentina hanno dedicato al conflitto in Medio Oriente del secondo e ultimo confronto televisivo, tenuto domenica sera. «In primo luogo, la mia solidarietà con Israele e il suo pieno diritto a difendere il territorio dai terroristi» ha detto il candidato dell’estrema destra liberista Javier Milei, favorito al primo turno del 22 ottobre, Milei ha da sempre indicato Israele come punto di riferimento della sua politica estera, primo Paese cui si recherà in visita in caso di vittoria delle elezioni. Solidarietà «con il popolo di Israele, in questo momento triste dell’attacco terroristico di Hamas» è stata espressa anche dalla conservatrice Patricia Bullrich, già ministro della Sicurezza nel governo dell’ex presidente, Mauricio Macri. La candidata della sinistra, Myriam Bregman, parla del dolore per «le vittime civili, registrate in un conflitto che ha alla base la politica dello Stato di Israele, di occupazione e apartheid contro il popolo palestinese». Il ministro dell’Economia Sergio Massa, candidato del centrosinistra, ha voluto rendere «chiara la sua solidarietà con tutte le vittime di un attacco terroristico brutale che oggi mette a lutto il mondo». Pagine Esteri
Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint
L'articolo Il mondo si divide, non tutti sostengono Israele proviene da Pagine Esteri.
fabiolinux likes this.
Fedo ¶ reshared this.
Come collegare il tuo blog WordPress al Fediverso: iniziare con l'installazione e la configurazione di base, provvedere alle diverse opzioni di configurazione e familiarizzare con alcune buone pratiche
We Distribute, è una pubblicazione dedicata al software libero, alle tecnologie di comunicazione decentralizzate e alla sostenibilità. Questa è una pubblicazione di guerriglia sviluppata da Sean Tilley aka @Sean Tilley , sviluppata per trasmettere notizie al Fediverso e ad altre parti della rete libera.
like this
reshared this
Questa guida NON UFFICIALE a /kbin ti aiuterà a familiarizzare con questo interessante progetto del Fediverso e a imparare a navigare nella piattaforma
Benvenuti nella guida non ufficiale di /kbin. /kbin è una piattaforma di social media che consente alle persone di creare contenuti di microblogging e contenuti di lunga durata da un unico punto. Vuoi inviare un messaggio veloce ai tuoi follower? Puoi farlo su/kbin. Vuoi condividere un collegamento a una notizia e discuterne in un forum? Puoi farlo su /kbin. Vuoi condividere la tua arte con il mondo? Puoi farlo su /kbin.
like this
reshared this
Serino presenta il Calendario dell’Esercito 2024
Capitano Francesco Donnini Vannetti, colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, sergente Mario Paolini, caporal maggiore Gino Fruschelli. Sono solo alcuni dei decorati con la medaglia d’oro al valor militare per il loro sacrificio durante la guerra di Liberazione italiana condotta dall’Esercito che compaiono nelle pagine dell’edizione 2024 del calendario dell’Esercito italiano. Dodici mesi dedicati alle esperienze di alcuni, in rappresentanza dei molti, che fedeli al giuramento prestato, continuarono a combattere nelle fila delle ricostituende forze armate italiane. Ufficiali, sottufficiali e soldati, insigniti della medaglia d’oro al valor militare per atti eroici compiuti dopo l’armistizio e che si sono particolarmente distinti anche nel periodo precedente. Alcuni di essi militarono nelle formazioni partigiane nel centro-nord del Paese, facendosi spesso promotori della loro formazione, altri raggiungendo il cosiddetto Regno del Sud, entrando nell’Esercito cobelligerante e contribuendo alla costruzione dei Gruppi di combattimento, le unità che sarebbero poi state alla base dell’Esercito repubblicano.
Il valore della scelta
Come raccontato da capo di Stato maggiore dell’Esercito, generale Pietro Serino: “Quest’anno abbiamo voluto raccontare la storia degli uomini che combatterono a difesa della Patria, e non di una ideologia; quei tanti protagonisti in uniforme della Guerra di Liberazione”. La Forza armata ha infatti selezionato dodici medagliati al valore, tra le migliaia di soldati decorati prima e dopo l’armistizio, nell’intento di raccontare la storia di tutti, e dare il senso “dei valori che caratterizzavano allora, e caratterizzeranno sempre, l’Esercito italiano”. Il generale Serino ha raccontato come la scelta del tema sia dovuta alla volontà di onorare la memoria di chi ha rispettato sempre il giuramento di fedeltà prestato alla Patria: “soldati sempre convinti e consapevoli di quale fosse il loro dovere e quale posizione l’Esercito dovesse assumere”.
Un esempio per l’oggi
Come registrato dal sottosegretario alla Difesa, la senatrice Isabella Rauti, “rievocare e raccontare gli episodi che hanno segnato la storia della nostra Repubblica, vuol dire onorare chi ha combattuto per la Patria; significa ricostruire e tramandare la memoria”. Un impegno che, dal passato, deve caratterizzare anche il nostro presente, ricordando “la grande sensibilità che l’Esercito dimostra ogni giorno nel mantenere vivo questo patrimonio ideale condiviso”. Per Rauti, essere consapevoli della nostra storia, “è indispensabile per comprendere il presente, per disegnare il futuro e per interpretare al meglio il momento che stiamo vivendo”.
La testimonianza
Per “sottolineare il valore della scelta del giuramento prestato nel rimanere fedele allo Stato e quindi alla Patria”, tra i vari nomi di decorati è stato ricordato anche Renato del Din, attraverso un video messaggio della sorella, Paola del Din, entrambi medaglia d’oro al valor militare che lo scorso 22 agosto ha compiuto cento anni. Dopo la morte del fratello alla testa delle prime formazioni delle brigate partigiane Osoppo-Friuli, la professoressa del Din, nome di battaglia “Renata” seguì l’esempio del fratello combattendo con il Comitato di liberazione nazionale, e diventando nota per essere stata la prima donna paracadutista italiana a fare un lancio di guerra, attraversando più volte la linea del fronte per portare messaggi alle brigate partigiane del nord-est.
L'intervista a Max Schrems su Computer World: "Dopo cinque anni di GDPR vediamo ancora come le autorità non stiano facendo bene il loro lavoro"
«dal punto di vista giuridico [il Data Privacy Framework è] un po' problematico, perché in fondo la legge non lo prevede ma la politica lo fa comunque. Ed è per questo che penso che per la terza volta dovremmo parlare un po' anche del tessuto costituzionale dell'UE perché, se l'esecutivo si limita ad approvare sempre la stessa cosa, sperando che la magistratura si stanchi di dirgli qual è la legge È, ciò non è realmente rispettoso dello Stato di diritto. È particolarmente interessante perché i commissari europei tendono a parlare a tutti dello stato di diritto e di quanto sia importante, ma sembra che una volta che si concentrano su questi problemi o una volta che sono sul lato ricevente, non ne sono poi così interessati.»
like this
reshared this
Il Demente collettivo
Negli ultimi due decenni è diventato di moda prendersela con l’egemonia americana, parlare derisoriamente dell’eccezionalismo americano, ridicolizzare la funzione autoproclamata dall’America di ‘polizia mondiale’ e aspirare a un mondo multipolare. Bene, congratulazioni: ora quel mondo ce l’abbiamo. Dite voi se è migliore dell’altro”. Sono parole di Noah Smith, da un testo di Substack, citate finalmente anche sul New York Times da un analista, David Leonhardt, di parte liberal. Devono aver intuito, con qualche vent’anni di ritardo, che i neoconservatori non avevano tutti i torti. Il risultato del ripudio della loro dottrina sul nuovo secolo americano, e del leading from behind che ha prevalso sia con Obama sia con Trump, è sotto i nostri occhi: la più cruenta guerra europea dopo la Seconda guerra mondiale, l’aggressività della Cina nell’Indo-Pacifico, il nazionalismo indiano, la drammatica radicalizzazione del conflitto tra Israele e Hamas in linea con Hezbollah e la Teheran dei mullah, con il bel recente fatto delle centinaia di migliaia di morti in Ucraina e di un numero di ammazzati, civili indifesi, giovani che ballavano, vecchi e bambini, e rapiti, che in rapporto alla popolazione israeliana, per tacere del resto e della memoria, è come se il terrorismo islamico a Parigi avesse fatto quattro, cinquemila morti.
Il Demente Collettivo è convinto che la colpa sia degli americani, dei neoliberisti, del capitalismo, della globalizzazione dei mercati, del passato coloniale europeo, dell’imperialismo americano cosiddetto (che non è mai esistito), della guerra in Iraq o in Afghanistan, della risposta all’11 settembre che ora ritorna in forme nuove, e naturalmente del sionismo, dei governi israeliani, dell’occupazione e dell’estremismo parolaio dei sostenitori della colonizzazione in Cisgiordania, la colpa è di tutto e di tutti tranne che dell’occidente che ha rinunciato alla logica unica possibile, quella di riscrivere nel segno della democrazia e della libertà, del nation building contro il dilagare degli stati canaglia, la mappa mondiale. E ci stavamo anche per far fottere la Nato, se non ci avesse pensato Putin, ma a quale costo si sa, a ridarle vita. Gli accordi di Dayton che misero fine al carnaio dei Balcani, l’eliminazione di Saddam e dei talebani, il contenimento a est delle ambizioni neoimperiali della Russia, la resistenza alle ambizioni nucleari del mostruoso regime degli ayatollah, l’isolamento esistenziale della caserma mortifera di Kim Jong Un, la guerra asimmetrica al terrorismo urbano nell’Europa occidentale: le poche cose buone furono fatte come espansione e eco di una stagione di reattività occidentale che abbiamo voluto spegnere nell’ovatta di presunte convenienze di pace, per incrementare la multipolarità ritenuta necessaria in un mondo ora disceso nel caos più completo.
L’Iran ora fa asse con Mosca e la Corea, mentre il retroterra africano del medio oriente, dove l’assadismo è stato premiato dalla resa di Obama e dagli sparacchiamenti ineffettuali del Trumpshow, è in una situazione disperata.
Litighiamo su patti monetari e immigrazione mentre la guerra è letteralmente alle nostre porte in dimensioni mai viste prima, e le quinte colonne del nemico progrediscono a ogni elezione per svuotare la democrazia con le sue stesse armi. Al centro di questo bel capolavoro sta dunque la rinuncia. La rinuncia a isolare e abbattere la quasi cinquantennale teocrazia di Teheran, direttamente implicata nei disegni di destabilizzazione più pericolosi dell’epoca, e noi qui a obiettare sulle mani pulite di Bin Salman, un ceffo regale che esprime comunque un paese che ha contratto da decenni l’ambiguo patto del denaro e delle riserve petrolifere con l’occidente, quello che Lyndon Johnson avrebbe chiamato un figlio di puttana sì, ma il nostro figlio di puttana. Moralismo, antiamericanismo, sussiego vecchia Europa, antisemitismo nella forma dell’antisionismo, odio e boicottaggio per Israele, mitizzazione della sua destra osservante e fanatica, sono le componenti decisive della ritirata, che apre il grande vuoto riempito dalla baldanza della guerra e del terrore, dell’assassinio e del martirio delle democrazie. Finché Ali Khamenei, la sua polizia morale che fa strage di donne e di civiltà, i suoi servizi che tessono la tela fino alla propaggine di Hamas, con l’ausilio dei dollari qatarioti, finché questi saranno al potere, speranza non c’è. Almeno lo si sappia, nel giorno in cui giustamente ci si ritrova per manifestare solidarietà e amore a un popolo che si batte per esistere e che gli aguzzini hanno aggredito con spavalderia e inaudita certezza del successo a cinquant’anni dalla guerra del Kippur.
L'articolo Il Demente collettivo proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Gasdotto colpito in Finlandia. Nei mesi scorsi le manovre della flotta russa
Il presidente finlandese Sauli Niinistö ha denunciato “attività esterne” che sarebbero la causa del danneggiamento del gasdotto sottomarino Balticconnector, chiuso domenica a causa del timore di perdite, e di un cavo di telecomunicazioni che collegano la Finlandia (Paese entrato ufficialmente nella Nato nei mesi scorsi in risposta all’aggressione russa dell’Ucraina) e l’Estonia. Il luogo dell’interruzione è stato identificato, ha spiegato in una nota. Secondo l’operatore finlandese Gasgrid potrebbero volerci mesi o più per la riparazione. Intanto, ad Amsterdam si registra un rialzo del prezzo del gas.
LE INDAGINI
Il punto di perdita del gasdotto Balticconnector tra la Finlandia e l’Estonia si trova nell’area economica della Finlandia, ha spiegato il primo ministro Petteri Orpo. Secondo una prima valutazione, il danno non potrebbe essersi verificato a causa del normale utilizzo del gasdotto o dalle fluttuazioni della pressione, ha aggiunto Orpo. Le autorità finlandesi hanno avviato un’indagine che viene condotta dalla polizia criminale.
IL POSSIBILE SABOTAGGIO
Il calo della pressione “è stato piuttosto rapido, il che indicherebbe che non si tratta di una violazione di lieve entità”, ha spiegato una fonte all’agenzia Reuters. In precedenza anche l’agenzia Bloomberg aveva rilanciato l’indiscrezione di un sabotaggio: “L’indagine su una perdita dal gasdotto sottomarino tra la Finlandia e l’Estonia si svolge presupponendo che si sia trattato di un atto di distruzione deliberato, secondo persone a conoscenza della questione”, aveva scritto.
IL DIALOGO CON LA NATO
“Oggi ho parlato con Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato”, ha aggiunto Niinisto. “La Nato è pronta a fornire assistenza nelle indagini”, ha spiegato ancora. “La Nato sta condividendo informazioni ed è pronta a sostenere gli alleati interessati”, ha scritto Stoltenberg su X. I primi sospetti puntano verso la Russia, alla luce dell’avvistamento nel Mar Baltico della nave oceanografica Sibiryakov, considerata in grado di condurre sorveglianza sottomarina, nei mesi scorsi.
Although much is to be determined, in mid-Sep @gapinskimj wrote in our Kaliningrad Military Digest about the Russian Sibiryakov hydrographic survey vessel’s movements near the Balticconnector. We’re not pointing fingers, but it’s highly likely that Russians surveyed the pipe. t.co/SWFfSWiyzu pic.twitter.com/6EyGQqDzL4— Konrad Muzyka – Rochan Consulting (@konrad_muzyka) October 9, 2023
UK Information Commissioner concerned about Snapchat chatbot’s privacy risks
The British Information Commissioner’s Office (ICO) issued a preliminary enforcement notice against Snapchat last Friday (6 October) due to the social platform possibly failing to assess the privacy risks of “My AI”, its artificial intelligence (AI) bot. My AI is...
La Nato continui a guardare a Sud. L’appello alla Farnesina
Le priorità e le sfide strategiche dell’Alleanza Atlantica a seguito del mutamento del quadro geopolitico internazionale sono rivolte anche a sud. Per farne fronte serve rivitalizzare gli sforzi di cooperazione con i Paesi a sud della Nato, attraverso tavoli di confronto già esistenti come il Mediterranean Dialogue and la Istanbul Cooperation Initiative.
Di questo si è discusso alla Farnesina, nell’ambito della conferenza “Nato 2023. Balancing priorities after the Vilnius Summit”, organizzata dalla Nato Defense College Foundation, in collaborazione con il ministero degli Esteri, il Nato Defense College, la Fondazione Compagnia di San Paolo e Elettronica S.p.A.. Un’iniziativa che ha visto confrontarsi, tra gli altri, il presidente della Nato Defense College Foundation, l’ambasciatore Alessandro Minuto-Rizzo, il presidente della commissione del Senato Politiche dell’Unione europea, l’ambasciatore e senatore Giulio Terzi di Sant’Agata; il rappresentante permanente italiano presso l’Alleanza Atlantica, Marco Peronaci; il presidente di Leonardo, Stefano Pontecorvo; il presidente del Gulf Research Center Abdulaziz Sager e il vice presidente e direttore esecutivo del German Marshall Fund degli Stati Uniti, Ian Lesser.
La dimensione meridionale
Africa, Medio Oriente, Paesi del Golfo e Indo-pacifico sono quadranti che hanno bisogno di trovare una maggiore inclusione nel quadro strategico della Nato post-Vilnius. Sulla dimensione meridionale dell’Alleanza, in particolare, sulla rivitalizzazione delle partnership con i Paesi Mena e dell’Indo-Pacifico, si è concentrato Ian Lesser ribadendo la rilevanza strategica dell’area e osservando l’affinità tra sud e nord globale in merito alla condanna all’invasione russa dell’Ucraina. Ciò, secondo Lesser, evidenzia la generale condivisione dei valori fondanti della comunità internazionale e rende ancora più opportuno creare un dialogo a livello politico.
Maggiore cooperazione tra Nato e Paesi del Golfo è stata auspicata anche da Abdulaziz Sager, presidente del Gulf Research Center. Sager ha sottolineato la valenza del framework Nato plus e la possibilità di inserire i Paesi del Golfo nel quadro di collaborazione strategica.
Dal Golfo al Sahel permangono fragilità preoccupanti, ha spiegato Aydin Kiliç, direttore del Nato Strategic Direction-South Hub del Nato Joint Force Command Naples. Complici la povertà dilagante e carestie, l’area può rappresentare una rilevante minaccia securitaria anche per l’Alleanza Atlantica. Kiliç ha messo in evidenza come la questione del cambiamento climatico nei Paesi che acquistavano il grano Ucraino prima della guerra, rischi di acuire le carestie e causare destabilizzazione politica, aumentando considerevolmente i flussi migratori verso i confini sud della Nato.
Disinformazione russa e comunicazione
L’importanza dei canali di comunicazione tra Nato e sud globale è stata ribadita dall’ambasciatore e senatore Giulio Terzi di Sant’Agata. L’ambasciatore ha ricordato come l’ingerenza russa abbia influito sui processi elettorali di tutta Europa, richiamando i Paesi alleati ad aumentare il proprio grado di attenzione in vista delle prossime elezioni europee. L’ambasciatore ha altresì sottolineato l’importanza di aumentare gli sforzi di comunicazione con i Paesi Mena e con i Paesi del Golfo, dove la propaganda russa anti-Nato continua a diffondersi.
Un tema condiviso anche da Florence Gaub, direttrice della Research Division del Nato Defense College. Il ruolo destabilizzatore della propaganda russa nel Sud Globale ci ricorda l’importanza da parte dei Paesi alleati di accrescere l’impegno diplomatico con i Paesi Mena e con i Paesi del Golfo, così da arginare l’influenza dei competitor strategici.
Cooperazione nel settore industriale
Il peso del settore industriale nel contribuire agli sforzi di difesa dell’Alleanza è stat0 ricordato da Giovanni Soccodato, Managing Director di Mbda Italia. Soccodato ha sottolineato l’importanza del programma della Nato per l’innovazione nel campo della difesa, Diana, in quanto iniziativa capace di sostenere le attività industriali favorendo l’innovazione e il cui acceleratore è ospitato nella città di Torino. “Servono requisiti e standard comuni. Dobbiamo essere uniti per potere mettere la nostra industria nelle migliori condizioni per guardare al futuro”, ha concluso Soccodato, rimarcando la valenza del coordinamento industriale tra gli alleati.
Florian Illies – L’amore al tempo dell’odio
youtube.com/embed/eSsn2qqrq1o?…
L'articolo Florian Illies – L’amore al tempo dell’odio proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
MYANMAR. Raid nel campo profughi, 29 morti tra cui 13 bambini
Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint
Pagine Esteri, 10 ottobre 2023. Almeno 29 persone, tra cui 13 bambini, sono state uccise in un raid militare in un campo profughi per sfollati interni vicino al confine con la Cina, nel nord del Myanmar.
Il campo si trova nei pressi del quartier generale dell’Esercito dell’Indipendenza di Kachin, coinvolto in un conflitto decennale con l’esercito del Myanmar. Oltre alle vittime, circa 60 persone sono rimaste ferite. Il Myanmar vive una grave crisi interna da quando, a febbraio 2021, il colpo di stato dei militari ha scatenato una diffusa ribellione contro il regime.
Aung Myo Min, il ministro dei diritti umani del governo di unità nazionale (NUG), ha dichiarato che l’attacco e l’uccisione di civili inermi è stato un “crimine di guerra”.
Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint
L'articolo MYANMAR. Raid nel campo profughi, 29 morti tra cui 13 bambini proviene da Pagine Esteri.
“Milano Digital Week – Influencer marketing, strategie di sviluppo, tutela di brand e minori”
LIVE. GAZA/ISRAELE. Giorno 4: “Aprite un corridoio umanitario per portare medicine nella Striscia”
Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint
di Eliana Riva –
Pagine Esteri, 10 ottobre 2023. Da quando, sabato 7 ottobre, Hamas ha attaccato Israele mentre festeggiava lo You Kippur, cogliendolo di sorpresa esattamente come accaduto 50 anni fa con l’iniziativa militare di Egitto e Siria, il numero di morti e le notizie di distruzione non hanno fatto che rincorrersi e aumentare.
Dopo lo sgomento iniziale, le notizie del massacro del deserto del Negev, dove sono stati uccisi e fatti prigionieri centinaia di ragazzi e ragazze che partecipavano a un festival di musica techno, hanno cominciato a diffondersi. Hamas ha preso il controllo di diverse località israeliane nei pressi del confine con la Striscia di Gaza e prima di ingaggiare violenti scontri a fuoco con i militari israeliani, ha fatto molte vittime tra i civili. Sono 900 gli israeliani uccisi. Più di 100 gli ostaggi portati all’interno della Striscia. Solo ieri sono stati scoperti i cadaveri di un centinaio di persone all’interno di un piccolo Kibbutz.
La risposta israeliana è stata un crescendo di violenza. Mentre i militari combattevano con gli uomini di Hamas per riprendere il controllo delle località vicine alla Striscia, aerei, elicotteri e droni hanno cominciato a bombardare Gaza. Le bombe e i missili hanno colpito in maniera indiscriminata palazzi civili, strutture governative, scuole e moschee. Più di 700 palestinesi sono morti. Tra di loro almeno 140 bambini. Alcuni giornalisti risultano tra le vittime. Decine di migliaia di soldati israeliani sono stati inviati ai confini con Gaza e i riservisti sono stati richiamati, pronti per una guerra che non si è per nulla certi rimarrà circoscritta al territorio della Palestina storica.
Infatti, durante uno scambio a fuoco tra l’esercito e alcuni combattenti che sarebbero entrati dal Libano in supporto ai gruppi armati palestinesi, Israele ha lanciato un attacco all’interno del territorio libanese, uccidendo 4 membri di Hezbollah e ferendo alcuni membri dell’esercito regolare.
Il Ministro dell’Educazione libanese, Abbas Halabi, ha ordinato per oggi, martedì, la sospensione delle lezioni nelle scuole pubbliche e private. Alcuni video mostrano decine di ambulanze che da Beirut si sarebbero mosse verso il sud, dove si sono preparati anche centinaia di uomini di Hezbollah.
Ieri il Ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha imposto l’assedio totale di Gaza, con l’ordine di tagliare l’elettricità e di non far entrare cibo né acqua né gas. “Siamo di fronte a degli animali umani e ci comportiamo di conseguenza”, ha detto. Ma a Gaza vivono 2 milioni e 300 mila persone, con una densità abitativa impressionante: la popolazione è sotto assedio dal 2007, è un’enclave chiusa in cui è difficile entrare e complicato uscire, perché le autorità israeliane controllano gli accessi. Non solo quelli delle persone ma anche di generi alimentari, di acqua, di materiale per la ricostruzione dopo i tutt’altro che rari bombardamenti. Migliaia di persone si sono rifugiate in 83 scuole dell’UNRWA, gli sfollati sono 180.000 secondo l’agenzia ONU che si occupa dei rifugiati palestinesi, ma il numero continua a crescere vertiginosamente. Come quello dei morti: ieri è stato bombardato il mercato del popoloso campo profughi di Jabalia, causando una strage di civili: 50 le vittime. Intere famiglie stanno morendo sotto le macerie delle proprie abitazioni, come quella di Abu Quta: 19 membri, tra cui bambini, sono stati ritrovati cadaveri.
Latest SitRep on situation in the📍#GazaStrip ⬇️🔺Mass displacement escalated in past 24 hours across the Gaza Strip, reaching 180,000 people – expected to increase further.
🔺 137,500 people sheltering in 83 @UNRWA schools, bread distributed with @WFPt.co/qRxOjLlxuV pic.twitter.com/5U7KAr8Rvx
— UNRWA (@UNRWA) October 10, 2023
Ma questa volta è diversa dalle altre: l’attacco a Gaza è “senza precedenti”, come ha dichiarato lo stesso primo ministro Benjamin Netanyahu, aggiungendo che i bombardamenti sono “solo cominciati” e che la risposta di Israele all’attacco di Hamas “cambierà il Medio Oriente”.
Secondo alcune fonti giornalistiche nelle località a sud di Israele si contano i cadaveri di circa 1.500 combattenti di Hamas e della Islamic Jihad, morti durante i combattimenti con l’esercito israeliano.
La condanna internazionale, quella occidentale perlomeno è giunta presto per Hamas e la sua violenza. Ma le reazioni sono state e sono tuttora diverse per le centinaia di morti civili a Gaza. Gli Stati Uniti di Joe Biden hanno affermato con forza e più volte ripetuto il totale e indiscusso sostegno a Netanyahu, non solo morale ma anche e soprattutto militare. Gli USA, infatti, incendiano ulteriormente gli animi dell’intera regione annunciando, ieri, l’invio di armi, mezzi e munizioni a Israele. “Il governo israeliano ha chiesto un’assistenza militare specifica aggiunta” ha dichiarato il Segretario di Stato Antony Blinken. Un passo che va nella direzione esattamente opposto al processo di normalizzazione intrapreso nella regione.
Ieri ha preso parola anche il presidente russo Vladimir Putin, condannando la violenza di entrambe le parti: “sia contro gli ebrei che contro i palestinesi di Israele e quelli dei Territori Occupati”. Putin si è detto “estremamente preoccupato” che la violenza possa degenerare in un conflitto più ampio in Medio Oriente e insieme al suo Ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha criticato l’approccio degli Stati Uniti e dell’Occidente che hanno “ignorato la necessità di uno Stato palestinese indipendente” e che condannano semplicemente gli attacchi di Hamas senza pensare alla causa dell’instabilità, che è l’occupazione della Palestina.
Il governo austriaco ha fatto sapere che sospenderà gli aiuti economici destinati ai palestinesi (circa 20 milioni di dollari). La Germania ci sta pensando e l’Unione Europea si dimostra divisa e confusa: dopo la decisione dell’Austria l’EU ha ieri dichiarato di essere pronta allo stesso passo, salvo poi fare marcia indietro. “Nessun pagamento era previsto, dunque non ci sarà una sospensione”, è stata la nota emessa. I fondi risultano ora “in revisione”. Ma la questione rimane aperta e divide l’Unione: gli Stati membri non sarebbero stati consultati e alcuni leader europei, tra i primi quello spagnolo, pongono dubbi sulla legittimità di una decisione unilaterale.
The scale of terror and brutality against #Israel and its people is a turning point.There can be no business as usual.
As the biggest donor of the Palestinians, the European Commission is putting its full development portfolio under review, worth a total of EUR 691m
⤵️— Oliver Varhelyi (@OliverVarhelyi) October 9, 2023
Twitter WhatsAppFacebook LinkedInEmailPrint
L'articolo LIVE. GAZA/ISRAELE. Giorno 4: “Aprite un corridoio umanitario per portare medicine nella Striscia” proviene da Pagine Esteri.
In Cina e Asia – Xi: "Le relazioni tra Cina e Usa determineranno il destino dell’umanità”
Xi: "le relazioni tra Cina e Usa determineranno il destino dell’umanità”
Veicolo attacca il consolato cinese a San Francisco prima della possibile visita di Xi
Il Pensiero di Xi Jinping raggiunge la sfera culturale
Chip war: via libera all’export di tecnologie Usa per le coreane Samsung e Sk Hynix
Le fabbriche cinesi si spostano nelle province interne
Studio americano: un blocco cinese di Taiwan avrebbe conseguenze economiche peggiori del Covid
L'articolo In Cina e Asia – Xi: “Le relazioni tra Cina e Usa determineranno il destino dell’umanità” proviene da China Files.
PRIVACYDAILY
FronteAmpio reshared this.
La privacy? Un concetto obsoleto. Il video di morrolinux su alcune delle più inquietanti vicende che riguardano privacy e BigTech
Il video di @morrolinux è stato pubblicato su YouTube (in attesa di poterlo vedere sul suo canale Peertube)
like this
reshared this
Da quest'anno tutela assicurativa a 360 gradi per gli studenti e il personale...
Da quest'anno tutela assicurativa a 360 gradi per gli studenti e il personale scolastico.
Perché la cura del futuro inizia dai banchi di #scuola.
Informati sui siti istituzionali del MIM e del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Ministero dell'Istruzione
Da quest'anno tutela assicurativa a 360 gradi per gli studenti e il personale scolastico. Perché la cura del futuro inizia dai banchi di #scuola. Informati sui siti istituzionali del MIM e del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.Telegram
La guida base alle funzioni di Friendica: primi passi, nozioni di base,avvio rapido per nuovi utenti, creazione di post, il BBCode, il calendario eventi e le interazioni
like this
reshared this
Signor Amministratore ⁂ likes this.
Come installare Friendica sul Synology: la guida passo passo di Marius Bogdan Lixandru per installare Friendica sul tuo Synology NAS utilizzando Docker & Portainer
like this
reshared this
Moderazione del Fediverso: moderazione dei contenuti sui social media distribuiti. Il saggio di Alan Z. Rozenshtein pubblicato l'anno scorso sul Minnesota Legal Studies Research Paper No. 23-19
Riportiamo il sunto della pubblicazione (qui è possibile scaricare la monografia completa) di @Alan Rozenshtein
Gli attuali approcci alla moderazione dei contenuti generalmente presuppongono il continuo predominio dei "giardini recintati": piattaforme di social media che controllano chi può utilizzare i loro servizi e come. Ma una forma emergente di social media decentralizzati – il "Fediverse" – offre un modello alternativo, più simile a come funziona l'e-mail e che evita molte delle insidie della moderazione centralizzata. Questo saggio, che si basa su una letteratura emergente sui social media decentralizzati, cerca di dare una panoramica del Fediverso, dei suoi vantaggi e svantaggi e di come l'azione del governo può influenzare e incoraggiare il suo sviluppo.1. La prima parte descrive il Fediverso e come funziona, iniziando con una descrizione generale dei protocolli aperti rispetto a quelli chiusi e procedendo poi a una descrizione dell'attuale ecosistema Fediverso, concentrandosi sui suoi principali protocolli e applicazioni.
2. La seconda parte esamina la questione specifica della moderazione dei contenuti sul Fediverso, utilizzando Mastodon, un servizio di microblogging simile a Twitter, come caso di studio per delineare i vantaggi e gli svantaggi dell'approccio federato di moderazione dei contenuti rispetto all'attuale modello dominante di piattaforma chiusa.
3. La terza parte considera come i responsabili politici possono incoraggiare il Fediverso, sia attraverso la regolamentazione diretta, l'applicazione delle norme antitrust o gli scudi di responsabilità.
#Fediverso #Mastodon #moderazione #socialmedia #Section230 #interoperabilità
like this
reshared this
“Festival del Metaverso”
Domani 10 ottobre alle 12.30 avrò il piacere di intervenire al Festival del Metaverso per discutere di VR, Ai e data protection . Qui tutte le informazioni all’evento www.festivalmetaverso.it
Maronno Winchester reshared this.
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.Telegram
Ministero dell'Istruzione
#NoiSiamoLeScuole la scorsa settimana ha raccontato la Scuola primaria “Enrico Medi” di Macerata, che sarà demolita e ricostruita grazie alla linea di investimento dedicata dal PNRR alla costruzione di 212 Nuove Scuole sicure, inclusive, innovative e…Telegram
Il servizio di streaming DAZN ha impiegato quasi cinque anni per rispondere a una semplice richiesta d'accesso Secondo il GDPR, le aziende hanno un mese di tempo per rispondere alle richieste di accesso. DAZN ha impiegato quasi cinque anni
reshared this
“Milano Digital Week – Influencer marketing, strategie di sviluppo, tutela di brand e minori”
Oggi dalle 16.00 parteciperò al convegno organizzato da D DIKE – LUISS HUB – nell’ambito della Milano Digital Week “Influencer marketing strategie di sviluppo e tutela di brand e minori “ per discutete di tutela dei dati personali e minori.Qui tutte le informazioni all’ evento eventbrite.com/e/biglietti-inf…
like this
reshared this
Sto provando Bluesky
Sto provando Bluesky.
Ci sono alcuni aspetti che trovo scomodi, rispetto a quello che invece offrono Mastodon e Friendica
A) i post non possono superare le 300 battute;
B) una volta pubblicato, un post non può essere modificato, si può solo cancellare e ripubblicare
C) per leggere un post o "sbirciare" un profilo, bisogna essere per forza loggati
Poliverso & Poliversity reshared this.
Folle e irresponsabile l'attacco di Hamas contro Israele
"Folle e irresponsabile l'attacco di Hamas contro Israele"
Comunicato della Segreteria nazionale ANPIwww.anpi.it
Mentre viene rilasciata la Release Candidate di Friendica 2023.09, in attesa dell'integrazione con il protocollo Bluesky, ricordiamo che sono disponibili codici Bluesky per gli utenti di Poliverso.
Con l'integrazione del protocollo AT di Bluesky, Friendica diventa lo stato dell'arte della connettività tra social decentrati. Gli utenti di Poliverso che desiderassero dei codici di invito per Bluesky possono chiederlo a questo account (devono prima seguirlo) o a quello di @informapirata :privacypride:
Abbiamo appena separato i rami 2023.09-rc dall'attuale ramo di sviluppo di Friendica, ma è già Hacktober! È vero, almeno per l'RC ci atterremo al numero fondamentale.😉Se vuoi aiutare a trovare aspetti irregolari e comportamenti fasulli e, si spera, risolverli prima della prossima versione, controlla il nuovo ramo e segnala i problemi che incontri.
Le modifiche più importanti in questa versione sono:
1. Un nuovo connettore #Bluesky, che ti consente di utilizzare il tuo account Bluesky da Friendica. Effettua il crosspost su quella piattaforma e interagisci con i tuoi contatti Bluesky.
2. Abbiamo rinominato alcune delle nostre funzionalità esistenti nella speranza di renderle più facilmente riconoscibili. I tuoi #gruppi di contatto ora si chiamano #Cerchie e i vecchi forum pubblici/privati ora si chiamano Gruppi pubblici/privati.
3. Una novità sono i #Canali che si integrano nella visione di rete di un utente di Friendica e offrono una visione filtrata sui contenuti postati dai contatti. Ciò include post di contatti con cui hai interagito maggiormente o post che sono diventati più interattivi nelle ultime 24 ore. Abbiamo intenzione di dare agli utenti il controllo della definizione su come appare una definizione di canale.
like this
reshared this
@Signor Amministratore @informapirata :privacypride:
grazie ... se ne è rimasto uno, sarei interessato
like this
Signor Amministratore ⁂ likes this.
Verso un ecosistema di scienza aperta. Il contributo di Bonfire nel realizzare un framework modulare per applicazioni social federate
All'interno di Bonfire, è possibile creare diversi plugin per scopi come la collaborazione nella ricerca, la pubblicazione pre-stampa e la revisione tra pari. Inoltre, un sistema di riconoscimento e verifica chiaro e verificabile potrebbe supportare la creazione di un ecosistema federato di scienza aperta.
Una massiccia adozione di protocolli federati da parte delle istituzioni accademiche aiuterà a potenziare le implementazioni della scienza aperta e a includere le comunità non accademiche nel processo di produzione della conoscenza. Immaginiamo che queste implementazioni vengano realizzate all'aperto, attraverso un processo di co-progettazione che unisce scienziati, ricercatori e attivisti. Questo sforzo collettivo garantirà che le funzionalità sviluppate soddisfino i meticolosi standard degli strumenti accademici sfruttando al tempo stesso l’esperienza utente dei social network. La nostra aspirazione è che ciò possa innescare conversazioni significative e ampliare l’accessibilità delle discussioni scientifiche a un pubblico più ampio, promuovendo una comunità di conoscenza globale vivace, inclusiva e interconnessa.
Qui il post completo pubblicato da @Equipo Nibö :niboe: e Biogarabatos post sul blog di @Bonfire
reshared this
Ricerca preliminare sugli utenti per contrastare la disinformazione sui social network. Zappa: un progetto basato su Bonfire
Il progetto Zappa è finanziato da un contributo del fondo Cultura della Solidarietà per sostenere iniziative culturali transfrontaliere di solidarietà in tempi di incertezza e "infodemia". Lo scopo di questa ricerca iniziale sugli utenti era quello di aiutare a guidare lo sviluppo di un'estensione @Bonfire personalizzata per fornire alle comunità uno strumento dedicato per gestire la disinformazione online.
like this
reshared this
Domani a Milano, in Piazza Leonardo da Vinci, c'è depreDATI, l'evento rivolto a tutti i "non-specialisti", "non-geek", "non-maghi dell’informatica" che amano la propria privacy nel mondo digitale
Sabato 7 Ottobre, al politecnico di Milano, @quinta :ubuntu: e @gualdo :privacypride: :cc: terranno #depreDATI, il laboratorio per difendersi dalla sorveglianza online:
Il laboratorio si rivolge a non specialisti che hanno a cuore la propria privacy e che desiderano sottrarsi alla #profilazione delle Big Tech.
🔎L’obiettivo è informare sulle finalità anche non commerciali della profilazione; comprendere il grado dell’esposizione e suggerire i comportamenti da seguire, qua l'evento su mobilizon:
▶️QUI L'EVENTO SU MOBILIZON
like this
reshared this
...mi domando quanti "non geek" abbiano a cuore la propria privacy o quella dei propri cari/simili (o anche solo sapere cosa sia la privacy e cosa possa causare la non privacy).
Dovreste andare nelle medie e nelle superiori !! Ormai noi adulti ci siamo bruciati irriparabilmente...
like this
Privacy Pride reshared this.
@_aid_85_ c'è chi ama la privacy (femministe, persone lgbtqi+, sostenitori del diritto all'autodeterminazione, chi si preoccupa dei migranti) ma non lo sa.
Quanto all'invito, lo condividiamo in toto!
Maronno Winchester reshared this.
Privacy Pride likes this.
Privacy Pride likes this.
Gatta Cikova
in reply to The Privacy Post • • •EROE!
@privacypride
like this
The Privacy Post e Poliverso like this.