L’imbecille morale. Credersi morali nell’immoralità di aggredire un ebreo
@Politica interna, europea e internazionale
Al “pazzo morale” Cesare Lombroso dedicò a un intero capitolo del suo L’uomo delinquente (1876). La pazzia morale, scrive, “o pazzia ragionante, o imbecillità morale, consiste, come denota il nome, in un’alterazione del senso morale, che può giungere sino alla
Videosorveglianza, un equilibrio instabile: sul caso Imola, la lezione del Garante Privacy
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Il rapporto tra enti locali, gli strumenti di videosorveglianza urbana e compliance normativa nel Comune di Imola sono al centro del nuovo intervento del Garante Privacy. Ecco cosa stabilisce l'Autorità
L'articolo
Robots are Coming for Your Berry Good Job
We don’t know if picking blackberries at scale is something people enjoy doing. But if you do, we have bad news. The University of Arkansas wants to put you out of a job in favor of your new robot overlord. It turns out that blackberries in Arkansas alone are a $24 million business. The delicate berries are typically hand-picked.
The robot hand that can do the same job has three soft fingers and tendons made from guitar strings. Each finger has a force sensor at the tip so it can squeeze the berries just right. How much force does it take to grab a blackberry? To find out, researchers placed sensors on the fingers of experienced pickers and used the data to guide their design. Researchers claim they were inspired by the motion of a tulip opening and closing each day.
Your berry picking job is safe for now, though. They don’t have the vision system to actually find the berries. Not yet, anyway. Of course in the meantime, the gripper could be used for anything that needs a delicate touch.
Oddly, everyone seems to want to develop robots to pick agricultural items. We are usually more interested in a different kind of picking.
fabrizio doesn't like this.
Che cos’è il vibe coding? Scopriamo la nuova frontiera della Programmazione
“Ho bisogno di un sistema per gestire gli eventi della mia chiesa: volontari, iscrizioni, organizzazione degli eventi per la comunità”.
Due settimane dopo aver scritto questo prompt, John Blackman, un ingegnere elettrico di 91 anni in pensione, aveva sviluppato un’applicazione completa. Sistema di gestione eventi, reclutamento volontari, integrazione API per la ricerca delle automobili, ecc.
Tutto funzionante, per meno di 350 dollari.
Il dettaglio più incredibile? Non aveva mai sviluppato software in vita sua. Aveva semplicemente conversato con Claude e Replit, descrivendo le sue necessità, come se stesse parlando con un assistente.
Benvenuto nell’era del vibe coding.
L’alba di una nuova programmazione?!
Il termine “vibe coding” nasce da un tweet di Andrej Karpathy, co-fondatore di OpenAI, che ha descritto questo fenomeno come “un nuovo tipo di coding in cui ti lasci completamente trasportare dalle vibes, abbracci la crescita esponenziale e dimentichi persino che il codice esista.
Ma cosa significa davvero?
Beh, è “semplice”.
Invece di scrivere codice, riga per riga, descrivi a un’AI cosa vuoi ottenere usando il linguaggio naturale. Spieghi il “vibe” – l’idea, l’obiettivo, lo spirito del progetto – e lasci che sia l’intelligenza artificiale a tradurlo in codice eseguibile.
È come avere una conversazione con un collega super esperto che non dorme mai.
Gli dici “voglio un’app che faccia X” e lui, in tempi che farebbero cadere dalla sedia anche il più robusto software engineer, ti mostra il risultato funzionante.
Ma perché ora?
Questa rivoluzione era inevitabile.
Già con l’uscita di ChatGPT nel novembre 2022 era evidente che i modelli linguistici sapessero scrivere codice. Ma oggi, siamo andati molto oltre: gli strumenti si sono evoluti, i modelli sono migliorati. La qualità del software prodotto e le feature aggiuntive degli IDE potenziati da AI sono veramente stupefacenti.
Gli LLM sono stati addestrati su miliardi di righe di codice proveniente da GitHub, Stack Overflow (esiste ancora?!) e documentazione open source. Questo li rende traduttori “quasi perfetti” dal linguaggio umano al linguaggio di programmazione.
Se ti interessa approfondire l’evoluzione del Vibe Coding con gli occhi di uno degli italiani che si trova proprio al centro di questa rivoluzione, ti lascio il link ad un’intervista di Marcello Ascani a Michele Catasta, presidente di Replit: https://www.youtube.com/watch?v=KsIJqywDO3w&t=1219s
Come funziona il Vibe Coding
Il workflow è quasi banale: dall’idea all’implementazione senza passare dalla sintassi.
Il Processo
- Descrivi l’obiettivo in linguaggio naturale. Oppure, per ottenere dei risultati migliori, scrivi dei PRD, Product Requirements Documents, o fatti aiutare da ChatGPT a farlo. Questi documenti devono descrivere, per filo e per segno, cosa vuoi ottenere dal tuo prodotto e cosa vuoi che gli utenti possano o non possano fare utilizzandolo;
- L’AI genera il codice basandosi sulla tua descrizione;
- Testa il risultato e fornisci feedback all’AI. Questi strumenti non sono ancora “perfetti” nello sviluppare un’applicazione completa tramite una singola interazione. Ma sono in grado di supportarti nel processo di bug fixing;
- Affina il tuo progetto, iterativamente, fino al risultato desiderato.
Possiamo parlare di un workflow circolare:
Descrivi → Genera → Prova → Affina → Ripeti.
Gli strumenti del Vibe Coding (una primissima mappatura)
L’ecosistema di tool a disposizione dei “vibe-coder” si sta espandendo rapidamente.
Ecco le principali categorie.
1. Interfacce conversazionali
ChatGPT, Gemini, Claude sono il punto di partenza. Perfetti per generare script semplici o prototipi veloci. Basta chiedere e ricevere il codice pronto per il “copia-incolla”.
Devo però darti un avvertimento: se non hai alcuna competenza di sviluppo questa metodologia di vibe coding non fa per te.
Questo perché le interfacce ti forniscono codice “funzionante” (e anche di qualità) ma poi dovrai essere tu ad assemblarlo per realizzare la tua applicazione.
Se quando si parla quindi di ambiente di sviluppo, pacchetti da installare, dipendenze da considerare hai già le “mani nei capelli”, questo approccio non fa per te.
Ma non preoccuparti, andiamo avanti.
2. IDE potenziati dall’AI
Cursor è probabilmente uno degli strumenti più famosi. Ti permette di modificare interi progetti semplicemente descrivendo cosa vuoi cambiare. Selezioni un file e scrivi: “esegui il re-factoring di questo script usando delle classi invece che delle funzioni” e lui lo fa. Ti permette inoltre di integrare molti strumenti di terze parti (come Figma, GitHub, ecc), utili soprattutto allo sviluppo di prodotti digitali, tramite server MCP, in una frazione di secondo.
GitHub Copilot è la risposta di Microsoft al panorama degli assistenti al coding. Partito come un semplice plugin di chat all’interno di Visual Studio Code, oggi è diventato un assistente alla programmazione a tutto tondo operando sia in modalità vibe-coding che come un esperto copilota.
E’ possibile definire vari agent e diversi servizi MCP per automatizzare i processi, sfruttando la potenza dei modelli di AI più performanti come quelli di OpenAI, Google, Anthropic. Oggi si integra con gli IDE più utilizzati quali Visual Studio Code, Visual Studio, la suite JetBrains e molti altri.
Perchè molte aziende lo stanno scegliendo? Microsoft garantisce che tutto quello che viene inviato e generato è di proprietà dell’utente e rimane confinato all’interno del tenant aziendale. Direi non male, soprattutto in questo momento in cui è sotto i riflettori l’opt-out dai retraining dei modelli di AI con i dati inviati.
In questa categoria, merita una menzione anche Augment Code. Un agente AI che si integra nel tuo IDE preferito e con il quale hai tutte le feature che trovi in strumenti come Cursor i GitHub Copilot.
Questi strumenti sono molto potenti e sono le vere armi a disposizione del software engineer che vuole integrare l’AI nel suo processo di sviluppo. Anche qui però, se non conosci almeno le basi dello sviluppo software, questi tool non sono i più adatti per te (anche se, alternative come Amazon KIRO, potrebbero inserirsi proprio nel mezzo dei due mondi. Ma questa è un’altra storia).
Andiamo avanti e arriviamo ai veri protagonisti dell’universo del Vibe Coding.
3. Piattaforme “all-in-one”
Finalmente parliamo dei tool con cui ogni vibe-coder sogna di lavorare. Possiamo dividerli in due categorie.
User-friendly
In questa categoria, giusto per citare i più importanti, rientrano decisamente Bolt.new e Lovable.dev che ti permettono di costruire e deployare app complete usando solo prompt. Puoi persino importare design da Figma e trasformarli in codice. Ma non finisce qui. Hanno infatti un’integrazione nativa con servizi di database PostGres, come Supabase, che ti permettono di integrare database ed Edge functions tramite input testuale.
Ho citato i due più famosi. Ma ce ne sono tantissimi altri emergenti, come Base44, di cui magari parlerò in un prossimo articolo.
Semi-custom
In questa categoria, rientrano tutti quei tool che possono essere usati sia in una modalità di vibe-coding puro (senza guardare neanche una riga di codice) che in una da sviluppatore (come faresti con un IDE come Cursor). Chiaramente, senza la personalizzazione che potresti ottenere con un vero e proprio IDE che usi in locale sul tuo computer.
Replit è sicuramente il tool più performante in questa categoria. Ti fornisce un vero e proprio ambiente di sviluppo, che gira su un container in cloud, nel quale puoi sviluppare manualmente, farti aiutare da un assistente AI (il loro Replit Assistant) oppure delegare completamente lo sviluppo al loro Replit Agent che, sulla base dei requisiti forniti, svilupperà un’app full stack al posto tuo.
Personalmente, essendo un Product Manager con delle competenze entry level di programmazione, questo è il tool di Vibe Coding che uso di più.
4. Assistenti di sviluppo
Arriviamo, infine, agli assistenti di sviluppo dedicati principalmente ai developer professionisti.
Claude Code di Anthropic e Codex di OpenAI possono leggere e comprende l’intera codebase prima di fare modifiche, mantenendo memoria del contesto tra sessioni diverse.
Puoi chiedere loro di identificare un bug, spiegarti come funzionano le funzioni principali che caratterizzano il tuo software oppure chiedergli di modificare interi file.
I super poteri del Vibe Coding
Sono tanti e, spesso, molto abusati o vittime di un hype esagerata.
C’è da dire però che, rispetto al passato, siamo davanti ad una trasformazione senza precedenti, sia nel mondo del coding che del product managament.
Facciamo quindi una disamina delle principali armi che questo “movimento” ci permette di usare.
Velocità Senza Precedenti
Quello che prima richiedeva settimane ora si fa in ore.
Un esempio pratico, tratto dalla community di vibe coding di Replit, è quello di Content Genie.
Il protagonista di questa storia è un marketer che, pur non avendo competenze tecniche di programmazione, ha avuto un’idea: automatizzare la generazione di “idee” per contenuti partendo semplicemente da URL di YouTube.
In altre parole: trasformare ore e ore impiegate nel guardare video, in cerca di ispirazione per i suoi contenuti, in un’automazione che esegua questo processo al posto suo.
Dopo appena 30 minuti di conversazione con un’AI – utilizzando strumenti come Replit – il progetto ha preso vita. Il risultato? Un processo che prima richiedeva ore di lavoro manuale, ora avviene in pochi istanti grazie al vibe coding.
Democratizzazione dello Sviluppo
Non serve più saper programmare per creare software (così dicono alcuni).
Designer, marketer, imprenditori possono trasformare le loro idee in prototipi (per ora non di più) funzionanti dialogando con l’AI.
Il caso di John Blackman è emblematico: a 91 anni, senza alcuna esperienza di programmazione, ha costruito un sistema complesso di gestione eventi per la sua chiesa usando Claude e Replit. Il suo sistema gestisce:
- Creazione e gestione eventi
- Reclutamento e organizzazione volontari
- Sistema di iscrizioni
- Integrazione API per ricerca VIN (per organizzare cambi olio gratuiti)
- Generazione automatica di report
Tutto in due settimane, per meno di 350 dollari.
Ma a questo punto ti starai chiedendo: posso generare un prodotto per un’azienda enterprise tramite il Vibe Coding (puro)?
La risposta è: assolutamente no.
Ma ricordiamoci che siamo solo agli inizi e siamo abbastanza lontani dalla maturità di questa tecnologia.
Focus sulla Creatività
Liberandoti dalla scrittura manuale del codice, puoi concentrarti su:
- Visione del prodotto
- User experience
- Risoluzione di problemi complessi
- Innovazione
Apprendimento Accelerato
L’AI diventa il tuo tutor personale.
Ti corregge, ti suggerisce miglioramenti, ti guida attraverso concetti complessi senza dover passare ore ed ore nella ricerca di informazioni online.
A proposito di ricerca di soluzioni online, ti è capitato ultimamente di vedere la curva di traffico del sito StackOverflow?!
Purtroppo, sembra che con l’esplosione dell’AI generativa e l’introduzione di strumenti come questi, non se la stia passando proprio benissimo…
Le Ombre del Vibe Coding
Ma non è tutto rose e fiori. Come ogni rivoluzione, anche questa porta con sé dei rischi significativi che, se ignorati, possono portarti verso guai seri.
Esploriamoli insieme.
Il problema della qualità
Il codice generato dall’AI può sembrare perfetto in superficie ma nascondere inefficienze, vulnerabilità o scelte architetturali discutibili. È come un edificio che, all’apparenza, può sembrare magnifico ma, in realtà, è costruito su fondamenta fragili (Sviluppatori, per ora potete stare tranquilli).
L’eccesso di fiducia
La velocità di generazione può portare a pensare che il codice non necessiti revisione. “L’AI l’ha scritto, deve essere corretto”. Ma questo bias è molto pericoloso: una vulnerabilità trascurata potrebbe esporti ad un data breach di milioni di dati dei tuoi utenti
Debito tecnico invisibile
Il vibe coding può accumulare debito tecnico senza che tu te ne accorga. Ogni scorciatoia, ogni pezzo di codice non allineato all’architettura generale si somma e il prezzo lo pagherai non appena rilascerai il tuo applicativo in produzione.
Il debugging complesso
L’AI non eccelle nel debugging avanzato. Se la maggior parte del codice è generata dall’AI, chi risolverà i bug complessi che, di solito, appaiono dopo le prime settimane di utilizzo in produzione? Come comprendi un sistema che non sai minimamente come è stato costruito e su quali fondamenta si regge?
L’evoluzione del ruolo dello sviluppatore
Possiamo dirci in tutta franchezza che, in ambito professionale, il Vibe Coding non sostituisce i programmatori.
Li trasforma.
Da Coder a Visionari
Gli sviluppatori diventeranno “direttori d’orchestra” che:
- Immaginano architetture ad alto livello
- Traducono requisiti di business in indicazioni per l’AI
- Verificano qualità e sicurezza del codice generato
- Guidano l’AI con prompt precisi
Nuove competenze essenziali
- Prompt Engineering: è necessario saper comunicare efficacemente con l’AI e non dare mai nulla per scontato
- Testing e Validazione: ancora prima di far scrivere il codice ad un’AI dovresti chiedergli di scrivere il test che verifica il codice che vorresti sviluppare
- Architettura: progettare sistemi e non fermarsi solo agli aspetti micro della singola funzione
- Code Review: supervisionare l’output dell’AI con occhio critico
Team ibridi Human-AI
Nel futuro vedremo team dove ogni sviluppatore ha un’“istanza AI” dedicata che:
- Genera codice su richiesta
- Segnala possibili errori
- Ottimizza performance
- Partecipa al processo di sviluppo come un collega virtuale
Il futuro del Vibe Coding
Stiamo andando sempre di più verso sistemi complessi dove un’AI Orchestator coordina altre AI specializzate. Un agente master distribuisce compiti ad AI specifiche per frontend, backend, database, testing.
No-Code Potenziato
I builder visuali si integreranno (lo stanno già facendo) con gli LLM. Potrai dire “quando l’utente clicca su questo tasto voglio che succeda X” e l’AI genererà la logica necessaria, superando i limiti attuali del no-code.
Nuove Professioni
Questo progresso tecnologico, e la disintermediazione dai developer che ne consegue, potrebbe far nascere nuove figure professionali come:
- AI Creative Director: specialisti che orchestrano AI generative
- Vibe Engineers: sviluppatori che uniscono creatività AI e solidità ingegneristica
- Prompt Architects: esperti nella progettazione di conversazioni con l’AI
Verso un Vibe Coding responsabile
La chiave è trovare l’equilibrio tra velocità e qualità. Ma come possiamo fare?
Con alcune best practices e con un approccio emergente, molto interessante, che stanno portando avanti sviluppatori come Omar Diop e Gianluca Carucci: il Vibe Engineering.
Best Practice Emergenti
- Code Review obbligatorio anche per codice AI-generato
- Test automatizzati robusti per validare l’output
- Documentazione di prompt e decisioni architetturali
- Formazione continua per non perdere competenze tecniche di base
L’Approccio “Vibe Engineering”
La prima volta che ho sentito questa parola è stato in uno dei post della newsletter vibeEngineers su SubStack.
****Il suo assioma fondamentale è quello di non abbandonarsi completamente all’AI, ma di combinare:
- Creatività e velocità del vibe coding
- Solidità e controllo dell’ingegneria tradizionale
- Supervisione umana consapevole
In sostanza è come quando parliamo di guida autonoma supervisionata: l’auto ti porta “da sola” dove hai deciso di andare. Tu mantieni il controllo della destinazione.
Il vibe engineering rappresenta un’evoluzione del vibe coding che unisce il flusso creativo potenziato dall’AI con i principi dell’ingegneria del software: architettura, product development, domain driven design, team topology.
Tutto ciò che serve per costruire prodotti che non solo funzionano, ma crescono, si mantengono e scalano nel tempo.
Conclusione: una conversazione può cambiare tutto?!
Il Vibe Coding rappresenta un cambio di paradigma fondamentale. Non stiamo solo automatizzando la scrittura del codice: stiamo ridefinendo cosa significa essere uno sviluppatore e un product manager.
Il codice del futuro sarà sviluppato sempre più tramite una conversazione tra intelligenze diverse – umane e artificiali. La qualità del risultato dipenderà dalla qualità delle domande, dall’onestà delle risposte e dalla saggezza di chi ascolta.
Ci porterà verso sviluppatori meno abili o semplicemente più efficienti? Ancora è presto per dirlo.
Ma siamo solo all’inizio.
A breve i modelli diventeranno più potenti, gli strumenti più integrati, le modalità di collaborazione uomo-macchina più fluide.
Quindi, la vera domanda, non è se il Vibe Coding cambierà il mondo dello sviluppo software.
Lo sta già facendo.
Il quesito che devi porti è: quale “vibe” vuoi trasmettere alla tua AI per costruire il futuro?
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Febbre da AI per il Wyoming! Un Data Center da 10 gigawatt mangerà più corrente di 600.000 persone
Lo stato americano del Wyoming, che conta poco meno di 600.000 abitanti, potrebbe dotarsi di un data center che consuma più elettricità dell’intera popolazione dello stato. Il progetto, guidato dalla società energetica Tallgrass e dallo sviluppatore di infrastrutture di intelligenza artificiale Crusoe, prevede la costruzione di una struttura da 1,8 gigawatt, che potrebbe essere espansa fino a ben 10 gigawatt.
Al momento del lancio, il data center consumerà circa 15,8 terawattora all’anno, cinque volte di più di tutte le abitazioni unifamiliari del Wyoming. Se la struttura raggiungerà la capacità massima dichiarata, il suo consumo energetico annuo sarà di 87,6 terawattora, il doppio di quanto attualmente produce l’intero stato che attualmente ha 587.000 abitanti.
L’allacciamento alla rete con un carico di questo tipo è stato ritenuto impossibile, quindi il centro opererà con energia autonoma, che includerà la produzione di gas e fonti rinnovabili. Un nuovo centro energetico basato sull’intelligenza artificiale è previsto per il sud, vicino all’autostrada 85 e al confine con il Colorado, secondo Patrick Collins, sindaco di Cheyenne, capitale del Wyoming.
“È una svolta. È una cosa enorme”, ha detto lunedì il sindaco Patrick Collins.
Il governatore del Wyoming Mark Gordon ha rilasciato una dichiarazione a sostegno dell’iniziativa, sottolineandone l’importanza per l’industria del gas naturale dello Stato. Tuttavia, non è ancora stato rivelato chi utilizzerà esattamente la potenza di calcolo del centro. Ciò ha alimentato le speculazioni su un possibile collegamento con l’imponente programma Stargate di OpenAI, un’ipotetica infrastruttura del futuro annunciata nel gennaio 2025 ma non ancora pubblicamente associata a località specifiche.
Sebbene un rappresentante di Crusoe abbia rifiutato di confermare o smentire il suo coinvolgimento nel progetto Stargate , vale la pena notare che l’azienda ha già costruito strutture simili in Texas, tra cui ad Abilene, dove OpenAI e Oracle hanno collaborato. La struttura texana opera a circa un gigawatt ed è già considerata il più grande data center al mondo, secondo il portavoce di OpenAI, Chris Lehane.
Inoltre, OpenAI aveva precedentemente annunciato l’intenzione di costruire ulteriori 4,5 gigawatt di potenza di calcolo in partnership con Oracle, senza rivelare tutte le sedi. Il Wyoming non era tra i 16 stati presi in considerazione, il che ha contribuito ad aumentare l’interesse per l’annuncio attuale.
È importante notare che il Wyoming, con il suo clima freddo, la bassa densità di popolazione e la ricca infrastruttura energetica, non è estraneo all’implementazione di data center: Microsoft e Meta operano nella regione dal 2012. Ma questo particolare progetto colloca la regione in una categoria completamente diversa, portando il consumo energetico a livelli precedentemente inimmaginabili persino per le megalopoli. Segnala anche un cambiamento fondamentale nella strategia di implementazione della potenza di calcolo, abbandonando i centri cloud nelle aree densamente popolate e puntando su sistemi di cluster industriali autonomi in hub energetici remoti.
Se l’iniziativa riceverà l’approvazione normativa, la costruzione potrebbe iniziare a breve.
Lo stesso Collins ha espresso fiducia nel fatto che i partner siano ansiosi di avviare il progetto il più rapidamente possibile. Tuttavia, anche con le proprie fonti energetiche, un’infrastruttura di così vasta portata potrebbe avere un impatto significativo sul panorama ambientale, dei trasporti e sociale del Wyoming meridionale, oltre a ridefinire il ruolo della regione nell’architettura dell’intelligenza artificiale globale.
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La corsa segreta dell’IA: Stati Uniti, Cina e miliardi di dollari! E l’Europa? Chi vincerà?
Negli ultimi anni, la competizione globale sull’intelligenza artificiale ha raggiunto livelli senza precedenti, spinta da ingenti investimenti: Stati Uniti, Cina e Unione Europea prevedono rispettivamente di investire miliardi di dollari per essere i primi ad innovare in questa scienza competitiva e di forte attenzione. Questo enorme flusso di capitali riflette la crescente consapevolezza del ruolo strategico dell’IA nello sviluppo economico, industriale e tecnologico del futuro.
Il Mondo
Alla Conferenza mondiale sull’intelligenza artificiale del 2025 si è vista un’anteprima concreta di questa rivoluzione: robot da combattimento che si muovono agilmente sul ring, veicoli elettrici volanti per combattere la congestione urbana, taxi e autobus autonomi L4 e persino animali domestici dotati di IA emotiva. Più di 800 aziende hanno esposto oltre 3.000 prodotti innovativi, dimostrando come l’IA stia entrando in modo sempre più capillare nella vita quotidiana.
Il settore automobilistico ha attirato particolare attenzione grazie all’integrazione di modelli IA su larga scala con sistemi di guida intelligente e abitacoli futuristici. Anche la realtà aumentata ha stupito il pubblico, grazie a occhiali innovativi e funzionalità che arricchiscono l’esperienza visiva, lasciando intuire come queste tecnologie potranno trasformare il nostro modo di vivere, lavorare e comunicare.
La Cina
Secondo l’esperto Xiang Ligang, la Cina si distingue per un approccio che combina algoritmi, potenza di calcolo e modellazione, puntando a trasformare le potenzialità dell’IA in applicazioni pratiche. Un settore in forte crescita riguarda la robotica umanoide, dove sono stati presentati robot in grado di compiere capriole o servire caffè, mostrando progressi notevoli nelle capacità motorie e interattive.
Il presidente dell’Istituto di ricerca Zhongguancun Zhiyong, Sun Mingjun, ha sottolineato come le aziende cinesi stiano puntando su applicazioni concrete, come generazione di testi, copywriting e produzione video, oltre all’uso dell’IA in medicina per risolvere problemi specifici. La strategia cinese mira a creare un legame sempre più stretto tra ricerca, industria e applicazioni quotidiane.
Il numero di ricercatori nel campo dell’IA in Cina è in rapido aumento e si avvicina a quello degli Stati Uniti, grazie a un’attenzione costante all’innovazione nelle università e nelle startup. Secondo il “Global AI Talent Report 2024”, questa crescita è il frutto di un impegno sistematico nella formazione e nella ricerca, che ha già prodotto risultati significativi come DeepSeek.
Gli analisti prevedono che la Cina possa creare un mercato interno dell’IA del valore di circa 140 miliardi di dollari entro il 2030, spinta da politiche che favoriscono l’implementazione rapida di modelli e robot intelligenti. Sebbene la Cina abbia ancora margini di miglioramento in campi come la teoria matematica e i componenti chiave, ha già raggiunto un livello competitivo a livello globale nelle capacità di modellizzazione e implementazione pratica.
Gli USA
Negli Stati Uniti, lo sviluppo dell’IA ha ricevuto nuovo impulso con l’insediamento di Trump, che ha revocato regolamenti considerati restrittivi e promosso iniziative come il programma “Stargate” e il “Piano d’azione per l’intelligenza artificiale”. Queste politiche mirano a rafforzare il settore tecnologico americano, creando infrastrutture come data center e sostenendo la ricerca in ambiti strategici come sanità, energia e trasporti.
In più, la Casa Bianca – sotto la pressione dell’AI Lobby delle big come OpenAI, Google DeepMind, Anthropic e Meta – ha recentemente varato una politica definita “light touch regulation” con l’Executive Order 14179: poche regole per favorire la sperimentazione, nella convinzione che la leadership tecnologica debba prevalere sulle preoccupazioni etiche o sulla sicurezza.
In Cina, il governo ha introdotto il concetto di “IA Plus” per stimolare l’integrazione dell’intelligenza artificiale in tutti i settori. Grazie a investimenti che spaziano dai supercomputer ai server, dal cloud computing ai modelli linguistici, la Cina ha costruito una filiera completa che le permette di competere ad armi pari con Stati Uniti ed Europa. Supercomputer come Sunway TaihuLight e Tianhe-2 rappresentano esempi concreti di questa strategia.
L’Europa
L’Europa continua a trovarsi in una posizione scomoda: da un lato tenta di proteggere i cittadini e i mercati con leggi sempre più severe – come l’AI Act – dall’altro stringe intese e partnership mai del tutto dichiarate con gli Stati Uniti, temendo di restare esclusa dalla corsa globale all’intelligenza artificiale. Questo equilibrio fragile, però, rischia di penalizzare soprattutto chi dovrebbe trainare l’innovazione: le startup europee.
Le normative nate per «imbrigliare» Big Tech finiscono spesso per soffocare le piccole imprese innovative, che non hanno le risorse per gestire compliance, audit e responsabilità ampliate. In più, restare sempre a metà strada tra regolazione rigida e apertura verso Washington non convince né gli investitori né gli imprenditori, lasciando l’ecosistema europeo in una perenne terra di nessuno.
Il paradosso è che anche i 200 miliardi di euro annunciati per lo sviluppo dell’IA rischiano di trasformarsi nell’ennesimo flop, se distribuiti in modo frammentato, con procedure lente e una burocrazia che spaventa più dei competitor.
Perché su una tecnologia che corre veloce come l’IA, l’Europa continua a voler controllare tutto senza davvero guidare niente: un approccio che potrebbe costarle, ancora una volta, il biglietto per il futuro.
La corsa all’intelligenza artificiale appare oggi come una nuova rivoluzione industriale, capace di trasformare radicalmente i processi produttivi, i trasporti, la sanità e molti altri settori. Secondo Sun Mingjun, non padroneggiare l’IA significherebbe rischiare di rimanere indietro, come sarebbe accaduto nel passato a chi non ha saputo sfruttare la macchina a vapore. Per questo, il mondo guarda a questa sfida come a un passaggio cruciale per il proprio futuro tecnologico ed economico.
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Le durissime parole di Mattarella: “A Gaza situazione sempre più intollerabile, nessun errore ma ostinazione a uccidere indiscriminatamente” | VIDEO
@Politica interna, europea e internazionale
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella condanna quanto il governo israeliano sta facendo nella Striscia di Gaza e lo fa con parole durissime. Durante la cerimonia del Ventaglio, infatti, il Capo
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NISAR, PER MAPPARE LA TERRA CON UN DETTAGLIO MAI VISTO PRIMA
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Un nuovo satellite radar, il primo della sua specie, costruito dalla NASA e dall'agenzia spaziale indiana, osserverà con la precisione di un centimetro la superficie terrestre.
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#TECNOLOGIA
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La riduzione dell'inquinamento in Asia ha smascherato il riscaldamento globale
Le politiche di bonifica dell'aria dall'inquinamento in Asia orientale hanno rimosso il provvisorio effetto raffreddante degli aerosol.Focus.it
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Bastian’s Night #436 July, 31th
Every Thursday of the week, Bastian’s Night is broadcast from 21:30 CEST (new time).
Bastian’s Night is a live talk show in German with lots of music, a weekly round-up of news from around the world, and a glimpse into the host’s crazy week in the pirate movement.
If you want to read more about @BastianBB: –> This way
Aggressione al turista ebreo all'autogrill di Lainate, arriva la contro denuncia: «Ci ha insultati e ha alzato lui le mani per primo»
L'esposto presentato da due fratelli che facevano parte del gruppo. «Ci ha detto figli di puttana palestinesi, terroristi»Open
Come nasce la gravità? Forse abbiamo la risposta
Una teoria emergente suggerisce che la gravità non sarebbe una forza fondamentale, ma un fenomeno termodinamico indotto dall’aumento cosmico dell’entropia.Patrizio Coccia (Tom's Hardware)
Il complottismo, uno dei motori piu’ potenti dell’universo MAGA
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/07/il-comp…
L’unione europea ha fatto sapere che il recente accordo sui dazi Stati Uniti-Europa non ha in realta’ valore legale senza un voto del consiglio europeo. E per quanto riguarda gli Stati
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Mattarella: informazione libera e indipendente per salute democrazia
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/07/mattare…
“Il Regolamento europeo sulla libertà dei media entrerà in vigore l’8 agosto e, da quel momento, le sue norme saranno applicabili: riguarderanno – fra l’altro – le
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Ombre nere sulla Rai
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/07/ombre-n…
Il testo del relatore della maggioranza sulla Rai presentato in queste ore e’ da buttare. Irricevibile. Non risponde affatto alle indicazioni circostanziate dell’European Media Freedom Act, che sul punto dei servizi pubblici entra in vigore il prossimo 8 agosto. Si fa rientrare, attraverso meccanismi elettivi
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Non so se basterà, ma vale la pena provarci 💪🤞
(Se non compare l'anteprima: petizione per fermare l'abbattimento degli alberi sani a Roma)
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Gaza. Il massimo del degrado: la demagogia sposata alla disumanità
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/07/gaza-il…
Falsi storici, un mare di bugie, il tradimento degli orrori della Shoah. Impossibile immaginare che per opportunismo elettorale, per propaganda e demagogia
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Quando il nemico non è più umano, ma un animale da abbattere
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/07/quando-…
Mentre la comunità internazionale assiste impotente e inerte all’escalation drammatica delle violenze in atto a Gaza e in Cisgiordania e ai massacri sistematici che avvengono nei centri di
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Idv resterà italiana. Finalizzato l’acquisto da parte di Leonardo per 1,7 miliardi
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Alla fine, Idv resterà italiana. Con un’operazione da 1,7 miliardi di euro, Leonardo ha finalizzato l’accordo di acquisizione del segmento veicoli militari di Iveco. L’operazione sarà finalizzata nel corso del primo trimestre del 2026, previa autorizzazione
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Il Consiglio dei Ministri ha approvato oggi in via definitiva i regolamenti che riformano il #voto di #condotta e la disciplina della valutazione degli #studenti della #scuola secondaria, dopo i pareri favorevoli espressi dal Consiglio di Stato.Telegram
Censorship Whac-A-Mole: Google search exploited to scrub articles on San Francisco tech exec
On a Friday afternoon in mid-June, independent journalist Jack Poulson made a curious discovery: An article that we published about the aggressive attempts of a San Francisco-based tech executive named Maury Blackman to censor Poulson’s reporting about his sealed domestic violence arrest had, itself, disappeared from Google search results.
After Poulson alerted us that day, we immediately investigated that weekend. Even when searching for the article’s exact headline – “Anatomy of a censorship campaign: A tech exec’s crusade to stifle journalism” – it didn’t appear on Google search. It did, however, show up atop results on other search engines like DuckDuckGo and Bing. No other articles published by Freedom of the Press Foundation (FPF) seemed to have been suppressed by Google.
A Google search conducted by FPF on June 17 of the exact headline didn’t return the article. Other FPF articles appeared normally.
(Screenshot)
The article removed from Google search reported on a sweeping, persistent effort by Blackman or his apparent representatives to silence reporting by Poulson and his nonprofit Tech Inquiry.
The censorship campaign started after Poulson reported in 2023 about the executive’s 2021 arrest on suspicion of domestic violence against his then-25-year-old girlfriend in San Francisco. Blackman, 53 at the time, was never charged or convicted, and the alleged victim recanted her statements. A California court sealed the arrest report in 2022.
Shortly after the publication of Poulson’s article, Blackman resigned as CEO of Premise Data Corp., a surveillance technology firm with U.S. military contracts.
When Blackman was still Premise’s CEO, the company hired a private investigation and security service firm, and filed legal requests in an attempt to unmask Poulson’s confidential sources. Someone claiming to represent Blackman submitted fraudulent Digital Millennium Copyright Act takedown requests targeting Poulson’s article. Blackman’s attorneys also roped the San Francisco city attorney into an intimidation campaign against Poulson and Substack, which hosts his newsletter.
These tactics all failed.
But that wasn’t all. Blackman also filed a baseless defamation lawsuit against Poulson, his website hosts, and Tech Inquiry that was later dismissed on First Amendment grounds under California’s anti-SLAPP statute (SLAPP, a strategic lawsuit against public participation, refers to legal actions brought to chill speech). Blackman is appealing the dismissal.
And in April, Blackman even filed a lawsuit against the city of San Francisco for allegedly releasing the arrest report. One of the exhibits to a later filing included a May 2024 letter sent by Blackman’s lawyer to an individual that he thought was Poulson’s source, threatening legal action and demanding a $7.5 million settlement payment.
How Google search was exploited
There are several well-known tactics used to suppress or remove results from Google search. Copyright claims (legitimate and frivolous), court orders (real, forged, or otherwise fishy), and warning letters from government agencies have all been used to disappear search results from Google, sometimes as the result of the work of shady reputation management companies.
Our article, however, was vanished from Google search using a novel maneuver that apparently hasn’t been publicly well documented before: a sustained and coordinated abuse of Google’s “Refresh Outdated Content” tool. (In 2023, in response to a public support request flagging the abuse of the tool to de-index pages, Google’s search liaison said that the company would look into it further, but provided no additional information. The request has since been locked and the replies disabled.)
Google’s “Refresh Outdated Content” tool
(Screenshot)
This tool is supposed to allow those who are not a site’s owner to request the removal from search results of web pages that are no longer live (returning a “404 error”), or to request an update in search of web pages that display outdated or obsolete information in returned results.
However, a malicious actor could, until recently, disappear a legitimate article by submitting a removal request for a URL that resembled the target article but led to a “404 error.” By altering the capitalization of a URL slug, a malicious actor apparently could take advantage of a case-insensitivity bug in Google’s automated system of content removal.
That is exactly what happened to our article about the censorship campaign against Poulson. Someone reported an invalid variation of the article’s URL and requested its removal from Google search results. When Google’s crawler encountered the “404 error” following the report, it not only de-indexed the reported URL but also erroneously removed the live, valid article, possibly alongside every other variant of the URL, from search results.
Each time our original article was re-indexed by Google, someone submitted a new removal request for a slightly modified, oddly-capitalized version of the URL’s slug, triggering the same process, and so on. This cycle allowed the person or people submitting the reports to continuously suppress our article from search visibility — resulting in a game of digital Whac-A-Mole.
Nine removal requests targeting the same article on FPF’s site between May 7 and June 23, 2025.
(Screenshot/Google Search Console)
Once we identified the pattern, we took action by canceling the active removal requests in our Google Search Console and manually re-indexing the article so it would reappear in Google search results.
But we weren’t the only targets of this de-indexing scheme. After we alerted Poulson about what we had found, he discovered that two of his articles were similarly targeted using the same Refresh Outdated Content tool during the same time frame as ours.
In total, the two Poulson articles were targeted using this method 21 times. Our article was targeted nine times. The attacks on both websites spanned the same period, May 7 to June 23, strongly suggesting that a single actor was behind the campaign and that the campaign was forced to an end once Google introduced its fix.
Google’s ‘rare’ response and fix
When we reached out about the removal of our article, a Google spokesperson confirmed the abuse to us in an emailed statement on June 27. Initially, the company told us that the Refresh Outdated Content tool “helps ensure our search results are up to date,” adding that they are “vigilant in monitoring abuse,” and that they have “relisted pages that were wrongly impacted for this specific issue.”
This vague response did not explain whether Google already knew about the vulnerability of its tool for abuse, and was unclear about whether only our and Poulson’s pages had been re-indexed, or other websites were also impacted by similar attacks.
In a response to another question about whether this vulnerability has been widely exploited and how many other web pages could have been improperly de-indexed as a result of the abuse of this tool, the spokesperson claimed that “the issue only impacted a tiny fraction of websites,” which is a very unhelpful answer given the internet’s 1 billion websites.
Upon pressing Google with another round of detailed questions about our findings, the company was more forthcoming: “Confirming that we’ve rolled out a fix to prevent this type of abuse of the ‘Refresh Outdated Content Tool,’ the spokesperson said, but added that they “won’t be able to share anymore on this.”
While Google did the right thing by fixing this vulnerability, it’s disappointing that the company is unwilling to be more transparent. Google says that it’s committed to maximizing access to information. If that’s true, it has an obligation to the public to be transparent about how its products can be misused in such a basic way to censor speech.
Did Google know about the problem before we alerted it? Is it aware of other methods used to maliciously de-index search results? The company isn’t saying. But at least now that Google has confirmed that they’ve introduced a universal fix to avoid further exploitation of that bug, we can reveal the scheme’s details.
Google allowing those other than sites’ owners to remove pages from Google search results “is obviously a huge problem,” said Jason Kelley, director of activism at the Electronic Frontier Foundation. “The other issue is the lack of transparency from Google. Site owners would probably never find out if this feature was used to impact their search results, and probably never will find out that this had happened to them now that it’s corrected.”
Kelley described the company’s admission of the issue’s existence and taking it seriously as “rare.”
(EFF lawyers represented Poulson in the case.)
‘Legal failure’
Poulson told us it was “humbling” to realize that a 600-word article on the CEO of a surveillance firm could lead to such cascading censorship efforts, including the recent effort to “sabotage Google search results.”
“Blackman’s attempt to use the courts to scrub his felony arrest report and related news articles from the internet was not just a legal failure,” Susan Seager, a First Amendment lawyer who represents Tech Inquiry, told FPF. She added that his libel and privacy lawsuit against Poulson, Tech Inquiry, Substack, and Amazon Web Services “brought even more publicity to his arrest.”
On Tuesday, Poulson, Tech Inquiry, and Substack were awarded close to $400,000 in attorneys’ fees by the San Francisco Superior Court.
Who might be behind it?
Because Google does not document who submits removal requests through the Refresh Outdated Content tool, we have no way of knowing for certain who was behind the attempts to suppress search results featuring articles by us and Poulson.
We reached out to Blackman, who is now the CEO of a reputation management agency, ironically named The Transparency Company. We asked whether he or one of his associates reported our or Poulson’s articles using the Refresh Outdated Content tool or otherwise attempted to have Google de-index or suppress them. He didn’t respond to our requests for comment.
The good news is that all three articles — ours and Poulson’s — are restored on Google search, and Google claims to have fixed this problem. Plus, the new round of censorship inspired a new round of reporting, including the article you’re reading right now and a new article by Poulson, also published today.
Maybe now, anyone attempting to abuse legal or technical tools to censor journalism will learn the hard truth about the Streisand Effect: it will almost inevitably draw more attention, not less.
freedom.press/issues/censorshi…
Total number of Websites - Internet Live Stats
How many websites are there on the Web? Number of websites by year and growth from 1991 to 2016. Historical count and popular websites starting from the first website until today. Charts, real time counter, and interesting info.www.internetlivestats.com
Dazi, accordo Usa-Ue da rifare? Il caso
Il nodo principale da sciogliere riguarda la natura dell'intesa raggiunta: l'assenza di un testo congiunto è un fatto con pochi precedenti nella storia, almeno per 'deal' di questa portataRedazione Adnkronos (Adnkronos)
Mi sono arrivati gli occhiali.
È tutto più nitido, tutto più colorato... c'è tanta bellezza in giro.
Mi sono accorto che una commessa della COOP ha un piercing al naso.
Fino a ieri non mi ero accorto neanche che avesse un naso. 😁
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I recenti annunci dei governi di Francia e Regno Unito sul riconoscimento nelle prossime settimane dello stato palestinese non hanno nulla a che vedere con un reale scrupolo per questo popolo né con un impegno autentico per fermare il genocidio in co…www.altrenotizie.org
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I risultati del primo semestre 2025 confermano la traiettoria di crescita sostenibile tracciata dal Piano Industriale di Leonardo. In un contesto internazionale complesso ma ricco di opportunità, il gruppo ha
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La banda rumena che rubava dai bancomat in tutta Europa smantellata anche grazie alla rete antimafia @ON (guidata dalla DIA italiana)
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Una indagine e la finale "giornata d’azione" sono state supportate dalla rete @ON Network finanziata dall’Unione Europea (Progetto ISF4@ON), guidata dalla Direzione Investigativa Antimafia (DIA) italiana
I Partner coinvolti nelle indagini sono stati: Romania (Polizia Nazionale (Poliția Română)) e Procura; Regno Unito: Crown Prosecution Service, Eastern Region Special Operations Unit; nonché Eurojust ed Europol.
La banda si spostava dalla Romania verso diversi paesi dell’Europa occidentale, principalmente nel Regno Unito, dove prelevava ingenti somme di denaro da sportelli bancomat (ATM). Successivamente riciclava i proventi investendo in immobili, aziende, vacanze e prodotti di lusso, tra cui auto e gioielli.
I membri del gruppo usavano ostentatamente un soprannome dispregiativo nei confronti della polizia, che veniva mostrato sulle targhe delle auto in loro possesso, sulle magliette o altri capi d’abbigliamento, in post sui social network, o persino inciso sul cancello in metallo all’ingresso della casa di uno dei membri.
Nel dicembre 2024, le forze dell’ordine hanno condotto un’operazione contro il gruppo nel Regno Unito. Il 23 luglio 2025, è seguita una seconda azione contro la banda a Bacău, in Romania, che ha portato a:
- 2 arresti
- 18 perquisizioni domiciliari
- Sequestro di immobili, auto di lusso, dispositivi elettronici e contanti.
Guarda il video qui https://youtu.be/uFotVzHx9D8
Il ruolo di Europol
Europol ha fornito un’analisi dati approfondita basata sulle informazioni raccolte dagli investigatori rumeni e britannici, risultata fondamentale per il successo dell’operazione. Durante le indagini, Europol ha inoltre ospitato diverse riunioni operative e ha inviato un analista in Romania per assistere le autorità nazionali nelle attività esecutive.
Europol ha supportato anche la squadra investigativa congiunta (JIT) formata presso Eurojust da Romania e Regno Unito.
Il ruolo di Eurojust
Eurojust ha contribuito alla creazione della squadra investigativa congiunta, ha fornito assistenza giudiziaria transfrontaliera e ha collaborato alla preparazione della giornata d’azione in Romania.
Il metodo “TRF”
La banda commetteva le frodi con il metodo denominato Transaction Reversal Fraud (TRF). I sospettati rimuovevano lo schermo di un bancomat, inserivano una carta e richiedevano un prelievo. Prima che il denaro venisse erogato, annullavano l’operazione (o la invertivano), riuscendo così a infilare la mano nel dispositivo e sottrarre il denaro prima che venisse ritirato dalla macchina.
Gli investigatori ritengono che, con questo metodo, la banda abbia sottratto una cifra stimata in 580.000 euro.
La Rete @ON
La Rete @ON consente ai Paesi partner di ottenere informazioni mirate e svolgere in tempi brevi servizi di cooperazione di polizia sul campo, al fine di poter smantellare le Organizzazioni Criminali (OC) di alto livello delle reti della criminalità organizzata, comprese quelle mafiose italiane, russe, di etnia albanese, nonché le bande dei motociclisti e le attività di riciclaggio connesse.
Grazie ad @ON, è stato possibile accrescere la cooperazione tra le autorità di polizia dei Paesi membri e scambiarsi le prassi migliori, potenziando lo scambio informativo, definire un miglior quadro di intelligence e dispiegare investigatori @ON, specializzati nel fenomeno criminale oggetto d’indagine.
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Avviso per tripofobici: il web sta per diventare un percorso ad ostacoli tra buchi e link rotti.
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Il post completo di Christian Bernieri è sul suo blog: garantepiracy.it/blog/buco/
"Ipertesto": una parola in disuso, forse un po' da boomer. All'inzio del web "ipertesto" descriveva in modo sintetico il fatto che ogni pagina web poteva contenere dei link, dei richiami alle fonti, ad altre pagine, ad
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Dal Pentagono arrivano novità per quel che riguarda gli Unmanned Surface Vessels (Usv). La Us Navy ha pubblicato un nuovo bando per sviluppare nuovo tipo di drone marino all’interno del programma denominato Modular Attack Surface Craft (Masc), che mira a
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