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ESERCITAZIONE ORGANIZZATA DA EUROPOL PER SMANTELLARE I CONTENUTI TERRORISTICI ONLINE


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Il 7 marzo 2024 #Europol, in collaborazione con la Commissione europea, ha organizzato una esercitazione simulata per testare il protocollo di crisi dell' #UE (EUCP).
L'esercitazione si è svolta nel quadro del Forum Internet dell'UE ed ha esaminato la collaborazione tra le autorità governative e l'industria tecnologica per contenere la diffusione virale di contenuti terroristici ed estremisti violenti online all'indomani di un evento terroristico.
Tra gli elementi testati c'era l'interazione del #ProtocollodicrisidellUE con il nuovo obbligo per i prestatori di servizi di hosting, introdotto dall'articolo 14.5 del Regolamento (UE) 2021/784 sulla lotta alla diffusione di contenuti terroristici online, di informare tempestivamente le autorità competenti quando vengono a conoscenza di contenuti terroristici che comportano una minaccia imminente alla vita.
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L'esercitazione di quest'anno ha riunito rappresentanti delle forze dell'ordine coinvolti nell'applicazione del protocollo di crisi dell'UE e del regolamento, fornitori di servizi online, il Global Internet Forum to Counter Terrorism (#GIFCT), nonché i responsabili politici dei governi e degli organismi dell’UE.
Il protocollo di crisi dell’UE, adottato dai ministri della Giustizia e degli Affari interni nell’ottobre 2019, è un meccanismo volontario che consente agli Stati membri dell’UE e alle piattaforme online di rispondere rapidamente e in modo coordinato alla diffusione di contenuti terroristici online in caso di attacco terroristico, garantendo allo stesso tempo una forte protezione dei dati e la tutela dei diritti fondamentali.
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Lo sviluppo del protocollo avvenne all’indomani dell’attacco terroristico a Christchurch, in Nuova Zelanda, nel 2019, in base al quale i leader dei governi, dell’industria tecnologica, della società civile e della Commissione europea hanno concordato il “Christchurch Call for Action”. Da allora, altri meccanismi di crisi sono stati sviluppati sia a livello nazionale che nel settore tecnologico.
L'attuazione pratica del protocollo viene testata annualmente attraverso esercitazioni pratiche. Dopo diversi esercizi pratici e l’attivazione del protocollo nel 2020, l’ #EUCP è stato rivisto nel 2023 per integrare gli insegnamenti appresi.
Le principali novità dell’aggiornamento includono il chiarimento del rapporto tra il Protocollo di crisi volontario dell’UE e il Regolamento, in particolare l’art. 14(5), criteri di attivazione perfezionati, maggiore attenzione all’interoperabilità con altri meccanismi di risposta alle crisi, maggiore protezione delle libertà fondamentali, tra l'altro attraverso processi di debriefing e indicazioni sulla risposta alle riprese degli astanti.
Europol ha assunto un ruolo centrale nell’attuazione del protocollo di crisi dell’UE gestendo il coordinamento dello scambio di informazioni e della comunicazione tra le parti interessate in modo rapido e sicuro. Gli atti di terrorismo in Francia (Arras, Parigi), Belgio (Bruxelles) e l'attacco terroristico del 7 ottobre da parte di Hamas contro Israele hanno ulteriormente dimostrato l'importanza di interrompere la diffusione della propaganda terroristica ed estremista violenta durante e in seguito agli attacchi terroristici, sostenendo allo stesso tempo le indagini.



Il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara e il Presidente del Consiglio Nazionale Forense Francesco Greco hanno sottoscritto oggi un protocollo d’intesa di durata triennale per avviare progetti volti a promuovere, all’interno delle …



GAZA. 68 orfani scortati dall’esercito israeliano a Betlemme, i coloni provano a bloccare gli autobus


Lo spostamento dei minori è avvenuto su pressione dell'ambasciata tedesca in Israele e ha causato manifestazioni e la reazione rabbiosa dei ministri Ben Gvir e Smotrich. Quest'ultimo ha definito l'operazione un "deterioramento dei valori" L'articolo GAZA

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di Eliana Riva –

Pagine Esteri, 12 marzo 2024. 68 bambini palestinesi sono stati portati via da Gaza in un’operazione condotta con l’esercito israeliano che ha mandato su tutte le furie i coloni e i loro leader. Si tratta di orfani, e tutti hanno perso i genitori prima del 7 ottobre. Si tratta di bambini e bambine gazawi tra i 2 e i 14 anni che avevano trovato rifugio nell’SOS Children’s Villages- Palestine, una struttura dedicata che opera a sud della Striscia di Gaza, a Rafah, già da diversi anni e in Palestina, a Betlemme, dal 1966. I militari li hanno scortati attraverso Israele verso Betlemme, dove ora si trovano, all’interno di un albergo. La casa di accoglienza di Gaza è una delle centinaia di strutture gestite in tutto il mondo dalla SOS Children’s Villages International, una federazione di associazioni con sede legale in Austria. Insieme a loro anche 11 dipendenti dell’organizzazione e le loro famiglie.

SOS Children’s Villages in the Gaza Strip continues to shelter a number of approximately 80 unaccompanied children due to the war and other children who have lost family care. We are working daily to receive more children, as we expect to receive more than 50 new cases during the… pic.twitter.com/jNmvLXHDRs

— SOS Children’s Villages- Palestine (@sos_villages) February 1, 2024

Secondo il rapporto trasmesso dal canale televisivo israeliano Channel 12, il centro per orfani di Rafah avrebbe improvvisamente interrotto le proprie attività, chiedendo aiuto e un intervento immediato. Tuttavia, nel comunicato rilasciato dall’organizzazione internazionale si specifica che le attività sono ancora in corso: solo pochi giorni fa, il 9 Marzo, nel suo ultimo post su X aveva lanciato una campagna di sostegno per i bambini che hanno perso le proprie famiglie. “Abbiamo lavorato attraverso canali diplomatici con tutte le autorità competenti – hanno dichiarato – per portare i bambini e gli adulti a Betlemme in Cisgiordania, dove sono arrivati sani e salvi l’11 marzo. I bambini di età compresa tra i due e i 14 anni, sono sotto la cura dei villaggi per bambini SOS, poiché avevano già perso le cure dei genitori prima della guerra. Stanno bene date le circostanze e continuano a ricevere cure e supporto psicologico dai loro curatori di fiducia”.

في رمضان يتواصل العطاء على أياديكم 🌙

هذا العام، نستقبل رمضان وقلوبنا حزينة على استمرار الحرب في غزة ونستذكر أكثر من 19,000 طفل وطفلة فقدوا من يرعاهم خلال الحرب، والآلاف من العائلات التي تعيش في ظروف صعبة جدا وتكافح من أجل الحصول على الاحتياجات الأساسية.

نطلق اليوم حملة… pic.twitter.com/tNPNePMtaY

— SOS Children’s Villages- Palestine (@sos_villages) March 9, 2024

Lo spostamento dei minori è avvenuto, su pressione dell’ambasciata tedesca in Israele e ha richiesto un coordinamento tra l’esercito israeliano, il COGAT (l’organismo israeliano che si occupa delle attività governative e amministrative nei Territori palestinesi occupati) e l’Autorità Nazionale Palestinese. Nella dichiarazione ufficiale l’ambasciata ci ha tenuto a precisare che si tratta di una “misura temporanea per allontanare i bambini da un grave pericolo, non è un tentativo di ricollocarli in modo permanente”.

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Il Gabinetto di sicurezza del governo non è stato avvisato preventivamente e l’operazione è avvenuta all’insaputa del Ministero della sicurezza nazionale. E proprio Itamar Ben Gvir, insieme al Ministro delle finanze Bezalel Smotrich ha riservato parole infuocate al governo, definendo la scelta un “deterioramento dei valori”: “Ogni misericordia verso i crudeli finisce per essere crudele verso i misericordiosi. Deterioramento dei valori. Chiedo al Primo Ministro chiarimenti su chi ha dato questo ordine immorale e con quale autorità mentre i nostri figli e i figli dei nostri figli sono tenuti prigionieri dal nemico”.

כל המרחם על אכזרים סופו שיתאכזר לרחמנים. ליקוי מאורות ערכי.
אני דורש מראש הממשלה הבהרות מי נתן את הפקודה הבלתי מוסרית הזאת ובאיזה סמכות בשעה שחטופינו וילדיהם בשבי האויב. pic.twitter.com/7W9WZNlpNx

— בצלאל סמוטריץ’ (@bezalelsm) March 11, 2024

“In guerra, si deve schiacciare il nemico e non essere sempre moralisti“, ha detto Ben Gvir. “Non è così che opera un Paese che mira alla vittoria totale“.

Secondo The Times of Israel gli autobus con i bambini e un numero imprecisato di caregivers sono usciti da Gaza attraverso il valico di Rafah e hanno percorso la lunga via verso il sud, fino al valico di Taba, vicino Eilat. Da lì sono stati poi scortati, ieri, dall’esercito dentro Israele fino alla Cisgiordania occupata. All’altezza di Gush Etzion, un grande blocco che comprende diverse colonie israeliane d’insediamento nei Territori palestinesi, alcuni coloni hanno tentato di bloccare il passaggio per evitare che gli autobus arrivassero a Betlemme. Il tentativo di blocco è avvenuto in risposta all’appello di uno dei leader dei coloni, Shlomo Ne’eman, che ha dichiarato: “Forniamo sempre più gesti caritatevoli e ci assicuriamo che gli aiuti vengano trasferiti a un gruppo di assassini, quando cittadini innocenti tra cui donne, bambini, anziani e malati sono trattenuti da queste persone malvagie”.

I bambini e le bambine rimasti orfani a Gaza sono almeno 19.000 secondo i dati dell’UNICEF. Circa 12.900 sono stati uccisi. L’SOS Children’s Villages – Palestine aveva dichiarato, due mesi dopo l’inizio degli attacchi, il 21 novembre 2023, che diversi bambini, ragazzi e genitori legati al programma erano stati uccisi dai bombardamenti e che la preoccupazione per l’incolumità del proprio personale era molto alta, soprattutto dopo che due alloggi utilizzati dall’associazione internazionale erano stati completamente distrutti dalle bombe. Pagine Esteri

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HAITI. Il Primo Ministro si dimette, le bande criminali controllano il Paese


Ariel Henry ha dichiarato questa mattina di voler rassegnare le proprie dimissioni in seguito alle azioni delle bande criminali che hanno sconvolto il Paese. Henry è premier di fatto, nonostante nel Paese non si tengano elezioni da 8 anni. L'articolo HAI

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Pagine Esteri, 12 marzo 2024. Il Primo Ministro haitiano Ariel Henry ha dichiarato questa mattina di voler rassegnare le proprie dimissioni in seguito alle azioni delle bande criminali che hanno sconvolto il Paese. Henry è premier di fatto, nonostante nel Paese non si tengano elezioni da 8 anni.

Il 2024 è cominciato con le proteste che chiedevano al governo, considerato da molti corrotto e impotente, di lasciare il potere, assunto senza il voto. Henry era andato in Kenya per firmare un accordo per l’invio di truppe militari ad Haiti quando le bande criminali, guidate dall’ex poliziotto Jimmy Cheriziér alias Barbecue, hanno assalito carceri e aeroporti, impedendo al premier di ritornare in patria. “Il governo che sto guidando si dimetterà immediatamente dopo l’installazione di un consiglio di transizione”, ha dichiarato Henry. “Sto chiedendo a tutti gli haitiani di rimanere calmi e di fare tutto ciò che va fatto perché la pace e la stabilità tornino il più velocemente possibile”.


Per saperne di più → HAITI. Le bande criminali creano il caos, il primo ministro fugge in esilio a Portorico

di Davide Matrone –

Pagine Esteri, 8 marzo 2024. [b]Precedenti storici. Haiti, il paese più povero dell’emisfero occidentale ripiomba nuovamente nel caos e nell’incertezza assoluta. Eppure questa nazione registra nella sua gloriosa storia avvenimenti di grande rilievo a livello internazionale. Haiti diede i natali al primo “Giacobino nero”, Toussaint de l’Overture denominato anche il Napoleone nero che a capo di un esercito di ribelli afrodiscendenti sconfisse l’esercito colonizzatore francese. Con la Rivoluzione Haitiana, ispirata ai principi della Rivoluzione Francese, si aprì una nuova fase per il Paese indipendente con la formazione di un Governo composto totalmente da uomini neri e liberi provenienti dalle fila degli insorti della prima sollevazione armata dell’anno 1791. “Oggi siamo liberi perché siamo i più forti” disse il generale Toussaint de l’Overture nel 1801, considerato ancora oggi il Padre della Patria. Tuttavia, dopo pochi decenni la libertà e l’indipendenza conquistata con la Francia vennero attentate dall’intervento degli Stati Uniti con l’applicazione della famosa Dottrina Monroe del 1823 e dall’invasione militare nel 1915. Di lì in avanti per l’ex Hispaniola non c’è stata più pace, fino a sprofondare agli ultimi posti delle classifiche internazionali, con indici di povertà, malnutrizione infantile, disoccupazione, tassi di omicidi e violenze sulle donne tra i più alti di tutto il continente americano.

Il Primo Ministro di fatto Ariel Henry fugge dal paese dopo le scorribande dei gruppi criminali nella capitale

In questi ultimi giorni nel paese c’è una grave e profonda instabilità politica e sociale. Il lider delle bande criminali, l’ex poliziotto Jimmy Cheriziér alias Barbecue oggi è un attore da non sottovalutare, il boss dell’alleanza della Federazione delle pandillas di Haiti “G9”. Nei giorni scorsi aveva dichiarato che avrebbe attaccato con le sue bande i due sistemi penitenziari più grandi della capitale Port au Prince, e l’ha fatto, liberando circa 3700 detenuti di diverso calibro. L’atto di guerra delle bande criminali era stato la risposta all’accordo siglato dal Primo Ministro Henry con il governo del Kenya per far arrivare sull’isola un contingente di militari kenioti per sedare le scorribande della criminalità organizzata del Paese. Il Primo Ministro, dopo le minacce dei criminali non è poi più potuto rientrare nel Paese. Ha cercato prima rifugio nella vicina Repubblica Domenicana, dove gli è stata rifiutata l’autorizzazione ad entrare. Quindi ha optato per il Portorico dove oggi si trova in esilio. Non può tornare ad Haiti: il lider delle bande criminali, Jimmy Cheriziér, ha dichiarato che se il presidente Henry non si dimette si compirà un genocidio e che se la Comunità Internazionale continuerà ad appoggiarlo, ci sarà una guerra civile. Jimmy Cheriziér nella giornata del 7 marzo ha dichiarato ai giornali di tutto il mondo accorsi sull’isola in una conferenza stampa improvvisata: “Ci sono zone strategiche che stiamo disputandoci affinché si convertano in nostri territori. A breve cominceremo la lotta contro il sistema vigente per avere il paese che vogliamo e cioè una Haiti con occupazione per tutti, con sicurezza ed educazione gratis per tutti. Un paese senza discriminazione sociale dove tutte le persone possono raggiungere la posizione sociale ed economica che si meritano”. Queste dichiarazioni sembrano un programma politico per una campagna elettorale che, viste le condizioni, comincerà presto. Dal 2016 non si svolgono regolari elezioni nel Paese e dalla morte dell’ex Presidente Moises, ucciso nel luglio del 2021, l’attuale Primo Ministro di fatto non ha mai organizzato indetto votazioni. La convocazione di nuove elezioni e l’arrivo di una missione di appoggio (l’ennesima) alle forze di sicurezza sembra essere la via d’uscita alla grave crisi. Non sappiamo ancora se Cheriziér si candiderà o se appoggerà qualche candidato ma certamente la criminalità nell’isola di Haiti – come in altri paesi del continente – sta diventando purtroppo un attore importante che influisce nella vita politica, economica e sociale di ogni nazione americana.

Per saperne di più, Pagine Esteri ha contattato Robby Glessiel attivista dei diritti umani haitiano che ci ha dato una testimonianza dal Paese.

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Qual è la situazione ad Haiti?

Non c’è molta differenza tra quello che sta passando ora e tutto quello che è successo l’anno scorso. Gli obiettivi del governo di fatto erano di garantire un clima di sicurezza e di organizzare le elezioni. Niente di questo è stato fatto dal momento dell’assunzione del potere nel 2021.

Sono già 8 anni che non si convocano elezioni e oggi ci ritroviamo con un assoluto vuoto istituzionale. Il 2024 è cominciato con molte proteste che chiedevano al governo di lasciare il potere, assunto senza il voto. Il Primo Ministro di fatto è andato in Kenya per firmare un accordo per l’invio di truppe militari ad Haiti mentre il paese si trovava in una situazione caotica.

Le bande e i gruppi criminali oggi controllano l’80% della capitale e la settimana scorsa avevano annunciato una grande agitazione armata con lo scopo di liberare i detenuti delle due grandi carceri del paese. L’hanno detto e l’hanno fatto. La notte tra sabato 2 e la domenica 3 Marzo hanno svuotato la principale prigione di Port au Prince liberando migliaia di detenuti tra cui criminali di alto profilo che oggi si sono arruolati nelle bande delle due grandi città del paese. La situazione odierna ad Haiti è di totale incertezza, non c’è nessuna comunicazione reale da parte di questo governo, c’è un silenzio totale. Le uniche voci che si ascoltano sono le voci dei gruppi criminali e di alcuni membri delle opposizioni politiche.

Il Primo Ministro del paese ha provato a fuggire verso la Repubblica Domenicana ma non ha avuto l’autorizzazione. Ora dov’è?

Dopo aver firmato l’accordo con il governo del Kenya, il Primo Ministro doveva ritornare ad Haiti ma la situazione nel paese è degenerata e non gli è stato permesso il ritorno in patria: sapendo del suo arrivo, le bande hanno attaccato i due principali aeroporti internazionali di Haiti Quindi, in un primo momento il premier ha optato per l’esilio nella vicina Repubblica Domenicana ma il presidente domenicano non ha concesso l’autorizzazione perché non vuole impicciarsi in problemi che non gli riguardano. Secondo la stampa haitiana, da ieri notte il Primo Ministro si troverebbe nell’isola di Portorico. Ora non si sa se da Portorico intenderà viaggia per raggiungere Haiti. Quello che si dice oggi è che il Primo Ministro sta ricevendo molte pressioni da parte della comunità internazionale perché rinunci al suo ruolo. Ufficialmente non c’è nessun comunicato da parte del Governo per spiegare cosa farà il premier, dove si trova e quando e come ritornerà ad Haiti. Pagine Esteri

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L’Europa raddoppia l’import di armi. A guadagnarci sono gli USA


Secondo il Sipri, in 10 anni l’Europa ha quasi raddoppiato le importazioni di armi, la metà delle quali provenienti dagli Stati Uniti L'articolo L’Europa raddoppia l’import di armi. A guadagnarci sono gli USA proviene da Pagine Esteri. https://pagineest

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di Redazione

Pagine Esteri, 12 marzo 2024 – L’Europa ha quasi raddoppiato le sue importazioni di armi negli ultimi dieci anni, la metà delle quali provenienti dagli Stati Uniti. A certificarlo è il rapporto diffuso ieri dal SIPRI (Stockholm international peace research institute), l’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma, sul periodo che va dal 2019 al 2023.

In generale ad aumentare, in particolare, sono state le esportazioni di sistemi d’arma in Asia e Oceania, e ovviamente verso l’Ucraina, paese in quarta posizione al mondo per acquisti di armamenti in una classifica guidata dall’India.

A guadagnare da una sempre più conclamata corsa agli armamenti sono stati soprattutto gli Stati Uniti che dal 34% delle vendite complessive di armi tra il 2014 e il 2018 sono passati nel quinquennio successivo al 42%, con un aumento del 17%. Gli Stati Uniti hanno venduto armi a ben 107 Stati, più di quanto abbiano fatto in qualsiasi altro quinquennio precedente e molto più di qualsiasi altro esportatore di armi.

La Russia, impegnata nell’invasione dell’Ucraina, ha invece dimezzato le proprie esportazioni scendendo al terzo posto, superata dalla Francia che invece ha visto impennare le vendite di armi del 47%.

Washington guadagna acquirenti, mentre Mosca ne perde: nel 2019 la Russia aveva venduto sistemi bellici a 31 Stati e nel 2023 solo a 12, mentre India e Cina insieme hanno generato più di metà del fatturato del comparto. La Cina compra sempre meno dall’estero (lo faceva soprattutto dalla Federazione Russa) ed ha anzi rafforzato le capacità produttive del proprio apparato industriale.

Per la prima volta negli ultimi 25 anni, Washington è diventata la principale esportatrice verso l’Asia, anche grazie al boom degli acquisti di armi da parte del Giappone (+155%) e alla crescita della Corea del Sud (+6,5%).

La scelta di foraggiare l’esercito ucraino contro le forze di Mosca ha spinto i paesi europei ad aumentare la spesa militare, con gli acquisti che nell’ultimo quinquennio sono aumentati del 94%. A beneficiare dell’impennata degli acquisti di armi da parte dell’Europa sono stati soprattutto gli Stati Uniti, dal quale provengono ormai il 55% delle importazioni (erano il 35% in precedenza).

L’Italiaha quasi raddoppiato il volume delle proprie esportazioni, con una crescita all’86% (il doppio rispetto al +47% di Parigi), arrivando ad occupare il 4,3% della quota globale del mercato (contro il 5,6% della Germania e il 5,8% della Cina). La Polonia è cresciuta del 1138%, ma rappresenta ancora solo lo 0,7% del mercato globale.

La maggior parte delle esportazioni italiane sono state dirette verso il Medio Oriente, in particolare verso Qatar, Israele, Bahrain, Egitto, Kuwait e Turchia (in questo caso Roma è subito dopo Berlino). L’Italia è il terzo contributore anche della Norvegia, del Brasile e della stessa Francia, che acquista da noi il 18% delle sue armi. Pagine Esteri

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#NotiziePerLaScuola

📌 XX Edizione del Premio intitolato a Giacomo Matteotti. Il #bando è indirizzato ad autori in lingua italiana, anche stranieri, e premierà le opere realizzate all'insegna degli ideali di fratellanza tra i popoli, di libertà e giu…



China Briefing – Produrre nell’entroterra cinese: un’alternativa al reshoring


China Briefing – Produrre nell’entroterra cinese: un’alternativa al reshoring reshoring
Come scongiurare il reshoring. Le province interne della Cina stanno rapidamente diventando il nuovo centro dell’industria manifatturiera del Paese, come dimostra la crescita delle esportazioni dalle province centrali e occidentali

L'articolo China Briefing – Produrre nell’entroterra cinese: un’alternativa al reshoring proviene da China Files.



In Cina e Asia – Nazionalisti contro il gigante dell’acqua Nongfu Spring


In Cina e Asia – Nazionalisti contro il gigante dell’acqua Nongfu Spring nongfu
Nazionalisti contro il gigante dell’acqua Nongfu Spring Gli Usa rafforzano le relazioni commerciali nell’Asia-Pacifico Xinjiang. Applicazione retroattiva della legge contro crimini religiosi Nazionalisti contro il gigante dell’acqua Nongfu Spring Lotta alla criminalità finanziaria: nel 2023 oltre 340 accuse di corruzione Cina, più personale e riforme per migliorare la risposta alle malattie infettive Corea del nord, visita eccezionale del viceministro degli ...

L'articolo In Cina e Asia – Nazionalisti contro il gigante dell’acqua Nongfu Spring proviene da China Files.



VERSIONE ITALIANA USA, MUSK ANNUNCIA CHE RENDERA’ OPEN SOURCE IL CHATBOT GROKCome riportato dall’agenzia di stampa Reuters Elon Musk ha annunciato che la sua società XAI che si occupa dello sviluppo di prodotti basati sull’intelligenza artificiale, rilascerà un chatbot chiamato “Grok” che competerà con ChatGPT di OpenAI. Questo annuncio giunge dopo che Musk ha intentato …


Human Rights Watch: Israele non rispetta l’ordine della Corte internazionale di Giustizia


Il Centro statunitense per la tutela dei Diritti Umani ricorda che il 26 gennaio 2024 la CIG ha ordinato a Israele di "adottare misure immediate ed efficaci per consentire la fornitura di servizi di base e di aiuti umanitari alla popolazione di Gaza". Tut

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di Human Rights Watch

(traduzione dall’inglese di Federica Riccardi, foto WAFA)

Il governo israeliano non ha rispettato almeno una delle misure previste dall’ordine giuridicamente vincolante della Corte Internazionale di Giustizia (CIG) nel caso di genocidio iniziato dal Sudafrica, ha denunciato Human Rights Watch. Citando gli avvertimenti sulle “condizioni catastrofiche” di Gaza, il 26 gennaio 2024 la Corte ha ordinato a Israele di “adottare misure immediate ed efficaci per consentire la fornitura di servizi di base e di aiuti umanitari urgentemente necessari” e di riferire sul rispetto delle misure specifiche “entro un mese”.

Un mese dopo, tuttavia, Israele continua a ostacolare la fornitura di servizi di base e l’ingresso e la distribuzione a Gaza di carburante e aiuti salvavita, atti di punizione collettiva che costituiscono crimini di guerra e includono l’uso della fame dei civili come arma di guerra. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), nelle settimane successive alla sentenza sono entrati a Gaza meno camion e sono state autorizzate meno missioni di aiuto nel nord di Gaza rispetto alle settimane precedenti.

“Il governo israeliano sta affamando i 2,3 milioni di palestinesi di Gaza, mettendoli ancora più in pericolo rispetto a prima dell’ordine vincolante della Corte mondiale”, ha dichiarato Omar Shakir, direttore di Israele e Palestina di Human Rights Watch. “Il governo israeliano ha semplicemente ignorato la sentenza della Corte e per certi versi ha persino intensificato la repressione, bloccando ulteriormente gli aiuti salvavita”.

Secondo Human Rights Watch, gli altri Paesi dovrebbero usare tutte le forme di influenza, comprese le sanzioni e l’embargo, per spingere il governo israeliano a rispettare gli ordini vincolanti della Corte nel caso di genocidio.

Nel dicembre 2023 Human Rights Watch ha constatato che le autorità israeliane stanno usando la fame come arma di guerra. In base a una politica stabilita da funzionari israeliani e portata avanti dalle forze israeliane, le autorità israeliane stanno deliberatamente bloccando la consegna di acqua, cibo e carburante, impedendo intenzionalmente l’assistenza umanitaria, radendo al suolo aree agricole e privando la popolazione civile di oggetti indispensabili alla sua sopravvivenza.

Le autorità israeliane hanno continuato a bloccare la fornitura di energia elettrica a Gaza dopo gli attacchi del 7 ottobre condotti da Hamas. Dopo aver inizialmente tagliato l’intera fornitura di acqua che Israele fornisce a Gaza attraverso tre condutture, Israele ha ripreso la distribuzione su due delle tre linee. Tuttavia, a causa della diffusa distruzione delle infrastrutture idriche provocate delle incessanti operazioni aeree e terrestri israeliane, solo una di queste linee è rimasta operativa con una capacità del 47% al 20 febbraio. Il 20 febbraio, funzionari dell’ente idrico delle municipalità costiere di Gaza hanno dichiarato a Human Rights Watch che le autorità israeliane hanno ostacolato i loro tentativi di riparare l’infrastruttura idrica.

Secondo i dati pubblicati da OCHA e dall’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei Rifugiati Palestinesi (UNRWA), il numero medio giornaliero di camion che entrano a Gaza con cibo, aiuti e medicine è diminuito di oltre un terzo nelle settimane successive alla sentenza della Corte Internazionale di Giustizia: 93 camion tra il 27 gennaio e il 21 febbraio 2024, rispetto ai 147 camion tra il 1° e il 26 gennaio e ai soli 57 tra il 9 e il 21 febbraio. Un’indagine sugli ostacoli all’ingresso degli aiuti affrontati da 24 organizzazioni umanitarie che hanno operato a Gaza tra il 26 gennaio e il 15 febbraio ha evidenziato la mancanza di trasparenza sulle modalità di ingresso dei camion di aiuti a Gaza, i ritardi e i dinieghi ai valichi e ai punti di ispezione israeliani e le questioni relative alla sicurezza dei camion stessi.

A titolo di paragone, prima dell’escalation delle ostilità di ottobre, ogni giorno entravano a Gaza in media 500 camion di cibo e merci. Si stimava che 1,2 milioni di persone a Gaza dovessero affrontare un’acuta insicurezza alimentare e che l’80% della popolazione di Gaza dipendesse dagli aiuti umanitari a causa della chiusura illegale imposta da Israele che dura da oltre 16 anni.

Funzionari israeliani di alto livello hanno articolato una politica per privare i civili di cibo, acqua e carburante, come documentato da Human Rights Watch. Il portavoce del governo israeliano ha dichiarato recentemente che non ci sono “limiti” all’ingresso degli aiuti a Gaza, al di fuori della sicurezza. Alcuni funzionari israeliani incolpano le Nazioni Unite per i ritardi nella distribuzione e accusano Hamas di aver deviato gli aiuti o la polizia di Gaza di non aver messo in sicurezza i convogli.

Secondo Human Rights Watch, il governo israeliano non può addossare le colpe ad altri per sfuggire alle proprie responsabilità. In quanto potenza occupante, Israele è obbligato a provvedere al benessere della popolazione occupata e a garantire che i bisogni umanitari della popolazione di Gaza siano soddisfatti. Il gruppo israeliano per i diritti umani Gisha ha contestato le affermazioni del governo israeliano secondo cui non sta ostacolando l’ingresso o la distribuzione degli aiuti e ha anche rilevato che non sta rispettando l’ordine della CIG.

Le autorità israeliane hanno anche ostacolato gli aiuti che entrano a Gaza dal raggiungere le aree del nord. L’indagine delle organizzazioni umanitarie ha rilevato che “quasi nessun aiuto viene distribuito oltre Rafah”, il governatorato più meridionale di Gaza. Il 20 febbraio, il Programma Alimentare Mondiale (PAM) ha sospeso le consegne di cibo salvavita al nord, citando la mancanza di sicurezza. Le forze israeliane hanno colpito un convoglio alimentare il 5 febbraio, secondo quanto dichiarato dalle Nazioni Unite e documentato dalla CNN.

Tra il 1° e il 15 febbraio, le autorità israeliane hanno permesso solo 2 delle 21 missioni pianificate per la consegna di carburante a nord dell’area di Wadi Gaza, nel centro di Gaza, e nessuna delle 16 missioni pianificate per la consegna di carburante o la valutazione dei danni alle stazioni di pompaggio dell’acqua e delle acque reflue nel nord. Secondo OCHA, tra il 1° gennaio e il 15 febbraio è stato possibile effettuare meno del 20% delle missioni pianificate per la consegna di carburante e per la verifica dei danni a nord di Wadi Gaza, rispetto all’86% delle missioni previste tra ottobre e dicembre.

“Le forze di terra israeliane sono in grado di raggiungere tutte le zone di Gaza, quindi le autorità israeliane hanno chiaramente la capacità di garantire che gli aiuti raggiungano tutta Gaza”, ha detto Shakir.

Dopo il pronunciamento della Corte internazionale di giustizia, le autorità israeliane avrebbero anche distrutto gli uffici di almeno due organizzazioni umanitarie a Gaza e preso provvedimenti per minare il lavoro dell’UNRWA, il principale fornitore di aiuti umanitari a Gaza, da cui dipendono più della metà delle altre organizzazioni umanitarie per svolgere le proprie attività. Il capo dell’UNWRA, Philippe Lazarini, ha dichiarato in una lettera del 22 febbraio al presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che l’agenzia ha raggiunto un “punto di rottura” a causa della campagna di Israele per far chiudere l’agenzia e delle molteplici sospensioni dei finanziamenti da parte dei governi.

Il ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich, ha dichiarato il 13 febbraio di aver bloccato una spedizione di farina a Gaza finanziata dagli Stati Uniti, perché destinata all’UNRWA. Israele ha affermato che almeno 12 dei 30.000 dipendenti dell’agenzia hanno partecipato agli attacchi del 7 ottobre, sui quali le Nazioni Unite stanno indagando.

A fine dicembre, l’Integrated Food Security Phase Classification (IPC), un’iniziativa multilaterale che pubblica regolarmente informazioni sull’entità e la gravità dell’insicurezza alimentare e della malnutrizione a livello globale, ha concluso che oltre il 90% della popolazione di Gaza si trova a un livello di crisi di insicurezza alimentare acuta o ancora più grave. L’IPC ha affermato che praticamente tutti i palestinesi di Gaza saltano i pasti ogni giorno, mentre molti adulti soffrono la fame per far mangiare i bambini, e che la popolazione rischia la carestia se le condizioni attuali persistono. “Questa è la percentuale più alta di persone che affrontano alti livelli di insicurezza alimentare che l’iniziativa dell’IPC abbia mai classificato per una determinata area o paese”, ha dichiarato il gruppo.

Il 19 febbraio, il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF) ha rilevato che il 90% dei bambini al di sotto dei 2 anni e il 95% delle donne incinte e che allattano si trovano in condizioni di “grave povertà alimentare”. Il 22 febbraio, Save the Children ha dichiarato che le famiglie di Gaza “sono costrette a cercare resti di cibo lasciati dai topi e a mangiare foglie per la disperazione di sopravvivere”, osservando che “tutti gli 1,1 milioni di bambini di Gaza [rischiano] di morire di fame”.

In risposta alla richiesta del Sudafrica di ulteriori misure provvisorie in seguito all’ordine del Primo Ministro Benjamin Netanyahu alle autorità israeliane di esplorare un possibile piano di evacuazione di Rafah in vista di un’incursione via terra, la CGI ha affermato che la “situazione pericolosa richiede l’attuazione immediata ed efficace delle misure provvisorie” in tutta Gaza – ma non nuove misure – e ha sottolineato il dovere di Israele di garantire “la sicurezza e l’incolumità dei palestinesi nella Striscia di Gaza”.

Oltre a consentire la fornitura di servizi e aiuti di base, le misure contenute nell’ordine vincolante della CIG richiedono a Israele di prevenire il genocidio contro i palestinesi di Gaza e di prevenire e punire l’incitamento a commettere genocidio. La CIG ha emesso queste misure “per proteggere i diritti rivendicati dal Sudafrica che la Corte ha ritenuto plausibili”, tra cui “il diritto dei palestinesi di Gaza di essere protetti da atti di genocidio”. Sebbene il Sudafrica abbia chiesto alla Corte, durante le udienze di gennaio sulle misure provvisorie, di rendere pubblici i report ordinati a Israele, la Corte non ha indicato di averlo fatto.

Tra il 26 gennaio e il 23 febbraio, più di 3.400 palestinesi sono stati uccisi a Gaza, secondo i dati del Ministero della Sanità di Gaza compilati da OCHA.

La causa del Sudafrica contro Israele per genocidio è distinta dal procedimento sulle conseguenze legali dei 57 anni di occupazione israeliana, che ha avuto inizio presso la CIG il 19 febbraio.

“Il palese disprezzo di Israele per l’ordine della Corte Mondiale rappresenta una sfida diretta all’ordine internazionale basato sulle regole”, ha dichiarato Shakir. “Il mancato rispetto da parte di Israele mette a rischio la vita di milioni di palestinesi e minaccia di minare le istituzioni incaricate di garantire il rispetto del diritto internazionale e il sistema che assicura la protezione dei civili in tutto il mondo”.

LINK AL RAPPORTO IN LINGUA INGLESE

hrw.org/news/2024/02/26/israel…

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L'articolo Human Rights Watch: Israele non rispetta l’ordine della Corte internazionale di Giustizia proviene da Pagine Esteri.




Oggi sono cento anni dalla nascita di Franco Basaglia, come giovan? comunist? ne celebriamo la storia e la lotta per un progetto inclusivo e liberante di psichi


FPF Files COPPA Comments with the Federal Trade Commission


Today, the Future of Privacy Forum (FPF) filed comments with the Federal Trade Commission (Commission) in response to its request for comment on the Children’s Online Privacy Protection Act (COPPA) proposed rule. Read our comments in full. As technology e

Today, the Future of Privacy Forum (FPF) filed comments with the Federal Trade Commission (Commission) in response to its request for comment on the Children’s Online Privacy Protection Act (COPPA) proposed rule.

Read our comments in full.

As technology evolves, so must the regulations designed to protect children online, and FPF commends the Commission’s efforts to strengthen COPPA. In our comments, we outlined a number of recommendations and considerations that seek to further refine and update the proposed rule, from how it would interact with multiple provisions of a key student privacy law to the potential implications of a proposed secondary verifiable parental consent requirement.

To amplify the questions about how COPPA would interact with the Family Educational Rights and Privacy Act (FERPA), FPF was also one of 12 signatories to a multistakeholder letter addressed to the Commission and Department of Education urging the development of joint guidance.

Read the letter here.

Considerations Applicable to All Operators

Children today are increasingly reliant on online services to connect with peers, seek out entertainment, or engage in educational activities, and while there is a great benefit to this, there are also risks to privacy and personal data protection, and we applaud the Commission for its ongoing efforts to find a balance between these tradeoffs. Our comments and recommendations focused on areas where we believe there is further opportunity to strike that balance, including:

  • Clarifying the separate verifiable parental consent (VPC) step for third-party disclosures, as COPPA already includes a prohibition on conditioning a child’s participation in an online activity, and operators face considerable challenges in implementing the current VPC requirement. Our comments were informed in part by our in-depth report and infographic on the effectiveness of COPPA’s verifiable parental consent (VPC) requirement, published in June 2023.
  • Revising definitions in line with how technology has evolved since the last COPPA Rule update, including adding “mobile telephone number” to the definition of online contact information, and clarifying what role text messages can play in the consent process.
  • Providing more specificity of what types of processes that encourage or prompt the use of a website are of greatest concern to the FTC, as language in the proposed rule may inadvertently limit positive use cases of prompts and notifications such as homework reminders, meditation apps, and notifications about language lessons.
  • Aligning the proposed security program language with the stated goal in the Notice of Proposed Rulemaking (NPRM), which reads that operators need “a written comprehensive security program” (emphasis added) and not a “child-specific” program, which would place an additional burden on companies with no additional benefit to parents or children.


Unique Considerations for Schools and Educational Technology

FPF commends the Commission’s effort to provide better clarity regarding how the rule should be applied in a school context; however, there are several areas where the proposed rule does not fully align with the Family Educational Rights and Privacy Act (FERPA), the primary federal law that governs use and disclosure of educational information. Both laws are complex, and the potential impact of confusion and misalignment is significant for the more than 13,000 school districts across the country and for the edtech vendor community.

With that in mind, our comments related to the proposed rule’s implications for student privacy focused in large part on identifying areas where more alignment and clarity around the interaction between COPPA and FERPA would be particularly instructive for both schools and edtech companies. Our recommendations include:


  • Working with the US Department of Education to create and maintain joint guidance, which would detail how operators and schools should interpret their obligations in light of the interaction between COPPA and FERPA. We also recommend that this guidance consider the perspective and expertise of Operators and School stakeholders.
  • Aligning the school-authorized education purpose exception to prior parental consent to the requirements of FERPA. We highlight several key areas where the rule needs clearer alignment, including how the definition of school-authorized education purpose aligns with FERPA’s School Official exception, how the use of the term written agreement in the proposed rule differs from how the term is used in FERPA, and how both laws address redisclosures of student data.


To read FPF’s COPPA comments in full, click here.

To download the joint letter to the FTC and U.S. Department of Education signed by FPF and 11 others, click here.


fpf.org/blog/fpf-files-coppa-c…



#NotiziePerLaScuola
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito

🔶 #Scuola, oggi al via le prove del #concorso per l’assunzione di 44.



Blues a Teheran di Gohar Homayounpour


"Blues a Teheran" di Gohar Homayounpour, edito da Cortina Editore, è un libro che sfida le convenzioni e ci porta in un viaggio intimo e vibrante attraverso la Teheran odierna. L'autrice, psicoanalista di professione, intreccia magistralmente la sua storia personale con le esperienze dei suoi pazienti, creando un'opera ricca di spunti di riflessione e di umanità.

iyezine.com/blues-a-teheran-di…

@L’angolo del lettore

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L’Altra Asia – La raccolta di dati biometrici e digitali, per il Vietnam che verrà


L’Altra Asia – La raccolta di dati biometrici e digitali, per il Vietnam che verrà Partito Comunista Vietnam dati biometrici
In Vietnam i cittadini potranno (o forse dovranno) fornire i propri dati biometrici per le nuove carte d'identità, mentre aumenta la repressione dell'attivismo.

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In Cina e Asia – Nel 2023 gli investimenti cinesi nell’Asia-Pacifico segnano un +37% 


In Cina e Asia – Nel 2023 gli investimenti cinesi nell’Asia-Pacifico segnano un +37% investimenti
I titoli di oggi:

Nel 2023 aumento del 37% degli investimenti cinesi nell'Asia-Pacifico
Crisi immobiliare, la Cina è pronta a lasciare "fallire" le aziende insolventi
Cina, lo scrittore Premio Nobel Mo Yan preso di mira dai nazionalisti
La Corea del Nord avrebbe sviluppato armi e tecnologie militari con il supporto di paesi terzi
Cina, Alipay e WeChat Pay facilitano le operazioni di pagamento agli stranieri
Usa, approvati in ritardo finanziamenti a Isole Marshall, Micronesia e Palau

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“ICO: i localizzatori GPS sui migranti ledono la privacy” L’Information Commissioner’s Office (“ICO”) del Regno Unito, il 1°Marzo, ha pubblicato un comunicato stampa sul proprio sito con cui ha annunciato di aver emesso un avvertimento formale nei confronti del Ministero dell’Interno per non avere rispettato la normativa in materia di protezione dei dati. Nello specifico …


GUERRE FUTURE. La Leonardo parteciperà alla costruzione di 12 sottomarini nucleari USA


L'industria controllata per il 30% dal ministero italiano dell’Economia e delle Finanze curerà la progettazione e la realizzazione del motore elettrico di propulsione principale a magnete permanente e i relativi sistemi di conduzione e controllo. L'artic

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di Antonio Mazzeo

Pagine Esteri, 11 marzo 2024 – Il più ambizioso e costoso progetto delle forze armate degli Stati Uniti d’America per affrontare la tanto invocata guerra nucleare tra una decina di anni: la costruzione di dodici sottomarini a propulsione nucleare armati di missili balistici intercontinentali con testate atomiche da centinaia di kiloton. Un futuro mondiale a tinte fosche a cui darà il proprio contributo la holding regina del complesso militare-industriale italiano, Leonardo SpA, controllata per il 30% dal ministero dell’Economia e delle finanze.

Lo scorso mese di gennaio la controllata Leonardo DRS con quartier generale e stabilimenti negli USA ha sottoscritto un contratto del valore complessivo di 3 miliardi di dollari per fornire il sistema integrato di propulsione elettrica che sarà montato a bordo dei nuovi sistemi di guerra subacquea. Nello specifico Leonardo DRS curerà per conto di US Navy e della società contractor (General Dynamics Electric Boat) la progettazione e la realizzazione del motore elettrico di propulsione principale a magnete permanente e i relativi sistemi di conduzione e controllo. (1)

In vista della commessa miliardaria, i manager di Leonardo DRS hanno sottoscritto nei giorni scorsi un contratto di locazione nell’area metropolitana di Charleston (South Carolina), per sviluppare un impianto che sarà destinato alla produzione avanzata, all’assemblaggio e all’effettuazione delle prove di funzionamento dei sistemi di propulsione navale, con un investimento netto di 120 milioni di dollari. “La prossima struttura del South Carolina consentirà alla società di accrescere la propria capacità di propulsione navale, al fine di razionalizzare il suo sostegno ai programmi prioritari della Marina degli Stati Uniti”, riporta l’ufficio stampa del gruppo industriale. “Le nuove capacità rese possibili da questo investimento avranno un ruolo chiave nella continua espansione dell’integrazione e delle prove dei sistemi di propulsione della nostra società”. L’impianto di Charleston entrerà in funzione a partire del 2026 ed interagirà con gli altri stabilimenti di Leonardo DRS specializzati nel settore della propulsione navale, come ad esempio quelli di Fitchburg (Massachusetts), Menomonee Falls (Wisconsin), Danbury (Connecticut) e High Ridge (Missouri).

“Siamo fieri di poter produrre le componenti della prossima generazione del sistema a propulsione elettrico della nuova classe di sottomarini Columbia con missili balistici”, ha dichiarato Wlliam J. Lynn, amministratore delegato di Leonardo DRS ed ex sottosegretario alla difesa durante l’amministrazione Obama. “La nuova struttura in South Carolina espande la nostra capacità di supportare i clienti della Marina militare degli Stati Uniti d’America in questo ed altri programmi strategici che rafforzeranno la base industriale sottomarina del paese”. Grazie al nuovo impianto di Charleston i manager di Leonardo DRS sperano pure di rafforzare la partnership con le autorità civili e militari, gli operatori economici, le università e i maggiori centri di ricerca statali. (2)

La futura classe di sottomarini nucleari “Columbia” è destinata – secondo US Navy – a sostituire l’odierna flotta della classe “Ohio”. Con una lunghezza di 170 metri e un dislocamento poco inferiore alle 21.000 tonnellate, i sottomarini “Columbia” saranno i più grandi mai costruiti nella storia delle marine di guerra. “Le nuove unità supporteranno la missione strategica di deterrenza USA e trasporteranno il 70% circa delle testate nucleari operative della nazione”, enfatizza il Pentagono. Ogni sottomarino sarà armato con 16 missili balistici intercontinentali “Trident II D5” in grado di trasportare, singolarmente, fino a 14 “veicoli di rientro che possono selezionare target in modo indipendente” con testate termonucleari del tipo W76 o W88 e potenze, rispettivamente, di 100 e 475 kiloton. (3) I “Trident II D5” sono stati prodotti a partire dal 1990 dal colosso statunitense “Lockheed Martin” e possono essere lanciati fino a 12.000 km di distanza.

La Marina militare USA prevede di spendere più di 132 miliardi di dollari per varare i dodici sottomarini “Columbia”. Le prime due unità sono state finanziate con il budget annuale 2024 (oltre 24 miliardi e mezzo di dollari) e dovrebbero essere realizzate entro il 2027; il terzo, quarto e quinto sottomarino nucleare saranno finanziati con i budget del triennio 2026-2028 con una spesa prevista per oltre 24 miliardi di dollari. Tra le forze armate e i congressisti USA sono in molti a temere che la spesa finale per la flotta subacquea sarà molto più alta di quanto oggi preventivato. (4)

I sottomarini con missili balistici saranno costruiti dalla società Electric Boat, interamente controllata dal gruppo General Dynamic, in collaborazione con i cantieri navali Newport News Shipbuilding di proprietà di Huntington Ingalls Industries (HII), il principale gruppo della cantieristica militare USA sotto il controllo azionario di Northrop Grumman. La realizzazione degli scafi sarà effettuata in Virginia, Rhode Island e Connecticut, mentre una parte della componente del sistema d’armamento e l’integrazione dei centri di comando e controllo dei missili intercontinentali “Trident II D5” saranno affidati a BAE Systems Land & Armaments. Trident II D5”. All’ammodernamento delle testate termonucleari contribuirà invece Northrop Grumman.

I sottomarini utilizzeranno un reattore nucleare per generare l’energia che alimenterà il motore di propulsione elettrica che verrà realizzato da Leonardo DRS. Il sistema di propulsione sarà in grado di far navigare i sottomarini ad una velocità di 20 nodi circa ad una profondità di 240 metri. Secondo il Pentagono, per tutta la vita operativa delle unità della classe “Columbia”, 42 anni, non sarà necessario impiegare altro combustibile nucleare. (5)

Note

1 navaltoday.com/2024/01/11/leon…

2 leonardodrs.com/news/press-rel…

3 naval-technology.com/projects/…

4 news.usni.org/2024/02/19/repor…

5 naval-technology.com/projects/…

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VERSIONE ITALIANA UE, ALCUNI SITI PORNOGRAFICI FANNO CAUSA PER I NUOVI OBBLIGHI PREVISTI DAL DSASecondo quanto riportato dalla stampa tre siti web pornografici, inclusi dalla legge sui servizi digitali nell’elenco delle piattaforme online di grandi dimensioni, stanno per intentare causa all’UE per i nuovi obblighi imposti dal Digital Services Act (DSA). Questa legge ha l’obiettivo …


LIBRI. “Pop Palestine. Viaggio nella cucina popolare palestinese” 


Il libro di Fidaa Abu Hamdiya e Silvia Chiarantini racconta la Palestina attraverso la storia e la cultura del suo popolo, assieme alle ricette, le storie delle persone, i viaggi, i sorrisi. L'articolo LIBRI. “Pop Palestine. Viaggio nella cucina popolare

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di Daniele De Michele “Donpasta”

“Pop Palestine. Viaggio nella cucina popolare palestinese” (Melteni Editore, Febbraio 2024) di Fidaa Abu Hamdiya e Silvia Chiarantini è un romanzo d’avventura, un diario di bordo da marinai, un libro di geografia scritto da un politico avveduto, un tomo di storia redatto da un vecchio studioso chiuso nella sua biblioteca impolverata. Questo libro è talmente immerso tra le storie che le ricette sono un momento di tregua, di pace prima della tempesta, dolce, malinconica e poetica, che questi avventurosi compagni di viaggio ci hanno regalato.

Perché parlare di Palestina è un non senso, non ne parla nessuno in questi termini, a pochi viene in mente di considerarla meta turistica, nessuno immagina che ci sia una vita oltre la guerra, che esista una cucina che non sia da campo. Questo libro racconta la Palestina attraverso una serie di escamotage narrativi geniali: le ricette, i viaggi, i sorrisi, le cose belle. Pare di dimenticare, ma tanto più il viaggio si fa leggero, tanto più si percepiscono la dignità, la fantasia di questa gente, il coraggio, ed emerge forte il disagio di vivere con loro ogni piccola lesione della dignità che vivono nella quotidianità della cucina.

Messa così, possiamo dirlo che questo è un libro di viaggio e di cucina. Come ce ne sono pochi, perché spesso, troppo spesso ci si dimentica il nocciolo della questione: cos’è la cucina? E cosa rappresenta? Rappresenta la vita quotidiana della gente, il suo stare al mondo, il suo affrontare le difficoltà e poi sedersi per un istante a rinfrancarsi, e per farlo ci si mette in connessione con i propri avi, ci si siede con i propri ospiti e si preparano dolci manicaretti che rendono per un istante più bella la realtà. È come la poesia, la cucina. Rende più belle le cose. Questo non è un libro di viaggi, neppure un libro di cucina, ma è cucina degli incontri casuali, erranti, generosi. È una raccolta di poesie, dunque.

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Eppur si muove. I primi passi della Difesa comune europea secondo il gen. Caruso


Il Commissario europeo Ursula Von der Leyer l’aveva già annunciato e la prima strategia industriale europea per la difesa (European defence industrial strategy, Edis) è stata presentata, proposta dalla Commissione europea e dall’Alto rappresentante. L’att

Il Commissario europeo Ursula Von der Leyer l’aveva già annunciato e la prima strategia industriale europea per la difesa (European defence industrial strategy, Edis) è stata presentata, proposta dalla Commissione europea e dall’Alto rappresentante. L’attacco russo all’Ucraina ha evidenziato la totale inadeguatezza della Difesa comune europea e soprattutto il fatto che, a fronte di considerevoli investimenti fatti dai paesi europei, la mancanza di coordinamento e l’atavica rivalità tra i principali paesi dell’ Unione – specie nel settore dell’industria della difesa – hanno portato alla situazione attuale: l’industria europea nel suo complesso non è in grado di sostenere un conflitto ad alta intensità al pari degli eserciti europei a cui manca una struttura di comando e controllo capace di gestire una potenziale aggressione al territorio europeo. Bisogna investire di più nella difesa, ma bisogna farlo meglio e insieme. La strategia presentata punta ad acquistare in modo congiunto almeno il 40% delle attrezzature entro il 2030; garantire che, entro il 2030, almeno il 35% dell’intero valore del mercato della difesa sia in Ue; arrivare entro il 2030 ad avere il 50% ed entro il 2035 il 60% degli appalti all’interno dell’Ue.

In risposta alla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina, la strategia prevede anche un insieme di azioni per accrescere la prontezza industriale europea nella difesa, inclusa la proposta legislativa per un Programma industriale europeo per la difesa (Edip) e misure per garantire la disponibilità e la fornitura tempestiva di prodotti per la difesa.

I principali obiettivi dell’Edis è quello di sviluppare una visione a lungo termine per la prontezza industriale nella difesa dell’Ue e di presentare un European defence investment orogramme (Edip) – un Programma europeo degli investimenti della difesa, per promuovere la cooperazione e l’investimento negli ambiti della difesa.

La strategia si basa su un ampio processo consultivo con gli Stati membri, l’industria della difesa, il settore finanziario e il mondo accademico, e mira a rafforzare la prontezza e la capacità di risposta dell’industria europea della difesa attraverso investimenti collaborativi, miglioramento della reattività industriale, promozione di una cultura della prontezza alla difesa e cooperazione con partner internazionali strategici. Attraverso il supporto agli investimenti nel settore della difesa per adattarsi meglio al nuovo contesto di sicurezza, l’incremento dell’efficienza nella domanda collettiva di difesa dei membri dell’Ue, si spera di imprimere un passo significativo verso l’integrazione e il rafforzamento dell’industria della difesa europea, riconoscendo l’importanza della cooperazione tra gli stati membri e la necessità di adattarsi a un contesto di sicurezza in evoluzione. Attraverso il sostegno finanziario e regolamentare, come evidenziato dall’Edip, l’Ue mira a migliorare la propria autonomia strategica e la capacità di rispondere efficacemente alle sfide di sicurezza, beneficiando gli stati membri e i partner strategici.
Sarà sufficiente? Si poteva fare di più? È un primo passo e ci sono degli spunti interessanti, quanto coraggiosi che vanno verso un approccio non convenzionale, ma forse più efficace, in un momento in cui le minacce all’ Europa diventano sempre più cocenti e l’ombrello americano sembra rimpicciolirsi sempre di più con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali americane.

A mio avviso due sono i punti più qualificanti introdotti dall’ Edis.

Il primo riguarda l’introduzione di una nuova cornice giuridica nota come la Struttura per il programma di armamento europeo (Seap), progettata per superare le sfide legate alla cooperazione tra gli stati membri dell’Ue nella realizzazione di programmi d’armamento comuni. Questa nuova struttura mira a fornire procedure standardizzate per l’avvio e la gestione di tali programmi, al fine di facilitare e incentivare la cooperazione in materia di difesa.

Un aspetto significativo di questa struttura è la possibilità per gli stati membri di beneficiare di un tasso di finanziamento maggiorato nell’ambito del Programma europeo di sviluppo industriale nel settore della difesa (Edip), nonché di procedure di acquisto semplificate e armonizzate. Quando gli stati membri acquisiscono equipaggiamenti in modo congiunto tramite il Seap, operando come un’organizzazione internazionale, possono godere di esenzione dall’Iva. Inoltre, il Seap prevede un bonus per i prodotti sviluppati e acquisiti in questo contesto, a patto che gli stati membri coinvolti concordino su un approccio comune sulle esportazioni della difesa.

Inoltre, il documento chiarisce che gli stati membri, agendo attraverso il Seap, possono emettere titoli di debito per assicurare il finanziamento a lungo termine dei programmi d’armamento. Questo meccanismo consente una maggiore flessibilità nel finanziamento di programmi d’armamento di ampio respiro e di lunga durata, garantendo allo stesso tempo che l’Unione Europea non sia responsabile per l’emissione del debito da parte degli stati membri. Questa capacità di emettere titoli di debito potrebbe migliorare le condizioni di finanziamento da parte degli stati membri per i programmi d’armamento che ricevono supporto dall’Ue tramite il Seap.
Una rivoluzione copernicana, ma che vede i paesi europei confrontarsi, come sempre, tra i frugali e fiscalmente più conservatori e quelli più esposti alla minaccia da est come Polonia e Paesi baltici. Forse, per la prima volta, si mettono al centro gli Stati membri piuttosto che le grandi industrie della difesa. Gli Stati membri vengono incoraggiati a trovare accordi e alleanze strategiche tra di loro per sviluppare programmi di difesa comuni che potranno beneficiare di meccanismi dedicati e particolari forme di finanziamento.

Il secondo aspetto degno di nota è la possibilità di trasferire all’Ucraina le riserve russe congelate in Europa e Usa subito dopo l’invasione da parte di Mosca. Si tratta di circa trecento miliardi di dollari che farebbero la differenza e che contribuirebbero a finanziare la difesa di Kiev control’ aggressione russa. Sarà interessante osservare i differenti approcci al problema tra un Macron scettico sulla possibilità legali e altri – come il presidente ungherese Orban – totalmente contrari per principio. La soluzione di compromesso sembrerebbe essere di reinvestire i profitti, decisamente minori, ma sicuramente più certi.

La strategia industriale europea per la difesa segna certamente un passo significativo verso l’integrazione e il rafforzamento dell’industria della difesa europea, riconoscendo l’importanza della cooperazione tra gli stati membri e la necessità di adattarsi a un contesto di sicurezza in evoluzione. Attraverso il sostegno finanziario e regolamentare, come evidenziato dall’Edip, l’Ue mira a migliorare la propria autonomia strategica e la capacità di rispondere efficacemente alle sfide di sicurezza, beneficiando gli stati membri e i partner strategici.

Ma era la cosa giusta da fare? O meglio, era la prima cosa giusta da fare? Come sempre l’approccio europeo, anche nel campo della difesa e sicurezza europea, è prima finanziario ed economico. Napoleone Bonaparte diceva che per vincere le guerre occorrevano tre cose: Argent, argent, argent. E quindi ben vengano queste iniziative che tendono a ottimizzare le risorse per la Difesa comune, incoraggiando alleanze tra industrie europee della difesa e potenziando gli strumenti che facilitano questi approcci comuni. Ma cosa servirà una maggiore cooperazione, innovazione e resilienza industriale se poi non avremo delle Forze armate europee capaci di operare in modo integrato e con capacità multi dominio sotto un’unica struttura militare di comando controllo?

Ritengo quindi che – ancora una volta – non si abbia avuto la forza o il coraggio di affrontare il problema in modo olistico analizzando tutti gli aspetti della difesa comune europea. È chiaro che a novembre, chiunque vinca le elezioni negli Stati Uniti, ridimensionerà il proprio appoggio alla vecchia Europa e ci troveremo da soli ad affrontare gravi minacce alla nostra sicurezza. Non c’è più tanto tempo per disegnare e attuare un nuovo progetto di difesa comune europea che dovrà essere tanto più ardito quanto breve sarà il tempo per realizzarlo.


formiche.net/2024/03/primi-pas…



Oggi a Roma con Anpi, Cgil, Arci, Emergency abbiamo chiesto il cessate il fuoco in Ucraina e Palestina e di fermare il genocidio a Gaza. Bisogna fermare l'estr


Elezioni europee: lettera di Sinistra Europea e Rifondazione al Presidente della Repubblica, garante supremo della nostra Carta Costituzionale e del sistema democratico


GoToSocial: il Fediverso a misura di individuo. Il post di @ sulla propria esperienza in self hosting

@Che succede nel Fediverso?

Una delle caratteristiche che rendono il Fediverso attrattivo per molte persone che considerano la privacy importante e che mal sopportano di perdere il controllo sui propri dati, testi, immagini e video, è la possibilità di partecipare alla vita sociale online utilizzando i propri mezzi, cioè un proprio server e un proprio client.



Mi è stato chiesto di raccontare la mia esperienza con #GoToSocial, un server #activitypub che vanta un footprint piccolissima e un ridotto utilizzo di risorse (gira anche su Raspberry PI), una installazione facile e veloce e una buona compatibilità con le API di #Mastodon.

Ecco qui il mio post:
77nn.it/2024/03/09/GoToSocial-…


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Dossieraggi


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MERCATO DELLA DROGA IN EUROPA: UNA PANORAMICA #EUDrugMarkets


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Mercati della droga nell’UE: spunti chiave per la politica e la pratica (EU Drug Markets: Key insights for policy and practice) è il modulo finale di una serie di analisi approfondite sul mercato della droga da parte di #Europol e dall’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (#EMCDDA)..
Il nuovo rapporto offre una sintesi strategica e di alto livello del mercato della droga nell’UE, basata su una solida conoscenza dell’attuale panorama della droga e delle minacce emergenti. Fornisce inoltre una panoramica degli sviluppi chiave per ogni farmaco e delinea le azioni per affrontare le minacce attuali e aumentare la preparazione.
Il rapporto è il modulo finale del più ampio rapporto sui mercati della droga nell’UE: analisi approfondita delle due agenzie, la loro quarta panoramica completa dei mercati delle droghe illecite nell’UE dal 2013
Il traffico illecito di droghe domina la criminalità grave e organizzata nell’Unione europea, con un impatto significativo sulla globalizzazione e sulle reti interconnesse. Il mercato europeo della droga ha registrato un aumento senza precedenti della disponibilità, guidato dalla forte domanda e dall’innovazione criminale. Ciò ha portato a decessi legati alla droga, a un aumento della domanda di cure e all’espansione della criminalità organizzata. Il traffico di droga alimenta anche la corruzione e lo sfruttamento di individui vulnerabili, portando a violenza e danni ambientali. L’economia e lo stato di diritto sono indeboliti dallo sfruttamento delle imprese legali.
Il mercato della droga nell’UE richiede un approccio su più fronti che coinvolga l’applicazione della legge, la sanità pubblica, l’istruzione e la cooperazione internazionale. Riconoscere l’interconnessione globale è fondamentale per risposte efficaci. La tabella di marcia dell’UE si concentra sulla riduzione dell’offerta, sullo smantellamento delle reti criminali ad alto rischio, sul miglioramento dell’accesso a misure di riduzione del danno basate sull’evidenza e sul rafforzamento della resilienza sociale per affrontare i fattori socioeconomici che contribuiscono al mercato illecito della droga.
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Sulla base dei dati del 2021, si stima il mercato della droga nell’UE avere un valore al dettaglio minimo di almeno 31 miliardi di euro. È una delle principali fonti di reddito per la criminalità organizzata. Una chiave caratteristica di questo mercato è l’interconnessione tra diverse droghe illecite, con reti criminali e broker e facilitatori chiave spesso coinvolti nella policriminalità legata alla droga. Il grande mercato della droga nell’UE si interseca anche con e ha un impatto significativo su altri ambiti criminali, come il traffico di armi da fuoco e riciclaggio di denaro.
La disponibilità delle principali droghe in Europa rimane elevata, con grandi quantità sequestrate e un mercato diversificato per le droghe illecite. L’emergere di oppioidi altamente potenti e di nuovi modelli di consumo, in particolare di cocaina, rappresentano una minaccia complessa per la salute pubblica. La tendenza al traffico di spedizioni singole più grandi via mare ha aumentato l’efficienza, mentre i sequestri sono diminuiti. Questa diminuzione potrebbe essere in parte dovuta a una minore attenzione rivolta ai reati di possesso e consumo di droga in alcuni Stati membri.
L’UE sta assistendo alla produzione su scala industriale di cannabis e droghe sintetiche, tra cui anfetamine, metanfetamine, MDMA , sia per i mercati nazionali che internazionali. L’Europa è anche un’importante zona di transito per i flussi globali di droga, in particolare di cocaina proveniente dall’America Latina. Le reti criminali nel mercato della droga dell’UE dimostrano un’elevata adattabilità, sfruttando i progressi tecnologici, i cambiamenti sociali e le strutture commerciali legali. Diversificano le fonti, i prodotti, le rotte del traffico e i metodi di occultamento.
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Il mercato della droga dell’UE ha dimostrato resilienza alle crisi globali, all’instabilità e ai cambiamenti politici ed economici, consentendo alle reti criminali di adattarsi, diversificare i metodi ed emergere nuovi mercati e preferenze dei consumatori.
I mercati della droga illecita e l’economia regolare si intersecano in vari modi, compresi i criminali che sfruttano le infrastrutture di trasporto commerciale e le scappatoie legislative per la produzione di droga e dirottano i prodotti legalmente disponibili per scopi illegali.
Gli Stati membri dell’UE stanno sperimentando livelli senza precedenti di violenza legata al mercato della droga, in particolare nei mercati della cocaina e della cannabis. Questa violenza, che spesso comporta omicidi, torture, rapimenti e intimidazioni, ha un impatto sulla società e sull’insicurezza pubblica. La corruzione facilita il traffico di droga e mina lo stato di diritto. La tecnologia e l’innovazione sono i motori chiave dei mercati della droga, su cui le reti criminali fanno affidamento per facilitare le attività e mitigare i rischi. L’innovazione nella produzione di droghe illecite porta a risultati più elevati, potenza e una gamma più ampia di prodotti di consumo, mentre i progressi digitali e le opportunità tecnologiche rendono la comunicazione illecita più accessibile.
Il mercato della droga nell’UE presenta numerose minacce che richiedono un approccio multidisciplinare, flessibile e orientato al futuro per monitorare e rispondere efficacemente a tali minacce.
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Il mercato della droga nell’UE deve essere monitorato e analizzato utilizzando tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale e le immagini satellitari. Dovrebbero essere individuate le sostanze nocive, come gli oppioidi sintetici e le nuove sostanze psicoattive. Le valutazioni delle minacce dovrebbero essere rafforzate e la violenza legata al mercato della droga dovrebbe essere meglio compresa. Le piattaforme online dovrebbero essere monitorate per il commercio e la distribuzione della droga e dovrebbero essere sviluppati nuovi quadri per analizzare i cambiamenti legislativi sui mercati delle droghe illecite.
Sorge la necessità di rafforzare le risposte operative contro le reti criminali, in particolare quelle ad alto rischio, e di dare priorità allo smantellamento di intere reti. Evidenzia inoltre la necessità di migliorare le risposte al traffico e alla diversione di droga, rafforzare le barriere amministrative, migliorare la capacità di interdizione nei porti marittimi e negli hub di posta e pacchi e dare priorità alle politiche di prevenzione della criminalità per i giovani a rischio di sfruttamento e reclutamento da parte di reti criminali.
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L’UE dovrebbe rafforzare la cooperazione con le organizzazioni internazionali e i paesi terzi per combattere il traffico illecito di droga, in particolare nei centri chiave. Lo scambio di dati sulle reti della tratta dovrebbe migliorare la consapevolezza situazionale. Le normative europee e gli accordi internazionali dovrebbero essere implementati per interrompere il traffico di droga, e i partenariati pubblico-privato dovrebbero essere rafforzati per prevenirne lo sfruttamento.
L’UE deve aumentare le risorse per le risposte operative e strategiche al traffico di droga, concentrarsi sullo sviluppo delle capacità nei principali punti di ingresso, investire in tecnologie di rilevamento innovative, formare i lavoratori, sostenere i paesi terzi sulle rotte del traffico di droga, rafforzare l’elaborazione di politiche basate su dati concreti, migliorare le prevenzione della criminalità, investire in interventi basati sull’evidenza e migliorare la consapevolezza politica dei rischi ambientali associati alla produzione, al traffico e al consumo di droga.
Il quadro legislativo dell’UE è fondamentale per le forze dell’ordine e le autorità giudiziarie nella lotta alla criminalità organizzata. Offre strumenti come #EMPACT per interrompere le catene di approvvigionamento dei farmaci. È necessario rafforzare gli approcci integrati per affrontare le cause profonde dei mercati delle droghe illecite.



Le democrazie occidentali sono quelle che portano in guerra il proprio popolo senza chiedere al popolo quale sia la sua volontà.

Pace - Partito Alternativo per la Coabitazione Euroasiatica




La più maestosa opera satanica della storia: la moneta-debito

Roma – Se si vuol comprendere la storia, quella vera, non si può far a meno di seguire la pista bancaria e l’inconfondibile odore delle banconote. Il Comunismo s’impose in Russia grazie all’azione ordinata e scientifica del sistema bancario internazionalista. Stesso avvenne ai tempi del gran pontefice della massoneria americana, Albert Pike negli Usa: ai tempi, cioé, dell’assassinio di Abramo Lincoln e della guerra usuroctratica per il controllo dell’emissione monetaria mossa contro il popolo americano sotto l’egida del casato Rothschild (il casato da più parti definito come “la stirpe di Satana”). Tutte le maggiori guerre e rivoluzioni della storia sono state ingenerate dallo strumento satanico per eccellenza. Allora è utile, in tal sede, comprendere oltre quel che ci è dato di sapere… il futuro dei nostri figli, infatti, dipenderà anche da questo e dall’esito di una guerra di religione che va avanti da duemila anni…
introduzione di Sergio Basile
La moneta nella confusione tra oggetto e soggetto
Roma – di Nicola Arena – Le parole sono importanti per dare un significato alle cose. Spesso alcuni oggetti o concetti spirituali, per essere spiegati hanno bisogno di molte definizioni, che ne danno un significato appropriato e per questo motivo, a volte, si cercano termini sostitutivi che, però, non potranno mai rendere giustizia a un concetto più complesso. A volte, ancora, si usano degli acronimi che da un lato semplificano, dall’altro rendono incomprensibile il significato stesso; in definitiva, la buona o cattiva fede induce l’utilizzatore a un impiego delle parole con finalità di bene o di male. Questa premessa appare doverosa, nonostante un’apparente ovvietà, per condurci alla spiegazione di un oggetto molto importante, semplice e che condiziona le vite di tutti noi, ovverosia la moneta. Adesso per una più semplice spiegazione del significato di quest’oggetto, ci concentriamo esclusivamente sulla banconota. Cominciamo con lo spiegare in maniera articolata il significato di moneta.
Moneta: Promessa di pagamento, contenitore di valore convenzionale

Esso indica: 1) “una promessa di pagamento di beni reali o immateriali, che il beneficiario cioe’ colui che emette quella promessa si impegna ad onorare e a mantenere nel tempo nei confronti di chi gli ha gia’ erogato beni e servizi”. 2) “un contenitore di valore convenzionale esigibile dal portatore, dalla comunita’ che ha emesso quel simbolo”: per questo motivo la moneta dev’essere dichiarata di proprietà del portatore. Questa promessa di pagamento, quindi, determina il “diritto assoluto di pretendere beni e servizi in cambio”, per ricompensare i servizi erogati o erogabili dall’accettante.
Moneta: unità di misura di valore di beni reali, simbolo materiale
Esso indica ancora: 3) “un’unita’ di misura di valore di beni reali, corrispondente essa stessa a un valore incorporato nella stessa unita’ di misura”. Premettiamo che il professor Giacinto Auriti dopo quaranta anni di studi universitari ha già espresso chiaramente questo concetto nei suoi libri e nei tanti video realizzati e disponibili sul web. Egli affermava che poiché la moneta è un’unità di misura del valore e tutte le unità di misura hanno la qualità di quello che devono misurare, la moneta è quindi unità di misura del valore e valore della misura, cioè potere d’acquisto. 4) un simbolo materiale necessario a rendere visibile un concetto spirituale, qual è appunto il valore.
Cos’è il valore? Cos’è la moneta in veste giuridica?
Ricordiamo sempre il concetto di valore espresso dal “professore”: il valore è una previsione fatta da una persona in un rapporto fra fasi di tempo conseguenti, finalizzata al raggiungimento del proprio benessere (fisico o spirituale). Es.: “la penna ha valore perché prevedo di scrivere” quindi non è l’oggetto a possedere un valore proprio ma è la persona umana che glielo conferisce. 5) La moneta e’ quindi una fattispecie giuridica oggetto di diritto individuale (nel riceverla, in cambio di beni o servizi resi) e allo stesso tempo, un oggetto di obbligo collettivo (nell’accettarla). Questo connubio di diritti e doveri è regolato convenzionalmente e sancito dalla legge attraverso il corso legale.
L’aspetto psicologico della moneta
Ovviamente scrivere su una banconota tutte quelle definizioni sopra riportate – e sicuramente tante altre, che ne accrescano l’importanza e ne dettaglino il senso – sarebbe impossibile e oltremodo inutile, quindi, per semplicità ogni comunità o Stato ha chiamato la moneta con un proprio nome: dollaro, sterlina, lira, franco ecc. ecc.. Qui entra in gioco l’aspetto psicologico inizialmente spiegato. Chiamando con un nome unico un oggetto così complesso, se ne snatura semplicisticamente il significato e quindi lo stesso strumento potrà essere interpretato dalla comunità come oggetto avente un valore proprio. Si realizza così, erroneamente – come dimostrò Auriti – la dimostrazione del concetto Hegeliano, cioè quello di confondere il SOGGETTO (persona umana vera creatrice di valore, perché capace di previsione temporale, di cui al punto 4) con l’OGGETTO moneta (mezzo materiale utilizzato per rendere visibile il valore ma, per i motivi spiegati al punto 4, privo di valore proprio se scorporato dalla convenzione).
La moneta è solo un “valore potenziale”
La moneta perciò, pur avendo un potere d’acquisto certificato dalla legge, è solo un potenziale valore, che lo rende effettivo solo dopo la materializzazione in beni reali ricevuti e che quindi realizza quella previsione temporale nel giudizio di valore creato dal pensiero umano.
Un facile esempio
Facciamo adesso un breve esempio, per rendere meglio l’idea: Lo Stato (comunità) ha bisogno di un bene collettivo, per esempio un ospedale. Attraverso gare d’appalto, la ditta aggiudicatrice realizza l’opera per un valore di 10 milioni di euro. Lo Stato (comunità) consegna al titolare della ditta costruttrice una promessa di pagamento di 10 milioni di euro, che corrispondono al bene realizzato. A questo punto la ditta distribuisce tale somma a tutto il personale impegnato nell’opera. Queste persone adesso si rivolgono ai membri dello Stato (comunità) per ricevere in cambio beni e servizi, presentando quella forma di pagamento ricevuta in precedenza. A quel punto si compie il baratto e tutti sono soddisfatti. Inoltre, poiché la moneta è un bene ripetibile all’infinito, quel denaro ha accresciuto la ricchezza dei cittadini della comunità. Infatti, lo Stato si trova adesso in possesso sia dell’ospedale sia della moneta corrispondente.
Ecco perché la moneta deve essere di proprietà del portatore

Per questo motivo, chi accetta la moneta è sicuramente il creditore nei confronti della comunità, di beni e servizi. Ripetiamo il concetto ancora una volta: CHI ACCETTA È CREDITORE NEI CONFRONTI DI CHI EMETTE DENARO. Per questo per realizzare la vera giustizia, sul biglietto a corso legale dovrebbe essere riportata questa dicitura: PROPRIETA’ DEL PORTATORE, come avvenne sui SIMEC, messi in circolazione da Giacinto Auriti. Per i motivi sopra riportati, chi accetta dev’essere DICHIARATO “ CREDITORE”, mentre chi emette, dev’essere dichiarato “DEBITORE”, almeno fino a quando tutti i beni reali non siano tornati in possesso del CREDITORE, a quel punto la moneta continua a circolare come ricchezza individuale.
Il paradosso dei “privati abusivi” della BCE. in Europa
Tutti sanno che la Banca Centrale Europea è composta di una moltitudine di banche private e quindi di proprietà di azionisti privati e che emette la moneta solo prestandola. Per i motivi sopra esposti, appare doveroso chiedersi: che motivo c’è di affidare ai banchieri privati i privilegi e diritti che un’intera comunità si crea? Se ci riflettiamo attentamente, i banchieri si sono inseriti in questa catena, abusivamente, perché non avrebbero alcun titolo a emettere le promesse di pagamento, che non possono onorare, ma che invece obbligano a essere onorate da altri.
L’errore di fondo
Codificando erroneamente un giudizio, si è indotti a pensare al valore come una caratteristica intrinseca della moneta per cui, tutti noi, attraverso un plagio culturale che dura da almeno 321 anni, se non più, siamo convinti che la banca centrale ci dia un valore reale (e non una promessa di valore con potere d’acquisto) e per questo ci sentiamo in dovere di dare qualcosa in cambio (pagamento interessi passivi su titoli di stato e tasse e balzelli vari per ripagare un debito pubblico ingannevole e fittizio).
La più maestosa opera satanica della storia

Attraverso questo ribaltamento del giudizio di valore, si realizza la più maestosa opera satanica della storia: la moneta-debito. Per le ragioni sopra esposte, il ricevente della promessa di pagamento, da creditore verso la comunità, si è trasformato in debitore verso le banche. Una follia così mostruosa da far tremare i polsi persino i più grandi registi di film Horror. Occorre la consapevolezza da parte di tutti che viviamo in un regime di usura.
Non esiste Democrazia, ma spietato democratismo usurocratico

In tal contesto la democrazia, senza il diritto di pretendere ciò che ci appartiene, non ha alcun significato. Esiste solo un bizzarro democratismo usurocratico (dittatura dei numeri estorti con plagio mediatico e con il potere satanico del danaro). Togliere ai banchieri privati la possibilità di emettere moneta prestandola – come sosteneva il grande professor Auriti – è un atto dovuto che il dovere morale nei confronti delle future generazioni ci obbliga ad attuare. Non esisterà vera libertà fino a quando non sparirà da questo mondo lo strumento satanico per eccellenza che è, ribadiamo, la moneta-debito.
Nelle ultime settimane la propaganda mediatica filo-governativa e filo-europeista (cioé liberal-capitalista e social-comunista) si è fatta alquanto aggressiva. E’ il caso di dire che ha “superato se stessa”. Le aziende falliscono a ritmi impressionanti, i giovani lasciano in massa l’Italia, di “politiche per la famiglia” e “reddito di cittadinanza a credito dei cittadini” (e non a “debito” degli stessi, come suggerito da pseudo-politici di casa nostra) neppure a parlarne di striscio… ma per gli organismi mediatici di prima fascia, istituzionali e non, “l’Italia è in ripresa e la disoccupazione diminuisce”. Se non fosse il tutto così tragico e sconcertante, sembrerebbe quasi di assistere ad un grottesco spettacolo teatrale, nel quale si alternano battute di attori (pazzi) degne del più degradante manicomio criminale. Ma evidentemente questi slogan falsi piacciono al Grande Usuraio, che si pasce sulle disgrazie altrui e sguazza nel sangue dei nuovi martiri del terzo millennio.
Gli adepti del Grande Usuraio
Il grande usuraio si serve spesso di adepti che hanno lo scopo unico di dire il falso e occultare la verità, cercando – con l’uso distorto delle parole e con la loro strategica inversione – di carpire la buona fede della gente e convincerla della bontà di una realtà artefatta. Spesso “esperti economisti ” o per meglio dire “FALSI PROFETI”, agendo in assoluta mala fede tentano di mistificare la realtà – economica, sociale, scientifica e religiosa – e nel contempo di smontare le verità sulla guerra di religione e monetaria in atto. Particolarmente abili, poi, tali adepti si rivelano nell’attaccare le verità più scomode e pericolose, come quelle svelate dal grande Professor Giacinto Auriti: tesi giuridico-monetarie elaborate in più di quarant’anni di studi accademici (indipendenti e dignitosi). Il mondo moderno è pieno di questi personaggi, i quali hanno un discreto seguito, solo perché la cassa di risonanza mediatica li agevola nel loro compito meschino.
Il tempo del nuovo analfabetismo di massa
Oggi, in aggiunta, viviamo nel tempo del nuovo analfabetismo di massa (vedi qui Sovversione sociale e nuovo analfabetismo moderno) e siamo immersi in uno stato d’ignoranza programmata dai grandi usurai, che non permette alle persone di risvegliarsi e autodeterminarsi. L’iper diffusione tecnologica a la correlata superficialità mediatica nel “raccontare” le notizie senza il dovuto approfondimento, non aiutano l’inversione di questo processo.
Il timore del Grande Usuraio
L’essere umano autonomo e responsabile, dunque, fa paura ai grandi usurai, i quali non potendo indebitarlo non ne hanno il controllo. Parimenti essi temono l’essere spirituale il quale, svincolato dai retaggi della pura materia e della carne, agisce nel mondo da disilluso, nella consapevolezza che la sfida che ci attende, prima di rientrare in una sfera economica e/o politica e/o sociale è prettamente spirituale. Che ci crediamo o no, il gran duello finale tra bene e male sta vivendo gli ultimi stadi del suo divenire.
La grande arma satanica del “Grande Usuraio”
L’usuraio attraverso lo strumento satanico per eccellenza, che è la moneta-debito, vuol mantenere il totale controllo dei popoli sottomettendoli al suo volere. L’usuraio non ha cuore né coscienza, agisce secondo gli interessi di una mente oscura di cui, a volte forse inconsapevolmente, si trova a essere sia complice che veicolo, portatore d’iniquità e morte. L’usuraio non ha bisogno del nostro denaro per vivere, ma ha assoluto bisogno di farci esistere in uno stato di perenne debito nei suoi confronti. Il debito opprime, logora, impaurisce, offende lo spirito e svilisce le forze e lo spirito. Spesso leva dal cuore lo spirito di ringraziamento verso Dio e la fede, esponendo lo scoraggiato e il debole alle insidie più subdole del grande nemico dei popoli: satana.
Dalla caduta dell’Impero Romano alla schiavitù dei tempi moderni

L’angelo oscuro, travestito di luce e buone intenzioni, trae dalla moneta-debito, da secoli, la sua linfa vitale. Tutte le macro-crisi economiche della storia egli ha fomentato, espropriando i popoli dell’universalità dei loro beni (specie i popoli cristiani che abitarono fin dai primi secoli dopo Cristo, il bacino Mediterraneo). La diffusione della falsa cambiale debitocratica e convenzionale (ricevuta di credito/debito prima e carta-moneta poi..) fu la vera causa dello sfaldamento dell’Impero Romano (prima) e dell’indebitamento di massa delle nazioni moderne (poi).
Schiavi perenni di un debito non dovuto
Allora accade anche oggi che mentre Renzi, Mattarella e gli altri eroi della politica si riempiono la bocca di paroloni sprizzanti “fiducia” e “ottimismo”, senza far alcun riferimento alle antiche e sataniche armi di distruzione e distrazione di massa del “Grande Usuraio”, attorno a noi il male oscuro avanza. Male che potrebbe di certo essere fermato mediante le armi della conoscenza, della verità, dello spirito di solidarietà e, soprattutto, della preghiera. Ma per indirizzare bene le nostre energie spirituali al cospetto di Nostro Signore Gesù Cristo, sarebbe necessario uscire prima dall’oblio, liberandosi da questa corazza d’ignoranza che ci soffoca e rende pachidermici i nostri movimenti, impedendoci di riconoscere i veri golia che attentano alla nostra esistenza, materiale e spirituale. La realtà più tremenda da scoprire è quella che ci obbliga a essere schiavi di un debito non dovuto. L’usuraio, attraverso l’inganno ci espropria dei nostri beni e della possibilità di poter esprimere il nostro valore umano per raccoglierlo convenzionalmente in un simbolo. L’usuraio si appropria dell’immagine e ci vieta così di poter rendere visibile la creazione del nostro spirito.
A chi appartiene la carta-moneta?
Chi ha concesso questo enorme potere al grande usuraio? Perché i popoli non si “incazzano” a tale scempio di diritto? Domande alle quali è difficile dare una risposta. In molti cercano di distribuire perle di “saggezza economica”, non accorgendosi che il vero punto di Cournot, ancor prima di essere economico è giuridico. Di chi è la proprietà del valore incorporato nella carta-moneta? Molti economisti sono spiazzati da questa domanda così semplice, alla quale non sapendo fornire risposte logiche, trovano la via più comoda che è quella sostenuta dai testi universitari, i quali per “statuto” non trattano (curiosamente) questo argomento.
Il “segreto dei segreti” celato dal mondo accademico
Il “segreto dei segreti” è dunque reso inaccessibile alle masse con la complicità dei politici servi dei banchieri. Ciò implica che i nostri eruditi giovani universitari crescano in una evidente ignoranza diffusa sui temi davvero importanti: qual è quello monetario. Il motivo di questa difficoltà nel comprendere la truffa in atto da secoli è legato al fatto che tutta la scienza economica si basa sulla più grande atrocità menzognera della storia: la moneta-debito. Un economista che accetta la verità è disposto a mettere in dubbio tutti i suoi anni di studi. Ma quanti oggi sono disposti a farlo? Davvero pochi! Eppure è in gioco la vita di miliardi di uomini.
No Auriti, No Party!
E’ necessario che i popoli, specie le nuove generazioni, prendano coscienza di questo, sacrificando magari il loro tempo di svago per dedicarlo alla comprensione dei motivi che da sempre generano evidenti iniquità nel mondo. Il motto da insegnare ai nostri giovani potrebbe essere “meno discoteca e cocktail e più Auriti!”. Oppure: “No Auriti, No Party!”. Ma in fondo, dovremmo semplicemente ascoltare e far proprie le parole del Vangelo ed essere quindi portatori di giustizia divina, fiduciosi che alla fine la Verità vince sempre.

Nicola Arena / introduzione di Sergio Basile Qui Europa

da: Alfredodecclesia.blogspot.it/

ilsapereepotere2.blogspot.com/…



Camera arbitrale internazionale: auto storiche non pagano il bollo, danno erariale
(tra poco, chiederanno di tassare i passeggini?)
imolaoggi.it/2024/03/09/camera…


VERSIONE ITALIANA NEW HAMPSHIRE, APPROVATO NUOVO DISEGNO DI LEGGE SU PRIVACY DEI CONSUMATORINel New Hampshire il governatore Chris Sununu ha firmato la legge SB 255 che garantisce la protezione completa della privacy dei consumatori. Lo stato diventa così il 14° ad adottare questa misura. Grazie all’approvazione di questa legge i cittadini hanno il diritto di …

Sabrina Web 📎 reshared this.



#NoiSiamoLeScuole questa settimana racconta della costruzione della nuova Scuola Secondaria di I grado Vincenzo Campanari dell’ICS Ildovaldo Ridolfi, a Tuscania, in provincia di Viterbo e nel Lazio, per contrastare la dispersione scolastica e per rid…


Little New About Hampshire


On March 6, 2024, Governor Sununu signed SB 255 into law, making New Hampshire the fourteenth U.S. State to adopt a comprehensive privacy law to govern the collection, use, and transfer of personal data. SB 255 is the second comprehensive privacy law enac

On March 6, 2024, Governor Sununu signed SB 255 into law, making New Hampshire the fourteenth U.S. State to adopt a comprehensive privacy law to govern the collection, use, and transfer of personal data. SB 255 is the second comprehensive privacy law enacted in 2024, the first having been New Jersey’s S332, which was also a holdover from the 2023 legislative session. Another example of states following the “Connecticut model,” S255 bears a strong resemblance to other laws following the Washington Privacy Act (WPA) framework. The law will take effect on January 1, 2025. This blog post addresses two unique facets of SB 255, including its narrow rulemaking authority and a unique provision addressing conflicts with other laws, while ultimately reflecting on how SB 255 is arguably the first “boring” state comprehensive privacy law.

1. Two Novel Provisions in New Hampshire


a. Narrow Rulemaking Authority

Prior to New Hampshire joining the fray, there were two approaches to rulemaking in the state comprehensive privacy landscape. In the first category are laws that provide no rulemaking authority, which includes a majority of enacted legislation. However, a handful of states—California, Colorado, and New Jersey— exist in another category where the legislation provides broad rulemaking authority, either to promulgate regulations for the purpose of carrying out the law or, in California’s case, to issue regulations on a variety of important topics.

SB 255 breaks this trend by including two narrow rulemaking provisions. First, in section 507-H:6, which notes that the secretary of state will establish standards for privacy notices. The second rulemaking provision is section 507-H:4(II), which specifies that the secretary of state will establish a “secure and reliable means” for individuals to exercise their rights under the law. Most other states task controllers with establishing their own means for individuals to exercise their rights (e.g., Delaware). California was slightly more prescriptive in its requirements (e.g., requiring that businesses offer a toll-free telephone number to exercise rights) but ultimately leaves much to the discretion of businesses. New Hampshire’s requirement that the secretary of state establish a uniform means for exercising data rights could make it easier for individuals to submit requests given that the mechanism will not vary from controller-to-controller. Businesses interact with their customers in a variety of ways, however, and this standardization could pose challenges for businesses if it is overly rigid.

b. Compliance with Other Law

SB 255 contains a unique provision regarding compliance with “other law.” Section 507-H:12 provides that anyone covered by SB 255 and “other law regarding third party providers of information and services” must comply with both laws, and, where there is a “direct conflict” between the two laws, the individual or entity “shall comply with the statute that provides the greater measure of privacy protection to individuals.” For the purposes of that provision, opt-in consent for disclosing personal information is deemed more protective than the opt-out rights in SB 255.

This language was added while SB 255 was in committee to prevent potential conflicts between SB 255 and HB 314, a distinct bill that was being considered in parallel to SB 255. Originally intended to curtail government acquisition of personal information, HB 314 was expanded significantly by the House Judiciary Committee to place strict limits on the disclosure of personal information by a “third-party provider of information,” defined broadly under that bill to encompass telephone companies, utilities, internet service providers, streaming services, social media services, email service providers, banks and financial institutions, insurance companies, and credit card companies.

HB 314 passed the New Hampshire House of Representatives in early January 2024, but it has not progressed in the Senate at the time of writing. Retaining this conflict provision in SB 255 without also passing HB 314 raises questions about the provision’s function, given that “third-party provider of information or services” currently is not defined in law.

2. The First “Boring” Privacy Law?


Perhaps what is most interesting about SB 255 is how uninteresting it is—at least in regard to comprehensive privacy law, there is very little new in New Hampshire:

  • The law’s applicability thresholds are low—applying to controllers who process the personal data of either 35K consumers or 10K consumers and deriving more than 25% of revenue from the sale of personal data—but these thresholds are not uniquely low (matching those set in Delaware).
  • Sensitive data is defined broadly, including personal data revealing sex life, but it omits elements of the broadest such definitions (e.g., status as transgender or nonbinary and status as a victim of crime, included in Oregon, or financial information, included in California and New Jersey).
  • The definition of biometric data is broader than that in Virginia (covering data generated from a photograph or an audio or video recording if generated to identify a specific individual), but narrower than that in New Jersey or Oregon.
  • A controller can respond to a deletion request regarding personal data obtained from third parties by opting that individual out of non-exempt processing purposes, following the approach in most WPA-style laws (except Delaware and New Jersey).
  • New Hampshire joins California, Colorado, Connecticut, Montana, Oregon, Delaware, and New Jersey as the eighth state to allow individuals to opt-out of the processing of personal data for targeted advertising or the sale of personal data on a default basis through a universal opt-out mechanism (UOOM).


That SB 255 adds little new to the state comprehensive privacy landscape is indicative of the maturity of state privacy law. Once upon a time, a state enacting comprehensive privacy legislation warranted an emergency blog post with detailed analysis and lofty questions about a looming “patchwork” of incompatible laws. In the almost six years since the California Consumer Privacy Act was enacted, fourteen states have now joined the fold. As noted in FPF’s forecast of the 2024 privacy landscape, while there was a general regulatory convergence on the WPA framework, there are still meaningful differences between most of the post-California comprehensive state privacy laws. Many have wondered whether any states would buck the consensus trend in 2024 and adopt a novel approach to data privacy. That may be the case, as several states are currently considering bills inspired by the American Data Privacy and Protection Act. But if New Hampshire is anything to go by, perhaps 2024 will instead be a year of greater convergence and uniformity amongst the states. Time will tell.


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