Qualche giorno orsono #Europol e #UEFA (organo di governo del calcio europeo) hanno rinnovato ed esteso il loro Memorandum of Understanding, incentrato sulla prevenzione e la lotta alla criminalità tutelando al tempo stesso l'integrità del calcio europeo.
Il memorandum è stato firmato nella sede della UEFA a Nyon dal direttore esecutivo di Europol, Catherine De Bolle, e dal presidente della UEFA, Aleksander Čeferin. Europol e UEFA si sono impegnate a cooperare in attività e progetti congiunti. La partnership migliorerà le indagini, la condivisione delle informazioni e il supporto di esperti per le 55 federazioni affiliate alla UEFA.
L’accordo si basa sulla già esistente cooperazione tra le istituzioni, soprattutto nella lotta contro le partite truccate, ampliandone al tempo stesso la portata ad altre minacce legate alla criminalità organizzata. La cooperazione si concentra sullo scambio di informazioni e sulla condivisione di conoscenze nei settori dei principali eventi calcistici, della corruzione sportiva, delle partite truccate e del riciclaggio di denaro, del razzismo, della xenofobia e dell'estremismo violento, nonché delle attività illegali legate allo streaming o alla trasmissione illegali di contenuti audiovisivi. La cooperazione si estende all'individuazione di transazioni e attività sospette nei settori dei trasferimenti di giocatori di calcio, degli investimenti nelle squadre di calcio, dello scambio di attività finanziarie legate al calcio e delle scommesse sportive.
Anche l'assegnazione e l'organizzazione di competizioni sportive possono essere oggetto di abuso da parte dei criminali per riciclare proventi illeciti o per scopi di corruzione e rientrano quindi anche tra i possibili ambiti di cooperazione.
Secondo la definizione giuridica, la manipolazione della competizione o la combine è “un'azione, un'omissione o un'inganno intenzionale volti a alterare impropriamente il risultato o lo svolgimento di una competizione sportiva al fine di eliminare in tutto o in parte la natura imprevedibile della competizione stessa, al fine di ottenere un indebito vantaggio per sé o per altri” (Convenzione del Consiglio d'Europa sulla manipolazione delle competizioni sportive, 2014, leggi sotto).
La manipolazione della competizione, nota anche come combine, si verifica quando il risultato di un torneo o di una competizione viene deciso in anticipo, in parte o completamente, e la partita viene giocata per garantire l'esito predeterminato. Ciò è contrario alle regole del gioco e spesso alla legge. Il motivo più comune per cui si ricorre alla combine è ottenere un compenso dagli scommettitori, ma le squadre possono anche intenzionalmente ottenere prestazioni scadenti per ottenere un vantaggio futuro, come, sulla carta, un avversario meno promettente in uno spareggio. Parimenti, la manipolazione della competizione si verifica quando un partecipante a una competizione sportiva (ad esempio un atleta, un allenatore, un giudice o un arbitro, ecc.) consapevolmente non ottiene risultati soddisfacenti o prende deliberatamente decisioni sbagliate che influenzano il risultato o l'andamento di una competizione, al fine di ottenere un beneficio indebito (solitamente un vantaggio sportivo o finanziario).
La Convenzione del Consiglio d'Europa sulla manipolazione delle competizioni sportive, comunemente nota come Convenzione di Macolin, è l'unico trattato internazionale giuridicamente vincolante specificamente concepito per prevenire, individuare e sanzionare la manipolazione delle competizioni sportive.
È stata stipulata a Macolin/Magglingen, in Svizzera, il 18 settembre 2014 ed è entrata in vigore il 1° settembre 2019, a seguito della ratifica da parte di cinque Stati, tre dei quali membri del Consiglio d'Europa.
La Convenzione mira a proteggere l'integrità dello sport e l'etica sportiva promuovendo il coordinamento nazionale e la cooperazione internazionale contro la manipolazione, sia essa legata ad attività criminali, scommesse sportive o altri motivi.
La Convenzione di Macolin stabilisce un quadro giuridico completo che impone agli Stati firmatari di attuare misure per combattere la manipolazione, tra cui l'identificazione dei rischi, la definizione di leggi e procedure necessarie e la promozione della cooperazione tra autorità pubbliche, organizzazioni sportive e operatori di scommesse.
Prevede la criminalizzazione della manipolazione da parte di persone fisiche e giuridiche, garantendo che le sanzioni disciplinari degli organismi sportivi non escludano la responsabilità penale, civile o amministrativa. Il trattato impone inoltre agli Stati di istituire piattaforme nazionali che fungano da centri di informazione per il monitoraggio e l'analisi di attività di scommesse sospette e di comunicare le coordinate di tali piattaforme e delle autorità responsabili al Consiglio d'Europa.
La convenzione definisce la manipolazione della competizione come un'intesa, un atto o un'omissione intenzionale volta a alterare impropriamente il risultato o lo svolgimento di una competizione per ottenere un indebito vantaggio, eliminando così la natura imprevedibile dello sport.
Fornisce una tipologia per diverse forme di manipolazione, tra cui l'interferenza diretta in un evento sportivo (Tipo 1), la modifica dell'identità o dei dati personali di un atleta (Tipo 2) e le modifiche non conformi relative all'attrezzatura, alle superfici di gioco o alla fisiologia dell'atleta (Tipo 3).
Questo quadro normativo mira a promuovere una comunicazione più chiara e a fornire una base statistica uniforme per l'identificazione dei rischi e delle minacce emergenti.
A novembre 2025, la Convenzione di Macolin è stata ratificata da Belgio, Francia, Grecia, Islanda, Italia, Lituania, Norvegia, Portogallo, Repubblica di Moldavia, San Marino, Serbia, Spagna, Svezia, Svizzera e Ucraina. È stata firmata anche da altri 41 Stati europei, oltre che da Australia e Marocco. Il nostro Paese ha aderito alla Convenzione, sottoscrivendola il 7 aprile 2016 ed approvandola in via definitiva al termine del percorso parlamentare l'11 aprile 2019; il 16 maggio 2019 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale.
Il Comitato di monitoraggio della Convenzione, responsabile del monitoraggio dell'attuazione, comprende rappresentanti degli Stati firmatari e di altri organismi competenti e può effettuare visite per valutarne il rispetto.
La Convenzione è aperta alla ratifica sia degli Stati membri del Consiglio d'Europa che di Stati non membri, a dimostrazione della sua portata globale.
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«Il voto dell’Italia è decisivo per l’entrata in vigore in Europa delle misure di contrasto alle scommesse e al gioco illegali, in tutte le sue forme.» Così il ...Dipartimento per lo Sport
Il divieto di coltivazione del papavero da #oppio in #Afghanistan fu introdotto dalle Autorità de facto nel 2022 e ora al terzo anno di applicazione. #UNODC (l’Agenzia delle Nazioni UNite contro il crimine ed il traffico di droga) in un suo recente rapporto (reperibile qui: https://www.unodc.org/documents/crop-monitoring/Afghanistan/AfghanistanOpiumSurvey_2025.pdf)) monitora l’evoluzione della coltivazione illecita, la produzione di oppio, e le conseguenze socio-economiche e ambientali per le comunità rurali afghane.
Il divieto ha ridotto drasticamente la produzione di oppio, ma ha anche:
Le Raccomandazioni finali di UNODC riguardano
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# Un profilo curato da un cultore della materia. La cooperazione di polizia da un'ottica italiana. # Un perfil editado por un experto en el tema. La cooperación policial desde una perspectiva italiana. # A profile edited by an expert on the subject.l.devol.it
Qualche giorno orsono #Europol e #UEFA (organo di governo del calcio europeo) hanno rinnovato ed esteso il loro Memorandum of Understanding, incentrato sulla prevenzione e la lotta alla criminalità tutelando al tempo stesso l'integrità del calcio europeo.
Il memorandum è stato firmato nella sede della UEFA a Nyon dal direttore esecutivo di Europol, Catherine De Bolle, e dal presidente della UEFA, Aleksander Čeferin. Europol e UEFA si sono impegnate a cooperare in attività e progetti congiunti. La partnership migliorerà le indagini, la condivisione delle informazioni e il supporto di esperti per le 55 federazioni affiliate alla UEFA.
L’accordo si basa sulla già esistente cooperazione tra le istituzioni, soprattutto nella lotta contro le partite truccate, ampliandone al tempo stesso la portata ad altre minacce legate alla criminalità organizzata. La cooperazione si concentra sullo scambio di informazioni e sulla condivisione di conoscenze nei settori dei principali eventi calcistici, della corruzione sportiva, delle partite truccate e del riciclaggio di denaro, del razzismo, della xenofobia e dell'estremismo violento, nonché delle attività illegali legate allo streaming o alla trasmissione illegali di contenuti audiovisivi. La cooperazione si estende all'individuazione di transazioni e attività sospette nei settori dei trasferimenti di giocatori di calcio, degli investimenti nelle squadre di calcio, dello scambio di attività finanziarie legate al calcio e delle scommesse sportive.
Anche l'assegnazione e l'organizzazione di competizioni sportive possono essere oggetto di abuso da parte dei criminali per riciclare proventi illeciti o per scopi di corruzione e rientrano quindi anche tra i possibili ambiti di cooperazione.
Secondo la definizione giuridica, la manipolazione della competizione o la combine è "un'azione, un'omissione o un'inganno intenzionale volti a alterare impropriamente il risultato o lo svolgimento di una competizione sportiva al fine di eliminare in tutto o in parte la natura imprevedibile della competizione stessa, al fine di ottenere un indebito vantaggio per sé o per altri" (Convenzione del Consiglio d'Europa sulla manipolazione delle competizioni sportive, 2014, leggi sotto).
La manipolazione della competizione, nota anche come combine, si verifica quando il risultato di un torneo o di una competizione viene deciso in anticipo, in parte o completamente, e la partita viene giocata per garantire l'esito predeterminato. Ciò è contrario alle regole del gioco e spesso alla legge. Il motivo più comune per cui si ricorre alla combine è ottenere un compenso dagli scommettitori, ma le squadre possono anche intenzionalmente ottenere prestazioni scadenti per ottenere un vantaggio futuro, come, sulla carta, un avversario meno promettente in uno spareggio. Parimenti, la manipolazione della competizione si verifica quando un partecipante a una competizione sportiva (ad esempio un atleta, un allenatore, un giudice o un arbitro, ecc.) consapevolmente non ottiene risultati soddisfacenti o prende deliberatamente decisioni sbagliate che influenzano il risultato o l'andamento di una competizione, al fine di ottenere un beneficio indebito (solitamente un vantaggio sportivo o finanziario).
La Convenzione del Consiglio d'Europa sulla manipolazione delle competizioni sportive, comunemente nota come Convenzione di Macolin, è l'unico trattato internazionale giuridicamente vincolante specificamente concepito per prevenire, individuare e sanzionare la manipolazione delle competizioni sportive.
È stata stipulata a Macolin/Magglingen, in Svizzera, il 18 settembre 2014 ed è entrata in vigore il 1° settembre 2019, a seguito della ratifica da parte di cinque Stati, tre dei quali membri del Consiglio d'Europa.
La Convenzione mira a proteggere l'integrità dello sport e l'etica sportiva promuovendo il coordinamento nazionale e la cooperazione internazionale contro la manipolazione, sia essa legata ad attività criminali, scommesse sportive o altri motivi.
La Convenzione di Macolin stabilisce un quadro giuridico completo che impone agli Stati firmatari di attuare misure per combattere la manipolazione, tra cui l'identificazione dei rischi, la definizione di leggi e procedure necessarie e la promozione della cooperazione tra autorità pubbliche, organizzazioni sportive e operatori di scommesse.
Prevede la criminalizzazione della manipolazione da parte di persone fisiche e giuridiche, garantendo che le sanzioni disciplinari degli organismi sportivi non escludano la responsabilità penale, civile o amministrativa. Il trattato impone inoltre agli Stati di istituire piattaforme nazionali che fungano da centri di informazione per il monitoraggio e l'analisi di attività di scommesse sospette e di comunicare le coordinate di tali piattaforme e delle autorità responsabili al Consiglio d'Europa.
La convenzione definisce la manipolazione della competizione come un'intesa, un atto o un'omissione intenzionale volta a alterare impropriamente il risultato o lo svolgimento di una competizione per ottenere un indebito vantaggio, eliminando così la natura imprevedibile dello sport.
Fornisce una tipologia per diverse forme di manipolazione, tra cui l'interferenza diretta in un evento sportivo (Tipo 1), la modifica dell'identità o dei dati personali di un atleta (Tipo 2) e le modifiche non conformi relative all'attrezzatura, alle superfici di gioco o alla fisiologia dell'atleta (Tipo 3).
Questo quadro normativo mira a promuovere una comunicazione più chiara e a fornire una base statistica uniforme per l'identificazione dei rischi e delle minacce emergenti.
A novembre 2025, la Convenzione di Macolin è stata ratificata da Belgio, Francia, Grecia, Islanda, Italia, Lituania, Norvegia, Portogallo, Repubblica di Moldavia, San Marino, Serbia, Spagna, Svezia, Svizzera e Ucraina. È stata firmata anche da altri 41 Stati europei, oltre che da Australia e Marocco. Il nostro Paese ha aderito alla Convenzione, sottoscrivendola il 7 aprile 2016 ed approvandola in via definitiva al termine del percorso parlamentare l'11 aprile 2019; il 16 maggio 2019 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale.
Il Comitato di monitoraggio della Convenzione, responsabile del monitoraggio dell'attuazione, comprende rappresentanti degli Stati firmatari e di altri organismi competenti e può effettuare visite per valutarne il rispetto.
La Convenzione è aperta alla ratifica sia degli Stati membri del Consiglio d'Europa che di Stati non membri, a dimostrazione della sua portata globale.
Il divieto di coltivazione del papavero da #oppio in #Afghanistan fu introdotto dalle Autorità de facto nel 2022 e ora al terzo anno di applicazione. #UNODC (l’Agenzia delle Nazioni UNite contro il crimine ed il traffico di droga) in un suo recente rapporto (reperibile qui: unodc.org/documents/crop-monit…unodc.org/documents/crop-monit…)) monitora l’evoluzione della coltivazione illecita, la produzione di oppio, e le conseguenze socio-economiche e ambientali per le comunità rurali afghane.
Il divieto ha ridotto drasticamente la produzione di oppio, ma ha anche:
Le Raccomandazioni finali di UNODC riguardano
I finanzieri del Comando Provinciale di Gorizia hanno scoperto un'organizzazione criminale coinvolta nella produzione e commercializzazione di capi di abbigliamento fabbricati in Romania ma falsamente etichettati come “Made in Italy”.
L'indagine, che ha ricostruito l'intera filiera produttiva illecita, è stata avviata grazie al monitoraggio territoriale effettuato nella provincia dell'Isonzo, punto di accesso chiave della cosiddetta “Rotta Balcanica”. Durante un normale controllo di frontiera, è stato individuato un camion con targa rumena che trasportava 1.600 capi di abbigliamento femminile recanti la fuorviante etichetta “Made in Italy”.
Successive indagini, condotte dai finanzieri con il coordinamento della Procura della Repubblica locale, hanno portato alla luce un traffico di capi di abbigliamento femminile prodotti in una fabbrica rumena e destinati alla vendita in Italia tramite due aziende con sede in Lombardia.
Le perquisizioni effettuate presso le due aziende italiane e i loro principali clienti in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto hanno portato al sequestro di ulteriori 1.900 capi di abbigliamento con etichette di origine ingannevoli. Attraverso approfondite indagini, gli agenti sono stati in grado di ricostruire le fasi produttive e commerciali alla base della creazione e della vendita di questi capi, identificando i soggetti responsabili dell'intera operazione.
Le indagini si sono concluse con la denuncia all’Autorità Giudiziaria di Gorizia di 5 soggetti, responsabili della frode, e con lo smantellamento di un collaudato sistema produttivo in grado di immettere nei circuiti commerciali italiani ed europei quasi 3 milioni di capi di abbigliamento negli ultimi 5 anni.
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# Un profilo curato da un cultore della materia. La cooperazione di polizia da un'ottica italiana. # Un perfil editado por un experto en el tema. La cooperación policial desde una perspectiva italiana. # A profile edited by an expert on the subject.l.devol.it
I finanzieri del Comando Provinciale di Gorizia hanno scoperto un'organizzazione criminale coinvolta nella produzione e commercializzazione di capi di abbigliamento fabbricati in Romania ma falsamente etichettati come "Made in Italy".
L'indagine, che ha ricostruito l'intera filiera produttiva illecita, è stata avviata grazie al monitoraggio territoriale effettuato nella provincia dell'Isonzo, punto di accesso chiave della cosiddetta "Rotta Balcanica". Durante un normale controllo di frontiera, è stato individuato un camion con targa rumena che trasportava 1.600 capi di abbigliamento femminile recanti la fuorviante etichetta "Made in Italy".
Successive indagini, condotte dai finanzieri con il coordinamento della Procura della Repubblica locale, hanno portato alla luce un traffico di capi di abbigliamento femminile prodotti in una fabbrica rumena e destinati alla vendita in Italia tramite due aziende con sede in Lombardia.
Le perquisizioni effettuate presso le due aziende italiane e i loro principali clienti in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto hanno portato al sequestro di ulteriori 1.900 capi di abbigliamento con etichette di origine ingannevoli. Attraverso approfondite indagini, gli agenti sono stati in grado di ricostruire le fasi produttive e commerciali alla base della creazione e della vendita di questi capi, identificando i soggetti responsabili dell'intera operazione.
Le indagini si sono concluse con la denuncia all’Autorità Giudiziaria di Gorizia di 5 soggetti, responsabili della frode, e con lo smantellamento di un collaudato sistema produttivo in grado di immettere nei circuiti commerciali italiani ed europei quasi 3 milioni di capi di abbigliamento negli ultimi 5 anni.
Il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Gen. C.A. Salvatore Luongo, in visita in Argentina, Paese membro della FIEP
Nella circostanza si sono svolti incontri per il rafforzamento della cooperazione con il Direttore Nazionale della Gendarmería Nacional, Comandante Generale Claudio Miguel Brilloni, e il Commissario Generale Luis Alejandro Rolle, Capo della Policía Federal Argentina.
Lo Stato sud-americano partecipa con la sua Gendarmeria Nazionale alla #FIEP (fiep.org/), un'associazione di Gendarmerie e Forze di Polizia nazionali con Status Militare.
L'obiettivo della FIEP (che iniziò la sua attività con le forze militari di Francia, Italia, Spagna e Portogallo) è quello di ampliare e rafforzare le relazioni reciproche, promuovere una riflessione innovativa e attiva sulle forme di cooperazione di polizia e valorizzare il suo modello di organizzazione e strutture all'estero.
L'Associazione facilita, in conformità agli accordi internazionali vigenti e alle normative nazionali, lo scambio di informazioni ed esperienze nei seguenti settori: Risorse umane (compresa la formazione e il reclutamento); Organizzazione del servizio; Nuove tecnologie e logistica; Affari Internazionali.
A corollario della sua visita il Comandante Generale #Luongo è stato insignito della Medaglia d’Onore d’Oro della Policía Federal Argentina. \ A seguire, si é tenuto l’incontro con l’Ambasciatore d’Italia, Min. Plen. Fabrizio Lucentini, e i Carabinieri in servizio presso l'Ambasciata di Buenos Aires.
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FIEP Presidency 2024-2025: FRANCEFIEP | International Association of Gendarmeries and Police Forces with Military Statues
Nella circostanza si sono svolti incontri per il rafforzamento della cooperazione con il Direttore Nazionale della Gendarmería Nacional, Comandante Generale Claudio Miguel Brilloni, e il Commissario Generale Luis Alejandro Rolle, Capo della Policía Federal Argentina.
Lo Stato sud-americano partecipa con la sua Gendarmeria Nazionale alla #FIEP (fiep.org/), un'associazione di Gendarmerie e Forze di Polizia nazionali con Status Militare.
L'obiettivo della FIEP (che iniziò la sua attività con le forze militari di Francia, Italia, Spagna e Portogallo) è quello di ampliare e rafforzare le relazioni reciproche, promuovere una riflessione innovativa e attiva sulle forme di cooperazione di polizia e valorizzare il suo modello di organizzazione e strutture all'estero.
L'Associazione facilita, in conformità agli accordi internazionali vigenti e alle normative nazionali, lo scambio di informazioni ed esperienze nei seguenti settori: Risorse umane (compresa la formazione e il reclutamento); Organizzazione del servizio; Nuove tecnologie e logistica; Affari Internazionali.
\
A corollario della sua visita il Comandante Generale #Luongo è stato insignito della Medaglia d’Onore d’Oro della Policía Federal Argentina. \
A seguire, si é tenuto l’incontro con l’Ambasciatore d’Italia, Min. Plen. Fabrizio Lucentini, e i Carabinieri in servizio presso l'Ambasciata di Buenos Aires.
Il rapporto ESPAD 2024 “School Survey on Alcohol and Other Drugs”, pubblicato recentemente da #EUDA (l’ Agenzia dell'Unione europea sulle droghe il cui obiettivo generale è contribuire a migliorare la preparazione dell'Unione europea in materia di droghe), fornisce un'analisi completa dei comportamenti di consumo di sostanze tra gli adolescenti in tutta Europa. Questo rapporto approfondisce i risultati di sintesi pubblicati inizialmente a maggio 2025, descrivendo una generazione in fase di significativa trasformazione. Per garantire un'ampia accessibilità, il rapporto ESPAD 2024 è corredato da una serie di strumenti aggiuntivi. I risultati dell'ESPAD 2024 si riferiscono alle esperienze e alle percezioni degli studenti riguardo a una varietà di sostanze, tra cui tabacco, alcol, droghe illecite, inalanti, prodotti farmaceutici e nuove sostanze psicoattive (NPS). Vengono affrontati anche l'uso dei social media, dei videogiochi e del gioco d'azzardo.
Come detto, una sintesi dei principali risultati è stata pubblicata dalle organizzazioni a maggio 2025 ed è disponibile in 25 lingue sul sito web dell'EUDA (euda.europa.eu/index_en).
I punti salienti indicano che il consumo di alcol, tabacco e cannabis tra gli adolescenti continua a diminuire, ma che nuovi rischi comportamentali e per la salute sono in aumento. Il rapporto solleva crescenti preoccupazioni circa l'aumento dell'uso di sigarette elettroniche, l'uso non medico di farmaci da prescrizione e un aumento significativo dell'uso di social media, giochi online e gioco d'azzardo tra gli adolescenti. Queste tendenze sono più pronunciate tra le ragazze, dove i divari di genere di lunga data nell'uso di sostanze sembrano ridursi o addirittura invertirsi. Secondo il rapporto: “Sebbene il continuo calo dell'uso di sostanze già note sia positivo, ciò non corrisponde necessariamente a una riduzione del rischio. Infatti, l'interazione tra l'uso di sostanze psicoattive e i comportamenti digitali a rischio rappresenta una nuova e complessa sfida per la salute pubblica”.
Lo studio, condotto in collaborazione con l'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (#EMCDDA) e coordinato dal Consiglio nazionale delle ricerche (#CNR), si basa su un'indagine del 2024 condotta in 37 paesi europei, inclusi 25 Stati membri dell'UE. Si tratta dell'ottava ondata di raccolta dati condotta dal progetto ESPAD dal 1995 e la prima condotta dopo la pandemia di COVID-19. Un totale di 113.882 studenti di età compresa tra 15 e 16 anni hanno partecipato a quest'ultima indagine, rispondendo a un questionario anonimo. Questa edizione segna 30 anni di monitoraggio dei comportamenti a rischio degli adolescenti in tutta Europa.
Tra le nuove sfide per le politiche e le pratiche, il rapporto evidenzia tre priorità strategiche: 1) Ampliare la prevenzione basata sull'evidenza scientifica: sono necessari approcci più ampi e basati sull'evidenza scientifica per affrontare l'intero spettro dei comportamenti a rischio dei giovani di oggi. 2) L'implementazione del Curriculum di Prevenzione dell'Unione Europea (EUPC), un programma di formazione per i professionisti della prevenzione ampiamente adottato dall'EMCDDA, rappresenta un passo avanti positivo, così come il registro Xchange dei programmi di prevenzione valutati dall'agenzia. 3) Dare priorità alla salute mentale e al benessere: le nuove vulnerabilità richiedono maggiore attenzione alla salute mentale e al benessere nelle scuole e nelle comunità. Approcci sensibili al genere nella promozione della salute sono necessari per affrontare i rischi emergenti tra le ragazze adolescenti.
Affrontare gli ambienti digitali
E’ necessaria un'azione urgente per sviluppare interventi che limitino l'esposizione dei giovani ai rischi digitali. Tra queste, la lotta ai potenziali danni del gioco online (ad esempio, la progettazione che crea dipendenza) o la prevenzione dell'accesso al gioco d'azzardo online da parte dei minori (ad esempio, una verifica più efficace dell'identità digitale e dell'età).
Il rapporto si conclude sottolineando la necessità di comprendere e rispondere meglio ai cambiamenti complessi e dinamici che plasmano la vita dei giovani e di costruire fiducia attraverso interventi multisettoriali e flessibili. “Solo attraverso una prospettiva così sistemica il rischio può essere trasformato in resilienza e si possono creare ambienti che supportino lo sviluppo di giovani più sani e consapevoli di sé”. Il monitoraggio continuo e collettivo del progetto #ESPAD svolge un ruolo fondamentale nel promuovere la comprensione dei comportamenti a rischio degli adolescenti e nel fornire prove solide e comparabili nel tempo e tra i diversi paesi per orientare il processo decisionale.
Il rapporto ESPAD 2024 offre spunti unici per orientare la prevenzione e le politiche. A seguito della pandemia di COVID-19 e nel contesto dei conflitti in corso in Europa e Medio Oriente, l'ESPAD ha inoltre rafforzato la sua attenzione sul benessere mentale degli adolescenti. Questo ciclo di indagini ha incluso una nuova enfasi sul benessere mentale e sulle attività di prevenzione, riconoscendo la crescente importanza di questi fattori nel plasmare i risultati di salute degli adolescenti.
Il Rapporto è scaricabile qui: espad.org/sites/default/files/…
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L'EUDA fornisce all'UE informazioni indipendenti sugli stupefacenti e sulle tossicodipendenze, in modo che i legislatori possano elaborare politiche efficaci in materia di droghe. Scopri di più sulle sue attività.European Union
Il rapporto ESPAD 2024 “School Survey on Alcohol and Other Drugs”, pubblicato recentemente da #EUDA (l’ Agenzia dell'Unione europea sulle droghe il cui obiettivo generale è contribuire a migliorare la preparazione dell'Unione europea in materia di droghe), fornisce un'analisi completa dei comportamenti di consumo di sostanze tra gli adolescenti in tutta Europa. Questo rapporto approfondisce i risultati di sintesi pubblicati inizialmente a maggio 2025, descrivendo una generazione in fase di significativa trasformazione. Per garantire un'ampia accessibilità, il rapporto ESPAD 2024 è corredato da una serie di strumenti aggiuntivi. I risultati dell'ESPAD 2024 si riferiscono alle esperienze e alle percezioni degli studenti riguardo a una varietà di sostanze, tra cui tabacco, alcol, droghe illecite, inalanti, prodotti farmaceutici e nuove sostanze psicoattive (NPS). Vengono affrontati anche l'uso dei social media, dei videogiochi e del gioco d'azzardo.
Come detto, una sintesi dei principali risultati è stata pubblicata dalle organizzazioni a maggio 2025 ed è disponibile in 25 lingue sul sito web dell'EUDA (euda.europa.eu/index_en).
I punti salienti indicano che il consumo di alcol, tabacco e cannabis tra gli adolescenti continua a diminuire, ma che nuovi rischi comportamentali e per la salute sono in aumento. Il rapporto solleva crescenti preoccupazioni circa l'aumento dell'uso di sigarette elettroniche, l'uso non medico di farmaci da prescrizione e un aumento significativo dell'uso di social media, giochi online e gioco d'azzardo tra gli adolescenti. Queste tendenze sono più pronunciate tra le ragazze, dove i divari di genere di lunga data nell'uso di sostanze sembrano ridursi o addirittura invertirsi. Secondo il rapporto: "Sebbene il continuo calo dell'uso di sostanze già note sia positivo, ciò non corrisponde necessariamente a una riduzione del rischio. Infatti, l'interazione tra l'uso di sostanze psicoattive e i comportamenti digitali a rischio rappresenta una nuova e complessa sfida per la salute pubblica".
Lo studio, condotto in collaborazione con l'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (#EMCDDA) e coordinato dal Consiglio nazionale delle ricerche (#CNR), si basa su un'indagine del 2024 condotta in 37 paesi europei, inclusi 25 Stati membri dell'UE. Si tratta dell'ottava ondata di raccolta dati condotta dal progetto ESPAD dal 1995 e la prima condotta dopo la pandemia di COVID-19. Un totale di 113.882 studenti di età compresa tra 15 e 16 anni hanno partecipato a quest'ultima indagine, rispondendo a un questionario anonimo. Questa edizione segna 30 anni di monitoraggio dei comportamenti a rischio degli adolescenti in tutta Europa.
Tra le nuove sfide per le politiche e le pratiche, il rapporto evidenzia tre priorità strategiche: 1) Ampliare la prevenzione basata sull'evidenza scientifica: sono necessari approcci più ampi e basati sull'evidenza scientifica per affrontare l'intero spettro dei comportamenti a rischio dei giovani di oggi. 2) L'implementazione del Curriculum di Prevenzione dell'Unione Europea (EUPC), un programma di formazione per i professionisti della prevenzione ampiamente adottato dall'EMCDDA, rappresenta un passo avanti positivo, così come il registro Xchange dei programmi di prevenzione valutati dall'agenzia. 3) Dare priorità alla salute mentale e al benessere: le nuove vulnerabilità richiedono maggiore attenzione alla salute mentale e al benessere nelle scuole e nelle comunità. Approcci sensibili al genere nella promozione della salute sono necessari per affrontare i rischi emergenti tra le ragazze adolescenti.
Affrontare gli ambienti digitali
E’ necessaria un'azione urgente per sviluppare interventi che limitino l'esposizione dei giovani ai rischi digitali. Tra queste, la lotta ai potenziali danni del gioco online (ad esempio, la progettazione che crea dipendenza) o la prevenzione dell'accesso al gioco d'azzardo online da parte dei minori (ad esempio, una verifica più efficace dell'identità digitale e dell'età).
Il rapporto si conclude sottolineando la necessità di comprendere e rispondere meglio ai cambiamenti complessi e dinamici che plasmano la vita dei giovani e di costruire fiducia attraverso interventi multisettoriali e flessibili. "Solo attraverso una prospettiva così sistemica il rischio può essere trasformato in resilienza e si possono creare ambienti che supportino lo sviluppo di giovani più sani e consapevoli di sé". Il monitoraggio continuo e collettivo del progetto #ESPAD svolge un ruolo fondamentale nel promuovere la comprensione dei comportamenti a rischio degli adolescenti e nel fornire prove solide e comparabili nel tempo e tra i diversi paesi per orientare il processo decisionale.
Il rapporto ESPAD 2024 offre spunti unici per orientare la prevenzione e le politiche. A seguito della pandemia di COVID-19 e nel contesto dei conflitti in corso in Europa e Medio Oriente, l'ESPAD ha inoltre rafforzato la sua attenzione sul benessere mentale degli adolescenti. Questo ciclo di indagini ha incluso una nuova enfasi sul benessere mentale e sulle attività di prevenzione, riconoscendo la crescente importanza di questi fattori nel plasmare i risultati di salute degli adolescenti.
Il Rapporto è scaricabile qui: espad.org/sites/default/files/…
I partecipanti all'evento di Vienna – organizzato congiuntamente da #Europol, #UNODC e dall'Istituto di governance di Basilea (#BaselInstituteonGovernance) – hanno acquisito nuove informazioni sui modi in evoluzione in cui le #criptovalute e la tecnologia #blockchain vengono utilizzate dalla criminalità. La conferenza del 28 e 29 ottobre 2025 ha riunito più di 250 partecipanti presenti (e più di 1 000 online) provenienti da un'ampia gamma di settori, tra cui forze dell'ordine, pubblici ministeri, regolatori, ricercatori e importanti società di intelligence blockchain.
La crescente sofisticazione delle tattiche criminali comporta rischi, non solo per il settore delle criptovalute e per le vittime della truffa, ma per la società in generale. Questi rischi includono crimini gravi come il traffico di droga, il finanziamento del terrorismo e l’evasione delle sanzioni.
Le forze dell'ordine, i partner del settore privato e il mondo accademico stanno rapidamente facendo progredire la loro capacità di contrastare le minacce poste dai sofisticati crimini legati alle criptovalute e dal riciclaggio di denaro. Gli strumenti avanzati stanno riducendo la dipendenza dal tracciamento manuale, mentre una serie di operazioni transfrontaliere di successo mostrano il potere della collaborazione.
Anche la ricerca e dati affidabili sull’uso delle criptovalute per scopi criminali sono fondamentali affinché i governi possano valutare i rischi e rispondere in modo appropriato.
La natura senza confini delle blockchain significa che i proventi criminali possono attraversare il globo in pochi secondi, mentre la cooperazione formale tra le autorità può richiedere ancora giorni o settimane. Canali interagenzia più rapidi sono vitali, hanno affermato i partecipanti, nonché un più stretto coordinamento tra investigatori e pubblici ministeri.
I partenariati pubblico-privato sono stati fondamentali per interrompere le attività illecite sulla blockchain, ma devono essere migliorati e ridimensionati. Questo è stato un tema chiave del primo giorno, dedicato alla collaborazione intersettoriale.
Anche un evento collaterale guidato dal Gruppo Wolfsberg ha sottolineato l'importanza della cooperazione tra privati.
Le criptovalute sono ora una caratteristica comune delle indagini sulla criminalità finanziaria, ma molte agenzie non hanno ancora le competenze e le risorse per perseguire piste o recuperare beni. Lo sviluppo di team specializzati e il miglioramento delle competenze degli ufficiali e funzionari in prima linea sono essenziali.
Con l’espansione e l’evoluzione dell’uso delle criptovalute, la Conferenza globale congiunta rimane una piattaforma unica per il dialogo e la cooperazione pratica.
Sviluppando standard chiari, rafforzando la cooperazione e sviluppando capacità, si possono garantire collettivamente le innovazioni finanziarie affinchè siano sfruttate per il bene pubblico prevenendone al tempo stesso gli abusi da parte dei criminali.
Scopri di più sulla conferenza e trova i collegamenti a eventuali registrazioni sul Pagina dell'evento della 9a Conferenza globale sulle finanze penali e le criptovalute a questo link baselgovernance.org/9crc
Segui il blog con il tuo favorito RSS reader (noblogo.org/cooperazione-inter…) e interagisci con i suoi post nel fediverso (@cooperazione-internazionale-di-polizia@noblogo.org). Scopri dove trovarci:l.devol.it/@CoopIntdiPoliziaTutti i contenuti sono CC BY-NC-SA (creativecommons.org/licenses/b…)Le immagini se non diversamente indicato sono di pubblico dominio.
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# Un profilo curato da un cultore della materia. La cooperazione di polizia da un'ottica italiana. # Un perfil editado por un experto en el tema. La cooperación policial desde una perspectiva italiana. # A profile edited by an expert on the subject.l.devol.it
I partecipanti all'evento di Vienna – organizzato congiuntamente da #Europol, #UNODC e dall'Istituto di governance di Basilea (#BaselInstituteonGovernance) – hanno acquisito nuove informazioni sui modi in evoluzione in cui le #criptovalute e la tecnologia #blockchain vengono utilizzate dalla criminalità. La conferenza del 28 e 29 ottobre 2025 ha riunito più di 250 partecipanti presenti (e più di 1 000 online) provenienti da un'ampia gamma di settori, tra cui forze dell'ordine, pubblici ministeri, regolatori, ricercatori e importanti società di intelligence blockchain.
La crescente sofisticazione delle tattiche criminali comporta rischi, non solo per il settore delle criptovalute e per le vittime della truffa, ma per la società in generale. Questi rischi includono crimini gravi come il traffico di droga, il finanziamento del terrorismo e l’evasione delle sanzioni.
Le forze dell'ordine, i partner del settore privato e il mondo accademico stanno rapidamente facendo progredire la loro capacità di contrastare le minacce poste dai sofisticati crimini legati alle criptovalute e dal riciclaggio di denaro. Gli strumenti avanzati stanno riducendo la dipendenza dal tracciamento manuale, mentre una serie di operazioni transfrontaliere di successo mostrano il potere della collaborazione.
Anche la ricerca e dati affidabili sull’uso delle criptovalute per scopi criminali sono fondamentali affinché i governi possano valutare i rischi e rispondere in modo appropriato.
La natura senza confini delle blockchain significa che i proventi criminali possono attraversare il globo in pochi secondi, mentre la cooperazione formale tra le autorità può richiedere ancora giorni o settimane. Canali interagenzia più rapidi sono vitali, hanno affermato i partecipanti, nonché un più stretto coordinamento tra investigatori e pubblici ministeri.
I partenariati pubblico-privato sono stati fondamentali per interrompere le attività illecite sulla blockchain, ma devono essere migliorati e ridimensionati. Questo è stato un tema chiave del primo giorno, dedicato alla collaborazione intersettoriale.
Anche un evento collaterale guidato dal Gruppo Wolfsberg ha sottolineato l'importanza della cooperazione tra privati.
Le criptovalute sono ora una caratteristica comune delle indagini sulla criminalità finanziaria, ma molte agenzie non hanno ancora le competenze e le risorse per perseguire piste o recuperare beni. Lo sviluppo di team specializzati e il miglioramento delle competenze degli ufficiali e funzionari in prima linea sono essenziali.
Con l’espansione e l’evoluzione dell’uso delle criptovalute, la Conferenza globale congiunta rimane una piattaforma unica per il dialogo e la cooperazione pratica.
Sviluppando standard chiari, rafforzando la cooperazione e sviluppando capacità, si possono garantire collettivamente le innovazioni finanziarie affinchè siano sfruttate per il bene pubblico prevenendone al tempo stesso gli abusi da parte dei criminali.
Scopri di più sulla conferenza e trova i collegamenti a eventuali registrazioni sul Pagina dell'evento della 9a Conferenza globale sulle finanze penali e le criptovalute a questo link baselgovernance.org/9crc
La Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione (UNCAC) è l'unico strumento anticorruzione universalmente vincolante. Adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 31 ottobre 2003, a seguito dei negoziati di Vienna, in Austria, rappresenta un impegno storico da parte dei Paesi nella lotta alla corruzione. Il suo punto di forza unico risiede nel suo approccio globale, che pone l'accento sulla prevenzione, l'applicazione della legge, la cooperazione internazionale e il recupero dei beni.
L' #UNCAC è stata fondamentale nel promuovere importanti riforme nazionali #anticorruzione, nel rafforzare i quadri giuridici e istituzionali e nel migliorare la collaborazione transfrontaliera. Svolge inoltre un ruolo fondamentale nel promuovere l'Agenda 2030 e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, affrontando gli impatti di vasta portata della corruzione sui principi e sui valori delle #NazioniUnite.
Poiché i casi di #corruzione sono spesso complessi e transnazionali, un'efficace cooperazione internazionale è fondamentale per indagare e perseguire con successo tali reati. La cooperazione internazionale promuove un approccio globale coordinato e unificato per combattere questo reato, consentendo la condivisione di informazioni, prove e altre forme significative di assistenza legale tra le autorità competenti di diversi Paesi.
Riconoscendo la natura complessa e transfrontaliera dei casi di corruzione, la Convenzione dedica un intero capitolo alla cooperazione internazionale (Capitolo IV). Questo capitolo fornisce un solido quadro normativo per gli Stati che desiderano impegnarsi nella cooperazione internazionale sia a livello formale che informale. A tal fine, gli Stati si impegnano a garantire l'esistenza di autorità anticorruzione indipendenti e specializzate per fornire la più ampia assistenza legale reciproca possibile, nonché uno scambio informale diretto e sicuro di informazioni sui casi di corruzione in corso. La Convenzione copre anche ulteriori forme di cooperazione internazionale in materia penale, come l'estradizione, il trasferimento di persone condannate, la cooperazione diretta tra le forze dell'ordine, le indagini congiunte e le tecniche investigative speciali. Incoraggia inoltre gli Stati a prendere in considerazione la possibilità di fornire assistenza reciproca nelle indagini e nei procedimenti in materia civile e amministrativa.
L'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile individua la corruzione come un ostacolo fondamentale allo sviluppo sostenibile e invita gli Stati membri a “ridurre sostanzialmente la corruzione e le tangenti in tutte le loro forme” (Obiettivo 16.5). Per monitorare i progressi verso l'Obiettivo 16.5 vengono utilizzati due indicatori. In primo luogo, la prevalenza della corruzione tra la popolazione (indicatore SDG 16.5.1) e in secondo luogo, la prevalenza della corruzione tra le imprese (indicatore SDG 16.5.2). Entrambi gli indicatori richiedono la conduzione di indagini campionarie basate sull'esperienza.
Le indagini basate sull'esperienza possono evitare le insidie sia dei dati amministrativi sulla corruzione (in particolare la pervasiva sottostima dei casi non rilevati e non segnalati) sia delle carenze degli studi sulla corruzione basati sulla percezione, che per definizione catturano solo le opinioni piuttosto che il fenomeno reale. Se ben progettate e implementate secondo gli standard internazionali, le indagini basate sull'esperienza sulla corruzione possono misurare sia i livelli che le tendenze della corruzione e di altre forme di corruzione. Possono anche aiutare a identificare istituzioni, aziende e gruppi di popolazione specifici maggiormente esposti alla corruzione. Di conseguenza, queste indagini hanno implicazioni politiche dirette: possono orientare le autorità nazionali su dove concentrare i loro sforzi anticorruzione. Tuttavia, è anche importante notare che le indagini sulla corruzione basate sull'esperienza non possono rilevare casi di “grande corruzione” tra le élite politiche e imprenditoriali. Invece, catturano le esperienze quotidiane di cittadini e imprese comuni quando accedono ai servizi pubblici.
A livello globale, 142 paesi e territori dispongono di dati sulla prevalenza della corruzione nella popolazione per il 2024 o per l'ultimo anno disponibile dal 2010. Questi dati indicano che la prevalenza della corruzione varia significativamente tra le regioni. Ad esempio, nei paesi con dati disponibili in Asia centrale e meridionale e nell'Africa subsahariana, la prevalenza media della corruzione nella popolazione è del 24,0%. Al contrario, questa percentuale scende al 15,7% in Asia orientale e sudorientale e al 9,0% in Europa e Nord America.
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La Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione (UNCAC) è l'unico strumento anticorruzione universalmente vincolante. Adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 31 ottobre 2003, a seguito dei negoziati di Vienna, in Austria, rappresenta un impegno storico da parte dei Paesi nella lotta alla corruzione. Il suo punto di forza unico risiede nel suo approccio globale, che pone l'accento sulla prevenzione, l'applicazione della legge, la cooperazione internazionale e il recupero dei beni.
L' #UNCAC è stata fondamentale nel promuovere importanti riforme nazionali #anticorruzione, nel rafforzare i quadri giuridici e istituzionali e nel migliorare la collaborazione transfrontaliera. Svolge inoltre un ruolo fondamentale nel promuovere l'Agenda 2030 e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, affrontando gli impatti di vasta portata della corruzione sui principi e sui valori delle #NazioniUnite.
Poiché i casi di #corruzione sono spesso complessi e transnazionali, un'efficace cooperazione internazionale è fondamentale per indagare e perseguire con successo tali reati. La cooperazione internazionale promuove un approccio globale coordinato e unificato per combattere questo reato, consentendo la condivisione di informazioni, prove e altre forme significative di assistenza legale tra le autorità competenti di diversi Paesi.
Riconoscendo la natura complessa e transfrontaliera dei casi di corruzione, la Convenzione dedica un intero capitolo alla cooperazione internazionale (Capitolo IV). Questo capitolo fornisce un solido quadro normativo per gli Stati che desiderano impegnarsi nella cooperazione internazionale sia a livello formale che informale. A tal fine, gli Stati si impegnano a garantire l'esistenza di autorità anticorruzione indipendenti e specializzate per fornire la più ampia assistenza legale reciproca possibile, nonché uno scambio informale diretto e sicuro di informazioni sui casi di corruzione in corso. La Convenzione copre anche ulteriori forme di cooperazione internazionale in materia penale, come l'estradizione, il trasferimento di persone condannate, la cooperazione diretta tra le forze dell'ordine, le indagini congiunte e le tecniche investigative speciali. Incoraggia inoltre gli Stati a prendere in considerazione la possibilità di fornire assistenza reciproca nelle indagini e nei procedimenti in materia civile e amministrativa.
L'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile individua la corruzione come un ostacolo fondamentale allo sviluppo sostenibile e invita gli Stati membri a "ridurre sostanzialmente la corruzione e le tangenti in tutte le loro forme" (Obiettivo 16.5). Per monitorare i progressi verso l'Obiettivo 16.5 vengono utilizzati due indicatori. In primo luogo, la prevalenza della corruzione tra la popolazione (indicatore SDG 16.5.1) e in secondo luogo, la prevalenza della corruzione tra le imprese (indicatore SDG 16.5.2). Entrambi gli indicatori richiedono la conduzione di indagini campionarie basate sull'esperienza.
Le indagini basate sull'esperienza possono evitare le insidie sia dei dati amministrativi sulla corruzione (in particolare la pervasiva sottostima dei casi non rilevati e non segnalati) sia delle carenze degli studi sulla corruzione basati sulla percezione, che per definizione catturano solo le opinioni piuttosto che il fenomeno reale. Se ben progettate e implementate secondo gli standard internazionali, le indagini basate sull'esperienza sulla corruzione possono misurare sia i livelli che le tendenze della corruzione e di altre forme di corruzione. Possono anche aiutare a identificare istituzioni, aziende e gruppi di popolazione specifici maggiormente esposti alla corruzione. Di conseguenza, queste indagini hanno implicazioni politiche dirette: possono orientare le autorità nazionali su dove concentrare i loro sforzi anticorruzione. Tuttavia, è anche importante notare che le indagini sulla corruzione basate sull'esperienza non possono rilevare casi di "grande corruzione" tra le élite politiche e imprenditoriali. Invece, catturano le esperienze quotidiane di cittadini e imprese comuni quando accedono ai servizi pubblici.
A livello globale, 142 paesi e territori dispongono di dati sulla prevalenza della corruzione nella popolazione per il 2024 o per l'ultimo anno disponibile dal 2010. Questi dati indicano che la prevalenza della corruzione varia significativamente tra le regioni. Ad esempio, nei paesi con dati disponibili in Asia centrale e meridionale e nell'Africa subsahariana, la prevalenza media della corruzione nella popolazione è del 24,0%. Al contrario, questa percentuale scende al 15,7% in Asia orientale e sudorientale e al 9,0% in Europa e Nord America.
Europol sostiene con urgenza un approccio europeo unificato per combattere il crescente problema dello spoofing dell’ID chiamante, una tecnica sempre più sfruttata dai criminali informatici per attività fraudolente e truffe di ingegneria sociale.
Questa pratica prevede che i criminali manipolino le informazioni visualizzate sul telefono del destinatario, facendo sembrare che la chiamata provenga da una fonte legittima, come una banca, un ente governativo o persino un membro della famiglia. La natura ingannevole di questi appelli ha portato a notevoli danni finanziari e sociali, con perdite globali stimate in circa 850 milioni di euro all’anno. Telefonate e SMS continuano a essere i principali vettori di queste truffe, rappresentando circa il 64% degli incidenti denunciati. Nascondendo la loro vera identità e posizione, i truffatori sono in grado di manipolare le vittime inducendole a rivelare informazioni personali, trasferire denaro o concedere l'accesso a dispositivi e account, il che rende estremamente difficile per le forze dell'ordine rintracciarli e perseguirli.
La natura senza confini dello spoofing dell’ID chiamante ha consentito alle reti criminali organizzate di operare in più giurisdizioni, complicando ulteriormente gli sforzi per combattere il problema. Queste reti spesso sfruttano le lacune giurisdizionali per evitare il rilevamento e il perseguimento giudiziario, utilizzando lo spoofing come strumento per impersonare entità fidate e ottenere la fiducia delle vittime. In alcuni casi, questa pratica è stata utilizzata nei cosiddetti incidenti di “schiacciamento”, in cui vengono effettuate false chiamate di emergenza dall'indirizzo della vittima, portando a risposte di emergenza su larga scala. Le indagini hanno anche rivelato l'emergere di un modello di business “spoofing-as-a-service”, che offre strumenti già pronti per impersonare forze dell'ordine o istituzioni finanziarie. Questi servizi sono spesso gestiti dall’estero, rendendo ancora più difficile per le autorità rintracciare e fermare gli autori dei reati.
Europol ha sottolineato che l’attuale squilibrio, in cui lo spoofing è facile da commettere ma difficile da indagare, è insostenibile. Per risolvere questo problema, Europol sollecita l’attuazione di misure che aumentino i costi e la complessità tecnica per i criminali che devono nascondersi dietro identità contraffatte, consentendo allo stesso tempo agli investigatori di agire rapidamente oltre confine. Una recente indagine Europol condotta in 23 paesi ha evidenziato le sfide significative nell’attuazione di misure efficaci contro lo spoofing dell’ID chiamante, lasciando circa 400 milioni di persone in tutta l’UE vulnerabili a questi tipi di attacchi.
Le forze dell’ordine hanno identificato diversi ostacoli importanti, tra cui una cooperazione limitata con gli operatori di telecomunicazioni, normative frammentate e una mancanza di strumenti tecnici per identificare e bloccare le chiamate contraffatte. Per affrontare queste sfide, Europol e i suoi partner hanno delineato tre priorità chiave:
Sebbene le richieste misure anti-spoofing siano fondamentali, le forze dell’ordine sono anche consapevoli che i criminali continueranno ad adattare ed evolvere le loro tattiche. Le minacce emergenti come le truffe basate su SIM, i servizi prepagati anonimi e gli schemi di smishing (tipologia di phishing che utilizza messaggi di testo e sistemi di messaggistica per appropriarsi di dati personali) richiederanno una vigilanza continua e una cooperazione intersettoriale. Le misure proposte da Europol sono in linea con la strategia ProtectEU, che mira a rafforzare la capacità collettiva dell’Europa di combattere la criminalità organizzata e proteggere i cittadini dalle minacce sia online che offline. Attraverso una continua collaborazione tra più soggetti interessati, l’Europa può lavorare per ripristinare l’integrità delle sue reti di comunicazione e ridurre il crescente danno causato dallo spoofing dell’ID chiamante.
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Europol sostiene con urgenza un approccio europeo unificato per combattere il crescente problema dello spoofing dell’ID chiamante, una tecnica sempre più sfruttata dai criminali informatici per attività fraudolente e truffe di ingegneria sociale.
Questa pratica prevede che i criminali manipolino le informazioni visualizzate sul telefono del destinatario, facendo sembrare che la chiamata provenga da una fonte legittima, come una banca, un ente governativo o persino un membro della famiglia. La natura ingannevole di questi appelli ha portato a notevoli danni finanziari e sociali, con perdite globali stimate in circa 850 milioni di euro all’anno. Telefonate e SMS continuano a essere i principali vettori di queste truffe, rappresentando circa il 64% degli incidenti denunciati. Nascondendo la loro vera identità e posizione, i truffatori sono in grado di manipolare le vittime inducendole a rivelare informazioni personali, trasferire denaro o concedere l'accesso a dispositivi e account, il che rende estremamente difficile per le forze dell'ordine rintracciarli e perseguirli.
La natura senza confini dello spoofing dell’ID chiamante ha consentito alle reti criminali organizzate di operare in più giurisdizioni, complicando ulteriormente gli sforzi per combattere il problema. Queste reti spesso sfruttano le lacune giurisdizionali per evitare il rilevamento e il perseguimento giudiziario, utilizzando lo spoofing come strumento per impersonare entità fidate e ottenere la fiducia delle vittime. In alcuni casi, questa pratica è stata utilizzata nei cosiddetti incidenti di "schiacciamento", in cui vengono effettuate false chiamate di emergenza dall'indirizzo della vittima, portando a risposte di emergenza su larga scala. Le indagini hanno anche rivelato l'emergere di un modello di business "spoofing-as-a-service", che offre strumenti già pronti per impersonare forze dell'ordine o istituzioni finanziarie. Questi servizi sono spesso gestiti dall’estero, rendendo ancora più difficile per le autorità rintracciare e fermare gli autori dei reati.
Europol ha sottolineato che l’attuale squilibrio, in cui lo spoofing è facile da commettere ma difficile da indagare, è insostenibile. Per risolvere questo problema, Europol sollecita l’attuazione di misure che aumentino i costi e la complessità tecnica per i criminali che devono nascondersi dietro identità contraffatte, consentendo allo stesso tempo agli investigatori di agire rapidamente oltre confine. Una recente indagine Europol condotta in 23 paesi ha evidenziato le sfide significative nell’attuazione di misure efficaci contro lo spoofing dell’ID chiamante, lasciando circa 400 milioni di persone in tutta l’UE vulnerabili a questi tipi di attacchi.
Le forze dell’ordine hanno identificato diversi ostacoli importanti, tra cui una cooperazione limitata con gli operatori di telecomunicazioni, normative frammentate e una mancanza di strumenti tecnici per identificare e bloccare le chiamate contraffatte. Per affrontare queste sfide, Europol e i suoi partner hanno delineato tre priorità chiave:
Sebbene le richieste misure anti-spoofing siano fondamentali, le forze dell’ordine sono anche consapevoli che i criminali continueranno ad adattare ed evolvere le loro tattiche. Le minacce emergenti come le truffe basate su SIM, i servizi prepagati anonimi e gli schemi di smishing (tipologia di phishing che utilizza messaggi di testo e sistemi di messaggistica per appropriarsi di dati personali) richiederanno una vigilanza continua e una cooperazione intersettoriale. Le misure proposte da Europol sono in linea con la strategia ProtectEU, che mira a rafforzare la capacità collettiva dell’Europa di combattere la criminalità organizzata e proteggere i cittadini dalle minacce sia online che offline. Attraverso una continua collaborazione tra più soggetti interessati, l’Europa può lavorare per ripristinare l’integrità delle sue reti di comunicazione e ridurre il crescente danno causato dallo spoofing dell’ID chiamante.
Sono state le informazioni fornite dall'Ufficio europeo per la lotta antifrode (#OLAF) a consentire il sequestro di 12.000 kg di gas fluorurati illegali nel sud-est della Spagna. Le autorità spagnole hanno confiscato un camion con bombole, del valore di circa 413.000 euro, nella provincia spagnola di Alicante. L'OLAF ha monitorato da vicino il traffico internazionale di gas fluorurati ad effetto serra verso l'UE da paesi terzi.
L'intelligence condivisa con il Servizio di Sorveglianza Doganale dell'Agenzia delle Entrate spagnola (AEAT) e le sue unità operative di Catalogna, Valencia e Alicante ha evidenziato un movimento sospetto di gas fluorurati diretti in Africa.
Le autorità spagnole sono riuscite a intercettare il camion contenente i gas fluorurati in un magazzino di Alicante, dove venivano scaricate bombole di gas refrigerante con l'obiettivo di immagazzinarle e successivamente distribuirle utilizzando furgoni a noleggio più piccoli.
Gas fluorurati e preoccupazioni ambientali
I gas fluorurati sono soggetti a quote rigorose e a una riduzione graduale ai sensi delle normative ambientali dell’UE a causa del loro impatto significativo sul riscaldamento globale. La spedizione sequestrata proveniva da paesi extra-UE e l’OLAF, in collaborazione con le autorità nazionali, sta lavorando per interrompere le reti illegali che trafficano questi potenti gas serra in Europa.
Mentre l’UE applica norme sempre più rigorose sull’uso e l’importazione di gas fluorurati, il mercato nero di questi gas si è ampliato. Dispositivi come condizionatori d’aria e sistemi di refrigerazione industriale, che si basano sui gas fluorurati, stanno alimentando questo commercio illegale. L'OLAF resta in prima linea negli sforzi volti a proteggere l'integrità ambientale dell'UE reprimendo il traffico illegale di gas fluorurati.
La missione dell'OLAF è individuare, indagare e fermare gli illeciti relativi ai fondi dell'UE.
Nella sua funzione investigativa indipendente, l'OLAF può indagare su questioni relative a frode, corruzione e irregolarità che ledono gli interessi finanziari dell'UE riguardanti: \ • tutta la spesa dell'UE: le principali categorie di spesa sono i Fondi strutturali, la politica agricola e i fondi per lo sviluppo rurale, la spesa diretta e gli aiuti esterni; \ • alcuni settori delle entrate dell'UE, principalmente i dazi doganali; \ • sospetti di cattiva condotta grave da parte del personale dell'UE e dei membri delle istituzioni dell'UE.
Una volta che l'OLAF ha completato l'indagine, spetta alle competenti autorità nazionali e dell'UE esaminare e decidere il seguito dato alle raccomandazioni dell'OLAF.
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Sono state le informazioni fornite dall'Ufficio europeo per la lotta antifrode (#OLAF) a consentire il sequestro di 12.000 kg di gas fluorurati illegali nel sud-est della Spagna. Le autorità spagnole hanno confiscato un camion con bombole, del valore di circa 413.000 euro, nella provincia spagnola di Alicante. L'OLAF ha monitorato da vicino il traffico internazionale di gas fluorurati ad effetto serra verso l'UE da paesi terzi.
L'intelligence condivisa con il Servizio di Sorveglianza Doganale dell'Agenzia delle Entrate spagnola (AEAT) e le sue unità operative di Catalogna, Valencia e Alicante ha evidenziato un movimento sospetto di gas fluorurati diretti in Africa.
Le autorità spagnole sono riuscite a intercettare il camion contenente i gas fluorurati in un magazzino di Alicante, dove venivano scaricate bombole di gas refrigerante con l'obiettivo di immagazzinarle e successivamente distribuirle utilizzando furgoni a noleggio più piccoli.
Gas fluorurati e preoccupazioni ambientali
I gas fluorurati sono soggetti a quote rigorose e a una riduzione graduale ai sensi delle normative ambientali dell’UE a causa del loro impatto significativo sul riscaldamento globale. La spedizione sequestrata proveniva da paesi extra-UE e l’OLAF, in collaborazione con le autorità nazionali, sta lavorando per interrompere le reti illegali che trafficano questi potenti gas serra in Europa.
Mentre l’UE applica norme sempre più rigorose sull’uso e l’importazione di gas fluorurati, il mercato nero di questi gas si è ampliato. Dispositivi come condizionatori d’aria e sistemi di refrigerazione industriale, che si basano sui gas fluorurati, stanno alimentando questo commercio illegale. L'OLAF resta in prima linea negli sforzi volti a proteggere l'integrità ambientale dell'UE reprimendo il traffico illegale di gas fluorurati.
La missione dell'OLAF è individuare, indagare e fermare gli illeciti relativi ai fondi dell'UE.
Nella sua funzione investigativa indipendente, l'OLAF può indagare su questioni relative a frode, corruzione e irregolarità che ledono gli interessi finanziari dell'UE riguardanti: \
• tutta la spesa dell'UE: le principali categorie di spesa sono i Fondi strutturali, la politica agricola e i fondi per lo sviluppo rurale, la spesa diretta e gli aiuti esterni; \
• alcuni settori delle entrate dell'UE, principalmente i dazi doganali; \
• sospetti di cattiva condotta grave da parte del personale dell'UE e dei membri delle istituzioni dell'UE.
Una volta che l'OLAF ha completato l'indagine, spetta alle competenti autorità nazionali e dell'UE esaminare e decidere il seguito dato alle raccomandazioni dell'OLAF.
Dai vicoli di Palermo o di Napoli alle piattaforme digitali: il crimine organizzato ha cambiato linguaggio, ma non natura. “Le mafie non sussurrano più, ma ballano, ridono su TikTok. Non nascondono il potere: lo esibiscono attraverso simboli, gesti e colonne sonore”, ha detto il presidente della Fondazione Magna Grecia Nino Foti. È questa la chiave di lettura emersa in un convegno che ha riunito a New York presso la Rappresentanza Permanente d’Italia presso le Nazioni Unite diplomatici, parlamentari e studiosi per riflettere su come la criminalità organizzata si reinventa nel mondo virtuale. A introdurre i lavori è stato Gianluca Greco, vice rappresentante permanente d’Italia all’ONU, che ha delineato lo scenario globale: “Le reti criminali – ha spiegato – sfruttano la spinta digitale per ampliare il proprio raggio d’azione. Gli attacchi virtuali, il riciclaggio di denaro elettronico, la contraffazione online sono oggi strumenti abituali della criminalità transnazionale. Per questo la cooperazione internazionale resta imprescindibile.”
Greco ha ricordato l’adozione, lo scorso dicembre, della Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità informatica, il primo trattato globale sul tema dopo vent’anni, firmato ufficialmente ad Hanoi il 25 e 26 ottobre. Un passo avanti fondamentale, ha sottolineato, “per creare uno spazio digitale sicuro, in cui i criminali siano realmente perseguibili, ma senza compromettere i diritti umani e la privacy.”
L’evento ha visto la partecipazione di un delegazione di alto livello dall’Italia composta dagli Onorevoli Chiara Colosimo, Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Francesco Saverio Romano, Presidente della Commissione Parlamentare per la Semplificazione, e dal Procuratore Capo di Napoli, Nicola Gratteri, il quale proprio dalla sede delle Nazioni Unite ha lanciato un monito per la collaborazione tra tutti gli Stati per contrastare le mafie e le organizzazioni criminali, fenomeni oramai globali che sfruttano tecnologie e connessioni virtuali per propagare il loro raggio d’azione a livello internazionale. “Le mafie si sono globalizzate e digitalizzate. Nessuno Stato può combatterle da solo. Serve un’alleanza etica, giuridica e tecnologica tra le democrazie”, ha detto il magistrato.
Il convegno è andato oltre l’aspetto repressivo, spostando il focus sulla dimensione culturale del fenomeno. Nella cosiddetta mafiosfera, l’immagine sostituisce la parola, la violenza diventa intrattenimento, e il crimine si presenta come brand.
“Il contrasto alla mafia digitale – ha affermato Foti – non è solo una battaglia tecnologica, ma soprattutto educativa. Dobbiamo rendere contagiosa la legalità, usando i linguaggi dei giovani per restituire fascino alla giustizia e al bene comune.” Da qui l’appello a creare percorsi di alfabetizzazione digitale e laboratori di creatività civica che parlino la lingua dei social, ma per diffondere consapevolezza e responsabilità.
Un contributo scientifico decisivo è arrivato da Marcello Ravveduto, membro del comitato scientifico della Fondazione, che ha presentato la nuova mappa della “mafiosfera digitale”, frutto di una ricerca condotta con l’Università di Salerno su oltre 62.000 contenuti social. Lo studio identifica tre livelli: quello endogeno, con i profili legati direttamente a boss e clan; quello esogeno, popolato dai cosiddetti mafia lovers, utenti che rilanciano messaggi criminali in modo consapevole o meno; e quello interstiziale, dove i codici mafiosi si mescolano a moda, musica e linguaggi giovanili, normalizzando la violenza.
“Simboli come il leone, la catena o la clessidra – ha spiegato Ravveduto – diventano icone digitali del potere mafioso, usate come marchi d’identità e appartenenza. La mafia si racconta e si auto-promuove come un prodotto culturale.”
Da qui la proposta di un Atlante digitale antimafia, accessibile a insegnanti, giornalisti e magistrati, per decifrare le nuove forme di comunicazione criminale e restituire al pubblico una lettura critica dei messaggi veicolati online.
La delegazione italiana, accompagnata dal Presidente della Fondazione Magna Grecia, Nino Foti, è stata ricevuta dal Rappresentante permanente all’ONU, Ambasciatore Maurizio Massari, il quale ha ringraziato i partecipanti per avere voluto condividere nella sede delle Nazioni Unite, a beneficio della comunità internazionale, l’esperienza italiana a tutto campo nel contrasto alla criminalità organizzata, che abbraccia gli ambiti giudiziario, politico, giuridico-legislativo, economico, culturale, sociale, informatico-tecnologico. L’Ambasciatore ha ricordato che il 15 novembre prossimo, in occasione dei 25 anni dalla firma della Convenzione di Palermo, si celebrerà la Giornata internazionale per la prevenzione e la lotta contro tutte le forme di criminalità organizzata transnazionale, che – nelle parole di Massari – “costituirà l’occasione per ribadire l’impegno italiano nella lotta alle mafie e per ricordare le vittime e i servitori dello Stato che hanno dedicato la propria vita a combattere il crimine organizzato”.
#mafiosfera#mafiosferadigitale
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# Un profilo curato da un cultore della materia. La cooperazione di polizia da un'ottica italiana. # Un perfil editado por un experto en el tema. La cooperación policial desde una perspectiva italiana. # A profile edited by an expert on the subject.l.devol.it
Dai vicoli di Palermo o di Napoli alle piattaforme digitali: il crimine organizzato ha cambiato linguaggio, ma non natura. “Le mafie non sussurrano più, ma ballano, ridono su TikTok. Non nascondono il potere: lo esibiscono attraverso simboli, gesti e colonne sonore”, ha detto il presidente della Fondazione Magna Grecia Nino Foti. È questa la chiave di lettura emersa in un convegno che ha riunito a New York presso la Rappresentanza Permanente d’Italia presso le Nazioni Unite diplomatici, parlamentari e studiosi per riflettere su come la criminalità organizzata si reinventa nel mondo virtuale.
A introdurre i lavori è stato Gianluca Greco, vice rappresentante permanente d’Italia all’ONU, che ha delineato lo scenario globale: “Le reti criminali – ha spiegato – sfruttano la spinta digitale per ampliare il proprio raggio d’azione. Gli attacchi virtuali, il riciclaggio di denaro elettronico, la contraffazione online sono oggi strumenti abituali della criminalità transnazionale. Per questo la cooperazione internazionale resta imprescindibile.”
Greco ha ricordato l’adozione, lo scorso dicembre, della Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità informatica, il primo trattato globale sul tema dopo vent’anni, firmato ufficialmente ad Hanoi il 25 e 26 ottobre. Un passo avanti fondamentale, ha sottolineato, “per creare uno spazio digitale sicuro, in cui i criminali siano realmente perseguibili, ma senza compromettere i diritti umani e la privacy.”
L’evento ha visto la partecipazione di un delegazione di alto livello dall’Italia composta dagli Onorevoli Chiara Colosimo, Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Francesco Saverio Romano, Presidente della Commissione Parlamentare per la Semplificazione, e dal Procuratore Capo di Napoli, Nicola Gratteri, il quale proprio dalla sede delle Nazioni Unite ha lanciato un monito per la collaborazione tra tutti gli Stati per contrastare le mafie e le organizzazioni criminali, fenomeni oramai globali che sfruttano tecnologie e connessioni virtuali per propagare il loro raggio d’azione a livello internazionale. “Le mafie si sono globalizzate e digitalizzate. Nessuno Stato può combatterle da solo. Serve un’alleanza etica, giuridica e tecnologica tra le democrazie”, ha detto il magistrato.
Il convegno è andato oltre l’aspetto repressivo, spostando il focus sulla dimensione culturale del fenomeno. Nella cosiddetta mafiosfera, l’immagine sostituisce la parola, la violenza diventa intrattenimento, e il crimine si presenta come brand.
“Il contrasto alla mafia digitale – ha affermato Foti – non è solo una battaglia tecnologica, ma soprattutto educativa. Dobbiamo rendere contagiosa la legalità, usando i linguaggi dei giovani per restituire fascino alla giustizia e al bene comune.” Da qui l’appello a creare percorsi di alfabetizzazione digitale e laboratori di creatività civica che parlino la lingua dei social, ma per diffondere consapevolezza e responsabilità.
Un contributo scientifico decisivo è arrivato da Marcello Ravveduto, membro del comitato scientifico della Fondazione, che ha presentato la nuova mappa della “mafiosfera digitale”, frutto di una ricerca condotta con l’Università di Salerno su oltre 62.000 contenuti social. Lo studio identifica tre livelli: quello endogeno, con i profili legati direttamente a boss e clan; quello esogeno, popolato dai cosiddetti mafia lovers, utenti che rilanciano messaggi criminali in modo consapevole o meno; e quello interstiziale, dove i codici mafiosi si mescolano a moda, musica e linguaggi giovanili, normalizzando la violenza.
“Simboli come il leone, la catena o la clessidra – ha spiegato Ravveduto – diventano icone digitali del potere mafioso, usate come marchi d’identità e appartenenza. La mafia si racconta e si auto-promuove come un prodotto culturale.”
Da qui la proposta di un Atlante digitale antimafia, accessibile a insegnanti, giornalisti e magistrati, per decifrare le nuove forme di comunicazione criminale e restituire al pubblico una lettura critica dei messaggi veicolati online.
La delegazione italiana, accompagnata dal Presidente della Fondazione Magna Grecia, Nino Foti, è stata ricevuta dal Rappresentante permanente all’ONU, Ambasciatore Maurizio Massari, il quale ha ringraziato i partecipanti per avere voluto condividere nella sede delle Nazioni Unite, a beneficio della comunità internazionale, l’esperienza italiana a tutto campo nel contrasto alla criminalità organizzata, che abbraccia gli ambiti giudiziario, politico, giuridico-legislativo, economico, culturale, sociale, informatico-tecnologico. L’Ambasciatore ha ricordato che il 15 novembre prossimo, in occasione dei 25 anni dalla firma della Convenzione di Palermo, si celebrerà la Giornata internazionale per la prevenzione e la lotta contro tutte le forme di criminalità organizzata transnazionale, che – nelle parole di Massari – “costituirà l’occasione per ribadire l’impegno italiano nella lotta alle mafie e per ricordare le vittime e i servitori dello Stato che hanno dedicato la propria vita a combattere il crimine organizzato”.
Il Dipartimento della Pubblica sicurezza – Direzione centrale della Polizia criminale – Servizio analisi criminale ha rilasciato recentemente il Report Trimestrale (terzo trimestre 2025) sui dati relativi agli omicidi volontari, con particolare attenzione ai delitti potenzialmente legati a liti familiari e violenza domestica (reperibile qui interno.gov.it/sites/default/f…), da cui emerge come nel periodo 1 gennaio 30 – settembre 2025, confrontato con periodo del 2024, il numero degli eventi sia in diminuzione (da 255 a 224 (-12%)), come è in calo pure il numero delle vittime di genere femminile, che da 91 scendono a 73 (-20%). Anche i delitti commessi in ambito familiare/affettivo, fanno rilevare un decremento sia nel numero di eventi da 122 a 98 (-20%), che nel numero delle vittime di genere femminile che da 79 passano a 60 (-24%).
Se in genere gli ultimi dati indicano un aumento della consapevolezza e della segnalazione di casi di violenza di genere, dall'altra parte si avverte una persistenza del fenomeno in diverse forme. Ci sono segnali positivi legati all'attivazione di centri antiviolenza e all'introduzione di nuove leggi, ma la strada per un cambiamento culturale e sociale significativo è ancora lunga.
Anche la conoscenza delle norme, da parte degli operatori che pure dovrebbero recepirle nel dettaglio, appare a volte lacunosa. Ci riferiamo all' Ordine di Protezione Europeo (OPE), uno strumento di cooperazione giudiziaria europea transfrontaliera che dalla sua comparsa sotto forma di Direttiva nel 2011 (e suo recepimento nella normativa nazionale italiana nel pacchetto legislativo noto come “Codice Rosso”) è stato utilizzato pochissimo.
Immaginiamo una persona che, in Italia, ha ottenuto un provvedimento di protezione da minacce, violenze o atti persecutori. Cosa accade se questa persona ha la necessità, per lavoro o per scelta personale, di trasferirsi o anche solo di soggiornare in un altro Paese dell'Unione Europea? Perde forse la tutela che le era stata garantita? Per rispondere a questa fondamentale esigenza di sicurezza, è stato creato uno strumento giuridico specifico: l'Ordine di Protezione Europeo (OPE). L'OPE è concepito per risolvere proprio questo problema, assicurando che le misure di protezione concesse in Italia possano “viaggiare” insieme alla vittima, mantenendo la loro validità ed efficacia oltre i confini nazionali.
Per comprendere appieno come funziona questo meccanismo transfrontaliero, è essenziale partire dalle fondamenta: le misure di protezione nazionali che costituiscono il presupposto per poterlo attivare.
Nel nostro ordinamento, l'Ordine di Protezione Europeo si basa su due specifiche misure cautelari previste dal codice di procedura penale. Queste non sono state pensate per reati generici, ma per fornire uno specifico strumento di tutela nelle fasi che precedono l'accertamento della responsabilità penale rispetto a fattispecie delittuose caratterizzate dalla reiterazione della condotta pregiudizievole, come i maltrattamenti contro familiari (art. 572 c.p.) e gli atti persecutori, meglio noti come stalking (art. 612-bis c.p.).
Questa misura è uno strumento cruciale per la tutela delle vittime in contesti di violenza domestica. Il suo scopo primario è interrompere la convivenza forzata e pericolosa, allontanando fisicamente la persona che costituisce una minaccia dall'ambiente familiare.
Quando applica questa misura, il giudice può imporre una serie di provvedimenti molto concreti:
Questa misura viene applicata in contesti delittuosi gravi, come i maltrattamenti contro familiari e conviventi (art. 572 del codice penale) o gli atti persecutori, meglio noti come stalking (art. 612-bis del codice penale).
Mentre la misura precedente si concentra sul contesto domestico, il divieto di avvicinamento è uno strumento flessibile, finalizzato a proteggere la vittima nella sua vita quotidiana, sociale e lavorativa, al di fuori delle mura di casa. Il giudice ha un'ampia discrezionalità nel definire i contorni della misura, adattandola alle specifiche esigenze di protezione del caso concreto.
I divieti che il giudice può imporre includono:
Per garantire il rispetto di questa misura, il giudice può disporre l'utilizzo di strumenti di controllo tecnologico, come il cosiddetto “braccialetto elettronico”, che segnala alle forze dell'ordine un'eventuale violazione delle distanze imposte.
Sono proprio questi provvedimenti, così centrali per la tutela delle vittime in Italia, a costituire il ponte verso una protezione estesa a livello europeo.
L'Ordine di Protezione Europeo (OPE), introdotto dalla Direttiva 2011/99/UE, è una decisione giudiziaria basata sul principio del reciproco riconoscimento tra gli Stati membri. Il suo obiettivo primario è semplice ma fondamentale: estendere l'efficacia di una “misura di protezione” nazionale al territorio di un altro Stato membro in cui la vittima decide di risiedere o soggiornare.
In questo meccanismo, si distinguono due ruoli:
È fondamentale sottolineare un punto chiave: nell'ordinamento italiano, le uniche misure cautelari che costituiscono il presupposto per poter richiedere l'emissione di un OPE sono quelle previste dagli articoli 282-bis e 282-ter del codice di procedura penale.
Questo significa che l'esistenza di un provvedimento di allontanamento dalla casa familiare o di divieto di avvicinamento è la condizione necessaria e imprescindibile per attivare la tutela a livello europeo. Senza una di queste due misure attive in Italia, non è possibile richiedere un Ordine di Protezione Europeo.
Per assicurare che la vittima sia pienamente consapevole di questa opportunità, la legge italiana (attraverso l'introduzione del comma 1-bis all'art. 282-quater c.p.p.) stabilisce un obbligo preciso. Quando il giudice emette una delle due misure cautelari (art. 282-bis o 282-ter), deve obbligatoriamente comunicare alla persona offesa la sua facoltà di richiedere l'emissione di un Ordine di Protezione Europeo. Questo obbligo di informazione garantisce che un diritto così importante non rimanga inascoltato, fornendo alla vittima uno strumento concreto per pianificare il proprio futuro in sicurezza, anche al di fuori dei confini nazionali.
In sintesi, l'ordinamento italiano dispone di strumenti di protezione specifici ed efficaci (artt. 282-bis e 282-ter c.p.p.) per tutelare le vittime di reati gravi come la violenza domestica e lo stalking. L'Ordine di Protezione Europeo rappresenta l'evoluzione naturale di questa tutela, trasformandola da un provvedimento puramente nazionale a un diritto esigibile in tutta l'Unione Europea. Grazie a questo meccanismo di cooperazione giudiziaria, la protezione non si ferma più alla frontiera, ma viaggia insieme alla persona, rafforzando in modo concreto la sua sicurezza e la sua libertà di circolare e vivere all'interno dello spazio comune europeo.
Tuttavia, nonostante la sua importanza fondamentale, l'OPE rimane uno strumento ancora poco conosciuto e utilizzato. La piena consapevolezza di questo diritto da parte delle vittime e degli operatori legali è essenziale per trasformare la promessa di una tutela senza frontiere in una realtà concreta e diffusa, garantendo che la sicurezza non sia mai un ostacolo alla libertà di movimento.
#violenzadigenere #stalking #codicerosso #ordinediprotezioneeuropeo #OPE
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Il Dipartimento della Pubblica sicurezza - Direzione centrale della Polizia criminale - Servizio analisi criminale ha rilasciato recentemente il Report Trimestrale (terzo trimestre 2025) sui dati relativi agli omicidi volontari, con particolare attenzione ai delitti potenzialmente legati a liti familiari e violenza domestica (reperibile qui interno.gov.it/sites/default/f…), da cui emerge come nel periodo 1 gennaio 30 - settembre 2025, confrontato con periodo del 2024, il numero degli eventi sia in diminuzione (da 255 a 224 (-12%)), come è in calo pure il numero delle vittime di genere femminile, che da 91 scendono a 73 (-20%). Anche i delitti commessi in ambito familiare/affettivo, fanno rilevare un decremento sia nel numero di eventi da 122 a 98 (-20%), che nel numero delle vittime di genere femminile che da 79 passano a 60 (-24%).
Se in genere gli ultimi dati indicano un aumento della consapevolezza e della segnalazione di casi di violenza di genere, dall'altra parte si avverte una persistenza del fenomeno in diverse forme. Ci sono segnali positivi legati all'attivazione di centri antiviolenza e all'introduzione di nuove leggi, ma la strada per un cambiamento culturale e sociale significativo è ancora lunga.
Anche la conoscenza delle norme, da parte degli operatori che pure dovrebbero recepirle nel dettaglio, appare a volte lacunosa. Ci riferiamo all' Ordine di Protezione Europeo (OPE), uno strumento di cooperazione giudiziaria europea transfrontaliera che dalla sua comparsa sotto forma di Direttiva nel 2011 (e suo recepimento nella normativa nazionale italiana nel pacchetto legislativo noto come "Codice Rosso") è stato utilizzato pochissimo.
Immaginiamo una persona che, in Italia, ha ottenuto un provvedimento di protezione da minacce, violenze o atti persecutori. Cosa accade se questa persona ha la necessità, per lavoro o per scelta personale, di trasferirsi o anche solo di soggiornare in un altro Paese dell'Unione Europea? Perde forse la tutela che le era stata garantita? Per rispondere a questa fondamentale esigenza di sicurezza, è stato creato uno strumento giuridico specifico: l'Ordine di Protezione Europeo (OPE). L'OPE è concepito per risolvere proprio questo problema, assicurando che le misure di protezione concesse in Italia possano "viaggiare" insieme alla vittima, mantenendo la loro validità ed efficacia oltre i confini nazionali.
Per comprendere appieno come funziona questo meccanismo transfrontaliero, è essenziale partire dalle fondamenta: le misure di protezione nazionali che costituiscono il presupposto per poterlo attivare.
Nel nostro ordinamento, l'Ordine di Protezione Europeo si basa su due specifiche misure cautelari previste dal codice di procedura penale. Queste non sono state pensate per reati generici, ma per fornire uno specifico strumento di tutela nelle fasi che precedono l'accertamento della responsabilità penale rispetto a fattispecie delittuose caratterizzate dalla reiterazione della condotta pregiudizievole, come i maltrattamenti contro familiari (art. 572 c.p.) e gli atti persecutori, meglio noti come stalking (art. 612-bis c.p.).
Questa misura è uno strumento cruciale per la tutela delle vittime in contesti di violenza domestica. Il suo scopo primario è interrompere la convivenza forzata e pericolosa, allontanando fisicamente la persona che costituisce una minaccia dall'ambiente familiare.
Quando applica questa misura, il giudice può imporre una serie di provvedimenti molto concreti:
Questa misura viene applicata in contesti delittuosi gravi, come i maltrattamenti contro familiari e conviventi (art. 572 del codice penale) o gli atti persecutori, meglio noti come stalking (art. 612-bis del codice penale).
Mentre la misura precedente si concentra sul contesto domestico, il divieto di avvicinamento è uno strumento flessibile, finalizzato a proteggere la vittima nella sua vita quotidiana, sociale e lavorativa, al di fuori delle mura di casa. Il giudice ha un'ampia discrezionalità nel definire i contorni della misura, adattandola alle specifiche esigenze di protezione del caso concreto.
I divieti che il giudice può imporre includono:
Per garantire il rispetto di questa misura, il giudice può disporre l'utilizzo di strumenti di controllo tecnologico, come il cosiddetto "braccialetto elettronico", che segnala alle forze dell'ordine un'eventuale violazione delle distanze imposte.
Sono proprio questi provvedimenti, così centrali per la tutela delle vittime in Italia, a costituire il ponte verso una protezione estesa a livello europeo.
L'Ordine di Protezione Europeo (OPE), introdotto dalla Direttiva 2011/99/UE, è una decisione giudiziaria basata sul principio del reciproco riconoscimento tra gli Stati membri. Il suo obiettivo primario è semplice ma fondamentale: estendere l'efficacia di una "misura di protezione" nazionale al territorio di un altro Stato membro in cui la vittima decide di risiedere o soggiornare.
In questo meccanismo, si distinguono due ruoli:
È fondamentale sottolineare un punto chiave: nell'ordinamento italiano, le uniche misure cautelari che costituiscono il presupposto per poter richiedere l'emissione di un OPE sono quelle previste dagli articoli 282-bis e 282-ter del codice di procedura penale.
Questo significa che l'esistenza di un provvedimento di allontanamento dalla casa familiare o di divieto di avvicinamento è la condizione necessaria e imprescindibile per attivare la tutela a livello europeo. Senza una di queste due misure attive in Italia, non è possibile richiedere un Ordine di Protezione Europeo.
Per assicurare che la vittima sia pienamente consapevole di questa opportunità, la legge italiana (attraverso l'introduzione del comma 1-bis all'art. 282-quater c.p.p.) stabilisce un obbligo preciso. Quando il giudice emette una delle due misure cautelari (art. 282-bis o 282-ter), deve obbligatoriamente comunicare alla persona offesa la sua facoltà di richiedere l'emissione di un Ordine di Protezione Europeo. Questo obbligo di informazione garantisce che un diritto così importante non rimanga inascoltato, fornendo alla vittima uno strumento concreto per pianificare il proprio futuro in sicurezza, anche al di fuori dei confini nazionali.
In sintesi, l'ordinamento italiano dispone di strumenti di protezione specifici ed efficaci (artt. 282-bis e 282-ter c.p.p.) per tutelare le vittime di reati gravi come la violenza domestica e lo stalking. L'Ordine di Protezione Europeo rappresenta l'evoluzione naturale di questa tutela, trasformandola da un provvedimento puramente nazionale a un diritto esigibile in tutta l'Unione Europea. Grazie a questo meccanismo di cooperazione giudiziaria, la protezione non si ferma più alla frontiera, ma viaggia insieme alla persona, rafforzando in modo concreto la sua sicurezza e la sua libertà di circolare e vivere all'interno dello spazio comune europeo.
Tuttavia, nonostante la sua importanza fondamentale, l'OPE rimane uno strumento ancora poco conosciuto e utilizzato. La piena consapevolezza di questo diritto da parte delle vittime e degli operatori legali è essenziale per trasformare la promessa di una tutela senza frontiere in una realtà concreta e diffusa, garantendo che la sicurezza non sia mai un ostacolo alla libertà di movimento.
#violenzadigenere #stalking #codicerosso #ordinediprotezioneeuropeo #OPE
Mentre a Reggio Calabria è in corso un maxiprocesso che coinvolge 132 membri della 'Ndrangheta arrestati nel 2023 durante un'operazione congiunta che interessò 10 Paesi, 76 degli imputati sono già stati processati. È stata emessa la prima sentenza, con il giudice competente che ha condannato gli imputati a una pena complessiva di 1.098 anni di carcere e a una multa di 440.000 euro. L'operazione, che coinvolse autorità di Italia, Belgio, Germania, Francia, Portogallo, Slovenia, Spagna, Romania, Brasile e Panama, è considerata una delle più grandi azioni contro la rete policriminale italiana fino ad oggi. Il supporto di #Eurojust ed #Europol è stato fondamentale, dato l'elevato numero di Paesi coinvolti.
Si è trattato della prima sentenza del Tribunale di Reggio Calabria a seguito della richiesta di rito abbreviato presentata da 76 imputati, condannati per partecipazione a un'organizzazione criminale di stampo mafioso e per coinvolgimento in un'organizzazione internazionale di narcotraffico.Eurojust considera questa la sua più grande azione contro un'organizzazione di stampo mafioso. L'operazione fu condotta dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria.
L'indagine rivelò una rete guidata da diverse famiglie della 'Ndrangheta con sede principalmente a San Luca. Il caso ha confermato che i membri della 'Ndrangheta, considerata una delle reti criminali più potenti al mondo, sono responsabili di gran parte del traffico di cocaina in Europa e sono anche attivi nel riciclaggio sistematico di denaro. L'indagine è stata complessa a causa dell'utilizzo da parte dei criminali di servizi di messaggistica criptata come #Encrochat e #SkyECC, nonché del fatto che si è svolta sia all'interno che all'esterno dell'Unione Europea. Per questi motivi, il supporto di Eurojust alle autorità nazionali e il suo ruolo nel coordinamento internazionale sono stati cruciali.
Il 3 maggio 2023, le autorità di Belgio, Germania, Italia, Francia, Portogallo, Slovenia, Spagna, Romania, Brasile e Panama hanno dispiegato oltre 2.700 agenti per effettuare irruzioni in diverse località e sequestrare diverse aziende, portando all'arresto di 132 membri della rete. La chiave del successo dell'operazione del 3 maggio è stata la cooperazione tra le 10 autorità durante le indagini, coordinate da Eurojust ed Europol. Attraverso il finanziamento e l'istituzione di due Squadre Investigative Congiunte (#Jic #SIC), Eurojust ha garantito lo scambio di informazioni tra le autorità e la preparazione dell'intricata operazione. La rapida ed efficace cooperazione attraverso le squadre investigative comuni è stata essenziale per smantellare con successo la pericolosa rete criminale. Eurojust istituì un centro di coordinamento per facilitare una rapida cooperazione tra le autorità giudiziarie coinvolte e per supportare la trasmissione e l'esecuzione degli ordini di indagine europei. Europol fornì agli investigatori pacchetti di intelligence, rapporti di confronto incrociato e ha dispiegato specialisti durante l'operazione.
Segui il blog con il tuo favorito RSS reader (noblogo.org/cooperazione-inter…) e interagisci con i suoi post nel fediverso (@cooperazione-internazionale-di-polizia@noblogo.org). Scopri dove trovarci:l.devol.it/@CoopIntdiPoliziaTutti i contenuti sono CC BY-NC-SA (creativecommons.org/licenses/b…)Le immagini se non diversamente indicato sono di pubblico dominio.
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# Un profilo curato da un cultore della materia. La cooperazione di polizia da un'ottica italiana. # Un perfil editado por un experto en el tema. La cooperación policial desde una perspectiva italiana. # A profile edited by an expert on the subject.l.devol.it
Mentre a Reggio Calabria è in corso un maxiprocesso che coinvolge 132 membri della 'Ndrangheta arrestati nel 2023 durante un'operazione congiunta che interessò 10 Paesi, 76 degli imputati sono già stati processati.
È stata emessa la prima sentenza, con il giudice competente che ha condannato gli imputati a una pena complessiva di 1.098 anni di carcere e a una multa di 440.000 euro. L'operazione, che coinvolse autorità di Italia, Belgio, Germania, Francia, Portogallo, Slovenia, Spagna, Romania, Brasile e Panama, è considerata una delle più grandi azioni contro la rete policriminale italiana fino ad oggi. Il supporto di #Eurojust ed #Europol è stato fondamentale, dato l'elevato numero di Paesi coinvolti.
Si è trattato della prima sentenza del Tribunale di Reggio Calabria a seguito della richiesta di rito abbreviato presentata da 76 imputati, condannati per partecipazione a un'organizzazione criminale di stampo mafioso e per coinvolgimento in un'organizzazione internazionale di narcotraffico.
Eurojust considera questa la sua più grande azione contro un'organizzazione di stampo mafioso.
L'operazione fu condotta dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria.
L'indagine rivelò una rete guidata da diverse famiglie della 'Ndrangheta con sede principalmente a San Luca. Il caso ha confermato che i membri della 'Ndrangheta, considerata una delle reti criminali più potenti al mondo, sono responsabili di gran parte del traffico di cocaina in Europa e sono anche attivi nel riciclaggio sistematico di denaro. L'indagine è stata complessa a causa dell'utilizzo da parte dei criminali di servizi di messaggistica criptata come #Encrochat e #SkyECC, nonché del fatto che si è svolta sia all'interno che all'esterno dell'Unione Europea. Per questi motivi, il supporto di Eurojust alle autorità nazionali e il suo ruolo nel coordinamento internazionale sono stati cruciali.
Il 3 maggio 2023, le autorità di Belgio, Germania, Italia, Francia, Portogallo, Slovenia, Spagna, Romania, Brasile e Panama hanno dispiegato oltre 2.700 agenti per effettuare irruzioni in diverse località e sequestrare diverse aziende, portando all'arresto di 132 membri della rete. La chiave del successo dell'operazione del 3 maggio è stata la cooperazione tra le 10 autorità durante le indagini, coordinate da Eurojust ed Europol. Attraverso il finanziamento e l'istituzione di due Squadre Investigative Congiunte (#Jic #SIC), Eurojust ha garantito lo scambio di informazioni tra le autorità e la preparazione dell'intricata operazione. La rapida ed efficace cooperazione attraverso le squadre investigative comuni è stata essenziale per smantellare con successo la pericolosa rete criminale. Eurojust istituì un centro di coordinamento per facilitare una rapida cooperazione tra le autorità giudiziarie coinvolte e per supportare la trasmissione e l'esecuzione degli ordini di indagine europei. Europol fornì agli investigatori pacchetti di intelligence, rapporti di confronto incrociato e ha dispiegato specialisti durante l'operazione.
Il Generale Gianluca Vitagliano (foto) del Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria, un reparto specializzato in indagini nell'ambito della contraffazione monetaria, del falso documentale e dei crimini digitali connessi all'uso di criptovalute, è recentemente intervenuto al Digital Innovation Forum – ComoLake 2025 a Villa Erba di Cernobbio, sul lago di Como, evento che ha riunito oltre 3.500 partecipanti, 240 relatori, 80 startup e 50 aziende, confermandosi come una delle principali piattaforme europee di confronto tra scienza, economia e istituzioni.
Il Generale Vitagliano ha indicato come il ruolo dei CC Antifalsificazione Monetaria include la tutela del cittadino e del sistema finanziario, con un'azione di contrasto all'uso illecito delle #criptovalute, che sono considerate un mondo in espansione e potenzialmente fertile per la criminalità se non soggette a prevenzione e contrasto. Il comando traccia le transazioni all'interno della #blockchain tra wallet, seguendo i codici dei wallet per la de-anonimizzazione e la ricostruzione del motivo della transazione. Per questo scopo, vengono impiegate nuove strumentazioni come il tracciamento basato su open source intelligence e l'analisi dei social media. Il comandante ha evidenziato che il controllo è particolarmente complesso a causa della natura interconnessa del mondo delle criptovalute, con la ricerca di “paradisi criminali” in paesi come quelli dell'Africa o dell'Asia, o in nazioni non collaboranti con le forze dell'ordine. Il reparto collabora attivamente con l' #UnioneEuropea e istituzioni accademiche nazionali ed europee, dimostrando una forte vocazione internazionale.
Il Reparto venne costituito sin dal 19 ottobre 1992, in ottemperanza al D.M. del 22 gennaio 1992 che, nel quadro della ripartizione degli obiettivi tra le varie Forze di Polizia, riconosceva all’Arma dei Carabinieri il consolidato interesse nel settore del falso nummario.
Il 15 giugno 1999, il Nucleo veniva elevato a Comando di Corpo e ridenominato – come attualmente – “Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria”.
Il 28 giugno 2021 con il Regolamento del Consiglio Europeo n.138/2001 il Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria veniva riconosciuto quale Autorità Nazionale per l’Arma dei Carabinieri (G.U. Unione Europea del 10 marzo 2009).
Con l'istituzione di tale Comando si è voluta assicurare una qualificata presenza dell’Arma dei Carabinieri a livello nazionale ed internazionale nel delicato settore della prevenzione e del contrasto al falso nummario.
I militari effettivi al Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria, individuati attraverso una preliminare selezione, vengono specializzati nel particolare settore mediante la frequenza di specifici Corsi inerenti in diversi ambiti operativi di competenza, attraverso l’apprendimento del quadro normativo di riferimento e delle migliori prassi operative.
Il 12 luglio 2021, veniva istituita la Sezione Operativa di Napoli.
Il Reparto risultava pertanto articolato su una struttura di Comando e due Sezioni Operative: di Roma, con competenza al Centro-Nord, e di Napoli, con competenza al Centro-Sud.
Il 4 ottobre 2021 è stata infine istituita la Sezione Criptovalute con il compito di contrastare le emergenti dinamiche criminali legate all’utilizzo illecito delle criptovalute e l’uso di piattaforme informatiche illegali per la vendita di valuta ed altri prodotti contraffatti di specifica competenza del Comando (documenti d’identità, dati e supporti relativi a carte di pagamento, assegni e valori bollati) fornendo anche supporto specialistico ai Comandi territoriali dell’Arma e all’ Autorità Giudiziaria in campo nazionale.
#Cooperazioneinternazionaledipolizia
Segui il blog con il tuo favorito RSS reader (noblogo.org/cooperazione-inter…) e interagisci con i suoi post nel fediverso (@cooperazione-internazionale-di-polizia@noblogo.org). Scopri dove trovarci:l.devol.it/@CoopIntdiPoliziaTutti i contenuti sono CC BY-NC-SA (creativecommons.org/licenses/b…)Le immagini se non diversamente indicato sono di pubblico dominio.
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# Un profilo curato da un cultore della materia. La cooperazione di polizia da un'ottica italiana. # Un perfil editado por un experto en el tema. La cooperación policial desde una perspectiva italiana. # A profile edited by an expert on the subject.l.devol.it
Il Generale Gianluca Vitagliano (foto) del Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria, un reparto specializzato in indagini nell'ambito della contraffazione monetaria, del falso documentale e dei crimini digitali connessi all'uso di criptovalute, è recentemente intervenuto al Digital Innovation Forum – ComoLake 2025 a Villa Erba di Cernobbio, sul lago di Como, evento che ha riunito oltre 3.500 partecipanti, 240 relatori, 80 startup e 50 aziende, confermandosi come una delle principali piattaforme europee di confronto tra scienza, economia e istituzioni.
Il Generale Vitagliano ha indicato come il ruolo dei CC Antifalsificazione Monetaria include la tutela del cittadino e del sistema finanziario, con un'azione di contrasto all'uso illecito delle #criptovalute, che sono considerate un mondo in espansione e potenzialmente fertile per la criminalità se non soggette a prevenzione e contrasto.
Il comando traccia le transazioni all'interno della #blockchain tra wallet, seguendo i codici dei wallet per la de-anonimizzazione e la ricostruzione del motivo della transazione.
Per questo scopo, vengono impiegate nuove strumentazioni come il tracciamento basato su open source intelligence e l'analisi dei social media.
Il comandante ha evidenziato che il controllo è particolarmente complesso a causa della natura interconnessa del mondo delle criptovalute, con la ricerca di "paradisi criminali" in paesi come quelli dell'Africa o dell'Asia, o in nazioni non collaboranti con le forze dell'ordine.
Il reparto collabora attivamente con l' #UnioneEuropea e istituzioni accademiche nazionali ed europee, dimostrando una forte vocazione internazionale.
Il Reparto venne costituito sin dal 19 ottobre 1992**, in ottemperanza al D.M. del 22 gennaio 1992 che, nel quadro della ripartizione degli obiettivi tra le varie Forze di Polizia, riconosceva all’Arma dei Carabinieri il consolidato interesse nel settore del falso nummario.
Il 15 giugno 1999, il Nucleo veniva elevato a Comando di Corpo e ridenominato - come attualmente - "Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria".
Il 28 giugno 2021 con il Regolamento del Consiglio Europeo n.138/2001 il Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria veniva riconosciuto quale Autorità Nazionale per l’Arma dei Carabinieri (G.U. Unione Europea del 10 marzo 2009).
Con l'istituzione di tale Comando si è voluta assicurare una qualificata presenza dell’Arma dei Carabinieri a livello nazionale ed internazionale nel delicato settore della prevenzione e del contrasto al falso nummario.
I militari effettivi al Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria, individuati attraverso una preliminare selezione, vengono specializzati nel particolare settore mediante la frequenza di specifici Corsi inerenti in diversi ambiti operativi di competenza, attraverso l’apprendimento del quadro normativo di riferimento e delle migliori prassi operative.
Il 12 luglio 2021, veniva istituita la Sezione Operativa di Napoli.
Il Reparto risultava pertanto articolato su una struttura di Comando e due Sezioni Operative: di Roma, con competenza al Centro-Nord, e di Napoli, con competenza al Centro-Sud.
Il 4 ottobre 2021 è stata infine istituita la Sezione Criptovalute con il compito di contrastare le emergenti dinamiche criminali legate all’utilizzo illecito delle criptovalute e l’uso di piattaforme informatiche illegali per la vendita di valuta ed altri prodotti contraffatti di specifica competenza del Comando (documenti d’identità, dati e supporti relativi a carte di pagamento, assegni e valori bollati) fornendo anche supporto specialistico ai Comandi territoriali dell’Arma e all’ Autorità Giudiziaria in campo nazionale.
#Europol, #OLAF, #DGSANTE e 31 paesi in tutta Europa e oltre, insieme ai produttori di alimenti e bevande del settore privato, hanno unito le forze nella quattordicesima edizione dell'operazione OPSON.
Questo sforzo annuale si rivolge ai criminali dietro alimenti e bevande contraffatti e scadenti.
Le forze dell'ordine, le dogane e le agenzie di regolamentazione alimentare hanno sequestrato 259.012 pacchi, 1.416.168 litri di bevande e 11.566.958 chilogrammi di cibo, compresi carne e frutti di mare.
Nel complesso, l'operazione OPSON XIV ha conseguito questi risultati:
Una delle principali tendenze identificate quest’anno sono stati i gruppi criminali organizzati che si sono infiltrati nelle aziende di smaltimento dei rifiuti con l’intento di ottenere l’accesso al cibo scaduto in attesa di distruzione. I criminali rimuovono quindi il "meglio prima" (best before) originale o le date di scadenza utilizzando solventi e stampano nuove date falsificate sui pacchi. Questi prodotti rietichettati vengono poi reintrodotti nella catena di fornitura. In termini di qualità, potrebbero non solo essere scadenti ma spesso rappresentare anche un rischio per la salute, come si è visto nei casi che coinvolgono pesce in scatola. In quanto modus operandi criminale, la pratica di rietichettare il cibo scaduto non è del tutto nuova, ma la sua portata attuale non ha precedenti.
Tuttavia, la gamma di frodi nel settore alimentare e delle bevande non si limita solo alla ristampa di date di scadenza false. La contraffazione di alimenti e bevande e l'abuso di indicazioni geografiche sono tra le tattiche fraudolente più comuni. Per quanto riguarda gli alimenti contraffatti e erroneamente designati, l'olio d'oliva e i vini a denominazione di origine protetta restano tipi di prodotti fortemente colpiti.
Inoltre, le autorità hanno riscontrato diversi casi di carne o prodotti a base di carne venduti a ristoranti o consumatori nonostante fossero stati immagazzinati in condizioni scadenti o con i macellatori che non rispettavano gli standard igienici legali e necessari. Modi operandi simili sono stati visti con i frutti di mare (ad esempio, molluschi bivalvi), che non erano più adatti al consumo di consumo ma comunque venduti.
Le frodi nel settore alimentare e delle bevande costituiscono un settore criminale grave e significativo che necessita di essere affrontato a livello nazionale e internazionale. L’operazione #OPSON è stata istituita con l’obiettivo di proteggere la salute e la sicurezza pubblica in tutta l’UE.
L'elenco degli articoli alimentari e delle bevande ritirati dal mercato abbraccia un'ampia gamma. Le autorità hanno sequestrato beni di prima necessità come frutta, verdura, pollame, carne, prodotti a base di carne e frutti di mare. L'elenco dei prodotti alimentari comprende anche dolciumi, grassi e oli, con particolare attenzione all'olio d'oliva. Inoltre, nel corso dell'OPSON XIV sono stati trattati integratori alimentari e additivi.
Europol ha coordinato OPSON XIV e ha sostenuto molti casi individuali inviando esperti con un ufficio mobile alle giornate di azione. Durante questi controlli e raid, gli esperti sul posto potrebbero fornire supporto analitico e di intelligence alle autorità nazionali. Inoltre, Europol ha organizzato riunioni operative per i casi spin-off. Con centinaia di indagini e controlli individuali eseguiti da polizia, dogane e autorità nazionali di regolamentazione alimentare in collaborazione con partner del settore privato, più di alcuni si sono distinti come esempi da evidenziare in dettaglio.
Italia
Un'inchiesta del Nucleo Carabinieri Antisofisticazioni e Sanità Pubblica (Nuclei Antisofisticazione e Sanità dell'Arma dei Carabinieri, #NAS) ha portato all'emissione di un mandato di cattura per sette allevatori di cavalli e camionisti. Facevano parte di un'organizzazione criminale operante in Umbria e Puglia, che macellava clandestinamente cavalli trattati con prodotti farmaceutici, ponendo un significativo rischio per la salute pubblica. Inoltre, le autorità hanno scoperto e sequestrato un impianto di macellazione clandestino in una fattoria, insieme a un camion contenente parti di animali macellati illegalmente.
Oltre 3,5 tonnellate di riso sfuso etichettato come italiano, nonostante provenisse dall’Uruguay, sono state sequestrate presso un deposito alimentare in Campagnola Emilia (RE) dai Carabinieri per la tutela Agroalimentare di Parma, coadiuvati dall’Azienda Unità Sanitaria Locale di Reggio Emilia, . L’operazione è stata condotta nell’ambito di controlli mirati, pianificati dalla Cabina di regia organo di coordinamento operativo costituito in seno al ministero dell’Agricoltura della Sovranità alimentare e delle Foreste, ed era volta alla tutela del “Made in Italy”.
Il prodotto, privo di documentazione giustificativa circa la rintracciabilità, era in procinto di essere commercializzato. I locali, adibiti dalla società a deposito alimentare, versavano inoltre in carenti condizioni igienico- sanitarie, tanto che sono state disposte talune prescrizioni e comminate sanzioni amministrative. Un’attività che si inserisce nell’ambito di specifici e mirati controlli svolti nell’ambito delle linee operative concordate in seno alla Cabina di Regia, organo di coordinamento operativo costituito in seno al ministero dell’Agricoltura della Sovranità alimentare e delle Foreste.
Si tratta di un caso significativo di frode alimentare e contraffazione, che riguarda la falsificazione dell’origine di un prodotto agroalimentare, in questo caso il riso. Il sequestro di oltre 3,5 tonnellate di riso etichettato come italiano ma proveniente dall’Uruguay evidenzia un tentativo di ingannare i consumatori sull’origine e, potenzialmente, sulla qualità del prodotto.
Ciò significa per i consumatori: Frode sull’origine, poiché i consumatori acquistano il prodotto credendo che sia italiano, magari pagando un prezzo più alto per la presunta qualità e origine locale; rischi per la salute (anche se il riso uruguaiano non è necessariamente pericoloso, la frode sull’etichetta solleva dubbi sulla trasparenza e sulla tracciabilità del prodotto); danno all’economia locale, giacché i produttori italiani onesti subiscono la concorrenza sleale di chi vende prodotti stranieri spacciandoli per italiani.
In Italia, la contraffazione alimentare è un reato punito dal Codice Penale e da normative specifiche come il Regolamento UE 1169/2011 sull’etichettatura dei prodotti alimentari. Le sanzioni possono essere pesanti, sia dal punto di vista penale che amministrativo, includendo sequestro dei prodotti (come avvenuto in questo caso), multe salate per l’azienda responsabile e denuncia penale per frode in commercio.
La cooperazione internazionale tra forze di polizia nel contrasto alle frodi alimentari è diventata una necessità imprescindibile, soprattutto in un contesto globale dove le filiere agroalimentari si estendono oltre i confini nazionali e le organizzazioni criminali sfruttano le lacune normative tra Paesi. Nel caso specifico delle frodi sull’origine dei prodotti, come il riso uruguaiano spacciato per italiano, la collaborazione tra autorità di diversi Stati è fondamentale per tracciare, prevenire e reprimere questi illeciti.
L’Italia, attraverso il Comando Carabinieri per la Tutela Agroalimentare, è membro fondatore della rete OPSON, coordinata da Europol e Interpol. Questa rete riunisce forze di polizia, agenzie di controllo e altri attori internazionali per contrastare le frodi alimentari transnazionali, attraverso operazioni congiunte, scambio di informazioni e formazione specializzata.
Il nostro Paese ha inoltre stretto accordi strategici con diversi Paesi, come il Regno Unito, per rafforzare la cooperazione tecnica e operativa. Questi accordi prevedono la condivisione di informazioni, la formazione congiunta e l’esecuzione di controlli coordinati lungo le filiere agroalimentari.
Iniziative come il progetto BACCUS promuovono la condivisione di buone pratiche e lo sviluppo di linee guida comuni tra le forze dell’ordine dei Paesi UE, migliorando la capacità di risposta alle frodi alimentari e la tutela dei consumatori.
L’Italia collabora anche con Paesi extraeuropei, come quelli dell’America Latina (tra cui l’Uruguay), per formare le forze di polizia locali sulle tecniche di contrasto ai crimini agroalimentari, con particolare attenzione alle frodi sull’origine e alla tracciabilità dei prodotti.
Nonostante i progressi, permangono alcune difficoltà:
Differenze normative: Non tutti i Paesi dispongono di reparti di polizia specializzati nelle frodi alimentari o di poteri investigativi adeguati, il che può limitare l’efficacia delle indagini transnazionali.
Complessità delle filiere: Le organizzazioni criminali sfruttano la complessità delle catene di approvvigionamento globale per nascondere le frodi, rendendo indispensabile una collaborazione costante e strutturata tra le autorità.
La cooperazione internazionale è ormai un pilastro fondamentale per contrastare le frodi alimentari, soprattutto quando coinvolgono prodotti che attraversano più Paesi. L’Italia, grazie alla sua esperienza e alla partecipazione attiva in reti come OPSON, si conferma tra i Paesi più attivi in questo ambito, ma il successo dipende dalla capacità di tutti gli attori coinvolti di lavorare insieme in modo coordinato e trasparente.
#CarabinieriperlatutelaAgroalimentare
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Oltre 3,5 tonnellate di riso sfuso etichettato come italiano, nonostante provenisse dall’Uruguay, sono state sequestrate presso un deposito alimentare in Campagnola Emilia (RE) dai Carabinieri per la tutela Agroalimentare di Parma, coadiuvati dall’Azienda Unità Sanitaria Locale di Reggio Emilia, .
L’operazione è stata condotta nell’ambito di controlli mirati, pianificati dalla Cabina di regia organo di coordinamento operativo costituito in seno al ministero dell’Agricoltura della Sovranità alimentare e delle Foreste, ed era volta alla tutela del "Made in Italy".
Il prodotto, privo di documentazione giustificativa circa la rintracciabilità, era in procinto di essere commercializzato. I locali, adibiti dalla società a deposito alimentare, versavano inoltre in carenti condizioni igienico- sanitarie, tanto che sono state disposte talune prescrizioni e comminate sanzioni amministrative. Un’attività che si inserisce nell’ambito di specifici e mirati controlli svolti nell’ambito delle linee operative concordate in seno alla Cabina di Regia, organo di coordinamento operativo costituito in seno al ministero dell’Agricoltura della Sovranità alimentare e delle Foreste.
Si tratta di un caso significativo di frode alimentare e contraffazione, che riguarda la falsificazione dell’origine di un prodotto agroalimentare, in questo caso il riso. Il sequestro di oltre 3,5 tonnellate di riso etichettato come italiano ma proveniente dall’Uruguay evidenzia un tentativo di ingannare i consumatori sull’origine e, potenzialmente, sulla qualità del prodotto.
Ciò significa per i consumatori: Frode sull’origine, poiché i consumatori acquistano il prodotto credendo che sia italiano, magari pagando un prezzo più alto per la presunta qualità e origine locale; rischi per la salute (anche se il riso uruguaiano non è necessariamente pericoloso, la frode sull’etichetta solleva dubbi sulla trasparenza e sulla tracciabilità del prodotto); danno all’economia locale, giacché i produttori italiani onesti subiscono la concorrenza sleale di chi vende prodotti stranieri spacciandoli per italiani.
In Italia, la contraffazione alimentare è un reato punito dal Codice Penale e da normative specifiche come il Regolamento UE 1169/2011 sull’etichettatura dei prodotti alimentari. Le sanzioni possono essere pesanti, sia dal punto di vista penale che amministrativo, includendo sequestro dei prodotti (come avvenuto in questo caso), multe salate per l’azienda responsabile e denuncia penale per frode in commercio.
La cooperazione internazionale tra forze di polizia nel contrasto alle frodi alimentari è diventata una necessità imprescindibile, soprattutto in un contesto globale dove le filiere agroalimentari si estendono oltre i confini nazionali e le organizzazioni criminali sfruttano le lacune normative tra Paesi. Nel caso specifico delle frodi sull’origine dei prodotti, come il riso uruguaiano spacciato per italiano, la collaborazione tra autorità di diversi Stati è fondamentale per tracciare, prevenire e reprimere questi illeciti.
L’Italia, attraverso il Comando Carabinieri per la Tutela Agroalimentare, è membro fondatore della rete OPSON, coordinata da Europol e Interpol. Questa rete riunisce forze di polizia, agenzie di controllo e altri attori internazionali per contrastare le frodi alimentari transnazionali, attraverso operazioni congiunte, scambio di informazioni e formazione specializzata.
Il nostro Paese ha inoltre stretto accordi strategici con diversi Paesi, come il Regno Unito, per rafforzare la cooperazione tecnica e operativa. Questi accordi prevedono la condivisione di informazioni, la formazione congiunta e l’esecuzione di controlli coordinati lungo le filiere agroalimentari.
Iniziative come il progetto BACCUS promuovono la condivisione di buone pratiche e lo sviluppo di linee guida comuni tra le forze dell’ordine dei Paesi UE, migliorando la capacità di risposta alle frodi alimentari e la tutela dei consumatori.
L’Italia collabora anche con Paesi extraeuropei, come quelli dell’America Latina (tra cui l’Uruguay), per formare le forze di polizia locali sulle tecniche di contrasto ai crimini agroalimentari, con particolare attenzione alle frodi sull’origine e alla tracciabilità dei prodotti.
Nonostante i progressi, permangono alcune difficoltà:
Differenze normative: Non tutti i Paesi dispongono di reparti di polizia specializzati nelle frodi alimentari o di poteri investigativi adeguati, il che può limitare l’efficacia delle indagini transnazionali.
Complessità delle filiere: Le organizzazioni criminali sfruttano la complessità delle catene di approvvigionamento globale per nascondere le frodi, rendendo indispensabile una collaborazione costante e strutturata tra le autorità.
La cooperazione internazionale è ormai un pilastro fondamentale per contrastare le frodi alimentari, soprattutto quando coinvolgono prodotti che attraversano più Paesi. L’Italia, grazie alla sua esperienza e alla partecipazione attiva in reti come OPSON, si conferma tra i Paesi più attivi in questo ambito, ma il successo dipende dalla capacità di tutti gli attori coinvolti di lavorare insieme in modo coordinato e trasparente.
Nella giornata del 17 settembre 2025 i #Carabinieri del Nucleo #CITES – Distaccamento di Torino Caselle hanno eseguito controlli mirati presso alcuni laboratori di tassidermia in provincia di Torino, nell’ambito della campagna #EMPACT2022 e dell’Operational Action Plan (#OAP) #EnviCrime 2024- 2025 – OA 5.1 “Trafficking of Fauna” dell'Unione Europea #UE, finalizzata al contrasto del traffico illegale di specie protette.
Durante uno dei controlli sono state rinvenute e poste sotto sequestro cinque zanne grezze di elefante africano (#Loxodonta africana), specie inserita nell’Appendice I della Convenzione CITES e considerata in pericolo di estinzione. Le zanne sono risultate di dimensioni considerevoli (misuravano tra 190 e 212 centimetri di lunghezza), a conferma della provenienza da esemplari adulti e del rilevante valore commerciale del materiale sequestrato.
Gli specimen erano detenuti in assenza della documentazione prevista che ne attestasse la provenienza legale e il possesso lecito. Il titolare dell’attività, un italiano sulla quarantina, è stato pertanto denunciato alla competente Autorità Giudiziaria per detenzione illecita di parti di specie protette, in violazione della normativa nazionale e internazionale sul commercio di specie a rischio di estinzione (Regolamento (CE) n. 338/97 e Legge 150/1992).
L’operazione si inserisce nel quadro delle attività coordinate a livello europeo per il contrasto al crimine ambientale e rappresenta un’importante azione di tutela della biodiversità e di salvaguardia delle specie minacciate inserite nella #C.I.T.E.S.. La C.I.T.E.S. – Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora è una Convenzione internazionale che tutela le specie a rischio di estinzione. Per tutte le specie animali e vegetali incluse nella Convenzione – oltre 40.000 – è necessario dimostrare la legale provenienza mediante idonea documentazione, indispensabile per la loro detenzione e commercializzazione. Nel caso di zanne grezze di elefante, tale documentazione deve essere richiesta al Nucleo Carabinieri CITES territorialmente competente. È vietato prelevare esemplari in natura, detenerli, cederli o commercializzarli senza la prescritta documentazione. I Carabinieri dei Nuclei CITES su tutto il territorio nazionale sono preposti ai controlli sul commercio di specie protette e al contrasto del traffico illegale delle stesse su tutto il territorio nazionale. Il commercio di specie rare, come l’avorio di elefante, sia grezzo che lavorato, è purtroppo ancora oggi molto diffuso.
Nella giornata del 17 settembre 2025 i #Carabinieri del Nucleo #CITES – Distaccamento di Torino Caselle hanno eseguito controlli mirati presso alcuni laboratori di tassidermia in provincia di Torino, nell’ambito della campagna #EMPACT2022 e dell’Operational Action Plan (#OAP) #EnviCrime 2024- 2025 – OA 5.1 “Trafficking of Fauna” dell'Unione Europea #UE, finalizzata al contrasto del traffico illegale di specie protette.
Durante uno dei controlli sono state rinvenute e poste sotto sequestro cinque zanne grezze di elefante africano (#Loxodonta africana), specie inserita nell’Appendice I della Convenzione CITES e considerata in pericolo di estinzione. Le zanne sono risultate di dimensioni considerevoli (misuravano tra 190 e 212 centimetri di lunghezza), a conferma della provenienza da esemplari adulti e del rilevante valore commerciale del materiale sequestrato.
Gli specimen erano detenuti in assenza della documentazione prevista che ne attestasse la provenienza legale e il possesso lecito. Il titolare dell’attività, un italiano sulla quarantina, è stato pertanto denunciato alla competente Autorità Giudiziaria per detenzione illecita di parti di specie protette, in violazione della normativa nazionale e internazionale sul commercio di specie a rischio di estinzione (Regolamento (CE) n. 338/97 e Legge 150/1992). I Carabinieri sequestrano cinque zanne di elefante africano
L’operazione si inserisce nel quadro delle attività coordinate a livello europeo per il contrasto al crimine ambientale e rappresenta un’importante azione di tutela della biodiversità e di salvaguardia delle specie minacciate inserite nella #C.I.T.E.S.. La C.I.T.E.S. – Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora è una Convenzione internazionale che tutela le specie a rischio di estinzione. Per tutte le specie animali e vegetali incluse nella Convenzione – oltre 40.000 – è necessario dimostrare la legale provenienza mediante idonea documentazione, indispensabile per la loro detenzione e commercializzazione. Nel caso di zanne grezze di elefante, tale documentazione deve essere richiesta al Nucleo Carabinieri CITES territorialmente competente. È vietato prelevare esemplari in natura, detenerli, cederli o commercializzarli senza la prescritta documentazione. I Carabinieri dei Nuclei CITES su tutto il territorio nazionale sono preposti ai controlli sul commercio di specie protette e al contrasto del traffico illegale delle stesse su tutto il territorio nazionale. Il commercio di specie rare, come l’avorio di elefante, sia grezzo che lavorato, è purtroppo ancora oggi molto diffuso.
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# Un profilo curato da un cultore della materia. La cooperazione di polizia da un'ottica italiana. # Un perfil editado por un experto en el tema. La cooperación policial desde una perspectiva italiana. # A profile edited by an expert on the subject.l.devol.it
L'Italia si sta posizionando per svolgere un ruolo operativo nella fase post-conflitto a Gaza. La soluzione più concreta prevede l'impiego dei Carabinieri per addestrare e supportare le future forze di sicurezza locali, seguendo modelli di successo già implementati in Cisgiordania e in altre regioni. Come ha spiegato il Ministro degli Esteri, Tajani: “siamo pronti a fare la nostra parte e inviare i nostri Carabinieri il giorno dopo la fine del conflitto”.
L'approccio italiano si intreccia con i negoziati sul cessate il fuoco e la governance di transizione. L'ambito d'azione includerebbe attività di polizia di prossimità, gestione graduale dell'ordine pubblico, protezione di siti sensibili e supporto alle indagini, in coordinamento con i partner europei e regionali.
L'esperienza pregressa conta. Il CoESPU (Center of Excellence for Stability Police Units) di Vicenza addestra da anni unità di polizia per contesti post-crisi; la missione MIADIT in Palestina a Gerico ha già formato migliaia di operatori in tecniche di polizia, gestione dell'ordine pubblico, indagini e tutela del patrimonio culturale.
Il valico di Rafah rimane cruciale per la fase umanitaria e la riapertura controllata dei valichi. La riattivazione della missione europea al confine con l'Egitto fornisce un canale operativo per l'assistenza, il controllo e la protezione dei flussi.
La presenza italiana richiede un quadro politico credibile. Il governo si sta concentrando su un processo in tre fasi: cessate il fuoco, accordo politico e ricostruzione. In questo contesto, sono in gioco le pressioni internazionali e gli sforzi diplomatici che coinvolgono attori regionali e gli Stati Uniti.
Perché i Carabinieri? I Carabinieri, una forza di polizia a struttura militare, combinano capacità di mediazione civile e disciplina operativa. Sono adatti alle zone grigie degli ambienti postbellici, dove la protezione dei civili, la garanzia dei servizi essenziali e il ripristino della fiducia tra le parti sono fondamentali.
Cosa aspettarsi nell'immediato. Il modello più probabile il giorno dopo la pace è “addestrare e consigliare”: squadre dell'Arma a fianco delle unità locali per attività di polizia di prossimità, scene del crimine, monitoraggio dei valichi e protezione delle infrastrutture critiche.
Per l'Italia, si tratta di un test di credibilità nel Mediterraneo. Se l'operazione avrà successo, Roma consoliderà il suo ruolo di fornitore di sicurezza e rafforzerà i canali con i partner europei e arabi; in caso contrario, si correrà il rischio di incorrere in costi operativi e reputazionali.
Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha espresso sia l'intenzione che l'obbligo morale dell'Italia di essere presente nelle regioni colpite da conflitti, sottolineando in particolare l'importanza dell'approccio nazionale alla pace, della cultura dell'inclusione e della capacità unica di promuovere il dialogo. Intervenendo durante un dibattito con Matteo Renzi alla Stazione Leopolda, Crosetto ha affrontato il potenziale coinvolgimento dei Carabinieri nel piano di pace dell'amministrazione Trump per Gaza. Ha sottolineato il lungo impegno dell'Italia per la pace attraverso la sua partecipazione attiva alle missioni delle Nazioni Unite, alle operazioni europee e alle iniziative della NATO. Il Ministro ha sottolineato che le forze armate italiane non solo sono altamente addestrate, ma portano con sé anche una distinta “italianità”, una qualità che le distingue in contesti internazionali in cui la presenza militare può spesso essere percepita come un'imposizione o un simbolo di potere.
Crosetto ha spiegato come l'esercito e i Carabinieri italiani siano stati in grado di creare fiducia in diverse regioni, tra cui il Libano, dove stanno attualmente contribuendo all'addestramento delle forze di polizia locali. Questa fiducia, ha spiegato, nasce dalla capacità delle forze armate italiane di interagire con le comunità in modo rispettoso e inclusivo, trattando le persone come pari piuttosto che da una posizione di superiorità. Questo approccio affonda le sue radici nella vasta esperienza dei Carabinieri che operano in migliaia di città italiane, dove interagiscono con cittadini di ogni estrazione sociale, dagli anziani ai funzionari locali, promuovendo un senso di connessione e comprensione che portano con sé ovunque vadano.
Il Ministro ha inoltre descritto la situazione attuale come l'inizio di un lungo e impegnativo percorso verso la pace, che richiede pazienza, perseveranza e lo sforzo collettivo di tutte le parti coinvolte. Nonostante le difficoltà future, Crosetto ha espresso un cauto ottimismo, affermando che la comunità internazionale, che comprende nazioni arabe, paesi occidentali e persino la Russia, ha mostrato un raro livello di unità nel sostenere il processo di pace. Questa cooperazione senza precedenti, ha sostenuto, offre la speranza per un futuro in cui sia Israele che il popolo palestinese possano coesistere nel rispetto dei loro diritti e delle loro aspirazioni.
#Gaza
Segui il blog con il tuo favorito RSS reader (noblogo.org/cooperazione-inter…) e interagisci con i suoi post nel fediverso (@cooperazione-internazionale-di-polizia@noblogo.org). Scopri dove trovarci:l.devol.it/@CoopIntdiPoliziaTutti i contenuti sono CC BY-NC-SA (creativecommons.org/licenses/b…)Le immagini se non diversamente indicato sono di pubblico dominio.
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# Un profilo curato da un cultore della materia. La cooperazione di polizia da un'ottica italiana. # Un perfil editado por un experto en el tema. La cooperación policial desde una perspectiva italiana. # A profile edited by an expert on the subject.l.devol.it
Una rete criminale organizzata altamente specializzata, responsabile del furto di oltre 100 auto ibride di lusso, è stata smantellata con successo in un'importante operazione internazionale guidata dai Carabinieri italiani, con il significativo supporto di Europol ed Eurojust.
I veicoli rubati, tra cui modelli ibridi di alta gamma, hanno un valore totale stimato di almeno 3 milioni di euro. Il gruppo criminale di lingua russa, composto principalmente da cittadini moldavi, si è concentrato sui veicoli ibridi di alta gamma nel nord Italia e nella ricca regione spagnola di Marbella. Una volta rubate, le auto e i loro componenti, come carrozzeria, batterie e parti meccaniche, sono stati trasportati attraverso il porto europeo di Anversa verso mercati illegali internazionali, dove sono stati venduti o riutilizzati per usi illeciti.
L'operazione, avvenuta il 7 ottobre 2025, ha portato all'arresto di nove persone a Reggio Emilia e Lombardia. Oltre agli arresti, le forze dell'ordine hanno sequestrato 35.000 euro in contanti e 150.000 euro in criptovalute.
L'operazione ha coinvolto circa 100 agenti provenienti da diversi paesi, tra cui agenti della Guardia Civil spagnola dislocati in Belgio e Italia, nonché squadre dei Carabinieri italiani di stanza in Spagna e Belgio ed infine dalla Romania (Directorate for Investigating Organized Crime and Terrorism, DIICOT). Anche esperti di criptovalute provenienti da Belgio, Italia e Spagna sono stati coinvolti nelle ricerche per proteggere e recuperare asset digitali illeciti. È stato istituito un centro di coordinamento presso #Eurojust, mentre #Europol ha inviato esperti e un ufficio mobile in Italia e Belgio per supportare le indagini.
La rete criminale operava con un livello di sofisticatezza simile alla precisione di tipo militare. Gli investigatori hanno scoperto una serie di tattiche utilizzate dal gruppo, tra cui squadre dedicate al furto d'auto, al deposito e alla contraffazione. I criminali utilizzavano localizzatori GPS per monitorare i veicoli presi di mira e strumenti elettronici per bypassare i sistemi di sicurezza avanzati. Hanno anche alterato i numeri di telaio e le targhe di auto dismesse per camuffare i veicoli rubati. Sono stati inoltre identificati collegamenti con compagnie di navigazione e affiliati criminali, che hanno facilitato il transito di auto rubate attraverso il porto di Anversa. L'indagine ha inoltre rivelato un complesso sistema di pagamento che coinvolgeva diverse piattaforme e wallet di criptovalute, con trasferimenti di criptovalute per un valore di circa 1 milione di euro.
Europol ha svolto un ruolo centrale nel coordinamento della fase internazionale dell'indagine, riunendo investigatori di tutti i paesi coinvolti e ospitando riunioni operative presso la propria sede centrale. Ha inoltre fornito supporto alle autorità nazionali attraverso analisi e condivisione di intelligence e continuerà a offrire supporto in loco.
Eurojust ha supportato una squadra investigativa congiunta (#JIT #SIC) istituita nel 2024 dalle autorità italiane e spagnole per smantellare la rete della criminalità organizzata. L'indagine ha visto la collaborazione di diverse agenzie delle forze dell'ordine, tra cui la Polizia Giudiziaria Federale di Anversa in Belgio, i #Carabinieri di Reggio Emilia in Italia e la Guardia Civil in Spagna. L'operazione è stata supportata dalla rete @ON, finanziata dalla Commissione Europea e guidata dalla Direzione Investigativa Antimafia (#DIA) italiana.
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# Un profilo curato da un cultore della materia. La cooperazione di polizia da un'ottica italiana. # Un perfil editado por un experto en el tema. La cooperación policial desde una perspectiva italiana. # A profile edited by an expert on the subject.l.devol.it
L'Italia si sta posizionando per svolgere un ruolo operativo nella fase post-conflitto a Gaza. La soluzione più concreta prevede l'impiego dei Carabinieri per addestrare e supportare le future forze di sicurezza locali, seguendo modelli di successo già implementati in Cisgiordania e in altre regioni. Come ha spiegato il Ministro degli Esteri, Tajani: "siamo pronti a fare la nostra parte e inviare i nostri Carabinieri il giorno dopo la fine del conflitto".
L'approccio italiano si intreccia con i negoziati sul cessate il fuoco e la governance di transizione. L'ambito d'azione includerebbe attività di polizia di prossimità, gestione graduale dell'ordine pubblico, protezione di siti sensibili e supporto alle indagini, in coordinamento con i partner europei e regionali.
L'esperienza pregressa conta. Il CoESPU (Center of Excellence for Stability Police Units) di Vicenza addestra da anni unità di polizia per contesti post-crisi; la missione MIADIT in Palestina a Gerico ha già formato migliaia di operatori in tecniche di polizia, gestione dell'ordine pubblico, indagini e tutela del patrimonio culturale.
Il valico di Rafah rimane cruciale per la fase umanitaria e la riapertura controllata dei valichi. La riattivazione della missione europea al confine con l'Egitto fornisce un canale operativo per l'assistenza, il controllo e la protezione dei flussi.
La presenza italiana richiede un quadro politico credibile. Il governo si sta concentrando su un processo in tre fasi: cessate il fuoco, accordo politico e ricostruzione. In questo contesto, sono in gioco le pressioni internazionali e gli sforzi diplomatici che coinvolgono attori regionali e gli Stati Uniti.
Perché i Carabinieri? I Carabinieri, una forza di polizia a struttura militare, combinano capacità di mediazione civile e disciplina operativa. Sono adatti alle zone grigie degli ambienti postbellici, dove la protezione dei civili, la garanzia dei servizi essenziali e il ripristino della fiducia tra le parti sono fondamentali.
Cosa aspettarsi nell'immediato. Il modello più probabile il giorno dopo la pace è "addestrare e consigliare": squadre dell'Arma a fianco delle unità locali per attività di polizia di prossimità, scene del crimine, monitoraggio dei valichi e protezione delle infrastrutture critiche.
Per l'Italia, si tratta di un test di credibilità nel Mediterraneo. Se l'operazione avrà successo, Roma consoliderà il suo ruolo di fornitore di sicurezza e rafforzerà i canali con i partner europei e arabi; in caso contrario, si correrà il rischio di incorrere in costi operativi e reputazionali.
Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha espresso sia l'intenzione che l'obbligo morale dell'Italia di essere presente nelle regioni colpite da conflitti, sottolineando in particolare l'importanza dell'approccio nazionale alla pace, della cultura dell'inclusione e della capacità unica di promuovere il dialogo. Intervenendo durante un dibattito con Matteo Renzi alla Stazione Leopolda, Crosetto ha affrontato il potenziale coinvolgimento dei Carabinieri nel piano di pace dell'amministrazione Trump per Gaza. Ha sottolineato il lungo impegno dell'Italia per la pace attraverso la sua partecipazione attiva alle missioni delle Nazioni Unite, alle operazioni europee e alle iniziative della NATO. Il Ministro ha sottolineato che le forze armate italiane non solo sono altamente addestrate, ma portano con sé anche una distinta "italianità", una qualità che le distingue in contesti internazionali in cui la presenza militare può spesso essere percepita come un'imposizione o un simbolo di potere.
Crosetto ha spiegato come l'esercito e i Carabinieri italiani siano stati in grado di creare fiducia in diverse regioni, tra cui il Libano, dove stanno attualmente contribuendo all'addestramento delle forze di polizia locali. Questa fiducia, ha spiegato, nasce dalla capacità delle forze armate italiane di interagire con le comunità in modo rispettoso e inclusivo, trattando le persone come pari piuttosto che da una posizione di superiorità. Questo approccio affonda le sue radici nella vasta esperienza dei Carabinieri che operano in migliaia di città italiane, dove interagiscono con cittadini di ogni estrazione sociale, dagli anziani ai funzionari locali, promuovendo un senso di connessione e comprensione che portano con sé ovunque vadano.
Il Ministro ha inoltre descritto la situazione attuale come l'inizio di un lungo e impegnativo percorso verso la pace, che richiede pazienza, perseveranza e lo sforzo collettivo di tutte le parti coinvolte. Nonostante le difficoltà future, Crosetto ha espresso un cauto ottimismo, affermando che la comunità internazionale, che comprende nazioni arabe, paesi occidentali e persino la Russia, ha mostrato un raro livello di unità nel sostenere il processo di pace. Questa cooperazione senza precedenti, ha sostenuto, offre la speranza per un futuro in cui sia Israele che il popolo palestinese possano coesistere nel rispetto dei loro diritti e delle loro aspirazioni.
#Gaza
Una rete criminale organizzata altamente specializzata, responsabile del furto di oltre 100 auto ibride di lusso, è stata smantellata con successo in un'importante operazione internazionale guidata dai Carabinieri italiani, con il significativo supporto di Europol ed Eurojust.
I veicoli rubati, tra cui modelli ibridi di alta gamma, hanno un valore totale stimato di almeno 3 milioni di euro. Il gruppo criminale di lingua russa, composto principalmente da cittadini moldavi, si è concentrato sui veicoli ibridi di alta gamma nel nord Italia e nella ricca regione spagnola di Marbella. Una volta rubate, le auto e i loro componenti, come carrozzeria, batterie e parti meccaniche, sono stati trasportati attraverso il porto europeo di Anversa verso mercati illegali internazionali, dove sono stati venduti o riutilizzati per usi illeciti.
L'operazione, avvenuta il 7 ottobre 2025, ha portato all'arresto di nove persone a Reggio Emilia e Lombardia. Oltre agli arresti, le forze dell'ordine hanno sequestrato 35.000 euro in contanti e 150.000 euro in criptovalute.
L'operazione ha coinvolto circa 100 agenti provenienti da diversi paesi, tra cui agenti della Guardia Civil spagnola dislocati in Belgio e Italia, nonché squadre dei Carabinieri italiani di stanza in Spagna e Belgio ed infine dalla Romania (Directorate for Investigating Organized Crime and Terrorism, DIICOT). Anche esperti di criptovalute provenienti da Belgio, Italia e Spagna sono stati coinvolti nelle ricerche per proteggere e recuperare asset digitali illeciti. È stato istituito un centro di coordinamento presso #Eurojust, mentre #Europol ha inviato esperti e un ufficio mobile in Italia e Belgio per supportare le indagini.
La rete criminale operava con un livello di sofisticatezza simile alla precisione di tipo militare. Gli investigatori hanno scoperto una serie di tattiche utilizzate dal gruppo, tra cui squadre dedicate al furto d'auto, al deposito e alla contraffazione. I criminali utilizzavano localizzatori GPS per monitorare i veicoli presi di mira e strumenti elettronici per bypassare i sistemi di sicurezza avanzati. Hanno anche alterato i numeri di telaio e le targhe di auto dismesse per camuffare i veicoli rubati. Sono stati inoltre identificati collegamenti con compagnie di navigazione e affiliati criminali, che hanno facilitato il transito di auto rubate attraverso il porto di Anversa. L'indagine ha inoltre rivelato un complesso sistema di pagamento che coinvolgeva diverse piattaforme e wallet di criptovalute, con trasferimenti di criptovalute per un valore di circa 1 milione di euro.
Europol ha svolto un ruolo centrale nel coordinamento della fase internazionale dell'indagine, riunendo investigatori di tutti i paesi coinvolti e ospitando riunioni operative presso la propria sede centrale. Ha inoltre fornito supporto alle autorità nazionali attraverso analisi e condivisione di intelligence e continuerà a offrire supporto in loco.
Eurojust ha supportato una squadra investigativa congiunta (#JIT #SIC) istituita nel 2024 dalle autorità italiane e spagnole per smantellare la rete della criminalità organizzata. L'indagine ha visto la collaborazione di diverse agenzie delle forze dell'ordine, tra cui la Polizia Giudiziaria Federale di Anversa in Belgio, i #Carabinieri di Reggio Emilia in Italia e la Guardia Civil in Spagna. L'operazione è stata supportata dalla rete @ON, finanziata dalla Commissione Europea e guidata dalla Direzione Investigativa Antimafia (#DIA) italiana.
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L'EUDA (in precedenza nota come Osservatorio europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze, EMCDDA) è l'Agenzia dell'Unione europea sulle droghe, con Quartier Generale a Lisbona.
L' #EUDA si concentra su quattro aree principali: prevedere le sfide future legate alle droghe, emettere avvisi in tempo reale sui nuovi rischi, rafforzare le risposte degli Stati membri al fenomeno delle droghe e promuovere lo scambio di conoscenze a livello europeo
Questa settimana, l'Agenzia ha presentato il suo Quadro di Cooperazione Internazionale (ICF) recentemente adottato, approvato dal Consiglio di Amministrazione a giugno.
L'ICF delinea la visione e le priorità strategiche per migliorare la collaborazione globale nell'affrontare le sfide legate alla droga. Questa iniziativa fa seguito all'assunzione da parte dell'EUDA di un ruolo internazionale ampliato in seguito alla sua sostituzione con l'EMCDDA nel luglio 2024. Il nuovo ruolo rafforza la capacità di monitorare e analizzare le dimensioni esterne del problema della droga e di migliorare la preparazione dell'UE in materia.
La droga rappresenta una sfida transnazionale che colpisce le comunità a livello globale, ponendo minacce significative alla salute e alla sicurezza pubblica. I flussi illegali di droga sono diventati sempre più complessi, con droghe e precursori chimici chiave che vengono prodotti e trasportati attraverso le regioni, spesso agevolati da organizzazioni criminali transnazionali. I conflitti e le guerre in corso hanno ulteriormente influenzato il consumo e il traffico di droga, in particolare nei paesi confinanti con l'UE. L'ICF è stato progettato per affrontare queste realtà, basandosi sulla consolidata tradizione di cooperazione internazionale dell'EMCDDA.
Un approccio basato sul partenariato è al centro dell'ICF. Collaborando con la Commissione Europea, l'EUDA interagirà con un'ampia gamma di parti interessate, tra cui paesi partner (come i paesi dell'allargamento e del vicinato dell'UE, nonché paesi dell'America Latina, dei Caraibi, dell'Asia centrale e del Nord America), istituzioni, organi e agenzie dell'UE, organizzazioni internazionali e agenzie per lo sviluppo, nonché la società civile e le comunità scientifiche al di fuori dell'UE. La cooperazione sarà attuata attraverso varie forme, tra cui accordi di lavoro, progetti di cooperazione tecnica, riunioni di esperti e collaborazione con reti di ricerca internazionali.
L'ICF mira a rafforzare la condivisione delle conoscenze e la diffusione delle migliori pratiche a livello internazionale, promuovendo l'innovazione e rafforzando le risposte alle minacce transfrontaliere per la salute e la sicurezza. L'EUDA rafforzerà il suo scambio di conoscenze con i paesi terzi sull'evoluzione del mercato della droga e sulle implicazioni degli sviluppi internazionali legati alla droga per la salute pubblica e la sicurezza nell'UE. Inoltre, l'Agenzia produrrà analisi geostrategiche, promuoverà politiche in materia di droga basate sull'evidenza e sui diritti umani nei paesi terzi e sosterrà l'UE e i suoi Stati membri nei dialoghi internazionali.
L'ICF delinea quattro obiettivi strategici: monitorare gli sviluppi globali in materia di droga che potrebbero rappresentare una minaccia o avere implicazioni per l'UE; collaborare strettamente con i partner dell'UE e internazionali sulle minacce esterne legate alla droga con implicazioni per la salute, la sicurezza e la resilienza sociale all'interno dell'UE; sostenere lo scambio reciproco e la diffusione di buone pratiche e risultati di ricerche implementabili a livello internazionale; sviluppare la cooperazione tecnica con i partner internazionali e promuovere l'integrazione di dati rilevanti per l'UE nei programmi internazionali di monitoraggio e lotta alla droga.
L'attuazione dell'ICF sarà guidata dai principi di valore aggiunto, sostenibilità, fattibilità, coproduzione, sinergie e orientamento al servizio, in linea con la Strategia dell'UE in materia di droga 2021-2025 e con le più ampie politiche dell'UE. Partendo da queste basi, l'ICF darà priorità al miglioramento della preparazione dell'UE in materia di droga e al suo contributo al monitoraggio internazionale; al rafforzamento degli osservatori nazionali sulla droga e dei sistemi di allerta precoce; alla lotta alla produzione e al traffico di droga (inclusi i precursori e le nuove sostanze psicoattive); e alla promozione dell'innovazione nel trattamento, nel reinserimento e nella riduzione del danno.
Attraverso l'ICF, l'EUDA mira a rafforzare il suo ruolo di principale organismo dell'UE in materia di droga e di solido partner internazionale. Rafforzando le capacità e promuovendo la cooperazione, l'agenzia mira a sostenere risposte più efficaci e sostenibili a livello globale.
Per saperne di più
euda.europa.eu/news/2025/intro…
politicheantidroga.gov.it/it/a…
L'EUDA (in precedenza nota come Osservatorio europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze, EMCDDA) è l'Agenzia dell'Unione europea sulle droghe, con Quartier Generale a Lisbona.
L' #EUDA si concentra su quattro aree principali: prevedere le sfide future legate alle droghe, emettere avvisi in tempo reale sui nuovi rischi, rafforzare le risposte degli Stati membri al fenomeno delle droghe e promuovere lo scambio di conoscenze a livello europeo
Questa settimana, l'Agenzia ha presentato il suo Quadro di Cooperazione Internazionale (ICF) recentemente adottato, approvato dal Consiglio di Amministrazione a giugno.
L'ICF delinea la visione e le priorità strategiche per migliorare la collaborazione globale nell'affrontare le sfide legate alla droga. Questa iniziativa fa seguito all'assunzione da parte dell'EUDA di un ruolo internazionale ampliato in seguito alla sua sostituzione con l'EMCDDA nel luglio 2024. Il nuovo ruolo rafforza la capacità di monitorare e analizzare le dimensioni esterne del problema della droga e di migliorare la preparazione dell'UE in materia.
La droga rappresenta una sfida transnazionale che colpisce le comunità a livello globale, ponendo minacce significative alla salute e alla sicurezza pubblica. I flussi illegali di droga sono diventati sempre più complessi, con droghe e precursori chimici chiave che vengono prodotti e trasportati attraverso le regioni, spesso agevolati da organizzazioni criminali transnazionali. I conflitti e le guerre in corso hanno ulteriormente influenzato il consumo e il traffico di droga, in particolare nei paesi confinanti con l'UE. L'ICF è stato progettato per affrontare queste realtà, basandosi sulla consolidata tradizione di cooperazione internazionale dell'EMCDDA.
Un approccio basato sul partenariato è al centro dell'ICF. Collaborando con la Commissione Europea, l'EUDA interagirà con un'ampia gamma di parti interessate, tra cui paesi partner (come i paesi dell'allargamento e del vicinato dell'UE, nonché paesi dell'America Latina, dei Caraibi, dell'Asia centrale e del Nord America), istituzioni, organi e agenzie dell'UE, organizzazioni internazionali e agenzie per lo sviluppo, nonché la società civile e le comunità scientifiche al di fuori dell'UE. La cooperazione sarà attuata attraverso varie forme, tra cui accordi di lavoro, progetti di cooperazione tecnica, riunioni di esperti e collaborazione con reti di ricerca internazionali.
L'ICF mira a rafforzare la condivisione delle conoscenze e la diffusione delle migliori pratiche a livello internazionale, promuovendo l'innovazione e rafforzando le risposte alle minacce transfrontaliere per la salute e la sicurezza. L'EUDA rafforzerà il suo scambio di conoscenze con i paesi terzi sull'evoluzione del mercato della droga e sulle implicazioni degli sviluppi internazionali legati alla droga per la salute pubblica e la sicurezza nell'UE. Inoltre, l'Agenzia produrrà analisi geostrategiche, promuoverà politiche in materia di droga basate sull'evidenza e sui diritti umani nei paesi terzi e sosterrà l'UE e i suoi Stati membri nei dialoghi internazionali.
L'ICF delinea quattro obiettivi strategici: monitorare gli sviluppi globali in materia di droga che potrebbero rappresentare una minaccia o avere implicazioni per l'UE; collaborare strettamente con i partner dell'UE e internazionali sulle minacce esterne legate alla droga con implicazioni per la salute, la sicurezza e la resilienza sociale all'interno dell'UE; sostenere lo scambio reciproco e la diffusione di buone pratiche e risultati di ricerche implementabili a livello internazionale; sviluppare la cooperazione tecnica con i partner internazionali e promuovere l'integrazione di dati rilevanti per l'UE nei programmi internazionali di monitoraggio e lotta alla droga.
L'attuazione dell'ICF sarà guidata dai principi di valore aggiunto, sostenibilità, fattibilità, coproduzione, sinergie e orientamento al servizio, in linea con la Strategia dell'UE in materia di droga 2021-2025 e con le più ampie politiche dell'UE. Partendo da queste basi, l'ICF darà priorità al miglioramento della preparazione dell'UE in materia di droga e al suo contributo al monitoraggio internazionale; al rafforzamento degli osservatori nazionali sulla droga e dei sistemi di allerta precoce; alla lotta alla produzione e al traffico di droga (inclusi i precursori e le nuove sostanze psicoattive); e alla promozione dell'innovazione nel trattamento, nel reinserimento e nella riduzione del danno.
Attraverso l'ICF, l'EUDA mira a rafforzare il suo ruolo di principale organismo dell'UE in materia di droga e di solido partner internazionale. Rafforzando le capacità e promuovendo la cooperazione, l'agenzia mira a sostenere risposte più efficaci e sostenibili a livello globale.
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euda.europa.eu/news/2025/intro…
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#cooperazioneinternazionaleantidroga
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# Un profilo curato da un cultore della materia. La cooperazione di polizia da un'ottica italiana. # Un perfil editado por un experto en el tema. La cooperación policial desde una perspectiva italiana. # A profile edited by an expert on the subject.l.devol.it
Roadpol è una rete di cooperazione tra le Polizie Stradali, nata sotto l'egida dell'Unione Europea, a cui aderiscono tutti gli Stati Membri dell'UE (ad eccezione di Grecia e Danimarca), oltre a Svizzera, Serbia, Turchia, Moldavia, Macedonia del Nord, Ucraina e Albania. La Polizia dell'Emirato di Dubai (Emirati Arabi Uniti) partecipa in qualità di osservatore.
L'attività principale di ROADPOL è il controllo del traffico sulle strade, ma svolgiamo anche campagne di prevenzione degli incidenti. Poiché sempre più episodi di criminalità sulle strade sono commessi da conducenti o passeggeri o utilizzano i veicoli come strumento per commettere reati, abbiamo avviato trattative con le forze dell'ordine internazionali per una cooperazione efficace.
Recentemente Si è conclusa la campagna congiunta di sicurezza stradale “Safety Days”, promossa da Roadpol European Roads Policing Network, che si è inserita nell’ambito della “Settimana Europea della Mobilità” svolta dal 16 al 22 settembre.
L'iniziativa mirava a raggiungere l'obiettivo europeo di zero vittime sulle strade in una singola giornata.
Durante la campagna sono state impiegate 5830 pattuglie sul territorio nazionale italiano, controllati 28.239 veicoli e contestate 6.103 sanzioni per eccesso di velocità, 1.460 per mancato utilizzo dei sistemi di ritenuta, 636 per uso del cellulare durante la guida e 34 per mancato uso del casco. Sono state inoltre ritirate 1.135 patenti e decurtati 26.730 punti.
L'attività si è concentrata sul contrasto alle principali cause di incidentalità: eccesso di velocità, mancato utilizzo dei sistemi di ritenuta (incluse le cinture e i seggiolini per bambini), uso del cellulare alla guida e mancato uso del casco protettivo. Particolare attenzione è stata rivolta agli utenti vulnerabili delle due ruote (motocicli, ciclomotori, biciclette e monopattini), evidenziando l'importanza di una condotta responsabile non solo da parte loro, ma anche degli altri utenti della strada.
#SettimanaEuropeadellaMobilità
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Roadpol è una rete di cooperazione tra le Polizie Stradali, nata sotto l'egida dell'Unione Europea, a cui aderiscono tutti gli Stati Membri dell'UE (ad eccezione di Grecia e Danimarca), oltre a Svizzera, Serbia, Turchia, Moldavia, Macedonia del Nord, Ucraina e Albania. La Polizia dell'Emirato di Dubai (Emirati Arabi Uniti) partecipa in qualità di osservatore.
L'attività principale di ROADPOL è il controllo del traffico sulle strade, ma svolgiamo anche campagne di prevenzione degli incidenti. Poiché sempre più episodi di criminalità sulle strade sono commessi da conducenti o passeggeri o utilizzano i veicoli come strumento per commettere reati, abbiamo avviato trattative con le forze dell'ordine internazionali per una cooperazione efficace.
Recentemente Si è conclusa la campagna congiunta di sicurezza stradale "Safety Days”, promossa da Roadpol European Roads Policing Network, che si è inserita nell’ambito della “Settimana Europea della Mobilità” svolta dal 16 al 22 settembre.
L'iniziativa mirava a raggiungere l'obiettivo europeo di zero vittime sulle strade in una singola giornata.
Durante la campagna sono state impiegate 5830 pattuglie sul territorio nazionale italiano, controllati 28.239 veicoli e contestate 6.103 sanzioni per eccesso di velocità, 1.460 per mancato utilizzo dei sistemi di ritenuta, 636 per uso del cellulare durante la guida e 34 per mancato uso del casco. Sono state inoltre ritirate 1.135 patenti e decurtati 26.730 punti.
L'attività si è concentrata sul contrasto alle principali cause di incidentalità: eccesso di velocità, mancato utilizzo dei sistemi di ritenuta (incluse le cinture e i seggiolini per bambini), uso del cellulare alla guida e mancato uso del casco protettivo. Particolare attenzione è stata rivolta agli utenti vulnerabili delle due ruote (motocicli, ciclomotori, biciclette e monopattini), evidenziando l'importanza di una condotta responsabile non solo da parte loro, ma anche degli altri utenti della strada.
Due indagini di successo da parte delle autorità italiane e brasiliane hanno inferto colpi decisivi alle reti criminali che operano in entrambi i paesi. Attraverso una fruttuosa cooperazione, le autorità hanno scoperto i profondi legami criminali che collegano il mondo criminale italiano e brasiliano. Gli esiti delle operazioni non sarebbero stati possibili senza le squadre investigative comuni (Joint Investigation Team, in italiano Squadre Investigative Comuni)(#JIT #SIC) istituite presso #Eurojust.
Le JIT sono una delle forme più avanzate possibili di cooperazione giudiziaria. A seguito della formalizzazione di un accordo, le autorità possono scambiarsi informazioni regolarmente, cooperare in tempo reale ed effettuare operazioni congiuntamente. Ciò consente loro anche di essere presenti durante le misure investigative nei reciproci paesi. Eurojust e il suo segretariato della rete JIT sostengono la creazione di squadre investigative comuni, forniscono sostegno finanziario e offrono competenze operative e legali. Nel 2024, Eurojust ha sostenuto oltre 360 JIT.
Nei due casi specifici in argomento le autorità italiane hanno collaborato con le loro controparti brasiliane per combattere le reti criminali attive in entrambi i paesi. Questi casi dimostrano l’importanza della cooperazione internazionale attraverso le JIT nella lotta alla criminalità organizzata transnazionale e sottolineano il ruolo cruciale di Eurojust come hub per tale collaborazione.
Il primo JIT si è focalizzato su una rotta di traffico di cocaina legata a ‘Ndrangheta, e suoi affiliati che operano in Brasile. Le indagini sono iniziate in seguito all'arresto di due 'ndranghetisti in Brasile nel 2019. Nel 2020 è stata istituita una JIT che ha scoperto una rotta di traffico di cocaina che comportava il trasporto di oltre 1.500 kg di cocaina in Europa, nascosta su navi mercantili e aerei privati. Nel corso di un'operazione del 10 dicembre 2024, condotta in collaborazione con Europol, sono stati arrestati 24 sospetti, di cui 5 in Italia e 18 in Brasile. In precedenza, la JIT aveva catturato uno dei più potenti intermediari di droga del mondo, un latitante italiano che era fuggito da una prigione uruguaiana nel 2019. Le autorità hanno lavorato insieme per localizzare e arrestare il boss mafioso in Brasile nel 2021. Attualmente sta scontando una pena detentiva di 30 anni in Italia.
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Il secondo JIT ha scoperto un sofisticato schema di riciclaggio di denaro utilizzato da una potente rete Cosa Nostra per riciclare i proventi della mafia attraverso molteplici società di comodo e uomini di paglia in proprietà e attività di ospitalità in Italia, Brasile e Hong Kong. Una JIT ha indagato sul progetto dal 2022, dando vita a due operazioni di successo in cui attività finanziarie per un valore di 51 milioni di euro sono state congelate, cinque sospettati sono stati arrestati e diverse società sono state sequestrate in Italia, Brasile e Hong Kong.
Dopo la conclusione dei casi, il segretariato della rete JIT ha condotto una valutazione del processo, che sottolinea l'efficacia delle JIT nell'affrontare reati finanziari complessi e nel combattere le reti globali del traffico di droga. Le Squadre si sono rivelate essenziali per superare le barriere giuridiche e operative, condividere in modo sicuro le prove e coordinare azioni transfrontaliere simultanee. Senza una forma strutturata di cooperazione, smantellare i gruppi criminali e le estese reti di riciclaggio di denaro sarebbe stato impossibile.
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