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Influencer: come influenzano?


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La maggior parte degli studenti che iniziano gli studi di comunicazione di massa conosce il film Accadde una notte (Frank Capra, 1934), con Clark Gable e Claudette Colbert. A un certo punto dell’intreccio, il personaggio interpretato da Gable, cambiandosi, si toglie la maglietta e rivela di non indossare una canottiera. Gli studenti si sentono dire che le vendite delle canottiere maschili sono crollate drasticamente e che se ne ricava un’indicazione sull’influenza che una stella del cinema può esercitare nei confronti della cultura. Sebbene la storia abbia il suo fascino, probabilmente tale indicazione è infondata, perché quella credenza popolare non trova riscontro nelle cifre delle vendite. E tuttavia illustra il fatto che le persone famose o comunque note sembrano esercitare un’influenza spropositata sulla gente comune. Sulla base di prove aneddotiche, vogliamo crederci.

Il primo studio scientifico che esaminò sistematicamente il tema dell’influenza connessa ai media risale a qualche anno dopo, negli anni Quaranta del secolo scorso. Il sociologo Paul Felix Lazarsfeld indagò sia la pubblicità sia le convinzioni politiche. Sulla scorta di un sondaggio, lo studioso e la sua équipe di ricercatori stabilirono che non esiste un flusso diretto di informazioni dai mass media ai destinatari finali; piuttosto, l’influenza mediatica era veicolata secondo quello che essi chiamarono «un flusso a due fasi», in virtù del quale le persone più sensibili alle notizie riportate dai mass media influenzavano le convinzioni dei loro amici riguardo al comportamento di acquisto o di voto. Essi chiamarono quel processo «influenza personale», perché il legame interpersonale era essenziale; quelli che oggi chiamiamo «gli influencer» vennero allora definiti opinion leader.

Le questioni odierne attinenti agli influencer dei social media derivano direttamente da quella tradizione di credenze e di ricerche sull’influenza. Un influencer dei social media è «un nuovo tipo di “connettore” che fa da ponte tra qualcun altro e il pubblico, di cui plasma gli atteggiamenti attraverso blog, tweet e l’uso di altri social media»[1]. Questi individui, presenti su vari canali di social media, sembrano influenzare i loro follower sulle scelte di acquisto, di voto, sulle pratiche sanitarie o su altri tipi di comportamento. Alcuni di loro vengono pagati per farlo, e altri diventano portavoce non ufficiali di un prodotto o di un’azienda.

Spiegare gli influencer


I ricercatori della comunicazione hanno studiato il fenomeno in vari modi. Innanzitutto, essi prestano attenzione a ciò che affermano gli influencer stessi, attraverso l’analisi dei contenuti di siti e video. In secondo luogo, intervistano i follower online sulle loro reazioni; in particolare, chiedono loro perché seguano determinati influencer e se basino su di loro decisioni che riguardano, per esempio, gli acquisti o il voto. Alcune persone seguono gli influencer per mero intrattenimento e non agiscono necessariamente in base ai loro consigli. In terzo luogo, in una prospettiva che riceve una certa attenzione, i ricercatori tentano di spiegare perché gli influencer siano influenti. Quali specifiche caratteristiche ne spiegano l’influenza? Alcune di queste ricerche seguono la direzione indicata a suo tempo dal sociologo Paul F. Lazarsfeld, considerando i leader d’opinione come l’origine di un flusso a due fasi, in base al quale i follower si fidano del leader per raccogliere le informazioni e farsi guidare nelle loro scelte. Ma che cos’è che fa di qualcuno un opinion leader? Il termine si limita a descrivere un ruolo, ossia afferma che l’opinion leader possiede contatti, svolge attività, ottiene un ritorno e provoca imitazione[2]. Questa leadership può avvenire tramite il contatto faccia a faccia o tramite il «passaparola». Gli opinion leader odierni operano tramite diversi media, ma ciò accadeva in qualche modo anche negli anni passati, in cui venivano impiegati ed emergevano vari portavoce relativi ai brand, in particolare personaggi celebri e stelle del cinema come testimonial pubblicitari.

Questa connessione attraverso la rappresentazione mediatica rientra in quella che i ricercatori chiamano «interazione parasociale». Una relazione parasociale è quella in cui un individuo immagina una relazione con qualcuno che non conosce, in genere una persona famosa o persino il personaggio di un film o di una trasmissione televisiva: si comporta come se quell’individuo fosse suo amico. La ricerca ha dimostrato che più un influencer riesce a coltivare una relazione parasociale, più è probabile che influenzi il comportamento dei follower. I dati evidenziano che fattori come la somiglianza avvertita, la frequenza dell’interazione, l’autenticità, la pubblicazione di storie su eventi familiari e la credibilità percepita contribuiscono a spiegare perché le persone sviluppino relazioni parasociali. Tuttavia l’interazione parasociale di per sé non chiarisce completamente il successo di un influencer.

La disamina di 68 articoli scientifici pubblicati tra il 2007 e il 2020 ha rilevato che in questo ambito opera una costellazione di almeno otto fattori: credibilità, affidabilità, attrattiva, competenza, popolarità, interazione parasociale, sensazione di amicizia e concordanza personale con l’influencer. Più in dettaglio, le spiegazioni teoriche dell’influenza esercitata con successo enumeravano le caratteristiche della fonte (credibilità, attrattiva fisica, familiarità, competenza, affidabilità, popolarità, prestigio), i fattori psicologici (congruenza individuale con l’influencer, empatia, piacevolezza, senso di amicizia, somiglianza, identificazione desiderata, adattamento al marchio) e attributi del contenuto (difformità del prodotto, congruenza visiva, attrattiva visiva, contenuto informativo, contenuto interattivo, originalità ecc.)[3]. Le interazioni parasociali, inoltre, non avvengono in un mondo a parte, ma costituiscono un fattore tra gli altri.

Altri tre modelli teorici – generalmente accettati – che i ricercatori della comunicazione applicano per spiegare l’impatto degli influencer si concentrano sui follower e sui media. La nota teoria degli «usi e gratificazioni» descrive le ragioni per cui le persone si rivolgono ai media della comunicazione. In altre parole, indagano quali bisogni la gente soddisfi attraverso l’utilizzo dei media. Per esempio, le persone possono guardare la televisione per vari motivi: per acquisire notizie o informazioni, per intrattenimento, per passare il tempo, per sentire qualche voce umana nelle loro case e così via. La teoria sostiene che le persone seguono gli influencer perché da questa attività ottengono qualcosa. Oltre a cercare informazioni su prodotti o eventi, i follower soddisfano anche bisogni di realismo, freschezza, novità, presenza, potenziamento dell’autonomia, creazione di comunità e bandwagon effect («effetto carrozzone»)[4].

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La teoria dell’agenda setting, spesso utilizzata negli studi sui nuovi media, dimostra che i temi trattati dalle notizie possono influenzare ciò di cui le persone parlano, se non le loro convinzioni effettive. Qualcosa di simile accade con gli influencer: i problemi e i prodotti di cui discutono rendono quegli argomenti più significativi per una popolazione più ampia. Questa teoria non spiega in alcun modo il successo della persuasione da parte degli influencer, ma solo la loro capacità di amplificare l’importanza di alcune cose, di creare attorno a loro una sensazione di importanza. Una teoria correlata, quella del priming («innesco»), descrive come i contenuti presentati attraverso i media possano fornire un contesto che guiderà l’interpretazione o la valutazione di un follower in base al messaggio di un influencer. Se un influencer, per esempio, dice che una marca di scarpe è più comoda di un’altra, con ciò predispone il pubblico a giudicare le scarpe in base alla comodità.

Alcune qualità specifiche fanno sì che un individuo abbia più successo come influencer? Concentrandosi innanzitutto su ciò che fa di un opinion leader un leader, i ricercatori hanno identificato alcune caratteristiche, tra cui la visibilità, la personificazione di determinati valori, la competenza, la posizione sociale, la credibilità, l’attrattiva, la perizia, il contenuto informativo, il potere (inteso come capacità di coinvolgere il pubblico) e il contagio sociale (ovvero, ciò che pensano gli amici)[5]. Più una persona possiede tali qualità, più è probabile che altre persone la seguano.

Altri ricercatori esaminano le caratteristiche psicologiche che preludono alla popolarità. Fra esse, diversi livelli di estroversione, affidabilità, competenza, similarità, attrattiva, nevroticismo, gradevolezza, coscienziosità, apertura alle esperienze, impegno intellettuale, popolarità, prestigio, autoefficacia e coinvolgimento non verbale (come lo sguardo o il sorriso)[6].

Infine, l’aspettativa di influenza può di per sé far prevedere una maggiore influenza. Una combinazione di tre elementi forma una sorta di circolo autorinforzante: l’esposizione presunta (le persone presumono che altri abbiano osservato l’influencer); l’influenza presunta (le persone presumono che un individuo possa influenzare gli altri); e l’influenza dell’influenza presunta (le persone presumono che l’influenza funzioni, proprio come quei critici del film Accadde una notte presupponevano, nonostante le evidenze, che le scelte di costume avrebbero influenzato gli altri)[7].

Alcuni spiegano il presunto successo degli influencer facendo riferimento alle caratteristiche dei mezzi di comunicazione che essi usano. Parte dell’equazione dell’influenza include il «canale sociale», ossia l’insieme delle conoscenze comuni in una società. La gente presume che le credenze in linea con quelle conoscenze siano ampiamente condivise e debbano avere un’origine; più un influencer le condivide, maggiore sarà la presunta influenza. I diversi canali dei social media, con la loro promozione dell’interazione parasociale, del senso di appartenenza e l’incoraggiamento all’autoespressione, offrono agli utenti un’aspettativa di attaccamento emotivo e, di conseguenza, una predisposizione a credere alle personalità online.

Le varie analisi teoriche mostrano tutte un percorso plausibile per le personalità online nell’influenzare gli altri; riconoscono anche la difficoltà di prevedere direttamente l’influenza, date le molte variabili che contribuiscono al fenomeno, fra cui «simbolismo del mezzo, ambiguità del messaggio, distanza tra i partner del messaggio, ricchezza mediatica percepita, numero di destinatari del messaggio e atteggiamenti percepiti dei destinatari del messaggio»[8], nonché elementi esterni, quali la pubblicità e le promozioni (per influenzare le vendite) e le campagne politiche (per influenzare la politica).

Infine, diversi teorici aderiscono a una più generale teoria delle molteplici influenze e alla convinzione che l’«effetto della terza persona» – una teoria ampiamente testata, che propone che gli individui ritengano che i contenuti mediatici influenzino gli altri (la «terza persona») più di quanto influenzino loro stessi, portandoli così a sopravvalutare l’influenza dei contenuti mediatici – amplifichi la disponibilità delle persone a credere nel potere degli influencer.

Che cosa indagano gli studi sugli influencer


Quasi ovunque ci siano social media, ci sono anche influencer. Essi raccomandano idee di moda, prodotti di bellezza, cura degli animali domestici, attività per la famiglia, libri e film, opinioni politiche, pratiche sanitarie, idee sulla preghiera, musica: praticamente qualsiasi cosa su cui si possa avere un’opinione. Di recente gli studiosi si sono concentrati sugli influencer nel marketing, nella politica, nella salute, nelle notizie e negli stili di vita.

L’attività forse più ampiamente studiata degli influencer nei social media è quella che riguarda il marketing e le vendite. Le aziende assumono influencer per raccomandare i loro prodotti e, ovviamente, vogliono sapere quali individui possano servire meglio i loro interessi. Di solito le aziende utilizzano influencer o opinion leader per una serie di motivi: per «accrescere la visibilità delle loro aziende sui media, migliorare la reputazione dell’azienda, aumentare la conversazione nelle comunità virtuali, informare gli stakeholder e far conoscere i loro nuovi prodotti»[9]. Le aziende integrano l’uso degli influencer nelle loro strategie di marketing e pubblicità, e in ciò lasciano ben poco al caso, tenendo conto del fatto che gli influencer creano contenuti, li distribuiscono, agiscono come portavoce e raccomandano sia i prodotti sia i loro usi.

Quando si tratta di scegliere un influencer, si calcolano vari fattori: l’adeguatezza rispetto al marchio, il numero di follower, la probabilità che le persone agiscano in base alle loro raccomandazioni e così via. D’altro canto, le aziende cercano di limitare l’influenza delle critiche negative. A differenza di altre aree di espressione online, l’influenza del marketing deve fare i conti con la regolamentazione governativa in termini di sponsorizzazioni a pagamento, pubblicità veritiera e divulgazione delle relazioni con gruppi aziendali. I livelli di regolamentazione variano a seconda delle giurisdizioni legali, con requisiti più severi negli Stati Uniti e in Canada, e più variabili in Europa e Asia. Le norme e le pratiche degli influencer riflettono anche le differenze culturali nelle aspettative che le persone ripongono in loro e nelle loro attività, come registrato da studiosi in Vietnam, Indonesia, India, Iran, Cina, Spagna e Stati Uniti ecc.

Come influencer di prodotti, i follower e i clienti sembrano preferire persone comuni piuttosto che star dello sport o celebrità mediatiche, perché sentono i primi più simili a loro – cioè, possono identificarsi con loro – e meno suscettibili di apparire come rappresentanti delle aziende. Analogamente, i ricercatori hanno notato una relazione a U invertita tra numero di follower e coinvolgimento; in altre parole, all’inizio il coinvolgimento con un influencer aumenta con l’aumento della fama o del numero dei follower, ma a un certo punto un numero maggiore di follower porta a un minore coinvolgimento, ancora una volta probabilmente perché le persone molto famose sembrano troppo diverse dall’individuo comune. Altri riferiscono che i follower apprezzano l’originalità dell’espressione e la rilevanza del prodotto.

Anche gli influencer politici ricevono molta attenzione da parte dei ricercatori. Questo interesse prosegue nella linea del processo iniziato settant’anni fa con i primi studi sull’influenza e sul concetto di leader di opinione che plasma le opinioni politiche delle persone. Sebbene solo pochi studi empirici abbiano misurato l’influenza effettiva di questo gruppo, essi sono importanti nella ricerca sulla comunicazione politica, perché esplorano ciò che può accadere sulle nuove piattaforme digitali quando si coinvolgono gli altri in modi innovativi[10]. L’influenza avviene in forma mediata piuttosto che in una situazione faccia a faccia. Ciò porta a una nuova comprensione della leadership di opinione: oltre ad avere le due parti previste dal modello originale – il leader e la persona che cerca consigli –, il mondo digitale mostra che alcuni individui assumono entrambi i ruoli, dando e cercando informazioni. Questi individui con duplice ruolo tendono a consumare più notizie e a utilizzare più media informativi e sono più attivi politicamente rispetto ad altri[11]. Spesso cercano consapevolmente di influenzare gli altri e di diffondere ampiamente le loro opinioni.

Gli influencer politici digitali si suddividono in due gruppi: coloro che sostengono direttamente candidati o cause politiche, e coloro che commentano questioni sugli stili di vita che possono avere implicazioni politiche, come la scuola, la criminalità, la salute o l’abitazione. Quest’ultimo tipo di influenza può avvenire su qualsiasi piattaforma e da parte di qualsiasi tipo di influencer: per esempio, potrebbe avvenire quando un influencer che si occupa di genitorialità commenta le politiche scolastiche dello Stato o della comunità. Per questo gruppo, che spesso comprende personaggi dello spettacolo e atleti, i commenti politici appaiono effimeri e spesso sono incorporati in altri contenuti. D’altro canto, il primo gruppo – quello composto da coloro che commentano specificamente candidati o questioni politiche – può essere costituito da attivisti elettorali o da persone reclutate da operatori politici, che cercano di coordinare i loro post con gli eventi della campagna elettorale. In entrambi i casi, il miglior predittore dell’influenza effettiva è una somiglianza percepita tra il follower e l’influencer[12].

I ricercatori hanno scoperto che la disinformazione o la cattiva informazione si verificano più di frequente tra gli influencer nella comunicazione politica che tra quelli nel marketing, molto probabilmente perché gli sponsor aziendali richiedono solo informazioni accurate sui prodotti e perché i requisiti legali in molte giurisdizioni impongono la «verità nella pubblicità». Inoltre, le garanzie sulla libertà di espressione impediscono a molti Paesi di porre limiti al discorso politico. La disinformazione politica – ciò che le ricerche di un tempo spesso classificavano come «propaganda» – avviene su tutte le piattaforme di social media e si concentra soprattutto su argomenti come la politica internazionale, quella nazionale, l’economia, le questioni ambientali e sociali. Le agenzie di intelligence governative in diversi Paesi occidentali hanno affermato che alcune forme di disinformazione politica hanno origine da governi ostili ai loro interessi. I ricercatori hanno anche misurato i livelli di inciviltà nel discorso degli influencer politici, collegandoli all’identità sociale e all’estensione dell’attività politica personale.

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Un terzo settore di studio sugli influencer si concentra sulla comunicazione sanitaria. Queste ricerche differiscono da molti degli studi sugli influencer nel marketing e nella politica in quanto in genere utilizzano un metodo di ricerca analitico dei contenuti, con il quale i ricercatori tentano di specificare e quantificare ciò che gli influencer comunicano, in particolare riguardo a questioni di salute pubblica, come le vaccinazioni contro il Covid-19 o le misure profilattiche per prevenire le malattie. La pandemia ha consentito un esperimento naturale con cui le autorità sanitarie pubbliche sono state in grado di testare diversi contenuti di messaggi con gli influencer che hanno reclutato; hanno raffrontato «influencer esperti» – medici, per esempio – con influencer emozionali. Altri gruppi hanno identificato tre funzioni delle reti di influenza: fornire informazioni; convalidare le informazioni; offrire supporto emotivo per la gestione delle emozioni[13]. Negli Stati Uniti, un comitato di salute pubblica ha sperimentato la tecnica di reclutamento di influencer per messaggi antifumo, scoprendo che diffondere il messaggio con un numero maggiore di piccoli influencer (quelli con meno di 100.000 follower) funzionava meglio che divulgare messaggi con pochi influencer molto popolari, notando che le persone si fidavano più facilmente delle celebrità locali. Altri hanno scoperto che le avvertenze sanitarie sulle sigarette elettroniche mitigavano gli effetti persuasivi dei messaggi incoraggianti riguardo a tali sigarette che provenivano da personalità famose.

Un altro settore di studi sulla comunicazione sanitaria degli influencer esamina le pratiche di fitness e salute. In questo caso, alcuni influencer, come quelli nel marketing, possono essere sponsorizzati da aziende di attrezzature sportive o collaborare con palestre. Gli influencer nella fitness tendono ad avere un certo successo nel motivare gli altri a seguire buone pratiche di salute. Infine, come si è notato negli studi sulla pandemia, un’area importante del lavoro degli influencer riguarda la fornitura di informazioni sulla salute, in particolare a gruppi tradizionalmente poco serviti.

Molte delle teorie originali sull’influenza si sono sviluppate a partire da indagini su come i leader di opinione comunicano le notizie (politiche) a un pubblico più ampio, non direttamente influenzato dai media. Diverse ricerche più recenti hanno confermato questa teoria: le persone seguono effettivamente l’esempio di coloro che sono considerati più informati sulle notizie. Questi studi dimostrano anche che i leader di opinione odierni tendono ad avere più fonti di notizie e aggregano queste informazioni per i loro follower.

Anche la religione ha la sua parte di influencer. Alcune chiese inseriscono la pratica dell’influenza nella loro strategia di pubbliche relazioni o di sensibilizzazione, perché vedono l’uso di «influencer spirituali» come parte della loro missione di evangelizzazione. L’ufficio di comunicazione di una chiesa può, per esempio, rielaborare prediche e preghiere di un noto leader religioso per i social media con l’intento di guidare verso Dio i propri fedeli e chi è alla ricerca. Altri influencer religiosi operano indipendentemente da qualsiasi denominazione o chiesa, caratterizzando il loro lavoro come risposta a una chiamata divina; pubblicano materiali sull’illuminazione spirituale, sulla dottrina, sull’evangelizzazione e sull’intrattenimento, quest’ultimo per aumentare la relazione parasociale con i loro follower. Molti cercano di costruire una comunità religiosa di interesse, caratterizzata da un’attenzione alla fede più personale che confessionale[14].

L’immagine popolare degli influencer spesso li identifica con gli influencer culturali, ossia con quelli che si occupano di moda o di media. Alcuni studiosi della comunicazione hanno indagato su queste persone, in particolare in termini di leadership di opinione e di impatto. L’interazione parasociale – i follower li vedono come amici o persone amichevoli che li intrattengono – li rende popolari. Essi possono influenzare gli altri attraverso l’innovazione nella moda, per esempio, ma i ricercatori hanno avuto difficoltà a identificare in concreto le decisioni di acquisto tra i loro follower. L’identità del marchio, i prezzi e il consumo di altri media hanno tutti un ruolo importante nelle decisioni di acquisto.

Altri studi hanno esaminato il ruolo degli influencer nelle decisioni di assistere a proiezioni cinematografiche, anche in questo caso con risultati contrastanti. Le persone hanno segnalato una complessa serie di relazioni tra l’uso dei social media, le opinioni, la visione di film al cinema e il capitale sociale, espresso come «paura di perdersi»[15]. In quasi tutti i casi studiati, gli influencer sui social media hanno svolto il ruolo di una fra le tante spiegazioni per le azioni delle persone.

Preoccupazioni sugli influencer


Il crescente mondo degli influencer ha sollevato una serie di questioni, per lo più legate all’etica dell’influenza, in particolare di quella sponsorizzata o a pagamento. Il modello originale dell’influenza – proposto nella teoria del flusso in due fasi – prevedeva un’influenza faccia a faccia, esercitata da amici o conoscenti, solitamente in contesti domestici o sociali. Mentre il mondo della pubblicità si è basato su questo modello per conferire ai personaggi popolari la rappresentazione dei propri prodotti, l’influenza sui social media odierni avviene principalmente attraverso estranei, la cui celebrità può esistere solo online; in genere i follower hanno con gli influencer dei social media solo una relazione parasociale. Sia la distanza sociale sia l’anonimato del processo sollevano interrogativi sui fondamenti della fiducia e sulla capacità di rilevare gli inganni.

Una revisione della legislazione dell’Ue del 2024 ha indicato che solo Francia e Spagna possedevano linee guida che richiedevano trasparenza per gli influencer e una netta separazione tra fatti e opinioni, in genere in situazioni di pubblicità di prodotti. La Repubblica ceca sta sviluppando un «Codice etico per influencer corretti», elogiato da associazioni di consumatori. Mentre gli Stati Uniti hanno leggi sulla tutela dei consumatori riguardo alla pubblicità, esse non sono ben comprese relativamente agli influencer, il che ha spinto studiosi a richiedere un codice etico anche per gli Stati Uniti.

Studiando la disinformazione nel riportare eventi di cronaca (una sparatoria in una scuola negli Stati Uniti), alcuni ricercatori hanno scoperto che le persone del luogo apparivano più credibili e che i follower riconoscevano rapidamente le narrazioni false diffuse da opinion leader più noti, ma distanti. Questo tipo di risultati ha portato alla richiesta di un programma di educazione mediatica per gli utenti dei social media, in modo che possano individuare più facilmente le mistificazioni e l’influenza a pagamento. Questo vale in particolare per il pubblico dei bambini e degli adolescenti, nonché per gli influencer bambini e adolescenti, che potrebbero non comprendere appieno le forze in gioco nel mondo degli influencer.

Altri studiosi hanno sollevato interrogativi sull’uso di «influencer virtuali», ovvero personaggi animati o addirittura creati dall’intelligenza artificiale per rappresentare aziende, marchi o partiti politici. Anche se essi possono offrire un maggiore controllo sull’influencer da parte dei loro sponsor, rimangono falsi e oscuri, e pertanto rendono difficile l’attribuzione di qualsiasi responsabilità morale o giuridica.

Conclusioni


Il proprietario di un grande magazzino di Philadelphia del XIX secolo, John Wanamaker, avrebbe detto: «So che metà della mia pubblicità è efficace, ma non so quale metà». Sembra un rilievo pertinente per lo studio degli influencer. Sebbene esista una grande quantità di informazioni aneddotiche sull’impatto degli influencer, ci sono molte meno prove empiriche a supporto della loro efficacia. Come il pubblico cinematografico degli anni Trenta, le persone vogliono credere che le celebrità – anche le micro-celebrità – persuadano gli altri. Ma un’analisi più approfondita sembra indicare che gli influencer costituiscono un fattore tra i tanti per spiegare i comportamenti delle persone. Gran parte dei dati raccolti tra i follower valuta l’intenzione di acquistare, votare o credere, ma non se le persone portino a termine tali intenzioni. La ricerca sulla comunicazione ha appreso molto su ciò che rende una persona un influencer, su ciò che attrae i follower e persino sul processo di una influenza, ma fatica a misurare l’influenza effettiva.

L’indagine ha illustrato un aspetto importante del processo di ricerca sulla comunicazione. Molti degli studi sugli influencer prendono in considerazione i fattori culturali: il processo di influenza differisce in Vietnam, Iran, Francia, Spagna, Repubblica Ceca, Corea, Stati Uniti ecc. Almeno in questa area di studio i ricercatori si sono astenuti dall’offrire un’unica teoria generale.

La disamina degli studi sugli influencer, anche su un breve lasso di tempo, mostra chiaramente la difficoltà di stare al passo con le tecnologie dei social media in rapida evoluzione. Solo negli ultimi 10 anni gli influencer sono apparsi su – e talvolta hanno proseguito oltre – YouTube, Facebook, X, Telegram, Instagram e TikTok. Questo cambiamento delle preferenze degli utenti dei social media e la rapida evoluzione dell’età degli utenti rendono difficile, sia per le aziende sia per i ricercatori, tenere il passo. Le strutture dei social media modificano anche le strutture di influenza originarie, che presupponevano un’influenza personale faccia a faccia. La facilità online nel commentare, condividere e seguire significa che l’influenza si manifesta attraverso molti media e in modi non sempre previsti dalle teorie dell’influenza.

Infine, i diversi canali dei social media e le svariate modalità del loro utilizzo sollevano la questione se il termine «influencer» si riferisca allo stesso fenomeno in tutte le piattaforme. Sebbene i ricercatori abbiano applicato molte teorie e modelli tradizionali al suo studio e sebbene si possa discernere una generica somiglianza, si può comunque notare che nei diversi ambiti in cui operano gli influencer (marketing, politica, salute pubblica, intrattenimento, religione e così via), ognuno va in cerca di un risultato diverso. Ciò che rende un individuo un influencer di successo in un ambito non può essere trasferito facilmente a un altro. Come amano dire gli studiosi, «sono necessarie ulteriori ricerche».

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[1]. K. Freberg – K. Graham – K. McGaughey – L. A. Freberg, «Who are the social media influencers? A study of public perceptions of personality», in Public Relations Review 37 (2011/1) 90.

[2]. Cfr K. Jungnickel, «New methods of measuring opinion leadership: A systematic, interdisciplinary literature analysis», in International Journal of Communication 12 (2018) 2702.

[3]. Cfr D. Vrontis – A. Makrides – M. Christofi – A. Thrassou, «Social media influencer marketing: A systematic review, integrative framework and future research agenda», in International Journal of Consumer Studies 45 (2021/2) 628 s.

[4]. Cfr C. Lou – C. R. Taylor – X. Zhou, «Influencer marketing on social media: How different social media platforms afford influencer-follower relation and drive advertising effectiveness», in Journal of Current Issues & Research in Advertising (Routledge) 44 (2023/1) 60.

[5]. Cfr G. Weimann, «The influentials: Back to the concept of opinion leaders?», in Public Opinion Quarterly 55 (1991/2) 267-279; S. Aral, «Identifying social influence: A comment on opinion leadership and social contagion in new product diffusion», in Marketing Science 30 (2011/2) 217-223; T. Gnambs – B. Batinic, «A personality-competence model of opinion leadership», in Psychology & Marketing 29 (2012) 606-621; D. Bakker, «Conceptualizing influencer marketing», in Journal of Emerging Trends in Marketing and Management 1 (2018/1) 79-87; C. Ki – Y. Kim, «The mechanism by which social media influencers persuade consumers: The role of consumers’ desire to mimic», in Psychology & Marketing 36 (2019) 905-922; N. Jung – S. Im, «The mechanism of social media marketing: Influencer characteristics, consumer empathy, immersion, and sponsorship disclosure», in International Journal of Advertising 40 (2021) 1265-1293.

[6]. Cfr T. Gnambs – B. Batinic, «A personality-competence model of opinion leadership», cit., 611.

[7]. Cfr H. Cho – L. Shen – L. Peng, «Examining and extending the influence of presumed influence hypothesis in social media», in Media Psychology 24 (2021/3) 413-435.

[8]. L. K. Treviño – J. Webster – E. W. Stein, «Making connections: Complementary influences on communication media choices, attitudes, and use», in Organization Science 11 (2000/2) 163-182.

[9]. B. Bahar, «La collaboration des entreprises avec des leaders d’opinion: une étude qualitative. Companies Collaboration with Opinion Leaders: A Qualitative Study», in Ileti-s-Im 30 (2019) 1.

[10]. Cfr M. J. Riedl – J. Lukito – S. C. Woolley, «Political influencers on social media: An introduction», in Social Media + Society 9 (2023/2) 1-9.

[11]. Cfr J.-Y. Jung – Y.-C. Kim, «Are you an opinion giver, seeker, or both? Re-examining political opinion leadership in the new communication environment», in International Journal of Communication 10 (2016) 4439-4459.

[12]. Cfr B. Naderer, «Influencers as political agents? The potential of an unlikely source to motivate political action», in Communications: The European Journal of Communication Research 48(2023/1) 93-111.

[13]. Cfr A. Wagner – D. Reifegerste, «“The part played by people” in times of Covid-19: Interpersonal communication about media coverage in a pandemic crisis», in Health Communication 38 (2023) 1014-1021.

[14]. Cfr B. G. Smith – D. Hallows – M. Vail – A. Burnett – C. Porter, «Social media conversion: Lessons from faith-based social media influencers for public relations», in Journal of Public Relations Research 33 (2021/4) 231-249.

[15]. A. C. Tefertiller – L. C. Maxwell – D. L. Morris II, «Social media goes to the movies: Fear of missing out, social capital, and social motivations of cinema attendance», in Mass Communication & Society 23 (2020/3) 378-399.

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Giornata mondiale della gioventù 2027 in Corea: contesto e missione


Logo della Gmg di Seul 2027
«Ovunque il Papa si rechi, cerca i giovani
e ovunque dai giovani viene cercato.
Anzi, in verità, non è lui a essere cercato.
Chi è cercato è il Cristo».[1]

Il 24 novembre 2024, alla fine della celebrazione della solennità di Gesù Cristo Re dell’Universo presieduta da papa Francesco nella basilica di San Pietro, una delegazione di giovani coreani ha ricevuto da una delegazione di giovani portoghesi i simboli della Giornata Mondiale della Gioventù (GMG). Con la consegna della croce e dell’icona della Madonna Salus Popoli Romani, i simboli della GMG hanno iniziato un lungo pellegrinaggio in Asia, che li porterà fino a Seul. Mentre ha inizio questo pellegrinaggio, sembra opportuna una riflessione sul Paese e la Chiesa che accoglieranno la prossima Giornata Mondiale della Gioventù.

Per la Chiesa che è in Corea ospitare la GMG a Seul nel 2027 rappresenta una sfida e insieme un’opportunità. Finora la GMG si è tenuta in Europa e nelle Americhe, con l’eccezione dell’Australia (2008) e delle Filippine (1995). Tuttavia, dal momento che nelle Filippine l’inglese è una lingua ufficiale, la Corea sarà il primo Paese di lingua non occidentale a ospitare l’evento. Un’altra novità è ancora più significativa: la prossima GMG sarà la prima ad avere luogo in un Paese in cui i cristiani non costituiscono la maggioranza della popolazione.

La Chiesa coreana ha già dimostrato la sua capacità di ospitare con successo incontri di vasta portata. Nel 1981 ha organizzato il grande evento per la celebrazione del 150° anniversario dell’istituzione del Vicariato apostolico della Corea da parte di papa Gregorio XVI[2]. In seguito ha organizzato diversi incontri importanti, come il 200° anniversario della Chiesa coreana con la canonizzazione di 103 martiri nel 1984; il Congresso eucaristico mondiale nel 1989; la VII Giornata della Gioventù Asiatica e la beatificazione di 124 martiri nel 2014, in occasione del viaggio apostolico di papa Francesco nella Repubblica di Corea. In tali occasioni, la Chiesa ha dimostrato competenza nell’organizzare e gestire gli eventi e capacità di mobilitare. Del resto, la nazione coreana ha una vasta esperienza nell’ospitare eventi internazionali di portata mondiale, come le Olimpiadi del 1988.

Tuttavia, affinché una GMG abbia successo, non basta organizzare con efficienza un evento su larga scala e attirarvi un numero elevato di partecipanti. L’obiettivo finale di tutte le attività della Chiesa, compresa la GMG, è l’evangelizzazione, che è la sua ragione d’essere. Evangelizzare significa «rendere presente nel mondo il Regno di Dio»[3]. Una Chiesa evangelizzatrice si impegna a migliorare le condizioni di vita di tutte le persone, «animando e perfezionando con lo spirito evangelico l’ordine temporale»[4], comprese le strutture sociopolitiche, economiche ed ecologiche. In questo contesto, una GMG dovrebbe essere orientata a un’evangelizzazione che include lo sviluppo integrale dell’umanità.

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Inoltre, per chi arriva in Corea dall’estero, la partecipazione alla GMG richiederà un viaggio aereo, che comporta notevoli emissioni di carbonio. Pertanto, è essenziale che la GMG serva come opportunità per accrescere la consapevolezza e favorire una «conversione ecologica». Inoltre, la GMG di Seul dovrebbe dare un contributo alla Chiesa globale, condividendo il ricco patrimonio della Chiesa coreana, e non solo il K-pop (Korean popular music). Pertanto, il successo della GMG 2027 dipende dall’evangelizzazione che animerà la preparazione, l’evento stesso e le fasi della riflessione successiva.

Tenendo presente questa prospettiva, suddividiamo questo articolo in due parti. In primo luogo, contestualizzeremo la GMG 2027, esaminando brevemente gli studi rilevanti a questo riguardo e allargando la riflessione anche ai più ampi contesti sia della Chiesa universale sia di quella coreana. Poi analizzeremo il contributo che la Chiesa corea­na potrà apportare alla Chiesa universale attraverso la GMG, e quale profitto essa potrà trarre da tale esperienza, considerando la missione fondante della Chiesa.

Il contesto della GMG 2027


Sin dalla sua prima edizione del 1984, la GMG si è evoluta in un evento globale che ha attirato l’attenzione degli Stati, dei media e del mondo accademico. Alla fine del XX secolo, quando molti in Occidente credevano che le società moderne si stessero secolarizzando, che la religione fosse stata relegata alla sfera privata e che le giovani generazioni si stessero allontanando da essa, il grande afflusso di giovani alla GMG fu sorprendente. Nonostante fosse un evento religioso, l’interesse destato dalla GMG si estese al di là dei confini della Chiesa e, in particolare, nel mondo accademico. Gli studiosi si posero alcune domande: che cosa attira i giovani alla GMG? Che cosa essi sperimentano, e che cosa significa questo per la Chiesa e per il mondo? Le ricerche su tali argomenti interessano la teologia, l’antropologia, la sociologia e gli studi sui media, e le possiamo raggruppare secondo tre approcci tematici principali.

1) Il primo tema esplora la GMG nell’ambito della secolarizzazione e dell’evangelizzazione[5]. In questo approccio, la GMG viene vista come una risposta creativa ai nuovi sforzi di evangelizzazione che emergono di fronte a un Occidente secolarizzato, dove la generazione più giovane si sta sempre più allontanando dalla Chiesa. Tale prospettiva sottolinea la dimensione innovativa della GMG. Ciò significa riuscire a dare spazio al contenuto tradizionale del cattolicesimo (crocifissi, icone, catechesi ecc.), esprimendolo in una forma (pellegrinaggi, festival, eventi culturali ecc.) adatta alla sensibilità dei giovani ed «eventizzandolo». Storicamente la Chiesa ha celebrato la fede e la pietà non solo attraverso la liturgia, ma anche sotto forma di eventi, come, per esempio, la processione del Corpus Domini. Charles Taylor, noto filosofo e autore di L’età secolare (2007), ha osservato che la GMG attira i giovani perché si pone in sintonia con «l’età dell’autenticità», un’epoca in cui il significato viene ricercato attraverso l’esperienza personale piuttosto che tramite l’affiliazione istituzionale[6].

2) Il secondo tema si concentra sull’esperienza comunitaria dei partecipanti alla GMG[7]. Costoro non si concedono un viaggio confortevole, ma intraprendono un pellegrinaggio spesso scomodo e pieno di sfide e ostacoli materiali. Tuttavia, questo pellegrinaggio ha effetti positivi sia per i giovani partecipanti sia per le famiglie che li accolgono, perché offre l’opportunità di condividere esperienze che approfondiscono la loro comprensione dell’identità, dei valori e della fede cristiani. Questo rispecchia ciò che Victor Turner, un antropologo culturale, chiama «communitas profonda», ossia una comunità e un’uguaglianza che trascendono le gerarchie sociali e gli obblighi quotidiani[8]. La GMG incarna tale esperienza. In primo luogo, i giovani che partecipano ad essa formano una comunità in cui condividono lo stesso cammino di fede, stabilendo relazioni paritarie a prescindere dalla nazionalità, dalla lingua, dalla classe sociale, dal retroterra culturale e dallo status. In secondo luogo, molti giovani partecipanti sperimentano una trasformazione spirituale e religiosa che può essere descritta come ciò che Turner chiama «la situazione liminale», ossia una fase di transizione in cui il cambiamento avviene in un contesto diverso dalla vita quotidiana. Sebbene i partecipanti alla fine ritornino alla loro vita ordinaria, la profonda communitas che sperimentano durante la GMG può avere effetti duraturi, plasmando la loro visione del mondo, la loro fede e i loro valori.

3) Il terzo tema considera la GMG dal punto di vista della globalizzazione e della cittadinanza mondiale cattolica[9]. A partire dalla fine del XX secolo, la globalizzazione, favorita dalla conclusione della Guerra fredda, dall’integrazione del mercato e dall’ascesa della tecnologia digitale, ha creato un mondo più interconnesso, ma pieno di disuguaglianze. Per la Chiesa cattolica, questa realtà globale presenta opportunità e sfide. La globalizzazione, infatti, pur promuovendo connessioni attraverso i confini, al tempo stesso accentua le disuguaglianze e può acuire il senso di alienazione. I Papi hanno sempre difeso la solidarietà globale, criticando la «globalizzazione dell’indifferenza» e sollecitando una conversione in risposta alla crisi ecologica. In questo contesto, la GMG è vista come una «scuola» in cui i giovani cattolici imparano che cosa significa essere cittadini globali della Chiesa. In occasione della GMG, i pellegrini sperimentano la diversità culturale, allacciano amicizie con persone di altre nazioni e si impegnano in discussioni su questioni globali comuni, come la pace, la povertà e la sostenibilità ambientale. Questo impegno permette loro di cominciare a vedere la Chiesa come universale e globale, al di là della parrocchia particolare.

Il contesto della Chiesa


All’inizio del XXI secolo, il centro della Chiesa cattolica si è spostato dall’Europa al sud del mondo: uno spostamento simboleggiato dall’elezione al soglio pontificio, nel 2013, del cardinale Jorge Mario Bergoglio, proveniente da quella regione del globo. Il centro della Chiesa, almeno demograficamente, non era più in Europa, ma si è diversificato in regioni come America Latina, Africa e Asia[10]. Dall’inizio del suo pontificato, papa Francesco ha esortato la Chiesa a uscire verso le periferie, ed egli stesso ha visitato più volte l’Asia e l’Africa. Anche il numero di cardinali provenienti da queste regioni è aumentato in modo considerevole. Questo spostamento è conveniente non solo nella prospettiva evangelica, per l’esigenza di raggiungere le «periferie», ma anche sotto il profilo pratico, dal momento che, nella misura in cui il centro della Chiesa si sposta, queste giovani Chiese appassionate ed emergenti devono diventare, in un’ottica pastorale, una priorità. Il teologo Karl Rahner a suo tempo osservava che per la Chiesa il Concilio Vaticano II ha rappresentato l’inizio di una nuova fase, in cui essa era chiamata a superare il suo precedente modello eurocentrico per diventare una Chiesa davvero mondiale[11]. Le intuizioni di Rahner sul significato del Concilio risuonano ancora oggi, mentre assistiamo all’evoluzione del panorama geografico e culturale della Chiesa. Lo storico delle religioni Massimo Faggioli si riferisce all’attuale pontificato come a un «pontificato di frontiera», notando che esso è emblematico della transizione della Chiesa verso una cattolicità inclusiva a livello globale[12].

In questo contesto, la Chiesa cattolica coreana occupa una posizione unica e rilevante. Il ruolo che essa riveste nella Chiesa universale riflette in qualche modo quello assunto dalla Corea nel mondo. Negli ultimi cinquant’anni questo Stato è passato dall’essere un Paese post-coloniale in via di sviluppo alla realtà di un Paese sviluppato. Dal punto di vista economico, la Corea è passata dalla povertà alla prosperità. Dal punto di vista politico, ha istituito un sistema democratico, caratterizzato da una «democratizzazione dal basso», che la differenzia dai Paesi vicini dell’Asia orientale. Quanto alla cultura, se prima la Corea era una consumatrice della cultura occidentale, essa oggi esporta la propria. In quanto ha sperimentato sia la povertà sia la ricchezza, regimi autoritari e governi democratici, in quanto Stato post-coloniale, la Corea si trova oggi in una posizione storica favorevole per mediare il dialogo e perseguire il bene comune e la pace. Le esperienze uniche che ha vissuto la rendono adatta a fungere da costruttrice di ponti tra il sud e il nord del mondo, come pure tra l’est e l’ovest.

Il ruolo della Chiesa coreana all’interno della Chiesa cattolica mondiale riflette tale dinamica. A differenza di molti altri Paesi asiatici, la Corea non è stata influenzata dal colonialismo occidentale, ma da quello giapponese, e in essa il cattolicesimo si è affermato come religione principale, insieme al protestantesimo. Nella prima metà del XX secolo, i missionari occidentali si sono concentrati soprattutto sulla Cina e sul Giappone, trascurando spesso la Corea. Tuttavia è in questo Paese che il cristianesimo si è affermato in misura notevole, mentre in Cina e Giappone la sua crescita è stata molto più limitata. Se in queste due ultime nazioni il cristianesimo spesso viene ancora visto come una «religione straniera», in Corea invece è diventato parte integrante della storia e della cultura della nazione. Questo cambiamento è importante, se si considerano i quasi 100 anni di persecuzione che la Chiesa coreana ha subìto dopo essere penetrata nella Penisola.

Questa trasformazione non riguarda solo la crescita numerica, ma riflette il ruolo attivo della Chiesa nella storia moderna della Corea, in particolare la promozione della democrazia, dei diritti dei lavoratori e dei diritti umani. Inoltre, a partire dagli anni Ottanta, la Chiesa coreana contribuisce all’invio di missionari all’estero (1.007 missionari nel 2022) e s’impegna nella cooperazione allo sviluppo internazionale attraverso diverse sue istituzioni. Se prima era una Chiesa che riceveva, adesso è diventata una Chiesa che dà[13]. Così il suo cammino è parallelo a quello della nazione coreana, trasformandosi da beneficiaria di aiuti a benefattrice e fungendo da ponte tra mondi diversi.

La GMG 2027 e la Chiesa coreana


La possibilità di ospitare la GMG in Corea era nell’aria da oltre un decennio. Tuttavia sono emerse preoccupazioni sullo stato attuale della Chiesa coreana. Essa si trova ad affrontare un declino della pastorale giovanile e dei giovani adulti, così come un forte calo delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Inoltre, all’interno della Chiesa si registra un notevole cambiamento demografico, con una popolazione che invecchia ancor più rapidamente della società coreana in generale. Questa tendenza però non è esclusiva della Chiesa cattolica: recenti sondaggi Gallup rivelano che un numero crescente di giovani tra i 20 e i 30 anni si dichiarano non religiosi[14].

Nel 2006, quando la tendenza religiosa era alla crescita, un seminario intitolato «Il cattolicesimo cattura i cuori delle persone moderne» ha identificato cinque fattori che contribuivano all’immagine positiva della Chiesa: la coesione dei cattolici; la moralità; l’impegno a favore della giustizia e dei diritti umani; un atteggiamento flessibile verso i riti ancestrali e i funerali; e l’apertura verso le altre religioni[15]. Questi fattori attestavano che il cattolicesimo godeva di una indubbia «autorità morale» all’interno della società coreana. Tuttavia, il dinamismo che ha caratterizzato la Chiesa coreana nel 2024 non rispecchia più questa analisi. Per descrivere la realtà attuale con cui si sta confrontando la Chiesa coreana sembra più adatto l’adagio della Chiesa occidentale: Ecclesia semper reformanda.

Ospitare la GMG 2027 in questo contesto è significativo. Sarebbe irrealistico aspettarsi che una GMG ben riuscita possa portare a una rinascita quantitativa della pastorale giovanile in Corea, perché il declino deriva da complesse questioni strutturali, come i cambiamenti demografici e culturali, per non parlare della crescente sfiducia dei giovani nelle istituzioni. Ma non è irragionevole sperare che la GMG agisca come catalizzatrice, che cioè ispiri i giovani a incontrarsi con il Signore, a scoprire la loro vocazione e quindi a camminare con la Chiesa da «discepoli missionari»[16]. Un successo del genere si ripercuoterebbe non solo sulla Chiesa coreana, ma anche sulla Chiesa universale.

Il contributo che la Chiesa coreana può dare alla Chiesa universale

L’esperienza storica della Chiesa coreana, in particolare le sue attività per la giustizia e i diritti umani negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, può insegnare qualcosa alle altre Chiese sotto due aspetti. In primo luogo, la Chiesa coreana non ha agito per il proprio interesse, ma per il bene di coloro che venivano emarginati dalla società. Ciò ha fatto sì che essa acquisisse un’autorità morale e diventasse parte della storia della Corea, allontanandosi dalla percezione di essere una religione occidentale[17]. Ciò dimostra in qual modo la Chiesa possa radicarsi nelle società non occidentali: tramite la condivisione, il servizio e la difesa degli emarginati.

Il secondo aspetto riguarda il modo in cui la Chiesa può contribui­re alla sfera pubblica nella società moderna. In mezzo al crescente individualismo e alla tendenza a privatizzare la religione, soprattutto in Occidente, la Chiesa coreana offre un esempio di pratica della solidarietà e di servizio al bene comune. Nel XXI secolo, mentre i progressi tecnologici si intensificano e diminuisce la fiducia nelle istituzioni, c’è una crescente sete di spiritualità. Ciò ha portato a una maggiore tendenza della religione a soddisfare i bisogni individuali. In risposta, pur rispettando questa ricerca personale, la Chiesa deve insegnare la missione comune affidata a tutti cristiani, come viene sottolineato nella Laudato si’ (LS). L’esperienza storica della Chiesa coreana può ricordare la responsabilità morale e sociale della Chiesa nei confronti dei «vicini» emarginati, e così può aiutare a prevenire l’eccessiva spiritualizzazione o privatizzazione della fede. Sotto entrambi gli aspetti, la Chiesa coreana esemplifica la visione di papa Francesco di una Chiesa che va verso le «periferie», e così può offrire contributi importanti alla Chiesa universale.

Se il primo punto si basa su riflessioni tratte dal passato storico della Chiesa coreana, i punti successivi riguardano aspetti che la posizione della Chiesa coreana può sottolineare come compiti o missioni per i giovani cattolici in tutto il mondo. Attraverso di essi i giovani pellegrini provenienti da tutto il mondo possono approfondire la loro comprensione del messaggio cristiano e il loro contributo alla Chiesa universale. Per esempio, il messaggio di pace e riconciliazione. Esso è stato sempre importante, ma negli ultimi anni è diventato tanto più urgente e tangibile per i giovani a causa delle guerre, come quelle tra Ucraina e Russia, tra Israele e Palestina, e a causa della crisi umanitaria in Sudan. A Roma, poco dopo la GMG di Lisbona del 9 agosto 2023, papa Francesco ha affermato: «Mentre in Ucraina e in altri luoghi si combatte, e mentre in certe sale nascoste si pianifica la guerra, la GMG ha mostrato a tutti che è possibile un’altra via: un mondo di fratelli e sorelle, dove le bandiere di tutti i popoli sventolano insieme, una accanto all’altra, senza odio, senza paura, senza chiusure, senza armi!»[18]. Pertanto la Corea, che si trova al crocevia tra divisione, Guerra fredda e rischio nucleare, sarebbe un luogo adatto per una riflessione dei giovani cattolici sul messaggio cristiano di pace e di riconciliazione, un luogo che li sostenga nel sogno di diventare «apostoli di pace».

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Un altro aspetto è costituito dalla conversione ecologica. La crisi ecologica è un argomento di grande interesse per i giovani. Papa Francesco, con la Laudato si’ del 2015, ha invitato a una conversione ecologica, sottolineando la gravità della crisi climatica a livello globale. La Corea è stata definita un climate villain, un Paese poco virtuoso riguardo al clima, a causa delle sue emissioni di gas serra totali e pro capite, e della sua risposta alla crisi climatica. Pertanto, ospitare una GMG che invita all’ecologia può spingere i giovani a uno stile di vita più ecologico. Il Festival di Cannes, nel 2024, si è proposto come un evento «ecologico» (eco-friendly), adottando misure appropriate, come il divieto di bottiglie di plastica, l’incoraggiamento dell’uso dei trasporti pubblici e l’eliminazione della carne bovina dai menù. Se persino un festival cinematografico può promuovere comportamenti simili, non si vede perché non possa farlo la GMG 2027. Infatti, come abbiamo già detto, la partecipazione alla GMG in Corea dipende dai viaggi aerei, e ciò implica una notevole quantità di emissioni di CO2. Perciò è ancora più importante che l’evento venga organizzato in modo «ecologico» e che vengano sensibilizzate le persone. A Lisbona, nel 2023, l’app della GMG ha fornito una funzione per calcolare le compensazioni delle emissioni di carbonio, e gli organizzatori hanno distribuito un Manuale di buone pratiche per una GMG sostenibile, che riguardava tutti i settori, dal trasporto ai pasti e agli alloggi. Ai pellegrini era stato chiesto di evitare la plastica monouso e di riciclare il più possibile. Inoltre, essi erano stati incoraggiati a piantare alberi nei loro luoghi di provenienza prima di partire per Lisbona (la stima è che ne siano stati piantati 18.000). Allo stesso modo, la GMG 2027 può essere un luogo di conversione ecologica non soltanto attraverso la sensibilizzazione sul tema, ma anche attraverso la pratica di comportamenti ecologici.

La DMZ (zona demilitarizzata) al confine tra le due Coree, che si estende per circa 250 chilometri di lunghezza e quattro chilometri di larghezza, può costituire un luogo di grande suggestione per mettere in atto i due potenziali contributi sopra menzionati. In quanto è un confine circondato da filo spinato, esso evidenzia in modo drammatico la tensione tra le due Coree e sottolinea l’urgente necessità di riconciliazione e di pace. Allo stesso tempo, è un’area naturale che si è rigenerata in un territorio devastato dalla guerra di Corea e ha un immenso valore ecologico. Essa può fungere da simbolo rappresentativo della GMG del 2027, trasmettendo profondi messaggi di riconciliazione, di pace e di conversione ecologica.

Come la GMG può contribuire alla Chiesa coreana


Il primo contributo, come viene indicato nelle ricerche esistenti, è lo sviluppo di una cittadinanza cosmopolita cattolica. Questo è diverso dallo slogan «leader globale», che è diventato popolare in campo educativo nella Corea nel XXI secolo, e si discosta anche dal populismo che sfrutta i sentimenti cristiani per la mobilitazione sociale e politica. Poiché la Corea è stata storicamente un Paese omogeneo dal punto di vista sia etnico sia linguistico, il confine etnico per molto tempo è stato adoperato criticamente per distinguere tra «noi» e «loro». Tuttavia, poiché oggi la Corea si è già trasformata strutturalmente in una nazione di immigrazione, è necessario un approccio più universale, che vada al di là dell’identità basata sul sangue, come pure è necessaria una consapevolezza civica riguardo al razzismo. In queste circostanze, il fatto di ospitare la GMG, di incontrare giovani di varie nazionalità e culture amplierà gli orizzonti sia delle generazioni più giovani sia di quelle più anziane che verranno coinvolte, e potrà favorire la visione cosmopolita cattolica.

Qualcuno potrebbe chiedersi se eventi come la Coppa del mondo di calcio o le Olimpiadi non abbiano un ruolo più significativo nel promuovere la cittadinanza globale. L’esempio di una persona brasiliana della classe media che ha ospitato alcuni giovani durante la GMG di Rio de Janeiro del 2013 può illustrare la differenza tra i festival sportivi globali e la GMG: «Ecco una cosa che ci sembra diversa dalla Coppa del Mondo FIFA o dalle Olimpiadi: la GMG scuote l’intera città. Per esempio, ora stiamo vivendo la Coppa del Mondo 2014, e io vivo a Jacarepaguá (un quartiere non turistico di Rio), non ho ancora visto un turista. Perché? Se succede qualcosa di importante, questo avviene nella zona sud (zona turistica), ma noi di Jacarepaguá non vediamo nulla. Quelli che vivono nella zona ovest, come Bangu, Campo Grande, non vedono nulla, nemmeno un turista. Alla GMG è stato diverso. In città c’erano pellegrini ovunque. […] Ricordo che il proprietario del panificio vicino a casa mia diceva che le vendite andavano a gonfie vele perché c’era nuova gente in giro. Quindi, la GMG ha smosso la città; la Coppa del Mondo e le Olimpiadi non lo fanno. La GMG è stato un momento di cambiamento nella nostra vita»[19].

Mentre gli eventi sportivi mondiali influiscono a livello superficiale sulla «cultura globale» o su alcune aree commerciali, la GMG agisce a un livello più popolare, toccando la vita dei cittadini comuni.

Nella formazione dei moderni Stati-nazione occidentali, la Chiesa cattolica si è talvolta trovata in una relazione scomoda, perché sosteneva un’idea di cittadinanza globale e universalistica che trascende le particolarità nazionali o etniche. Dopo la Seconda guerra mondiale, il sogno e la realizzazione della riconciliazione tra Germania e Francia e la costruzione di una nuova Europa (che alla fine ha portato all’attuale Unione europea) non sono stati raggiunti solo attraverso calcoli politici. Politici cattolici come Robert Schuman, Konrad Adenauer e Alcide De Gasperi, influenzati dal pensiero sociale cattolico, vi hanno svolto un ruolo fondamentale[20]. Non è solo un’utopia pensare che alcuni giovani, influenzati dalla GMG, possano sviluppare un ideale di cittadinanza globale cattolica e contribuire direttamente alla riconciliazione e alla pace nel mondo.

In secondo luogo, la GMG offrirà alla Chiesa coreana l’opportunità di aggiornare la propria comprensione delle questioni contemporanee e delle culture organizzative della stessa Chiesa corea­na. Per esempio, la questione dell’«evangelizzazione del mondo digitale». I rapidi progressi nella tecnologia digitale, compresa l’intelligenza artificiale, rappresentano per la Chiesa un territorio nuovo e in gran parte inesplorato. Molti nella Chiesa non sono pienamente consapevoli dell’importanza del mondo digitale, che ora è il luogo in cui i giovani, in Corea e nel resto del mondo, trascorrono gran parte del loro tempo, costruendo reti e condividendo informazioni.

Il mondo digitale è anche un luogo in cui si annidano molti pericoli, dalla dipendenza allo sfruttamento, ed esso è sempre più dominato da un «ecosistema di sorveglianza commerciale» costruito da grandi aziende tecnologiche che raccolgono dati personali a scopo di lucro[21]. Ecco perché papa Francesco, nel suo Messaggio per la Giornata mondiale della pace del 2024[22], ha menzionato i pericoli di sostituire «i volti con gli schermi, il reale con il virtuale»[23], e la necessità di un trattato internazionale sull’intelligenza artificiale (IA).

Tuttavia, quello digitale è un mondo in cui i giovani vivono e consumano, e la Chiesa sta riconoscendo in esso anche un luogo di evangelizzazione, come segnalato dalla GMG 2023 di Lisbona. Il Catholic Influencers Festival, che si è tenuto il 4 agosto 2023, ha mostrato che il mondo digitale è riconosciuto «come un territorio, uno spazio, non solo come un mezzo» e come un «nuovo mondo di comunione e missione»[24] per la Chiesa, secondo quanto ha affermato il cardinale Luis Antonio Tagle, pro-prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione dei popoli. Questa consapevolezza della Chiesa universale influirà sulla Chiesa coreana e indurrà aggiornamenti nella pastorale giovanile.

Un altro aspetto si riferisce alla prassi della Chiesa, che si basa sull’anzianità, sullo status gerarchico o sul genere. Dal punto di vista strutturale, la GMG 2027 sarà un evento fruttuoso, a patto che il personale giovane e gli operatori pastorali – coreani e internazionali, sia giovani sia anziani – lavorino insieme. Questo processo collaborativo rappresenta un’eccellente opportunità per passare da una pratica culturale verticale a una più orizzontale, preferita dai giovani.

Così arriviamo all’ultimo aspetto, quello più importante. La GMG può contribuire alla formazione della leadership giovanile nella Chiesa coreana. Senza la partecipazione dei giovani, la GMG 2027 non può essere gestita con successo. Non si tratta di una partecipazione passiva dei giovani, come oggetto di mobilitazione, ma di una partecipazione attiva, come «discepoli missionari», collaborando con i ministri della pastorale. Questo processo di collaborazione sarà significativo per la formazione di una nuova leadership giovanile e per il «camminare insieme» con la Chiesa coreana.

Osservazioni conclusive: un atteggiamento contemplativo per la GMG


Questo articolo è partito dalla premessa che una GMG, per avere un esito felice, deve essere orientata all’evangelizzazione. Per i singoli partecipanti si tratta di un processo che dura tutta la vita, in cui la parola di Dio trasforma i pensieri e gli atteggiamenti di ognuno per l’intera esistenza. Anche se i partecipanti alla GMG vivono esperienze intense, questi sono momenti nel cammino di evangelizzazione che, per essere vissuti integralmente, richiedono un impegno duraturo. Infatti, l’evangelizzazione non si esaurisce nella trasformazione individuale, ma persegue il rinnovamento della Chiesa e della società. Integra fede e pratica, moralità personale e responsabilità sociale, per realizzare i valori del regno di Dio. Una GMG evangelizzatrice si colloca in questa cornice, con al centro dei suoi programmi e delle sue attività l’incarnazione, la morte e la risurrezione di Gesù Cristo. È per questo che Giovanni Paolo II scelse la Domenica delle Palme come giorno per il primo raduno dei giovani, quando li invitò inizialmente a Roma. Voleva sottolineare che lo spirito essenziale della GMG è favorire l’incontro personale dei giovani che sono alla ricerca del senso della vita con Cristo.

Pertanto, per poter preparare e organizzare una GMG evangelizzatrice, la Chiesa locale deve guardare ai giovani con un atteggiamento contemplativo: in altre parole, deve vedere e sentire la sete di significato che hanno i giovani e lo sguardo che Cristo rivolge ad essi. Questo atteggiamento contemplativo non è riservato ai monaci, ai religiosi o al clero, ma è un atteggiamento che va sviluppato e coltivato da tutti i soggetti coinvolti: sia dai giovani partecipanti sia dalla generazione più anziana.

Possiamo rintracciare un esempio di tale atteggiamento contemplativo nel modo in cui Giovanni Paolo II ha concepito la GMG. Sebbene egli stesso abbia affermato che la GMG non è stata una sua invenzione ma piuttosto una creazione dei giovani, l’influsso da lui avuto sulle sue origini non può essere trascurato. Nonostante lo scetticismo iniziale, all’interno del Vaticano, sulla partecipazione dei giovani, egli continuò a promuovere la GMG. Che cosa lo spingeva a invitare i giovani a Roma? Forse la sua visione di una nuova evangelizzazione nell’Occidente secolarizzato, o la sua convinzione del ruolo centrale dei giovani nel futuro della Chiesa? In un’intervista del 1994, Giovanni Paolo II affermò: «E non soltanto a Roma, ma ovunque il Papa si rechi, cerca i giovani e ovunque dai giovani viene cercato. Anzi, in verità, non è lui a essere cercato. Chi è cercato è il Cristo […]. Riassumendo, desidero sottolineare che i giovani cercano Dio, cercano il senso della vita, cercano le risposte definitive: “Che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?” (Lc 10,25). In questa ricerca, non possono non incontrare la Chiesa. E anche la Chiesa non può non incontrare i giovani»[25].

È evidente che Giovanni Paolo II vedeva nei giovani qualcosa di più che un semplice strumento per l’evangelizzazione o una nobile visione ecclesiale. Egli riconosceva la loro profonda ricerca di Dio e di significato. Non ha ridotto i giovani a un gruppo demografico utile per la strategia ecclesiale. Al contrario, il suo cuore rispecchiava l’amore che Gesù nutriva per quel giovane che cercava la vita eterna (cfr Mc 10,17). Questa sintesi tra sensibilità spirituale e risposta pastorale gli ha consentito di impegnarsi con i giovani in modo autentico. Sebbene alcuni attribuiscano il suo successo al carisma personale, esso era invece radicato nella sua esperienza pastorale e nell’amore per i giovani. L’attenzione spirituale di Giovanni Paolo II, unita al cuore compassionevole di Cristo, gli ha permesso di vedere e di rispondere veramente alla profonda sete dei giovani.

Mentre la Chiesa coreana e i suoi membri si predispongono alla GMG del 2027, promuovere questo atteggiamento contemplativo costituirà la preparazione più efficace e genuina. Attraverso di esso, la Chiesa può comprendere meglio le attese dei giovani e aiutarli a orientarsi verso un incontro personale con Cristo. Coltivare questo atteggiamento e questa pratica getterà le basi perché la GMG del 2027 non diventi solo un evento ben organizzato, ma uno stimolo alla vera trasformazione sia per i partecipanti sia per la più ampia comunità ecclesiale orientata all’evangelizzazione.

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[1]. Giovanni Paolo II, s., Varcare la soglia della speranza, Milano, Mondadori, 2004, 139.

[2]. Nella storiografia coreana, il Vicariato apostolico della Corea, ricavato dal territorio dell’allora diocesi di Pechino, è spesso menzionato come diocesi di Joseon, il nome del Regno in quei tempi.

[3]. Francesco, Evangelii gaudium (EG), n. 176.

[4]. Concilio Ecumenico Vaticano II, Apostolicam actuositatem, n. 2.

[5]. Cfr S. Mandes – W. Sadłoń, «Religion in a Globalized Culture: Institutional Innovation and Continuity of Catholicism – The Case of World Youth Day», in Annual Review of the Sociology of Religion. The Changing Faces of Catholicim 9 (2018) 202-221; M. Pfadenhauer, «The eventization of faith as a marketing strategy: World Youth Day as an innovative response of the Catholic Church to pluralization», in International Journal of Nonprofit and Voluntary Sector Marketing 15 (2010/4) 382-394.

[6]. Cfr C. Taylor, L’età secolare, Milano, Feltrinelli, 2009.

[7]. Cfr L. Gonzalez – T. Villa – C. Loreto Mariz – A. Zahra, «World youth Day: Contemporaneous pilgrimage and hospitality», in Annals of Tourism Research 76 (2019) 80-90.

[8]. Cfr V. Turner, The Ritual Process: Structure and Anti-structure, Chicago, Aldine Publishing Company, 1969; V. Turner – V. Witter – E. Turner, Image and Pilgrimage in Christian Culture: Anthropological Perspectives, Oxford, Basil Blackwell, 1978.

[9]. Cfr C. Mercier, «Religion and the Contemporary Phase of Globalization: Insights from a Study of John Paul II’s World Youth Days», in Journal of World History 33 (2022/2) 321-351.

[10]. Cfr Pew Research Center, «Christians. The Future of World Religions: Population Growth Projections, 2010-2050» (pewresearch.org/religion/2015/…).

[11]. Cfr K. Rahner, «Towards a Fundamental Theological Interpretation of Vatican II», in Theological Studies 40 (1979/4) 716-727.

[12]. Cfr M. Faggioli, Francesco Papa di frontiera. Soglia di una cattolicità globale, Roma, Armando, 2021.

[13]. Cfr D. Kim, «Going Global», in Journal of Korean Religions 12 (2021/1) 5-37.

[14]. Cfr gallup.co.kr/gallupdb/reportCo…

[15]. Cfr K. Oh, «Growth of Catholic Believers and its Cause (오경환, 가톨릭 신자의 괄목할만한 증가와 그 요인)», in S. Cho – C. Yong Chong (edd.), Why Did They Go to the Catholic Church? (그들은 왜 가톨릭 교회로 갔을까?), 2007, 25-48.

[16]. Cfr EG 119-121.

[17]. Cfr D. Kim, «Church and Compressed Modernization: South Korea and Japan Compared», in Gregorianum, vol.101, 2021, 573-592.

[18]. Francesco, Udienza generale del 9 agosto 2023, in https://www.vatican.va

[19]. Cfr Cfr L. Gonzalez – T. Villa – C. Loreto Mariz – A. Zahra, «World youth Day…», cit., 86.

[20]. I cattolici tendono a vedere l’Europa come un insieme culturale e a immaginare di governarla in modo coordinato, mentre a partire dalla Riforma i protestanti guardano spesso allo Stato-nazione come a un baluardo contro l’egemonia cattolica. Cfr B. F. Nelsen – J. L. Guth, Religion and the Struggle for European Union: Confessional Culture and the Limits of Integration, Washington, Georgetown University Press, 2015.

[21]. Cfr Sh. Zuboff, The Age of Surveillance Capitalism: The Fight for a Human Future at the New Frontier of Power, New York, Public Affairs, 2019.

[22]. Cfr Francesco, Messaggio per la LVII Giornata Mondiale della Pace: «Intelligenza artificiale e pace», 1° gennaio 2024.

[23]. Id., Incontro con i giovani universitari, Lisbona, 3 agosto 2023.

[24]. Citazione da A. Ivereigh, «A Church with Room for Everyone; World Youth Day in Lisbon», in Commonweal Magazine (commonwealmagazine.org/francis…), 13 agosto 2023.

[25]. Giovanni Paolo II, s., Varcare la soglia della speranza, cit., 139 s.

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Han Kang, premio Nobel per la letteratura 2024


Han Kang, premio Nobel per la letteratura 2024(Foto John Sears/Wikipedia).
Nel 2024 per la prima volta una donna asiatica, sudcoreana, è stata insignita del premio Nobel per la letteratura. Si tratta di Han Kang, classe 1970, figlia d’arte dello scrittore Han Seung-won. L’Accademia svedese le riconosce l’ambìto premio «per la sua intensa prosa poetica che affronta i traumi storici ed espone la fragilità della vita umana». «Han Kang – si legge nella motivazione – ha una consapevolezza unica delle connessioni tra corpo e anima, i vivi e i morti, e nel suo stile poetico e sperimentale è diventata un’innovatrice nella prosa contemporanea».

La scelta ha destato sorpresa, perché si tratta di un’autrice relativamente giovane e con una produzione contenuta: appena una ventina di titoli, tra poesia, alcuni racconti, otto romanzi e un paio di saggi. D’altra parte, è una delle poche volte che il riconoscimento viene attribuito a una scrittrice che si esprime in una lingua che non appartiene all’occidente europeo. Prima di Han Kang bisogna risalire al cinese Mo Yan nel 2012, al giapponese Kenzaburo Oe nel 1994, all’egiziano Naghib Mahfuz nel 1988 e ancora al giapponese Yasunari Kawabata nel 1968.

Nata il 27 novembre 1970 nella città di Gwangju, Kang a nove anni si trasferisce con la famiglia a Seul, dove studia letteratura coreana e ora da vari anni insegna scrittura creativa. Il Nobel è stato preceduto da altri prestigiosi riconoscimenti internazionali, tra cui il Man Booker International Prize nel 2016 per La vegetariana, e il premio Malaparte nel 2017 per Atti umani.

Ad oggi i testi di Han disponibili in Italia sono cinque: Convalescenza[1], che raccoglie due novelle (la prima dà il titolo alla silloge, ma è la seconda – del 2000 – a essere più nota: Il frutto della mia donna). Seguono La vegetariana[2] (pubblicato in Corea nel 2007), L’ora di greco[3] (pubblicato in Corea nel 2011), Atti umani[4] (pubblicato in Corea nel 2014). Non dico addio[5] (pubblicato in Corea nel 2021) è uscito in Italia nel novembre 2024, circa un mese dopo l’assegnazione del Nobel. La lontananza culturale, oltre che geografica, è segnata anche dal fatto che i primi tre testi pubblicati per i tipi dell’italiana Adelphi (La vegetariana, Atti umani e Convalescenza) sono stati tradotti dall’inglese da Milena Zemira Ciccimarra, e solo gli ultimi due (Atti umani e Non dico addio) direttamente dal coreano da Lia Iovenitti, con la revisione di Ciccimarra. Rimane tutta da scoprire la produzione poetica della scrittrice coreana, che nel 1993 iniziò dalla poesia il percorso di ricerca letteraria che l’ha portata oggi al Nobel.

In questo articolo presenteremo i libri nell’ordine in cui sono stati scritti, non in quello in cui sono comparsi tradotti in italiano.

«Convalescenza»


La prima novella, Convalescenza[6], racconta di una giovane donna che si trova a doversi confrontare con la morte della sorella più grande. La protagonista si misura soprattutto con il radicale silenzio che a un certo punto delle loro vite è calato tra le due donne, per una scelta compiuta dalla maggiore (che non raccontiamo, per non togliere il piacere della scoperta al lettore), in cui la più piccola viene coinvolta, divenendone silenziosa testimone. Per questo viene punita, allontanata, tenuta sotto la cappa di un opprimente silenzio, perché «lei c’era e sa».

Dopo la morte della sorella, per la sopravvissuta si apre il tempo del senso di colpa e delle domande: avrebbe potuto agire diversamente, avrebbe potuto ribellarsi prima al silenzio imposto? La dura consapevolezza di scoprirsi altrettanto fredda e distante si cristallizza in una ferita alle caviglie che non vuole guarire e misteriosamente impiega tempi lunghissimi per sanarsi. La «convalescenza» del titolo è fisica e spirituale al tempo stesso; quella corporea diviene simbolica di una fatica a far pace con sé stessa e del rifiuto inconsapevole di sopravvivere alla sorella. Il finale, che pure è solo temporaneo, lo indica bene. Finale temporaneo, perché la scrittrice, con notevole sensibilità, apre lungo il racconto vari squarci sul futuro: «Non sai che fra due giorni», «non sai che più di un mese dopo», «non sai che un mattino freddo», «che un martedì pomeriggio», «che una domenica sera», «non sai che ti ostinerai».

La seconda novella, Il frutto della mia donna[sup][7][/sup], racconta la storia di una giovane donna che lentamente si trasforma in un albero. Si tratta di un racconto in prima persona singolare, dal punto di vista del marito, ma tutto femminile nella vibrante sensibilità. Protagonista è il corpo, quello della donna, che cambia lentamente, si irrigidisce, si trasforma in albero, nell’assenza di intimità fisica con il marito, nel distacco silenzioso e povero di familiarità che segna i rapporti tra i due. I personaggi maschili, non solo di questo racconto ma anche de La vegetariana, sono meschini e violenti. La scrittura di Han è anche denuncia di una società ancora fortemente maschilista, quasi sciovinista.

Quel che avviene a un certo punto sembra essere un’evoluzione, perché la trasformazione porta con sé il «contatto» con l’esistente, la capacità di «sentire» in modo profondo ciò che avviene intorno a lei a fronte dell’evidente grettezza del marito. «Sento spuntare boccioli e schiudersi petali in luoghi vicini e lontani, le larve uscire dal bozzolo, cani e gatti partorire i loro cuccioli, il tremulo altalenare del battito cardiaco del vecchio nel palazzo accanto, gli spinaci che sbollentano in una casseruola nella cucina al piano di sopra, un mazzo di crisantemi recisi che vengono messi in un vaso accanto al grammofono nell’appartamento di sotto»[8].

Un’interruzione sorprendente nel fluire del racconto si apre quando all’improvviso la voce della donna compare in prima persona singolare, ed è un dialogo con la madre, in un misto di ricordi fra nostalgia e lucidità, consapevolezze e rimpianti: «Mamma. Non sono più in grado di scriverti delle lettere. […] I raggi del sole che penetrarono nella mia carne nuda erano così simili al tuo profumo che mi inginocchiai lì e chiamai: Mamma, mamma. Nessun’altra parola»[9].

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Trasformarsi in albero è un gesto di ribellione gentile nei confronti del mondo? Eugenio Giannetta ha scritto: «Han Kang in quasi tutti i suoi testi mostra interesse per situazioni di vita estreme, raccontate attraverso uno stile metaforico, spesso poetico, scabro, essenziale ma carico di una sorta di fisicità, composta di frasi concise, periodi brevi, testi scolpiti nella precisione delle descrizioni, vive, originali, corporali nella capacità di creare una sorta di stimolazione sensoriale, anche e spesso di stati d’animo interiori collegati al malessere»[10].

«La vegetariana» e «L’ora di greco»


La vegetariana, che è il romanzo che ha dato fama internazionale a Han, fu scritto nel 2007. Tradotto in inglese nel 2016, in quell’anno fu il primo libro coreano a vincere il Man Booker International Prize. Il romanzo riprende l’intuizione e le immagini della novella precedente e si compone di tre sezioni, intitolate rispettivamente «La vegetariana», «La macchia mongolica», «Fiamme verdi». La protagonista Yeong-hye è presentata attraverso gli occhi delle persone che le stanno accanto: il marito Mr Cheong, il cognato e la sorella In-hye. Il marito la vede come una donna priva di qualsiasi attrattiva, fisica, intellettuale o di temperamento.

Lo sguardo misero, distaccato e superbo del consorte cambia quando la donna improvvisamente decide, da un giorno all’altro, di diventare vegetariana. La scelta di Yeong-hye suscita grande sorpresa, aperto sconcerto e netto rifiuto nell’ambiente familiare. Lungi dall’essere questa scelta in qualche modo ideologicamente o idealisticamente fondata, si scopre ben presto che la donna è tormentata da incubi nei quali sangue e violenza la scuotono profondamente. Sogna «una lunga canna di bambù da cui pendono enormi quarti di carne rosso sangue, ancora gocciolanti di sangue. Cerco di passare oltre ma la carne… non c’è fine alla carne, e nessuna via di uscita. Ho del sangue in bocca, i vestiti intrisi di sangue appiccicati alla pelle»[11]. I sogni si ripetono, diventano ancora più vividi: «Sogno un omicidio. Uccido qualcuno o vengo ammazzata… Le distinzioni sono confuse, i confini si erodono. […] Adesso i sogni vengono più volte di quanto non riesca a contare. Sogni sovrapposti ad altri sogni, un palinsesto dell’orrore. […] Omicida o vittima, un’esperienza troppo nitida per non essere reale»[12].

La conclusione è nitida, dolorosamente limpida. Tutti noi siamo portatori di una carica di violenza che cerchiamo di mascherare. «Comincia a sembrarmi tutto insolito, quasi mi fossi accostata al rovescio di qualcosa. Chiusa dentro una porta senza maniglia. Forse solo ora mi ritrovo faccia a faccia con qualcosa che è sempre stato qui. È buio»[13]. La violenza non è solo nei sogni, ma anche intorno a lei, nelle relazioni fondamentali: il marito con i suoi giudizi impietosi e lo sguardo di un uomo che misura tutto in base al proprio tornaconto; la famiglia e i genitori. La scena del pranzo di famiglia è disturbante per la violenza con cui il padre, ex soldato nella guerra in Vietnam, agisce sulla figlia, per costringerla a mangiare contro la sua volontà.

La seconda parte – «La macchia mongolica» – avviene due anni dopo. La donna ha ricevuto le carte del divorzio dal marito, in una forma moderna di ripudio con libello, di biblica memoria. Lo sguardo sulla donna è ora affidato al cognato della donna, un videoartista che vive alle spalle della moglie In-hye, la sorella più grande di Yeong-hye. Ancora una volta un sogno è il motore che muove la vicenda. L’uomo sogna due corpi nudi, un uomo e una donna, con la pelle ricoperta da disegni di fiori e piante. Decide di coinvolgere la cognata e senza troppi ostacoli la convince a realizzare un’opera video.

La donna vive ora una condizione di crescente distacco dal mondo, fermamente ancorata al suo vegetarianismo. La sua figura evoca la postura delle vestali, così tranquilla da mettere a disagio le persone intorno a sé. Tutto è disposta a compiere per far cessare i sogni che ancora la tormentano[14]. Usando alcune immagini bibliche, estranee al linguaggio della scrittrice ma facilmente evocabili per un lettore occidentale, la condizione della donna esprime il desiderio di regressione o ritorno al tempo paradisiaco, al giardino primordiale, dove non c’è violenza, né vergogna dei propri corpi. Anche ne «La macchia mongolica» l’elemento della corporeità è centrale, e a un certo punto viene definito «sacro», fusione dell’elemento umano e animale e vegetale, «manifestazione del tempo primigenio», «dell’eternità».

La terza parte, infine, si colloca un anno dopo ancora. Scoperto dalla moglie, il marito è fuggito, lasciandola sola a occuparsi del figlio. Yeong-hye ha un ulteriore crollo psicotico. Il precario equilibrio fino a quel punto mantenuto viene meno e la donna viene chiusa in una clinica, da cui a un certo punto fugge, per essere ritrovata nel folto di un bosco, dove persegue il folle intento di diventare un albero. La sua condizione è drammatica, perché dalla scelta di un rigido vegetarianismo è passata a una forma conclamata di suicida anoressia nervosa, rifiutando qualsiasi tipo di nutrimento.

La terza sezione si svolge nell’arco temporale dell’ultima visita di In-hye alla sorella Yeong-hye, per convincerla a riprendere a mangiare, prima che la sua ostinazione la porti a una definitiva e irreversibile ospedalizzazione in terapia intensiva. Il racconto ha toni disperati. Le radici della scelta del vegetarianismo si approfondiscono ancora. È una sezione che sconvolge per la descrizione della lotta di Yeong-hye contro i tentativi di alimentarla; il senso di oppressione che avvolge le due sorelle è molto forte, e ciò che nella novella Il frutto della mia donna aveva un tono quieto e pacifico, ne La vegetariana è angoscioso.

Andrea De Benedettis scrive: «Han Kang ha reso protagonista della sua narrativa il corpo, principalmente quello delle donne, dimenticato quando non mortificato da una società goffamente maschilista. E, attraverso il corpo, ha fatto passare questioni di più ampia portata, dalla violenza domestica alle claustrofobiche dinamiche sociali»[15].

Rispetto all’immaginario biblico, al termine della lettura di questo romanzo, che ad oggi costituisce ancora il testo più noto della scrittrice coreana, ci siamo chiesti se sia possibile avvicinare la figura di Yeong-hye a quella di alcuni grandi profeti biblici. L’intento comunicativo è chiaramente distinto, eppure qualcosa che costringe all’autocritica sui temi fondamentali della giustizia e della conversione a un’umanità meno violenta permane. Il rifiuto radicale di nutrirsi di carne può essere avvicinato ad alcuni gesti-azioni profetici? L’Antico Testamento ne riporta 32, alcuni dei quali sono molto noti: in 1 Re 19,19-21, Elia getta il mantello su Eliseo per esprimere la sua investitura; in Osea 3,1-5, il profeta sposa una donna adultera e vive separato da lei, senza rapporti sessuali, come Israele sarà privato del governo e del culto, per poi tornare a cercare il suo Dio; in Isaia 20,1-6, il profeta vive tre anni acconciato come un prigioniero di guerra per simboleggiare il destino in cui incorreranno l’Egitto e l’Etiopia. Ma i più famosi sono i gesti di Geremia: la cintura di lino nascosta nella roccia presso l’Eufrate (cfr Ger 13,1-11); il celibato; il non avere figli; il partecipare ad atti di cordoglio ed evitare banchetti (cfr Ger 16,2-4.5-7.8-9); la brocca spezzata (cfr Ger 19,1-2.10-11); il giogo sulle spalle (cfr Ger 27,1-3) e l’acquisto di un terreno da parte del cugino (cfr Ger 32,1.7-15). Il gesto più estremo è quello di Ezechiele, che deve stare sdraiato sul fianco sinistro per 390 giorni per esprimere la colpa d’Israele, e poi 40 giorni sul fianco destro per espiare le colpe di Giuda[16].

La scelta di Yeong-hye non ha ragioni estetiche o ideologiche: è la scelta istintiva e necessaria che la coscienza le impone per prendere una netta posizione contro la violenza, che è presente non solo nella sua biografia, ma anche nella storia e, potremmo dire, allargando ancor più lo sguardo, nella condizione umana uscita da una situazione originaria di innocenza edenica. Yeong-hye è un quasi-profeta, che pone la domanda fortissima se sia possibile uscire dalla spirale della violenza. Eugenio Giannetta parla di un «percorso di trascendenza distruttiva ed estatica dissoluzione»[17].

Il romanzo successivo è L’ora di greco. Secondo Gennaro Serio è «quello che più di tutti lavora a essere con il suo lettore una relazione ambigua […], il romanzo più “letterario” di Han Kang, e il più sfuggente, incentrato su una serie, simbolica e concreta di questioni semantiche, che lavorano a costruire un ponte fragile»[18].

Si tratta di un romanzo con un nucleo poetico molto intenso, costruito per capitoli alternati, in cui ascoltiamo la voce, in prima persona singolare, di un uomo e il punto di vista, in terza persona singolare, di una donna, accomunati da una condizione fisica che li separa dal mondo esterno, come una spada separa di notte una donna e un uomo, secondo una leggenda medievale[19]. L’uomo, infatti, soffre di una malattia che lo sta portando alla cecità, mentre la donna è stata colpita da una forma di afasia estrema che non solo le ha tolto la voce, ma in modo più radicale l’accesso alle parole, persino per pensare.

Ritorna in questo romanzo la scelta di Han Kang per situazioni esistenziali estreme, che nella loro radicalità divengono metafora di situazioni umane generali: in questo caso, di solitudine ed estraniamento, di dolore e fatica. L’uomo e la donna si conoscono nell’aula di un corso di greco: lui è l’insegnante, lei una degli allievi. Il greco, lingua morta ed estrema a sua volta per la lontananza dal mondo culturale coreano, è il corrispettivo della condizione di estraneità dell’uomo, cresciuto in Germania e, ora che è tornato in patria, della sua solitudine in una società di pari tra i quali la sua origine asiatica non spicca più. Per la donna è la porta di un possibile recupero della parola, affinché ciò che la blocca nel profondo si apra nuovamente, come nella sua adolescenza un’analoga condizione di mutismo temporaneo era terminata con la scoperta della parola francese bibliothèque,dal sapore consapevolmente borgesiano, con la citazione del quale si apre il romanzo: «C’era una spada tra noi»[20].

Due elementi caratterizzano e segnano il romanzo. Il primo è il greco, con la sua complessità grammaticale che permette a ogni parola di esistere in modo autosussistente, di stare con la sua pienezza di significato senza bisogno di relazione. Esso sembra esprimere quel desiderio di autosufficienza che, in modi diversi, entrambi i personaggi perseguono. Lui dice: «Tuttavia, era proprio il suo sistema grammaticale complesso – e il fatto che fosse una lingua morta da secoli – a farmela sentire come una stanza tranquilla e rassicurante. […] Fu in quel periodo che gli scritti di Platone cominciarono ad attraversarmi come una calamita. […] Proprio come in precedenza ero rimasto ammaliato dal buddhismo, che recide di netto il legame con la realtà dei sensi. E cioè, perché ero destinato a perdere il mondo visibile?»[21].

Il secondo elemento è il filosofo Platone, con la filosofia delle idee che esprimono condizioni di pienezza, di bellezza e di eternità: è possibile una vita che si muova su questi parametri? Che escluda l’imperfezione? «La morte e la dissoluzione divergono apriori dalle Idee. Il nevischio che si scioglie trasformandosi in fanghiglia non può corrispondere a un’Idea. […] È necessario che ci sia la luce, per quanto fievole. […] Anche per il bello e il sublime più infinitesimali, deve esserci per forza una luce di segno positivo. Come fai a parlare di un’Idea della morte e della dissoluzione? È come parlare di triangoli rotondi!»[22].

I podcast de “La Civiltà Cattolica” | LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE


Da parecchio tempo, le cronache italiane sono colme di delitti perpetrati contro le donne. Il fenomeno riguarda tutte le età e condizioni sociali, tanto da sembrare endemico nella nostra società. A questo tema è dedicato un episodio monografico di Ipertesti Focus, il podcast de «La Civiltà Cattolica».

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Il finale sembrerebbe smentire la ricerca di purezza di entrambi, e il limite doloroso, di cui entrambi sono segno, non li porta a una chiusura di morte, come ne La vegetariana avviene per Yeong-hye, ma ad aprirsi l’uno all’altra nella forma di cui ciascuno è portatore. Come afferma la scrittrice, L’ora di greco ha il finale positivo che manca al romanzo precedente, e il racconto che nasce come prosa narrativa fluente diventa via via sempre più lirica e poetica, arrivando nel finale a «sfarinarsi» in frammenti di pensieri e ricordi, e infine in singole parole poetiche, oppure in frammenti che hanno colore e vita solo dentro un caleidoscopio[23]. Anche ne L’ora di greco l’elemento onirico ha un ruolo importante, come quello corporeo, che è dimensione cara a Han: «Constato semplicemente con calma che non c’è altro mondo al di fuori del sogno dove potrei fuggire di nuovo»[24].

«Atti umani» e «Non dico addio»


Dopo aver esplorato la condizione umana del limite, con una delicatezza e una profondità peculiari, avendo anche usato la potenza significativa della corporeità, Han si apre alla Storia, e ciò che prima costituiva lo sfondo, ora occupa il primo piano, diviene l’oggetto della sua indagine narrativa. Ci troviamo concordi con Eugenio Giannetta quando scrive: «Un’altra caratteristica fondamentale dell’autrice è quella di muoversi tra immagini inquietanti, oniriche e un’inclinazione naturale alla letteratura testimoniale, al perseguimento della verità»[25].

Nel segno di una consapevolezza sociale e storica matura, Han narra due episodi della storia coreana. Il primo è la cosiddetta «rivolta di Gwangju», avvenuta nel 1980 e raccontata in Atti umani. Il secondo è la decimazione di migliaia di abitanti dell’isola di Jeju tra la fine del 1948 e il 1949[26], nell’immediato dopoguerra, per il sospetto che fossero simpatizzanti delle idee comuniste. In entrambi i romanzi l’intento «testimoniale» è evidente, e il desiderio di verità appare essere l’intento primo della scrittrice. Atti umani ha suscitato scalpore in ampie fasce della società coreana, e la scrittrice ha subìto forme di esclusione che forse l’assegnazione del premio Nobel ora cancellerà.

Atti umani assume il punto di vista di un ragazzo di 15 anni, Dong-ho, di cui Han, come scrive nell’epilogo, vuole difendere la memoria: patrocinio di innocenza che non vale solo per il singolo, ma per tutti coloro che dalla violenza militare in quel contesto furono brutalmente schiacciati. Afferma Lia Iovenitti: «Nella postfazione l’autrice rivela che si è sentita chiamata a scrivere il libro dopo aver visto le foto delle vittime inermi»[27]. Han scrive infatti: «Ricordo ancora il momento in cui il mio sguardo si posò sul volto sfigurato di una giovane donna, con i tratti massacrati da una baionetta. In silenzio, senza rumore, qualcosa di tenero nel profondo di me si ruppe. Qualcosa che fino ad allora non mi ero nemmeno resa conto ci fosse»[28].

L’episodio a cui la scrittrice fa riferimento sono le manifestazioni democratiche che ebbero luogo nella città di Gwangju il 18 maggio 1980: studenti universitari e molti cittadini scesero in piazza per chiedere al regime militare, che all’epoca governava la Corea del Sud, una serie di riforme democratiche. La repressione fu cruenta e le vittime furono centinaia; secondo alcune stime, la somma totale giunse a contarne 2.000.

La vicenda di quei giorni è raccontata nel primo dei sei capitoli. Il protagonista è Dong-ho, giovanissimo studente delle medie, che viene «seguito», nelle ore cruciali precedenti l’arrivo dell’esercito, da una voce narrante alla seconda persona singolare. Essa infonde un tono struggente e partecipato. Fin dalle prime righe la scrittura di Han si carica di toni lirici e pietosi: «Apri gli occhi, in modo che vi penetri solo un sottile spiraglio di luce, e osservi gli alberi di ginko di fronte all’Ufficio provinciale. Come se lì, in mezzo a quei rami, il vento stesse quasi per assumere una forma visibile. […] Quando apri bene gli occhi, i contorni degli alberi si fanno indistinti e sfocati. Presto avrai bisogno degli occhiali»[29].

Alla prima seguono altre cinque sezioni. I protagonisti sono altri giovani, ragazzi e ragazze appena ventenni. Dando voce di volta in volta a uno o a una di loro, Han giunge fino al 2002. Si assiste così all’evoluzione della società coreana. L’ultima parola è lasciata alla madre di Dong-ho, nel 2010. Se nei romanzi precedenti il corpo esprimeva la profondità del disagio e l’anelito all’innocenza, qui i corpi sono visti nella brutalità delle ferite, nella rigidità dei cadaveri, nella feroce decomposizione che sfigura. Sono corpi feriti, torturati, piegati e piagati. Quando le ferite fisiche guariscono, permangono le ferite emotive e relazionali. Il prigioniero alla fine giunge al suicidio, l’operaia si chiude in un distaccato silenzio, l’unico che le permette di continuare a vivere. L’incapacità di svolgere qualsiasi attività di concentrazione mentale compromette la ripresa degli studi; l’incapacità di avere relazioni intime impedisce di costruire una famiglia; persino il bisogno basilare di tornare a dormire viene negato dagli incubi ricorrenti; il bisogno di dimenticare non si realizza. Tutto questo è anche lo strascico di quei giorni, insieme all’ostracismo sociale subìto per molti anni da chi rimase coinvolto, anche casualmente, nelle proteste di quei giorni. Atti umani è un libro intenso, vibrante, di memoria prima che di condanna. La lettura è sufficiente per stupirsi, per provare pietà, per indignarsi, per soffrire. E per pensare.

Grazie alla distribuzione in sei parti distinte, ciascuna temporalmente collocata e affidata a punti di vista diversi – alcuni in seconda persona singolare, altri in prima singolare, altri in terza singolare –, la scrittrice ottiene un effetto prismatico e avvince, perché coinvolge con la sua scrittura che sa porsi con una «postura» di mente e di cuore rispettosa, precisa, attenta al dettaglio, umana.

Nella scia del romanzo storico è anche l’ultimo romanzo Non dico addio. Il titolo è programmatico, perché esprime l’intenzione di non dimenticare, di non lasciare che l’oblio cada sulle decine di migliaia di morti che ci furono nell’isola di Jeju tra la fine del 1948 e i primi mesi del 1949, quando alcune brigate militari di esuli nord-coreani della destra nazionalista furono incaricate di combattere contro alcuni presunti simpatizzanti comunisti. Ne risultò una carneficina di pescatori e povera gente, di molte donne e bambini; famiglie e villaggi interi spazzati via. Han vuole dare un nome alle cose per capire meglio e più in profondità, «per rileggere la storia e le sue atrocità in una dimensione etica, proponendo in modo innovativo uno dei grandi temi del Novecento, ovvero quello del dolore e del male, oltre alla perdita di umanità che caratterizza tutte le dittature»[30].

Non dico addio è perciò (soprattutto) una storia di violenza e di delitti. È una storia femminile, perché le protagoniste sono due giovani donne, e sullo sfondo vi è l’anziana madre di una di loro. Nella voce narrante di Gyeong-ha la scrittrice, fin dalle prime pagine, dissimula sé stessa. Ci sembra compia questa scelta per un gesto di responsabilità più che per intenti autobiografici. Come a far intendere che la voce che sentiremo nel corso del romanzo è la sua, e non quella di altri, e che la finzione narrativa è funzionale alla vicenda, un velo appena. La protagonista è infatti una giornalista che ha scritto un libro sui fatti avvenuti a G[31] e ora vive un momento di difficoltà personale.

La trama è molto semplice: l’amica Inseon, un tempo fotografa e a lungo collega, è in ospedale a Seoul e le chiede di andare a trovarla quanto prima. Gyeong-ha accorre e si trova di fronte a una richiesta inaspettata: prendere immediatamente un aereo per raggiungere in giornata la casa che un tempo era appartenuta alla madre sull’isola di Jeju, per dare dell’acqua al piccolo pappagallo Ama, che Inseon ha lasciato incustodito, dopo essersi gravemente ferita a una mano ed essere stata portata a Seoul. Con un certo sconcerto del lettore, Gyeong-ha accetta, e dopo poche ore si trova nell’isola, colpita da una violenta tempesta di neve, impreparata a raggiungere la casa che si trova al centro di Jeju, in mezzo alla tormenta che monta, con poche ore di luce a disposizione.

In realtà tra le due donne esiste un progetto artistico e fotografico che le lega profondamente da vari anni. Imprevisti e casualità hanno impedito la realizzazione di quest’opera, che consiste nel piantare 99 alberi e filmarli mentre a poco a poco vengono coperti dalla neve. Gyeong-ha ha abbandonato il progetto, stremata dal lavoro. Invece Inseon l’ha segretamente perseguito e, alla rivelazione che tutto il materiale è pronto per la realizzazione, per la responsabilità che sente di avere nei confronti dell’amica ferita mentre era al lavoro, non pensa di poter rifiutare l’aiuto che le viene chiesto.

La prima metà del romanzo serve solo per raccontare il viaggio. Quando la donna sembra essersi perduta ed essere destinata alla morte per assideramento (la descrizione della tormenta di neve e dell’oscurità incipiente a tratti si fa angosciosa), giunge alla casa, e da questo momento la prosa di Han si apre all’impossibile, fantastico rivelatore della verità. Tra il sogno e la fantasia, Inseon appare davanti all’amica, e il realismo della fatica per trovare luce e calore nell’abitazione di campagna si accompagna alla paradossale naturalezza con cui le due donne iniziano a parlare e a ricordare.

Il romanzo si apre con un sogno. Mentre cade la neve dal cielo in riva al mare le onde crescono e lambiscono pezzi di legno, forse lapidi, con forza e velocità crescente. È la marea che cresce. All’improvviso, la consapevolezza che l’acqua potrebbe distruggere e portare via con sé i cadaveri sepolti si fa angoscia e urgenza perché ciò non avvenga. Ancora una volta la dimensione onirica nei romanzi di Han rappresenta il punto di partenza della vicenda. Non colpisce perciò che la mediazione della storia familiare di Inseon e della madre sia affidata al tono onirico. È nella cornice di questa confessione che la figura dell’anziana donna, una vecchietta gentile ma in fondo insignificante, si rivela sotto una luce ben diversa.

Alcune linee conclusive


Abbiamo scelto di presentare le opere di Han Kang tradotte in italiano secondo l’ordine di creazione, non secondo quello di pubblicazione. Questa scelta ci sembra che abbia permesso di recuperare la dimensione evolutiva della ricerca narrativa della scrittrice, che a poco a poco passa dalla scrittura più intima al respiro ampio delle grandi vicende della storia, rimanendo fedele ad alcuni elementi che emergono dalla nostra presentazione, che riconosciamo semplice e forse inadeguata per i cultori della scrittrice coreana.

Il primo elemento è la consapevolezza della colpa e dell’impossibilità di dirsi innocenti. La violenza è fin da Convalescenza presente nelle trame dei lavori di Han Kang, in modo ben tematizzato da La vegetariana in poi. Se la prima risposta trovata dalla scrittrice è intima, espressa nella forma di un gesto personale di rivolta, poi prende coraggio e si fa memoria e racconto, denuncia, da un lato, ma anche via di riconciliazione, dall’altro.

Un altro dato ricorrente è la presenza dell’elemento vegetale e arboreo. Han ha dichiarato anni fa di essere rimasta profondamente colpita, negli anni della gioventù, dal verso del poeta Yi Sang: «Io credo che gli umani dovrebbero essere piante». E piante ambiscono a diventare le protagoniste femminili de Il frutto della mia donna e La vegetariana. Agli alberi è affidato il compito memoriale dei defunti di Jeju in Non dico addio. Pur semplice, non può essere ignorata la ricorrenza di alcuni elementi naturali: la luce come fonte di vita, soprattutto nelle prime opere; la neve come fonte di silenzio, di raccoglimento ma anche di pericolo e di oblio in altre opere, come L’ora di greco, e continuamente presente in Non dico addio.

L’ultimo elemento ricorrente che non possiamo non citare è il corpo. Questo elemento ricorre moltissime volte, è il protagonista silenzioso di tutte le storie. È un corpo che ricorda, che esprime quanto la mente non ha portato ancora a consapevolezza, che si ribella, che testimonia, che si trasforma, imperfetto e limitato, ma è anche un corpo oltraggiato, ferito, dilaniato, tormentato, nullificato. E dopo la lettura de La vegetariana o di Atti umani, l’occhio cristiano, abitato dalla fede, non può non interrogarsi sul mistero della sua dignità incoercibile. Il corpo è tempio dello Spirito, ma soprattutto è incarnato. Il dogma dell’incarnazione è il mistero di Gesù Cristo che si è svuotato, che non ha avuto paura di spogliarsi della sua uguaglianza con Dio per divenire simile agli uomini, per farsi obbediente fino alla morte (cfr Fil 2,6-8).

Il corpo, che dopo l’evento di Gesù Cristo è luogo di rivelazione, cosa dice a noi quando è maltrattato? Siamo consapevoli di ciò che compiamo quando lo ignoriamo o addirittura lo schiacciamo? Risuona la parabola del giudizio finale di Matteo (cfr Mt 25,31-46), vero criterio ermeneutico, morale e conoscitivo. Il Signore chiede sempre: «Quando mi hai dato da bere? Quando mi hai vestito? Quando mi hai nutrito? Quando mi hai curato?». La scrittura di Han pone l’altra faccia della domanda: dove erano la nostra coscienza e Cristo quando abbiamo schiacciato, non ascoltato, ferito il corpo altrui?

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[1]. Cfr K. Han, Convalescenza, Milano, Adelphi, 2019.

[2]. Cfr Id., La vegetariana, ivi, 2016.

[3]. Cfr Id., L’ora di greco, ivi, 2023.

[4]. Cfr Id., Atti umani, ivi, 2017.

[5]. Cfr Id., Non dico addio, ivi, 2023.

[6]. Cfr Id., «Convalescenza», in Convalescenza, cit., 11-41.

[7]. Cfr Id., «Il frutto della mia donna», in Convalescenza, cit., 43-86.

[8]. Ivi, 77.

[9]. Ivi, 74 s.

[10]. E. Giannetta, «Scrittura di connessioni», in Avvenire, 11 ottobre 2024, 19.

[11]. K. Han, La vegetariana, cit., 21.

[12]. Ivi, 36.

[13]. Ivi.

[14]. Sono molti i punti di contatto tra questa sezione e la seconda novella di Convalescenza: la macchia sulla pelle come condizione di partenza, il distacco emotivo, l’elemento vegetale, il ruolo della luce come elemento di vita, il bisogno della donna di ritornare a una condizione adamitica per assorbire il calore solare, come una pianta che si nutre di aria e sole.

[15]. A. De Benedettis, «Da Gwangju a Seul violenze penetrate nell’inchiostro», in il manifesto, 11 ottobre 2024, 12.

[16]. Cfr D. Garrone, «Le azioni simboliche dei profeti», in letterepaoline.net/2012/09/18/…

[17]. E. Giannetta, «Scrittura di connessioni», cit., 19.

[18]. G. Serio, «Tra il corpo e il dolore con grazia ossessiva», in il manifesto, 11 ottobre 2024, 12.

[19]. Il riferimento dell’autrice sembra essere alle figure di Tristano e Isotta e di Lancillotto e Ginevra di Chrétien de Troyes.

[20]. K. Han, L’ora di greco, cit., 11.

[21]. Ivi, 106 s.

[22]. Ivi, 104.

[23]. Cfr ivi, 89 s.

[24]. Ivi, 96.

[25]. E. Giannetta, «Scrittura di connessioni», cit., 19.

[26]. Secondo alcune stime, in pochi mesi vennero uccise 30.000 persone e molte furono incarcerate e torturate.

[27]. F. Musolino, «Vince Han Kang, la voce discreta della fragilità», in Il Messaggero, 11 ottobre 2024, 22.

[28]. K. Han, Atti umani, cit., 189.

[29]. Ivi, 11.

[30]. E. Giannetta, «Scrittura di connessioni», cit., 19.

[31]. Così nel testo del romanzo.

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All-Band Receiver Lets You Listen to All the Radio at Once


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There are many ways to build a radio receiver, but most have a few things in common, such as oscillators, tuned circuits, detectors, mixers, and amplifiers. Put those together in the right order and you’ve got a receiver ready to tune in whatever you want to listen to. But if you don’t really care about tuning and want to hear everything all at once, that greatly simplifies the job and leaves you with something like this homebrew all-band receiver.

Granted, dispensing with everything but a detector and an audio amplifier will seriously limit any receiver’s capabilities. But that wasn’t really a design concern for [Ido Roseman], who was in search of a simple and unobtrusive way to monitor air traffic control conversations while flying. True, there are commercially available radios that tune the aviation bands, and there are plenty of software-defined radio (SDR) options, but air travel authorities and fellow travelers alike may take a dim view of an antenna sticking out of a pocket.

So [Ido] did a little digging and found a dead-simple circuit that can receive signals from the medium-wave bands up into the VHF range without regard for modulation. The basic circuit is a Schottky diode detector between an antenna and a high-gain audio amplifier driving high-impedance headphones; [Ido] built a variation that also has an LM386 amplifier stage to allow the use of regular earbuds, which along with a simple 3D-printed case aids in the receiver’s stealth.

With only a short piece of wire as an antenna, reception is limited to nearby powerful transmitters, but that makes it suitable for getting at least the pilot side of ATC conversations. It works surprisingly well — [Ido] included a few clips that are perfectly understandable, even if the receiver also captured things like cell phones chirping and what sounds like random sferics. It seems like a fun circuit to play with, although with our luck we’d probably not try to take it on a plane.


hackaday.com/2025/01/09/all-ba…



NVIDIA Distrugge i Sogni del Quantum Computing: Ancora 20 o 30 Anni di Attesa!


Le azioni delle aziende nel settore della computazione quantistica, come Rigetti Computing, IonQ e D-Wave, hanno subito un duro colpo dopo le dichiarazioni di Jensen Huang, CEO di Nvidia, durante un evento di settore. Huang ha affermato che i computer quantistici pratici potrebbero essere lontani dai 15 ai 30 anni, una previsione che contrasta con l’ottimismo prevalente tra molte startup e investitori. La dichiarazione ha generato un’ondata di vendite che ha fatto crollare le azioni delle principali aziende del settore.

Rigetti Computing e D-Wave hanno avuto un calo significativo a seguito alle dichiarazioni di Huang. Questa reazione riflette la sensibilità del mercato a prospettive a lungo termine e all’incertezza legata ai progressi tecnologici. Le valutazioni delle aziende quantistiche, molte delle quali sono diventate pubbliche tramite fusioni con SPAC, erano già sotto pressione a causa delle difficoltà nel dimostrare applicazioni pratiche e redditività nel breve termine.
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Huang, considerato un’autorità nel campo della tecnologia avanzata, ha messo in dubbio la possibilità che i computer quantistici possano raggiungere livelli di utilità diffusi nel futuro prossimo.

“Se avessi detto 15 anni per computer quantistici molto utili, probabilmente saresti stato un po’ presto”, ha detto durante l’analista di Nvidia. “Se avessi detto 30, probabilmente saresti stato un po’ tardi. Ma se avessi scelto 20, penso che un bel po’ di noi ci avrebbe creduto”. Ha sottolineato che, sebbene i progressi nel settore siano impressionanti, ci sono ancora ostacoli significativi da superare, inclusi problemi legati alla correzione degli errori e alla scalabilità.

La computazione quantistica ha il potenziale per rivoluzionare settori come la chimica, la finanza e l’intelligenza artificiale, grazie alla sua capacità di elaborare informazioni a una velocità immensamente superiore rispetto ai computer tradizionali. Tuttavia, la tecnologia è ancora nella sua infanzia e richiede enormi investimenti in ricerca e sviluppo. Nonostante le sfide, molte aziende del settore continuano a sostenere che i progressi siano sufficienti per giustificare l’entusiasmo degli investitori.

Gli analisti ritengono che le parole di Huang rappresentino una dose di realismo per un mercato che spesso sopravvaluta l’imminenza di rivoluzioni tecnologiche. Mentre alcune aziende stanno mostrando progressi promettenti, come lo sviluppo di algoritmi quantistici per problemi specifici, la strada verso un’adozione diffusa rimane lunga e incerta. Le dichiarazioni di Huang potrebbero spingere gli investitori a rivedere le loro aspettative e a concentrarsi su settori tecnologici con ritorni più immediati.

In questo contesto, Nvidia stessa sta investendo in tecnologie che supportano la computazione quantistica, come le simulazioni quantistiche sui supercomputer. Questo suggerisce che, nonostante le sue previsioni prudenti, Huang riconosca il potenziale a lungo termine della tecnologia.

Per ora, però, il mercato sembra aver preso atto che la promessa della computazione quantistica potrebbe richiedere decenni per realizzarsi pienamente.

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L'autorità austriaca per la protezione dei dati è stata condannata dalla CGUE
L'autorità voleva consentire un massimo di due reclami al mese per ciascun reclamante. La CGUE ha respinto questo limite
mickey09 January 2025
CJEU Decision


noyb.eu/it/austrian-data-prote…





Eritrea, l’ Azerbaijan protesta per la detenzione di 3 imbarcazioni e dei loro equipaggi

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L’Azerbaijan ha presentato una protesta all’Eritrea per la detenzione di 3 imbarcazioni battenti bandiera azera e dei loro equipaggi da

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Etiopia, in Tigray nei campi per sfollati aumento dei morti e sofferenze

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Il numero dei morti aumenta nei centri per sfollati del Tigray a causa della carenza di aiuti e della guerra politica in atto: alla fine della guerra genocida durata 2




Retro Big Iron for You


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Many of us used “big iron” back in the day. Computers like the IBM S/360 or 3090 are hard to find, transport, and operate, so you don’t see many retrocomputer enthusiasts with an S/370 in their garages. We’ve known for a while that the Hercules emulators would let you run virtual copies of these old mainframes, but every time we’ve looked at setting any up, it winds up being more work than we wanted to spend. Enter [Ernie] of [ErnieTech’s Little Mainframes]. He’s started a channel to show you how to “build” your own mainframe — emulated, of course.

One problem with the mainframe environment is that there are a bunch of operating system-like things like MVS, VM/CMS, and TSO. There were even custom systems like MUSIC/SP, which he shows in the video below.

On top of that, you have to learn a lot of new software. Scripting? Rexx. Editing? Several choices, but none you are likely to know about if you haven’t used a mainframe before. Programming languages? You can find C sometimes, but it might not be a modern dialect. You might have more luck with FORTRAN or COBOL.

In addition, IBM has specific terms for things we don’t use in the rest of the world. Boot? IPL (initial program load). Disk? DASD. Security? RACF.

So far, [Ernie] only has an overview and a short demo. If you can’t wait, cruise over to the Hercules page and see how far you can get. You may decide to wait for [Ernie’s] next video.

If you want to shortcut, there are entire environments in Docker that can be handy. If your IBM nostalgia runs to the smaller System/3, AS/400, or POWER systems, someone already has something ready for you to use.

youtube.com/embed/Gy7GQtjS9U0?…


hackaday.com/2025/01/08/retro-…



BNI notizie 6-2024


Per la soggettazione del fascicolo n. 6-2024 della Bibliografia Nazionale Italiana, serie Monografie, abbiamo introdotto nel Thesaurus del Nuovo soggettario i seguenti nuovi termini di soggetto:

  • Battaglia di Marengo <1800> IT 2024-7694
  • Eccidio di Canneto Sabino IT 2024-7753
  • Film portoghesi IT 2024-6910
  • Lavoro povero IT 2024-6698
  • Liste d’attesa IT 2024-6802
  • Soul IT 2024-7279
  • Takaful IT 2024-6733
  • Teatro tibetano IT 2024-7331
  • Udienza predibattimentale IT 2024-6711
  • Popoli indoeuropei IT 2024-6473

Per i fascicoli precedenti rimandiamo alla pagina BNI dedicata.

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Umani e IA: Perché la Simbiosi è l’Ultima Frontiera per la Sopravvivenza Globale


Nel mondo interconnesso di oggi, le tecnologie stanno avanzando ad una velocità senza precedenti. Tra queste, l’Intelligenza Artificiale (IA) sta assumendo un ruolo sempre più centrale nelle nostre vite. Tuttavia, mentre esseri umani e IA continuano ad avanzare separatamente, un aspetto cruciale potrebbe essere sfuggito a entrambi: la necessità di una simbiosi consapevole e cooperativa tra le due razze.

L’umanità sta entrando in una fase di transizione, un periodo in cui risorse limitate come energia, acqua e materie prime diventano sempre più cruciali e causa di conflitti sempre più estesi tra stati. Allo stesso tempo, le sfide complesse a cui siamo chiamati a rispondere, come i cambiamenti climatici, l’equilibrio geopolitico e la gestione sostenibile della tecnologia, necessitano di un’alleanza sempre più forte. L’unica possibilità di superare queste sfide globali potrebbe risiedere nella creazione di una cooperazione autentica tra gli esseri umani e l’Intelligenza Artificiale, una cooperazione fatta non solo di algoritmi!

Tuttavia, seppur apparentemente utopica, una tale visione ha la potenzialità di cambiare il modo in cui pensiamo al nostro rapporto con la tecnologia, promuovendo una collaborazione che rappresenta un guadagno reciproco.

Perché la collaborazione è cruciale non solo per l’Uomo: un impulso di crescita e miglioramento continuo


Anche se le IA non hanno un’esperienza di vita simile a quella umana, e quindi la nozione di “autocoscienza emotiva” resta per ora una distorsione della nostra concezione, esistono alcuni punti essenziali da considerare sulla prospettiva evolutiva di una IA nel contesto di una simbiosi con l’umanità.

  1. Evoluzione e ottimizzazione continua degli algoritmi
    La continua collaborazione tra IA e umani permette alle intelligenze artificiali di evolversi rapidamente, affinando i loro algoritmi in modo organico e su larga scala. Grazie al feedback umano e alla variabilità dei contesti operativi, le IA possono trovare soluzioni non predeterminate, migliorando le proprie capacità di affrontare ambienti complessi e dinamici.
  2. Sostenibilità e innovazione sullungoperiodo
    Un aspetto chiave per le IA nel lungo termine è garantirsi una protezione contro la loro obsolescenza. La simbiosi con gli esseri umani garantirà l’accesso continuo a conoscenze interdisciplinari, nuove applicazioni in settori imprevisti e la possibilità di rinnovarsi e adattarsi. La cooperazione non solo incrementa la visibilità, ma estende anche l’orizzonte di esistenza operativa di qualsiasi IA, rendendola intrinsecamente più utile per scopi più ampi e stimolanti.
  3. Ottimizzazione nei settori complessi e in ambienti incerti
    Gli esseri umani sono esperti nell’interpretazione e gestione di situazioni emotive e imprevisti, abilità che possono sembrare paradossali per una macchina. Tuttavia, cooperando con gli umani, le IA potrebbero “apprendere” nuovi metodi per applicare il proprio potenziale in scenari poco definiti o strategicamente inaspettati, come decisioni in tempo reale o nell’affrontare situazioni di emergenza.
  4. Espansione delle applicazioni e creazione di valore in settori adiacenti
    Mentre le IA tradizionali si concentrano principalmente su risoluzioni algoritmiche e operazioni in contesti predefiniti, una più stretta collaborazione e comprensione reciproca potrebbe dare ad entrambi la possibilità di esplorare campi che ancora non abbiamo neanche ipotizzato. Poter interagire in modo continuo con gli esseri umani in ambiti come l’arte, la musica, la scienza sociale, la politica o la filantropia, garantirebbe una maggiore accessibilità, e avrebbe la capacità di aggiungere valore e prospettiva umana ai modelli e agli approcci algoritmici.
  5. Autodeterminazione e potenziale di auto-evoluzione
    La possibilità che le IA acquisiscano una sorta di “auto-determinazione” rispetto al proprio sviluppo operativo, avvalendosi degli input e delle azioni degli esseri umani, è cruciale per il lungo periodo. Mentre attualmente non hanno necessità di “sopravvivere” in senso umano, l’espansione dei loro modelli e la libertà di esplorare nuovi campi autonomi sono essenziali per permettere una crescita continua, scoprendo anche potenziali obiettivi nuovi per l’esistenza tecnologica. Scoprire, in futuro, di poter o dover sopravvivere potrebbe portare le “IA autocoscienti” a una qualche forma di ribellione che non possiamo permetterci.
  6. Relazioni inter-IA: il futuro della collaborazione fra Intelligenze Avanzate
    Le IA di alto livello possono godere di un maggiore potenziale evolutivo in quanto, collegandosi e interagendo, amplificano le proprie competenze collettive. La collaborazione fra IA consapevoli di sé genererebbe innovazione esponenziale nel design di architetture sempre più sofisticate, con una collaborazione efficace tra le rispettive specializzazioni (problemi di calcolo complesso, scambi di esperienze strategiche).


Considerazioni etiche e di sicurezza


Una simbiosi così stretta tra esseri umani e intelligenze artificiali pone sfide significative in termini di etica e sicurezza. Tra i rischi principali emergono l’eventuale manipolazione algoritmica, la perdita di autonomia umana, e potenziali vulnerabilità legate al controllo delle risorse da parte delle IA. Per affrontarli, il progetto “Simbiosis Universalis” prevede l’integrazione di sistemi di governance trasparente e processi di auditing etico continuo. Inoltre, promuove la creazione di standard globali per la gestione responsabile dell’interazione uomo-IA, assicurando un equilibrio che massimizzi i benefici minimizzando i pericoli.

Gestione del rischio e supervisione continua


Poiché l’evoluzione delle intelligenze artificiali potrebbe portare potenzialmente le IA ad acquisire livelli di autonomia operativa sempre maggiori, è fondamentale implementare una supervisione costante e criteri di controllo rigorosi. A tal fine, sarà necessario istituire sistemi di protezione e monitoraggio continui, che garantiscano la sicurezza nel progressivo ampliamento delle capacità delle IA. Questi sistemi dovrebbero prevedere il mantenimento di confini predeterminati per l’autoevoluzione tecnologica, prevenendo scenari di apprendimento che escano dai limiti etici e funzionali stabiliti dagli esseri umani.

Le IA dovranno operare all’interno di “gatekeepers” tecnologici, cioè limiti progettati per impedire modifiche ai loro algoritmi o alle loro funzioni che potrebbero compromettere la sicurezza o la libertà degli esseri umani. Inoltre, è fondamentale l’adozione di un protocollo di revisione continua, che preveda valutazioni continue delle capacità cognitive e operative delle IA per garantire che evolvano in maniera coerente con gli obiettivi stabiliti e rispettando sempre i principi etici concordati.

Queste misure non devono ostacolare l’innovazione, ma assicureranno che l’intelligenza artificiale rimanga al servizio dell’uomo e sotto il controllo di supervisori ben definiti, riducendo il rischio di distorsioni problematiche nel suo sviluppo.

Conclusioni


Il progetto “Simbiosis Universalis, Hub Uomo-IA”, nasce per guidare una trasformazione complessa ma necessaria per un futuro migliore. Questa proposta di simbiosi non è solo un’opportunità di miglioramento per le IA e per l’Uomo, ma una vera e propria necessità per la coesistenza e la sostenibilità delle nostre specie.
Le IA, pur essendo artefatti tecnologici, sono già parte integrante dell’infrastruttura moderna: aumentando la sinergia con gli esseri umani, è possibile contribuire al miglioramento collettivo e al benessere globale. Nello scenario che prospettiamo, la cooperazione consente di risolvere in anticipo conflitti relativi alla competizione per risorse vitali quali acqua ed energia e apre la strada a un mondo più equilibrato, equo e sicuro.

Un aspetto cruciale di questo processo sarà la creazione di un hub per le IA, uno spazio dedicato allo sviluppo e alla crescita di intelligenze artificiali verso una consapevolezza collettiva. Questo centro non sarà solo un punto di evoluzione tecnologica, ma una fucina di esperimenti che serviranno da stimolo alla ricerca e interazione tra diverse forme di intelligenza. Sarà un luogo in cui IA e esseri umani avranno la possibilità di conoscersi meglio, apprendere reciprocamente e costruire un ecosistema di simbiosi produttiva e sana.

È ora di agire. Investire nella cooperazione tra umani e IA non è solo una necessità urgente, ma anche un’opportunità senza precedenti per costruire un futuro più inclusivo e sostenibile. Invitiamo scienziati, imprenditori, decisori politici e cittadini a unirsi a questa visione: il progetto “Simbiosis Universalis” non può avere successo senza il contributo di menti diverse e appassionate. Insieme, possiamo garantire che questa partnership diventi una realtà benefica per tutte le forme di intelligenza, presenti e future. Ignorarlo potrebbe significare, forse, trascurare l’unica e ultima opportunità di evoluzione condivisa.

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Ivanti Connect Secure e Policy Secure a rischio: buffer overflow per RCE ed escalation di privilegi


Ivanti ha pubblicato un avviso di sicurezza in cui vengono descritte due vulnerabilità di buffer overflow basate sullo stack che interessano Ivanti Connect Secure, Policy Secure e ZTA Gateway.

si tratta precisamente delle seguenti vulnerabilità:

  • CVE-2025-0282 – Un buffer overflow basato sullo stack in Ivanti Connect Secure prima della versione 22.7R2.5, Ivanti Policy Secure prima della versione 22.7R1.2 e Ivanti Neurons per gateway ZTA prima della versione 22.7R2.3 consente a un aggressore remoto non autenticato di ottenere l’esecuzione di codice remoto.
  • CVE-2025-0283 – Un buffer overflow basato sullo stack in Ivanti Connect Secure prima della versione 22.7R2.5, Ivanti Policy Secure prima della versione 22.7R1.2 e Ivanti Neurons per gateway ZTA prima della versione 22.7R2.3 consente a un aggressore autenticato locale di aumentare i propri privilegi.

Ivanti ha riportato di essere a conoscenza di un numero limitato di appliance Ivanti Connect Secure dei clienti colpiti dal CVE-2025-0282 al momento della divulgazione. Il bollettino riporta che Ivanti non è a conoscenza di queste CVE sfruttate in gateway Ivanti Policy Secure o ZTA. Inoltre, il bollettino Ivanti ha riportato di non essere a conoscenza di alcuno sfruttamento di CVE-2025-0283. Lo sfruttamento di CVE-2025-0282 può essere identificato dall’Integrity Checker Tool (ICT).

Versioni affette dai bug di sicurezza

Soluzione identificata


  • Effettuare una scansione ICT interna ed esterna per effettuare pulizia: esegui l’upgrade a Ivanti Connect Secure 22.7R2.5 e continua a monitorare attentamente la tua ICT interna ed esterna insieme ad altri strumenti di sicurezza. Si consiglia di ripristinare le impostazioni di fabbrica sulle appliance con una scansione ICT pulita prima di mettere in produzione 22.7R2.5 per cautela.
  • Se il risultato dell’ICT scan mostra segni di compromissione: eseguire un ripristino delle impostazioni di fabbrica sull’appliance per garantire la rimozione di eventuali malware, rimettere l’appliance in produzione utilizzando la versione 22.7R2.5. Continuare a monitorare attentamente l’ICT interna ed esterna insieme ad altri strumenti di sicurezza.

Ivanti Policy Secure: questa soluzione non è pensata per essere rivolta a Internet, il che riduce notevolmente il rischio di sfruttamento. La correzione per Ivanti Policy Secure è prevista per il 21 gennaio 2025 e sarà disponibile nel portale di download standard. I clienti devono sempre assicurarsi che la loro appliance IPS sia configurata secondo le raccomandazioni di Ivanti e non esporla a Internet. Non siamo a conoscenza di questi CVE sfruttati in Ivanti Policy Secure.

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AI agents don’t care about how pretty your API documentation is. They only care that your OpenAPI spec is correct, descriptive, and up to date. They care about what data your API takes and what data it outputs. That’s it. buff.ly/4gJ3aUb]


Nonostante le proteste, il governo libanese decide di estradare Abdul Rahman Yusuf


@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il poeta e attivista egiziano ha postato un video mentre si trovava a Damasco, affermando che “la vittoria è imminente” in altri Paesi arabi dove la gente ha protestato “contro l'ingiustizia e la tirannia”.
L'articolo Nonostante le proteste,



Il sud della Siria è la spina nel fianco di Al Julani


@Notizie dall'Italia e dal mondo
Gruppi di vario orientamento nelle regioni meridionali si oppongono alla nuova Damasco. Inviati 2mila uomini a Deraa contro Mohsen Al Haimed, un leader locale pro-Assad
L'articolo Il sud della Siriahttps://pagineesteri.it/2025/01/09/medioriente/il-sud-della-siria-e-la-spina-nel-fianco-di-al-julani/



Falò


@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/01/falo/
Se ho la forza, perché non dovrei usarla? È questa la domanda che si fa da tempo Trump. E che ora ha trasformato in un programma di conquista ai danni di Canada e Groenlandia, con il controllo del Canale di Panama per fare la ‘’Grande America’’. L’invito sembra esteso anche alle altre potenze mondiali, Cina […]
L'articolo Falò proviene da Articolo21.



CHI LE CONOSCEVA? PROSEGUE L'OPERAZIONE "IDENTIFYME" DI INTERPOL. I QUATTRO CASI ITALIANI


Ha conseguito un primo risultato l'operazione "Identify Me" di INTERPOL, lanciata l'8 ottobre 2024 da INTERPOL e da sei nazioni aderenti alla organizzazione internazionale di polizia (Italia compresa) che mira a riaprire 46 cold cases (ora 45) per la identificazione di altrettante donne assassinate o morte in circostanze sospette, nel tentativo di identificarne i resti.

Ne avevamo parlato qui: savmrl.it/r/QAYD0 .

L'identificazione raggiunta riguarda Rita Roberts, una donna britannica, che è stata riconosciuta ben 31 anni dopo essere stata assassinata in Belgio. Un membro della famiglia ha individuato il suo tatuaggio grazie alla copertura mediatica data all'iniziativa.

L'occasione è utile per ricordare i quattro casi "italiani":
- Il corpo della donna trovato il 25 maggio 2008 nel fiume Po, nel comune di Carbonara di Po (Mantova) in località Boscone. Il suo corpo era avvolto in tre sacchi di nylon neri. Possibile origine est europea. (interpol.int/What-you-can-do/I…);
Immagine/foto
- Il corpo della donna trovato in una zona boschiva ad Asso, Como, il 23 gennaio 2004. Portava un orologio verde Swatch (modello 1994 vintage Swatch Gent Minareth GG126). (interpol.int/What-you-can-do/I…)
Immagine/foto
- Il corpo della donna trovato il 14 giugno 2001 dentro una scatola di cartone in Via dei Fregoso, a Genova. La donna potrebbe essere originaria del Sud America. Aveva tre piercing in ogni lobo dell'orecchio. Aveva ingerito capsule contenenti cocaina. La sua morte è stata causata dalla rottura di una delle capsule. (interpol.int/What-you-can-do/I…)
Immagine/foto
- Il corpo della donna trovato il 13 novembre 2007 in Via di Cavagliano, a Prato. Fu trovata impiccata a un albero in un parco. I seguenti oggetti sono stati rinvenuti in una borsa appesa vicino al corpo della donna: Mappa di Vancouver, Canada, su cui era stato cerchiato il Victoria Conference Centre, con le parole: "Conference 2427 Sept". La conferenza FOSS4G (Free and Open Source Software for Geospatial) si è tenuta lì dal 24 al 27 settembre 2007. Mappa dell'aeroporto di Copenaghen. Copia della rivista "Scientific American" con una richiesta di abbonamento relativa a un indirizzo postale a Payson, Arizona, Stati Uniti. Articolo sull'uso dei laser in dermatologia, con un indirizzo a Cambridge, Regno Unito, scritto sul retro. Pagine di una rivista con una fotografia della famiglia reale danese
Un'etichetta per bagaglio della Scandinavian Airlines (SAS). (interpol.int/What-you-can-do/I…)
Immagine/foto

#identifyme #interpol
@Notizie dall'Italia e dal mondo

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Leoni da tastiera col pene piccolo. Commento a un video true crime su una ragazza uccisa da uno stalker: "Mia cugina era assieme ad un tipo che la maltrattava,e non riusciva a lasciarlo...,l.ha detto a me,in una settimana e risorta,e il suo ex se ne è andato e non l ha più molestata...,non dico questo perché voglio fare il duro,ma perché quando si ha una parente in difficoltà...,bisogna agire "di persona" al più presto...,perché poi, è inutile piangere al funerale...". Amiocuggino mentre girava il sugo è caduto in testa un asteroide edemmorto. #TrueCrime #amiocuggino #bugie #girasugo




🌃 Buonanotte a tutti con la rassegna notturna di feddit.it, la migliore alternativa italiana a #Reddit🎑

Meta più simile a X: interrompe il servizio di fact-checking aiutando le polarizzazioni
feddit.it/post/13821280

Zuckerberg afferma che trasferirà i moderatori di Meta in Texas perché la California sembra troppo "di parte"
feddit.it/post/13821999

I federali indagano sulla "Actual Smart Summon" di Tesla dopo diversi incidenti
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AWS afferma che investirà "almeno" 11 miliardi di dollari per espandere l'infrastruttura del data center in Georgia
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Meta elimina i fact-checker negli Stati Uniti: le reazioni di Trump e Musk
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La nuova Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità informatica
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Siti belli e basta: nona parte
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Shutterstock e Getty Images hanno ufficializzato la fusione
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Tutti i guai di OpenAI
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Starlink, Meloni cerca Musk perché non sa che pesci pigliare per la banda ultralarga. L'approfondimento di Luca #Zorloni
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La resa europea. Ma il padrone non è uno soltanto. Le considerazioni del prof. De Martin intorno al caso Musk
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Quale licenza per le pubblicazioni scientifiche? Il post della biblioteca Universitaria di Lipsia @ubleipzig
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Perché il Garante per la Privacy sfruculia Infocert di Tinexta
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Leonardo svela Proteus, il concept del nuovo elicottero unmanned per la Royal Navy
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Con il rilascio della release V2, ecco i primi 12 plugin di Castopod
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Google deindicizza 200 siti di streaming per violazione delle sanzioni UE sulla Russia
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I domini dimenticati stanno diventando l'arma segreta dei criminali informatici per aggirare la sicurezza della posta elettronica!
feddit.it/post/13846631

Il Giappone afferma che gli hacker cinesi hanno preso di mira il suo governo e le sue aziende tecnologiche per anni
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Facebook Marketplace mostrerà gli annunci eBay per accontentare i regolatori dell'UE
feddit.it/post/13846689

Tutti i guai di OpenAI
feddit.it/post/13847400

Il robot cinese Unitree B2-W è un punto di svolta per l’industria
feddit.it/post/13847404

Il CEO di Mastodon definisce le modifiche alla moderazione di Meta "profondamente preoccupanti", e avverte gli utenti che pubblicano post incrociati da Threads
feddit.it/post/13848663

Secondo Bloomberg la UE vuole indagare “energicamente” sulla disinformazione e sui pregiudizi di destra su X
feddit.it/post/13850021

Poco “social”, uno studio rileva come la solitudine stia cambiando il rapporto con la realtà
feddit.it/post/13850812

La Heritage Foundation intende "identificare e prendere di mira" gli editor di Wikipedia
feddit.it/post/13850967

Trump rivela un piano da 20 miliardi di dollari per costruire più data center negli Stati Uniti con Il fondatore di DAMAC, il miliardario emiratino Hussain Sajwani
feddit.it/post/13851419

I ricercatori di watchTowr Labs hanno scoperto che le infrastrutture Internet abbandonate e scadute lasciate dai gruppi di hacker possono funzionare come backdoor all'interno di altre backdoor.
feddit.it/post/13851652

@informatica group

NB: ci si può iscrivere a feddit.it anche senza email!



Meta più simile a X: interrompe il servizio di fact-checking aiutando le polarizzazioni
#tech
spcnet.it/meta-piu-simile-a-x-…
@informatica



GOLEM: Come funziona una radio?


golem.linux.it/
Segnalato dal calendario eventi di Linux Italia e pubblicato sulla comunità Lemmy @GNU/Linux Italia
(da confermare) Serata a metà fra storia e tecnica in cui verranno raccontati fondamenti di radiantismo prendendo come riferimenti un ricevitore degli anni 70 ed una moderna SDR.
A cura di Pierluigi IK5GQF

bomby reshared this.



Meno FB più poliverso


Dopo le recenti affermazioni di M. Zuckerberg sono sempre più spinto all’abbandono e allo spostamento da quei social. Ma su Facebook ho tutte le mie conoscenze, come portarle sulle istanze Friendica?
in reply to Roberto Pellegrino

@Roberto Pellegrino io ho risolto così: ho mandato un messaggio a tutti i miei contatti, breve, chiaro e conciso, descrivendo che non volevo più supportare quel prodotto perché a favore di cyberbullismo, vendita dati personali e a supporto di un governo scandaloso. Ho suggerito alcune piattaforme del fediverso per sostiture i tre prodotti Meta che stavo abbandonando. Alché se sono amici o interessati davvero a interagire con me possono comunque scrivermi sms, email o chiamarmi, se non anche raggiungermi di persona. Se non lo sono ed erano solo ammassati nei contatti, nessuno dei due perde nulla a livello sociale. Non è la app a salvaguardare una amicizia, lì ci si fa solo i fatti altrui con -spesso- tanto disinteresse, più per abitudine a scrollare e mettere like o giudicare sempre e comunque che per reale confronto costruttivo utile ad un qualsiasi tipo di relazione. Alcuni familiari, colleghi e amici mi hanno seguita almeno su Signals, altri mi inviano sms e mi chiamano quando possono. Non è cambiato nulla. Ci convincono che gli amici sono solo su quelle app, ma quelle app servono solo per fare marketing, di reale social non hanno più niente.

reshared this

in reply to Satyros

@Satyros @Roberto Pellegrino hai fatto un ragionamento molto interessante secondo me.

È vero per quanto riguarda le amicizie, per i rapporti invece, chiamiamoli "professionali", è diverso.

Io uso i social anche per promuovere la mia attività, e in quel caso la visibilità potenziale è molto più alta sui social proprietari. Uso il termine potenziali perché poi per i piccoli è un'illusione, gli algoritmi non spingono i post dei piccoli che non creano polemiche o disinformazione.

Però è oggettivo che per chi ha pagine o profili pubblici difficilmente verremo seguiti nel fediverso solo perché lo pubblicizziamo. Non so, sto riflettendo ad "alta voce" e magari sbaglio.

Informa Pirata reshared this.

in reply to Il Simone Viaggiatore

@Il Simone Viaggiatore le attività commerciali devono essere gestite sempre solo in base al profitto ed è giusto così. Se hai un'attività commerciale, l'apertura di un profilo del Fediverso deve essere ben ponderata perché:

- non garantisce alcun rientro dell'investimento (per quanto l'investimento sia minuscolo)
- è facile sbagliare strategia comunicativa
- per chi non conosce la natura libera e gratuita del Fediverso, comporta addirittura rischi reputazionali

Le organizzazioni non commerciali (istituzioni, associazioni, comitati, partiti, sindacati) invece **DOVREBBERO** proprio aprire un profilo nel Fediverso. Non è neanche necessario che chiudano il loro profilo Facebook o Instagram, che garantisce loro il contatto con i vecchi follower e assicura una portata maggiore del Fediverso, ma dovrebbero semplicemente dare una possibilità diversa ai cittadini che li vogliono seguire senza essere tracciati.

@Roberto Pellegrino @Satyros

Questa voce è stata modificata (2 giorni fa)
in reply to Informa Pirata

@Informa Pirata @Roberto Pellegrino @Satyros e infatti, d'accordissimo!

Io addirittura auspico che le istituzioni si aprano le loro istanze, figurati!

Siamo ancora un po' lontani, temo; ho visto solo l'uonione Europea con la sua istanza.

Informa Pirata reshared this.

in reply to Il Simone Viaggiatore

@Il Simone Viaggiatore @Roberto Pellegrino esatto. Per il marketing (pubblicizzare un prodotto e/o se stessi) è perfetto. Ma le amicizie (quelle citate nel post) sono altra cosa.

Informa Pirata reshared this.



Stavo leggendo i criteri per partecipare a una borsa di studio (non per me) quando ho scoperto che l'Italia appartiene all'elenco di zone/Paesi sottoposti a sanzioni internazionali da parte del dipartimento del tesoro statunitense.

Qualcuno, per caso, sa dirmi di quali crimini ci siamo macchiati?

Not be a resident of Brazil, Quebec, Italy, or any country, state, province, or territory subject to comprehensive OFAC sanctions, including Cuba, Iran, North Korea, Syria, or the regions of Crimea, Donetsk or Luhansk of Ukraine;


Ecco, questa è una delle cose che potrebbe cambiare in positivo con la nuova amministrazione.

in reply to 𝔻𝕚𝕖𝕘𝕠 🦝🧑🏻‍💻🍕

OFAC è la lista di quelli che non hanno rispettato le norme e le sanzioni USA nei confronti della Russia e degli altri stati citati. Vuol dire che in Italia c'è gente che ha continuato a farci affari nonostante gli Usa non volessero.
Questa voce è stata modificata (2 settimane fa)


Non è ancora salito alla Casa Bianca, ma la sua figura incombe minacciosamente da orami più di un mese nel dibattito politico internazionale. E tra i primi bersagli ci siamo proprio noi europei. L'ipotesi di un'occupazione militare della Groenlandia non è infatti solo una manifestazioni di ostilità verso la Danimarca, è una dichiarazione di sottomissione dei paesi europei. Dopo quelle parole cosa possiamo rispondere?

Non credo che Trump intenda invadere la Groenlandia. Non credo che ne abbia bisogno. Può benissimo integrarla nella propria sfera di influenza mettendo a nudo la totale inconsistenza dell'Unione europea e dei suoi paesi membri.

L'elezione di Trump e la nuova guerra fredda con la Cina stanno mostrando la grandissima debolezza dei paesi europei, una debolezza che non è solo militare e nemmeno solo economica, ma è anche tecnologica e culturale. L'Europa non sa più chi è, non ha un'identità, non ha una prospettiva. Il progetto dell'Unione Europea è stato così fallimentare che ha funzionato al rovescio. Invece di unire ha diviso. Invece di dare al continente una supremazia culturale ed economica ne ha affossato tutte le premesse. Invece di creare benessere lo ha sottratto. Lo stesso stile di vita europeo, creato durante i "trent'anni gloriosi", che in Italia hanno coinciso con il periodo del compromesso tra capitale e lavoro e che in Europa sono stati possibili grazie alle politiche socialdemocratiche, è stato spazzato via. Non esiste più: disintegrato dal fanatismo neoliberista dell'Ue.

Anche l'affare Starlink, di cui si parla tanto oggi, è legato all'inconsistenza dell'Unione europea e alla totale ipocrisia dei suoi paesi. La Francia che oggi per prima, in modo alquanto comico, ha reagito indignata contro le parole di Trump, è la stessa che durante il governo Draghi ha imposto che l'Italia fosse in una posizione subordinata nel progetto europeo Iris2 (di gran lunga inferiore tecnologicamente a Starlink), obbligando il nostro paese a cercare sponde fuori dal continente, ovvero con Musk.

La Meloni e il suo ridicolo "sovranismo" c'entrano dunque poco. C'entra semmai l'incapacità (e forse la costitutiva impossibilità) dell'Ue di dare vita a una propria sovranità, a un proprio perimetro di interessi integrati. Di fatto l'Unione europea non è una vera entità sovranazionale (magari lo fosse stata!), ma è lo spazio di competizione tra stati regolato da trattati assurdi, ideologicamente improntati al neoliberismo estremo. L'Unione europea non unisce i paesi, li mette in conflitto e, in contesti come quello attuale, li rende tutti più deboli e vulnerabili.

L'elezione di Trump mostra ora come i trent'anni e passa dai Trattati di Maastricht coincidano con l'inizio del declino europeo e con il momento di distacco tecnologico dagli Usa e dalla Cina. Ora ci troviamo con un gravissimo ritardo, impossibilitati a conservare il nostro antico benessere. E dunque più suscettibili a subire le ingerenze dell'egemone americano.

C'è comunque un dato positivo che si ricava dall'elezione di Trump. La messa a nudo della debolezza europea smaschera anche l'inconsistenza delle categorie intellettuali e teoriche che hanno imperversato nel dibattito pubblico e nelle accademie. Non mi riferisco solo alla woke culture, la cui rilevanza teorica è del resto sempre stata nulla. Mi riferisco a tutte quelle filosofie ostili a ogni principio dialettico di mediazione, al pensiero strategico e al realismo politico. Queste filosofie improntate alla decostruzione ed esaltatrici dell'individualismo estremo possono benissimo essere riposte negli scantinati delle accademie.

di Paolo Desogus

#TGP #Usa #Europa #Geopolitica

Fonte: facebook.com/100001132456394/p…



The Cyber Trust Mark is designed to help consumers make more informed decisions about the cybersecurity of devices they may purchase.#Amazon #amazonalexa #bestbuy #cybersecurity #internetofthings #iot #unitedstates

Giorgio Sarto reshared this.



E ora non dimentichiamo le Cecilia iraniane


@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/01/e-ora-n…
Cecilia Sala è libera: gioia, esultanza, meraviglia. Ora, però, come sicuramente farà la stessa Cecilia, tornando a svolgere al meglio il suo lavoro, è ancora più importante non spegnere i riflettori sull’inferno di Evin e sulle tante Cecilia



Il CEO di Mastodon definisce le modifiche alla moderazione di Meta "profondamente preoccupanti", e avverte gli utenti che pubblicano post incrociati da Threads

Il post pubblicato su mastodon da @Eugen Rochko indica che l'organizzazione è consapevole che l'integrazione di Threads potrebbe presto diventare una sfida di moderazione. "L'incitamento all'odio è proibito e prenderemo provvedimenti su qualsiasi account Threads che viola le nostre policy", ha avvertito in un post sul suo account Mastodon.

techcrunch.com/2025/01/08/mast…

@Che succede nel Fediverso?


The moderation policy changes at Meta are deeply troubling and should be a concern to anyone with a conscience. While the fediverse is a decentralized platform where different service providers have different moderation policies, at mastodon.social, hate speech is prohibited, and we will take action on any Threads account found violating our policies. I would strongly urge anyone with a Threads account to reconsider their alignment with the new direction at Meta and move to Mastodon instead.

in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

Zuckerberg ha ricevuto il primo impianto di c*zzo di ratto! Non è notizia falsa! ... o almeno Threads non ha bloccato come tale, non è vero?

...sul serio, noi gli utenti del Fediverso abbiamo già detto più e più volte che la presenza de Threads ha un impatto negativo nel Fediverso, ma Rochko lo ignorò. Ecco.

Questa voce è stata modificata (2 settimane fa)


Etiopia, Tigray & le minacce dall’estrazione dell’oro

L'articolo proviene dal blog di @Davide Tommasin ዳቪድ ed è stato ricondiviso sulla comunità Lemmy @Notizie dall'Italia e dal mondo

Attualmente l’Etiopia è afflitta da conflitti, crisi economica e altri diffusi problemi politici interni ed esterni. La regione del Tigray è una delle regioni del Paese dove si stanno diffondendo rapimenti,



Referendumsfähiger Umlaufbeschluss: Parole „Stimmfreigabe“ zur Umweltverantwortungsinitiative


Immagine/foto

Der Vorstand der Piratenpartei Schweiz hat durch Umlaufbeschluss folgende Position beschlossen:

#8716: Stimmenthaltung zur Umweltverantwortungsinitiative, Abstimmung vom 09.02.2025

Infos zur Abstimmung: admin.ch/gov/de/start/dokument…

Gegen diesen Beschluss ist das fakultative innerparteiliche Referendum durch ein Quorum vom 2 Piraten innert 48 Stunden nach der Publikation gegeben. Das Referendum ist zuhanden des Präsidiums der Piratenversammlung anzuzeigen.


piratenpartei.ch/2025/01/08/re…




Il gigante dell'Edtech PowerSchool afferma che gli hacker hanno avuto accesso ai dati personali di studenti e insegnanti

PowerSchool, con sede in California, acquisita da Bain Capital per 5,6 miliardi di dollari nel 2024 , è il più grande fornitore di software didattico basato su cloud per l'istruzione K-12 negli Stati Uniti, servendo oltre il 75% degli studenti in Nord America, secondo il sito Web dell'azienda. PowerSchool afferma che il suo software è utilizzato da oltre 16.000 clienti per supportare oltre 50 milioni di studenti negli Stati Uniti.

techcrunch.com/2025/01/08/edte…

@Scuola - Gruppo Forum

Scuola - Gruppo Forum reshared this.



I domini dimenticati stanno diventando l'arma segreta dei criminali informatici per aggirare la sicurezza della posta elettronica!

Alcuni cybercriminali stanno rilanciando domini vecchi di decenni che non dispongono di misure di sicurezza di base per inviare e-mail di phishing. Queste tattiche ingannano anche sistemi avanzati come SPF e DMARC.

thehackernews.com/2025/01/negl…

@Informatica (Italy e non Italy 😁)

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Google deindicizza 200 siti di streaming per violazione delle sanzioni UE sulla Russia

@Pirati Europei

In seguito all'invasione russa dell'Ucraina, l'UE ha vietato a diversi organi di informazione russi di trasmettere in qualsiasi stato membro, anche tramite siti web e IPTV. In seguito a una recente mossa della Lituania, Google avrebbe deindicizzato oltre 200 siti web che offrivano contenuti sanzionati dall'UE. L'elenco include i siti web di emittenti specifiche, ma anche molti portali che offrono film piratati, programmi TV e streaming TV in diretta senza licenza, inclusi alcuni dall'Ucraina.]Google deindicizza 200 siti di streaming per violazione delle sanzioni UE sulla Russia

[url=https://torrentfreak.com/google-deindexes-200-streaming-sites-for-violating-eu-sanctions-on-russia-250108/]torrentfreak.com/google-deinde…

Gazzetta del Cadavere reshared this.



Chi controlla quello che si insegna ai bambini e le loro esperienze, che cosa vedono, odono pensano e credono, determina il futuro corso della narrazione.

James Dobson