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La Nato sceglie Google per la svolta digitale. Cosa c’è in gioco

@Notizie dall'Italia e dal mondo

L’evoluzione delle tecnologie digitali sta ridisegnando anche le infrastrutture su cui si regge la cooperazione militare occidentale e la Nato ne sta facendo un punto centrale della propria agenda. La decisione di adottare una soluzione cloud sviluppata da Google rientra in questo processo e



La Corte Ue: “Il matrimonio gay celebrato in un Paese membro va riconosciuto”


@Politica interna, europea e internazionale
Tutti i Paesi membri dell’Unione Europea sono obbligati a riconoscere i matrimoni tra due cittadini dello stesso sesso, contratti legalmente in un altro Stato membro: è quanto stabilito dalla Corte di giustizia dell’Ue, chiamato ad esprimersi sul caso di due cittadini




LIBANO. Assassinio Tabatabai, Hezbollah al bivio tra reazione e moderazione


@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il movimento sciita vorrebbe rispondere al grave attacco subito, ma rischia di offrire a Israele il pretesto per rilanciare la sua campagna massiccia di bombardamenti aerei che nel 2024 ha ucciso migliaia di libanesi
L'articolo LIBANO. Assassinio





Libertà di scegliere: Dialogo sulle Disposizioni anticipate di trattamento a Costabissara

📍 Centro Culturale E. Conte – Sala delle Rose, Via Mazzini 36, Costabissara (VI)🌐 Mercoledì 3 dicembre 2025, ore 20:45


In occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità, la Cellula Vicenza Padova in collaborazione con il Comune di Costabissara, promuove un confronto aperto a tutta la cittadinanza per conoscere meglio le Disposizioni Anticipate di Trattamento, uno strumento che consente ad ogni persona di indicare preventivamente le proprie volontà in materia di trattamenti sanitari.

Interverranno:

  • Dott. Diego Silvestri, medico, Cellula Vicenza Padova
  • Dott. Domenico Farano, attivista Cellula Vicenza Padova

L’iniziativa è parte delle attività dell’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Costabissara, rappresentato dall’Avv. Ilaria Dal Santo.

L'articolo Libertà di scegliere: Dialogo sulle Disposizioni anticipate di trattamento a Costabissara proviene da Associazione Luca Coscioni.



Unusual Circuits in the Intel 386’s Standard Cell Logic


Intel’s 386 CPU is notable for being its first x86 CPU to use so-called standard cell logic, which swapped the taping out of individual transistors with wiring up standardized functional blocks. This way you only have to define specific gate types, latches and so on, after which a description of these blocks can be parsed and assembled by a computer into elements of a functioning application-specific integrated circuit (ASIC). This is standard procedure today with register-transfer level (RTL) descriptions being placed and routed for either an FPGA or ASIC target.

That said, [Ken Shirriff] found a few surprises in the 386’s die, some of which threw him for a loop. An intrinsic part of standard cells is that they’re arranged in rows and columns, with data channels between them where signal paths can be routed. The surprise here was finding a stray PMOS transistor right in the midst of one such data channel, which [Ken] speculates is a bug fix for one of the multiplexers. Back then regenerating the layout would have been rather expensive, so a manual fix like this would have made perfect sense. Consider it a bodge wire for ASICs.

Another oddity was an inverter that wasn’t an inverter, which turned out to be just two separate NMOS and PMOS transistors that looked to be wired up as an inverter, but seemed to actually there as part of a multiplexer. As it turns out, it’s hard to determine sometimes whether transistors are connected in these die teardowns, or whether there’s a gap between them, or just an artifact of the light or the etching process.


hackaday.com/2025/11/25/unusua…



The AirPort Express Still Works In 2025 Thanks To Apple’s Ongoing Support


Apple was all-in on WiFi from the beginning, launching the AirPort line of products to much fanfare in 1999. In 2004, along came the AirPort Express—a fully-functional router the size of a laptop charger, that offered audio streaming to boot. As [schvabek] found out that while a lot of older Apple gear has long ago been deprecated, the AirPort Express is still very much supported and functional to this day!

Generally, you wouldn’t expect to plug in a 20-year-old Apple accessory and have it work with the company’s modern hardware. However, upon slotting the AirPort Express into a wall socket and starting the initialization process, [schvabek] noted that it was detected perfectly well by his post-2020 Macs. Only, there was a small problem—the configuration process would always stall out before completion.

Thankfully, there was a simple remedy. [schvabek] found that he could connect to the AirPort Express with his classic white plastic MacBook and complete the process. From there, he was astonished that Apple’s servers let him pull down a firmware update for a device from 2004. After that upgrade, the AirPort Express was fully functional with all his modern Apple gear. He could readily stream audio from his iPhone and MacBooks with no compatibility issues whatsoever.

It’s nice to see Apple still supporting this ancient hardware to this day. It’s a nice contrast when companies like Sonos are more than happy to brick thousands of old devices just for the sake of progress.

youtube.com/embed/RCm09eckiGA?…


hackaday.com/2025/11/24/the-ai…



La storia di un pioniere Titaliano: Da zero a 120 miliardi in 3 anni


Con fotografie esclusive e documenti inediti: la straordinaria storia dell’ingegnere italiano che collaborò con Gordon Moore e Alan Sugar, portando Intel nel Belpaese e costruendo il primo impero tech con Amstrad.

1987. Milano. Un imprenditore riceve una telefonata da Londra: creare una filiale italiana da zero in tre mesi. Con agosto di mezzo, restavano solo due mesi effettivi. Impossibile.

Dicembre 1987: 20 miliardi di lire di fatturato. 1989: 120 miliardi. 2.000 punti vendita costruiti da zero. Da 15 a 60 dipendenti.

Questa è la storia di Ettore Accenti, primo rappresentante Intel in Europa, l’uomo che portò i personal computer nelle case italiane collaborando con giganti come Gordon Moore, il padre della celebre Legge, Robert Noyce, Mike Markkula, Steve Jobs, Alan Sugar e Microsoft. Una masterclass di strategia tech ante litteram.
Dott. Robert Noyce (Foto: Archivio personale Ing. Ettore Accenti)

1969: Come diventare partner Intel scrivendo una lettera


Agosto 1969. In un ufficio milanese nei pressi del Duomo, Accenti sfogliava riviste specializzate americane cercando nuovi prodotti da aggiungere al catalogo di Eledra 3S, azienda fondata tre anni prima mentre era ancora studente al Politecnico. Tra le pagine, un trafiletto catturò la sua attenzione: la nascita di Intel Corp. (Integrated Electronics) a Mountain View, California.
Foto: Archivio personale Ing. Ettore Accenti
I prodotti Intel erano interessanti, ma i nomi dei fondatori erano il vero punto di forza: Gordon Moore e Robert Noyce. I due erano già leggende viventi nel mondo dei semiconduttori, usciti dalla Shockley Semiconductor Laboratory per fondare Fairchild Semiconductor. Per Accenti, quei nomi significavano molto.

La decisione fu immediata. Insieme alla dottoressa Eva, Insieme alla dottoressa Eva, collaboratrice e futura signora Accenti, scrisse una lettera d’interesse a Intel. Nel frattempo, studiò a fondo i chip che l’azienda californiana commercializzava: la memoria bipolare i3101 (RAM statica a 64 bit). Trascorsero mesi senza risposta. Poi, una telefonata inaspettata.
Dott. Gordon Moore e Famiglia Accenti alla Intel ( Foto: archivio personale)
Jens Paulsen, responsabile europeo di Intel, gli propose un incontro a Milano. Accenti si presentò con una cartellina di appunti su ogni chip Intel: Paulsen rimase colpito da quella meticolosa preparazione. L’esito? Una collaborazione di prova di tre mesi che fece di Accenti il primo rappresentante Intel in Europa.

Nonostante Intel in quel periodo commercializzasse solo due chip di memoria RAM statica (SRAM), la i3101 e la i1101, già dal 1969 aziende come IME, Olivetti e Siemens iniziarono a farne richiesta. Nel giro di vent’anni, Eledra 3S divenne la maggiore azienda italiana distributrice di elettronica.

1987: Costruire un’azienda tech in 90 giorni


Concluso il ciclo di vita di Eledra 3S con la separazione da Olivetti, nel 1987 Accenti ricevette la chiamata di Alan Sugar, imprenditore britannico e fondatore di Amstrad. La sfida: creare la filiale italiana in tre mesi. Con agosto inutilizzabile, restavano due mesi effettivi per costruire: uffici, magazzino, sistema informativo, dipendenti, rete di vendita.

27 maggio 1987. Accenti volò a Brentwood e incontrò Malcolm Miller, Jim Rice e Ken Ashcroft. Quando gli chiesero quando avviare l’attività, rispose: “Il primo settembre”. Le due mostre cruciali, il SIM (fiera di musica ed elettronica di Milano) il 3 settembre e lo SMAU il 16 settembre, erano alle porte: sarebbero state il trampolino di lancio ideale. Un sorriso sardonico sui volti dei manager inglesi tradiva la loro incredulità.

Ma Accenti non ragionava come gli altri. Per l’ufficio, scartò i convenzionali 400 m2 vicino Linate e scelse 2.000 m2 in via Riccione: con un costo inferiore del 30% e spazio per crescere. Per la logistica, convertì i Magazzini Cariplo a Pavia, originariamente usati per formaggi e latte, in depositi per computer.

Ma la vera partita si giocava sulla rete di vendita. Rifiutato da Expert, Accenti ebbe un’intuizione: si rivolse alla rete Singer, 500 punti vendita sparsi in tutta Italia che fino a quel momento vendevano macchine da cucire. L’accordo fu rivoluzionario: campionature in conto deposito, pagamento sul venduto, pubblicità a pagina intera sui quotidiani con i loro indirizzi.

Il giorno dopo presentò l’intera gamma alla convention a Villa Serbelloni di Bellagio. La dottoressa Eva ricorda ancora l’espressione scettica dei rivenditori Singer quando videro i primi PC: “Questi aggeggi non li venderemo mai“, sussurrò uno di loro. Il bilancio fu sorprendente: tra settembre e dicembre 1987, Amstrad Italia fatturò 20 miliardi di lire. L’impossibile era diventato possibile.

Pubblicità a costo zero e alleanze strategiche


3 settembre 1987. Inaugurazione del SIM di Milano. Tra i giornalisti, un giovane Marco Travaglio de Il Giornale. Il giorno dopo, il Corriere della Sera titolò: “È arrivato in Italia l’Aiazzone dei computer“. Quel titolo valse più di qualsiasi campagna pubblicitaria.

Per stampa e TV, Accenti stipulò un contratto con Alberto Vitali, autore della campagna Commodore 64 del 1984-85. Vitali gli rivelò la formula: “Massimo numero di uscite al minimo costo“. Niente pianificazione rigida, pubblicità ogni giorno a chi offriva le condizioni migliori. I media in competizione tra loro.
Sim 1987 Conferenza Stampa. Ing. Ettore Accenti, Marco Travaglio de Il Giornale
I numeri parlarono chiaro. Nel 1988 Nielsen, istituto leader nelle ricerche di mercato, incoronò l’azienda britannica prima nel settore con una spesa a listino di 15,208 miliardi (IBM seconda con 9,555 miliardi, Olivetti terza con 9,165). La spesa reale? Un quinto. Moltiplicatore dell’effetto: da due a tre volte la concorrenza.

Per l’assistenza tecnica, Accenti scommise su Filippo Bua, gestore di centri d’assistenza per elettrodomestici senza esperienza in computer. L’argomento vincente: “Riparare un PC è più facile di un televisore. Programmi di diagnostica, sostituzione di schede“. Bua accettò e trasformò la sua organizzazione in PE92, leader italiano dell’assistenza informatica.

Per l’editoria specializzata, Accenti coinvolse Jacopo Castelfranchi. Sbloccò un vecchio contratto GBC ricomprando l’invenduto, trasformando Castelfranchi in alleato strategico. Con la casa editrice JCE, lanciò Amstrad Magazine: oltre 20.000 copie in edicola, numeri che molte riviste tecniche potevano solo sognare.

L’alleanza con Microsoft-Excel che sconfisse Lotus 1-2-3


Fine anni ’80. Arrivò la collaborazione più strategica: quella con Microsoft. Amstrad stava per lanciare i nuovi PC con processori Intel 286 e 386. L’intuizione di Accenti fu semplice ma efficace: immetterli sul mercato in bundle con Microsoft Excel 3, in uscita da lì a poco. Il software era già ultimato e si attendeva solo il completamento della documentazione ufficiale per il lancio.

Chiese l’esclusiva per alcuni mesi, ma la risposta di Microsoft Italia fu un secco “impossibile”. Accenti non si arrese e rilanciò con un’alternativa: nessuna esclusiva, ma una fornitura così massiccia da permettere una campagna pubblicitaria congiunta Microsoft-Amstrad. L’esito? La filiale italiana divenne la prima al mondo a superare, con Excel, lo storico Lotus 1-2-3, il foglio di calcolo dominante degli anni 80.

Il successo con Excel aprì la strada ad altre partnership: ESA Software e TC Sistema. I rivenditori Advanced chiedevano software gestionale e soluzioni complete.

20 gennaio 1990. Dal Maurizio Costanzo Show, il palcoscenico televisivo più popolare d’Italia. Costanzo, scherzando, propose di chiamare un computer Ignazio. Accenti non perse un secondo: “Vuol vedere che lancio davvero un computer Ignazio con Amstrad?” Il pubblico applaudì. Il marchio era ormai un fenomeno di massa.

I numeri erano inequivocabili: da 20 miliardi nei quattro mesi finali del 1987, a 90 miliardi nel 1988, fino a 120 miliardi nel 1989. In tre anni, Accenti creò un mercato da zero a 112 miliardi di lire, con un fatturato complessivo di oltre 220 miliardi. Da 15 a oltre 60 dipendenti. Da zero a oltre 2.000 punti vendita. Un’ascesa senza precedenti.
Ing. Ettore Accenti al Maurizio Costanzo Show (Foto: Archivio personale)

Quando il successo diventa una trappola


Agosto 1990. Amstrad iniziò a cambiare le politiche che avevano creato il successo italiano: pubblicità delegata ad agenzie europee centralizzate, piani di vendita stravolti, sconti imposti dall’alto.

Accenti reagì. Dedicò un’intera settimana di agosto a preparare un rapporto di 10 pagine per Alan Sugar. La risposta di Sugar: “Nel tuo rapporto c’è del buon senso“. Dopo una Convention a Roma all’Hotel Villa Pamphili con rivenditori e lo stesso Sugar, tutto sembrò risolto. Ma le richieste assurde ripresero.

Accenti convocò un CDA straordinario a Brentwood per il 21 settembre. Una mossa audace: mai una filiale aveva convocato un CDA presso la casa madre. Il piano venne approvato. Ma dopo pochi giorni, le pressioni ricominciarono.

Accenti mandò un fax duro a Sugar. Il fondatore di Amstrad volò a Milano nell’ufficio di via Riccione. Il confronto fu diretto. Sugar disse di dover scegliere tra Accenti e i suoi dirigenti inglesi. Accenti comprese: le sue battaglie erano state interpretate come volontà di scalzare qualcuno.

La sua risposta: “Nessuna scelta necessaria. Rassegno le dimissioni“. Firmarono un accordo su un pezzo di carta. Ottobre 1990. Accenti uscì dall’ufficio con una sensazione strana: sollievo misto a incredulità. Tre anni intensi conclusi in dieci minuti.

Come Amstrad Italia crollò in 60 giorni


Il declino fu rapido. Chi successe ad Accenti non aveva esperienza manageriale. Spezzarono il meccanismo virtuoso: delegarono la pubblicità, concessero sconti per quantità, allungarono i pagamenti. I rivenditori persero fiducia. Il fatturato crollò. I problemi di credito esplosero.

L’11 dicembre 1990, Amstrad Plc pubblicò un comunicato: “Amstrad Plc ringrazia l’ingegnere Ettore Accenti per aver portato il fatturato di Amstrad Spa da zero a 112 miliardi di Lire.”

Da Amstrad a Memorex-Telex


Mentre Amstrad affondava, Accenti ricevette una chiamata da Memorex-Telex: 2 miliardi di dollari di fatturato, 10.000 dipendenti, concorrente principale IBM.

Dicembre 1990, Parigi. Pranzo con Jean Claude Zanolli, vicepresidente esecutivo. La domanda: “Che ne pensi?” Accenti: “Servono due giorni per parlarne con Eva“. Zanolli: “Due giorni sono troppi, dimmi sì o no prima di finire il caffè“. Negoziarono la sede: Lugano. A due passi da Milano.

Da gennaio 1991, Accenti divenne responsabile per Europa, Sud America, Medio Oriente, Africa, area Pacifico. 18 gennaio 1991, tre giorni dopo l’inizio: scoppiò la prima guerra in Iraq. Tutti i manager americani furono invitati a non volare. Accenti decollò per il Venezuela il 20 gennaio. Un’avventura internazionale che sarebbe durata tre anni.

Ettore Accenti oggi


Oggi, a oltre vent’anni dal pensionamento a Lugano, Accenti continua a costruire futuro: il 30 ottobre 2025 ha inaugurato la Silicon Valley Library presso la SUPSI, Startup Garage, donando libri e documenti originali per ispirare le nuove generazioni di imprenditori.

Quando gli chiediamo se oggi sarebbe possibile replicare un’operazione come quella di Amstrad, Accenti riflette con lucidità: “La risposta è no, non con le stesse modalità. I tempi cambiano, i prodotti cambiano, gli strumenti devono essere completamente diversi. Ma operazioni di marketing massicce e penetranti sono ancora possibili. Apple ha venduto oltre un miliardo di iPhone in tutto il mondo a prezzi altissimi“.

La storia di Accenti dimostra che il successo nel tech non richiede capitali illimitati o tecnologie rivoluzionarie. Richiede preparazione ossessiva, pensiero laterale, execution veloce e partnership strategiche. Nel 2025, gli strumenti sono diversi, ma i principi restano gli stessi: da zero a 120 miliardi in tre anni non è magia. È strategia.

Una storia italiana di visione, coraggio e capacità di reinventarsi continuamente.

Si ringrazia l’Ing. Ettore Accenti per aver aperto i propri archivi all’autore Carlo Denza e alla redazione di RedHotCyber, condividendo memorie storiche, documenti e immagini esclusive della Silicon Valley Library.

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Poltronesofà vittima di attacco ransomware: il comunicato agli interessati


Il 27 ottobre 2025, il Gruppo Poltronesofà è finito nel mirino di un attacco informatico di tipo ransomware che ha messo fuori uso alcuni sistemi aziendali e reso indisponibili diverse macchine virtuali. L’azienda, in qualità di titolare del trattamento, ha notificato l’incidente agli interessati come previsto dall’art. 34 del Regolamento UE 2016/679 (GDPR).

Che cosa è successo


Secondo quanto comunicato, soggetti non autorizzati sono riusciti a compromettere i server del Gruppo, cifrando i file presenti all’interno delle infrastrutture e provocando la conseguente indisponibilità delle risorse ospitate.

L’attacco è stato identificato e contenuto in tempi rapidi grazie all’intervento di specialisti di cybersecurity, che hanno attivato le procedure di risposta agli incidenti, isolando i sistemi coinvolti e avviando un’indagine tecnica approfondita per comprendere l’estensione della compromissione.

Ad oggi, l’azienda fa sapere di aver implementato ulteriori misure di sicurezza e azioni di mitigazione, dichiarando che non sono emerse ulteriori criticità dopo il primo contenimento dell’incidente.

Quali dati potrebbero essere stati coinvolti


Dalle verifiche preliminari, Poltronesofà comunica che alcune categorie di dati personali potrebbero essere state oggetto di accesso non autorizzato, tra cui:

  • dati anagrafici (nome, cognome, codice fiscale);
  • dati di contatto (indirizzo postale, e-mail, numero di telefono cellulare).

Al momento non vi sono conferme definitive sulla reale esfiltrazione dei dati, ma l’azienda ha preferito informare gli utenti potenzialmente interessati nel rispetto degli obblighi normativi.

La crescente pressione dei ransomware sul settore retail


L’incidente si inserisce in un contesto nazionale e internazionale particolarmente sensibile: negli ultimi anni, il settore retail e arredamento è diventato uno dei bersagli privilegiati dei gruppi ransomware, attratti dall’elevata mole di dati personali e dall’importanza dei sistemi logistici e gestionali.

Gli attacchi mirati alla cifratura dei server, accompagnati da eventuale esfiltrazione dei dati per finalità di doppia estorsione, rappresentano oggi una delle minacce più pervasive per le aziende italiane.

Cosa dovrebbero fare i clienti


In attesa di ulteriori aggiornamenti da parte di Poltronesofà, gli utenti sono invitati a:

  • prestare attenzione a eventuali email sospette o tentativi di phishing che utilizzino i loro dati personali;
  • monitorare eventuali accessi non autorizzati ai propri account online;
  • adottare buone pratiche di sicurezza, come il cambio periodico delle password.

Poltronesofà ha dichiarato di essere al lavoro per ripristinare completamente la piena operatività dei servizi e per garantire la massima tutela delle informazioni dei clienti.

Come nostra consuetudine, lasciamo sempre spazio ad una dichiarazione dell’organizzazione qualora voglia darci degli aggiornamenti su questa vicenda e saremo lieti di pubblicarla con uno specifico articolo dando risalto alla questione. RHC monitorerà l’evoluzione della vicenda in modo da pubblicare ulteriori news sul blog, qualora ci fossero novità sostanziali.

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5.000 utenti italiani “freschi” in vendita nelle underground. Scopriamo di cosa si tratta


Nel gergo dei forum underground e dei marketplace del cybercrime, il termine combo indica un insieme di credenziali rubate composto da coppie del tipo email:password.

Non si tratta di semplici elenchi disordinati, ma di veri e propri database strutturati contenenti migliaia e a volte milioni di accessi che i criminali utilizzano per alimentare attività come furti di identità, frodi finanziarie, spam mirato e attacchi di credential stuffing.

Una combo può essere composta da dati provenienti da violazioni di database (ad esempio dalla pubblicazione dei dati dei gruppi ransomware), da campagne di phishing, da infostealer o da raccolte manuali effettuate tramite bot automatizzati.

Più è grande, più è preziosa per gli attori malevoli, soprattutto quando contiene credenziali “fresh” (fresche) appartenenti a utenti italiani o a specifici settori considerati redditizi.

Perché le combo sono così utili ai criminali


Le combo rappresentano un enorme vantaggio operativo per i cyber criminali. Permettono utilizzarle direttamente se sprovviste di MFA, sfruttare il fatto che molti utenti riutilizzano la stessa credenziale su più piattaforme (password reuse). Questo apre la strada agli attacchi automatizzati contro webmail, social network, e-commerce e servizi bancari.

Inoltre, una combo “fresca” permette ai gruppi di cybercrime di alimentare servizi a pagamento come log shop, proxy residenziali compromessi, campagne di spam o ransomware basate su accessi reali. In molti casi, gli attaccanti combinano più fonti di dati, incrociando email e password con indirizzi IP, impronte del browser, numeri di telefono o dettagli sensibili ottenuti tramite altri malware.

Come vengono raccolte le credenziali


Una delle fonti principali è rappresentata dagli infostealer, malware specializzati nel rubare password salvate nel browser, cookie di sessione, credenziali FTP, wallet di criptovalute e informazioni personali. Tra i più diffusi negli ultimi anni ci sono RedLine, Raccoon, Vidar e Lumma, spesso distribuiti tramite campagne molto ampie e continue.

Accanto agli infostealer, i criminali raccolgono credenziali da leak pubblici, da database rubati durante intrusioni nei server, oppure tramite phishing mirato. Ogni informazione sottratta viene poi aggregata, pulita e inserita in una combo pronta per essere venduta o scambiata su forum clandestini o gruppi Telegram.

I metodi di infezione più comuni


La diffusione degli infostealer avviene principalmente tramite download di programmi pirata, crack, keygen e software gratuiti trovati su siti non ufficiali. È uno dei vettori più efficaci perché colpisce utenti alla ricerca di contenuti gratuiti e quindi meno attenti alla sicurezza. Una singola esecuzione del malware è sufficiente per esfiltrare tutte le credenziali memorizzate nel dispositivo.

Altro vettore molto utilizzato è l’email phishing che simula comunicazioni legittime e induce l’utente a scaricare allegati malevoli o ad accedere a pagine di login fasulle. Seguono poi gli infostealer distribuiti tramite pubblicità ingannevole, pacchetti software manipolati o siti clonati che inducono a effettuare download dannosi.

Come proteggersi dalla compromissione delle credenziali


La principale difesa è la consapevolezza al rischio.

Evitare il riutilizzo della stessa password su più servizi, adottando invece password manager affidabili che generano e memorizzano credenziali complesse. Attivare l’autenticazione a due fattori rappresenta un ulteriore livello di sicurezza che riduce drasticamente la possibilità di accesso non autorizzato anche in caso di furto dei dati.

È altrettanto importante evitare di scaricare software da fonti non ufficiali, mantene il sistema aggiornato e diffidare dei link o allegati sospetti. Verificare periodicamente se la propria email compare in database pubblici di leak può aiutare a intervenire tempestivamente in caso di compromissione.

E voi lo fate tutti?

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AGI: Storia dell’Intelligenza Artificiale Generale. Dalla nascita alla corsa agli armamenti


Sulla veranda di una vecchia baita in Colorado, Mark Gubrud, 67 anni, osserva distrattamente il crepuscolo in lontananza, con il telefono accanto a sé, lo schermo ancora acceso su un’app di notizie.

Come sappiamo, i giganti della tecnologia quali Microsoft e OpenAI hanno annunciato un sorprendente accordo multimiliardario per realizzare l’AGI, aprendo la strada all’IPO da mille miliardi di dollari di OpenAI.

Gubrud fece un sorriso ironico: era stato lui a coniare il termine AGI, oggi così prezioso, 28 anni fa.

Tuttavia, non ne trasse né gloria né ricchezza.

Gubrud sospirò: “Sta ormai conquistando il mondo intero e il suo valore ammonta a migliaia di miliardi di dollari; Ho 67 anni, ho un dottorato inutile, non ho fama, soldi e lavoro.”

La profezia nel seminterrato


Nel 1997, Gubrud era uno studente laureato presso l’Università del Maryland.

Trascorreva le sue giornate sepolto nelle rumorose pompe dell’acqua nel seminterrato del laboratorio, “seduto lì a leggere tutte le informazioni che riuscivo a trovare”.

Quell’anno rimase affascinato dalla nanotecnologia all’avanguardia, affascinato dalle sue infinite possibilità e profondamente consapevole delle sue potenziali minacce.

Seguace di Eric Drexler, credeva che le scoperte tecnologiche nel mondo microscopico avrebbero potuto rivoluzionare la società umana, non solo in termini di progresso, ma anche in termini di potenziale di armi da guerra catastrofiche.
Eric Drexler, un ingegnere specializzato in nanotecnologie molecolari
Con queste preoccupazioni in mente, Gubrud presentò e lesse un documento intitolato “Nanotecnologia e sicurezza internazionale” alla Quinta Conferenza di frontiera sulla nanotecnologia molecolare nel 1997.

In quell’articolo, egli avvertiva che le scoperte in varie tecnologie all’avanguardia avrebbero ridefinito i conflitti internazionali e che il loro potere distruttivo avrebbe potuto persino superare quello di una guerra nucleare.

Ha invitato tutti i paesi ad “abbandonare le loro tradizioni marziali” e a utilizzare con cautela le nuove tecnologie in campo militare. Per descrivere il tipo di tecnologia più dirompente, ha dovuto coniare un nuovo termine. Goebold spiegò in seguito: “Avevo bisogno di un termine per distinguere l’IA di cui parlavo dall’IA conosciuta all’epoca”.

A quel tempo, la maggior parte dei sistemi di intelligenza artificiale erano sistemi esperti che risolvevano problemi specifici in ambiti ristretti, il che chiaramente non rientrava nel tipo di intelligenza completa a cui si riferiva.

Fu così che Goebold propose per primo il concetto di “Intelligenza Artificiale Generale (AGI)”.

Nell’articolo, ha paragonato l’AGI al cervello umano: un sistema di intelligenza artificiale che rivaleggia o supera il cervello umano in termini di complessità e velocità, è in grado di acquisire e applicare conoscenze generali e può svolgere quasi tutti i compiti che richiedono l’intelligenza umana.

Questa definizione è pressoché identica a quella che oggi si intende per AGI.

Per sottolineare la differenza in questo concetto, utilizzò addirittura specificamente il termine “intelligenza artificiale generale avanzata” per distinguerlo dal concetto allora ristretto di “intelligenza artificiale debole”.

In un’epoca in cui l’inverno dell’intelligenza artificiale non era ancora terminato, il suo articolo non ebbe molta diffusione e non ebbe molto impatto. Il giovane e impetuoso Gubrud probabilmente non avrebbe mai immaginato l’onda che la sua creazione avrebbe poi scatenato.

Il nome della rinascita


Con l’inizio del XXI secolo, la freddezza nel campo dell’intelligenza artificiale si è gradualmente dissipata. Alcuni ricercatori astuti hanno iniziato a ravvivare il sogno di costruire macchine veramente intelligenti.

Nel 1999, il futurista Ray Kurzweil predisse nel suo libro “L’era delle macchine spirituali” che l’intelligenza artificiale avrebbe raggiunto il livello dell’intelligenza umana intorno al 2030.

Questa previsione trovò profonda risonanza nell’informatico Ben Goertzel.
Ben Goertzel è un informatico, ricercatore di intelligenza artificiale (IA) e imprenditore.
Lui e il suo collega Cássio Pennachin hanno concepito l’idea di compilare una raccolta di articoli che esplorassero come far evolvere l’intelligenza artificiale oltre ambiti ristretti come il gioco degli scacchi e la formulazione di diagnosi, trasformandola in una forma di intelligenza ampiamente applicabile.
Cássio Pennachin
Inizialmente volevano chiamare questo concetto “intelligenza artificiale reale” o “intelligenza sintetica”, ma sentivano che mancava qualcosa.

Goetzel ha quindi invitato un gruppo di giovani colleghi con idee simili a lui a scambiarsi idee per questa “intelligenza artificiale completa” tramite una mailing list.

Tra coloro che hanno preso parte alla discussione c’erano futuri rinomati studiosi dell’intelligenza artificiale, come Shane Legg, co-fondatore e capo scienziato AGI di Google DeepMind, Pei Wang ed Eliezer Yudkowsky.
Da sinistra Shane Legg, Pei Wang ed Eliezer Yudkowsky.
Un giorno, Shane Legg, che aveva da poco conseguito il master, gli propose via e-mail: “Smettetela di chiamarla “vera IA”: sarebbe come dare uno schiaffo in faccia all’intero settore dell’IA. Se parliamo di macchine dotate di intelligenza generale, allora chiamiamola Intelligenza Artificiale Generale, abbreviata in AGI, che è più facile da pronunciare.”

Questa idea catturò l’attenzione di tutti.

Goertzel ricorda che Wang Pei suggerì di cambiare l’ordine delle parole in “Intelligenza Artificiale Generale”, ma l’abbreviazione GAI era ambigua (si pronunciava in modo simile a “gay” in inglese), quindi decisero di usare AGI.

Da allora, il termine “AGI” ha iniziato ad apparire frequentemente nei forum e negli articoli online.

L’intelligenza artificiale generale (AGI) ha gradualmente assunto la forma di una direzione di ricerca indipendente ed emergente: nel 2006 si è tenuta la seconda conferenza AGI, un evento pionieristico, e poco dopo è stata lanciata la rivista accademica Journal of Artificial General Intelligence. È stata pubblicata la raccolta di articoli curata da Goetzel, Artificial General Intelligence, che ha ulteriormente divulgato il concetto.

Tuttavia, proprio quando questo gruppo di giovani pensava di aver definito uno dei termini più importanti del XXI secolo, un uomo di mezza età sconosciuto si fece avanti. Intorno al 2005, in una discussione online all’interno della comunità AGI, qualcuno all’improvviso scrisse:

Il termine AGI era già in uso nel 1997“.

Tutti rimasero a bocca aperta per la sorpresa: “Chi è questo tizio?”

Un attento esame della letteratura rivelò che la persona e i suoi scritti erano effettivamente esistiti prima: questa persona non era altri che Mark Gubrud.

Lo studente senza nome che all’epoca sedeva in cantina a scrivere la sua tesi sembra emergere da un angolo della storia, ricordando alle generazioni future: sono stato io il primo a menzionare l’AGI.

Anche Shane Legg ammise questo piccolo incidente molti anni dopo:

“All’improvviso qualcuno è saltato fuori e ha detto: “Ehi, ho inventato questo termine nel ’97”, e siamo rimasti tutti sbalorditi: “Chi sei?” Dopo un’indagine, si è scoperto che era stato effettivamente lui a scrivere un articolo del genere. Quindi, anziché dire che abbiamo inventato l’AGI, dovremmo dire che abbiamo reinventato il termine”.

Sebbene l’ideatore sia stato riscoperto, la diffusione del concetto di AGI non ne è stata influenzata. Anche dopo questa “riscoperta”, la carriera di Gubrud non decollò negli ambienti accademici. Ha ricoperto diversi incarichi e ha scritto pochissimi articoli. Non è diventato un pioniere nel campo dell’AGI, né ne ha tratto fama e fortuna.

Al contrario, resta fedele alla sua missione di pace, pubblicando articoli che chiedono il divieto globale delle armi basate sull’intelligenza artificiale, come i robot killer autonomi, lasciando all’umanità una via d’uscita dalla corsa agli armamenti tecnologici.

Anche adesso, Gubrud trascorre la maggior parte del tempo a casa, prendendosi cura dell’anziana madre, conducendo una vita semplice e povera. Ma il mondo dell’AGI, da lui stesso battezzato, è completamente trasformato.

La disparità tra fama e fortuna


L’intelligenza artificiale generale, un tempo un termine nuovo e poco chiaro, è ora diventato un marchio molto ricercato e redditizio nel mondo della tecnologia. Per gli imprenditori e gli investitori della Silicon Valley, AGI è praticamente sinonimo di prossima miniera d’oro.

Nella comunità dell’IA circola un senso di urgenza: chi padroneggerà per primo l’AGI dominerà il futuro. I politici americani hanno addirittura dichiarato che se gli Stati Uniti non riusciranno a raggiungere l’AGI prima della Cina, allora saranno “finiti”.

Questa mania per l’AGI non solo ha fatto aumentare le valutazioni di mercato, ma ha anche stimolato investimenti astronomici: alla ricerca dell’AGI, giganti come Meta, Google e Microsoft hanno investito centinaia di miliardi di dollari nell’espansione della potenza di calcolo, arricchendo il produttore di chip Nvidia e spingendo il valore di mercato dell’azienda a un certo punto a 5 trilioni di dollari.

In poco più di due decenni, l’AGI si è trasformata da termine poco noto negli articoli accademici in un fulcro per far leva sul capitale e sull’opinione pubblica. Tuttavia, più un concetto diventa complesso, più sfumati diventano i suoi confini. Da un lato, aziende come OpenAI sono desiderose di rappresentare le prospettive dell’AGI nelle loro promozioni commerciali;

D’altro canto, hanno sostenuto che l’AGI non ha uno standard chiaro e non vale la pena sottolinearlo.

Nell’agosto 2025, il CEO di OpenAI Altman dichiarò pubblicamente in un’intervista: “Penso che il termine “AGI” sia diventato meno utile”.
il CEO di OpenAI Sam Altman
Anche il CEO di Microsoft Satya Nadella ha dichiarato nel podcast che dichiarare di aver raggiunto un certo traguardo AGI è “un imbroglio puramente assurdo”.

Logicamente, questi leader del settore stanno minimizzando il fascino che circonda l’AGI, come se temessero eccessive aspettative esterne.
Il CEO di Microsoft Satya Nadella
Ironicamente, all’AGI è stata attribuita in una certa misura la rilevanza di un indicatore finanziario.

Secondo gli addetti ai lavori, OpenAI ha persino discusso di un altro criterio per “raggiungere l’AGI”: quando il suo modello è considerato in grado di generare 100 miliardi di dollari di profitti per gli investitori, si può ritenere che abbia raggiunto un “AGI sufficiente”.

Nei contratti commerciali, l'”AGI” si è quasi trasformato in un cambiamento orientato al profitto: non è più solo una pietra miliare tecnologica, ma anche una merce di scambio nel gioco del capitale. Una volta attivato, comporta un’enorme riorganizzazione dei profitti.

Questa realtà lasciò Gubrud con sentimenti contrastanti.

Coniò il termine “AGI” per mettere in guardia il mondo dal rischio che la corsa agli armamenti degenerasse in una spirale incontrollata. Ora, il concetto è diventato popolare tra i clamori della ricerca del profitto e ha ricevuto diverse interpretazioni, comode e utilitaristiche.

Gubrud sapeva benissimo che non sarebbe potuto tornare in quella cantina per continuare la sua ricerca accademica, né avrebbe potuto cambiare le sorti dei giganti che inseguivano i loro sogni di AGI.Ma ogni volta che vede notizie sull’AGI (quelle tre lettere familiari che compaiono spesso nei titoli) non può fare a meno di fermarsi e dare una seconda occhiata.

Nonostante i cambiamenti nelle circostanze, una cosa rimane la stessa: le sue preoccupazioni e i suoi consigli riguardo all’AGI non sono mai stati così incisivi come oggi.

L'articolo AGI: Storia dell’Intelligenza Artificiale Generale. Dalla nascita alla corsa agli armamenti proviene da Red Hot Cyber.



Alibaba lancia Qwen 3 Max, l’App di AI che supera ChatGPT e DeepSeek


In questo periodo stiamo assistendo a un’ondata senza precedenti di nuovi LLM: dopo l’arrivo di Gemini 3.0 e il lancio di Claude Opus 4.5, anche la Cina ha deciso di muoversi nello stesso giorno di Claude presentando un nuovo modello che, a detta loro, sarebbe il migliore di tutti.

Il 24 novembre, Alibaba ha annunciato Qwen3Max, disponibile in beta pubblica da una settimana, che aveva già superato i 10 milioni di download. Un record capace di cancellare tutti quelli precedenti.

In pochissimo tempo ha messo in ombra ChatGPT, Sora e persino DeepSeek, diventando l’applicazione di intelligenza artificiale con la crescita più rapida mai vista. Era la seconda mossa cinese di Alibaba nel 2025, dopo che DeepSeek aveva già scosso il settore all’inizio dell’anno.

Le azioni del colosso cinese a Hong Kong sono salite del 4,13%. Nessun comunicato ufficiale altisonante, nessun evento in streaming con luci stroboscopiche: solo numeri che parlano da soli. E i mercati, come sempre, non si sbagliano quando fiutano un cambio di passo.

Caos, trend, “bolla” e una risposta ironica


Tutto era cominciato il 17 novembre, Qwen3 – il modello open source, il più potente del momento – era già pronto a integrarsi con la vita reale: acquisti, navigazione, prenotazioni. Non è un chatbot che risponde, è un assistente che fa. E lo faceva senza chiedere soldi, né carta di credito.

Il 18 novembre, appena 24 ore dopo il debutto, Qwen3Max era già quarto nell’App Store cinese tra le app gratuite, scavalcando DeepSeek. Ma la vera notizia non era la classifica: erano i server in tilt. L’hashtag “Qwen3Max di Alibaba si è bloccato” era esploso. La risposta ufficiale? Una sola frase, secca e ironica: “Sto bene”. Niente scuse tecniche, niente promesse di risoluzione entro 24 ore. Solo un “sto bene” che, in realtà, gridava: “Siamo stati travolti”.

Il giorno dopo, il 19, era già terza. Senza spot televisivi, senza partnership milionarie, solo una comunità che usava, condivideva, e soprattutto chiedeva all’app di fare cose. E l’app provava a farle, a volte con successo, a volte no – ma abbastanza da convincere milioni di persone a tenerla sul telefono.

Secondo Guancha.cn, nessuna app AI aveva mai raggiunto 10 milioni di download in così pochi giorni. ChatGPT ci aveva messo 40 giorni via web; la sua app iOS, lanciata in un solo mercato, aveva fatto mezzo milione in una settimana. Doubao di ByteDance, nonostante un lancio multipiattaforma, aveva impiegato mesi per arrivare a 9 milioni su iOS. DeepSeek, pur con i suoi 2,26 milioni in una settimana a gennaio 2025, non era partito così forte.

Il motore open source che conquista anche la Silicon Valley


Dietro Qwen non c’è solo marketing. Il modello open source lanciato da Alibaba nel 2023 ha superato Llama e DeepSeek tra gli sviluppatori, guadagnandosi una reputazione solida. Oggi la serie Qwen conta oltre 600 milioni di download globali. L’ultimo arrivato, Qwen3-Max, si piazza tra i primi tre al mondo – e in alcune metriche batte perfino GPT-5 e Claude Opus 4.

Non è un fenomeno confinato alla Cina. Anche in Silicon Valley ne parlano. Brian Chesky, CEO di Airbnb, ha dichiarato pubblicamente che la sua azienda “fa forte affidamento su Qwen” perché è più veloce e preciso dei modelli di OpenAI. Jensen Huang di NVIDIA ha aggiunto che Qwen sta dominando il mercato open source globale, con una crescita costante e senza sbandate.

Per Alibaba, Qwen3 non è un’app tra le tante. È la porta d’accesso all’era dell’AI agente: un’intelligenza che non aspetta domande, ma agisce. E lo fa con un piano concreto: collegarsi all’e-commerce, alle mappe, ai servizi locali. Non basta cercare un ristorante: l’obiettivo è prenotare il tavolo, scegliere il vino, e magari chiamare un taxi per tornare a casa.

Dall’assistente passivo all’agente che agisce


Questo è il vero cambio di passo. Non si tratta più di “chiedi e ti sarà dato”, ma di “dillo e sarà fatto”. Alibaba lo chiama esplicitamente: “assistente personale in grado di portare a termine progetti”. Il focus è sull’AI agente – un sistema che capisce, pianifica, esegue. E lo fa attraverso scenari complessi: non solo testo, ma azioni concatenate tra e-commerce, logistica, servizi.

L’integrazione con l’ecosistema Alibaba non è un optional, è il nucleo. L’app dovrà dialogare con Taobao, AutoNavi, Ele.me. L’obiettivo? Far sì che l’AI non rimanga un giocattolo per tech-entusiasti, ma entri nei capillari dell’economia reale: consegne, transazioni, assistenza clienti, gestione di flotte, prenotazioni. Tutto in automatico, o quasi.

Gli analisti lo vedono chiaro. Zheng Hongda di Western Securities parla di un ciclo di monetizzazione in arrivo, basato su abbonamenti e traffico mirato. Dongfang Securities va oltre: Qwen non solo rafforzerà la leadership di Alibaba nell’AI, ma alimenterà gli altri servizi del gruppo – condivisione di utenti, cross-promozione, ricavi più veloci. Non è solo un’app: è un motore di sistema.

Una nuova produttività, non una nuova interfaccia


L’AI non è più un lusso futuro. Con Qwen, Alibaba la trasforma in uno strumento di lavoro quotidiano. Non serve più un ingegnere per usare un modello avanzato: basta un telefono e una richiesta semplice. “Organizzami una cena per venerdì con i colleghi, budget 300 yuan, vicino all’ufficio, con opzione vegetariana.” L’app ci prova. A volte ci riesce. E quando funziona, cambia tutto.

Questo è il nuovo paradigma: non più AI come risorsa specializzata, ma come infrastruttura invisibile. Come l’elettricità. Come il Wi-Fi. Qualcosa che c’è, che lavora, e che ti permette di fare di più, più in fretta, con meno sforzo. Alibaba non sta lanciando un prodotto: sta costruendo un nuovo strato operativo per l’economia digitale.

E alla fine, forse, non si tratterà neanche più di “vincere” la competizione globale. Perché se l’AI diventa davvero un servizio di base – come l’acqua e la corrente – chi la controlla non conta quanto chi la distribuisce, la mantiene, la rende utile ogni giorno. E su questo terreno, Alibaba sta mettendo le tende.

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Out of the Box, Internet bene comune


28 novembre, Novara, 12:30 INTERNET BENE COMUNE

isoc.it/Novara-25th-IsocIT

Chi decide cosa può (o non può) accadere nella rete?

Modera: Antonio Baldassarra, CEO Seeweb e DHH

Nicola Blefari Melazzi,

Ingegnere delle telecomunicazioni, professore ordinario presso l’Università di Roma Tor Vergata, Presidente CNIT, Presidente Fondazione RESTART

Arturo Di Corinto,

Ricercatore Sapienza Università di Roma, Consigliere ACN

Guido Scorza,

Avvocato, giornalista e professore a contratto di diritto delle nuove tecnologie e privacy. Componente del Collegio del Garante per la protezione dei dati personali


dicorinto.it/formazione/out-of…



WAR ROOM. Geopolitica, sicurezza e potere nel mondo che cambia


8 dicembre, ore 14:30, Sala Sirio, Fiera dell’Editoria, Più libri più liberi

In un mondo in cui le mappe tornano a mutare sotto i nostri occhi, War Room riunisce studiosi e analisti per leggere fratture e nuove alleanze globali. Dal ritorno della guerra in Europa e il ruolo della NATO, al fronte artico dove clima e potere si intrecciano, il dialogo attraversa i nodi caldi del presente. Un doppio sguardo per comprendere come il potere si ridisegna nell’era delle crisi climatiche e dei conflitti ibridi.

Con: Luca Josi, Arturo Di Corinto, Lorenzo Castellani
Modera: Sebastiano Caputo


dicorinto.it/tipologia/present…



Breviario giuridico sulla cybersicurezza


5 dicembre ore 11:30, Sala Nettuno presso la Fiera dell’editoria Più Libri Più Liberi

Presentazione del libro a cura di Andrea Simoncini e Marina Pietrangelo

Intervengono Marina Pietrangelo, Erik Longo, Matteo Giannelli e Arturo Di Corinto

A cura di CNR Edizioni

Incontro su prenotazione per ragazzi da 14 anni in su


dicorinto.it/tipologia/present…



DK 10x12 - Giù le mani dal GDPR!


Il Digital Omnibus non vale i pixel che occorre accendere per visualizzarlo. Lsa Commissione dovrebbe vergognarsi, ma solo dopo essere stata impeciata, impiumata, e portata in giro per Bruxelles a cavallo di un palo, così che il popolo possa pacatamente esprimere il proprio democratico dissenso a pomodorate.


spreaker.com/episode/dk-10x12-…



In preparazione del Tempo di Avvento come ogni anno il vescovo di Fidenza Ovidio Vezzoli fa dono alla diocesi di Fidenza della lectio divina che avrà luogo per quattro giovedì consecutivi nella Cattedrale con inizio alle ore 20.30.


Maria



Nella lettera enciclica Ad Coeli Reginam, papa Pio XII parla di Maria come Madre del Capo, Madre dei membri del Corpo mistico, sovrana e regina della Chiesa, partecipe della regalità di Gesù. Scrive il Pontefice: «Fin dai primi secoli della chiesa cattolica il popolo cristiano ha elevato supplici preghiere e inni di lode e di devozione alla Regina del cielo, sia nelle circostanze liete, sia, e molto più, nei periodi di gravi angustie e pericoli».

Coloro che credono sono consapevoli di vivere un mistero e non finiscono mai di approfondire il senso della loro fede. La loro riflessione non è soltanto individuale; essa è stimolata e aiutata dalla riflessione della Chiesa. In questo sforzo di riflessione è importante ritornare alla fonte: all’origine della fede cristiana si trova la fede di Maria.

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Ma come raccontare questa «origine»? Chi può meglio di altri raccontare tutti gli aspetti della Beata Vergine Maria? Un teologo? Un mistico? Un poeta? Oppure semplicemente un vero devoto? Dante Alighieri era tutte queste cose insieme, e la sua Divina Commedia è un magnifico compendio di intensa spiritualità mariana.

La dottrina e la spiritualità mariane hanno avuto i loro sviluppi nella storia della Chiesa, ma sempre a partire dal Nuovo Testamento. I Padri della Chiesa hanno arricchito questa dottrina, tracciando un «filo azzurro» che va da Ignazio di Antiochia a Ireneo di Lione, da Ata­nasio di Alessandria a Efrem il Siro, a Romano il Melode e a molti altri, fino ai grandi del Medioevo.
MARIA, il nuovo volume della collana Accènti.
Negli Esercizi Spirituali, Ignazio di Loyola si riferisce a Maria con l’espressione affettuosa e teologicamente ricca di Madre y Señora nuestra. Il colloquio con Maria è spesso il primo dei «triplici colloqui» proposti a conclusione delle meditazioni e contemplazioni. Sulla scia di Ignazio, molti gesuiti hanno scritto sulla Beata Vergine Maria. Da san Roberto Bellarmino a Francisco Suárez, da Giovanni Pietro Pinamonti a Placido Nigido, fino ad arrivare a oggi e agli articoli raccolti in questo volume, ognuno dei quali restituisce un ritratto spirituale, teologico, poetico, artistico, di colei che va e viene «negli spazi a noi invalicabili».

«Vergine Madre della grazia/ stendi ancora il tuo velo/ ai campi devastati;/ sola terra intatta,/ ritorna a partorire subito/ e sempre, in mezzo al grano/ al limite dissacrato delle selve».
David M. Turoldo

Il volume «MARIA» include i contributi di Jean Galot S.I., Ignace de la Potterie S.I., Friedhelm Mennekes S.I., Giovanni Marchesi S.I., Piersandro Vanzan S.I., Ferdinando Castelli S.I. e una presentazione firmata da Enrico Cattaneo S.I.

📘 Leggi la Presentazione completa del volume

Il volume è disponibile per l’acquisto in formato PDF (258 pagine) a euro 7,99 e in versione cartacea su Amazon a 16 euro.

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Vi ricordo di questa iniziativa domani mattina a Sesto Fiorentino.


Incontro "Violenza di genere", 26 novembre Sesto Fiorentino (FI)


Con l'RSU FIOM-CGIL della mia azienda abbiamo organizzato un evento che esce un po' dalle tematiche "classiche" di cui si occupa una RSU.

L'incontro in questione si terrà mercoledì 26 novembre, alle 9:00 (mattina), alla Casa del Popolo di Querceto (Sesto Fiorentino, FI) e si intitola "Violenza di genere - Ragioni culturali e psicologiche, effetti sulle vittime, il supporto offerto dai servizi territoriali".

E' stato organizzato in collaborazione con il Centro Antiviolenza Artemisia di Firenze e vedrà la partecipazione di una delle loro psicologhe, la dott.ssa Eleonora Bartoli.

L’associazione Artemisia illustrerà le ragioni socio-culturali della violenza di genere, gli effetti sulle vittime, cercherà di fornire degli strumenti per riconoscere questo tipo di violenza e i servizi presenti sul territorio per il sostegno delle donne in quanto vittime e per gli uomini in quanto attori di tale violenza.

Se condividete magari riusciamo a raggiungere qualche persona in più.

#ViolenzaDiGenere
#GiornataInternazionaleControlaViolenzasulleDonne
#25novembre #25novembre2025
#FIOM
#CGIL

@Firenze




Free Circle: Davvero si può giocare usando Linux?

thefreecircle.org/

Segnalato dal calendario eventi di Linux Italia e pubblicato sulla comunità Lemmy @GNU/Linux Italia
Davvero si puo giocare usando Linux?
Linux è considerato un sistema per nerd e programmatori troppo lontano dal mondo gaming... O forse no?
In questa chiacchierata con Marco Valenti parleremo dello stato

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GOLEM: IPv6 al FLUG

golem.linux.it/

Segnalato dal calendario eventi di Linux Italia e pubblicato sulla comunità Lemmy @GNU/Linux Italia
Serata di spippolamento furioso indetta con l'obiettivo di garantire la connessione a IPv6 al server del FLUG. Con il FLUG e giomba

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Water on Mars? Maybe Not


We were as excited as anyone when MARSIS (the Mars Advanced Radar for Subsurface and Ionosphere Sounding) experiment announced there was possibly liquid water under the southern polar ice cap. If there is liquid water on Mars, it would make future exploration and colonization much more feasible. Unfortunately, SHARAD (the Shallow Radar) has a new trick that suggests the data may not indicate liquid water after all.

While the news is a bummer, the way scientists used SHARAD to confirm — or, in this case, deny — the water hypothesis was a worthy hack. The SHARAD antenna is on the Mars Reconnaissance Orbiter, but in a position that makes it difficult to obtain direct surface readings from Mars. To compensate, operators typically roll the spacecraft to give the omnidirectional antenna a clearer view of the ground. However, those rolls have been under 30 degrees.

Computer modelling indicated that rolls of 120 degrees would greatly improve the SHARAD data. So far, four of these “very large roll” or VLR maneuvers have allowed more detailed probes of the surface with SHARAD. Unfortunately the new data didn’t back up the early findings. Scientists now think the reflection may be just an unusually flat surface under the ice.

Of course, just because there might not be water in that location doesn’t mean there isn’t any at all. Want to live on Mars? There’s a lot to think about.


hackaday.com/2025/11/24/water-…



Con Qwen di Alibaba la Cina mette il turbo all’intelligenza artificiale?

Per vedere altri post come questo, segui la comunità @Informatica (Italy e non Italy 😁)

L'intelligenza artificiale cinese corre e spera di superare i rivali statunitensi. Il chatbot di IA Qwen di Alibaba ha registrato oltre 10 milioni di download nei 7 giorni successivi al suo rilancio, facendo salire le



Retrofits Done Right: Physical Controls for Heated Seats


Heated Seat controls

We’ve all owned something where one tiny detail drives us nuts: a blinding power LED, buttons in the wrong order, or a beep that could wake the dead. This beautifully documented project fixes exactly that kind of annoyance, only this time it’s the climate-controlled seats in a 2020 Ram 1500.

[projectsinmotion] wasn’t satisfied with adjusting seat heating and ventilation only through the truck’s touchscreen. Instead, they added real physical buttons that feel just like factory equipment. The challenge? Modern vehicles control seats through the Body Control Module (BCM) over a mix of CAN and LIN buses. To pull this off, they used an ESP32-S3 board with both CAN and LIN transceivers that sits in the middle and translates button presses into the exact messages the BCM expects.

The ESP32 also listens to the CAN bus so the new physical buttons always match whatever setting was last chosen on the touchscreen, no mismatched states, no surprises. On the mechanical side, there are 3D-printed button bezels that snap into blank switch plates that come out looking completely stock, plus a tidy enclosure for the ESP32 board itself. Wiring is fully reversible: custom adapters plug straight into the factory harness. Every pinout, every connector, and every wire color is documented with WireVis diagrams we’ve covered before, making this an easily repeatable seat-hack should you have a similar vehicle. Big thanks to [Tim] for the tip! Be sure to check out some of our other car hacks turning a mass produced item into one of a kind.


hackaday.com/2025/11/24/retrof…




Ultrasonic Cutting on the Cheap


When you think of ultrasonics, you probably think of a cleaner or maybe a toothbrush. If you are a Star Trek fan, maybe you think of knocking out crew members or showers. But there is another practical use of ultrasonics: cutting. By vibrating a blade at 40 kHz or so, you can get clean, precise cuts in a variety of materials. The problem? Commercial units are quite expensive. So [Electronoobs] decided to roll his own. Check it out in the video below.

There are dreams and then there’s reality. Originally, the plan was for a handheld unit, but this turned out not to be very practical. Coil actuators were too slow. Piezo elements made more sense, but to move the blade significantly, you need a larger element.

Taking apart an ultrasonic cleaner revealed a very large element, but mounting it to a small blade would be a problem. The next stop was an ultrasonic toothbrush. Inside was a dual piezo element with an interesting trick. The elements were mounted in a horn that acts like an ultrasonic megaphone, if you will.

These horns are available, and he found an off-the-shelf solution with four piezos and a large horn that seemed promising. Driving the elements, though, requires a 40kHz 100VAC signal. His original board didn’t work — but he’s not giving up. But, for now, he used a simple circuit on a breadboard. However, it didn’t make a strong vibration, even with a larger horn.

Comparison with ultrasonic cleaners showed that his output voltage wasn’t enough. The expedient answer was to buy an ultrasonic cleaner kit (who knew they came as kits?) and use the boards from it to drive the horn and the blade. That worked very well.

His current thinking is that the cleaner driver may be too large, since the blade and horn get hot in use. But he still encased it with a 3D printed case and wound up with a usable tool. His next version should be portable and maybe run a little cooler.

Ultrasonic sensors are, of course, super useful. Or you can always levitate tiny things with it.

youtube.com/embed/XhMMW6Fqgn0?…


hackaday.com/2025/11/24/ultras…



Anthropic lancia Claude Opus 4.5, il modello di intelligenza artificiale più avanzato


Anthropic ha rilasciato Claude Opus 4.5 , il suo nuovo modello di punta, che, secondo l’azienda, è la versione più potente finora rilasciata e si posiziona al vertice della categoria nella programmazione pratica, negli scenari basati su agenti di produttività.

Il modello ha inoltre registrato miglioramenti significativi nella ricerca approfondita, nell’analisi e nelle attività di presentazione. Opus 4.5 è ora disponibile tramite app, API e in tutti e tre le principali tecnologie cloud.

Il prezzo di Sonnet 4.5 parte da 3 dollari per milione di token in input e 15 dollari per milione di token in output, con un risparmio sui costi fino al 90% con il caching rapido e del 50% con l’elaborazione batch

SOTA nell’ingegneria reale


Nel test SWE-bench Verified, il nuovo modello mostra il risultato migliore tra tutti i modelli di frontiera : Anthropic sottolinea in particolare che Opus 4.5 rappresenta un significativo passo avanti rispetto a Sonnet 4.5, superando compiti che solo poche settimane fa erano considerati “quasi impossibili” per la generazione precedente.

Oltretutto:

  • Opus 4.5 è leader in 7 linguaggi di programmazione su 8 su SWE-bench Multilingual.
  • I miglioramenti non si limitano al codice: il modello ha registrato notevoli progressi nella visione, nella matematica, nel ragionamento e nelle attività multimodali.
  • Su Aider Polyglot, BrowseComp-Plus, Vending-Bench – anche gli indicatori SOTA o simili.

Nel contesto delle intelligenze artificiali, “SOTA” (State of the Art) indica il modello o la tecnica che raggiunge le migliori prestazioni note su uno o più benchmark rilevanti.

Un esempio di miglioramento è stato un caso del benchmark τ²: il modello si sarebbe posizionato in settima posizione, dopo GPT 5.1.

Più forte, più intelligente, più sicuro


Secondo il team, Opus 4.5 è il modello Anthropic più sicuro e resistente alle iniezioni immediate. Ha superato tutti i concorrenti in una serie di test di resilienza alle richieste di attacco. Oltretutto:

  • L’esame interno delle prestazioni di Opus 4.5 ha dato risultati migliori di qualsiasi altro test mai eseguito nella storia.
  • Grazie a una pipeline di ragionamento migliorata, il modello impiega molti meno token per il ragionamento e la ricerca di soluzioni.


Controllo della forza, compattazione e multi-agente


Opus 4.5 introduce una nuova importante funzionalità per gli sviluppatori: il parametro effort, che determina la profondità del ragionamento:

  • Con uno sforzo medio, il modello replica Sonnet 4.5 utilizzando il 76% di token in meno.
  • Al massimo, supera Sonnet 4.5 di 4,3 punti percentuali, generando il 48% di token in meno.



Secondo Anthropic, tutto ciò comporta un incremento del 15% nelle attività di ricerca approfondita degli agenti.

Aggiornamenti della piattaforma e del prodotto


Con il rilascio di Opus 4.5 sono stati introdotti i seguenti aggiornamenti:

  • Claude Code: la nuova modalità Plan genera piani dettagliati, formula eventuali domande di chiarimento e crea un file plan.md modificabile prima dell’esecuzione.
  • Claude Code è ora disponibile anche nell’app desktop, con supporto per sessioni parallele sia locali sia remote.
  • Nell’app Claude, le conversazioni estese non si “bloccano” più: il contesto precedente viene compresso automaticamente.
  • Claude per Chrome è ora disponibile per tutti gli utenti Max.
  • Claude per Excel è stato ampliato in versione beta per gli utenti Max, Team ed Enterprise.

Anthropic ha inoltre aumentato i limiti di utilizzo di Opus 4.5, rendendolo più adatto come strumento di lavoro principale. L’azienda ha dichiarato che gli utenti riceveranno approssimativamente lo stesso volume di token Opus rispetto ai token Sonnet disponibili in precedenza.

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"Il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale ha accompagnato fin dall’inizio il cammino di The Economy of Francesco, riconoscendo nel movimento una forte sintonia con la propria missione". Lo ha affermato p.




#Israele, la tregua che uccide


altrenotizie.org/primo-piano/1…


spesso si pensa che parlare sia meglio che scrivere. c'è la mimica corporea si dice. ci si capisce meglio si sostiene. ed è anche vero che la mimica corporea aiuta. non è un pensiero del tutto idiota e sbagliato. MA e ora cominciamo con i MA. scrivere aiuta a riflettere su quello che si legge e quello che si scrive. attinge più facilmente alla parte razionale di ognuno di noi. quando io scrivo mi rendo conto di essere più facilmente razionale e di mettere meglio a fuoco i miei pensieri, i miei bisogni, quello che voglio, e di essere anche meno vittima del'irruenza delle emozioni. scrivendo una cattiveria è più facile correggere successivamente. molte persone al contrario parlando sono solo e soltanto preda di emozioni. per cui concludendo dalle ferite che possono portare non le parole scritte ma le parole dette in faccia non c'è ritorno. in sostanza per quanto paia il contrario, e quanto qui esposto possa sembrare contro-intuitivo, le parole rimangono per sempre, quelle scritte no.



un buon yogin sa che il motivo per cui fai qualcosa è più importante dell'azione e persino del risultato. un buon yogin aiuta prima di tutto se stesso a crescere e sviluppare consapevolezza. durante questo percorso, se fatto con successo, può succedere di poter essere di aiuto agli altri. partire dall'aiutare gli altri pensando che questo aiuti automaticamente anche se stessi, senza pensare al motivo per cui lo facciamo, può creare nel breve termine qualcosa di utile, ma nel lungo termine non aiuta né me né chi mi sta accanto e quindi non produce un mondo migliore.


un mondo migliore si costruisce con le azioni o costruendo consapevolezza?


The 'psyops' revealed by X are entirely the fault of the perverse incentives created by social media monetization programs.

The x27;psyopsx27; revealed by X are entirely the fault of the perverse incentives created by social media monetization programs.#AI #AISlop


America’s Polarization Has Become the World's Side Hustle


A new feature on X is making people suddenly realize that some large portion of the divisive, hateful, and spammy content designed to inflame tensions or, at the very least, is designed to get lots of engagement on social media, is being published by accounts that are pretending to be based in the United States but are actually being run by people in countries like Bangladesh, Vietnam, India, Cambodia, Russia, and other countries. An account called “Ivanka News” is based in Nigeria, “RedPilledNurse” is from Europe, “MAGA Nadine” is in Morocco, “Native American Soul” is in Bangladesh, and “Barron Trump News” is based in Macedonia, among many, many of others.

Inauthentic viral accounts on X are just the tip of the iceberg, though, as we have reported. A huge amount of the viral content about American politics and American news on social media is from sock puppet and bot accounts monetized by people in other countries. The rise of easy to use, free AI generative tools have supercharged this effort, and social media monetization programs have incentivized this effort and are almost entirely to blame. The current disinformation and slop phenomenon on the internet today makes the days of ‘Russian bot farms’ and ‘fake news pages from Cyprus’ seem quaint; the problem is now fully decentralized and distributed across the world and is almost entirely funded by social media companies themselves.

This will not be news to people who have been following 404 Media, because I have done multiple investigations about the perverse incentives that social media and AI companies have created to incentivize people to fill their platforms with slop. But what has happened on X is the same thing that has happened on Facebook, Instagram, YouTube, and other social media platforms (it is also happening to the internet as a whole, with AI slop websites laden with plagiarized content and SEO spam and monetized with Google ads). Each social media platform has either an ad revenue sharing program, a “creator bonus” program, or a monetization program that directly pays creators who go viral on their platforms.

This has created an ecosystem of side hustlers trying to gain access to these programs and YouTube and Instagram creators teaching people how to gain access to them. It is possible to find these guide videos easily if you search for things like “monetized X account” on YouTube. Translating that phrase and searching in other languages (such as Hindi, Portuguese, Vietnamese, etc) will bring up guides in those languages. Within seconds, I was able to find a handful of YouTubers explaining in Hindi how to create monetized X accounts; other videos on the creators’ pages explain how to fill these accounts with AI-generated content. These guides also exist in English, and it is increasingly popular to sell guides to make “AI influencers,” and AI newsletters, Reels accounts, and TikTok accounts regardless of the country that you’re from.
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Examples include “AK Educate” (which is one of thousands), which posts every few days about how to monetize accounts on Facebook, YouTube, X, Instagram, TikTok, Etsy, and others. “How to create Twitter X Account for Monitization [sic] | Earn From Twitter in Pakistan,” is the name of a typical video in this genre. These channels are not just teaching people how to make and spam content, however. They are teaching people specifically how to make it seem like they are located in the United States, and how to create content that they believe will perform with American audiences on American social media. Sometimes they are advising the use of VPNs and other tactics to make it seem like the account is posting from the United States, but many of the accounts explain that doing this step doesn’t actually matter.

Americans are being targeted because advertisers pay higher ad rates to reach American internet users, who are among the wealthiest in the world. In turn, social media companies pay more money if the people engaging with the content are American. This has created a system where it makes financial sense for people from the entire world to specifically target Americans with highly engaging, divisive content. It pays more.

For the most part, the only ‘psyop’ here is one being run on social media users by social media companies themselves in search of getting more ad revenue by any means necessary.

For example: AK Educate has a video called “7 USA Faceless Channel Ideas for 2025,” and another video called “USA YouTube Channel Kaise Banaye [how to].” The first of these videos is in Hindi but has English subtitles.

“Where you get $1 on 1,000 views on Pakistani content,” the video begins, “you get $5 to $7 on 1,000 views on USA content.”

“As cricket is seen in Pakistan and India, boxing and MMA are widely seen in America,” he says. Channel ideas include “MMA,” “Who Died Today USA,” “How ships sink,” news from wars, motivational videos, and Reddit story voiceovers. To show you how pervasive this advice to make channels that target Americans is, look at this, which is a YouTube search for “USA Channel Kaise Banaye”:


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Screengrabs from YouTube videos about how to target Americans
One of these videos, called “7 Secret USA-Based Faceless Channel Ideas for 2026 (High RPM Niches!)” starts with an explanation of “USA currency,” which details what a dollar is and what a cent is, and its value relative to the rupee, and goes on to explain how to generate English-language content about ancient history, rare cars, and tech news. Another video I watched showed, from scratch, how to create videos for a channel called “Voices of Auntie Mae,” which are supposed to be inspirational videos about Black history that are generated using a mix of ChatGPT, Google Translate, an AI voice tool called Speechma, Google’s AI image generator, CapCut, and YouTube. Another shows how to use Bing search, Google News Trends, Perplexity, and video generators to create “a USA Global News Channel Covering World Events,” which included making videos about the war in Ukraine and Chinese military parades. A video podcast about success stories included how a man made a baseball video called “baseball Tag of the year??? #mlb” in which 49 percent of viewers were in the USA: “People from the USA watch those types of videos, so my brother sitting at home in India easily takes his audience to an American audience,” one of the creators said in the video.

I watched video after video being created by a channel called “Life in Rural Cambodia,” about how to create and spam AI-generated content using only your phone. Another video, presented by an AI-generated woman speaking Hindi, explains how it is possible to copy paste text from CNN to a Google Doc, run it through a program called “GravityWrite” to alter it slightly, have an AI voice read it, and post the resulting video to YouTube.
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A huge and growing amount of the content that we see on the internet is created explicitly because these monetization programs exist. People are making content specifically for Americans. They are not always, or even usually, creating it because they are trying to inflame tensions. They are making it because they can make money from it, and because content viewed by Americans pays the most and performs the best. The guides to making this sort of thing focus entirely on how to make content quickly, easily, and using automated tools. They focus on how to steal content from news outlets, source things from other websites, and generate scripts using AI tools. They do not focus on spreading disinformation or fucking up America, they focus on “making money.” This is a problem that AI has drastically exacerbated, but it is a problem that has wholly been created by social media platforms themselves, and which they seem to have little or no interest in solving.

The new feature on X that exposes this fact is notable because people are actually talking about it, but Facebook and YouTube have had similar features for years, and it has changed nothing. Clicking any random horrific Facebook slop page, such as this one called “City USA” which exclusively posts photos of celebrities holding birthday cakes, shows that even though it lists its address as being in New York City, the page is being run by someone in Cambodia. This page called “Military Aviation” which lists its address as “Washington DC,” is actually based in Indonesia. This page called “Modern Guardian” and which exclusively posts positive, fake AI content about Elon Musk, lists itself as being in Los Angeles but Facebook’s transparency tools say it is based in Cambodia.

Besides journalists and people who feel like they are going crazy looking at this stuff, there are, realistically, no social media users who are going into the “transparency” pages of viral social media accounts to learn where they are based. The problem is not a lack of transparency, because being “transparent” doesn’t actually matter. The only thing revealed by this transparency is that social media companies do not give a fuck about this.




Testing the Survivability of Moss in Space


The cool part about science is that you can ask questions like what happens if you stick some moss spores on the outside of the International Space Station, and then get funding for answering said question. This was roughly the scope of the experiment that [Chang-hyun Maeng] and colleagues ran back in 2022, with their findings reported in iScience.

Used as moss specimen was Physcomitrium patens, a very common model organism. After previously finding during Earth-based experiments that the spores are the most resilient, these were subsequently transported to the ISS where they found themselves placed in the exposure unit of the Kibo module. Three different exposure scenarios were attempted for the spores, with all exposed to space, but one set kept in the dark, another protected from UV and a third set exposed to the healthy goodness of the all-natural UV that space in LEO has to offer.

After the nine month exposure period, the spores were transported back to Earth, where the spores were allowed to develop into mature P. patens moss. Here it was found that only the spores which had been exposed to significant UV radiation – including UV-C unfiltered by the Earth’s atmosphere – saw a significant reduction in viability. Yet even after nine months of basking in UV-C, these still had a germination rate of 86%, which provides fascinating follow-up questions regarding their survivability mechanisms when exposed to UV-C as well as a deep vacuum, freezing temperatures and so on.


hackaday.com/2025/11/24/testin…



diciamo che una buona sanità dovrebbe essere gratuita. nel senso che per esami e visite di un bambino un genitore non dovrebbe pagare. ma addirittura farsi pagare dallo stato per il servizio di mettere di disposizione i figli mi pare stoni un pochetto.