Security Weekly: le ultime novità dal mondo cyber
Buon sabato e ben ritrovato caro cyber User.
Questa settimana ci concentreremo su importanti sviluppi nel campo della sicurezza informatica che hanno visto interventi significativi delle autorità, nuove minacce emergenti e iniziative per rafforzare le difese. Scopriamo insieme cosa è successo.
Smantellamento della piattaforma di spoofing Russian Coms
Il National Crime Agency (NCA) del Regno Unito ha raggiunto un importante traguardo nella lotta contro le frodi telefoniche smantellando Russian Coms, una piattaforma di spoofing utilizzata per effettuare oltre 1,8 milioni di chiamate fraudolente. Questa operazione, parte di "Operation Henhouse," ha portato all'arresto di 290 individui coinvolti in attività criminali, dimostrando l'impegno delle autorità nel contrastare le frodi e proteggere i cittadini.
NSA introduce la Penetration Testing autonoma con AI
La National Security Agency (NSA) degli Stati Uniti ha svelato una piattaforma di Penetration Testing autonoma alimentata da intelligenza artificiale. Questo strumento è progettato per migliorare la difesa cibernetica dei fornitori dell'industria dell'intelligence, permettendo di identificare e mitigare le vulnerabilità nei sistemi del Defense Industrial Base. L'uso dell'AI consente una valutazione più precisa e continua delle vulnerabilità di rete, proteggendo dati sensibili e classificati dalle minacce cibernetiche.
Nuova iniziativa per rafforzare la cybersecurity federale negli USA
Il Center for Federal Civilian Executive Branch Resilience ha lanciato un'iniziativa per migliorare le difese informatiche delle agenzie federali statunitensi. In risposta a incidenti come l'attacco SolarWinds, questa iniziativa mira a proteggere i lavoratori governativi dai cybercriminali e dagli attacchi di stati-nazione attraverso educazione, soluzioni tecnologiche e raccomandazioni politiche. Un obiettivo chiave è l'adozione di un'architettura di zero trust da parte delle agenzie federali.
Campagne di cyber spionaggio e phishing sofisticato
La scena globale delle minacce informatiche continua a evolversi. Il gruppo APT41, ritenuto composto da cittadini cinesi, ha lanciato una campagna di cyber-spionaggio contro un istituto di ricerca taiwanese, utilizzando malware avanzati come ShadowPad e Cobalt Strike. Allo stesso tempo, falsi siti Google Authenticator promossi tramite Google ads stanno installando malware sui dispositivi degli utenti, mentre una nuova campagna di phishing con il kit Tycoon 2FA utilizza Amazon SES per ingannare le vittime.
Malware e attacchi alle piccole e medie imprese
I cybercriminali stanno prendendo di mira le piccole e medie imprese in Europa con campagne di phishing che utilizzano malware come Agent Tesla e Remcos RAT. Utilizzando account email compromessi, queste campagne diffondono malware attraverso nove ondate di attacchi, cercando di compromettere i sistemi delle aziende e rubare dati sensibili.
Nuove minacce DNS e malware Android
Un nuovo vettore di attacco DNS, chiamato Sitting Ducks, è stato sfruttato da attori di minaccia russi per dirottare oltre un milione di domini. Questo sfruttamento deriva da verifiche inadeguate della proprietà dei domini da parte dei provider DNS. Nel campo della sicurezza mobile, un nuovo malware Android chiamato BingoMod non solo ruba denaro dai conti bancari delle vittime ma cancella anche i dispositivi compromessi.
Aggiornamenti di sicurezza Apple e nuovi ransomware
Apple ha rilasciato aggiornamenti di sicurezza per iOS, macOS, tvOS, visionOS, watchOS e Safari, correggendo numerose vulnerabilità. Nel frattempo, Microsoft ha avvertito che diversi attori ransomware stanno sfruttando una vulnerabilità negli hypervisor ESXi per ottenere permessi amministrativi completi, portando a distribuzioni di ransomware come Akira e Black Basta.
Attacco ransomware a OneBlood e impatto sulla fornitura di sangue
OneBlood, una grande organizzazione di donazione di sangue negli Stati Uniti sudorientali, ha subito un attacco ransomware che ha compromesso la sua capacità di fornire sangue agli ospedali. In risposta, l'organizzazione ha implementato processi manuali e ha chiesto l'attivazione di protocolli di carenza critica di sangue nelle oltre 250 strutture ospedaliere servite. La comunità nazionale della donazione di sangue sta assistendo OneBlood per garantire la fornitura di sangue ai pazienti.
😋 FunFact
Hackerare e sbloccare nel 2024 il primo tablet Amazon basato su MediaTek: Amazon Fire HD6/HD7 del 2014.
In chiusura
Questi eventi recenti sottolineano la natura dinamica e in continua evoluzione delle minacce cibernetiche. La cooperazione internazionale, l'adozione di tecnologie avanzate e l'implementazione di strategie di difesa robuste sono essenziali per affrontare le sfide del panorama della sicurezza informatica.
Anche quest'oggi abbiamo concluso, ti ringrazio per il tempo e l'attenzione che mi hai dedicato, augurandoti buon fine settimana, ti rimando al mio blog e alla prossima settimana per un nuovo appuntamento con NINAsec.
Luce Verde per il Caos: una Vulnerabilità nei Semafori è stata scoperta da Ricercatore!
Un ricercatore di sicurezza ha scoperto una vulnerabilità nel controllore di un semaforo che potrebbe consentire agli aggressori di modificare i segnali e causare ingorghi. Andrew Lemon di Red Threat ha detto di aver trovato un bug nel dispositivo Intelight X-1, che consente a chiunque di ottenere il pieno controllo dei semafori. Il motivo è la mancanza di autenticazione sull’interfaccia web dell’apparecchio, accessibile tramite Internet.
Lemon ha provato a replicare uno scenario in cui tutti i semafori a un incrocio diventano verdi, come visto nei film. Tuttavia, un dispositivo chiamato Unità di gestione dei malfunzionamenti previene tali situazioni. Tuttavia, gli aggressori possono modificare gli orari dei semafori, causando problemi fisici come gli ingorghi.
Lemon e il suo team hanno trovato circa 30 dispositivi Intellight vulnerabili accessibili tramite Internet. Ha segnalato il problema a Q-Free, proprietaria di Intellight. Tuttavia, invece di collaborare, Q-Free gli ha inviato una lettera legale, sostenendo che il dispositivo che Lemon aveva analizzato non era più in vendita e che la sua ricerca avrebbe potuto violare la legge sulle frodi informatiche.
La società ha inoltre espresso preoccupazione per il fatto che la pubblicazione della vulnerabilità potrebbe danneggiare la sicurezza nazionale e portare ad attacchi alle infrastrutture. Lemon crede che la compagnia stia cercando di tenerlo tranquillo attraverso minacce legali.
La rappresentante di Q-Free Tricia Tunilla ha osservato che il controller non viene prodotto da quasi dieci anni e ha raccomandato agli utenti di sostituire i vecchi dispositivi con nuovi modelli. Lemon ha anche scoperto che alcuni dispositivi Econolite connessi a Internet utilizzano un protocollo NTCIP potenzialmente vulnerabile. Un portavoce di Econolite ha confermato che questi dispositivi sono ormai obsoleti e tutti gli utenti dovrebbero sostituirli con modelli più recenti.
Gli esperti consigliano di seguire le migliori pratiche per la sicurezza della rete e di limitare l’accesso alle apparecchiature critiche su Internet aperta.
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Stefano Galieni*
L’uccisione del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, messa in atto a Teheran dal governo israeliano va considerata secondo numerosi punti di vista. Intanto, dopo il bombardamento in Yemen e l’aumento delle operazioni in Libano, due Stati sovrani, dovrebbero far considerare l’allargamento del conflitto mediorientale come già in atto. Una fase che, coinvolgendo direttamente, non è la prima volta, l’Iran, finisce col non limitare più i confini reali del conflitto. Ma a quale scopo? Indebolire Hezbollah in Libano come si è fatto con Hamas? Garantire continuità al governo Netanyahu, costi quel che costi? Israele sta subendo in questi mesi numerose e pesanti critiche per il genocidio gazawi, anche da parte di Paesi e di governi considerati amici. Le stesse risoluzioni delle Corti internazionali dell’Aja, (penale e di giustizia), rischiano di costringere Tel Aviv a rapportarsi con meno oltraggio al diritto internazionale. Viene da pensare che questa strategia sia frutto di una scelta autonoma israeliana affinché, indipendentemente da chi sarà il prossimo Presidente USA, ci si trovi davanti ad un fatto compiuto. C’è una guerra in atto su larga scala e l’occidente non può non schierarsi con Israele né far diminuire il proprio sostegno.
Questo permetterebbe di fare carta straccia non solo dei capi di accusa rivolti al governo “dell’unico paese democratico nell’area” (come ancora ci si ostina a dire, ma e soprattutto a impedire qualsiasi prospettiva di risoluzione della questione palestinese. Gli 800 mila coloni in Cisgiordania resterebbero dove sono, Gaza se non si arrende diventerà terra di deportazione o di carestia – drammatico l’aumento dei casi di poliomielite fra i bambini – e Gerusalemme sarà capitale di un solo Stato. Questo a costo di una guerra senza fine. Del resto per gli Usa, indebolire l’Iran, indipendentemente da chi sarà eletto, è da considerare fattore positivo, l’importante è che, anche a costo di far divenire un deserto tanto quel che resta della Palestina che il sud del Libano. Problema non risolto resterebbe il traffico marittimo nel Mar Rosso dove è ancora forte lo spazio e il ruolo della minoranza Houthi. Gli attacchi come quelli condotti da Israele nei giorni scorsi non possono scuotere il Paese, peraltro confinante con gli altri del Golfo e che, non a caso, si stanno irrigidendo anche con gli Usa, in particolare l’Arabia Saudita. Quel tratto di mare è fondamentale, dal punto di vista strategico e commerciale, soprattutto per l’Europa, per Washington, soprattutto se prevarranno spinte isolazioniste, sarà l’ennesima area dimenticata in cui però, ogni giorno, transitano navi commerciali e militari, anche statunitensi.
C’è un secondo punto di vista da tenere in considerazione: per Israele e i suoi alleati, quelle che si stanno effettuando sono “operazioni speciali” contro terroristi. Si combatte contro Hamas, non contro i palestinesi, contro Hezbollah, non contro i libanesi, contro gli Houthi, non gli yemeniti. Una traduzione della lettura del conflitto che non è soltanto formale e linguistica. Si nomina il proprio nemico, lo si fa inserire, anche se si tratta come Hamas ed Hezbollah, nelle liste delle organizzazioni terroriste, pur essendo partiti, con propri statuti, che hanno partecipato ad elezioni e che hanno propri rappresentanti nelle istituzioni. E l’equiparazione partito ostile = organizzazione terroristica, permette di violare senza alcun tipo di restrizione, ogni norma di diritto internazionale.
Un diritto che è divenuto far west 2.0, il leader di Hamas è stato ucciso con un missile ad altissima precisione, così almeno pare, ma che non nasce oggi e da decenni autorizza le potenze imperialiste a operare come giustizieri, (il termine boia sarebbe più adeguato) senza neanche un minimo processo. La storia della seconda metà del XX secolo è costellata di vicende simili, dalle decine di tentativi andati a vuoto per uccidere Fidel Castro a Cuba, agli omicidi degli esuli, realizzati anche in Italia, da agenti delle dittature latino americane incaricate di eliminare chi aveva trovato scampo in Europa. Colpire a distanza, spesso anche con il silenzio complice dei governi in cui erano presenti i rifugiati. Israele, dopo l’attentato sanguinoso alle Olimpiadi di Monaco del 1972, 11 atleti uccisi anche a causa dell’assalto delle teste di cuoio tedesche, decise immediatamente, con l’allora leader Golda Meir di far partire l’operazione “l’Ira di dio”, era, curiosa coincidenza l’11 settembre 1972. E il primo ad essere ucciso fu Wael Zuaiter, intellettuale, pacifista, amico di Moravia e Jean Genet, Ennio Calabria e Giorgio La Pira. Fu ucciso a Roma, il 16 ottobre dello stesso anno. Attivista politico nella sinistra, stava lavorando alla traduzione in italiano de Le mille e una notte. L’uccisione di figure di spicco e di ampia capacità di dialogo, in grado di far conoscere in Europa le ragioni del popolo palestinese, è stato il filo rosso di quella stagione che non si è interrotta neanche dopo gli accordi di Oslo del 1993. Agenti del Mossad hanno colpito indisturbati in Europa e non solo. Omicidi mirati di cui, secondo lo storico il giornalista israeliano Ronen Bergman, sono state uccise, all’estero, da allora, oltre 500 persone. Nel 2018 fece scalpore in Italia il suo volume “Uccidi per primo” che ricostruiva molte di quelle vicende. Negli ultimi anni gli obiettivi sono stati anche dirigenti di Hamas e di Hezbollah e nonostante alcuni smacchi, non si sono fermati. Considerando anche gli omicidi mirati compiuti in Cisgiordania e aggiungendo cittadini siriani o iraniani, si è ormai superata la soglia delle 800 uccisioni, tutte rimaste impunite. Tutte compresa quella di un cameriere arabo, in Norvegia, scambiato per un palestinese, quelle di scienziati, almeno 5 eliminati in maniera diversa in Iran in quanto sospettati di lavorare ad un ordigno nucleare per Teheran, Nel 1997, guarda caso col primo governo Netanyahu, riprende la catena di omicidi e si tenta di avvelenare ad Amman, in Giordania, Khaled Meshal, considerato l’allora leader politico di Hamas. Un triplo errore perché Meshal sopravvive, gli avvelenatori vengono arrestati e il governo Giordano, che aveva da poco firmato gli accordi con Israele, minaccia di stracciarli. Come in una pessima spy story, il governo di Tel Aviv è costretto non solo a mandare l’antidoto al veleno che salva l’esponente politico ma anche a liberare l’allora vero leader spirituale del Movimento di Resistenza Islamica, Hamas, lo sceicco Ahmed Yassin che torna a Gaza accolto come un eroe. I governi israeliani, ormai da oltre 50 anni, dichiarano di “dover condurre” queste azioni perché non si fidano più dei governi europei, ma nel frattempo hanno continuato ad uccidere in Tunisia, Cipro, Turchia, Siria, Yemen, Emirati Arabi. Uno smacco si determina a Dubai nel 2010, quando, nella camera d’albergo, viene soffocato con un veleno un dirigente di Hamas. Ma come in ogni grande albergo ci sono le telecamere che tutto osservano e i killer vengono tutti identificati dall’intelligence degli Emirati.
Rispetto al 1972, gran parte dei Paesi in cui trovano rifugio esponenti palestinesi, sono dotati di tecnologia e di intelligence molto avanzata, non vale più la superiorità che, insieme al comune intento degli Usa e di altri governi UE, sancivano il potere assoluto. Oggi le armi per rispondere colpo su colpo sono in mano a numerosi Stati e ad ogni azione prima o poi corrisponde una reazione, sul piano militare, destinata a far aumentare la tensione. E non è più utilizzabile, continuando con la metafora del western, a elaborare liste di “wanted, dead or alive” ( di vivi ne prendono sempre raramente), il mondo multipolare non permette queste semplificazioni tanto care alla leggenda della vecchia frontiera su cui sono nati gli Usa. Prima o poi si dovrà tornare ad accettare che le soluzioni ai conflitti le può trovare solo la diplomazia, quella reale e non serva di interessi superiori. Ma quanti ne cadranno di leader o di uomini, donne, bambini che non sono neanche nelle liste, prima che questo possa accadere? Pace e tregua diventano perciò ancor più urgenti parole dominanti. Da ultimo, una terribile perplessità. Nel ripercorrere decenni di omicidi extragiudiziali sale un’inquietudine. Chi ci assicura che, avendo opinioni che vengono censurate anche dalle piattaforme social, che sono bandite dal sistema mediatico mainstream di non essere, che so, in quanto comunisti, anche noi un prossimo target su cui apporre la scritta wanted? Se si torna ad essere considerati come non gestibili, nelle nostre ormai caricature di democrazie, anche questo è possibile
*da Transform Italia
Per Israele, USA e non solo vale la legge del far west 2.0
Stefano Galieni* L’uccisione del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, messa in atto a Teheran dal governo israeliano va considerata secondo numerosi puRifondazione Comunista
Stressed Forums: Espansione e Collaborazioni nel Mondo Underground
Nel panorama dei forum underground disponibile nelle profondità del deep e dark web da pochi giorni sta nascendo un nuovo forum chiamato “Stressed Forums” che mira ad affermarsi nell’ambiente in maniera veloce e molto professionale promettendo di diventare un punto di riferimento per chi cerca discussioni e materiale e qualità e fuori dall’ordinario.
Come nasce e quale tecnica di espansione utilizza
Stressed Forum nasce dal progetto Telegram “Stressed Projects Official”. Secondo un’analisi effettuata sul gruppo, l’attività effettiva di scambio di informazioni è iniziata intorno al febbraio 2024. Il canale è diviso in due parti: la prima è dedicata alla condivisione di materiale e aggiornamenti di notizie, mentre la seconda è una chat di gruppo dove gli utenti registrati possono interagire tra loro.
Ad oggi, risultano 602 iscritti alla chat e 468 iscritti al gruppo di condivisione di materiale.
Un messaggio di benvenuto e l’utilizzo del bot disponibile spiegano le regole e gli obiettivi del canale Telegram, invitando inoltre gli utenti a registrarsi sul forum ufficiale Stressed Forums. Le regole sono simili a quelle di molti altri canali, ma una regola aggiuntiva, evidenziata in modo particolare, è l’utilizzo della lingua inglese per comunicare. Questo sottolinea l’internazionalità del canale e suggerisce un obiettivo di espansione globale.
I primi messaggi di modifiche al vecchio forum, chiamato Forum Stressed City, risalgono al 16 aprile 2024. Da allora, i messaggi sono stati poco strutturati, fino a pochi giorni fa, quando su altri canali, come quello di “Hunt3r Kill3rs Group”, sono comparsi messaggi di invito a registrarsi sul sito Stressed Forums. Inoltre, è stato chiesto a chi fosse interessato di contribuire economicamente al sostegno del progetto, promettendo miglioramenti significativi.
Gli inviti si sono diffusi anche in altri gruppi Telegram conosciuti, come CyberVolk e The African Network, dove si parla molto di questo sito underground. L’obiettivo di questi messaggi inoltrati da gruppo a gruppo è sicuramente quello di attirare il maggior numero possibile di persone sul forum, creando un passaparola che aumenti anche la percezione di affidabilità del progetto e del forum stesso.
La struttura del Forum
Il forum si presenta in modo innovativo rispetto ai soliti forum, come ad esempio BreachForums. Si nota subito la presenza di banner pubblicitari che riportano il nome del gruppo hacker Africa Networks, lo stesso nome del canale Telegram che sponsorizza il sito. Questo tipo di attività suggerisce una possibile collaborazione tra African Network e Stressed Projects.
Le categorie proposte variano e aumentano in base ai servizi offerti dagli utenti. Il primo post è stato scritto da un utente chiamato Zulu il 31 luglio 2024.
Ad oggi le categorie presenti sono:
- Community Hub
- DDoS
- SEO
- Professional Private Investigation Services
- Server Hosting
- Botnet
- Database Leaks
- Exploit
- Fraud
- White Hat Category
- Gaming
Oltre ai post e alle categorie, il forum mette a disposizione un calendario dove vengono inseriti gli eventi principali. Ad esempio, il 5 agosto è programmato un evento Giveaway che consiste nel mettere a disposizione un “Free African C2/Api”.
Secondo le statistiche fornite direttamente sul sito web, gli utenti registrati sono 55. Tuttavia, considerando la giovane età del forum, l’attività effettuata su Telegram e i servizi proposti, il numero è destinato a crescere notevolmente.
Conclusioni
La presenza di Stressed Forums sul web e i suoi collegamenti a gruppi e community vere e proprie indicano la tendenza sempre più dominante dei cyber criminali a organizzarsi in veri e propri team, con una suddivisione interna e collaborazioni esterne ben strutturate e gestite come progetti complessi.
Oggi, Stressed Forums si aggiunge ai numerosi forum underground già esistenti. Le categorie che espone non sono una novità assoluta, ma è sempre utile effettuare analisi e ricerche approfondite per rimanere al passo con i cambiamenti e studiare nel migliore dei modi le nuove tecniche di comunicazione e organizzazione utilizzate dai criminali per scambiarsi dati e servizi di vario tipo.
RHC monitorerà l’evoluzione della vicenda in modo da pubblicare ulteriori news sul blog, qualora ci fossero novità sostanziali. Qualora ci siano persone informate sui fatti che volessero fornire informazioni in modo anonimo possono utilizzare la mail crittografata del whistleblower.
L'articolo Stressed Forums: Espansione e Collaborazioni nel Mondo Underground proviene da il blog della sicurezza informatica.
Sai davvero cosa vuol dire Hacktivismo? E’ un “messaggio speciale di speranza!”
“Hacktivism, un messaggio speciale di speranza.” Così inizia la “Dichiarazione di Hacktivismo”, pubblicata il 4 luglio del 2001 dal celebre gruppo hacker Cult of the dead Cow (chiamati anche cDc o Omega).
“La libertà di parola è sotto assedio ai margini di internet. Parecchi paesi stanno censurando l’accesso al web…”
Inizialmente c’era l’attivismo
Si trattava di quell’attività che tenta di promuovere, impedire, dirigere o intervenire nelle riforme sociali, in quelle politiche ed economiche, con il desiderio principale di avviare dei forti cambiamenti all’interno di una società attraverso manifestazioni, sit-in, scioperi della fame e tanto altro ancora.
A seguito dell’avvento dei microcomputer e l’incremento della “cultura hacker”, si pensò che l’utilizzo dei computer per fini di attivismo, fosse un potente mezzo di protesta, che permettesse una maggiore efficacia. Pertanto dall’unione dei due termini appunto Hacking e Actvivism nacque Hacktivism.
L’idea generale dell’hacktivismoè stata articolata per la prima volta da John Perry Barlow, co-fondatore della Electronic Frontier Foundation, nella sua “Dichiarazione di indipendenza nel cyberspazio” del 1996, della quale abbiamo parlato su RHC.
Ma nessuno utilizzò questa parola prima del 1998, quando Omega (pseudonimo di Misha Kubecka), un membro di lunga data dei cDc, la cominciò ad utilizzare come fosse una sorta di battuta. Oxblood Ruffin, un membro dei cDc riporta in un documento: “in origine questa parola era più una battuta o uno scherzo. Ma dal primo momento in cui l’ho sentita dire da Omega, sapevo che avrebbe avuto un significato profondo, non solo per il cDc, ma per milioni di persone su Internet”.
Oxblood Ruffin
La parola Hacktivism inizia a diffondersi nel web
Quasi immediatamente “hacktivism” si diffuse a macchia d’olio. La parola suonava così bella che tutti volevano usarla come un parola di tendenza, anche se i giornalisti e gli attivisti avevano da poco scoperto la posta elettronica. All’improvviso, tutti sono diventati “hacktivist“. Nessuno aveva la più pallida idea di cosa significasse, ma suonava bene dirlo.
Le persone dei cDc principalmente interessate all’hacktivism erano Omega, Reid Fleming, Count Zero, Nightstalker, Tweety Fish e Oxblood Ruffin e ne discutevano sul loro listserv, attraverso e-mail private e alle convention di hacker, uno dei pochi posti in cui si sono incontrati fisicamente.
Fu Reid Fleming che portò sul tavolo la parola hacktivism, qualcosa di unico e nuovo, con quel tocco tecnologico che in quel periodo non guastava affatto. Reid creò hacktivism.org che conteneva una citazione dalla Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite (UNDHR). Era l’articolo 19 e diceva: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione; questo diritto include la libertà di avere opinioni senza interferenze e di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso qualsiasi media indipendentemente dalle frontiere”.
L’Hacktivista non è motivato da un guadagno economico
E l‘”indipendentemente senza frontiere” era l’elemento focale, il cyberspace è immateriale, come la radio e la televisione. Subito dopo i membri di cDc hanno iniziato a registrare i domini di primo livello. Count Zero ha preso hacktivism.net mentre Fleming prenotò, senza mai finire hacktivism.com.
L’Hacktivista non è motivato da un guadagno economico, ma da tutto ciò che viene considerato come “sbagliato” o “ingiusto”. Le motivazioni includono anche la vendetta, incentivi politici o sociali, ideologia, protesta, il desiderio di mettere in imbarazzo governi e le organizzazioni. Più precisamente, L’hacktivismo è un atto di attivismo sociale o politico che viene realizzato irrompendo e scatenando il caos all’interno di un sistema informatico ritenuto sicuro.
L’hacktivismo di solito è diretto verso obiettivi aziendali o governativi e le persone o i gruppi che svolgono attività di hacktivismo vengono definiti hacktivisti. Si tratta dell’utilizzo della tecnologia come mezzo dell’attivismo. Gli atti di hacktivismo generalmente ostacolano in qualche modo la normale attività dei sistemi causano quelli che chiamiamo “deface” (defacciamento in italiano), o significative perdite di dati.
Deface all’FBI del 22 dicembre 2016
cDc ha da sempre descritto come siamo finiti nel caos in cui ci troviamo oggi, dove i governi e società detengono un potere immenso sugli individui e come stiamo finalmente combattendo. Siamo disgustati da queste gravi violazioni delle informazioni e dei diritti umani. Ma gli hacker non sono disposti a guardare.
Gli attivisti sono criminali informatici? Molte persone la pensano in modo diverso.
Se sei l’unico a beneficiarne, non stai facendo hacking e tanto meno hacktivism.
Tu come la pensi a riguardo?
Di seguito la traduzione in italiano di “A Special Message of Hope” dei Cult Of The Dead Cow (cDc) realizzata da Olivia Terragni.
Hacktivismo: uno speciale messaggio di speranza
“Rogo internazionale di libri in corso”
4 luglio, 2001, Lubbock, Texas. La libertà di parola è sotto assedio, ai margini di Internet. Un bel po' di paesi stanno censurando l'accesso al Web tramite il filtraggio DNS [Domain Name Service]. Questo è un processo in cui le informazioni politicamente scorrette sono bloccate dall’indirizzo di dominio – il nome che appare prima del suffisso dot com.
Altri impiegano il filtraggio che nega politicamente o socialmente temi difficili da affrontare
In base al loro contenuto.
Hacktivismo e CULT OF THE DEAD COW hanno deciso che questo è troppo. Siamo hacker e sostenitori della libertà di parola, e stiamo sviluppando tecnologie per sfidare la censura di Internet sponsorizzata dallo stato.
La maggior parte dei paesi utilizza intimidazioni e filtri di un tipo o dell’altro che includono la Repubblica popolare cinese, Cuba e molti paesi islamici. La maggior parte afferma di bloccare i contenuti pornografici. Ma il vero motivo è impedire la diffusione di contenuti impegnativi attraverso regimi repressivi. Ciò include informazioni che vanno dalle opinioni politiche alle notizie "straniere", dalle questioni femminili ai lavori accademici, dalle informazioni religiose a quelle che riguardano i gruppi etnici sfavoriti e le notizie sugli abusi dei diritti umani, documenti che presentano le droghe in una luce positiva, nonché contenuti sui gay e lesbiche, tra gli altri.
La capricciosità della censura statale è di ampia portata.
[1]*Nello Zambia il governo ha tentato di censurare le informazioni rivelando i loro piani per referendum costituzionali.
* In Mauritania – come nella maggior parte dei paesi – i proprietari dei cybercafè sono tenuti a fornire agli agenti dell'intelligence governativa copie della posta elettronica inviati o ricevuti presso i loro stabilimenti.
*Anche governi meno draconiani, come quello della Malesia, hanno minacciato gli editori del web per aver violato le loro licenze di pubblicazione pubblicando aggiornamenti frequenti: le informazioni – tempestive e pertinenti – sono viste come una minaccia.
* La legge sulla sicurezza nazionale della Corea del Sud vieta ai sudcoreani di avere contatti, incluso il contatto su Internet, con i loro vicini nordcoreani.
* Lo Sri Lanka ha minacciato i siti di informazione di possibile revoca delle loro licenze in caso che la copertura di un'elezione presidenziale non sia a favore del partito del presidente uscente.
I rischi connessi all’accesso o alla diffusione delle informazioni sono spesso elevati.
* In Ucraina si ritiene che un corpo decapitato rinventuo vicino al villaggio di Tarachtcha sia quello di Georgiy Gongadze, fondatore ed editore di un quotidiano on-line critico nei confronti delle autorità.
* Nell'agosto del 1998 il diciottenne turco Emre Ersoz fu ritenuto colpevole di "insulto alla polizia nazionale" in un forum Internet dopo aver partecipato ad una manifestazione repressa violentemente dalla polizia. Il suo ISP ha fornito alle autorità il suo indirizzo.
* Il giornalista Miroslav Filipovic ha il triste primato di essere stato il primo giornalista accusato di spionaggio a causa di articoli pubblicati su Internet – in questo caso descrivendo dettagliatamente gli abusi di alcune unità dell'esercito jugoslavo in Kosovo.
Siamo disgustati da queste vergognose violazioni dell'informazione e dei diritti umani. Le democrazie liberali sono di gran lunga migliori a parole che nei fatti sull'accesso alle informazioni. Ma gli hacker non sono disposti a guardare i custodi della
Convenzione Internazionale sui diritti civili e politici e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani trasformarsi in una farsa. Noi vogliamo far seguire le parole ai fatti.
Hacktivismo e CULT OF THE DEAD COW pubblicano la HACKTIVISMO DECLARATION come dichiarazione di sdegno e dichiarazione di intenti. È la nostra Magna Carta per il diritto all’informazione. Le persone hanno un diritto ad un accesso ragionevole alle informazioni altrimenti pubblicate legittimamente. Se i nostri leader non sono preparati a difendere Internet, lo siamo noi.
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[1] alcune informazioni citate nel presente comunicato stampa erano entrambe parafrasate, o citate direttamente, dal rapporto "Nemici di Internet" pubblicato da Reporters Without Frontiers e può essere trovato su rsf.fr
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HACKTIVISMO DECLARATION
affermazioni di libertà a sostegno di un internet senza censura
PROFONDAMENTE ALLARMATI che la censura di Internet sponsorizzata dallo stato si stia rapidamente diffondendo tramite l'assistenza delle società transnazionali,
PRENDENDO COME BASE i principi e gli scopi sanciti nell'Articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani (UDHR) che afferma,
_Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione; questo diritto include la libertà di avere opinioni senza interferenze e di cercare, ricevere e impartire informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo alle frontiere_, e l'Articolo 19 del Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR) che afferma,
1. Ogni individuo ha il diritto di avere opinioni senza interferenze.
2. Ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione; questo diritto include la libertà di cercare, ricevere e impartire informazioni e idee di ogni genere, senza riguardo alle frontiere, sia oralmente, per iscritto o a mezzo stampa, in forma artistica, o attraverso ogni altro mezzo di sua scelta.
3. L'esercizio dei diritti previsti nel paragrafo 2 di questo articolo comporta doveri e responsabilità speciali. Può quindi essere soggetto a determinate restrizioni, ma queste saranno solo quelle previste dalla legge e necessarie:
(a) Per il rispetto dei diritti o della reputazione altrui;
(b) Per la protezione della sicurezza nazionale o dell'ordine pubblico, o della salute o della morale pubblica.
RICORDANDO che alcuni stati membri delle Nazioni Unite hanno firmato l'ICCPR o l'hanno ratificato in modo tale da impedire ai loro cittadini di utilizzarlo nei tribunali,
CONSIDERANDO che tali stati membri continuano a sopprimere volontariamente l'accesso su vasta scala alle informazioni pubblicate legalmente su Internet, nonostante il chiaro linguaggio dell'ICCPR secondo cui la libertà di espressione esiste in tutti i media,
PRENDENDO NOTA che le multinazionali continuano a vendere tecnologie dell'informazione ai regimi più repressivi del mondo sapendo benissimo che saranno utilizzate per tracciare e controllare una cittadinanza già tormentata,
TENENDO CONTO che Internet sta rapidamente diventando un metodo di
repressione piuttosto che uno strumento di liberazione,
TENENDO PRESENTE che in alcuni paesi è un crimine richiedere il
diritto di accesso alle informazioni pubblicate legalmente e di altri diritti umani fondamentali,
RICORDANDO che gli stati membri delle Nazioni Unite hanno fallito nel fare pressione sui più eclatanti violatori dei diritti di informazione del mondo a standard più elevati,
CONSAPEVOLI che negare l'accesso alle informazioni potrebbe portare a un declino spirituale, intellettuale ed economico, promozione della xenofobia e alla
destabilizzazione dell’ordine internazionale,
PREOCCUPATI che governi e multinazionali siano complici nel mantenere lo status quo,
PROFONDAMENTE ALLARMATI dal fatto che i leader mondiali non siano riusciti a gestire l’informazione su questioni relative ai diritti direttamente e senza equivoci,
RICONOSCENDO l'importanza di lottare contro le violazioni dei diritti umani con
rispetto all’accesso ragionevole alle informazioni su Internet,
SIAMO QUINDI CONVINTI che la comunità internazionale degli hacker abbia un imperativo morale ad agire, e noi
DICHIARIAMO:
*QUEL PIENO RISPETTO DEI DIRITTI UMANI E DELLE LIBERTÀ FONDAMENTALI
CHE INCLUDE LA LIBERTÀ DI UN ACCESSO EQUO E RAGIONEVOLE ALLE INFORMAZIONI, SIA TRAMITE LA RADIO A ONDE CORTE, LA POSTA AEREA, LA TELEFONIA SEMPLICE, L’INTERNET GLOBALE O ALTRI SUPPORTI.
* CHE RICONOSCIAMO IL DIRITTO DEI GOVERNI DI VIETARE LA PUBBLICAZIONE DI SEGRETI DI STATO ADEGUATAMENTE CATEGORIZZATI, PORNOGRAFIA INFANTILE,
E QUESTIONI LEGATE ALLA PRIVACY E AI PRIVILEGI PERSONALI, TRA LE ALTRE
RESTRIZIONI ACCETTATE. MA NOI CI OPPONIAMO ALL'USO DEL POTERE STATO PER IL CONTROLLO DELL’ACCESSO ALLE OPERE DI CRITICI, INTELLETTUALI, ARTISTI O RELIGIOSI.
*CHE LA CENSURA DI INTERNET SPONSORIZZATA DALLO STATO ERODE LA PACIFICO E CIVILIZZATA CONVIVENZA, INFLUISCE SULL’ESERCIZIO DELLA DEMOCRAZIA E METTE IN PERICOLO LO SVILUPPO SOCIOECONOMICO DELLE NAZIONI.
*CHE LA CENSURA DI INTERNET SPONSORIZZATA DALLO STATO È UNA FORMA SERIA DELLA VIOLENZA ORGANIZZATA E SISTEMATICA CONTRO I CITTADINI, MIRA A GENERARE CONFUSIONE E XENOFOBIA, ED È UNA VIOLAZIONE RIPROVEVOLE DELLA FIDUCIA.
* CHE STUDIEREMO MODI E MEZZI PER AGGIRARE LA CENSURA DI INTERNET SPONSORIZZATA DALLO STATO E IMPLEMENTERA' TECNOLOGIE PER SFIDARE LE
VIOLAZIONI DEI DIRITTI D'INFORMAZIONE.
Pubblicato il 4 luglio 2001 da Hacktivismo e CULT OF THE DEAD COW.
Collegamenti Web rilevanti:
Dichiarazione Universale dei Diritti Umani
un.org/Overview/rights.html
Patto internazionale sui diritti civili e politici
unhchr.ch/html/menu3/b/a_ccpr.…
Reporter Without Frontiers
rsf.fr
CULT OF THE DEAD COW
cultdeadcow.com
Fonti
cs.stanford.edu/people/erobert…
web.archive.org/web/2009050205…
L'articolo Sai davvero cosa vuol dire Hacktivismo? E’ un “messaggio speciale di speranza!” proviene da il blog della sicurezza informatica.
Better Battery Design Through Science
Before the age of lithium batteries, any project needing to carry its own power had to rely on batteries that were much less energy-dense and affordable. In many ways, we take modern lithium technology for granted, and can easily put massive batteries in our projects by the standards of just a few decades ago. While the affordability of lithium batteries has certainly decreased the amount of energy we need to put in to our projects to properly size batteries, there’s still a lot of work to be done if you’re working on a bigger project or just want to get the maximize the efficiency and effectiveness of your DIY battery pack.
The main problem with choosing a battery, as [ionworks] explains, is that batteries can’t be built for both high energy and high power, at least not without making major concessions for weight or cost. After diving in to all of the possible ways of customizing a battery, the battery guide jumps in to using PyBaMM to perform computational modeling of potential battery designs to hopefully avoid the cumbersome task of testing all of the possible ways of building a battery. With this tool virtually all of a battery’s characteristics can be simulated and potential problems with your setup can be uncovered before you chose (or start production of) a specific battery system.
While customizing a battery pack to this extent might not be a consideration for most of us unless the project is going to be big enough to run something like an electric car or a whole-house generator, it’s a worthwhile tool to know about as even smaller projects like ebikes can benefit from choosing the right cell for the application. Some of the nuances of battery pack design can be found in this guide to building packs from the standard 18650 cells.
Header: Lead holder, CC BY-SA 3.0 .
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Mancano le stecche: gamba ingessata con il cartone
imolaoggi.it/2024/08/02/mancan…
FOLLE DIVIETO CANNABIS LIGHT: UN DANNO PER TANTE IMPRESE
“Il divieto che il governo ha inserito nel ddl sicurezza è una follia oscurantista che, se approvata, colpirebbe una filiera produttiva importante e in crescita”, dichiara Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista. “Per questo ho invitato due operatori del settore a intervenire in conferenza stampa per dare voce a chi lavora e investe”.
Domani, sabato 3 agosto, alle 11,30 presso sede PRC a Pescara in via Giulio Tedesco 8
CONFERENZA STAMPA
Interverranno:
Maurizio Acerbo, segretario nazionale di PRC
Lucio Boschi, Mario Muzii
coordina Viola Arcuri, co- segretaria regionale PRC
Acerbo (PRC): folle divieto cannabislight, domani conferenza stampa con operatori
FOLLE DIVIETO CANNABIS LIGHT: UN DANNO PER TANTE IMPRESE "Il divieto che il governo ha inserito nel ddl sicurezza è una follia oscurantista che, se approvatRifondazione Comunista
Adriano Maini likes this.
rag. Gustavino Bevilacqua reshared this.
Turchia confessa di aver permesso di schierare suoi droni coinvolti nei massacri di massa di civili
L'articolo proviene dal blog di @Davide Tommasin ዳቪድ ed è stato ricondiviso sulla comunità Lemmy @Notizie dall'Italia e dal mondo
Un alto funzionario del governo turco ha riconosciuto che la Turchia ha concesso il permesso all’Etiopia di schierare droni armati fabbricati
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Strage di Bologna, Meloni: “Pericoloso dire che le radici dell’attentato sono nella destra di governo”
@Politica interna, europea e internazionale
“Sono profondamente e personalmente colpita dagli attacchi ingiustificati e fuori misura che sono stati rivolti, in questa giornata di commemorazione, alla sottoscritta e al Governo. Sostenere che le “radici di quell’attentato oggi figurano a pieno titolo nella destra di
Kamala Harris, la retorica neoliberale dell’intersectional capitalism e la “democrazia” americana l L'Antidiplomatico
"Sappiamo benissimo che, in qualunque caso, chiunque vinca porterà avanti senza fine le volontà dell'unipolarismo a trazione atlantista e le sue guerre senza variazioni sostanziali di programma tra Repubblicani e Democratici. Nonostante ciò tutta l'euro-anglo-sfera si fa continuamente abbindolare, affascinare e appassionare dalle campagne elettorali USA come se fossero un evento unico nel suo genere, mentre in realtà sono solo un fenomeno scontato e prevedibile, oltre ad essere un prodotto di comunicazione politica in nome del marketing pubblicitario."
lantidiplomatico.it/dettnews-k…
L'antidiplomatico - Liberi di svelarvi il mondo
Nigeria, uccisioni tra i manifestanti contro l’alto costo della vita
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LAGOS, Nigeria – Almeno sette persone sono state uccise in Nigeria durante le proteste a livello nazionale contro l’aumento del costo della vita e il malgoverno. Migliaia di
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Dieci anni dopo il massacro di Shengal gli ezidi rimangono dispersi
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Sono disperse, fatte schiave, rifugiate nelle tendopoli o morte in cattività molte delle persone catturate o cacciate durante il terribile attacco dello Stato islamico a Shengal, che ebbe inizio il 3 agosto 2014.
L'articolo Dieci anni dopo il massacro di Shengal gli
Il Wwf propone una nuova tassonomia, indipendente e innovativa
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il nuovo articolo di @valori
Il Wwf propone l’Isbt (Independent Science Based Taxonomy), tassonomia fondata su parametri rigorosi e non su valutazioni politiche o lobbistiche
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Il presidente del Cio incontra Meloni: “Khelif è una donna, faremo chiarezza”
@Politica interna, europea e internazionale
A margine dei Giochi di Parigi, la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni ha avuto un incontro con il presidente del Cio Thomas Bach. I due hanno discusso del caso della pugile algerina Imane Khelif, dopo le perplessità avanzate da diversi esponenti del Governo italiano
Questa manfrina è umiliante per tutti i coinvolti.
Quelli che dimostrano di che pasta son fatti blaterando che "è un uomo", il CIO che si trova costretto a fare anche da insegnante e gli atleti colpiti da certe osservazioni burine.
Elezioni e Politica 2025 likes this.
Sudan, carestia confermata nel nord Darfur
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Una catastrofica combinazione di guerra, sfollamento e limitazioni all’accesso umanitario ha provocato la carestia in un campo che ospitava centinaia di migliaia di sfollati nel Nord Darfur. La situazione nel campo di Zamzam –
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Come stanno gli scienziati?
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il nuovo articolo di @valori
Oblò è un podcast di Valori.it che guarda al mondo là fuori. Questo mese intervistiamo il fisico dell'atmosfera Antonello Pasini
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Elon Musk sta forse cercando di far bannare “X” dall’Europa?
Il titano pazzo ha condiviso un video deepfake di Kamala Harris, ma il post sembra violare le policy della piattaforma contro quei contenuti Il video fa dire alla candidata che “ha trascorso quattro anni sotto la tutela del burattino definitivo dello stato profondo, un meraviglioso mentore, Joe Biden”. theverge.com/2024/7/29/2420867…
Franco Ferrari*
Cento anni fa i quartieri popolari di Parma si opponevano alla spedizione fascista guidata da Italo Balbo e costringevano gli squadristi alla ritirata.
Lo sciopero “legalitario”
Il 31 luglio 1922, l’Alleanza del lavoro proclamò per il giorno successivo uno sciopero generale nazionale, con l’obiettivo dichiarato di difendere “le libertà politiche e sindacali minacciate dalle insorgenti fazioni reazionarie”. Turati, principale esponente della corrente riformista del PSI, lo definì per questo uno sciopero “legalitario”. La sua proclamazione sarebbe dovuta restare segreta fino all’ultimo momento ma venne anticipata dal quotidiano ligure “Il lavoro” e i fascisti, in tal modo messi in allerta, intimarono la cessazione dello sciopero entro 48 ore minacciando, altrimenti, di intervenire direttamente con la violenza per ripristinare l’ordine. A Parma aderirono allo sciopero le tre camere del lavoro (CGdl, UIL, USI) e a partire dalle dieci di sera di martedì 1° agosto anche il sindacato ferrovieri.
Il quadro sindacale parmense ci viene così descritto da William Gambetta:
Fu così che, nel dopoguerra, quattro diventarono le centrali sindacali: la Camera del Lavoro di borgo delle Grazie, aderente all’Unione Italiana del Lavoro deambrisiana, che nel 1921 contava ancora 23 mila iscritti; la Camera Confederale della Cgil, in strada Imbriani, che trovava sempre più consenso su impulso della linea massimalista del Psi; la piccola Unione Sindacale Parmense, fedele alle posizioni neutraliste e libertarie dell’Usi di Armando Borghi; e la cattolica Unione del Lavoro di Borgo Tommasini, attiva dall’estate 1919, gracile in città ma forte del sostegno dell’Azione Cattolica e dei notabili del Partito Popolare, soprattutto nelle valli montane.
Di queste solo l’Unione cattolica non aderì allo sciopero generale.
In città vi fu una significativa adesione a cui parteciparono quasi tutti i lavoratori delle industrie e larga parte del pubblico impiego. Nello stesso giorno cominciarono ad arrivare le squadre d’azione dei paesi della provincia, dove il fascismo aveva messo maggiori radici di quanto non fosse riuscito a insediarne nel capoluogo. A Parma, infatti, era rimasto debole e diviso. Il primo agosto si registrò solo qualche incidente minore.
Il ruolo degli Arditi del Popolo
Un ruolo importante nelle vicende di queste giornate ebbero gli Arditi del Popolo, fondati nel luglio del 1921 nel cortile di un’osteria di Borgo Santa Maria, certamente ispirati all’organizzazione fondata a Roma da Argo Secondari, ma dotati di una sostanziale autonomia. Del gruppo promotore degli Arditi, a livello nazionale faceva parte anche Giuseppe Mingrino, deputato socialista, con cui entrò in contatto il collega parlamentare Guido Picelli, eletto grazie al sostegno dell’elettorato popolare dei borghi dell’Oltretorrente.
Picelli, ispiratore e guida degli Arditi di Parma, aveva lasciato il PSI, ostile all’organizzazione armata e al ricorso alla violenza nell’opporsi al fascismo, nell’ottobre del 1921. Il suo avvicinamento al Pci non portò alla sua immediata adesione. La data esatta del suo ingresso è stata avvolta da una relativa incertezza. È sembrato che dovesse essere fatta risalire al 1924, dopo le elezioni che lo confermavano deputato, ma questa volta nelle liste di “unità proletaria” promosse dal Partito Comunista insieme alla frazione massimalista dei terzini, favorevole alla fusione delle forze che sostenevano la politica della Terza Internazionale. La ricerca successiva (in particolare da parte di Fiorenzo Sicuri) oltre che la nota autobiografica compilata dallo stesso Picelli a Mosca nel 1936, sembrano farla risalire al 1922 ma, presumibilmente, in un momento successivo agli eventi di Parma dell’agosto.
Sul ruolo e anche le specificità degli Arditi parmensi scriverà lo stesso Picelli, in un saggio pubblicato su “lo Stato Operaio” organo del Partito Comunista d’Italia, nell’ottobre del 1934, ma in realtà scritto almeno un paio d’anni prima:
Qui il movimento si differenziò un poco da quello delle altre provincie per la sua maggiore disciplina e per l’applicazione tecnica delle operazioni armate di strada. Il comando dei “gruppi degli arditi del popolo” prevedendo la spedizione punitiva in grande stile, da tempo preparò oltreché gli animi, il piano difensivo e procurò i mezzi necessari per affrontare e respingere il nemico. I capisquadra scelti fra gli operai militari, ebbero il compito dell’addestramento degli uomini, mentre gli addetti ai servizi speciali furono incaricati di mantenere il contatto coi soldati dei reggimenti di permanenza a Parma per il rifornimento di armi e munizioni.
Sulla presenza delle varie correnti e organizzazioni politiche all’azione di difesa armata, William Gambetta scrive:
Sulle prime fortificazioni, quelle in faccia al nemico, spiccavano orgogliose le bandiere d’appartenenza politica, come gagliardetti di reparti di uno stesso esercito. Sì perché tra quegli uomini armati, nell’urgenza della difesa, ogni diverbio ideologico era scomparso ed era difficile distinguere, dietro moschetti e revolver, i comunisti dai corridoniani, i socialisti dagli anarchici. Ad essi poi si aggiunsero giovani dell’Azione Cattolica dell’Oltretorrente, come Ulisse Corazza e Giuseppe e Luigi Mori, in dissenso con le direttive del Partito Popolare.
Per quanto riguarda i comunisti, come ha ricordato Bruno Fortichiari, al tempo membro della Commissione Esecutiva del PCdI e responsabile dell’Ufficio I (che si doveva occupare della struttura illegale):
D’accordo con l’Esecutivo, l’Ufficio I non autorizzò un accordo con i sedicenti “Arditi del Popolo” sul piano nazionale, considerando pericoloso esporre la propria organizzazione a interventi non controllabili. Accettava e autorizzava accordi locali e operativi limitatamente a gruppi ben conosciuti o disposti ad ammettere a parità di condizioni una temporanea convergenza.
Un esempio lampante di questa forma di collaborazione si ebbe a Parma per merito di un socialista stimatissimo e capace, Picelli, capo autentico e amato, col quale i numerosi proletari combattenti dell’Oltretorrente resisteranno in armi agli squadristi organizzati, foraggiati e armati dagli agrari emiliani (Picelli passerà poi al Partito Comunista).
La sera dell’estate 1921 in cui vennero fondati gli Arditi erano presenti anche Umberto Filippini, segretario della federazione provinciale del PCdI e Dante Gorreri che guidava l‘organizzazione giovanile comunista, la Federazione Giovanile Comunista d’Italia. Filippini venne eletto a far parte del Direttorio, mentre a Gorreri venne affidata la responsabilità di un settore che andava da Piazzale Imbriani a piazzale della Rocchetta.
Il rapporto tra i comunisti e gli Arditi fu però piuttosto complesso. Secondo la ricostruzione di Fiorenzo Sicuri:
Anche a Parma i comunisti uscirono, pertanto dagli arditi e si formarono le squadre comuniste, che fecero nei mesi successivi qualche azione. Cfr. l’ “Ordine Nuovo”, 13 agosto 1921, “Le squadre comuniste a Parma”, ove si annunciavano le dimissioni dei comunisti dagli arditi del popolo e dal Direttorio del corpo e si comunicava la costituzione di un inquadramento militare di partito. Inoltre, si minacciava l’allontanamento dal partito a chi non avesse ottemperato alla direttiva restando negli arditi e si rendeva nota l’espulsione di Umberto Filippini “già segretario della Federazione Provinciale Parmense”, verosimilmente perché non abbandonò il movimento degli arditi. (…) Successivamente al settembre 1921, in una data difficile da stabilire, a Parma le squadre dei comunisti ebbero rapporti unitari col movimento degli Arditi, non è chiaro se coordinandosi semplicemente con esso oppure sotto il completo comando del Direttorio degli Arditi (…) ma non aderendo individualmente.
Secondo Marco Rossi la Federazione comunista parmense contava, nel 1922, 172 iscritti e 577 aderivano alla sua federazione giovanile. “Più volte entrati in contrasto con la dirigenza nazionale sulla questione degli AdP, i comunisti parmensi raggiunsero con essa una mediazione, partecipando con proprie squadre all’organizzazione territoriale diretta da Picelli”, scrive Rossi, confermando in tal modo la ricostruzione di Fortichiari.
Sul peso dell’anarchismo a Parma è ancora Marco Rossi a fornirci un quadro complessivo:
Storicamente, l’anarchismo nel parmense aveva una presenza rilevante, sia col sindacalismo d’azione diretta che con l’organizzazione specifica; a questo proposito va ricordato che Malatesta, dopo il suo rientro in Italia alla fine del 1913, era stato a Parma, Borgo San Donnino e Sala Baganza, nell’ambito di un tour di conferenze nelle “roccaforti” anarchiche. Nel 1922, oltre alla componente anarchica dell’USI, erano attivi l’Unione anarchica parmense, il Circolo di studi sociali e il Gruppo femminile libertario, oltre ad altri circoli nel circondario, mentre rimaneva vivo il ricordo della grande bandiera rossa e nera che aveva sventolato nell’inespugnato Borgo delle Carra durante le “cinque giornate” del 1908.
A dirigere la mobilitazione popolare di Parma, non furono solo gli Arditi, ma si costituì un più ampio Comitato per la difesa operaia, sempre guidato da Picelli, che consentì l’aggregazione di forze più ampie. La sua esatta composizione però non è stata ancora determinata.
Arrivano migliaia di fascisti
Il successo dello sciopero a Parma città e in alcune zone del parmense, portò ad un crescente afflusso degli squadristi che cominciarono ad arrivare anche dalle province vicine. Secondo la prefettura il 2 agosto erano già 3.500-4.000. Nel pomeriggio dello stesso giorno iniziarono i primi conflitti a fuoco che avevano come epicentro il rione del Naviglio, incastonato nella “città nuova”, quella borghese, e decisamente più esposto e difficile da difendere di quanto non fosse l’Oltretorrente. Nel Naviglio si trovava un nutrito gruppo di Arditi in cui avevano un ruolo di primo piano gli anarchici Alberto Puzzarini e Antonio Cieri.
Il quotidiano “Il Piccolo”, di orientamento democratico-massonico, descriveva così la situazione che si era creata in Oltretorrente:
Alle Camere del Lavoro vigilano le squadre degli organizzati. Via Nino Bixio e via d’Azeglio sono un solo bivacco. Gli uomini dormono e vigilano sui marciapiedi. Lo spettacolo è fantastico. Anche qui i propositi sono fermi e precisi. – Nessuna provocazione, ma non subire passivamente alcuna violenza -. Crediamo di poter dire che un vero e proprio dislocamento strategico è stato compiuto, e vi ha un piano di difesa pronto. Le vedette sono sulle case. Molti punti sono guardati da pattuglie di giovani. Ma quello che da un tono quasi suggestivo a questa preparazione di difesa, si è che i bivaccanti intonano le vecchie canzoni della trincea e molti si sono appuntati sul petto le decorazioni guadagnate in guerra, difendendo quella Patria che altri vogliono monopolizzare.
Non particolarmente diversa la descrizione che ne fa Picelli nel suo citato articolo del 1934:
Il Comando degli “Arditi del Popolo” appena ebbe notizia dell’arrivo dei fascisti, convocò d’urgenza i capi squadra e capi gruppo e dette loro disposizioni per la costruzione immediata di sbarramenti, trincee, reticolati, con l’impiego di tutto il materiale disponibile. All’alba, all’ordine di prendere le armi e di insorgere, la popolazione operaia scese per le strade, impetuosa come le acque di un fiume che straripi, con picconi, badili, spranghe ed ogni sorta di arnesi, per dar mano agli “Arditi del Popolo” a divellere pietre, selciato, rotaie del tramway, scavare fossati, erigere barricate con carri, banchi, travi, lastre di ferro e tutto quanto era a portata di mano. Uomini, donne, vecchi, giovani di tutti i partiti e senza partito furono là, compatti, fusi in una sola volontà di ferro: resistere e combattere.
La cosiddetta “Parma vecchia” corrispondeva alla zona che era divisa dal torrente Parma da quella erroneamente detta “nuova” (in realtà più antica ma, ospitando i luoghi del potere e le residenze della borghesia e della residua aristocrazia, d’aspetto più moderno di quella dove si erano soprattutto ammassati ceti popolari spesso di nuova immigrazione dalle zone circostanti). Come sottolinea Fiorenzo Sicuri:
I quartieri popolari della città non erano nuovi alle barricate e alle sommosse. Nel 1859 l’Oltretorrente aveva eretto le barricate per contrastare le truppe asburgiche in fuga, a seguito del crollo del ducato di Parma. Nel 1869, per i moti del macinato, nel quartiere Naviglio, ne furono di nuovo costruite, alcune con mobili di chiese dismesse. Sommosse urbane si ebbero nella crisi politica di fine ‘800: nel 1891 per protesta contro il rincaro del pane, nel 1896 per le sconfitte militari di Macallé e di Adua, nella guerra d’Africa, e di nuovo per il rincaro del pane nel 1898, con qualche barricata nell’Oltretorrente. In età giolittiana vi furono proteste e sommovimenti nel 1908 per lo sciopero agrario, con momentanei barricamenti, e nel 1911 per la guerra di Libia; e le barricate ricomparvero nel 1914, durante la “settimana rossa”.
Ma Gambetta evidenzia anche le differenze:
Queste barricate infatti erano diverse da quelle del passato, anche da quelle del 1908 o dei moti del pane di fine del secolo. Sì, c’erano ancora sbarramenti costruiti con mobilio, carri, panche di scuole e pure di chiesa, ma erano nei punti meno nevralgici. Le difese che sfidavano le pallottole e le urla avversarie erano costruite con le tecniche imparate al fronte: le lastre dei marciapiedi per parapetto davanti al fossato, su tre, quattro o più ordini, con i passaggi sovrapposti. Erano trincee vere e proprie: il segno della cicatrice inguaribile che la Grande guerra europea aveva lasciato al popolo dei borghi, ma anche una lezione da utilizzare nella lotta al nemico interno.
Oltretorrente e Naviglio si riempiono di barricate e trincee
È ancora Picelli a descriverci in dettaglio, ad una decina d’anni di distanza, come fu organizzata la difesa dell’Oltretorrente e del rione Naviglio:
In poche ore, i rioni popolari della città presentarono l’aspetto di un campo trincerato. La zona occupata dagli insorti fu divisa in quattro settori: Nino Bixio e Massimo d’Azeglio nell’Oltretorrente; Naviglio e Aurelio Saffi in Parma Nuova. Ad ogni settore corrispose un numero di squadre in proporzione alla sua estensione: ventidue nei settori dell’Oltretorrente, sei nel rione Naviglio, quattro nel rione Saffi. Ogni squadra era composta di otto-dieci uomini, e l’armamento costituito da fucili modello 1891, moschetti, pistole d’ordinanza, rivoltelle automatiche, bombe S.I.P.E. Soltanto una metà degli uomini poterono essere armati di un fucile o di moschetto. Tutte le imboccature delle piazze, delle strade, dei vicoli, vennero sbarrate da costruzioni difensive. Nei punti ritenuti tatticamente più importanti, i trinceramenti furono rafforzati da vari ordini di reticolato e il sottosuolo venne minato. I campanili, trasformati in osservatori numerati. Per tutta la zona fortificata i poteri passarono nelle mani del comando degli “Arditi del Popolo”, costituito da un ristretto numero di operai, in precedenza eletto dalle squadre, fra i quali fu ripartita la direzione delle branche di servizio: difesa e ordinamento interno, approvvigionamenti, sanità. Bottegai e classi medie simpatizzarono con gli insorti e misero a loro disposizione materiale vario e viveri.
Sin dal secondo giorno la direzione della mobilitazione popolare era di fatto passata dall’Alleanza del lavoro al Direttorio degli Arditi del Popolo.
Il tre agosto, al mattino, i fascisti fecero un primo tentativo di penetrare nell’Oltretorrente, ma vennero fermati dai soldati di guardia. Provarono anche ad assaltare il Circolo dei ferrovieri ma furono bloccati dalle forze dell’ordine. Fu ancora la zona del Naviglio ad essere scenario di sparatorie e del contatto diretto tra gli squadristi e gli Arditi sostenuti dalla popolazione dei borghi.
Sulla situazione della zona abbiamo una testimonianza diretta di un giornalista de’ “Il Piccolo” il quale così scriveva:
Uomini e giovani ingombrano le vie di arroccamento discutendo sugli avvenimenti. Molti hanno addirittura l’elmetto in testa (…). Le squadre hanno graduati, che naturalmente sono ex ufficiali e caporali dell’esercito: in Borgo del Naviglio c’è un vero dedalo di trincee profonde, con le relative feritoie. E si continua a lavorare ed approfondirle, a migliorarle. Il Naviglio, Borgo della Trinità, via XX Settembre sono sbarrati dalle trincee. In Borgo Torto gli ordini di trincea sono quattro o cinque tutti profondi. Sul fianco delle trincee è lasciato un punto di passaggio. Un cartello però ammonisce che alle 18 si chiude, e si attendono gli eventi.
Un quadro non molto diverso è quello che viene fornito dallo stesso giornale sull’Oltretorrente:
Anche nell’Oltretorrente si è in grande stato di allarmi. I borghi sono affollatissimi di gente nervosa. Si ha l’impressione di una vigilia. Quando ieri sera si è sparsa la voce che l’autorità non aveva impedito l’entrata dei fascisti in città, si è dato mano alla costruzione di trincee. Nei borghi Carra, Corridoni, S. Giacomo, Poi, Bertani, ecc. sono state scavate e rizzate trincee. Nei pressi dei ponti vi sono le avanguardie che hanno il compito di dare l’allarme. Lo spettacolo è impressionante. (…) Nell’Oltretorrente, tuttavia, non è ancora capitato niente. Ma l’incubo di una minaccia grave è ovunque. Le donne sono nelle strade e s’affannano a chiamare i bimbi che scappano per ogni dove, e vanno di preferenza a giocare alla “guerra” nelle trincee.
Il 3 agosto restò gravemente ferito Giuseppe Mussini, un calzolaio di venticinque anni, degli Arditi del Popolo di strada XX Settembre, che morì il giorno dopo.
Con l’aggravarsi degli scontri iniziarono anche i primi tentativi di “pacificazione”, di cui non fu protagonista il sindaco, il liberale Amedeo Passerini, perché questi eletto da una coalizione di destra, aveva aperte simpatie per gli squadristi. Il compito fu assolto principalmente dal prefetto Federico Fusco, che propose alle associazioni combattentistiche un compromesso consistente nella cessazione dello sciopero, con la conseguente partenza dei fascisti. Nella notte un manifesto dell’alleanza sindacale era già pronto per annunciare l’intesa, quando il questore, Federico Signorile, informò che era impossibile allontanare le camicie nere che in realtà continuavano ad arrivare a migliaia.
Intanto, in Oltretorrente, si tenne un’assemblea per decidere come proseguire l’azione di difesa dei quartieri popolari. Con il tono enfatico che in generale contraddistingue il suo libro, ma che rende anche il clima concitato del momento, Mario De Micheli ne ha fatto questa descrizione:
Fu dunque il Direttorio (ndr degli Arditi del Popolo), insieme coi capisettore, che Picelli convocò d’urgenza la notte fra il 3 e il 4 agosto, alle ore 3 circa, nei locali della Lega proletaria invalidi, mutilati e vedove di guerra, in via Imbriani, presso la sede della Confederazione generale del lavoro.
Il suo proposito di fare di Parma una inespugnabile cittadella operaia si era ancor più rafforzato in seguito all’evidente filofascismo delle autorità, le quali, tra l’altro, avevano fatto ritirare dalle due caserme situate nell’Oltretorrente i carabinieri e le guardie regie, quasi a voler sottolineare che, per quanto era in loro, i fascisti avevano via libera.
Alla riunione c’erano una trentina di persone, tutte giovani. Picelli fece il punto della situazione. I volti erano tesi, contratti; nell’aria giungevano, attraverso le finestre aperte, gli echi delle fucilate. Le parole di Picelli furono, immediate, energiche, esprimevano una precisa volontà di lotta. Quand’egli accennò all’intimazione fascista di cessare lo sciopero, si levarono grida infuriate e fischi acutissimi. Poi, appena poté riprendere la parola per sostenere la tesi della resistenza a oltranza, entrò una delegazione degli Arditi del Popolo del rione Trinità, presso il Naviglio: i fascisti, rafforzati dalle squadre “forestiere”, attaccavano con violenza. Un applauso commosso salutò i compagni già provati dal fuoco avversario. “Noi”, continuarono i giovani della delegazione con voci rotte, “noi combattiamo da molte ore, abbiamo scavato trincee, ci difendiamo. Cosa intende fare il Direttorio degli Arditi del Popolo?”.
Questa volta il grido esplose da tutti i petti con veemenza tempestosa: “Resistere! Resistere!”. C’era forse bisogno di altre parole? Uscito dalle finestre delle due stanzette a pianterreno della Lega Proletaria, il grido fu ripreso dalla gente che, insonne, aspettava le decisioni del Direttorio nelle strade, passò di bocca in bocca, divenne la parola di quella notte d’ansia.
Tutti uscirono all’aperto e i capisettore si recarono subito ai posti di combattimento per dare inizio febbrilmente all’opera di fortificazione dei borghi.
Nella stessa notte, furono di nuovo assaltate e distrutte dai fascisti le sedi di due circoli dei ferrovieri, stavolta senza intervento a difesa da parte delle forze dell’ordine e di nuovo si ebbero sparatorie al Naviglio.
L’organizzazione dei difensori si andava intanto rafforzando sempre di più, come scriverà Picelli:
i servizi andarono man mano migliorando: requisizioni e distribuzione di viveri, posti di medicazione, cucine, vigilanza, informazione, rafforzamento delle costruzioni difensive. Grande fu la partecipazione delle donne, le quali accorsero ovunque a prestar l’opera loro preziosissima e ad incitare.
Per gli organizzatori della resistenza si poneva il problema non facile di mantenere i collegamenti fra le due zone popolari. Per questo veniva utilizzato il lancio di colombi viaggiatori mentre razzi luminosi segnalavano i movimenti del nemico. C’erano anche le numerose postazioni di vedetta.
Una successiva testimonianza di Antonio Cieri, pubblicata da “Il Grido del Popolo” del 28 marzo 1937, scritta in commemorazione di Picelli qualche mese dopo la sua morte, ci informa che in un’occasione lo stesso Picelli riuscì a passare la Parma e a recarsi nella zona del Naviglio. L’anarchico scriveva sul settimanale dei comunisti, edito dal Centro estero in Francia:
Lo rivedrò soprattutto come l’ho visto il quarto giorno dell’asprissima lotta sostenuta nei borghi di “Parma Nuova” e mi domando ancora come fece per venirci a salutare dall’Oltre Torrente nelle trincee di Borgo del Naviglio.
Migliaia e migliaia di mercenari fascisti bivaccavano in città e, nel pomeriggio bruciante di sole, un atleta con il fucile a tracolla sbucò da un borghino e svelto svelto saltò il parapetto della trincea di via XX Settembre. Era Guido Picelli! Che entusiasmo! Diecine di mani rudi e nervose si tesero verso di lui: Viva Picelli! Viva “el noster Guido”! Viva gli “Arditi del Popolo”!
Mi propose a cittadino d’onore di Parma, giacché ero “el foraster”. Un buon bicchier di vino, qualche raccomandazione, dei forti abbracci ed eccolo ripartito verso i più gravi rischi, accompagnato dagli echi di Bandiera Rossa e dell’Internazionale. I borghi erano in festa e i fascisti, in quella notte, si accanirono con ferocia contro di noi e vari assalti in Viale Mentana e in via XX Settembre furono respinti.
La stessa vicenda è riportata anche da De Micheli, che così la ricostruisce, collocandola dopo la morte di Gino Gazzola:
Ma quella sera Picelli stesso raggiunse Borgo del Naviglio e ne La Verta, salito sopra un tavolo della osteria di Orestin, che dà proprio sulla piazzetta, parlò alla gente del quartiere del giovanissimo eroe Gino Gazzola. Gli uomini e le donne singhiozzavano. Picelli diceva parole che trovavano un’eco profonda nel cuore di quella schietta e coraggiosa gente. Egli disse che Gino era il “Gavroche di Parma”, la “Piccola vedetta lombarda” di Borgo del Naviglio. Il suo discorso fu breve, ma alla fine la volontà popolare di combattere i fascisti e cacciarli dalla città era moltiplicata. Gino Gazzola sarebbe stato vendicato.
Il “Gavroche” di Parma
Sulle vicende delle barricate, nel corso del tempo, sono sorte anche delle leggende. Esistono dubbi su questa improvvisata commemorazione del giovane Gazzola da parte di Picelli. Se ne fa portavoce Francesco Pelosi a commento del graphic novel da poco uscito.
L’accostamento alla figura letteraria di Gavroche (da “I Miserabili”) non sembra però così lontana dalla sensibilità di Picelli. De Micheli, il cui testo va certamente valutato con una certa prudenza critica ma che aveva effettivamente raccolto testimonianze di partecipanti alle giornate di Parma, ci informa su questa vittima che, essendo molto giovane, ha profondamente colpito i sentimenti dei settori popolari di Parma:
Gino Gazzola (…) era un ragazzo che non aveva ancora compiuto i quindici anni: alto, magro, biondo di capelli, con gli occhi chiari: un ragazzo generoso e intelligente, che amava leggere libri e giornali benché avesse fatto appena tre anni di elementari. Gli altri ragazzi stavano volentieri con lui e i “grandi” non sdegnavano la sua compagnia perché ragionava già come loro, anche se continuava a portare i pantaloni corti.
Gino non aveva conosciuto una vera infanzia. Il padre era un galantuomo, ma spesso si lasciava prendere dal vino e allora toccava a Gino, primo di quattro fratelli, tenergli testa. Questa situazione aveva così incominciato assai presto a far sentire sulle sue magre spalle il peso di una responsabilità familiare.
D’estate il padre faceva il gelataio: possedeva tre carretti che i figli, meno l’ultimo ch’era troppo piccolo, spingevano un po’ ovunque per i borghi di Parma, vendendo sorbetti soprattutto ai bambini. D’inverno invece chiuso il “commercio” dei gelati, il padre si trasformava in venditore di pere cotte e in questa stagione era lui che girava per la città con la piccola caldaia di rame sostenuta sul davanti dalla cinghia passata intorno al collo.
Arriva Italo Balbo e scende alla “Croce Bianca”
Il quattro agosto oltre a continuare l’afflusso di squadre di fascisti, arrivò anche in prima mattinata Italo Balbo, Ras di Ferrara, al quale la direzione del Partito Nazionale Fascista, aveva affidato il comando delle squadre fasciste. E con questo anche il compito di sbrogliare una situazione che si stava facendo sempre più complicata.
Nei primi giorni a coordinare l’azione degli squadristi erano stati il fiduciario Giovanni Botti e il deputato toscano Michele Terzaghi che era arrivato da Roma il 2 agosto. Come sintetizza Gambetta: “L’esercito nero infatti si muoveva in modo frenetico ma scomposto, come in una gara per cogliere frettolosamente qualche riconoscimento evitando le difficoltà della battaglia.”
Balbo, come racconta De Micheli, “scese all’albergo Croce Bianca e convocò subito i dirigenti locali del fascio per avere un rapporto su quanto stava accadendo. L’albergò diventò per tre giorni la sede del quartier generale delle bande nere. Nella giornata arrivarono anche Moschini, Buttafuochi, Farinacci, Ranieri, Bigliardi, Arrivabene e altri consoli o comandanti di coorte di non minore importanza”.
Gli squadristi ammontavano ormai a diverse migliaia. I giornali dell’epoca e lo stesso Balbo li calcolavano in 10.000. Picelli darà nel tempo cifre diverse. Li valutava in 20.000 nell’articolo del 1934, ma in 7.000 in uno scontro polemico avuto in Parlamento con i deputati fascisti e in 12-15.000 in un testo di commemorazione scritto per “Falce e Martello”, il settimanale in lingua italiana dei comunisti svizzeri. In ogni caso si trattava di una vera e propria truppa di occupazione della città.
Balbo era certamente consapevole della posta in gioco nello scontro di Parma, perché come scriverà poi nel suo diario, per la prima volta, il fascismo “si trovava di fronte ad un nemico agguerrito e organizzato, armato ed equipaggiato e deciso a resistere ad oltranza”.
Non potendo sfondare in Oltretorrente i fascisti assaltarono e distrussero la sede de “Il Piccolo”. Verso le dieci della mattina iniziò il conflitto più cruento delle cinque giornate ed ebbe ancora una volta come sfondo la zona del Naviglio. Si prolungò per diverse ore. Si registrò uno scontro anche in Oltretorrente, e gli Arditi riuscirono ancora a respingere l’assalto dei fascisti.
Il Prefetto mandava rapporti sempre più allarmati:
In tutta la giornata è continuato in vari punti della città scambio di colpi d’arma da fuoco con maggiore intensità da parte dei fascisti. Si lamentano sinora sei morti popolazione civile e vari feriti. Contegno fascisti che stanotte hanno sparato qualche colpo contro agenti questura si fa sempre più minaccioso. Circolazione è diventata pericolosa per individui estranei lotta politica.
Fra i caduti vi furono, oltre a Gino Gazzola, Carluccio Mora, che era di vedetta nella zona del Naviglio, il consigliere comunale popolare Corazza, che si stava appostando alla difesa del ponte Caprazucca, dalla parte dell’Oltretorrente. Caddero anche due passanti, Mario Tomba e Attilio Zilioli. Quest’ultimo mentre cercava di soccorrere un ferito sul ponte Umberto (ora Ponte Italia).
Dal racconto di Picelli emerge come la determinazione alla resistenza si facesse sempre più forte e anche i mezzi di difesa si facevano via via più estremi:
Nessun aiuto fu possibile avere all’ultimo momento dalla campagna, perché nelle località temute, i fascisti inviarono piccoli distaccamenti impedendo il collegamento con la città. Venne però disposta la grande difesa, fatta con ogni mezzo e che avrebbe dovuto impegnare il nemico sino all’ultimo uomo, in tutte le forme possibili di combattimento. (…) Il morale della massa si dimostrò elevatissimo; sembrò quasi che l’annuncio dell’azione imminente delle camicie nere avesse contribuito ad aumentare ancora di più il coraggio e l’entusiasmo. (…) Nelle case si attese alla fabbricazione di ordigni esplodenti, di pugnali fatti con lime, pezzi di ferro, coltelli e alla preparazione di acidi. (…) Alle donne vennero distribuiti recipienti pieni di petrolio e di benzina, poiché in base al piano difensivo, nel caso in cui i fascisti fossero riusciti ad entrare in Oltretorrente, il combattimento si sarebbe svolto strada per strada, vicolo per vicolo, casa per casa, senza risparmio di sangue, con lancio di liquidi infiammabili, contro le camicie nere e sino all’incendio e alla distruzione completa delle posizioni.
In seguito a colloqui svoltisi al mattino tra Balbo e il prefetto, si stabilì un patto tra fascisti e autorità pubbliche. Se i militari avessero occupato i borghi del Naviglio entro le ore quattordici, i fascisti avrebbero abbandonato la città: altrimenti si sarebbero impegnati in prima persona a “ristabilire l’ordine” con la violenza.
Ci furono intense trattative tra gli Arditi e l’esercito. Da parte del ‘Corpo di guardia del nucleo di Borgo del Naviglio’, a firma di Picelli venne consegnato al colonnello Roberto Simondetti, comandante delle truppe, il foglio di resa. L’esercito poté occupare il quartiere smantellando le opere di difesa. La “Gazzetta di Parma” scrisse che “Le truppe furono accolte dai sovversivi con applausi e da grida: ‘Evviva i nostri fratelli soldati! Evviva il comunismo!’”, mentre l’Alleanza del Lavoro “faceva affiggere un proclama inneggiante alla propria vittoria, non essendo i fascisti entrati nella Trinità”. I fascisti si sentirono così beffati per l’atteggiamento degli avversari, e cercarono di sfogare la propria rabbia assaltando la trincea di borgo Valorio e, dopo un violento combattimento, riuscirono a demolirla. Con l’ingresso dell’esercito il Naviglio usciva di scena, ma restava in campo l’Oltretorrente.
Si intensificarono i tentativi di pacificazione. Il presidente della Deputazione Provinciale, il popolare Tullio Maestri, assieme col socialista riformista Faraboli si recò in Oltretorrente per avviare dei veri e propri colloqui di pace. Una iniziativa che fu aspramente criticata dai fascisti e gli attirò i sarcasmi della “Gazzetta di Parma” per avere creduto, secondo il quotidiano filofascista, alle promesse di disarmo annunciate da Picelli.
Più tardi si scatenò una furiosa fucileria dall’Oltretorrente verso i fascisti, attestati sul Lungo Parma, mentre colpi isolati e scariche risuonavano in numerosi punti della città, anche in centro. Secondo la “Gazzetta di Parma”:
Nelle prime ore della sera, l’aspetto della città era fantastico. Nuove forze fasciste giungevano da ogni dove. Imponente la colonna di oltre mille fascisti giunti da Reggio Emilia in una lunga teoria di camion e completamente equipaggiati. Poco prima del suo arrivo la Piazza Garibaldi e adiacenze erano state teatro di spari e inseguimenti di individui in camicia nera, mescolantesi fra i fascisti e sparando loro addosso, lanciando anche alcune bombe.
Nella notte fra il quattro e il cinque agosto, i ripetuti tentativi d’assalto dei fascisti in Oltretorrente furono respinti, ma sparatorie avvenivano in numerosi punti della città, perché erano gli stessi Arditi ad attaccare gli accampamenti fascisti, con operazioni di “commando”.
Anche Balbo ci prova ma viene respinto
Nella giornata del cinque agosto, quella finale, Balbo in persona tentò in mattinata un assalto all’Oltretorrente. Alla guida di un centinaio di squadristi provò a penetrare in Oltretorrente attraverso il ponte Verdi, grazie anche alla complicità di alcuni ufficiali del Novara Cavalleria. Tra borgo Tanzi e strada Farnese, intervennero gli Arditi e i corridoniani (che avevano la loro Camera del lavoro poco distante) e respinsero l’attacco a fucilate. A quel punto si interposero i soldati e il gruppo di Balbo dovette fare marcia indietro.
Nella giornata i fascisti devastarono gli studi professionali di Guido Albertelli, degli avvocati Emilio Baracchini, Ugo Grassi e Renzo Provinciali, del ragionier Augusto Argenziano, lo studio e la casa dell’avvocato Gustavo Ghidini; l’abitazione di Tullio Masotti direttore de “Il Piccolo” e del consigliere comunale socialista Vico Ghisolfi, così come furono devastate la sede delle associazioni cattoliche sindacali e cooperative, nonché del Partito Popolare. Tentativi di devastazione furono compiuti, inoltre, nei confronti degli studi degli avvocati Aurelio Candian, Ildebrando Cocconi e Francesco Pangrazi. Quando gli squadristi arrivarono nella zona di strada XXII luglio per assaltare e devastare la sede de “Il Piccolo”, i soldati che la piantonavano si allontanarono.
Il comportamento degli squadristi cominciò a sollevare le proteste anche di quella “Parma nuova” che pure aveva accolto con un certo favore l’arrivo dei fascisti pensando che la loro violenza si scatenasse solo contro i quartieri dei sovversivi.
Secondo quanto scrive De Micheli:
L’indignazione dei cittadini di Parma nuova fu tale che Balbo si vide costretto a far affiggere un manifesto in cui deplorava il “gruppo di sconsigliati” che aveva commesso quelle poco belliche imprese. In realtà tutto ciò rientrava nella normale attività delle squadracce.
Probabilmente i più accaniti nell’effettuare queste devastazioni furono i gruppi di squadristi legati al cremonese Roberto Farinacci, nonché ai parmensi Paolo Giudici e Alcide Aimi, che rappresentavano la fazione del fascismo maggiormente legata agli agrari e che – rileva Gambetta – “mal tollerava le manovre di corteggiamento verso i corridoniani”.
Nelle prime ore del pomeriggio, il vescovo di Parma, Guido Conforti, si recò al comando fascista offrendo la sua mediazione per la cessazione dei conflitti e fu diffuso un appello del prelato alla cittadinanza per il ripristino della pace.
Intanto, il governo Facta, esaminata la situazione che si era creata in diverse città dove vi era un forte concentramento di forze fasciste, decise di proclamare lo stato d’assedio in alcune province, fra cui Parma, dalla mezzanotte. Di conseguenza i poteri passarono all’autorità militare. Il telegramma del governo che annunciava alle prefetture la decisione assunta partì alle 16:40 del 5 agosto.
Di fronte al passaggio dei poteri, per non scontrarsi con l’esercito, i fascisti cominciarono a lasciare la città. Balbo aveva comunicato, dopo il fallimento del suo tentativo di entrare in Oltretorrente attraverso strada Farnese, di essere disponibile alla smobilitazione. I responsabili militari si espressero con molta decisione: il colonnello Simondetti dichiarò che “avrebbe difeso la vita e gli averi dei cittadini tutti, senza distinzione di parte, sino all’ultimo suo uomo”; il generale Enrico Lodomez, che con la dichiarazione dello stato d’assedio aveva assunto i poteri che erano spettati al prefetto Fusco, in un colloquio con il Ras fascista aveva chiarito la posizione dell’esercito.
I fascisti lasciano la città
Per svicolare da una situazione senza via d’uscita, trovandosi nell’impossibilità di battere con la forza le difese popolari nell’Oltretorrente e dovendo evitare di entrare in conflitto con le truppe che, nel frattempo avevano ricevuto altri rinforzi (alpini del Cadore e i reparti del 66° e 26° fanteria), Balbo cercò quanto meno di salvare la faccia. Nello stesso pomeriggio, radunò gli squadristi ancora presenti in città di fronte al Palazzo della Prefettura e li arringò cercando di convincerli della “vittoria” ottenuta. Questa era giustificata col fatto che “il governo aderisce finalmente alla nostra richiesta esautorando l’indegna autorità politica complice e responsabile dell’attuale situazione”.
In realtà era evidente che i fascisti avevano subito una clamorosa sconfitta. Per rifarsi si vendicarono assaltando e devastando cooperative e associazioni proletarie in diversi centri della provincia e in particolare distrussero l’articolata e capillare organizzazione del socialismo riformista e del cooperativismo municipale che ruotava attorno a Roccabianca. Inoltre imposero con la forza le dimissioni di numerose amministrazioni comunali.
Allontanati i fascisti dalla città, fu l’esercito a riportare “l’ordine” nei quartieri ribelli. Come scriveva la “Gazzetta di Parma”:
un reggimento di fanteria è penetrato nelle strade dell’Oltretorrente ed affrontando la resistenza degli abitanti, ha preso a demolire i reticolati e le trincee di B(orgo) Carra. Gli ordini erano precisi e le opposizioni non hanno valso a nulla. L’on. Picelli, che tutto ieri ha girato per le trincee, ha dovuto cedere contro la fermezza del Colonnello che comandava le truppe.
Nel racconto di Picelli, questa è la conclusione della rivolta:
Il Comando della difesa operaia esaminò immediatamente la nuova situazione, creatasi in seguito all’intervento dell’autorità militare, e constatò la impossibilità materiale di impedire alle forze dell’esercito, costituite localmente da due reggimenti di fanteria, con sezioni di mitragliatrici e carriarmati, di un reggimento di cavalleria e di numerosa artiglieria, di tenere l’Oltretorrente e i settori Naviglio e Aurelio Saffi. Alle ore tre e dieci minuti il colonnello Simondetti, dopo aver fatto sparare un colpo a polvere con uno dei due pezzi di artiglieria piazzati sul ponte di Mezzo, avanzò seguito da autoblindate, da mitragliatrici e dalla truppa, e procedette all’occupazione di tutti i quartieri operai, ordinando ai soldati lo sgombero delle strade.
Sulle ragioni che hanno consentito all’Oltretorrente di non cedere all’aggressione delle squadre fasciste così sintetizza Fiorenzo Sicuri:
Il bilancio delle cinque giornate mostra che i dedali di strade e la conformazione urbanistica degli spazi, l’organizzazione armata all’interno dei quartieri e i piani militari predisposti, le catene di solidarietà e la compattezza della popolazione, la presenza di ex combattenti, tecnicamente attrezzati allo scontro armato, la capacità di costruire barricate che era storico patrimonio dei quartieri popolari parmensi, a cui si aggiungeva la recente abilità nello scavare trincee e nel posare reticolati di filo spinato, e, infine, una leadership militarmente dotata di una certa perizia ebbero successo nel respingere i tentativi di conquista.
A questi elementi si deve aggiungere anche l’atteggiamento di relativa neutralità tenuto dalle forze militari. Sottolinea questo aspetto lo storico militare, Marco Mondini, secondo il quale il conflitto avutosi a Parma:
Non fu certo un esempio di ripristino dell’autorità, giacché (…) lo scontro armato tra fascisti e difensori parmigiani andò avanti per tre giorni senza che l’esercito (che ne avrebbe avuto tutti i poteri e le facoltà) intervenisse. Di fatto la piccola guerra civile in corso nel quartiere vecchio di Parma fu isolata da una sorta di “cordone sanitario” steso dai distaccamenti di due reggimenti di fanteria e uno di cavalleria, rinforzati con reparti provenienti da tutti i corpi d’armata vicini, per un totale forse di 2000 uomini. La neutralità armata mantenuta a Parma dall’esercito non era dovuta ad un particolare (e abbastanza inverosimile) senso di “affratellamento” tra soldati e proletari (…) quanto piuttosto, all’opera efficace del prefetto Fusco e alla sua capacità di far eseguire dal comando locale una politica di “non intervento” anche dopo il passaggio dei poteri.
In tale contesto e in tali condizioni la battaglia dei quartieri popolari fu “l’unica effettiva sconfitta della grande offensiva fascista dell’estate”.
La partecipazione alla difesa dei quartieri popolari dalle bande fasciste ebbe una partecipazione realmente trasversale, anche sul piano delle appartenenze sociali. Il giornale cattolico “Vita Nuova”, scriveva: “Nei due quartieri tutti, letteralmente tutti, di qualunque classe, partito o tendenza, si sono trovati d’accordo dietro le trincee e le barricate”. Non diversa la valutazione de “L’Internazionale”: “i sindacalisti corridoniani, gli arditi del popolo, i confederali, i popolari, scendevano dalle case si disponevano in squadre delle quali assumevano il comando i più audaci, scelti fra gli ex sottufficiali e ufficiali dell’Esercito”. Un altro giornale locale, “L’Idea”, rilevava: “Abbiamo visto, accanto allo scamiciato e talvolta scalzo abitante dei borghi, l’impiegato e il professionista, elegante ancora, con l’immancabile colletto, spilla d’oro e moschetto sottobraccio”.
Quante furono le vittime delle cinque giornate? Dalla parte degli Arditi e dei difensori, Picelli parla di cinque morti e qualche ferito, mentre tra i fascisti conteggiava, nell’articolo pubblicato nel 1934, ben 39 morti e centocinquanta feriti. Si tratta di una valutazione che non ha trovato conferma in sede di ricerca storica. Le uniche vittime certe di parte squadrista sono i due fascisti, deceduti negli scontri, contemporanei alle giornate di Parma, avvenuti nel vicino comune di Sala Baganza. Vi furono certamente dei feriti ma non nelle dimensioni indicate da Picelli. In ogni caso le squadre fasciste, abituate a rapporti di forza totalmente squilibrati a loro favore e a non registrare alcuna resistenza armata nelle loro scorribande, non avevano alcun desiderio di impegnarsi in una vera battaglia da condurre casa per casa in borghi in cui la popolazione era completamente ostile.
Lo stato d’assedio terminò il 16 agosto e due giorni dopo venne siglato un patto di pacificazione da parte di tutte le cariche istituzionali e dai rappresentanti dei combattenti oltre che da diversi partiti, tra i quali il Pnf e il Partito Popolare. Anche le Camere del lavoro corridoniana (guidata dal fratello di Alceste De Ambris, Amilcare e dal fratello di Guido Picelli, Vittorio) apposero le loro firme. Si rifiutarono invece ad ogni idea di “pacificazione” col nemico fascista le forze che erano state effettivamente protagoniste della resistenza come gli Arditi del Popolo, i comunisti, i sindacalisti dell’Usi e gli anarchici. Anche una parte del fascismo locale si oppose al “patto”.
Ipotesi di un nuovo assalto alla città che non si era piegata alla violenza squadrista e che Balbo definiva “isola di bolscevismo armato e delinquente”, vennero avanzate per essere poi accantonate a seguito della “marcia su Roma” e della chiamata di Mussolini a guidare il governo.
Come commenta Gambetta:
Dopo, una volta al potere, la vendetta contro i quartieri delle barricate fu affidata agli strumenti tradizionali della repressione poliziesca e della costruzione del consenso. Fu poi il “piccone risanatore” ad abbattere materialmente le strade e le case di quell’insurrezione e a smembrare il corpo sociale di quella comunità ribelle.
Il bilancio politico e militare delle giornate di Parma
Da parte sua Picelli trarrà dalle cinque giornate di Parma una serie di insegnamenti di carattere militare che consegnerà all’articolo pubblicato su “Lo Stato Operaio”:
Prima. Di quale importanza sia il problema politico-militare e la teoria della guerra civile, sino a ieri trascurata, se non ignorata completamente; ma che oggi si impone al nostro studio come una necessità assoluta.
Seconda. Nei riguardi degli effetti ottenuti dall’azione armata, la storia del movimento operaio italiano registra con la rivolta di Parma un enorme successo, una battaglia di strada vinta in condizioni di inferiorità numerica e di armamento, di grande sproporzione di forze.
Terza. Se gli “Arditi del Popolo” riuscirono a trascinare tutta la massa operaia nella resistenza armata, insufficiente fu però il lavoro di preparazione fra i soldati che, data la loro disposizione morale e la particolare situazione, non sarebbe stato difficile attirare alla solidarietà attiva col proletariato; come pure insufficiente e cattiva l’organizzazione del collegamento con la provincia che venne a mancare proprio nei momenti più difficili della lotta, mentre un movimento coordinato di contadini avrebbe permesso di passare immediatamente all’offensiva.
A queste considerazioni di carattere militare, Picelli faceva seguire anche delle valutazioni più decisamente politiche:
Quarta – Lo smascheramento completo dei socialdemocratici e dei capi locali delle organizzazioni operaie, che attraverso il linguaggio demagogico, nascondevano gli scopi reali della loro azione di asservimento alla borghesia. Mentre parlavano ipocritamente di difesa degli interessi delle masse e di antifascismo, praticamente tradivano questi interessi, intralciando ed ostacolando la formazione spontanea del fronte unico dal basso, facendo in tal modo il giuoco dei fascisti. La ragione del successo, oltre che alla nostra preparazione tecnica, sta soprattutto nel fatto che il proletariato parmense, riuscì a liberarsi e a mettere in disparte i suoi falsi capi, i nemici interni alla classe operaia, ed opporre finalmente al fascismo l’unione compatta delle proprie forze.
Quinta. L’errore di incomprensione politica, commesso anche dal nostro Partito, allora ammalato di sinistrismo, nei riguardi degli Arditi del popolo opponendosi alla partecipazione individuale nelle squadre dei suoi militanti. In quel momento le masse erano con gli Arditi del Popolo o simpatizzavano per essi. Il bordighismo, manifestazione tipica della mentalità piccolo-borghese, aveva condotto il Partito sul terreno opportunistico dell’assenteismo e fuori della realtà. Con la partecipazione individuale dei comunisti alle squadre degli Arditi del Popolo, il Partito, con un’azione propria avrebbe influito su tutta l’organizzazione conquistandone la direzione e i comandi. Con un serio lavoro di preparazione e di penetrazione nei sindacati riformisti e nell’esercito, avrebbe potuto incanalare il movimento verso obbiettivi precisi, trascinare con gli Arditi del popolo tutto il resto della massa all’insurrezione armata, arrestare la marcia della reazione in Italia, facendo deviare il corso degli avvenimenti.
Il testo di Picelli viene scritto nel 1932 quando la linea politica del Comintern, adottata dopo qualche incertezza e perplessità anche dalla direzione comunista italiana, è caratterizzata da un tono fortemente polemico verso le altre correnti della sinistra, in primis la socialdemocrazia. Viene pubblicato due anni dopo quando la denuncia del “socialfascismo” comincia ad attenuarsi, ma ancora non si è dato avvio alla politica dei “fronti popolari” che verrà sancita dal VII Congresso del Comintern nell’estate del 1935.
Aspra è anche la polemica verso la direzione bordighista a cui è attribuita la responsabilità, nel 1921-22, di aver respinto la possibilità di un avvicinamento agli Arditi del Popolo.
Riferimenti bibliografici
Questa ricostruzione delle giornate di Parma è largamente tributaria del lavoro di Fiorenzo Sicuri “Il guerriero della rivoluzione” (2010, Uni.Nova, Parma) in particolare delle pagine 174-183 e del saggio di William Gambetta “Le pietre presero un’anima. Le barricate del 1922”, in “Le due città. Parma dal dopoguerra al fascismo (1919-1926), a cura di Roberto Montali, 2008, Silva, Parma, pagine 73-89. Dal libro di Sicuri sono riprese le citazioni dalla stampa dell’epoca e dello storico Marco Mondini. Le citazioni dell’articolo di Picelli, “La rivolta di Parma”, pubblicato su “Lo Stato Operaio” nell’ottobre del 1934 sono riprese dal volume di scritti e discorsi “La mia divisa “, curato da William Gambetta (2021, BFS, Ghezzano). I richiami a “Barricate a Parma” di Mario De Micheli, fanno riferimento alla seconda edizione riveduta del 1972, pubblicata da La Libreria Feltrinelli di Parma (con prefazione di Giorgio Amendola). Le citazioni di Marco Rossi sono tratte da “Arditi, non gendarmi! Dalle trincee alle barricate: arditismo di guerra e arditi del popolo (1917-1922)” (2011, BFS, Ghezzano), che dedica un capitolo a “L’insegnamento di Parma”. La citazione di Bruno Fortichiari è tratta da “Comunismo e revisionismo in Italia. Testimonianza di un militante rivoluzionario” (2006, Mimesis, Milano). Il graphic novel è di Francesco Pelosi e Rise, “Guido Picelli. Un antifascista sulle barricate” (2022, Round Robin, Roma).
*Transform Italia
Le cinque giornate di Parma del 1922
Franco Ferrari* Cento anni fa i quartieri popolari di Parma si opponevano alla spedizione fascista guidata da Italo Balbo e costringevano gli squadriRifondazione Comunista
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Nel pomeriggio di ieri sono uscite su varie testate giornalistiche indiscrezioni sul raggiungimento delle 500.000 firme, tra cartacee e on line. Siamo felici dell’importanza che finalmente le maggiori testate stanno attribuendo alla lotta contro l’autonomia regionale differenziata, ma dobbiamo rilevare che si tratta di una informazione presuntiva, poiché è impossibile per chiunque al momento sapere il numero delle firme raccolte ai banchetti.
Non c’è dubbio che la risposta popolare è pronta, molto consistente ed entusiasta: i banchetti sono letteralmente assediati da persone che intendono firmare. Si tratta di momenti di confronto con cittadine e cittadini che ci danno la possibilità di interloquire, andare più a fondo, rispondere a domande e – qualora il quesito referendario, come speriamo, sarà ritenuto ammissibile – di preparare una campagna per il voto che sarà difficilissima, prevedendo necessariamente il raggiungimento del quorum. I numeri sulla piattaforma sono d’altra parte molto consistenti, al di là delle più ottimistiche previsioni, e fanno ben sperare – a poco più di una settimana dall’attivazione – in un esito molto positivo. Ma i banchetti rimangono e devono rimanere il momento di maggiore investimento: nonostante la grande risposta popolare, dobbiamo continuare a informare e far firmare, verso un obiettivo cui – a questo punto – non poniamo un limite, ma non può che prevedere una cifra a 6 zeri. Un viatico importantissimo per accompagnare alla Consulta il quesito referendario abrogativo della legge 86.
Fino all’ultimo giorno non allenteremo la presa e raddoppieremo le energie nello sforzo straordinario che, insieme a tanti e tante, stiamo producendo per l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti in questa caldissima estate. E fino all’ultimo giorno chiederemo incessantemente a cittadine e cittadini che lo vogliano di firmare e far firmare, corroborando entusiasmo e partecipazione. Ognuno deve fare la propria parte e la consistenza del numero delle firme avrà un peso molto significativo rispetto all’esito di questa campagna.
Fino a settembre ricordiamo che una firma li fermerà.
Comitati per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata, l’uguaglianza dei diritti e l’unità della Repubblica
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📊 Scuola, disponibili i dati sugli esiti degli scrutini e degli #EsamidiStato2024 del primo e del secondo ciclo di istruzione.Telegram
La Camera dei Deputati ha approvato oggi in via definitiva il Ddl di riforma dell’istruzione tecnico-professionale, che introduce il modello della filiera del 4+2.
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Report “Osservatorio scuola Digitale”: restituzione dei dati alle scuole sugli investimenti fatti negli strumenti, nelle competenze, nella formazione e in generale nei fattori abilitanti la didattica digitale.
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Chi voglia parlare in qualunque contesto di una persona trans in particolare, o delle donne o degli uomini trans in generale, faccia attenzione. Per cortesia.
Uomo trans: nato donna, ora è un uomo. Si usa il maschile.
Donna trans: nata uomo, ora è donna. Si usa il femminile.
Non è difficile, basta ricordarsi che conta l'oggi e non il passato.
Grazie e a buon rendere!
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L’Iran e gli alleati decidono la rappresaglia contro Israele. Attesa per il discorso di Nasrallah
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Il leader sciita con ogni probabilità darà una indicazione delle intenzioni di Hezbollah dopo i raid di Israele che hanno ucciso il suo comandante militare Fouad Shukr e il leader di Hamas Ismail Haniyeh
Così cambierei la nostra Costituzione
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UE: entra in vigore la legislazione europea sull’intelligenza artificiale
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È entrata ufficialmente in vigore giovedì (primo agosto) il regolamento europeo sull’intelligenza artificiale (IA), il primo atto legislativo comprensivo sull’intelligenza
Olimpiadi: Carini si ritira contro Imane Khelif. La politica si infiamma, Meloni: “Non era incontro ad armi pari”
@Politica interna, europea e internazionale
Aveva acceso il dibattito già dalla vigilia, lo fa a maggior ragione ora, visto l’esito. Alle Olimpiadi di Parigi la pugile azzurra Angela Carini ha deciso di ritirarsi dopo appena 45 secondi dall’inizio del
Revocati gli arresti domiciliari: Giovanni Toti torna in libertà
@Politica interna, europea e internazionale
Giovanni Toti non è più agli arresti domiciliari. La giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Genova Paola Faggioni ha dato il via libera alla richiesta di revoca della misura cautelare presentata dai legali dell’ex presidente della Regione Liguria, indagato per corruzione e finanziamento
Hanno ucciso l’uomo del negoziato. Alberto Negri sull'esecuzione israeliana di Ismail Haniyeh
@Politica interna, europea e internazionale
Quando uccidi il negoziatore vuol dire che del negoziato non ti importa nulla. E pure del cessate il fuoco a Gaza.
Ileader di Hamas Ismail Haniyeh, colpito a Teheran, aveva condotto in questi mesi le trattative su Gaza a Doha e al Cairo.
Poche ore prima gli israeliani hanno ucciso in Libano con un drone Fuad Shukr, considerato uno dei vertici di Hezbollah, il movimento sciita capeggiato da Nasrallah.
L'articolo completo su @Il Manifesto (account NON ufficiale)
Crypto e FOMO: perché la paura di essere esclusi è una cattiva consigliera
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il nuovo articolo di @valori
FOMO è l'acronimo di "fear of missing out". E quando si parla di investimenti (anche in crypto) la paura non aiuta mai
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La Marina Militare si rinnova. Fremm Evo di Fincantieri e Leonardo in arrivo
[quote]Nell’ambito del programma pluriennale Fremm volto a rinnovare la flotta della Marina Militare, la joint venture concepita da Fincantieri e Leonardo, Orizzonte sistemi navali (Osn), ha firmato un contratto da circa 1,5 miliardi di euro con Occar (Organisation conjointe de
Pausa di riflessione. Così l’US Air Force rallenta sul caccia del futuro
[quote]Dopo molti rumours, il segretario della US Air force, Frank Kendall, ha dichiarato che l’Aviazione a stelle e strisce ha deciso di “mettere in pausa” i suoi sforzi riguardanti “la piattaforma” del proprio caccia di nuova generazione (la sesta), ossia l’Ngad (Next generation air dominance). L’obiettivo di assegnare
Rai, bufera sull’autore di “Affari tuoi” per un post satirico su Meloni
@Politica interna, europea e internazionale
Un autore della Rai è finito nel mirino di Fratelli d’Italia dopo aver pubblicato sui social un post satirico contro il Governo. Il professionista in questione è Riccardo Cassini, 54 anni, che fa parte della nuova squadra di autori che affiancherà Stefano De
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È sempre calciomercato, e sono sempre plusvalenze
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Il nuovo articolo di @Valori.it
Questa volta si tratta di plusvalenze corrette, ma non per questo meno dannose, dato che per aggiustare i bilanci si sacrificano i giovani
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FestiValori. Il festival della finanza etica per leggere la quotidianità
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Il nuovo articolo di @Valori.it
Dal 17 al 20 ottobre 2024 torna a Modena FestiValori, l'evento promosso da Valori.it e Fondazione Finanza Etica
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BREAKING NEWS. Assassinato a Teheran il capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh
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Si trovava in Iran per partecipare alla cerimonia di insediamento del presidente Masoud Pezeshkian
L'articolo BREAKING NEWS. pagineesteri.it/2024/07/31/med…
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Israele bombarda Beirut, almeno due le persone uccise nella capitale libanese
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Le forze armate israeliane hanno dichiarato di aver preso di mira un importante leader di Hezbollah. Questa mattina un lancio di razzi da parte del gruppo sciita ha causato la morte di un uomo
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Giovanni
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