Caos monopattini: giro di vite su targhe, caschi e assicurazioni
Servizio di Alessio Corsaro e Vincenzo Cimmino
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Donald J. Trump: i primi mesi del secondo mandato
Il presidente Donald Trump è stato eletto un anno fa e si avvicina al compimento del primo anno del suo secondo mandato. Come sono stati i primi mesi della sua amministrazione? Quando, nel discorso pronunciato davanti al Congresso nel marzo 2025, ha descritto le prime sei settimane in carica come «azione rapida e incessante», stava in realtà anticipando i mesi successivi con un’esattezza forse ignota persino a lui stesso[1]. I primi mesi del secondo mandato sono stati caratterizzati da un’intensa attività: una raffica di ordini esecutivi, un’azione militare in Iran, dazi e guerre commerciali.
Anche con il blocco delle attività amministrative (government shutdown) negli Stati Uniti, questa accelerazione del ritmo riflette il tempo avuto a disposizione dall’amministrazione Trump per prepararsi tra il primo e il secondo mandato. Ma, più in profondità, esprime la determinazione del Presidente e di molti suoi consiglieri a trasformare il Partito Repubblicano (Grand Old Party, GOP): non più soggetto ai vincoli del proprio establishment o delle convenzioni, come ritengono sia avvenuto durante il primo mandato, bensì orientato a realizzare le politiche volute da Trump, ad ampliare i poteri del Presidente e, in ultima istanza, a consolidare i cambiamenti da lui introdotti nel GOP e nella politica americana.
Questa energia rafforza la tesi di quegli osservatori secondo i quali Trump ha acquisito un nuovo senso della missione dopo il fallito attentato alla propria vita subìto a Butler, in Pennsylvania. Egli è, più di ogni altro presidente recente, il tribuno del popolo: afferma di rappresentarne i bisogni, i desideri e soprattutto le emozioni in un modo che nessun altro eletto è in grado di fare. In quest’«era dei sentimenti», è lui il principale interprete del sentire collettivo[2].
Nel breve periodo, il Presidente e la sua amministrazione dovranno governare affrontando le persistenti difficoltà economiche e politiche, comprese le incertezze generate dai dazi. Sul lungo periodo, è troppo presto per dire se i cambiamenti da lui apportati al Partito Repubblicano e alla vita politica statunitense siano destinati a durare. Ma molte delle tendenze strutturali – in particolare, la concentrazione del potere nella presidenza e l’indebolimento del Congresso – continueranno con ogni probabilità inalterate. Nel frattempo, molti cattolici americani stanno cercando di rispondere alla sfida di un nuovo assetto politico che spesso mette alla prova l’unità dei fedeli.
Politica interna: l’agenda del secondo mandato
«Il trumpismo è una postura culturale anti-sinistra e anti-élite. Non è un programma politico», scriveva Ryan Streeter nel 2020[3]. È senz’altro vero che il fenomeno Trump è stato una reazione populista sia alla sinistra sia alla destra tradizionali, ma la sua campagna si è basata su precise proposte, soprattutto in campo economico e migratorio, che hanno trovato grande riscontro presso gli elettori. Da allora, Trump ha dato seguito a molte di tali promesse, compresa una delle meno popolari: i dazi doganali.
I primi giorni della presidenza sono stati dominati da ordini esecutivi che hanno riguardato numerose questioni emerse durante la campagna: dall’immigrazione alla sicurezza dei confini, fino alla lotta contro il «wokismo»[4]. Un ordine esecutivo è un decreto presidenziale che impone a un dipartimento governativo di intraprendere determinate azioni. Un esempio particolarmente evidente è stato quello con cui il 20 gennaio 2025 è stato istituito il DOGE (Department of Government Efficiency), affidato a Elon Musk fino al maggio successivo, con il compito di «massimizzare l’efficienza e la produttività dell’amministrazione pubblica»[5].
Il DOGE rivela molte delle ambiguità insite nel governare tramite ordini esecutivi. Un ordine esecutivo non è una legge, e quindi non passa dal Congresso; di conseguenza, le attività avviate in base a un provvedimento di questa natura sollevano spesso interrogativi sulla legittimità e sull’autorizzazione parlamentare, come è accaduto, appunto, per il DOGE. Inoltre, quando l’ordine affida a un dipartimento un compito generico, si pone il problema di definirne concretamente gli obiettivi. Nel caso concreto, qual è lo scopo del DOGE? Ridurre i costi? Snellire la regolamentazione? Disarticolare la burocrazia per indebolire il cosiddetto Deep State? I presidenti spesso sono accusati di ricorrere agli ordini esecutivi per aggirare il Congresso. Pertanto, quando il numero di tali provvedimenti diventa elevato, non è un buon segno per chi teme la crescita incontrollata del potere esecutivo negli Stati Uniti[6].
Le politiche di Trump si discostano frequentemente dal libertarismo fiscale in stile Reagan, pur senza abbracciare del tutto il populismo economico che egli stesso proclama. Anche nel secondo mandato si osserva tale ambivalenza. Il traguardo legislativo più significativo finora è stata l’approvazione dell’OBBBA (One Big Beautiful Bill Act), così denominato perché fondeva in un’unica legge «omnibus» misure su tasse, stanziamenti e politiche pubbliche. Con essa, il Presidente ha mantenuto la promessa di estendere i tagli fiscali approvati nel suo primo mandato, nel 2017: probabilmente è stato il suo provvedimento più reaganiano. Al tempo stesso, però, l’aumento del debito federale dimostra che a Washington ormai sono pochi i veri sostenitori del «governo leggero», nonostante alcune riforme parziali in materia di spesa sociale.
Se le politiche fiscali di Trump si allontanano dalla dottrina del fusionismo, lo zelo protezionista in tema di dazi lo avvicina invece ad altri presidenti repubblicani del passato, tra cui Calvin Coolidge. Peraltro, i dazi evocano un protezionismo che, per buona parte del Novecento e oltre, era stato associato più alla sinistra che alla destra, come già la legge tariffaria Smoot-Hawley del 1930, approvata dal presidente Herbert Hoover e considerata una delle cause della Grande Depressione. A questo punto, le problematiche legate ai dazi sono ben note[7]. La vera domanda, tuttavia, è se i dazi finiranno per aggravare proprio uno dei problemi principali che Trump si era impegnato a risolvere, vale a dire l’inflazione[8]. Se così fosse, essi potrebbero spianare la strada a nuove vittorie democratiche alle prossime elezioni e mettere a rischio i recenti successi del Partito Repubblicano tra gli elettori ispanici[9].
L’immigrazione è stata un tema centrale per l’amministrazione Trump sin dalla sua prima campagna del 2015, ispirata a un «populismo nazionale» favorevole alla sicurezza dei confini e alla protezione dei lavoratori americani rispetto alla manodopera immigrata. Questo approccio si inserisce in una lunga tradizione statunitense di restrizioni all’immigrazione, rappresentata negli ultimi decenni dalla figura di Patrick Buchanan[10]. Finora, l’amministrazione ha rivendicato due successi principali: l’aumento significativo delle espulsioni e la drastica riduzione degli ingressi e degli arresti al confine. È probabile che le nuove politiche abbiano scoraggiato molti dall’attraversare la frontiera senza autorizzazione[11]; tuttavia Trump e i suoi collaboratori stanno anche mettendo alla prova i limiti del potere presidenziale in materia di diritto dell’immigrazione, spesso attraverso iniziative mediaticamente molto visibili, pensate per attrarre l’attenzione e stimolare contenziosi. È il caso, ad esempio, della vicenda giudiziaria di Kilmar Ábrego García, che ha generato una forte esposizione mediatica: da un lato, ha rafforzato l’appoggio dei sostenitori di Trump, convinti della sua determinazione sul tema dell’immigrazione; dall’altro, ha mobilitato le proteste dei suoi oppositori.
Le politiche migratorie hanno attirato critiche da molteplici fronti, compresa la Conferenza episcopale degli Stati Uniti, che, pur riconoscendo la necessità di «azioni di polizia volte a garantire l’ordine e la sicurezza delle comunità per il bene comune» e di riformare «un sistema migratorio gravemente carente», ha fatto notare che le azioni intraprese sono ben lontane dalla «comunione di vita e di amore» cui dovrebbe tendere una nazione di immigrati[12]. Parole che riecheggiano la lettera inviata da papa Francesco ai vescovi statunitensi nel febbraio 2025, interamente dedicata al tema dell’immigrazione[13].
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È molto probabile che l’amministrazione Trump continuerà a mantenere una linea dura sull’immigrazione e sulla sicurezza delle frontiere, e che la questione migratoria resterà una delle più divisive nella politica americana, in attesa che emerga uno statista capace di proporre un nuovo consenso.
L’assassinio di Charlie Kirk il 10 settembre ha messo tragicamente in evidenza la fragilità della società americana e le questioni irrisolte che hanno alimentato l’elezione di Trump nel 2024. Kirk, attivista di spicco del movimento MAGA e voce autorevole nei campus universitari, è stato ucciso nel mezzo di un’ondata di violenza politica, sollevando interrogativi sullo stato di salute della società statunitense. La violenza politica è recentemente aumentata nella sinistra, ma non è chiaro se l’amministrazione Trump o i repubblicani saranno in grado di affrontarne le cause. In particolare, molti hanno cercato di «cancellare» i critici di Kirk dopo la sua morte, nonostante la sua reputazione di strenuo difensore della libertà di parola della destra.
Politica estera: la «dottrina Trump»?
Trump ha sempre sostenuto che spetta a lui definire cosa significhi davvero «MAGA» o America First, e forse in nessun ambito questo è più vero che in politica estera. I primi mesi del secondo mandato hanno mostrato che, secondo il Presidente in carica, il principio di sovranità nazionale insito in America First non implica affatto isolamento o disimpegno globale: può benissimo includere un coinvolgimento militare statunitense all’estero, purché serva le priorità dell’America.
I commentatori già da tempo hanno difficoltà a definire con precisione la visione trumpiana in politica estera. A complicare le cose contribuisce il fatto che anche i consiglieri del Presidente appaiono divisi tra le correnti più interventiste e quelle più isolazioniste della destra americana, come ha rivelato lo scandalo «Signalgate», relativo alla fuga di conversazioni riservate su operazioni militari contro gli Houthi nello Yemen[14]. Sebbene sia difficile parlare di una vera e propria «dottrina Trump», non vi è dubbio che nel suo secondo mandato egli sia stato influenzato da convinzioni di lunga data: una grande fiducia nelle proprie capacità negoziali, la ferma opposizione al nucleare iraniano, il sostegno a Israele, l’avversione agli accordi multilaterali che vincolino gli Stati Uniti a difendere altri, e la volontà di aprire nuove opportunità commerciali e di investimento per il capitale statunitense[15].
Come la maggior parte dei presidenti repubblicani, Trump nutre una forte simpatia per Israele, ma a modo suo. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha fatto ogni sforzo per mantenere un buon rapporto con lui, ma la profonda convinzione del leader Usa nel potere della negoziazione – sua o del suo emissario Steve Witkoff – ha portato a un tentativo di mediazione tra Iran e Israele. Tuttavia Trump si sarebbe convinto che gli iraniani non stavano negoziando in buona fede, e che Israele aveva concrete possibilità di vittoria militare contro Teheran[16]. In ogni caso, la sua ostilità verso un Iran che potrebbe dotarsi di armi nucleari ha finito per convergere con il desiderio di lunga data di Netanyahu di arginare l’influenza iraniana. Mentre Trump ha dichiarato conclusa la guerra tra Israele e Hamas nell’ottobre 2025 con il cessate il fuoco, la questione sarà se e in che misura egli eserciterà pressioni su tutte le parti per risolvere i problemi di fondo e promuovere una pace giusta e duratura.
Quanto alla Russia e all’Ucraina, il Presidente ha più volte espresso la propria insofferenza per le logiche da «Guerra fredda», spostando il Partito Repubblicano verso una posizione critica nei confronti dell’Ucraina. Come altri presidenti statunitensi precedenti, sembra che egli abbia pensato di poter negoziare con Vladimir Putin, nonostante la propria impazienza dichiarata verso il protrarsi della guerra. Il vertice di agosto 2025 in Alaska tra il presidente statunitense e quello russo ha rappresentato un caso emblematico: da un lato, Trump si è mostrato fiducioso nella propria abilità negoziale, ignorando i fallimenti del passato e le preoccupazioni dei leader europei; dall’altro, la frustrazione nei confronti di Putin lo ha spinto a ribadire un ambiguo sostegno all’Ucraina. Il presidente Trump e il vicepresidente J. D. Vance hanno entrambi manifestato un sostegno più forte all’Ucraina nei mesi di settembre e ottobre, con Vance che ha affermato che la Russia deve «svegliarsi e accettare la realtà» della necessità della pace[17]. Restano quindi aperti alcuni interrogativi: «Quanto Trump è disposto a fare pressione su Putin? E fino a che punto è disposto a sostenere Zelensky?»[18].
I leader mondiali hanno reagito a queste mosse con strategie diverse. Gli analisti osservano spesso che Trump tende a essere più duro con gli alleati storici degli Stati Uniti che con i nemici tradizionali. Eppure, sono proprio gli alleati a impegnarsi maggiormente per mantenere relazioni positive con Washington, anche a costo di forti sacrifici[19]. Questo è particolarmente evidente nei rapporti con l’Unione europea e la Nato.
Claudia Sheinbaum, presidente del Messico, è riuscita a instaurare una collaborazione proficua con Trump, anche grazie alla cooperazione sul fronte del traffico di fentanyl verso gli Stati Uniti, che è una delle priorità dell’amministrazione Usa. Tuttavia, la minaccia di azioni militari statunitensi in territorio messicano ha rappresentato una costante fonte di tensione[20]. Similmente, il primo ministro canadese Mark Carney – la cui vittoria alle elezioni del 2025 è stata in gran parte motivata dall’opposizione a Trump – ha cercato di convincere la Casa Bianca che l’accordo commerciale USMCA (United States-Mexico-Canada Agreement) esenta la maggior parte dei beni canadesi dai dazi introdotti da Trump[21]. Ne potrebbe derivare un rafforzamento della cooperazione tra Canada e Messico, nel tentativo di evitare l’innalzamento delle barriere commerciali con gli Stati Uniti[22].
Il Regno Unito, dal canto suo, ha cercato di salvaguardare la «relazione speciale» con gli Stati Uniti, tanto più importante dopo che la Brexit lo ha distanziato dall’Unione europea. Il premier britannico Keir Starmer si è mosso in tal senso, puntando sulla storica alleanza tra Londra e Washington.
Altri Paesi, come l’India e il Brasile, hanno assunto atteggiamenti più apertamente ostili. Per quanto riguarda il Brasile, il caso è reso più complesso dall’amicizia personale tra Trump e l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro.
La maggiore opposizione che Trump ha incontrato sul piano internazionale riguarda Israele: alcuni Paesi europei hanno proposto alle Nazioni Unite di riconoscere ufficialmente lo Stato palestinese. L’escalation del conflitto tra Israele e Hamas iniziato il 7 ottobre 2023 ha accentuato le fratture tra gli Stati Uniti e gli alleati europei sulla questione palestinese e sulla difesa israeliana: una divergenza profonda che il Presidente non sembra in grado di sanare. In ogni caso, è certo che l’opinione pubblica di molti Paesi europei – e della sinistra americana – si è ulteriormente allontanata da Israele.
L’avvio del secondo mandato di Trump ha riacceso il dibattito sulla possibilità di un nuovo ordine mondiale senza gli Stati Uniti o, quantomeno, di un Occidente costretto ad andare avanti senza il loro apporto. Al momento, questo scenario sembra improbabile. Per alcuni anni, l’Europa tenderà a rimilitarizzarsi; Messico e Canada cercheranno di rafforzare le relazioni commerciali con altri partner; e la Cina si adatterà, anche grazie alla cronica incoerenza statunitense nei suoi confronti. Infatti, data la necessità degli Stati Uniti di negoziare un accordo commerciale più vantaggioso con la Cina, le guerre tariffarie potrebbero finire per avvantaggiare questo Paese, forse a scapito di Taiwan[23].
Tuttavia, gran parte del mondo sembra determinata a fare ciò che è necessario per restare comunque nelle grazie degli Stati Uniti.
Gli altri poteri: Congresso e magistratura
L’amministrazione Trump continua a sostenere la sua visione della presidenza come potere dominante all’interno del sistema federale statunitense, in linea con l’immagine che il Presidente ha di sé e con la teoria cesarista dell’«esecutivo unitario», condivisa da molti suoi consiglieri. Questa impostazione, resa possibile dal controllo repubblicano di entrambe le Camere del Congresso, tuttavia non ha finora prodotto conflitti con la magistratura così gravi come alcuni temevano. La presidenza Trump ha soltanto accentuato la relegazione del Congresso degli Stati Uniti a un ruolo relativamente marginale nella politica americana: quello di sostenitore o critico fazioso del Presidente. È difficile individuare, oggi, dove le prerogative istituzionali del Congresso stiano effettivamente bilanciando il potere della presidenza o i legami di partito tra i due poteri, sia che si tratti di permettere a Trump di ignorare una legge approvata dallo stesso Congresso sul caso TikTok, sia di assecondare la richiesta dell’amministrazione di accorpare un’enorme quantità di provvedimenti eterogenei in un unico, grande e bellissimo disegno di legge, da approvare in blocco senza un dibattito adeguato; oppure di rinunciare a contestare la decisione di Trump di esautorare il Congresso dai poteri che gli spettano, secondo l’Articolo I, sezione 8 della Costituzione, in materia di dazi e regolazione del commercio estero.
Podcast | IL PREZZO DELLA DISUGUAGLIANZA
Papa Leone XIV ha lanciato un monito sulla crescente disuguaglianza economica globale. Ma quali sono le ragioni di questo fenomeno e quali i rischi? Lo abbiamo chiesto a due economisti che hanno curato la voce “disuguaglianza” nel Dizionario della Dottrina sociale della Chiesa: Andrea Boitani e Lorenzo Cappellari.
Non è un’esagerazione affermare che molti membri del Congresso non hanno alcuna esperienza diretta del suo funzionamento costituzionale originario. Tuttavia, come ha osservato Philip Wallach, è altrettanto facile esagerarne l’impotenza[24]. Non sarebbe corretto definire il Congresso un semplice «timbro di approvazione» per l’agenda trumpiana, dal momento che sussistono pur sempre dei limiti alla sua passività. Nel bene o nel male, «la legislazione di partito unico – resa possibile soprattutto grazie alla procedura di riconciliazione di bilancio che aggira l’ostacolo dell’ostruzionismo – è diventata la modalità dominante dell’attività legislativa nel XXI secolo»[25]. Secondo Wallach, il problema del Congresso è persino più grave: non tanto la sua passività, quanto la sua acclarata decadenza.
In The Federalist No. 70, il 5 marzo 1788, Alexander Hamilton scriveva che «l’energia dell’esecutivo è caratteristica essenziale di un buon governo». Proprio questa energia complica oggi il rapporto tra l’amministrazione Trump e il potere giudiziario, che per sua natura si muove a ritmi più lenti. Diverse azioni dell’amministrazione sono finite in tribunale, comprese quelle legate all’invocazione dell’International Emergency Economic Powers Act del 1977 per giustificare lo stato di emergenza a fondamento dei dazi[26]. Ancora più clamorose sono le cause intentate contro l’amministrazione per contestare i trasferimenti forzati e le deportazioni, in alcuni casi avvenuti senza garanzie di un giusto processo, e per essersi appellata all’Alien Enemies Act del 1798 per legittimare tali provvedimenti. Questi sono stati alcuni dei fattori alla base del government shutdown, insieme alla rinnovata convinzione dei democratici che sia necessario negare i fondi governativi all’amministrazione Trump per ostacolare il suo programma[27].
Alcuni osservatori ritengono che l’amministrazione Trump agisca con palese disprezzo verso la magistratura; altri parlano di un piano ben congegnato per indebolire il potere giudiziario in quanto parte integrante del Deep State. La verità sta probabilmente nel mezzo: l’amministrazione adotta spesso un atteggiamento ostile verso ampie parti del sistema giudiziario, ma non sempre riesce a imporre le proprie strategie, nemmeno di fronte a giudici nominati da Trump, né si rifiuta sistematicamente di riconoscere le sconfitte. Inoltre, molte delle modalità con cui si rapporta alla magistratura non differiscono in modo sostanziale da quelle adottate da altri presidenti recenti. Finora le preoccupazioni per una possibile «crisi costituzionale» appaiono esagerate, ma è innegabile che la magistratura fatichi a tenere il passo e che la sua capacità di bilanciare il potere esecutivo sia limitata[28]. E l’amministrazione Trump ne è ben consapevole.
Chiesa cattolica e segni di speranza
Qualunque sia il giudizio su Joe Biden o su Donald Trump, è evidente che l’attuale clima politico statunitense rappresenta una sfida seria per i cattolici. Ma forse la criticità più profonda è interna: la difficoltà della comunità cattolica a superare le proprie appartenenze ideologiche e partigiane. Nella Bolla di indizione del Giubileo della Speranza 2025 Spes non confundit, papa Francesco ha rivolto un duplice invito ai cattolici: «porre attenzione al tanto bene che è presente nel mondo» ed essere «segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio»[29].
Negli Stati Uniti non mancano i segni di speranza, sia all’interno della Chiesa cattolica sia nella società, in particolare con le iniziative promosse dai laici. Tuttavia, anche questi segnali positivi risultano spesso controversi tra i cattolici americani. Il dissenso di per sé non è un male, ma, quando i momenti di speranza nella vita ecclesiale vengono sistematicamente letti come vittorie di una parte e sconfitte dell’altra, si incrina la communio. Le differenze politiche tra i cattolici non dovrebbero irrigidirsi in fratture, ma spesso accade proprio questo, impedendo loro di essere «segni tangibili di speranza» per gli altri fratelli e sorelle.
Sotto molti aspetti, la vita della Chiesa cattolica negli Usa riflette quella della società statunitense: le voci più influenti tendono a esprimersi nei termini propri dell’ideologia politica, mentre pochi si soffermano a riconoscere i segni della grazia, che dovrebbero alimentare la speranza. Data la logica di mercato che regola la comunicazione pubblica negli Stati Uniti, non sorprende che molte delle voci cattoliche più in vista godano di tale importanza non tanto per la loro capacità di rappresentare la fede, quanto per la loro credibilità presso determinate fazioni. Questi commentatori inquadrano la realtà ecclesiale in termini di vittorie e sconfitte del proprio schieramento, trascurando un’analisi teologica autentica, capace di orientare lo sguardo verso la speranza. Il risultato, per troppi cattolici disillusi, è una conferma implicita della sensazione che la Chiesa non abbia più nulla da offrire alla società o alla politica.
Il Giubileo della Speranza rappresenta ancora un’occasione propizia per invertire tale tendenza. Una riflessione teologica autentica sulla condizione statunitense richiede di recuperare il dialogo tra fede e ragione, per contrastare l’ideologia di parte e resistere alla tentazione di piegare il Vangelo a sostegno delle proprie opinioni.
A ciò si accompagna un compito teologico classico, risalente almeno a sant’Agostino: contrastare l’apocalitticismo[30]. Alla politica americana il cristianesimo può offrire un antidoto prezioso: non solo tramite il dialogo tra fede e ragione, ma anche attraverso la denuncia dell’apocalitticismo «fuori luogo», ovvero dell’uso sacrale e totalizzante della politica.
Molti cattolici negli Stati Uniti continuano a concepire il momento presente come una battaglia per far trionfare le proprie idee politiche. Le conseguenze di un mancato successo, a loro dire, sarebbero catastrofiche. Tuttavia, paradossalmente, questa visione non è abbastanza ambiziosa: non riconosce la sfida più profonda che è posta ai cattolici, quella a cui si riferiva papa Francesco, quando affermava che «appare chiaro come la vita cristiana sia un cammino, che ha bisogno anche di momenti forti per nutrire e irrobustire la speranza, insostituibile compagna che fa intravedere la meta: l’incontro con il Signore Gesù»[31]. Ed è proprio questa la speranza di cui la politica statunitense ha urgente bisogno.
Una tale teologia, però, non può basarsi solo su un apparato concettuale adeguato: ha bisogno di comunità vive, che offrano un’alternativa concreta a esperienze falsate di appartenenza. Ed è qui, ancora una volta, che il compito decisivo ricade sui laici[32].
Conclusione: una Costituzione della libertà?
Nel suo libro The Right: The Hundred-Year War for American Conservatism, Continetti sostiene che il conservatorismo statunitense oggi si trova attratto da due poli[33]. Da un lato, vi è il nucleo tradizionale: la difesa delle strutture sociali e politiche tradizionali, che negli Stati Uniti si esprime spesso nella venerazione per il governo limitato, delineato nella Dichiarazione d’Indipendenza e nella Costituzione. Dall’altro, vi è un’opposizione viscerale al progressismo, particolarmente accentuata a partire dalla presidenza di Woodrow Wilson e dal New Deal di Franklin Delano Roosevelt. Il conservatorismo americano è dunque anzitutto una difesa delle istituzioni storiche statunitensi o una reazione al progressismo? La risposta è che è entrambe le cose. Tuttavia, il conservatorismo tradizionale ha sempre rappresentato una componente relativamente minoritaria della destra americana, inserita all’interno di una coalizione – o «fusione» – di movimenti diversi, uniti da progetti comuni, in particolare l’anticomunismo durante la «Guerra fredda»[34]. Continetti sostiene che dal 1989 la destra americana è alla ricerca di un nuovo collante che possa sostituire l’anticomunismo. In quest’ottica, la centralità di Trump dal 2015 in poi può essere letta come il tentativo di compattare la destra attorno a una visione favorevole alla politica personalistica del Presidente e contraria al progressismo contemporaneo. La vera questione aperta, dunque, non è solo se esista un «trumpismo» dopo Trump, ma se esso possa essere integrato in una concezione del conservatorismo con cui il Presidente intrattiene un rapporto così ambivalente.
Questo rapporto è complesso anche perché Trump ha sempre dichiarato esplicitamente di non condividere la tradizione politica americana del governo limitato che molti conservatori si propongono di tutelare. Per lui, così come per molti progressisti, la Costituzione non è tanto una «Costituzione della libertà», quanto un ostacolo all’operato del Paese. Il che non significa che Trump aderisca a una teoria costituzionale precisa; significa però che la sua figura risulta funzionale a promuovere l’agenda di molti suoi collaboratori, i quali manifestano un’insofferenza per i vincoli costituzionali che in passato era più spesso attribuita ai movimenti progressisti. Come ha dichiarato Trump stesso nel 2019: «C’è l’Articolo 2, che mi dà il diritto di fare tutto quello che voglio come presidente»[35].
Al di là delle iperboli sulle crisi e sugli eventi «senza precedenti», la situazione attuale è davvero unica nella storia degli Usa: nel 2025, la tradizione politica statunitense non conta praticamente più alcun vero sostenitore tra coloro che detengono il potere politico. Chiunque pensi di poter prevedere con sicurezza i prossimi anni, farebbe bene a ricordare la celebre risposta dell’ex primo ministro britannico Harold Macmillan a chi gli chiedeva quale fosse la maggiore difficoltà in politica: «Gli eventi, ragazzo mio, gli eventi». È ragionevole aspettarsi che il potere presidenziale continuerà a espandersi, che il Congresso difficilmente recupererà un ruolo centrale, e che i partiti politici interpreteranno le proprie piccole vittorie come mandati per svolte ideologiche radicali, esponendosi così al malcontento degli elettori nel ciclo elettorale successivo. Al di là di questo, tutto dipende dagli eventi.
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[1] Cfr «Full Transcript of President Trump’s 2025 Speech to Congress», in The New York Times (nytimes.com/2025/03/04/us/poli…), 4 marzo 2025.
[2] Cfr R. P. George, «The Age of Feelings», in National Review (nationalreview.com/magazine/20…), 12 giugno 2025.
[3] R. Streeter, «Trumpism Is More about Culture Than Economics», in The Dispatch (thedispatch.com/article/trumpism-is-more-about-culture-than), 23 novembre 2020.
[4] Cfr The White House, sezione Executive Orders (whitehouse.gov/presidential-ac…).
[5] Id., Executive Order on Establishing and Implementing the President’s Department of Government Efficiency (whitehouse.gov/presidential-ac…), 20 gennaio 2025.
[6] Cfr J. Levin, «A Rule of Thumb for the Executive Power Debates», in National Review (nationalreview.com/corner/a-ru…), 5 febbraio 2025.
[7] Cfr D. E. Sanger, «Trump’s Big Bet: Americans Will Tolerate Economic Downturn to Restore Manifacturing», in The New York Times (nytimes.com/2025/03/13/us/poli…), 13 marzo 2025.
[8] Cfr J. Bernstein – R. Cummings, «The Economy Is Starting to Pay for Trump’s Chaos», in The New York Times (nytimes.com/2025/08/10/opinion…), 10 agosto 2025.
[9] Cfr E. Findell, «Hispanic Voters in Texas Are Starting to Turn on Trump», in The Wall Street Journal (wsj.com/politics/elections/his…), 21 agosto 2025.
[10] Come scrive Matthew Continetti, Trump «ha riciclato efficacemente l’ideologia “America First” di Charles Lindbergh per il XXI secolo. Ha combinato il nazionalismo distaccato dell’aviatore con il proprio sostegno a Israele e la disponibilità a usare la coercizione economica nei confronti di alleati e avversari. […] La sua destra americana assomigliava al conservatorismo precedente alla Guerra fredda» (M. Continetti, The Right. The Hundred-Year War for American Conservatism, New York, Basic Books, 2022, 387).
[11] Cfr R. Contreras, «Illegal Border Crossings Hit Decades Low Under Trump Crackdown», in Axios (axios.com/2025/07/15/illegal-b…), 15 luglio 2025; U.S. Customs and Border Protection, «Most Secure Border in History: CBP Reports Major Enforcement Wins in June» (cbp.gov/newsroom/national-medi…), 15 luglio 2025.
[12] Cfr United States Conference of Catholic Bishops, «“Count on the commitment of all of us to stand with you in this challenging hour”, says Archbishop Broglio» (usccb.org/news/2025/count-comm…), 2 marzo 2025.
[13] Cfr Francesco, Lettera ai vescovi degli Stati Uniti d’America, 10 febbraio 2025.
[14] Cfr A. Zurcher, «Trump’s national security team’s chat app leak stuns Washington», in BBC News (bbc.com/news/articles/cwyd9e5l…), 25 marzo 2025.
[15] Cfr The White House,«Vice President J.D. Vance Delivers Remarks at the Munich Security Conference» (whitehouse.gov/videos/vice-pre…), 14 febbraio 2025; «A Week That Felt Like a Decade: Europe Reels From J.D. Vance’s Speech in Munich», in EUI (eui.eu/news-hub?id=a-week-that…), 27 febbraio 2025.
[16] Cfr J. Podhoretz, «Trump Changes History With Iran Strike», in Commentary Magazine (commentary.org/john-podhoretz/…), 22 giugno 2025.
[17] Cfr M. Rego, «Vance says Russia has “to wake up and accept reality”», in The Hill (tinyurl.com/4tkf8aux), 28 settembre 2025.
[18] Cfr A. Ward – M. R. Gordon, «How Trump’s Ukraine Peace Push Stalled Out in Four Days», in The Wall Street Journal (wsj.com/world/russia-ukraine-p…), 21 agosto 2025.
[19] Cfr T. Keith – S. Miller, «Art Of The Praise: Why Flattering Trump Is Now The Go-To Diplomatic Move», in NPR (npr.org/2025/08/02/nx-s1-54897…), 2 agosto 2025.
[20] Cfr M. Abi-Habib, «Mexico’s President Says U.S. Forces Are Unwelcome In Her Country», in The New York Times (nytimes.com/2025/08/08/world/a…), 8 agosto 2025.
[21] Cfr W. McCormick, «Le elezioni canadesi del 2025», in Civ. Catt. 2025 II 260-273.
[22] Cfr M. Blanchfield, «Canada courts Mexico as Trump escalates tariff fight», in Politico (politico.com/news/2025/08/08/c…), 8 agosto 2025.
[23] Cfr L. Wei, «Xi Is Chasing Huge Concession From Trump: Opposing Taiwan Independence», in The Wall Street Journal (wsj.com/world/china/trump-xi-t…), 27 settembre 2025.
[24] Cfr Ph. A. Wallach, «Choosing Congressional Irrelevance», in Law & Liberty (lawliberty.org/forum/choosing-congressional-irrelevance), 4 agosto 2025.
[25] Ivi.
[26] Cfr The White House, «Fact Sheet: President Donald J. Trump Declares National Emergency to Increase our Competitive Edge, Protect our Sovereignty, and Strengthen our National and Economic Security» (tinyurl.com/vupk5krv), 2 aprile 2025.
[27] Cfr E. Klein, «Stop Acting Like This Is Normal», in The New York Times (tinyurl.com/bdfmK6em), 7 settembre 2025.
[28] Cfr K. Polantz, «“The courts are helpless”: Inside the Trump administration’s steady erosion of judicial power», in Cnn Politics (cnn.com/2025/08/10/politics/tr…), 10 agosto 2025.
[29] Francesco, Bolla di indizione del Giubileo ordinario dell’anno 2025 Spes non confundit, 9 maggio 2024, nn. 7; 10.
[30] Cfr Y. Levin, «Don’t Panic, Just Worry», in The Dispatch (thedispatch.com/p/dont-panic-just-worry), 9 gennaio 2020.
[31] Francesco, Spes non confundit, cit., n. 5.
[32] Cfr M. Regner, «Maybe We Need Fewer Church Professionals?», in Church Life Journal (churchlifejournal.nd.edu/articles/maybe-we-need-fewer-church-professionals), 14 agosto 2025.
[33] Cfr M. Continetti, The Right…, cit., 414 s.
[34] «La domanda che sorge sempre in qualsiasi discussione sul fusionismo è se esso abbia funzionato principalmente come un modo per forgiare alleanze pratiche contro un nemico comune, oppure se rappresentasse una posizione filosofica coerente e autentica» (S. Gregg, «Frank Meyer: The Triumphs of Mr. Fusionism», in Acton Institute [rlo.acton.org/archives/127357-frank-meyer-the-triumphs-of-mr-fusionism.html], 19 agosto 2025).
[35] D. Tokaji, «Trump and Allied Forge Plans to Increase Presidential Power in 2025», in The New York Times (nytimes.com/2023/07/17/us/poli…), 17 luglio 2023.
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Tg del 7 novembre 2025
Conduzione: Marco Bertolini Coordinamento: Elisabetta Guglielmi Ticker: Antonio Fera e Tommaso Di Caprio Collegamento: Chiara Di Benedetto Digiwall: Iris Venuto In redazione: Roberto Abela, Vincenzo Cimmino, Alessio Sebastiano Corsaro, Irene…
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Stranger Things 5, Netflix svela a sorpresa i primi minuti della stagione finale
[quote]LOS ANGELES – 12 novembre 1983. Nell’aria risuonano le note di “Should I Stay or Should I Go”, marchio indelebile degli anni Ottanta firmato The Clash. Siamo nel Sottosopra e…
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Sovraffollamento carceri, ogni due mesi 300 detenuti in più
Servizio di Valerio Francesco Silenzi e Sofia Silveri
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Dopo il Green Deal, la Commissione Ue smantellerà anche l’Ai Act?
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Pressata dall'amministrazione Trump e dalle Big Tech americane, la Commissione europea sta preparando una semplificazione delle regole sull'intelligenza artificiale. L'Ai Act, tanto celebrato da Bruxelles, potrebbe venire
La Cgil proclama lo sciopero generale per il 12 dicembre, Meloni attacca: “In che giorno cadrà?”
@Politica interna, europea e internazionale
Nuovo scontro tra la Cgil e la premier Giorgia Meloni dopo la decisione del sindacato di proclamare lo sciopero generale per il 12 dicembre contro la legge di bilancio del Governo. “Riteniamo che questa sia una manovra ingiusta, sbagliata e la vogliamo
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possibile.com/sulle-droghe-abb…
L’impostazione della conferenza ufficiale sulle droghe organizzata dal governo rimane ancorata a un modello repressivo e datato, lontano dalle conoscenze scientifiche e
Pechino mostra la sinergia tra droni e piattaforme navali. Ecco l’ultimo test
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Nuovi test della Repubblica Popolare mettono nuovamente in evidenza le ambizioni di Pechino nel settore unmanned, tanto in cielo quanto in terra. Nelle scorse ora sono state infatti diffuse le prime immagini del test navale dell’elicottero senza equipaggio Ar-500Cj,
Un terzo che non è un terzo
@Politica interna, europea e internazionale
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Renato Brunetta si aumenta lo stipendio di 60mila euro come presidente del Cnel: da 250mila a 310mila euro l’anno
@Politica interna, europea e internazionale
Renato Brunetta si alza lo stipendio come presidente del Cnel, il Consiglio nazionale dell’economia e del Lavoro: è quanto rivela Domani, secondo cui l’ex ministro è passato da 250mila euro a 310mila euro l’anno con un aumento, quindi, di
ilmessaggero.it/politica/brune…
Brunetta, niente aumento di stipendio: l'ira di Meloni e il dietrofront. Palazzo Chigi: «Inopportuno»
Prima la bufera. Con le opposizioni sul piede di guerra e una Giorgia Meloni furibonda per una...Andrea Bulleri (Il Messaggero)
Automattic, the company that owns Wordpress.com, is asking Automatic.CSS to rebrand.#wordpress #automattic #trademark
Project Nimbus: l’accordo segreto tra Israele, Google e Amazon che aggira regole e tribunali
Nel 2021, Google e Amazon hanno stipulato un contratto da 1,2 miliardi di dollari con il governo israeliano per fornire servizi avanzati di cloud computing e intelligenza artificiale, strumenti che sono stati impiegati durante i due anni di attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza. I dettagli del contratto, noto come Progetto Nimbus, sono stati mantenuti riservati.
Tuttavia, un'indagine condotta da +972 Magazine, Local Call e Guardian ha scoperto che Google e Amazon hanno accettato “clausole” molto poco ortodosse inserite da Israele nell'accordo, in previsione di contestazioni legali sull'uso della tecnologia nei territori occupati della Cisgiordania e di Gaza.
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Ranucci in Vigilanza. Alla solidarietà devono seguire atteggiamenti e posizioni coerenti e conseguenti
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/11/ranucci…
L’audizione di Sigfrido Ranucci in Antimafia è stata di grande
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No del governo alla direttiva anti querele temerarie
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/11/no-del-…
«Da Nordio uno schiaffo alla libertà di stampa». Così Piero De Luca, deputato democratico e capogruppo del Partito Democratico nella Commissione Affari Europei della Camera, commenta la decisione del Governo di
The SFS-Awards 2025 go to…
lugbz.org/the-sfs-awards-2025-…
Segnalato dal LUG di #Bolzano e pubblicato sulla comunità Lemmy @GNU/Linux Italia
As every year, we the LUGBZ was once again right at the heart of the South Tyrol Free Software Conference (SFSCON). Since the very first edition back in 2001, our association has been part of this great event —
kulturjam.it/politica-e-attual…
freezonemagazine.com/news/eile…
In libreria dal 14 Novembre 2025 PER LA PRIMA VOLTA IN ITALIA, UN CULT DI LIBERTÀ E SPERIMENTAZIONE, FIRMATO DA UNA “ROCKSTAR DELLA POESIA CONTEMPORANEA”. Myles è una delle voci più iconiche e radicali della scena letteraria e artistica statunitense: poetessa, attivista queer, figura di riferimento per generazioni di scrittori e artisti. Si […]
L'articolo Eileen Myles – Chelsea Girls provie
In
PODCAST. Non solo New York. Mamdani scuote l’establishment democratico
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il neosindaco ha dimostrato che la sinistra può e deve tornare a fare la sinistra se vuole battere Donald Trump e mettere in crisi il dominio dell'oligarchia capitalista. L'intervista alla giornalista Giovanna Branca inviata a New York.
L'articolo PODCAST. Non solo
Ambasciata del Fediverso :-) likes this.
Ambasciata del Fediverso :-) reshared this.
freezonemagazine.com/articoli/…
La vita di ogni giorno, le pieghe della provincia, le ossessioni e l’amore Quelle luci soffuse… …e poi una rinascita che suona rock C’è un momento, nel percorso di ogni cantautore autentico, in cui la necessità di raccontare supera quella di dimostrare. Basta crederci un po’, il nono disco di John Strada (alias Gianni Govoni), […]
L'articolo John Strada – Basta crederci un po’ proviene
adnkronos.com/internazionale/e…
sembra il racconto degli zingari. e alla fine non rimase nessuno...
chi pensa di alimentare un sistema illiberale pensando di guadagnarci (forse all'inizio), in realtà costruisce comunque la rovina di tutti, se stesso incluso. la libertà non è un lusso ma una necessità. ad andare a cacciare le minoranze, ci si abitua a cacciare sempre qualcuno, e prima o poi toccherà anche a chi veniva lasciato stare. è il sistema che funziona così.
e adesso che in russia si comincia a combattere pure per la benzina e la coperta, già stretta, diventa ogni giorno anche più corta, gli animi si infiammano.
chi è solo strumento non può ambire a essere persona.
Russia, la purga di Putin colpisce anche chi sostiene la guerra: il retroscena
Prima ricompensati con denaro, status e influenza e ora finiti nel mirino della macchina repressiva del presidente russoRedazione Adnkronos (Adnkronos)
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Protecting Minors Online: Can Age Verification Truly Make the Internet Safer?
@politics
european-pirateparty.eu/protec…
The drive to protect minors online has been gaining momentum in recent years and is now making its mark in global policy circles.…
Con Pomelli ora Google minaccia anche agenzie pubblicitarie e social media manager
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Mountain View sta sguinzagliando un nuovo prodotto, noto come Pomelli, che minaccia l'esistenza delle agenzie pubblicitarie e dei social media manager. La rivoluzione
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BRASILE. La destra bolsonarista dietro la strage nelle favelas, Lula in difficoltà
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Per il governatore Castro si è trattato di una operazione di polizia proporzionata, per i residenti e le associazioni per i diritti umani di un brutale massacro. Il presidente del Brasile, Lula da Silva, critica la violenza della polizia ma è preoccupato dai sondaggi
AFGHANISTAN E COLTIVAZIONE DI OPPIO: IL DIVIETO FUNZIONA?
I risultati nell’Afghanistan Opium Survey 2025 pubblicato da UNODC
Contesto e Obiettivi
Il divieto di coltivazione del papavero da #oppio in #Afghanistan fu introdotto dalle Autorità de facto nel 2022 e ora al terzo anno di applicazione. #UNODC (l’Agenzia delle Nazioni UNite contro il crimine ed il traffico di droga) in un suo recente rapporto (reperibile qui: unodc.org/documents/crop-monit…unodc.org/documents/crop-monit…)) monitora l’evoluzione della coltivazione illecita, la produzione di oppio, e le conseguenze socio-economiche e ambientali per le comunità rurali afghane.
Principali Risultati
1. Riduzione drastica della coltivazione e produzione di oppio
- Coltivazione: Nel 2025, la superficie coltivata a papavero da oppio è stimata in 10.200 ettari, il 20% in meno rispetto al 2024 (12.800 ettari) e solo il 4% dei livelli pre-divieto del 2022 (232.000 ettari).
- Produzione: La produzione potenziale di oppio è scesa del 32% rispetto al 2024, raggiungendo 296 tonnellate (contro le 433 tonnellate del 2024). Questo calo è attribuito a:
- Applicazione rigorosa del divieto.
- Condizioni climatiche avverse, soprattutto siccità in province chiave come Badakhshan.
- Eradicazione: Le Autorità de facto hanno riportato l’eradicazione di oltre 4.000 ettari (40% dell’area coltivata stimata), sebbene l’UNODC non abbia potuto verificare tecnicamente questi dati.
2. Impatto economico sulle comunità rurali
- Reddito dei coltivatori: Il reddito derivante dalla vendita di oppio è crollato del 48%, passando da 260 milioni di USD nel 2024 a 134 milioni nel 2025.
- Un ettaro di papavero genera ancora 12.000–17.000 USD (a seconda della provincia), ma questo valore è in forte calo rispetto agli anni precedenti.
- Confronti: Colture lecite come il frumento rendono solo 800 USD/ettaro, il cotone 1.600 USD/ettaro.
- Conseguenze: Tre anni di redditi minimi o nulli dall’oppio hanno aggravato la vulnerabilità economica rurale, con oltre il 40% dei terreni agricoli lasciati incolti per mancanza di alternative redditizie.
3. Cambiamenti nell’uso del suolo
- Sostituzione delle colture: Il 67% dei terreni precedentemente dedicati al papavero è stato convertito a cereali (soprattutto frumento), ma con un calo del reddito per i coltivatori.
- Terreni incolti: La siccità e la mancanza di alternative hanno portato all’abbandono di vasti appezzamenti, soprattutto nelle aree non irrigue.
4. Mercato degli oppiacei e metanfetamine
- Oppiacei: La riduzione dell’offerta afghana ha portato a un aumento dei prezzi fino al 2024, seguito da un calo nel 2025, possibile segno di:
- Vendita di scorte accumulate.
- Spostamento della produzione in paesi vicini (es. aumento dell’eradicazione del papavero in due paesi confinanti, da 5.868 ettari nel 2022 a 13.200 nel 2023).
- Metanfetamine: Le sequestri sono aumentati e i prezzi diminuiti (sotto i 600 USD/kg), suggerendo una maggiore disponibilità, probabilmente dovuta a:
- Produzione interna resiliente ( Nonostante il divieto, la produzione di metanfetamina sembra non essere stata colpita).
- Importazione da altri paesi.
5. Crisi umanitaria e ambientale
- Siccità e cambiamento climatico: Precipitazioni sotto la media (-60-75%) e temperature elevate hanno ridotto la produttività agricola, colpendo sia l’oppio che le colture alimentari.
- Ritorno dei migranti: Circa 4 milioni di afghani sono tornati da Pakistan e Iran nel 2024-2025, aumentando la pressione su risorse già scarse e opportunità lavorative limitate.
- Gestione dell’acqua: La siccità ha esacerbato la crisi idrica, con falde acquifere in calo e sistemi irrigui tradizionali (come i qanat) in fallimento.
6. Implicazioni politiche
- Sviluppo alternativo: Urgente necessità di programmi che offrano colture sostitutive redditizie, accesso ai mercati, e investimenti in infrastrutture e clima.
- Cooperazione regionale: Monitoraggio congiunto per contrastare lo spostamento della produzione di oppio (“balloon effect”) e il traffico di droghe sintetiche.
- Riforme strutturali: Servono investimenti a lungo termine in agricoltura sostenibile, formazione professionale e governance per ridurre la dipendenza dall’economia illecita.
Conclusione
Il divieto ha ridotto drasticamente la produzione di oppio, ma ha anche:
- Impoverito le comunità rurali, senza alternative economiche sostenibili.
- Spinto verso droghe sintetiche (metanfetamine), più difficili da contrastare.
- Aggravato la crisi umanitaria, legata a siccità, migrazione e instabilità economica.
Le Raccomandazioni finali di UNODC riguardano
- La necessità di Supporto internazionale per lo sviluppo rurale e la resilienza climatica.
- Il Monitoraggio regionale per prevenire lo spostamento della produzione illecita.
- Investimenti in infrastrutture idriche e agricoltura sostenibile.
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DIY Powerwall Blows Clouds, Competition Out of the Water
Economists have this idea that we live in an efficient market, but it’s hard to fathom that when disposable vapes are equipped with rechargeable lithium cells. Still, just as market economists point out that if you leave a dollar on the sidewalk someone will pick it up, if you leave dollars worth of lithium batteries on the sidewalk, [Chris Doel] will pick them up and build a DIY home battery bank that we really hope won’t burn down his shop.Testing salvaged batteries.
The Powerwall-like arrangement uses 500 batteries salvaged from disposable vapes. His personal quality control measure while pulling the cells from the vapes was to skip any that had been discharged past 3 V. On the other hand, we’d be conservative too if we had to live with this thing, solid brick construction or not.
That quality control was accomplished by a clever hack in and of itself: he built a device to blow through the found vapes and see if they lit up. (That starts at 3:20 in the vid.) No light? Not enough voltage. Easy. Even if you’re not building a hoe powerbank, you might take note of that hack if you’re interested in harvesting other people’s deathsticks for lithium cells. The secret ingredient was the pump from a CPAP machine. Actually, it was the only ingredient.)
In another nod to safety, he fuses every battery and the links between the 3D printed OSHA unapproved packs. The juxtoposition between janky build and careful design nods makes this hack delightful, and we really hope [Chris] doesn’t burn down his shed, because like the cut of his jib and hope to see more hacks from this lad. They likely won’t involve nicotine-soaked lithium, however, as the UK is finally banning disposable vapes.
In some ways, that’s a pity, since they’re apparently good for more than just batteries — you can host a website on some of these things. How’s that for market efficiency?
youtube.com/embed/dy-wFixuRVU?…
Japan’s Forgotten Analog HDTV Standard Was Well Ahead Of Its Time
When we talk about HDTV, we’re typically talking about any one of a number of standards from when television made the paradigm switch from analog to digital transmission. At the dawn of the new millenium, high-definition TV was a step-change for the medium, perhaps the biggest leap forward since color transmissions began in the middle of the 20th century.
However, a higher-resolution television format did indeed exist well before the TV world went digital. Over in Japan, television engineers had developed an analog HD format that promised quality far beyond regular old NTSC and PAL transmissions. All this, decades before flat screens and digital TV were ever seen in consumer households!
Resolution
Japan’s efforts to develop a better standard of analog television were pursued by the Science and Technical Research Laboratories of NHK, the national public broadcaster. Starting in the 1970s, research and development focused on how to deliver a higher-quality television signal, as well as how to best capture, store, and display it.The higher resolution of Hi-Vision was seen to make viewing a larger, closer television more desirable. The figures chosen were based on an intended viewing distance that of three times the height of the screen. Credit: NHK Handbook
This work led to the development of a standard known as Hi-Vision, which aimed to greatly improve the resolution and quality of broadcast television. At 1125 lines, it offered over double the vertical resolution of the prevailing 60 Hz NTSC standard in Japan. The precise number was chosen for meeting minimum requirements for image quality for a viewer with good vision, while being a convenient integer ratio to NTSC’s 525 lines (15:7), and PAL’s 625 lines (9:5). Hi-Vision also introduced a shift to the 16:9 aspect ratio from the more traditional 4:3 used in conventional analog television. The new standard also brought with it improved audio, with four independent channels—left, center, right, and rear—in what was termed “3-1 mode.” This was not unlike the layout used by Dolby Surround systems of the mid-1980s, though the NHK spec suggests using multiple speakers behind the viewers to deliver the single rear sound channel.Hi-Vision offered improved sound, encoded with PCM. Credit: NHK handbook
Hi-Vision referred most specifically to the video standard itself; the broadcast standard was called MUSE—standing for Multiple sub-Nyquist Sampling Encoding. This was a method for dealing with the high bandwidth requirements of higher-quality television. Where an NTSC TV broadcast might only need 4.2 MHz of bandwidth, the Hi-Vision standard needed 20-25 MHz of bandwidth. That wasn’t practical to fit in alongside terrestrial broadcasts of the time, and even for satellite delivery, it was considered too great. Thus, MUSE offered a way to compress the high-resolution signal down into a more manageable 8.1 MHz, with a combination of dot interlacing and advanced multiplexing techniques. The method used meant that ultimately four frames were needed to make up a full image. Special motion-sensitive encoding techniques were also used to limit the blurring impact of camera pans due to the use of the dot interlaced method. Meanwhile, the four-channel digital audio stream was squeezed into the vertical blanking period.
MUSE broadcasts began on an experimental basis in 1989. NHK would eventually begin using the standard regularly on its BShi satellite service, with a handful of other Japanese broadcasters eventually following suit. Broadcasts ran until 2007, when NHK finally shut down the service with digital TV by then well established.
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An NHK station sign-on animation used from 1991 to 1994.A station ident from NHK’s Hi-Vision broadcasts from 1995 to 1997. Note the 16:9 aspect ratio—then very unusual for TV. Credit: NHK
The technology wasn’t just limited to higher-quality broadcasts, either. Recorded media capable of delivering higher-resolution content also permeated the Japanese market. W-VHS (Wide-VHS) hit the market in 1993 as a video cassette standard capable of recording Hi-Vision/MUSE broadcast material. The W moniker was initially chosen for its shorthand meaning in Japanese of “double”—since Hi-Vision used 1125 lines which was just over double the 525 lines in an NTSC broadcast.
Later, in 1994, Panasonic released its Hi-Vision LaserDisc player, with Pioneer and Sony eventually offering similar products. They similarly offered 1,125 lines (1,035 visible) of resolution in a native 16:9 aspect ratio. The discs were read using a narrower-wavelength laser than standard laser discs, which also offered improved read performance and reliability.
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Sample video from a MUSE Hi-Vision Laserdisc. Note the extreme level of detail visible in the makeup palettes and skin, and the motion trails in some of the lens flares.
The hope was that Hi-Vision would become an international standard for HDTV, supplanting the ugly mix of NTSC, PAL, and SECAM formats around the world. Unfortunately, that never came to pass. While Hi-Vision and MUSE did offer a better quality image, there simply wasn’t much content that was actually broadcast in the standard. Only a few channels in Japan were available, creating a limited incentive for households to upgrade their existing sets. Similarly, the amount of recorded media available was also limited. The bandwidth requirements were also too great; even with MUSE squishing the signals down, the 8.1MHz required was still considered too much for practical use in the US market. Meanwhile, being based on a 60 Hz standard meant the European industry was not interested.
Further worsening the situation was that by 1996, DVD technology had been released, offering better quality and all the associated benefits of a digital medium. Digital television technology was not far behind, and buildouts began in countries around the world by the late 1990s. These transmissions offered higher quality and the ability to deliver more channels with the same bandwidth, and would ultimately take over.
youtube.com/embed/pJupQw1FtW8?…
Only a handful of Hi-Vision displays still exist in the world.
Hi-Vision and MUSE offered a huge step up in image quality, but their technical limitations and broadcast difficulties meant that they would never compete with the new digital technologies that were coming down the line. There was simply not enough time for the technology to find a foothold in the market before something better came along. Still, it’s quite something to look back on the content and hardware from the late 1980s and early 1990s that was able, in many ways, to measure up in quality to the digital flat screen TVs that wouldn’t arrive for another 15 years or so. Quite a technical feat indeed, even if it didn’t win the day!
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Countdown To Pi 1 Loss Of Support, Activated
The older Raspberry Pi boards have had a long life, serving faithfully since 2012. Frankly, their continued support is a rarity these days — it’s truly incredible that an up-to-date OS image can still be downloaded for them in 2025. All good things must eventually come to an end though, and perhaps one of the first signs of that moment for the BCM2385 could be evident in Phoronix’s report on Debian dropping support for MIPS64EL & ARMEL architectures. Both are now long in the tooth and other than ARMEL in the Pi, rarely encountered now, so were it not for the little board from Cambridge this might hardly be news. But what does it mean for the older Pi?
It’s first important to remind readers that there’s no need to panic just yet, as the support is going not for the mainstream Debian releases, but the unstable and experimental ones. The mainstream Debian support period for the current releases presumably including the Debian-based Raspberry Pi OS extends until 2030, which tallies well with Raspberry Pi’s own end-of-life date for their earlier boards. But it’s a salutary reminder that that the clock’s ticking, should (like some of us) you be running an older Pi. You’ve got about five years.
Make Metal Rain with Thermal Spraying
For those of us hackers who have gone down a machining rabbit hole, we all know how annoying it can be to over-machine a part. Thermal spraying, while sounding sci-fi, is a method where you can just spray that metal back on your workpiece. If you don’t care about machining, how about a gun that shoots a shower of sparks just to coat your enemies in a layer of metal? Welcome to the world of thermal spraying, led by the one and only [Alec Steele].
There are three main techniques shown that can be used to coat using metal spools. The first, termed flame spraying, uses a propane flame and compressed air to blast fine drops of molten metal onto your surface. A fuel-heavy mixture allows the metal to remain unoxidized and protect any surface beneath. Perhaps one of the most fun to use is the arc method of thermal spray. Two wires feed together to short a high current circuit; all it takes from there is a little pressured air to create a shower of molten metal. This leaves the last method similar to the first, but uses a powder material rather than the wires used in flame spraying.
As with much crazy tech, the main uses of thermal spraying are somewhat mundane. Coating is applied to prevent oxidation, add material to be re-machined, or improve the mechanical resistance of a part. As expensive as this tech is, we would love to see someone attempt an open-source version to allow all of us at Hackaday to play with. Can’t call it too crazy when we have people making their own X-ray machines.
youtube.com/embed/e-QcseGvU5o?…
12,5 milioni di film HD al secondo! Il cavo sottomarino di Amazon che collegherà gli USA all’Irlanda
Tra qualche anno, l’Irlanda e gli Stati Uniti saranno collegati da un cavo di comunicazione sottomarino progettato per aiutare Amazon a migliorare i suoi servizi AWS.
I cavi sottomarini sono una parte vitale dell’infrastruttura che collega i continenti. Secondo i media, attualmente sono circa 570 i cavi posati attraverso oceani e mari, e altri 81 sono in programma. Tra questi c’è il nuovo cavo Amazon Fastnet, progettato per collegare gli Stati Uniti e l’Irlanda in pochi anni e migliorare la rete AWS.
Come annunciato da Amazon in un comunicato stampa, il cavo sottomarino verrà posato tra il Maryland, negli Stati Uniti, e la contea di Cork, in Irlanda. Sebbene Amazon non abbia specificato la lunghezza esatta del cavo AWS, la distanza tra i due punti è di circa 5.300 chilometri (3.000 miglia) in linea d’aria. Amazon prevede di completare il progetto entro il 2028.
Secondo Amazon, il collegamento tra Maryland e Cork è importante per due motivi. In primo luogo, Fastnet è progettato per fungere da collegamento di comunicazione di backup in caso di guasto di altri cavi sottomarini. Poiché la riparazione di tali cavi sottomarini è complessa, il ripristino della funzionalità dopo un danno può richiedere più tempo. Fastnet è inoltre progettato per soddisfare la crescente domanda di cloud computing e intelligenza artificiale tramite i servizi AWS.
Il cavo sottomarino, spesso 37 millimetri nel punto più largo, trasmetterà i dati tra i due punti utilizzando la tecnologia in fibra ottica. Secondo Amazon, ciò consentirà velocità di trasferimento dati fino a 320 terabit al secondo, paragonabili allo streaming simultaneo di 12,5 milioni di film in HD.
L’elevata capacità di trasmissione consentirà al sistema di monitoraggio automatizzato di Amazon AWS di gestire e reindirizzare più facilmente i carichi pesanti. Inoltre, il cavo fornisce ad Amazon un ulteriore livello di ridondanza, mitigando l’impatto di eventuali guasti su altri cavi.
Per prevenire guasti, il cavo sottomarino sarà meglio protetto dalle influenze esterne nelle zone costiere. Oltre ai conduttori in acciaio più sottili che proteggono la fibra ottica all’interno del cavo, nelle sezioni più piatte viene utilizzato uno strato aggiuntivo. In questi casi, fili in acciaio più spessi avvolgono l’intero cavo e sono a loro volta rivestiti da una guaina in nylon. Secondo Amazon, questa soluzione è progettata per proteggere meglio il cavo da “fattori naturali e artificiali”.
L'articolo 12,5 milioni di film HD al secondo! Il cavo sottomarino di Amazon che collegherà gli USA all’Irlanda proviene da Red Hot Cyber.
LIBRI. Da Beirut a Gerusalemme. La memoria che resiste tra le macerie
@Notizie dall'Italia e dal mondo
La testimonianza della chirurga di Singapore che visse il massacro di Sabra e Shatila e trasformò l’orrore della guerra in un impegno di verità e solidarietà con il popolo palestinese.
L'articolo LIBRI. Da Beirut a Gerusalemme. La memoria che resiste tra le macerie
Data Privacy Day is an annual event organized by the Restena Foundation and the Digital Learning Hub – under the umbrella of Cybersecurity Luxembourg – in the framework of the Data Protection Day which is held every year on 28 January.
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EU Open Source Policy Summit 2026
The 2026 edition of the EU Open Source Policy Summit will bring together leaders from the public and private sectors to focus on one clear proposition: open source delivers digital sovereignty.
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39th Chaos Communication Congress (39C3)
The 39th Chaos Communication Congress (39C3) takes place in Hamburg on 27–30 Dec 2025, and is the 2025 edition of the annual four-day conference on technology, society and utopia organized by the Chaos Computer Club (CCC) and volunteers.
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International Digital Rights Days
Digital rights are human rights. In a society increasingly shaped by the digital world, it is essential to emphasize the importance of everyone’s right to access, use, and create digital technologies and content. These rights encompass the protection of privacy, freedom of expression, and the right to access information online. They ensure that individuals can engage with digital platforms, participate in online communities, and share content freely and safely, without facing undue censorship, surveillance, or discrimination.
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Nessuno
in reply to Elezioni e Politica 2025 • •Quell'inutile pescivendola ha, ancora una volta, aperto quella fogna che ha sulla faccia per insinuare che lo sciopero di venerdì sia solo un pretesto per "allungare il weekend".
Dal suo pozzo d'ignoranza, dimentica un fatto fondamentale: chi decide di scioperare lo fa sapendo di perdere un giorno di stipendio!
È ora di finirla di spremere i lavoratori! Se il Paese ha bisogno di risorse, è il momento di andare a chiedere soldi dove si trovano veramente:
Alle banche.
Alle società che vendono energia, che dal dopo-Covid hanno incassato fiumi di extraprofitti!
Dobbiamo ribellarci, dobbiamo bloccare l'Italia!