Alla scoperta del firewall emotivo! La vulnerabilità che nessuno sta patchando
Nella cyber arena c’è una criticità che non abbiamo ancora patchato: il nostro firewall emotivo.
Questo non è un problema di rete, ma un blocco mentale collettivo.
Siamo chiamati a smantellare la nostra percezione dell’errore e a riconoscerlo non come un fallimento sistemico, ma come il data-set più prezioso per il nostro apprendimento continuo.
Per noi che viviamo sotto la costante pressione della vulnerabilità e del bug, questa trasformazione mentale non è un lusso: è la chiave per prevenire il burnout e forgiare una resilienza inattaccabile.
Vediamo nello specifico come applicare i nostri principi di sicurezza alla nostra architettura interiore.
Debugging dell’identità
Abituati alla logica del codice, tendiamo a estendere questa ricerca di perfezione alla nostra identità personale, percependo ogni errore umano come un attacco diretto alla nostra competenza.
La soluzione: dobbiamo accettare che il comportamento umano è intrinsecamente caotico e non sempre prevedibile. Impariamo a vedere la nostra vita come un processo di Continuous Integration/Continuous Delivery (CI/CD), dove gli incidenti e gli errori sono semplicemente log di eventi che alimentano e migliorano il ciclo di sviluppo successivo.
La nostra azione: trasformiamo gli errori personali e chiediamoci: “Quali dati ricaviamo da questa esperienza per il nostro refactoring futuro?”
Il nostro valore non è in discussione; esclusivamente il deploy ha bisogno di una correzione.
Zero Trust e rollback emotivo
Zero Trust è la nostra regola d’oro nell’architettura di sicurezza.
“E se applicassimo lo stesso rigore alla nostra auto-valutazione”?
Il concetto: adottiamo lo Zero Trust anche verso la nostra pretesa di infallibilità.
Verifichiamo la nostra capacità di recupero. Gli errori sono il delta necessario per la crescita.
Il vero successo non è l’assenza di cadute, ma la rapidità con cui ci rialziamo.
La nostra azione: lavoriamo per sviluppare un basso MTTR (Mean Time to Recovery) emotivo.
Quando commettiamo un errore, dobbiamo isolare immediatamente il senso di colpa o la vergogna e automatizzare il rollback: chiediamo scusa, concediamoci un respiro di pausa e correggiamo immediatamente il tiro.
RCA (Root Cause Analysis )
Usiamo le nostre affinate competenze analitiche per condurre un’analisi consapevole delle nostre reazioni emotive più intense (vergogna, rabbia, ansia).
Il nostro processo di “patching” emotivo:
- Diamo un nome all’emozione (“Sentiamo paura”), e non diamo un giudizio su noi stessi (“Siamo degli incapaci“). Dobbiamo distinguere il sentimento dal nostro essere.
- Comprendiamo cosa ha scatenato la reazione. Spesso, la causa è la nostra interpretazione dell’evento, non l’evento oggettivo.
- Individuiamo la credenza limitante che ci sta bloccando, ad esempio: “Se sbagliamo, siamo incompetenti”.
- Sostituiamo la credenza limitante con una nuova policy orientata alla crescita: “Il nostro valore non dipende dalle nostre performance variabili”.
- Riconosciamo che il burnout è un vero DoS (Denial-of-Service) per la nostra mente. Inseriamo nella nostra routine una scheduled maintenance (sonno, tempo libero, aria aperta, sport, mindfulness).
Coach’s Corner
Abbracciamo l’idea: l’errore non è un punto di arrivo, ma un catalizzatore.
Siamo come un modello di machine learning che si addestra continuamente: gli errori non sono bug, ma dati preziosi che forniscono il feedback necessario per regolare le nostre abitudini e le nostre credenze.
Questo approccio ci renderà non solo più resilienti e predittivi nel lavoro, ma anche individui più equilibrati e capaci di navigare nell’inevitabile caos dell’esistenza.
È ora di disinstallare quel firewall: la nostra crescita dipende dal traffico che siamo disposti a lasciar passare!
Per concretizzare questo cambio di prospettiva e passare da una mentalità difensiva a una generativa, poniamoci le seguenti domande:
- .Qual è la “policy” mentale orientata alla crescita che decidiamo di implementare come patch definitiva, a partire da domani ?
- Quale specifica azione di “rollback” possiamo fare non appena riconosciamo un errore?
- Quale elemento della nostra “scheduled maintenance” possiamo stabilire, a partire da oggi, per proteggere la nostra mente dall’attacco DoS del burnout?
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Vertice Ue sulla difesa, la premier danese: “Abbiamo il mandato per abbattere i droni”
[quote]COPENAGHEN – Al via al Palazzo Christiansborg di Copenaghen la riunione informale del Consiglio europeo. Al centro del dibattito le questioni legate alla difesa e al sostegno a Kiev. Presente…
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OpenSSL, tre vulnerabilità scoperte, aggiornamenti urgenti necessari
L’iniziativa OpenSSL ha reso noto un bollettino di sicurezza in cui sono state trattate tre vulnerabilità, che potrebbero permettere a malintenzionati di attivare codice da remoto e, potenzialmente, di estrarre chiavi private di crittografia.
Questi difetti interessano più versioni di OpenSSL su diverse piattaforme e potrebbero causare danneggiamento della memoria, attacchi di negazione del servizio e accesso non autorizzato a materiali crittografici sensibili.
La vulnerabilità più grave del bollettino di OpenSSL riguarda le operazioni di memoria fuori dai limiti nella funzionalità di unwrap della chiave di crittografia della chiave (KEK) RFC 3211, tracciata come CVE-2025-9230 con gravità moderata.
Per una correzione immediata è necessario aggiornare alle versioni corrette: OpenSSL 3.5.4, 3.4.3, 3.3.5, 3.2.6, 3.0.18, 1.1.1zd (supporto premium) e 1.0.2zm (supporto premium).
La prima vulnerabilità, CVE-2025-9230, colpisce le versioni 3.5, 3.4, 3.3, 3.2, 3.0, 1.1.1 e 1.0.2 di OpenSSL tramite una gestione impropria della decrittazione dei messaggi CMS. Quando le applicazioni elaborano messaggi CMS crittografati basati su password creati in modo dannoso, la vulnerabilità attiva operazioni di accesso alla memoria fuori dai limiti .
Questa falla si verifica quando le applicazioni tentano di decrittografare i messaggi Cryptographic Message Syntax (CMS) utilizzando la crittografia basata su password (PWRI). La vulnerabilità innesca operazioni di lettura e scrittura fuori dai limiti, con conseguente potenziale danneggiamento della memoria che gli aggressori potrebbero sfruttare per eseguire codice arbitrario o causare arresti anomali del sistema.
I ricercatori di sicurezza di Aisle Research, guidati da Stanislav Fort, hanno scoperto questa vulnerabilità il 9 agosto 2025. L’exploit richiede condizioni specifiche, tra cui l’utilizzo della crittografia basata su password nei messaggi CMS, il che limita la superficie di attacco poiché il supporto della crittografia PWRI è raramente implementato negli ambienti di produzione. Tuttavia, uno sfruttamento riuscito potrebbe compromettere completamente il sistema tramite l’esecuzione di codice in modalità remota.
La seconda falla critica, CVE-2025-9231, introduce una vulnerabilità di tipo timing side-channel nell’implementazione dell’algoritmo crittografico SM2 sulle piattaforme ARM a 64 bit. Secondo l’ avviso di OpenSSL , questa vulnerabilità consente ad aggressori remoti di recuperare chiavi private tramite l’analisi temporale delle operazioni di calcolo della firma.
Inoltre, il CVE-2025-9232 coinvolge operazioni di lettura fuori limite nella gestione no_proxy del client HTTP per gli indirizzi IPv6, sebbene ciò presenti un rischio minore con solo un impatto di negazione del servizio .
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Quale sarà il futuro di Daniel Ek dopo Spotify?
L'articolo proviene da #StartMag e viene ricondiviso sulla comunità Lemmy @Informatica (Italy e non Italy 😁)
Nel 2026 Daniel Ek lascerà la carica di amministratore delegato di Spotify, azienda che in quasi vent'anni ha rivoluzionato l'industria della musica (e non solo). Il co-fondatore ha spiegato di volersi concentrare sullo sviluppo di nuove startup innovative
Student journalists fight Trump’s anti-speech deportations
It’s not every day a student newspaper takes on the federal government. But that’s exactly what The Stanford Daily is doing.
Backed by the Foundation for Individual Rights and Expression, the Daily sued Secretary of State Marco Rubio and Secretary of Homeland Security Kristi Noem in August over the Trump administration’s push to deport foreign students for exercising free speech, like writing op-eds and attending protests. The suit argues the administration’s actions violate the First Amendment by retaliating against foreign students for protected speech and chill press freedom by discouraging them from speaking to and writing for the Daily.
We spoke at the start of Stanford University’s fall term with Greta Reich, editor-in-chief of the Daily and president of Stanford Daily Publishing Corp., which operates the paper, about why the Daily is fighting back, even as many corporate media outlets stay silent or capitulate.
Why did The Stanford Daily decide to take this issue to court?
We decided to take this issue to court because we believe legal action would be best for the Daily. Our mission as an independent student paper is to represent the voices of the Stanford community. We cannot fulfill this mission to the fullest extent when a significant portion of students on our campus and in our newsroom are afraid to speak up. The decision ultimately came down to whether or not we felt we could handle the potential negative ramifications of a public suit against the government in order to stay true to our mission. We decided that we could, and we’re hoping for the best outcome.
What happens to your reporting when international students are afraid to talk to your reporters, or when staff quit or avoid covering certain stories because they’re worried about government retaliation?
As we said in our letter from the editors on the lawsuit, fear of government retaliation directly impacts the quality of the Daily’s work.
With every resignation, declined assignment, and refusal to speak on the record, we actively miss out on covering an entire group of students’ voices — as well as the many events and stories on campus that benefit from an international student’s perspective. We are simply not able to conduct our business when speech is chilled like this.
Journalism, and especially student journalism, depends on members of a community not only being able to speak on the record but actively wanting to, at least at times. When an entire subsection of the student population doesn’t feel comfortable speaking with or writing for the Daily, we can’t know what stories are being lost.
When an entire subsection of the student population doesn’t feel comfortable speaking with or writing for the Daily, we can’t know what stories are being lost.
Greta Reich, editor-in-chief of The Stanford Daily
How have people on campus responded to the lawsuit so far?
We only returned to campus this week, so I don’t think I’ve seen every reaction yet, but so far the biggest response has been curiosity. Many of my peers, both in and outside of the Daily, have questions about how the lawsuit is going.
In speaking more in depth with some students throughout the summer and hearing feedback on various social platforms, I know there is a somewhat mixed reaction, though I think it skews positive. Some students, understandably, are concerned about the attention the suit will draw to Stanford as a university. Others have expressed excitement about action being taken to protect First Amendment rights.
I hope that as the suit progresses, students, alumni, faculty, and community members will feel comfortable sharing any opinion with us — we want to hear what people have to say!
How does it feel to stand up for the First Amendment as student journalists when some in corporate media are utterly failing to do so?
It feels great! As student journalists, we definitely face a different set of obstacles and constraints than those in corporate media do. I think that, in a way, these different constraints give us the freedom to take actions like these (though it would be exciting to see more publications taking action too). I am incredibly grateful for all of the support I’ve received from professional journalists and mentors in corporate media, who have reached out with kind words for the Daily. It is not taken for granted one bit.
What outcome are you hoping for, both in terms of the law, but also inspiring student journalists or impacting the national conversation about press freedom?
In terms of the law, we are obviously hoping for the lawsuit to create a real change in how noncitizens are treated with respect to the First Amendment. Whether working for or speaking to our newspaper, no one should fear deportation for what they have to say. In any scenario, I hope those who hear about this lawsuit consider what it means to have a free press and why fear tactics like those the government is currently using have such an impact on it. A central tenet of my education at Stanford has been to form and express my thoughts and opinions with agility. The ability to state these thoughts and opinions publicly is not only being threatened but actively taken away.
And to other student journalists: I am constantly inspired by you and your work, and I hope you are getting through this year with support and engagement from your staff and readers.
Anlasslose Massenüberwachung: Messenger Signal wird Deutschland verlassen, wenn Chatkontrolle kommt
Al via dal 4 ottobre il XXII Congresso dell’Associazione Luca Coscioni
Appuntamento sabato 4 ottobre alle 9.30 al Palazzo del Capitano del Popolo, in piazza del Popolo 1 ad Orvieto. Il Congresso si svolgerà anche nella giornata di domenica 5 ottobre
Il titolo si ispira a una frase di Laura Santi: “Non rassegnatevi mai”
Oltre 170mila persone hanno sostenuto le nostre richieste alla politica per rimuovere le discriminazioni su fine vita, PMA, aborto e psichedelici. Sono 39 le azioni legali intraprese, 241 le richieste di accesso agli atti. Il Congresso sarà anche l’occasione per fare il punto sui nuovi obiettivi e le azioni politiche del 2026. Filomena Gallo e Marco Cappato commentano: “Non stiamo ad aspettare che vengano tempi migliori per i diritti civili, altrimenti si rischia di tornare indietro come negli USA“.
Nonostante l’ostilità o l’inerzia dei vertici della politica ufficiale e dei partiti, il 2025 è stato un anno di conquiste e azioni concrete per la libertà di scelta, l’autodeterminazione e il diritto alla salute. Dall’approvazione di due leggi regionali per tempi certi di erogazione delle prestazioni sul “suicidio assistito” in Toscana e Sardegna, con proposte analoghe depositate in tutte le Regioni fino alla proposta di legge nazionale in Parlamento per legalizzare l’eutanasia.
E poi, quattro sentenze della Corte costituzionale ottenute tramite procedimenti giudiziari accanto alle persone: due sul fine vita (sentenze 66/2025 e 132/2025) che interpretano come deve essere considerato il requisito del trattamento di sostegno vitale, una sull’accesso alla procreazione medicalmente assistita per donne singole che evidenzia che la cancellazione del divieto non incontra ostacoli costituzionali; una sentenza che ammette con sentenza di incostituzionalità, la firma certificata per le persone che non possono firmare manualmente le liste elettorali, attuando piena partecipazione politica alla vita del paese senza discriminazioni.
La richiesta di garantire l’aborto farmacologico senza obbligo di ricovero e la possibilità alle persone con disabilità di viaggiare in aereo con la propria carrozzina; la pressione sulle ASL per il diritto alla salute in carcere; liste di attesa azioni per garanzie nell’ accesso alle prestazioni. L’Associazione Luca Coscioni ha trasformato nell’ultimo anno le battaglie civili in conquiste di libertà.
Il XXII Congresso, in programma il 4 e 5 ottobre 2025 a Orvieto porrà le basi per le azioni future nella nella Regione dove sono nati Luca Coscioni, pioniere della libertà di ricerca scientifica, e Laura Santi, leader e volto della campagna sul fine vita, che dopo un calvario giudiziario di tre anni ha ottenuto il diritto ad accedere al “suicidio assistito” nel suo Paese, sostenuta dall’Associazione. “Non rassegnatevi mai”, le sue ultime parole, insieme alla memoria di Luca, saranno il filo conduttore del Congresso e delle strategie future dell’Associazione.
Filomena Gallo e Marco Cappato, rispettivamente Segretaria nazionale dell’Associazione e Tesoriere dell’Associazione, hanno dichiarato: “La nostra missione è quella di dare voce e volto alle persone rese invisibili dalla ottusità e dalla violenza delle istituzioni ancora di più che dalla malattia o dalla disabilità e di consentire loro di battersi in prima persona. Non aspettiamo che ‘vengano tempi migliori’ per le libertà civili, perché rischierebbero di non arrivare mai. Infatti, in assenza di lotte sociali nonviolente, in grado di imporsi nell’agenda della politica ufficiale, si rischia anche nel nostro Paese, come sta avvenendo negli USA e in altri Paesi formalmente democratici, un arretramento sul piano dei diritti civili“.
Oltre 170mila firme raccolte
Nell’ultimo anno l’Associazione Luca Coscioni ha raccolto le firme di oltre 170 mila persone in tutta Italia sui temi principali delle sue ventennali battaglie: eutanasia e fine vita, procreazione medicalmente assistita, gravidanza per altri, Aborto senza ricovero, per garantire la possibilità di deospedalizzare l’aborto farmacologico, disabilità, terapie assistite da psichedelici, cannabis legale e firma digitale.
A queste si aggiungono le firme 65.000, raccolte in questi anni su Liberi Subito, la proposta di legge regionale che garantisce il percorso di richiesta di suicidio medicalmente assistito e i controlli necessari in tempi certi e adeguati.
Sono state intraprese 39 azioni legali
Fine vita: 24 procedimenti di cui 18 civili e 6 penali, riguardo l’accesso al “suicidio assistito” in Italia e le disobbedienze civili per l’accompagnamento in Svizzera. Di questi 10 sono attualmente in tribunale e gli altri in fase stragiudiziale. Mentre per i procedimenti penali: un procedimento con tre persone sulle quali pende una imputazione coatta (Felicetta Maltese, Chiara Lalli e Marco Cappato) e altre nove indagate nei cinque procedimenti in cui sono in corso le indagini.
PMA: 15 casi sul tema della fecondazione assistita nei tribunali, di cui oltre 10 sul tema della gravidanza per altri (GPA). Di questi 10, almeno 7 anche sul fronte penale. Sono oltre 50 i casi su cui sono stati forniti pareri in fase stragiudiziale. Sul tema della PMA, è stata ottenuta una sentenza della Corte costituzionale in merito all’accesso alla PMA per donne singole a partire del caso di Evita, 40enne torinese, cui è stata negato l’accesso in Italia alla PMA.
Sono stati condotti 241 accessi agli atti
Salute in carcere: a seguito delle diffide per verificare le condizioni igienico-sanitarie negli istituti penitenziari, sono state effettuate 102 richieste di accesso agli atti a tutte le ASL italiane per ottenere le relazioni delle visite in carcere in modo da monitorare le condizioni degli istituti.
Fine vita (“suicidio assistito”): sono state effettuate 93 richieste di accesso agli atti tra Regioni e ASL per conoscere il numero di richieste di accesso al “suicidio assistito” effettuate in Italia dalla sentenza della Corte costituzionale 242 del 2019 sul caso Cappato-Dj Fabo che ha di fatto legalizzato l’accesso alla morte volontaria assisita in Italia a determinate condizioni.
Sempre in tema di fine vita, oltre 16.000 cittadini hanno ricevuto informazioni tramite il Numero Bianco su diritti legati a fine vita. Le iniziative popolari hanno portato all’approvazione di 2 leggi regionali sul suicidio assistito, al deposito in tutte le Regioni (discussa in 6), mentre sono state ottenute 2 udienze in Corte costituzionale sul fine vita. A livello nazionale, è stata depositata una proposta di legge di iniziativa popolare per legalizzare l’eutanasia. Sono 16.000, inoltre, i testamenti biologici scaricati dal sito dell’Associazione.
Barriere architettoniche: L’Associazione sta conducendo anche una attività di ricognizione dei Piani di Eliminazione delle barriere architettoniche nei comuni capoluoghi italiani. A fronte delle informazioni reperite sui siti di 60 capoluoghi, sono state promosse 46 richieste di accessi agli atti nelle restanti città. All’accesso, per il momento, hanno risposto 17 capoluoghi.
Partecipazione e mobilitazione
Oltre 585 eventi pubblici in tutta Italia hanno portato nelle piazze e nelle città temi sociali e scientifici spesso ignorati dalla politica, coinvolgendo 45.000 persone in campagne, petizioni e azioni politiche. Sono state inoltre depositate 2 proposte di legge in Parlamento, una sul fine vita e una sulla legalizzazione della gravidanza per altri.
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La pirateria audiovisiva: tra diritto penale, mercato e nuove tecnologie
La recente operazione condotta dalla Polizia Postale di Catania, coordinata dalla Procura Distrettuale, rappresenta un ulteriore tassello nella complessa lotta alla pirateria audiovisiva. Non un episodio isolato, ma la prosecuzione di un filone investigativo inaugurato con “Gotha” (2022) e “Gotha 2” (2025), a cui si sono affiancate indagini come “Black out” e “Taken down”. L’impiego di oltre 200 investigatori in 18 città testimonia la dimensione nazionale del fenomeno e la sua natura di criminalità organizzata, ben lontana dalla figura romantica dell'”hacker solitario”.
Le accuse che emergono – associazione per delinquere transnazionale, accesso abusivo a sistemi informatici e frode informatica aggravata – non si esauriscono però nel momento dell’arresto. È nelle aule di giustizia che questo tipo di indagini trova il suo vero banco di prova. In questa fase emergono i nodi più complessi.La gestione di enormi quantità di dati digitali, la verifica della catena di custodia, la traduzione tecnica degli accertamenti in elementi probatori che possano essere compresi e valutati dal giudice.
Le indagini internazionali, spesso basate su server collocati all’estero, sollevano poi difficoltà di cooperazione giudiziaria e tempi incompatibili con l’esigenza di bloccare rapidamente il fenomeno. Non meno delicata è la distinzione tra l’utente finale e chi assume un ruolo consapevole e stabile nell’organizzazione.
I processi, infine, sono caratterizzati da un’inevitabile complessità. La quantità di materiale sequestrato rallenta l’istruttoria, le questioni di qualificazione giuridica si moltiplicano e la difesa non manca di sollevare eccezioni sull’utilizzabilità delle prove digitali o sulla legittimità degli strumenti investigativi impiegati. È in questa dimensione operativa, fatta di ostacoli pratici e scelte interpretative, che si misura la reale difficoltà di contrastare la pirateria.
Il business del pezzotto come multinazionale del crimine
Le indagini dimostrano che il modello di business si fonda sulla ritrasmissione abusiva dei palinsesti delle principali piattaforme (Sky, DAZN, Netflix, Prime Video), resa possibile dall’uso di server collocati in Paesi esteri, spesso con normative più permissive. I ricavi sono impressionanti. Secondo l’operazione “Gotha”, il giro d’affari raggiungeva 10 milioni di euro al mese, mentre i mancati introiti per le pay-TV si aggiravano sui 30 milioni mensili.
La pirateria audiovisiva non è dunque solo una violazione di copyright, ma un’economia criminale organizzata e globalizzata, capace di erodere risorse fiscali e occupazionali al sistema Paese.
I numeri nascosti della pirateria tra miliardi sottratti e lavoro perduto
Le stime più aggiornate parlano chiaro poichè solonel 2024 la pirateria ha generato una perdita di 2,2 miliardi di euro di fatturato e un danno diretto al PIL di 904 milioni, con oltre 12.000 posti di lavoro a rischio.
Un dato paradossale è che la percentuale di utenti che praticano pirateria cala lievemente (dal 39% al 38%), ma il numero complessivo di atti rimane altissimo. Il fenomeno si concentra quindi su un nocciolo duro di utenti ad alta intensità, in particolare attratti dagli eventi sportivi live, i più redditizi.
Norme severe e complessità della giustizia penale
Il fondamento normativo resta la Legge n. 633/1941 sul diritto d’autore, ma l’evoluzione tecnologica ha imposto interventi mirati. La Legge n. 93/2023 – nota come “legge anti-pezzotto” – ha introdotto strumenti inediti, tra cui la possibilità per AGCOM di ordinare il blocco in tempo reale (entro 30 minuti) dei siti illeciti.
Le pene previste sono severe: reclusione fino a 3 anni, multe fino a 15.493 euro e confisca dei beni. Ma la vera novità è la responsabilizzazione degli utenti in quanto anche la visione occasionale di contenuti pirata comporta sanzioni da 154 a 1.032 euro, mentre l’uso abituale può costare fino a 5.000 euro.
Nella prassi giudiziaria, i processi che seguono a queste indagini si presentano spesso complessi. Si deve dimostrare non solo la disponibilità tecnica dei contenuti, ma anche l’effettiva partecipazione degli imputati a un’organizzazione con finalità di lucro. Non di rado, la linea di confine tra l’utente finale e il collaboratore attivo della rete criminale diventa sottile, e i Tribunali si trovano a dover distinguere posizioni marginali da ruoli centrali.
Piracy Shield un guardiano imperfetto della rete
Il Piracy Shield rappresenta un salto tecnologico, essendo un sistema automatizzato che obbliga i provider a bloccare i domini segnalati. Tuttavia, presenta criticità.
Il rischio di overblocking, con blocchi estesi a indirizzi IP condivisi con siti legittimi, può danneggiare imprese e utenti estranei. L’assenza di un controllo giudiziario preventivo solleva inoltre dubbi sulla trasparenza e sulla tutela dei diritti fondamentali. Infine, la concentrazione del potere di blocco in un unico sistema crea un potenziale punto debole per la sicurezza nazionale. In questo senso, la normativa anti-pirateria, pur rispondendo a esigenze legittime di tutela, apre scenari inediti di bilanciamento tra interessi economici e diritti costituzionali.
L’utente sospeso tra convenienza e illegalità
La pirateria non è solo criminalità, ma anche reazione a un mercato percepito come inefficiente. Prezzi elevati e la frammentazione dell’offerta spingono molti utenti a cercare alternative illegali.
Già circa trent’anni fa il mio Maestro, Vittorio Frosini – fondatore della disciplina universitaria dell’informatica giuridica – avvertiva che, se per il software contraffatto i reati erano indispensabili per colpire le organizzazioni, il vero deterrente restava il mercato. Prezzi equi, capaci di non far percepire all’utente un’ingiustizia nel costo del servizio. Parole che conservano intatta la loro attualità anche di fronte al fenomeno delle IPTV illegali.
Molti pirati, infatti, sono consumatori ibridi: pagano per alcuni servizi legali come Netflix o Prime Video, ma ricorrono a IPTV illegali per i contenuti ritenuti troppo costosi. Questo evidenzia come paradosso che le imperfezioni del mercato legale alimentano la domanda illegale.
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Sabaudia, precipitato velivolo dell’aeronautica su Parco del Circeo. Morti due militari
[quote]SABAUDIA – Un aereo dell’aeronautica militare è caduto oggi, 1° ottobre, vicino all’entrata del Parco Nazionale del Circeo a Sabaudia, in provincia di Latina. A precipitare sarebbe stato il velivolo…
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La presidenza Trump non è follia, è la conseguenza della politica dello spettacolo
Quando Neil Postman pubblicò Amusing Ourselves to Death (Compiaciamoci fino alla morte) nel 1985, la sua tesi era tanto semplice quanto radicale: non è il contenuto a determinare la qualità del dibattito pubblico, ma il mezzo che lo veicola. Il modo in cui comunichiamo, scriveva, cambia ciò che siamo in grado di pensare e discutere. All’epoca con la televisione come “nuovo mezzo”a trasformare la politica in spettacolo fino ad oggi, con Donald Trump e i social media, quel processo sembra più che compiuto: la politica è intrattenimento puro.
Trump, di cui continuiamo a stupirci e a chiederci “perché”, ne è forse il più banale esempio, paradossalmente.
Dal giornale al tweet: il mezzo è il messaggio
Per capire perché questo modello ha avuto tanto successo, Postman ci invita a guardare indietro. Fino all’Ottocento, negli Stati Uniti il principale mezzo di comunicazione era la parola scritta: libri, giornali, opuscoli. La popolazione era in larga parte alfabetizzata (quasi 98% della popolazione) e aveva l’abitudine di leggere e collegare le informazioni. Non era raro assistere a dibattiti pubblici , come quelli celebri tra Lincoln e Douglas , che duravano piu di quattro ore, con lunghi monologhi e ragionamenti articolati. Non si trattava di intrattenere, ma di argomentare: chi ascoltava era in grado di seguire, analizzare, confutare e il politico non doveva ottenere il tifo da stadio, ma il vero assenso critico.
Con il telegrafo prima e la televisione poi, il tempo di attenzione si è contratto. In una società capitalista, ciò che si vende non è mai neutro: lo spettacolo diventa il fine, il contenuto un pretesto. La notizia non arrivava più come parte di una catena di cause ed effetti, ma come frammento isolato, un “flash” che si consumava in sé. Persino il ritmo dei telegiornali, quel “and now…” che introduce il servizio successivo, contribuisce a dare l’idea che ogni notizia sia un pacchetto isolato, slegato dal contesto, incapace di creare una continuità storica. Il cervello registra, archivia e passa oltre: informati, ma senza davvero comprendere. L’educazione stessa, nei programmi per bambini, si piegava a questa logica: più che formare menti critiche, occorreva mantenere alta l’attenzione, catturare con colori, suoni, immagini veloci.
Da qui alla politica lo scarto è breve. Se il cittadino è trattato come consumatore, e il dibattito politico come un prodotto televisivo, allora ciò che conta non è la coerenza di un programma ma la capacità di intrattenere. È in questo contesto che Trump, come introdotto, non appare come un’anomalia, bensì come il compimento logico di un lungo percorso. Le sue frasi contraddittorie, gli insulti in diretta, le provocazioni da circo non sono “scivoloni” o comportamenti da “outsider” ma parte integrante di un format: quello della politica come show. Trump quindi è il massimo splendore, o il punto più estremo, della politica-spettacolo repubblicana, costruita per scatenare emozioni e fidelizzare il pubblico-elettorato come fosse una tifoseria.
Trump non ha inventato nulla, ma ha colto meglio di chiunque altro lo spirito di questo ecosistema. Ha trasformato la campagna elettorale in reality show, la conferenza stampa in wrestling verbale, il tweet in un orrendo capslock come documento ufficiale di Stato, cosa impensabile in un paese europeo. Per i suoi sostenitori, non importa se le sue affermazioni resistano a un fact-check: importa la loro forza emotiva, la capacità di far arrabbiare l’avversario o di rafforzare l’identità della propria “squadra”.
In questo senso, Postman aveva visto giusto: quando la politica si piega alle regole dell’intrattenimento, il pensiero critico diventa un lusso, la democrazia si riduce a spettacolo.
E in Europa?
A guardarla dall’Europa, questa deriva sembra grottesca, un eccesso tutto americano. Eppure anche noi stiamo importando lo stesso modello, con qualche anno di ritardo. Dai talk show alla comunicazione social dei leader politici, il meccanismo è identico: polarizzazione, frasi a effetto, immagini virali che scatenano emozioni immediate e poco più. Le differenze sono “solo” due: negli Stati Uniti questa logica agisce da decenni, in Italia e in Europa da molto meno. Inoltre, In Italia ed Europa il peso della scuola, della tradizione letteraria e di una cultura politica più stratificata hanno lasciato ancora tracce di profondità. Nonostante l’analfabetismo funzionale crescente, l’educazione alla lettura e all’argomentazione ha conservato uno spazio. Non a caso, almeno da parte maggioritaria della sinistra, il dibattito resta più strutturato, più legato al contenuto che alla performance.
C’è però un elemento nuovo rispetto all’epoca di Postman: i social network. Essi rappresentano allo stesso tempo il problema e la possibile soluzione. Da un lato amplificano la logica dell’infotainment: un tweet o un reel valgono più di un ragionamento complesso, e il meccanismo della viralità favorisce contenuti che generano emozione più che conoscenza. Dall’altro lato, i social possono essere usati anche per il debunking, per spezzare il ciclo dell’emotività e offrire strumenti critici. Sta qui la sfida: trasformare lo stesso mezzo che alimenta la superficialità in un veicolo di consapevolezza.
Un esempio recente di come la politica-spettacolo emotiva repubblicana (“trumpiana”) statunitense si sia infiltrata e adattata perfettamente alla comunicazione politica, di destra in Italia nel particolare, arriva dalla narrazione sulla morte di Charlie Kirk sfruttata come miccia emotiva per generare indignazione e mobilitare il pubblico, indipendentemente dalla verità dei fatti. In questo caso, l’onda mediatica costruita attorno alla vicenda ha fatto leva sulle emozioni immediate degli spettatori, trasformando un evento complesso in un pretesto per uno storytelling politico spettacolare. Paradossalmente, lo stesso mezzo, i social, usati dalla stessa vittima per portare messaggi estremi, divisivi e di “intrattenimento”, potrebbe essere usato anche per il debunking rapido e per restituire al pubblico un quadro più chiaro, insegnando a leggere le notizie con senso critico e a non fermarsi alla reazione emotiva iniziale.
Politica o intrattenimento? Una scelta cruciale
Se lasciamo che l’emotività prevalga sulla razionalità, se non creiamo spazi di confronto e approfondimento, finiremo per importare in blocco il modello americano, con le sue contraddizioni e i suoi rischi.
Il futuro non è scritto, diceva Postman. Ed è vero anche oggi: dipende da come useremo i mezzi di comunicazione, se come strumenti di intrattenimento o come occasioni di pensiero. La differenza non è secondaria. Da essa dipende la qualità della nostra democrazia.
Karin Silvi
Possibile Reggio Emilia
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I Bambini proprio no! 8000 dati personali di bambini di un asilo a rischio pubblicazione
Un gruppo di hacker criminali che si fa chiamare Radiant ha rivendicato il furto dei dati personali di oltre 8.000 bambini iscritti agli asili gestiti da Kido International, società con sede a Londra. La notizia è stata diffusa questa settimana attraverso un portale del dark web riconducibile al gruppo.
Gli autori dell’attacco hanno pubblicato come prova i dati di 10 minori che frequenterebbero uno dei 18 istituti Kido nell’area metropolitana di Londra. Le informazioni divulgate includono nomi, fotografie, indirizzi e recapiti familiari.
Radiant ha annunciato l’intenzione di rilasciare ulteriori dati: 30 profili di bambini e 100 di dipendenti. Il gruppo ha dichiarato, tramite comunicazioni sul loro data leak site, di aver avuto accesso per settimane alla rete interna della società e ha affermato di trovarsi in Russia, senza però fornire conferme a sostegno.
Kido International, che dal 2014 offre servizi educativi per l’infanzia ispirati a metodi come Montessori e Reggio Emilia, non ha rilasciato commenti. La Polizia Metropolitana di Londra ha fatto sapere che l’indagine è ancora nelle fasi preliminari e che, al momento, non ci sono stati arresti. L’inchiesta è affidata all’unità specializzata in criminalità informatica.
Secondo i messaggi diffusi dal gruppo Radiant, i dati sottratti comprendono informazioni dettagliate non solo su oltre 1.000 bambini, ma anche sui loro genitori, sui dipendenti e su documenti aziendali. I criminali hanno minacciato di diffondere gradualmente i dati sensibili se l’azienda non avvierà un dialogo diretto con loro.
Il caso rientra in una serie di gravi episodi di ransomware che quest’anno hanno colpito diverse realtà nel Regno Unito. “Prendere di mira strutture che si occupano dell’infanzia è particolarmente odioso”, ha commentato Jonathon Ellison, dirigente del National Cyber Security Centre, parte del GCHQ britannico.
Il governo del Regno Unito sta valutando misure di supporto finanziario per le aziende colpite da interruzioni legate ad attacchi informatici, come già avvenuto per fornitori coinvolti in recenti episodi che hanno causato gravi disagi fino a ottobre.
Gli attacchi non hanno interessato solo il settore dell’educazione. Nei giorni scorsi la polizia ha arrestato un uomo nell’ambito di un’indagine su un ransomware che ha preso di mira Collins Aerospace, azienda della difesa controllata da RTX. L’episodio ha provocato blocchi ai sistemi di check-in all’aeroporto di Heathrow e ripercussioni in altri scali europei.
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Programmazione in crisi: crollano le offerte per i junior mentre l’IA cambia il lavoro
L’intelligenza artificiale non è più un concetto futuristico da film di fantascienza. È già dentro le nostre vite quotidiane e, soprattutto, sta rivoluzionando il mondo del lavoro.
Fino a pochi anni fa, la programmazione era considerata una delle professioni più sicure e con maggiore prospettiva: chi imparava a scrivere codice aveva praticamente la certezza di trovare un impiego, anche senza anni di esperienza alle spalle.
Oggi la situazione è radicalmente cambiata.
Con l’arrivo di strumenti di IA generativa capaci di produrre codice, individuare errori e persino sviluppare applicazioni complete, molte mansioni che prima erano affidate a programmatori alle prime armi vengono eseguite da algoritmi in pochi secondi. Si sta già mettendo in discussione la stessa essenza del linguaggio di programmazione: se un tempo era una scelta identitaria del programmatore, oggi che il codice viene generato da un’IA la lingua utilizzata perde gran parte della sua centralità.
I dati fotografano questa rivoluzione: in vari mercati, gli annunci di lavoro per programmatori sono crollati del 71% in un solo anno. Un tracollo che mette in discussione il percorso tradizionale di ingresso nel settore informatico. Al contrario, la domanda di profili senior non ha subito grandi scossoni, perché l’esperienza e la capacità di affrontare problemi complessi restano insostituibili.
Parallelamente, il mercato del lavoro si è spostato verso nuovi orizzonti. Crescono in modo esponenziale le ricerche di figure junior e specializzate in intelligenza artificiale, machine learning, data science e cybersecurity. La programmazione in sé non è più sufficiente: ciò che conta è la capacità di comprendere, progettare e governare sistemi intelligenti.
Eppure c’è un paradosso interessante. Se da un lato l’IA riduce le opportunità per i giovani programmatori, dall’altro rivaluta alcuni mestieri manuali. Lo stesso Jensen Huang, CEO di NVIDIA, ha sottolineato come ci sia oggi un grande bisogno di idraulici ed elettricisti per costruire i data center che alimentano l’intelligenza artificiale. In altre parole, mentre i “lavori digitali junior” sono sotto attacco, le professioni manuali godono ancora di una relativa protezione. Ma fino a quando? Quando la robotica sarà abbastanza matura, anche questi mestieri entreranno nel mirino dell’automazione.
Bill Gates sottolinea che il mestiere dei programmatori non scomparirà mai: serviranno sempre mani esperte per guidare e controllare l’intelligenza artificiale. Tuttavia, se i professionisti continueranno ad avere un ruolo, per i giovani l’ingresso nel mondo della programmazione diventa sempre più difficile: le aziende, quando possono, preferiscono affidarsi a un bot piuttosto che assumere un junior.
Il messaggio è chiaro: il futuro del lavoro non è finito, ma sta cambiando e velocemente.
La sfida per i ragazzi di oggi è capire dove conviene investire tempo ed energie per non essere superati dalla tecnologia in brevissimo tempo. Se ci fermiamo a riflettere, appena quattro anni fa – meno del tempo di una laurea magistrale – chi di noi avrebbe mai potuto immaginare uno scenario simile?
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Lavoro, Intelligenza artificiale e marketing: quali competenze servono nel 2025?
Negli ultimi anni, il settore marketing sta vivendo una trasformazione radicale: oggi, una posizione su due richiede competenze in intelligenza artificiale. Secondo quanto riportato a CNews dai rappresentanti dell’agenzia Digital Duke, la capacità di utilizzare strumenti di IA non è più un valore aggiunto, ma un requisito essenziale per chi si occupa di creazione di contenuti, video brevi e testi promozionali.
Veronika Klimova, titolare dell’agenzia Marketlead.me, specializzata nella gestione di talenti digitali, spiega: “Negli ultimi dodici mesi abbiamo selezionato centinaia di candidati nel marketing e abbiamo osservato un impatto diretto dell’intelligenza artificiale sulle posizioni di base. Circa il 20% degli annunci per copywriter junior e content manager è sparito dai portali di lavoro, poiché molte funzioni di copywriting sono ora gestite da GPT.“
E continua riportando che “Oggi, metà degli annunci richiede competenze avanzate in IA. La concorrenza per ogni posizione è raddoppiata: se prima c’erano otto candidati per ogni posto, oggi sono già 17. Entro il 2025, prevediamo che sia le agenzie digitali sia i team interni ridurranno il numero di assunzioni, affidandosi invece a servizi automatizzati per la creazione di siti web, campagne pubblicitarie e contenuti testuali.”
Denis Neglyad, fondatore di Digital Duke, sottolinea la rapidità con cui la tecnologia si sta evolvendo: “Molte innovazioni che oggi consideriamo consolidate – come fabbriche di contenuti, siti web generati in pochi minuti e avatar virtuali – sono comparsi solo lo scorso anno.”
Il divario tra professionisti che padroneggiano l’intelligenza artificiale e chi non lo fa continua a crescere. In tutti i 30 principali ruoli del marketing, l’IA può migliorare le performance e aumentare le opportunità competitive. Attualmente, solo circa il 10% degli specialisti possiede competenze avanzate in IA; il resto si limita all’uso di chatbot come ChatGPT, competendo senza ottenere progressi significativi.
Parallelamente, cresce il valore dei dati necessari alla formazione di agenti intelligenti: chi riuscirà a integrarli in più aziende potrà sviluppare strumenti proprietari sempre più sofisticati. Entro il 2026, il marketer ideale sarà simile a un product manager, capace di gestire diversi agenti IA e di costruire la narrazione del brand.
Gli esperti identificano alcune figure chiave per il futuro del marketing:
- Marketing Manager: gestione e orchestrazione di agenti IA, operando con strumenti no-code;
- SMM e Content Creator: creazione automatizzata di contenuti e monitoraggio delle tendenze;
- Traffic Manager: generazione massiva e test di creatività, con analisi dei dati attraverso dashboard dedicate.
Parallelamente, aumenterà la richiesta di ingegneri specializzati in intelligenza artificiale, capaci di assemblare agenti che replicano le funzioni di specifici dipendenti, rendendo il ruolo sempre più strategico nel marketing moderno.
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Caso Almasri, la Giunta respinge il processo per Mantovano, Nordio e Piantedosi
[quote]Caso Almasri, la Giunta ha respinto il processo per Mantovano, Nordio e Piantedosi. La votazione in Aula il 9 ottobre
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Vietnamesisch-deutsches Exilmedium: „Wenn Facebook dieses Konto löscht, sind wir tot“
La Flotilla verso Gaza, cresce l’allerta droni israeliani (Il Fatto del giorno)
A cura di Clara Lacorte
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Diffamazione di Berizzi, ora Francesco Storace chiede l’abbreviato.
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/10/diffama…
La prima udienza del processo per diffamazione a carico di Francesco Storace quale responsabile del fotomontaggio che riproduceva il volto dell’inviato di Repubblica — sotto
A proposito di treni bloccati…
@Politica interna, europea e internazionale
In Germania, un’italiana di Bolzano prende in mano le rotaie delle ferrovie pubbliche. Evelyn Palla, manager cresciuta all’estero ma di chiare origini italiane, è stata nominata alla guida della Deutsche Bahn. Sarà la prima donna a dirigere il colosso tedesco, con un compito ben chiaro: rimettere sui binari un sistema ferroviario che da orgoglio
Rimini, picchiano e drogano la figlia 18enne per forzarla a sposarsi. Arrestati i genitori
[quote]RIMINI – Due genitori sono stati arrestati dai carabinieri di Rimini per aver costretto la figlia poco più che maggiorenne ad accettare un matrimonio combinato in patria, in Bangladesh, e…
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2025, una lunga estate (troppo) calda
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Nel corso del 2025, l’Europa ha di nuovo vissuto un’estate segnata da incendi devastanti e temperature record, con effetti che si intrecciano a disuguaglianze sociali e fragilità economiche. Dalle ondate di calore alla cooling poverty, il cambiamento climatico ha mostrato ancora una volta il suo
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La resistenza ai social media riparte dal Fediverso e dai server ribelli
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Una ricostruzione di internet “dal basso” per combattere le aziende che mercificano i dati personali. Un libro teorizza il fediverso come campo base per l’attivismo digitale. Intervista all’autrice, Giuliana Sorci.
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Le barriere architettoniche nelle scuole romane
Il servizio di Elisabetta Guglielmi e Elisa Ortuso
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Accidenti, il genocidio è già finito
@Politica interna, europea e internazionale
E ora, come la mettiamo con l’ipotesi genocidaria? Ora che Benjamin Netanyahu ha accettato un piano di pace che non prevede la deportazione dei palestinesi da Gaza, ma, al contrario, la nascita di un governo guidato da “palestinesi”, come potranno i teorici dell’orrida similitudine tra lo Stato di Israele e il Terzo Reich andare
Missili Houthi su nave cargo europea. Perché l’attacco riguarda tutti noi
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il Golfo di Aden, già da tempo teatro di tensioni, è tornato al centro delle cronache a seguito dell’attacco al cargo olandese Minervagracht. Colpita da missili Houthi e ridotta in fiamme, la nave è stata evacuata grazie all’intervento delle fregate europee della missione
MAROCCO. La Generazione Z scende in piazza
@Notizie dall'Italia e dal mondo
I giovani marocchini crescono in un mondo digitale ricco di immagini da ogni parte del mondo che mostrano diritti garantiti e standard di qualità. E li vogliono anche in Marocco
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La Flotilla si avvicina a Gaza. Landini: sciopero generale in caso di blocco
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/10/la-flot…
Questa mattina una barca della Flotilla è stata “aggressivamente circondata” da una nave da guerra israeliana: lo afferma la Global Sumud Flotilla
Allucinazioni dell’IA: misuriamo il rischio per la cyber security
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Questi "errori" rappresentano un problema critico nella cyber security basata sull'IA, poiché possono portare a gravi vulnerabilità, erodere la fiducia nei sistemi automatizzati e causare un'errata allocazione di tempo e risorse
L'articolo Allucinazioni dell’IA: misuriamo il
freezonemagazine.com/rubriche/…
“La guardia organizzò una festa nella prigione della contea, la band era lì e cominciò a darci dentro, la band stava saltando e tutti i carcerati cominciarono ad agitarsi, avreste dovuto sentire come cantavano quei perdenti uccellini in gabbia. Scateniamoci tutti quanti, scateniamoci tutti quanti nell’intero settore delle celle. Ballavano il Rock della Prigione“. In […]
L'articolo Il rock della pr
“La
Qualcuno/a di voi avrà letto che dopo le sanzioni americane contro Francesca Albanese lei aveva provato ad aprire un conto presso Banca Etica e che la banca non aveva potuto aprirglielo.
La spiegazione, in breve:
le banche che offrono servizi a individui o entità presenti nelle liste Ofac sono passibili di sanzioni civili (multe di milioni di dollari, confisca di fondi e asset delle persone sanzionate, etc.) e penali, restrizioni operative su tutta l’operatività in dollari di tutti i clienti, controlli più rigidi e audit da parte delle autorità, implementazione di programmi di compliance più severi che ne possono bloccare interamente l’operatività anche per lunghi periodi di tempo.
Per chi volesse approfondire invece:
altreconomia.it/perche-banca-e…
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rainews.it/articoli/2025/09/uc…
“Salvatore - dice ancora il prete - è una persona fragile, tranquilla. Un lavoratore, anche se in passato aveva sofferto di una depressione da cui era guarito”.
Poverino... mi fa una pena...
E invece della moglie e del figlio minorenne, uccisi a sassate, e della figlia in prognosi riservata con una frattura cranica, sempre per i colpi con un sasso, non abbiamo nulla da dire?
Loro non erano "grandi lavoratori"? Non erano persone tranquille? La loro salute com'era?
Loro non salutavano sempre?
E questa è la Rai, gente che dovrebbe avere un'infarinatura di come è opportuno raccontare i femminicidi, e invece... una professionalità da giornalino studentesco.
Poliversity - Università ricerca e giornalismo reshared this.
Trash Panda
in reply to Cybersecurity & cyberwarfare • • •Ca-ca-cambia la pelle
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