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NEW YORK. Il volo di Zohran Mamdani alla guida della Grande Mela


@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il candidato progressista si presenta come la risposta possibile a una città afflitta da disuguaglianza, edilizia fuori controllo e servizi pubblici carenti, portando alla ribalta una generazione che vuole rompere con il potere locale
L'articolo NEW YORK. Il volo di Zohran Mamdani



Trump minaccia attacchi in Nigeria e regala il Sahara occidentale al Marocco


@Notizie dall'Italia e dal mondo
Washington minaccia un intervento militare in Nigeria per "salvare i cristiani" e convince l'ONU a riconoscere l'occupazione marocchina del Sahara Occidentale
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Adding ISA Ports To Modern Motherboards


Modern motherboards don’t come with ISA slots, and almost everybody is fine with that. If you really want one, though, there are ways to get one. [TheRasteri] explains how in a forum post on the topic.

Believe it or not, some post-2010 PC hardware can still do ISA, it’s just that the slots aren’t broken out or populated on consumer hardware. However, if you know where to look, you can hack in an ISA hookup to get your old hardware going. [TheRasteri] achieves this on motherboards that have the LPC bus accessible, with the use of a custom PCB featuring the Fintek F85226 LPC-to-ISA bridge. This allows installing old ISA cards into a much more modern PC, with [TheRasteri] noting that DMA is fully functional with this setup—important for some applications. Testing thus far has involved a Socket 755 motherboard and a Socket 1155 motherboard, and [TheRasteri] believes this technique could work on newer hardware too as long as legacy BIOS or CSM is available.

It’s edge case stuff, as few of us are trying to run Hercules graphics cards on Windows 11 machines or anything like that. But if you’re a legacy hardware nut, and you want to see what can be done, you might like to check out [TheRasteri’s] work over on Github. Video after the break.

youtube.com/embed/putHMSzu5og?…


hackaday.com/2025/11/03/adding…



Addio al malware! Nel 2025 i criminal hacker entrano con account legittimi per restare invisibili


Un report di FortiGuard relativo alla prima metà del 2025 mostra che gli aggressori motivati economicamente stanno rinunciando sempre più a exploit e malware sofisticati. Invece di implementare strumenti utilizzano account validi e strumenti di accesso remoto legittimi per penetrare nelle reti aziendali senza essere rilevati.

Questo approccio si è dimostrato non solo più semplice ed economico, ma anche significativamente più efficace: gli attacchi che utilizzano password rubate sfuggono sempre più spesso al rilevamento.

Gli esperti riferiscono che nei primi sei mesi dell’anno hanno indagato su decine di incidenti in diversi settori, dalla produzione alla finanza e alle telecomunicazioni. L’analisi di questi casi ha rivelato uno schema ricorrente: gli aggressori ottengono l’accesso utilizzando credenziali rubate o acquistate , si connettono tramite VPN e quindi si muovono nella rete utilizzando strumenti di amministrazione remota come AnyDesk, Atera, Splashtop e ScreenConnect.
Prevalenza della tecnica di accesso iniziale nel primo semestre 2025 (Fonte Fortinet)
Questa strategia consente loro di mascherare la loro attività come attività di amministratore di sistema ed evitare sospetti. FortiGuard conferma questi risultati nello stesso periodo: le tendenze relative alle perdite di password documentate nei documenti open source corrispondono a quelle identificate durante le indagini interne. In sostanza, gli aggressori non devono “hackerare” i sistemi nel senso tradizionale del termine: accedono semplicemente utilizzando le credenziali di accesso di qualcun altro, spesso ottenute tramite phishing o infostealervenduti su piattaforme clandestine.

In un attacco analizzato, gli aggressori hanno utilizzato credenziali valide per connettersi a una VPN aziendale senza autenticazione a più fattori , quindi hanno estratto le password dell’hypervisor salvate dal browser dell’utente compromesso e hanno crittografato le macchine virtuali. In un altro caso, un operatore ha ottenuto l’accesso tramite un account di amministratore di dominio rubato e ha installato in massa AnyDesk sull’intera rete utilizzando RDP e criteri di gruppo, consentendogli di spostarsi tra i sistemi e di rimanere inosservato per periodi di tempo più lunghi. Ci sono stati anche casi in cui gli aggressori hanno sfruttato una vecchia vulnerabilità in un server esterno, implementato diversi strumenti di gestione remota e creato account di servizio fittizi per spostare e poi rubare documenti di nascosto.

L’analisi ha dimostrato che il furto di password rimane una delle strategie più economiche e accessibili. Il costo dell’accesso dipende direttamente dalle dimensioni e dall’area geografica dell’azienda: per le organizzazioni con oltre un miliardo di dollari di fatturato nei paesi sviluppati, può raggiungere i 20.000 dollari, mentre per le aziende più piccole nelle regioni in via di sviluppo, si aggira sulle centinaia di dollari. Le massicce campagne di infostealing forniscono un flusso costante di dati aggiornati e la bassa barriera all’ingresso rende tali attacchi appetibili anche per gruppi meno addestrati.

Il vantaggio principale di questo schema è la furtività. Il comportamento degli aggressori è indistinguibile da quello dei dipendenti legittimi, soprattutto se si connettono durante il normale orario di lavoro e agli stessi sistemi.

Gli strumenti di sicurezza focalizzati sulla scansione di file dannosi e processi sospetti spesso non sono in grado di rilevare anomalie quando l’attacco si limita all’accesso di routine e alla navigazione in rete. Inoltre, quando si rubano manualmente dati tramite interfacce RDP o funzionalità RMM integrate, è difficile risalire ai file trasferiti, poiché tali azioni non lasciano artefatti di rete evidenti.

Secondo le osservazioni di FortiGuard, gli aggressori coinvolti in tali campagne continuano a utilizzare attivamente Mimikatz e le sue varianti per estrarre le password dalla memoria, e continuano a utilizzare l’exploit Zerologon per l’escalation dei privilegi. A volte, utilizzano anche manualmente utility come GMER, rinominate “strumenti di sistema”, per nascondere la propria presenza.

FortiGuard sottolinea che la protezione da tali minacce richiede un ripensamento degli approcci. Affidarsi esclusivamente ai tradizionali sistemi EDR che analizzano il codice dannoso non garantisce più una sicurezza affidabile. Una strategia basata sugli account e sul comportamento degli utenti sta diventando più efficace.

Le aziende devono creare i propri profili di attività normale e rispondere tempestivamente alle deviazioni, ad esempio accessi da posizioni geografiche insolite, connessioni simultanee a più server o attività al di fuori dell’orario di lavoro.

Si raccomanda particolare attenzione all’autenticazione a più fattori, non solo per il perimetro esterno, ma anche all’interno della rete. Anche se un aggressore ottiene una password, richiedere un’autenticazione aggiuntiva ne rallenterà i progressi e creerà maggiori possibilità di essere individuato. È inoltre importante limitare i privilegi di amministratore, impedire l’uso di account privilegiati tramite VPN e monitorarne gli spostamenti all’interno dell’infrastruttura.

FortiGuard consiglia alle organizzazioni di controllare rigorosamente l’uso di strumenti di amministrazione remota. Se tali programmi non sono necessari per motivi aziendali, è opportuno bloccarli e monitorare eventuali nuove installazioni o connessioni di rete ad essi associate. Inoltre, si consiglia di disabilitare SSH, RDP e WinRM su tutti i sistemi in cui non sono necessari e di configurare avvisi per la riattivazione di questi servizi. Secondo gli analisti, tali misure possono rilevare anche tentativi nascosti di spostamento laterale all’interno della rete.

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Cyberstalking contro il genere femminile: analisi e implicazioni legali


Questo è il terzo di una serie di articoli dedicati all’analisi della violenza di genere nel contesto digitale, in attesa del 25 novembre, Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne. Il focus qui è sul cyberstalking e le sue implicazioni legali e sociali.

Il cyberstalking rappresenta una delle insidie più subdole dell’era digitale, non essendo esclusivamente una mera riproposizione dello stalking tradizionale, ma una condotta che sfrutta e amplifica le debolezze dello spazio virtuale. Si tratta di una persecuzione reiterata realizzata attraverso strumenti telematici, che lede in profondità la riservatezza e la libertà individuale delle persone. L’analisi criminologica che propongo nelle aule universitarie e la mia esperienza diretta in aula di Tribunale confermano che questo fenomeno possiede caratteristiche distintive che ne rendono la portata lesiva decisamente maggiore. Come penalistaho trattato numerosi casi dove l’elemento digitale ha trasformato un conflitto in una vera e propria crisi esistenziale per la vittima.

L’amplificazione della violenza nella dimensione digitale


Il mondo online conferisce al persecutore diversi vantaggi che si traducono in un maggiore danno per la vittima. Anzitutto, la possibilità di celarsi dietro l’anonimato o di creare false identità (profili fake) aumenta il senso di impotenza della persona perseguitata.

In secondo luogo, la natura stessa del digitale garantisce accessibilità e permanenza illimitate alle condotte offensive o minatorie. I contenuti diffusi non hanno solo il potenziale di diventare virali in pochi istanti, ma lasciano una “impronta digitale” persistente che supera i confini spaziali e temporali della persecuzione fisica. Nella mia pratica forense, ho visto di persona come la vittima sia costretta a difendere la veridicità di quei dati che documentano la sua umiliazione, prolungando il danno psicologico ben oltre la chiusura del caso.

Un elemento cruciale che emerge dai fascicoli processuali è che l’aggressione digitale non rimane confinata nel virtuale. Il cyberstalking si inserisce in un continuum tra dimensione online e dimensione fisica. La sopraffazione inevitabilmente “trapela nel mondo fisico della vittima”, causando conseguenze che vanno dal danno psicologico ed economico fino al potenziale danno fisico o sessuale.

La dimensione di genere e le radici misogine


L’evidenza conferma che l’aggressione online non è un fenomeno neutro, ma è una riproduzione che amplifica le disuguaglianze di genere già esistenti nella società. Le donne e le ragazze sono sistematicamente i bersagli preferiti, aggredite attraverso una varietà di forme che spaziano dal sessismo esplicito, al bodyshaming, allo slutshaming, fino alle minacce di violenza sessuale, anche in ambienti immersivi come il Metaverso.

La radice di questa aggressività risiede in un intento ben preciso: dominio, controllo e silenziamento. Dal punto di vista criminologico, che analizzo in ambito accademico, Internet non è un mero strumento neutro, ma un vero e proprio catalizzatore che abbassa la percezione del rischio e la dissonanza morale del persecutore. La distanza fisica incoraggia azioni che difficilmente sarebbero compiute nello spazio reale.

Inquadramento normativo italiano e l’evoluzione giurisprudenziale


L’ordinamento italiano disciplina la condotta persecutoria attraverso l’Art. 612-bis del Codice Penale (Atti Persecutori, o Stalking), introdotto nel 2009. La norma punisce chiunque, con condotte reiterate di minaccia o molestia, provochi uno dei tre eventi alternativi: un persistente e grave stato di ansia o di paura; un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto; l’alterazione delle proprie abitudini di vita.

Nonostante la crescente casistica digitale, il cyberstalking non è un reato autonomo. Viene ricondotto al comma 2 della stessa norma, che prevede un aumento di pena se il fatto è commesso “attraverso l’uso di strumenti informatici o telematici” – una previsione aggiunta nel 2013 (tramite D.L. 93/2013, convertito in L. 119/2013) per far fronte alla diffusione delle attività persecutorie tramite strumenti digitali.

Gli interventi del Codice Rosso (L. 69/2019) hanno rafforzato la tutela, inasprendo le sanzioni. Tuttavia permane una lacuna concettuale in quanto l’approccio italiano tratta il cyberstalking essenzialmente come un’aggravante che punisce il “come” è stato commesso il reato, senza affrontare la specifica lesività del “cosa” è stato commesso in termini di danno reputazionale e psicologico permanente generato dalla rete.

La giurisprudenza di legittimità ha progressivamente esteso e affinato la nozione di atto persecutorio nel contesto digitale, concentrando l’attenzione non tanto sullo strumento, quanto sulla sua idoneità lesiva in relazione alla vittima. Ad esempio, la Cassazione ha chiarito che la creazione di falsi profili Facebook o account internet riconducibili alla vittima non è di per sé reato di cyberstalking , ma lo diventa se l’utilizzo di detti profili si rivela idoneo a realizzare molestie reiterate, veicolando messaggi diffamatori o immagini offensive (Cass., Sez. V, sent. n. 25533/23). In un caso emblematico, lo stalking è stato riconosciuto nella condotta dell’ex che creava profili falsi a nome della vittima su social network frequentati da soggetti in cerca di esperienze, i quali la contattavano credendola disponibile per i propri interessi (Cass., Sez. Fer., sent. n. 36894/2015).

La Corte ha inoltre sottolineato l’impatto della capacità diffusiva della rete. La pubblicazione ripetuta su Facebook della fotografia dell’ex compagna, ad esempio, integra il reato di atti persecutori, poiché contribuisce a creare un clima idoneo a compromettere la serenità e la libertà psichica della persona offesa (Cass., Sez. V, sent. n. 10680/2022).

Un altro aspetto cruciale è la tutela estesa ai congiunti. Il reato può essere integrato anche da condotte che non colpiscono direttamente la vittima, ma sono a lei indirettamente rivolte, come l’invio di messaggi scritti e vocali minacciosi indirizzati al cellulare del figlio della coppia, ritenuto idoneo a raggiungere la moglie e a causare in lei un grave e perdurante stato di ansia (Cass., Sez. V, sent. n. 19531/2022). Infine, ai fini della continuità del reato, è irrilevante che la persona offesa tenti di interrompere le molestie bloccando e poi sbloccando l’utenza telefonica del persecutore, ciò non interrompe l’abitualità del reato, laddove le condotte complessivamente valutate risultino idonee a cagionare uno degli eventi alternativi previsti (Cass., Sez. V, sent. n. 44628/21).

La prova digitale nel Cyberstalking


Affinché la prova sia pienamente utilizzabile in sede processuale per dimostrare la reiterazione delle condotte tipiche dell’Art. 612-bis c.p., è indispensabile garantire i principi di integrità e autenticità del dato. Nel mio ruolo di difensoreho potuto constatare che semplici screenshot o stampe cartacee, pur essendo utili come indizi, hanno un valore probatorio limitato se contestati in dibattimento. Per esempio, una serie di minacce inviate via Instagram Direct richiede non solo la copia del messaggio, ma una acquisizione tecnica forense (digital forensic copy). Questo processo estrae l’originalità del dato informatico, includendo metadati essenziali come l’orario esatto di invio, la tipologia di dispositivo e l’identificativo unico del contenuto, che sono cruciali per attribuire la condotta al reo e dimostrare la sua serialità.

La tutela effettiva della vittima dipende dall’adozione di standard investigativi tecnici elevati. La mancanza di un protocollo investigativo forense uniforme, un tema che affronto spesso in ambito didattico, crea un elevato rischio di contenzioso probatorio sulla correttezza dell’acquisizione, costringendo la vittima a difendere la veridicità delle prove e prolungando il danno psicologico e il suo senso di impotenza.

Nel cyberstalking, l’evento di danno non è sempre tangibile come la lesione fisica, ma è spesso riscontrabile nell’alterazione delle abitudini di vita. La Cassazione riconosce che la vittima, a causa della persecuzione (ad esempio, profili fake che la diffamano sul luogo di lavoro o minacce diffuse pubblicamente), può essere costretta a “modificare le proprie abitudini online e offline”. L’atto di chiudere i profili social, cambiare numero di telefono o persino cambiare lavoro è la prova più oggettiva dell’effettiva intrusione nella sfera privata e della rinuncia a spazi essenziali della vita relazionale e professionale, integrando così l’evento costitutivo del reato.

Oltre la norma


Il cyberstalking si conferma non solo come un’aggravante tecnologica del reato di atti persecutori, ma come una manifestazione profonda della violenza di genere, che sfrutta l’infrastruttura digitale per amplificare la sua efficacia lesiva e il senso di dominio. L’attuale approccio italiano, pur rafforzato dalla giurisprudenza che estende l’Art. 612-bis c.p. a profili falsi e messaggi coartanti, sconta una lacuna dogmatica. Il fenomeno viene trattato punendo il “come”, l’uso dello strumento informatico, senza focalizzarsi pienamente sul “cosa” in termini di danno reputazionale permanente.

La vera discontinuità normativa è imminente con il recepimento della Direttiva UE 2024/1385, che imporrà di criminalizzare lo stalking online e le molestie digitali come reati autonomi. Ritengo che questa riformasarà cruciale per allineare la nostra legislazione, ma da sola non basta.

È imprescindibile standardizzare le metodologie di acquisizione della prova digitale (come la digital forensic copy) fin dalle prime fasi della denuncia, riducendo il contenzioso probatorio che costringe la vittima a rivivere il trauma per difendere l’autenticità dei dati.

La radice del cyberstalking è la misoginia. Ogni intervento normativo deve essere affiancato da un massiccio investimento in educazione e sensibilizzazione, a partire dalle scuole, per disinnescare alla base il senso di dominio e controllo che alimenta l’aggressione di genere.

Solo unendo una tutela penale mirata a standard investigativi ineccepibili e a una rivoluzione culturale contro il sessismo, si potrà costruire una barriera efficace e duratura contro questa forma subdola di sopraffazione.

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L’aggiornamento di sicurezza per WSUS ha interrotto gli hotpatch su Windows Server 2025


Una patch straordinaria ha risolto una falla di sicurezza nel servizio di aggiornamento dei server Windows (WSUS), ma a quanto pare, ha causato l’interruzione dell’applicazione di hotpatch su determinati server Windows 2025.

Ricordiamo che Microsoft Hotpatch è una tecnologia sviluppata da Microsoft che consente di applicare aggiornamenti di sicurezza alle macchine Windows senza richiedere un riavvio del sistema. È stata introdotta inizialmente per Windows Server Azure Edition, ma Microsoft sta progressivamente estendendola ad altre versioni di Windows, incluse quelle desktop (in fase sperimentale).

La Cybersecurity and Infrastructure Security Agency (CISA) ha disposto che le agenzie governative degli Stati Uniti proteggessero i loro sistemi, dopo aver incluso tale vulnerabilità nel proprio catalogo KEV.

Attualmente, il gruppo di monitoraggio Internet Shadowserver sta seguendo oltre 2.600 istanze online di WSUS che utilizzano le porte predefinite (8530/8531), tuttavia non ha reso noto il numero di quelle già protette.

Purtroppo, l’aggiornamento di emergenza sta causando questo problema, e questo emerge dopo che diverse aziende di sicurezza informatica hanno confermato che la falla di gravità critica CVE-2025-59287 consentiva la Remote Code Executio (RCE) e che gli exploit sono online.

“Un numero molto limitato di macchine registrate per Hotpatch ha ricevuto l’aggiornamento prima che il problema venisse risolto. L’aggiornamento è ora disponibile solo per le macchine che non sono registrate per ricevere gli aggiornamenti Hotpatch”, afferma Microsoft . “Questo problema riguarda solo i dispositivi Windows Server 2025 e le macchine virtuali (VM) registrate per ricevere gli aggiornamenti Hotpatch.”

Microsoft ha interrotto la distribuzione dell’aggiornamento KB5070881 per i dispositivi Windows Server 2022 registrati con Hotpatch. Gli utenti che hanno già installato l’aggiornamento non saranno più coperti dagli aggiornamenti Hotpatch previsti per novembre e dicembre.

Gli amministratori che hanno fatto il download dell’aggiornamento affetto da bug, ma non lo hanno ancora distribuito, hanno la possibilità di risolvere il problema installando l’aggiornamento di sicurezza KB5070893.

Questo aggiornamento, rilasciato un giorno dopo KB5070881, è stato appositamente creato per risolvere la vulnerabilità CVE-2025-59287 senza influire sull’hotpatching. Per procedere, occorre accedere a Impostazioni, quindi a Windows Update e selezionare l’opzione Sospendi aggiornamenti. A questo punto, gli amministratori devono riabilitare gli aggiornamenti e cercare manualmente gli aggiornamenti disponibili per ottenere quello corretto.

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Reproduced and Recovered: the First Chinese Keyboard-based MingKwai Typewriter


We all know what a typewriter looks like, and how this has been translated directly into the modern day computer keyboard, or at least many of us think we do. Many cultures do not use a writing system like the Roman or Cyrillic-style alphabets, with the Chinese writing system probably posing the biggest challenge. During the rise of mechanical typewriters, Chinese versions looked massive, clumsy and slow as they had to manage so many different symbols. All of them, except for one prototype of the MingKwai, which a group of Chinese enthusiasts have recently built themselves using the patent drawings.

Interestingly, when they started their build, it was thought that every single prototype of the MingKwai had been lost to time. That was before a genuine prototype was found in a basement in New York and acquired by Stanford University Libraries, creating the unique experience of being able to compare both a genuine prototype and a functional recreation.

Considered to be the first Chinese typewriter with a keyboard, the MingKwai (明快打字機, for ‘clear and fast’) was developed by [Lin Yutang] in the 1940s. Rather than the simple mechanism of Western typewriters where one key is linked directly to one hammer, the MingKwai instead uses the keys as a retrieval, or indexing mechanism.

Different rows select a different radical from one of the multiple rolls inside the machine, with a preview of multiple potential characters that these can combine to. After looking at these previews in the ‘magic eye’ glass, you select the number of the target symbol. In the video by the Chinese team this can be seen in action.

Although [Lin]’s MingKwai typewriter did not reach commercialization, it offered the first glimpse of a viable Chinese input method prior to computer technology. These days the popular pinyin uses the romanized writing form, which makes it somewhat similar to the standard Japanese input method using its phonetic kana system of characters. Without such options and within the confined system of 1940s electromechanical systems, however, the MingKwai is both an absolute marvel of ingenuity, and absolutely mindboggling even by 2020s standards.

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hackaday.com/2025/11/03/reprod…



Kodak appears to be taking back control over the distribution of its film.#film #Kodak


Kodak Quietly Begins Directly Selling Kodak Gold and Ultramax Film Again


Kodak quietly acknowledged Monday that it will begin selling two famous types of film stock—Kodak Gold 200 and Kodak Ultramax 400—directly to retailers and distributors in the U.S., another indication that the historic company is taking back control over how people buy its film.

The release comes on the heels of Kodak announcing that it would make and sell two new stocks of film called Kodacolor 100 and Kodacolor 200 in October. On Monday, both Kodak Gold and Kodak Ultramax showed back up on Kodak’s website as film stocks that it makes and sells. When asked by 404 Media, a company spokesperson said that it has “launched” these film stocks and will begin to “sell the films directly to distributors in the U.S. and Canada, giving Kodak greater control over our participation in the consumer film market.”

Unlike Kodacolor, both Kodak Gold and Kodak Ultramax have been widely available to consumers for years, but the way it was distributed made little sense and was an artifact of its 2012 bankruptcy. Coming out of that bankruptcy, Eastman Kodak (the 133-year-old company) would continue to make film, but the exclusive rights to distribute and sell it were owned by a completely separate, UK-based company called Kodak Alaris. For the last decade, Kodak Alaris has sold Kodak Gold and Ultramax (as well as Portra, and a few other film stocks made by Eastman Kodak). This setup has been confusing for consumers and perhaps served as an incentive for Eastman Kodak to not experiment as much with the types of films it makes, considering that it would have to license distribution out to another company.

That all seemed to have changed with the recent announcement of Kodacolor 100 and Kodacolor 200, Kodak’s first new still film stocks in many years. Monday’s acknowledgement that both Kodak Gold and Ultramax would be sold directly by Eastman Kodak, and which come with a rebranded and redesigned box, suggests that the company has figured out how to wrest some control of its distribution away from Kodak Alaris. Eastman Kodak told 404 Media in a statement that it has “launched” these films and that they are “Kodak-marketed versions of existing films.”

"Kodak will sell the films directly to distributors in the U.S. and Canada, giving Kodak greater control over our participation in the consumer film market,” a Kodak spokesperson said in an email. “This direct channel will provide distributors, retailers and consumers with a broader, more reliable supply and help create greater stability in a market where prices have often fluctuated.”

The company called it an “extension of Kodak’s film portfolio,” which it said “is made possible by our recent investments that increased our film manufacturing capacity and, along with the introduction of our KODAK Super 8 Camera and KODAK EKTACHROME 100D Color Reversal Film, reflects Kodak’s ongoing commitment to meeting growing demand and supporting the long-term health of the film industry.”

It is probably too soon to say how big of a deal this is, but it is at least exciting for people who are in the resurgent film photography hobby, who are desperate for any sign that companies are interested in launching new products, creating new types of film, or building more production capacity in an industry where film shortages and price increases have been the norm for a few years.


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Lawmakers say AI-camera company Flock is violating federal law by not enforcing multi-factor authentication. 404 Media previously found Flock credentials included in infostealer infections.#Flock #News


Flock Logins Exposed In Malware Infections, Senator Asks FTC to Investigate the Company


Lawmakers have called on the Federal Trade Commission (FTC) to investigate Flock for allegedly violating federal law by not enforcing multi-factor authentication (MFA), according to a letter shared with 404 Media. The demand comes as a security researcher found Flock accounts for sale on a Russian cybercrime forum, and 404 Media found multiple instances of Flock-related credentials for government users in infostealer infections, potentially providing hackers or other third parties with access to at least parts of Flock’s surveillance network.

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Cornell University’s arXiv will no longer accept Computer Science reviews and position papers.#News


arXiv Changes Rules After Getting Spammed With AI-Generated 'Research' Papers


arXiv, a preprint publication for academic research that has become particularly important for AI research, has announced it will no longer accept computer science articles and papers that haven’t been vetted by an academic journal or a conference. Why? A tide of AI slop has flooded the computer science category with low-effort papers that are “little more than annotated bibliographies, with no substantial discussion of open research issues,” according to a press release about the change.

arXiv has become a critical place for preprint and open access scientific research to be published. Many major scientific discoveries are published on arXiv before they finish the peer review process and are published in other, peer-reviewed journals. For that reason, it’s become an important place for new breaking discoveries and has become particularly important for research in fast-moving fields such as AI and machine learning (though there are also sometimes preprint, non-peer-reviewed papers there that get hyped but ultimately don’t pass peer review muster). The site is a repository of knowledge where academics upload PDFs of their latest research for public consumption. It publishes papers on physics, mathematics, biology, economics, statistics, and computer science and the research is vetted by moderators who are subject matter experts.
playlist.megaphone.fm?p=TBIEA2…
But because of an onslaught of AI-generated research, specifically in the computer science (CS) section, arXiv is going to limit which papers can be published. “In the past few years, arXiv has been flooded with papers,” arXiv said in a press release. “Generative AI / large language models have added to this flood by making papers—especially papers not introducing new research results—fast and easy to write.”

The site noted that this was less a policy change and more about stepping up enforcement of old rules. “When submitting review articles or position papers, authors must include documentation of successful peer review to receive full consideration,” it said. “Review/survey articles or position papers submitted to arXiv without this documentation will be likely to be rejected and not appear on arXiv.”

According to the press release, arXiv has been inundated by "review" submissions—papers that are still pending peer review—but that CS was the worst category. “We now receive hundreds of review articles every month,” arXiv said. “The advent of large language models have made this type of content relatively easy to churn out on demand.

The plan is to enforce a blanket ban on papers still under review in the CS category and free the moderators to look at more substantive submissions. arXiv stressed that it does not often accept review articles, but had been doing so when it was of academic interest and from a known researcher. “If other categories see a similar rise in LLM-written review articles and position papers, they may choose to change their moderation practices in a similar manner to better serve arXiv authors and readers,” arXiv said.

AI-generated research articles are a pressing problem in the scientific community. Scam academic journals that run pay-to-publish schemes are an issue that plagued academic publishing long before AI, but the advent of LLMs has supercharged it. But scam journals aren’t the only ones affected. Last year, a serious scientific journal had to retract a paper that included an AI-generated image of a giant rat penis. Peer reviewers, the people who are supposed to vet scientific papers for accuracy, have also been caught cutting corners using ChatGPT in part because of the large demands placed on their time.


#News


"Advertisers are increasingly just going to be able to give us a business objective and give us a credit card or bank account, and have the AI system basically figure out everything else."#AI #Meta #Ticketmaster


The Future of Advertising Is AI Generated Ads That Are Directly Personalized to You


Do you and your human family have interest in sharing an exciting IRL experience supporting your [team of choice] with other human fans at The Big Game? In that case, don the chosen color of your [team of choice] and head to the local [iconic stadium]; Ticketmaster has exciting ticket deals, and soon you and your human family can look as happy and excited as these virtual avatars:





Ticketmaster's personalized AI slop ads are a glimpse at the future of social media advertising, a harbinger of system that Mark Zuckerberg described last week in a Meta earnings call. This future is one where AI is used both for ad targeting and for ad generation; eventually ads are going to be hyperpersonalized to individual users, further siloing the social media experience: "Advertisers are increasingly just going to be able to give us a business objective and give us a credit card or bank account, and have the AI system basically figure out everything else that’s necessary, including generating video or different types of creative that might resonate with different people that are personalized in different ways, finding who the right customers are,” Zuckerberg said.

The Ticketmaster example you see above is rudimentary and crude, but everything we've seen over the last few months suggests that the real way Meta is bringing in revenue with AI is not through its consumer-facing products but with AI ad creation and targeting products for advertisers that allows them to create many different versions of any given ad and then to show that ad only to people it is likely to be effective on.

💡
Do you work in the advertising industry and have any insight into how generative AI is changing ad creative and targeting? I would love to hear from you. Using a non-work device, you can message me securely on Signal at jason.404. Otherwise, send me an email at jason@404media.co.

Ticketmaster, in this case, has has invented several virtual families whose football team allegiances change presumably based on a series of demographic, geographic, and behavioral factors that would cause you to be targeted by one of its ads. I found these ads after I was targeted by one suggesting I join this ethnically ambiguous, dead-eyed family of generic blue hat wearers at the World Series to root on, I guess, the Dodgers. I looked Ticketmaster up in Facebook’s ad library and found that it is running a series of clearly AI-generated ads, many of which use the same templates and taglines.

“There’s nothing like a sea of gold. See Vanderbilt football live and in color.” “There’s nothing like a sea of red. See USC football live and in color.” “There’s nothing like a sea of maize. See Michigan football live and in color,” and so on and so forth. There are a couple dozen of these ads for college football, and a few others that use different AI-generated people. My favorite is this one, which features the back of AI people’s heads standing and cheering at other fans and not facing where the game or field would be.

As AI slop goes, this is relatively tame fare, but it is notable that a company as big as Ticketmaster is using generative AI for its Facebook ads. It is also an instructive example that shows a big reason why Facebook and Google are bringing in so much revenue right now, and highlights the fact that social media is not so slowly being completely drowned in low-effort AI content and ads.

Here's why you're seeing more AI ads on social media, and why Meta and its advertising clients seem intent on making this the future of advertising.

- Generative AI creative material is cheap: The effort and cost required to make this series of ads is incredibly low. Generating something like this is easy and, at most, requires just a small amount of human prompting and touchup after it is generated. But most importantly, Ticketmaster doesn’t have to worry about paying human models or photographers, does not have to worry about licensing stock photos, and, notably, there are no logos or actual places highlighted in any of these ads. There are no players, no teams, just the evocation of such. There is no need to get permission from or pay for logo licensing (this reminds me of a Wheaties box of Cal Ripken that I got as a kid in the immediate aftermath of him breaking the 2131 consecutive games record. In the boxes released immediately, he was wearing only a black t-shirt and a black helmet. A few days later, after General Mills presumably secured the rights to use Orioles logos, they started selling the same box with his Orioles jersey and helmet on them).

- Less money on creative means more budget for spend, and more varieties of ads: I’ve written about this before, but a big trend in advertising right now is AI-powered ad creative trial and error. Using AI, it is now possible to make an essentially endless number of different variations of a single ad that uses slightly different language, slightly different images, slightly different calls to actions, and different links. AI targeting also means that “successful” variations of ads will essentially automatically find the audience that they’re supposed to. This means that companies can just flood social media with zillions of variations of low-effort AI ads, put their “spend” (their ad budget) into the versions that perform best, and let the targeting algorithms do the rest. AI in this case is a scaling tactic. There is no need to spend tons of time, money, and human resources refining ad copy and designing thoughtful, clever, funny, charming, or eye-catching ads. You can simply publish tons of different versions of low-effort bullshit, and largely people will only see the ones that perform well.

- This is Meta’s business model now: Meta’s user-facing commercial generative AI tools are pretty embarrassing and in my limited experience its chatbot and image and video generation tools are more rudimentary than OpenAI’s, Google’s, and other popular AI companies’ tools. There is nothing to suggest that Meta is making any real progress on Mark Zuckerberg’s apparent goal of “superintelligence.” But its AI and machine learning-powered ad targeting and ad variation tools seem to be very successful and are resulting in companies spending way more money on ads, many of which look terrible to me but which are apparently quite successful. Meta announced its third quarter earnings on Wednesday, and in its earnings call, it highlighted both Advantage+ and Andromeda, two AI advertising products that do what I described in the bullet above.

Advantage+ is its advertiser-facing AI ad optimization platform which lets advertisers optimize targeting, but also lets them use generative AI to create a bunch of variations of ads: “Advantage+ creative generates ad variations so they are personalized to each individual viewer in your audience, based on what each person might respond to,” the company advertises.

“Within our Advantage+ creative suite, the number of advertisers using at least one of our video generation features was up 20% versus the prior quarter as adoption of image animation and video expansion continues to scale. We’ve also added more generative AI features to make it easier for advertisers to optimize their ad creatives and drive increased performance. In Q3, we introduced AI-generated music so advertisers can have music generated for their ad that aligns with the tone and message of the creative,” Meta said in its third quarter earnings report.

Susan Li, Meta's CFO, said "now advertisers running sales, app or lead campaigns have end-to-end automation turned on from the beginning, allowing our systems to look across our platform to optimize performance by automatically choosing criteria like who to show the ads to and where to show them."

Andromeda, meanwhile, is designed to “supercharge Advantage+ automation with the next-gen personalized ads retrieval engine.” It is basically a machine learning-powered ad targeting tool, which helps the platform determine which ad, and which variation of an ad, to show a specific user: “Andromeda significantly enhances Meta’s ads system by enabling the integration of AI that optimizes and improves personalization capabilities at the retrieval stage and improves return on ad spend,” the company explains.

This is all going toward a place where Meta itself is delivering hyper personalized, generative AI slop ads for each individual user. In the Meta earnings call, Mark Zuckerberg described exactly this future: “Advertisers are increasingly just going to be able to give us a business objective and give us a credit card or bank account, and have the AI system basically figure out everything else that’s necessary, including generating video or different types of creative that might resonate with different people that are personalized in different ways, finding who the right customers are.”

I don’t know if Ticketmaster used Advantage+ for this ad campaign, or if this ad campaign is successful (Ticketmaster did not respond to a request for comment). But the tactics being deployed here are an early version of what Zuckerberg is describing, and what is obviously happening to social media right now.




We speak to the creator of ICEBlock about Apple banning their app, and what this means for people trying to access information about ICE.#Podcast


The Crackdown on ICE Spotting Apps (with Joshua Aaron)


For this interview episode of the 404 Media Podcast, Joseph speaks to Joshua Aaron, the creator of ICEBlock. Apple recently removed ICEBlock from its App Store after direct pressure from the Department of Justice. Joshua and Joseph talk about how the idea for ICEBlock came about, Apple and Google’s broader crackdown on similar apps, and what this all means for people trying to access information about ICE.
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Al via la Contro-Conferenza della società civile “”Sulle droghe abbiamo un piano”


Il 6, 7 e 8 novembre si tiene a Roma la Contro-Conferenza sulle droghe, autoconvocata dalla rete di associazioni della società civile, attiva da anni per riforme puntuali e onnicomprensive di leggi e politiche in materia di stupefacenti proibiti.

La tre giorni si tiene in concomitanza con la Conferenza Nazionale governativa sulle Droghe che, contrariamente a quanto propagandato, ha sistematicamente evitato qualsiasi coinvolgimento di voci critiche all’approccio proibizionista, punizionista e paternalista del Governo Meloni.

Il programma inizia giovedì 6, alla Città dell’Altra Economia, alle ore 17:30, con tre sessioni con ospiti internazionali che affronteranno quanto avviene in seno all’Onu e l’Ue in materia droghe. Ci saranno approfondimenti, esperienze e storie di successo di riduzione del danno di accesso alle cosiddette terapie psichedeliche.

Venerdì 7, alla Città dell’Altra Economia, dalle ore 9, verrà presentato il piano di politiche alternative a quelle governative. La proposta affronterà la stigmatizzazione delle persone che usano droghe, il carcere e le misure alternative alla restrizione della libertà personale, l’impatto delle nuove misure repressive sulle politiche sociali, le riforme e le sinergie necessarie tra servizi su dipendenze e salute delle persone che usano sostanze. Per finire, è previsto un confronto tra realtà provenienti da zone o quartieri nell’occhio del ciclone repressivo e mediatico.

Alle ore 21, al Cinema Troisi si terrà una puntata live del podcast Illuminismo Psichedelico, seguita dalla proiezione del film All the beauty and the Bloodshed di Laura Poitras.

Sabato 8, alla Sala della Protomoteca in Campidoglio, dalle ore 9, dopo i saluti istituzionali del Comune di Roma, si terrà un dibattito sulla regolamentazione delle sostanze a partire dalle realtà tedesche e maltesi sulla cannabis, un confronto con i membri della rete nazionale degli Enti Locali per l’Innovazione sulle Droghe (ELIDE) e una conferenza stampa di presentazione del documento finale della Contro-Conferenza e le conclusioni. Dalle 14, in piazza Ugo La Malfa, inizierà il ritrovo per la Million Marijuana March, che dal Circo Massimo arriverà in Piazza Vittorio passando per il Colosseo.

L’articolo 15 della legge 309/90 sulle droghe prevede che: “15. Ogni tre anni venga convocata una conferenza nazionale sui problemi connessi con la diffusione delle sostanze stupefacenti, alla quale si invitano soggetti pubblici e privati che esplicano la loro attività nel campo della prevenzione e della cura della tossicodipendenza”. La chiusura del governo alle proposte e alle critiche da parte di associazioni e reti civiche ha reso necessaria l’organizzazione di un incontro che denunciasse i passi indietro istituzionali, avvenuti dalla VI Conferenza convocata dal Governo Draghi a Genova nel 2021, dove analisi e contributi indipendenti erano stati parte integrante dell’incontro ufficiale.

Il copione della Conferenza governativa appare già scritto, e da mesi, dalle norme repressive dal decreto anti-rave, dal decreto cosiddetto Caivano, che ha riempito di minori le carceri, dalla trasformazione del codice stradale in una legge che criminalizza ulteriormente i consumatori di droghe, nonché dal cosiddetto Decreto Sicurezza che restringe le libertà individuali, assimilando sostanze senza effetti psicoattivi, come la cannabis light, a sostanze psicotrope proibite. Un copione che, come a norma della legge “Fini-Giovanardi”, prevede che “le conclusioni della Conferenza vengano comunicate al Parlamento anche al fine di individuare eventuali correzioni alla legislazione antidroga dettate dall’esperienza applicativa” e che quindi lascia presagire ulteriori giri di vite illiberali e criminogeni.

La Controconferenza è convocata da: A Buon Diritto, ARCI, Antigone, Associazione Luca Coscioni, CGIL, CNCA, Comunità di San Benedetto al Porto, Forum Droghe, Gruppo Abele, ItaNPUD, ITARDD, L’Altro Diritto, La Società della Ragione, L’Isola di Arran, LILA, Meglio Legale e Tutela Pazienti Cannabis Medica.

L'articolo Al via la Contro-Conferenza della società civile “”Sulle droghe abbiamo un piano” proviene da Associazione Luca Coscioni.



Anna Pompili a “50 anni di storia e storie dei consultori” – Quali presìdi di cura e di diritti


📍 Roma – Sala Consiliare del Municipio I, Circonvallazione Trionfale 19
🗓 Giovedì 7 novembre 2025
🕒 Ore 15:00


, Anna Pompili, ginecologa e Consigliera Generale dell’Associazione Luca Coscioni, interverrà in occasione dell’incontro pubblico “50 anni di storia e storie dei consultori. Quali presìdi di cura e di diritti”, organizzato dalla Commissione Pari Opportunità del Municipio I Roma Centro.

L’appuntamento sarà anche l’occasione per celebrare i 50 anni dalla nascita dei consultori in Italia, ripercorrendone la storia attraverso esperienze e testimonianze, e discutere il loro futuro come presìdi di prossimità per la salute e la libertà delle persone.

Tra gli interventi, insieme ad Anna Pompili:

  • Lorenza Bonaccorsi, Presidente del Municipio I
  • Claudia Santoloce, Assessora alle Politiche sociali e Pari opportunità del Municipio I
  • Laura Anelli, ginecologa coordinatrice dei consultori ASL RM1
  • Monica Moriconi, delegata del Sindaco ASL RM1
  • Silvia Ippolito, medico referente rapporti con le scuole del Distretto 1

Modera Daniela Spinaci, Presidente della Commissione Pari Opportunità del Municipio I.

L’incontro è aperto a studenti, cittadine e cittadini, associazioni e comitati.

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Francesca Re e Mario Riccio all’incontro “Scelte di fine vita: ragioni e limiti del diritto penale”


Roma – Dipartimento di Giurisprudenza, Università Roma Tre
Via Ostiense 159, Aula 9
🗓 Martedì 4 novembre 2025
🕙 Ore 10:00 – 12:00


Mario Riccio, Consigliere Generale e medico anestesista, e l’avv. Francesca Re, dottoressa di ricerca in diritto penale e Consigliera Generale dell’Associazione Luca Coscioni, intervengono all’interno del corso di Diritto Penale II e Diritto Penale Europeo del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Roma Tre, si terrà un incontro pubblico dal titolo:
“Scelte di fine vita: ragioni e limiti del diritto penale”.

L’appuntamento si inserisce nel quadro delle attività accademiche ma sarà aperto anche al pubblico interessato, fino a esaurimento posti.

L'articolo Francesca Re e Mario Riccio all’incontro “Scelte di fine vita: ragioni e limiti del diritto penale” proviene da Associazione Luca Coscioni.



Domani si svolgerà l’udienza in Corte costituzionale sulla legge regionale della Toscana sul Fine vita


L’Associazione Luca Coscioni ha depositato un’opinione scritta

“La legge toscana è pienamente legittima, rientra nelle competenze regionali”, dichiara Filomena Gallo. Le fa eco Marco Cappato: “Il Parlamento sospenda l’esame della legge governativa in attesa del pronunciamento della Consulta”


Domani, 4 novembre, si terrà in Corte costituzionale l’udienza relativa al ricorso del Governo contro la legge della Regione Toscana n. 16/2025, frutto dell’iniziativa popolare “Liberi Subito” dell’Associazione Luca Coscioni, che regola nel dettaglio le modalità e i tempi per la verifica dei requisiti per l’accesso alla morte volontaria medicalmente assistita, così come stabilita dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale. La normativa si colloca pienamente nell’ambito delle competenze regionali in materia di tutela della salute, come stabilito dall’articolo 117 della Costituzione sulla ripartizione del potere legislativo esercitato da Stato e Regioni.

L’Associazione Luca Coscioni, per prospettare alla Corte le motivazioni sulla legittimità della legge toscana, ha depositato un’opinione scritta a titolo di amicus curiae, in cui evidenzia come la normativa regionale garantisca diritti fondamentali nel pieno rispetto della cornice costituzionale e del principio di autodeterminazione sancito dalla stessa Corte.

“La Regione Toscana ha operato nel pieno rispetto della Costituzione, introducendo una procedura trasparente e verificabile, che risponde direttamente ai requisiti stabiliti dalla Corte stessa: requisiti che la legge toscana non modifica né amplia rispetto alla sentenza “Cappato”, ma si limita ad attuare con chiarezza e uniformità, eliminando disparità di accesso alle verifiche e all’assistenza. Se questa legge dovesse cadere, chi vive una condizione di sofferenza irreversibile si vedrebbe privato di strumenti per esercitare il proprio diritto all’autodeterminazione in tempi certi”, dichiara Filomena Gallo, avvocata e Segretaria dell’Associazione Luca Coscioni.

Appare paradossale che, mentre impugna la legge toscana sostenendo una presunta interferenza con le competenze statali, lo stesso Governo – nel caso di “Libera” – abbia dichiarato, in sede giudiziaria, che la fornitura dei dispositivi necessari all’autosomministrazione del farmaco per la morte volontaria assistita rientra nelle competenze delle Regioni.

“In attesa del pronunciamento della Consulta, il Parlamento dovrebbe sospendere l’esame della legge proposta dal Governo, che, tra le altre modifiche, cancellerebbe proprio il ruolo del Servizio sanitario nazionale e quindi delle Regioni , pur stabilito con chiarezza della Corte costituzionale”, afferma Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni.

L’Associazione Luca Coscioni auspica che la Corte costituzionale confermi il testo il rispetto delle competenze regionali e respinga il ricorso governativo, a tutela dei diritti fondamentali delle persone malate.

L'articolo Domani si svolgerà l’udienza in Corte costituzionale sulla legge regionale della Toscana sul Fine vita proviene da Associazione Luca Coscioni.



Questa sera Papa Leone XIV si è fermato nella Basilica di Santa Maria Maggiore a pregare davanti alla tomba di Papa Francesco e, successivamente, davanti all’icona della Vergine, Salus Populi Romani. Ha proseguito poi verso Castel Gandolfo.



Dopo l'elezione della superiora generale, sr. Luiza Dal Moro, oggi le religiose partecipanti al XV Capitolo generale della Congregazione delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo (Scalabriniane) hanno eletto anche le consorelle che affiancheranno…




When Digital Sovereignty Meets Everyday Life: Europe’s Big Tech Gamble


You do research on a product, maybe a pair of shoes, a gadget, or a flight ticket. And all of a sudden, every other ad on your screen is a copy of the same. It is easy and convenient to get over it – until you stop to think: how come the internet knows me so well?

  • This is not how the periphery of an algorithm works, but a systematically curated process designed to influence user behaviour, shaping not just what we buy, but how we think and choose.

As Europe now discusses “digital sovereignty,” it’s worth asking: who truly holds the reins of your digital life—you, your government, or the tech giants?

A recent article by Politico explains how France and Germany, in alliance with the United States, are championing a “sovereign digital transition,” the idea that Europe must reduce its dependence on foreign Big Tech giants and establish its own technological foundations. On paper, it appears to be a bold step toward autonomy. In practice, however, citizens across Europe are asking: What does this mean for me, my data, my digital life? (archive.ph/k7Nyz)

The Promise of a European Stack – What’s at Stake?


The ambition is high: from sovereign cloud infrastructure to home-grown AI and chip design, the goal is a Europe where tech is owned, governed, and secured by Europeans. But this raises significant questions. Who controls these platforms? Are they built for citizen empowerment or just national-industrial competition? Is “sovereignty” being framed as freedom, or as new walls around users’ data and digital behaviours?

Ground-Level Reality: Data, Dependence, and Digital Discomfort


  • Commuters from the EU are receiving fines from London’s ULEZ zone even though they never drove there. The cross-border data sharing behind that fine is not some distant regulation—it’s a personal intrusion. (Source: Guardian – theguardian.com/uk-news/2024/j…? | archive.ph/s9EBF)
  • DataReportal’s “Digital 2025: Online Privacy Concerns” section highlights that in Europe, the number of connected adults worried about how companies use their personal data is a meaningful trend (although slightly down from previous years). (Source: Dataportal – datareportal.com/reports/digit… | archive.ph/vOwZp )
  • A case where the European Commission was ordered to compensate a citizen for improperly transferring his personal data outside the EU, illustrating how even high-level institutions can breach data-protection rights. (Source: Brussels Signal – brusselssignal.eu/2025/01/eu-c… | archive.ph/bN5lF)

These stories illustrate that what starts as “digital sovereignty” in high-level Brussels dialogue ends up in your bank records, your home, and your social feed.

Where Sovereignty Risks Turning Into Surveillance


According to the Politico piece, Europe’s push to take control of its tech stack is partly a response to U.S. dominance. But replacing one system with another raises the same concerns:

Will European infrastructure keep privacy at the centre, or will it become just another corporate/state-controlled ecosystem?

When national or bloc-level systems enforce age checks, data localization, and surveillance capabilities, will citizens gain freedom or lose it?

The Pirate Perspective: Tech for People, Not Power


For the European Pirates Party, the question isn’t whether Europe should build tech. It’s how and for whom. True sovereignty starts with the user’s choice, not just the state’s contracts and cloud servers.

Digital freedom means:

  • Transparent platforms where citizens can inspect how their data is used.
  • User-controlled infrastructure, where opting out isn’t a penalty.
  • Open standards and interoperability, rather than locked-in systems that create new dependencies.
  • Governance by citizens, not just by ministers or industrial lobbyists.


What It Means For You


Ask: Who owns the cloud where your photos are stored? If Europe builds its own stack, will you still have the right to move your data freely?

Watch for: Platforms that claim “European control” but push the same manipulative algorithms and business models as before.

Insist on: User education and choice because no matter how sovereign the tech gets, if you don’t understand it, you are still powerless.

Final Word


Europe’s digital sovereignty drive is exciting and potentially transformative. Europe’s digital sovereignty drive is exciting and potentially transformative. However, if it continues without electing citizens to govern, we risk establishing a “sovereign tech” environment that denies users authority.

The Pirates’ message is unmistakable: sovereignty devoid of popular authority is merely another form of reliance. Let’s ensure that users, not tech companies or anyone else, own the data revolution.


european-pirateparty.eu/when-d…

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Saree Makdisi: La tolleranza è una terra desolata. Come si nega un genocidio


Saree Makdisi
"La tolleranza è una terra desolata. Come si nega un genocidio"
DeriveApprodi
pagine: 224
deriveapprodi.com/libro/la-tol…

Come può un progetto violento di espropriazione e discriminazione essere immaginato, sentito e profondamente creduto come se fosse l’esatto opposto, ossia un’incarnazione di sostenibilità, inclusività e tolleranza multiculturale? Ecco la domanda a cui questo libro dà risposta. Al centro dell’analisi è lo Stato di Israele, da sempre difeso dai paladini dell’Occidente come presidio di democrazia e progresso in Medio Oriente. Saree Makdisi sostiene che alla base di questo tragico processo di alchimia politica vi è una specifica forma di negazione: la presenza palestinese in Palestina e la sua rivendicazione vengono negate in modo tale che il diniego sia esso stesso negato. Gli effetti della distruzione e della repressione sono dunque rovesciati in affermazioni di virtù liberali. L’autore esplora molti di questi atti di negazione: dalle foreste che coprono le rovine dei villaggi palestinesi distrutti al cosiddetto Museo della Tolleranza costruito sulle rovine di un cimitero musulmano a Gerusalemme; allo stesso modo, pinkwashing e greenwashing sono utilizzati per mistificare la realtà coloniale e costruire una nuova forma di orientalismo, in cui i valori occidentali vengono contrapposti a quelli dei barbari. L’occupazione israeliana ha prodotto così luoghi di cancellazione della memoria e di violenza razziale, in cui la «tolleranza» diventa nient’altro che una terra desolata.


Makdisi ci fa comprendere non solo le radici del massacro di Gaza, ma perché un genocidio sia negato e fatto passare per un atto di democrazia.

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Edward Abbiati & The Rattling Chains – Live at Nidaba
freezonemagazine.com/articoli/…
Apparecchiare il tavolo con cura certosina. Questo potrebbe essere una subitanea riflessione approcciandoci all’ascolto di questo album, il quarto da solista, di Edward Abbiati registrato in compagnia dei fidati compagni di viaggi riuniti sotto il nome di The Rattling Chains. Perché in fondo chi come noi compra ancora i dischi degli artisti che amiamo



La tregua per prendere #Gaza


altrenotizie.org/primo-piano/1…


Join us at SFSCON 2025!

lugbz.org/join-us-at-sfscon-20…

Segnalato dal LUG di #Bolzano e pubblicato sulla comunità Lemmy @GNU/Linux Italia

The South Tyrol Free Software Conference (SFSCON) is back for 2025, and LUGBZ is proud to be present once again! This year, we’ll be showcasing our work at our stand and presenting the SFS-Awards, celebrating outstanding

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Il made in Italy era fatto ... in Romania. La Guardia di Finanza di Gorizia scopre l’inganno


I finanzieri del Comando Provinciale di Gorizia hanno scoperto un'organizzazione criminale coinvolta nella produzione e commercializzazione di capi di abbigliamento fabbricati in Romania ma falsamente etichettati come "Made in Italy".

L'indagine, che ha ricostruito l'intera filiera produttiva illecita, è stata avviata grazie al monitoraggio territoriale effettuato nella provincia dell'Isonzo, punto di accesso chiave della cosiddetta "Rotta Balcanica". Durante un normale controllo di frontiera, è stato individuato un camion con targa rumena che trasportava 1.600 capi di abbigliamento femminile recanti la fuorviante etichetta "Made in Italy".

Successive indagini, condotte dai finanzieri con il coordinamento della Procura della Repubblica locale, hanno portato alla luce un traffico di capi di abbigliamento femminile prodotti in una fabbrica rumena e destinati alla vendita in Italia tramite due aziende con sede in Lombardia.

Le perquisizioni effettuate presso le due aziende italiane e i loro principali clienti in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto hanno portato al sequestro di ulteriori 1.900 capi di abbigliamento con etichette di origine ingannevoli. Attraverso approfondite indagini, gli agenti sono stati in grado di ricostruire le fasi produttive e commerciali alla base della creazione e della vendita di questi capi, identificando i soggetti responsabili dell'intera operazione.

Le indagini si sono concluse con la denuncia all’Autorità Giudiziaria di Gorizia di 5 soggetti, responsabili della frode, e con lo smantellamento di un collaudato sistema produttivo in grado di immettere nei circuiti commerciali italiani ed europei quasi 3 milioni di capi di abbigliamento negli ultimi 5 anni.

#guardiadifinanza

@Attualità, Geopolitica e Satira

fabrizio reshared this.



Mancano ancora 4 ore e mezza circa alla fine della giornata, e ancora non si sente aria d'invasione. Mah! Aspetto? O sarà per l'anno prossimo?




Che combinano Microsoft e OpenAi con i chip di Nvidia negli Emirati?

L'articolo proviene da #StartMag e viene ricondiviso sulla comunità Lemmy @Informatica (Italy e non Italy 😁)
Microsoft è la prima azienda a ricevere dal governo degli Stati Uniti l'autorizzazione a vendere i microchip di Nvidia negli Emirati Arabi Uniti. La società, assieme a OpenAi, punta a espandersi nel paese, dove ha



Chinese Civilization and the Computerization of the World

Le notizie dal Centro Nexa su Internet & Società del Politecnico di Torino su @Etica Digitale (Feddit)

This project aims to analyse the historical, economic, political/institutional, cultural, and philosophical background behind the computerization process that China has developed since the 1980s, with a focus on Artificial

Etica Digitale (Feddit) reshared this.



Come si costruisce la resilienza nella filiera della difesa

@Notizie dall'Italia e dal mondo

In un contesto caratterizzato da crescenti esigenze di sicurezza e da una domanda in continua espansione di sistemi e tecnologie per la difesa, le industrie del settore si trovano oggi di fronte a una sfida cruciale: costruire modelli di sostenibilità industriale di lungo periodo. Garantire la




La Tratta di Schiavi dall’Africa Orientale

@Arte e Cultura

Introduzione Per oltre un millennio la tratta di Schiavi dall’Africa Orientale ha connesso le coste swahili dell’Africa orientale alla Penisola Arabica, al Golfo Persico e, per riverbero, all’India occidentale. Non fu una sequenza di razzie

Arte e Cultura reshared this.



Anduril sbarca nel Pacifico e cambia la geografia della difesa

@Notizie dall'Italia e dal mondo

L’evoluzione della difesa passa sempre più dal software alla strategia industriale. In pochi anni Anduril è diventata il simbolo di questa transizione, spostando il baricentro dall’innovazione digitale alla produzione di sistemi autonomi pronti per l’impiego operativo. Il volo del drone Fury segna un passo concreto



La Luna, il Golden Dome e la corsa con Pechino. Lo Spazio nella rivalità Usa-Cina

@Notizie dall'Italia e dal mondo

La rivalità tra Washington e Pechino si estende ormai ben oltre la Terra. Dallo Spazio profondo alle orbite basse, la nuova corsa tecnologica tra le due potenze non riguarda più soltanto il prestigio scientifico o il primato politico, ma anche il controllo



più una lingua è complicata e più è articolata e precisa ed ha meno ambiguità... inoltre a volte una certa ridondanza serve...

informapirata ⁂ reshared this.



SONDAGGIO. La società palestinese tra resistenza e stanchezza


@Notizie dall'Italia e dal mondo
Secondo il rilevamento del PCPSR oltre la metà dei palestinesi continua a ritenere giusta la decisione di Hamas di attaccare Israele il 7 ottobre 2023, ma solo il 40% crede in una sua vittoria. Cresce il desiderio di rinnovamento politico e la richiesta di un governo unitario