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Sudo Clean Up My Workbench


[Engineezy] might have been watching a 3D printer move when inspiration struck: Why not build a robot arm to clean up his workbench? Why not, indeed? Well, all you need is a 17-foot-long X-axis and a gripper mechanism that can pick up any strange thing that happens to be on the bench.

Like any good project, he did it step by step. Mounting a 17-foot linear rail on an accurately machined backplate required professional CNC assistance. He was shooting for a 1mm accuracy, but decided to settle for 10mm.

With the long axis done, the rest seemed anticlimactic, at least for moving it around. The system can actually support his bodyweight while moving. The next step was to control the arm manually and use a gripper to open a parts bin.

The arm works, but is somewhat slow and needs some automation. A great start to a project that might not be practical, but is still a fun build and might inspire you to do something equally large.

We have large workbenches, but we tend to use tiny ones more often in our office. We also enjoy ones that are portable.

youtube.com/embed/iarVef8tFiw?…


hackaday.com/2025/12/06/sudo-c…



La Cina replica alle accuse di attacchi informatici: “Gli USA sono l’impero degli hacker”


Un portavoce dell’ambasciata cinese in Canada ha risposto alla domanda di un giornalista in merito al clamore suscitato in Canada dai cosiddetti “attacchi informatici cinesi”.

Un giornalista ha chiesto: Di recente, il Canadian Cyber Security Centre, insieme alla Cybersecurity and Infrastructure Security Agency degli Stati Uniti e alla National Security Agency, ha pubblicato congiuntamente un rapporto di analisi in cui si afferma che gli autori di minacce informatiche sostenuti dal governo cinese hanno utilizzato il malware Brickstorm per infiltrarsi nei sistemi di agenzie governative, strutture e organizzazioni del settore informatico.

Qual è il commento della Cina?

“Come tutti sappiamo, gli Stati Uniti sono il vero “impero degli hacker”, i padroni degli attacchi informatici e la più grande minaccia alla sicurezza informatica globale. Il cosiddetto rapporto di analisi ignora i dilaganti attacchi informatici degli Stati Uniti, mentre muove accuse infondate contro la Cina. Questo è il classico caso in cui la pentola dice al calderone che è nero, ed è malevolo. La Cina si oppone fermamente.

La Cina è una delle principali vittime di attacchi informatici e si è costantemente e risolutamente opposta e combattuta ogni forma di attacco informatico nel rispetto della legge, impegnandosi fermamente a salvaguardare la sicurezza informatica.

La Cina esorta il Canada a smettere immediatamente di seguire l’esempio degli Stati Uniti, a cessare di politicizzare e stigmatizzare le questioni di sicurezza informatica e a smettere di strumentalizzare le questioni di sicurezza informatica per diffamare la Cina.”

Le agenzie di sicurezza informatica CISA, NSA e Canadian Cyber Security Centre — hanno avvertito che il malware Brickstorm è stato usato per infiltrare e radicarsi per anni all’interno delle reti di “organizzazioni critiche”.

Brickstorm — che può operare su sistemi Linux, VMware e Windows — consente agli attaccanti di ottenere credenziali, controllare macchine, muoversi lateralmente nelle reti e stabilire tunnel per comunicazioni e trasferimento dati, lasciando le vittime vulnerabili a furti di dati, esfiltrazioni o potenziali sabotaggi. In un caso riportato, gli aggressori sono entrati in un server VMware vCenter nell’aprile 2024 e ne hanno mantenuto il controllo fino almeno a settembre 2025.

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"Giovani, non abbiate paura della chiamata del Signore!". E' l'esortazione con cui papa Leone XIV ha concluso il messaggio inviato in occasione del X anniversario della Beatificazione dei Martiri di Chimbote (Perù).


L’UE indaga Meta per violazione delle norme antitrust con l’intelligenza artificiale


Meta ha dichiarato recentemente che quando gli utenti pongono domande relative alle notizie, Meta fornirà notizie in tempo reale, contenuti di intrattenimento e lifestyle dai suoi media partner, tra cui CNN, Fox News, Le Monde, People magazine e USA Today.

Secondo Reuters, Meta ha stipulato numerosi accordi commerciali sui dati di intelligenza artificiale con diversi editori di notizie, tra cui USA Today, la rivista People, CNN, Fox News, The Daily Caller, The Washington Examiner e Le Monde.

Secondo quanto riportato, queste collaborazioni consentiranno a Meta di connettersi con gli articoli e i siti web degli editori di notizie tramite il suo chatbot basato sull’intelligenza artificiale, fornendo notizie e aggiornamenti “immediati“.

Il 4 dicembre l’UE ha annunciato di aver avviato un’indagine antitrust su Meta per determinare se il suo approccio all’introduzione di funzionalità di intelligenza artificiale (IA) nella sua app di messaggistica WhatsApp violasse le norme UE sulla concorrenza.

Nell’annunciare l’avvio dell’indagine, la Commissione europea ha dichiarato di essere preoccupata che la nuova politica di Meta “potrebbe impedire ai fornitori terzi di intelligenza artificiale di offrire servizi tramite WhatsApp”. Questa azione è l’ultima misura adottata dall’UE per cercare di frenare i giganti tecnologici statunitensi in risposta alla forte reazione dell’amministrazione Trump.

Questa indagine sarà condotta secondo le leggi antitrust tradizionali, non secondo il Digital Markets Act (DMA) dell’UE. Trump ha criticato il DMA per aver preso di mira ingiustamente le aziende americane e ha minacciato ritorsioni. Teresa Ribera, Commissaria europea per l’Antitrust, ha affermato che l’UE deve “adottare misure per impedire alle aziende dominanti nel settore digitale di abusare del loro potere e di estromettere i concorrenti innovativi”.

L’indagine riguarda lo Spazio economico europeo, compresi i 27 stati membri dell’UE, nonché Islanda, Liechtenstein e Norvegia, ma esclude l’Italia, che a luglio ha avviato una propria indagine indipendente su Meta.

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Leone XIV: “i Beati di Chimbote ci ricordano che il Signore unisce ciò che noi tendiamo a separare”. “Tornare a Gesù Cristo come misura delle nostre priorità”

"In un tempo segnato da sensibilità diverse in cui facilmente si cade in dicotomie o dialettiche sterili, i Beati di Chimbote ci ricordano che il Signore è capace di unire ciò che la nostra logica umana tende a separare.



Zamenhofa festo


13 dicembre, dalle ore 17:30 in via Garibaldi 13 Centro Sereno Regis

Programma (sala Poli):

Conferenza "Due Lazari contemporanei, creatori di lingue" del prof. Pennacchietti.
Consegna dei diplomi.
Concerto di Lucio Avitabile.

Cena a buffet (sala Gandhi), quota adesione alla cena: 10€.

Verda Majorano reshared this.



Mentre l’Europa parla di Tecnologia proprietaria, Microsoft aumenta i prezzi del 33%


A partire dal 1° luglio 2026, i prezzi degli abbonamenti a Microsoft 365 e Office 365 per i clienti aziendali e istituzionali aumenteranno dall’8% al 33%, a seconda del piano. Questo adeguamento dei prezzi si applicherà sia ai nuovi contratti che ai rinnovi.

Ad esempio, il piano Microsoft 365 Business Basic aumenterà da 6 a 7 dollari al mese (un aumento del 17%), mentre Microsoft 365 E3, uno dei piani più popolari nelle grandi aziende, aumenterà da 23 a 26 dollari (+13%).

Anche gli abbonamenti governativi sono soggetti a un aumento di prezzo simile. Si noti che questi prezzi non includono Microsoft Copilot, il servizio di intelligenza artificiale generativa, che viene fatturato separatamente (30 dollari per utente al mese).

Servizi migliorati


Secondo l’azienda americana, questo aumento di prezzo fa parte di una strategia volta a migliorare le funzionalità: in un anno sono state aggiunte oltre 1.100 nuove funzionalità a Microsoft 365, SharePoint, Copilot e ai servizi di sicurezza. L’azienda sottolinea quindi la necessità di riflettere questi investimenti nei propri prezzi.

Questo imminente aumento dei prezzi incoraggia i clienti a rinnovare i propri abbonamenti prima del 1° luglio 2026, al fine di mantenere le tariffe precedenti per tutta la durata del contratto. A questo proposito, Microsoft sottolinea che i rinnovi anticipati generano il 20% di fatturato in più rispetto ai rinnovi posticipati.

Una base di clienti prigionieri


Questo annuncio arriva in un momento di forte interesse per la sovranità tecnologica.

Microsoft è uno dei tre principali hyperscaler, insieme ad Amazon (AWS) e Google (CGP). Le sue suite per ufficio sono ampiamente utilizzate da organizzazioni private e pubbliche.

Cambiare fornitore rappresenta una sfida tecnica e organizzativa. Pertanto, aumentando i prezzi, Microsoft impone le sue scelte a un ecosistema vincolato. Questa situazione solleva anche il ricorrente dibattito sulle alternative alle suite per ufficio americane.

È proprio per affrontare questa situazione che l’Unione Europea ha adottato il Data Act. Questa normativa impone regole più severe sulla portabilità dei servizi cloud per facilitare la migrazione dei dati da un fornitore all’altro.

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(Riccione) “Abbiamo scelto di credere nel potere trasformativo dell’educare”: con queste parole la presidenza nazionale di Azione cattolica ha introdotto ieri sera il convegno nazionale dedicato a educatori e animatori a Riccione.


CISGIORDANIA. Israele pone condizioni irrealizzabili per il ritorno dei palestinesi nel campo di Jenin


@Notizie dall'Italia e dal mondo
Tra queste non sarà permesso l’ingresso nei campi delle organizzazioni umanitarie internazionali. Ieri l'esercito israeliano ha ucciso un palestinese a Awarta
L'articolo CISGIORDANIA. Israele pone



Vulnerabilità critica in Apache Tika con Severity 10! rischio di attacco XXE


E’ stata pubblicata una vulnerabilità critica in Apache Tika, che potrebbe consentire un attacco di iniezione di entità esterne XML, noto come XXE. La falla di sicurezza, catalogata come CVE-2025-66516, presenta un punteggio pari a 10,0 secondo la scala CVSS, indice di massima gravità.

Si ritiene che CVE-2025-66516 sia identica al CVE-2025-54988 (punteggio CVSS: 8,4), un’altra falla XXE nel framework di rilevamento e analisi dei contenuti, corretta dai responsabili del progetto nell’agosto 2025. Il nuovo CVE, ha affermato il team di Apache Tika, amplia la portata dei pacchetti interessati in due modi.

La falla critica è presente nei moduli Apache Tika, precisamente in tika-core (dalla versione 1.13 alla 3.2.1), tika-pdf-module (dalle versioni 2.0.0 alla 3.2.1) e tika-parsers (dalla 1.13 alla 1.28.5), su tutte le piattaforme, permette ad un aggressore di effettuare iniezioni di entità esterne XML attraverso un file XFA contraffatto incluso in un PDF.

Riguarda i seguenti pacchetti Maven:

  • org.apache.tika:tika-core >= 1.13,
  • org.apache.tika:tika-parser-pdf-module >= 2.0.0,
  • org.apache.tika:tika-parsers >= 1.13,

“Innanzitutto, sebbene il punto di ingresso della vulnerabilità fosse il modulo tika-parser-pdf, come riportato in CVE-2025-54988, la vulnerabilità e la sua correzione si trovavano in tika-core”, ha affermato il team. “Gli utenti che hanno aggiornato il modulo tika-parser-pdf ma non hanno aggiornato tika-core alla versione >= 3.2.2 sarebbero comunque vulnerabili”.

Alla luce della criticità della vulnerabilità, si consiglia agli utenti di applicare gli aggiornamenti il prima possibile per mitigare le potenziali minacce.

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PPI board meeting on 09.12.2025, 20:00 UTC


Ahoy Pirates,

Our next PPI board meeting will take place on 09.12.2025, 20:00 UTC.

All official PPI proceedings, Board meetings included, are open to the public. Feel free to stop by. We’ll be happy to have you.

Where:jitsi.pirati.cz/PPI-Board

Agenda: Pad: https://etherpad.pp-international.net/p/ppi-board-meeting-2025-08-05-vnly0cj

All of our meetings are posted to our calendar: pp-international.net/calendar/

We look forward to seeing visitors.

Thank you for your support,

The Board of PPI


pp-international.net/2025/12/p…




Le panchine di Rozzano
freezonemagazine.com/articoli/…
Questa intervista ha come focus la proposta del Comune di Rozzano di candidare la città capitale della cultura 2028. Ne abbiamo parlato con Valter Boscarello, autore del libro “Le panchine di Rozzano – 7 dicembre 1976, la contestazione giovanile dalle periferie all’assalto della Prima della Scala” (Prospero Editore). Collaboratore per molti anni dell’Associazione Italiana Editori […]
L'articolo Le
Questa


L’India riuscirà a diventare una potenza nei semiconduttori?

Per vedere altri post come questo, segui la comunità @Informatica (Italy e non Italy 😁)

Quattro anni fa, l'India ha avviato un programma di politica industriale sui semiconduttori. Il paese ha grandi ambizioni e non parte da zero, ma non mancano i punti critici. L'analisi di Aresu.

startmag.it/innovazione/india-…



Le forme del divino



Il volume di Michele Dantini intende esplorare il complesso rapporto tra arte sacra, religione e cultura filosofico-letteraria, concentrandosi, in particolare, su immagini della tradizione occidentale capaci di evocare il divino.

Il primo capitolo, «Mense terrene e mense celesti», in risposta all’iconoclasmo protestante, esamina il fenomeno della fioritura artistica nell’Europa del Nord, tra il Cinquecento e il Seicento.

Tuttavia, ad attirare la nostra attenzione è il secondo capitolo su Dostoevskij, in cui si cerca di approfondire il confronto tra le icone antiche e la Madonna Sistina di Raffaello. Dantini fa notare che, sebbene il nome di Dostoevskij non sia spesso associato alla «riscoperta» dell’icona, la sua opera riflette una profonda venerazione per l’immagine sacra. La Madonna raffaellesca è infatti considerata dallo scrittore russo una manifestazione divina, capace di suscitare umiltà, venerazione e persuasione. Egli attribuisce a queste immagini un senso quasi mistico, che trascende le distinzioni tra bello e brutto, colto e popolare, elevandole a vere rappresentazioni divine.

I Quaderni neri di Heidegger, che l’A. tratta nel capitolo terzo, sembrano entrare in questo discorso per cogliere il filo rosso che congiunge arte contemporanea e «fenomenologia esistenziale». La prospettiva heideggeriana, infatti, contesta il positivismo e il relativismo storico della Scuola di Vienna, sostenendo la necessità di una teoria interpretativa che leghi l’interprete al proprio contesto storico e al «destino». Heidegger respinge sia l’espressionismo sia il naturalismo, preferendo, come scrive l’A., una Sachlichkeit tragica e austera, ispirata all’arte greca delle origini e all’arte tedesca del Romanticismo, con un inatteso interesse per la letteratura russa, in particolare per Dostoevskij. Viene esplorato così il rapporto tra Terra e Cielo, in un dialogo, seppur distante, con il cristianesimo di Dostoevskij.

Il quarto capitolo del libro si concentra su Pavel Florenskij e sulla sua teoria della bellezza, che si ispira alle fonti patristiche. Il filosofo russo, che secondo l’A. distingue tra bellezza quintessenziale, derivata dalla Grazia, e bellezza accidentale, legata ai manufatti estetici, rappresenta l’espressione di una visione influenzata dalla «luce taborica», simbolo della bellezza divina, che le icone cercano di rappresentare.

Il capitolo finale, che l’A. dedica a Il Vangelo secondo Matteo (1964), di Pier Paolo Pasolini, esplora il profondo interesse dello scrittore per una teologia dell’immagine orientata verso l’escatologia della Grazia. Pasolini rivede il senso e i limiti della sua attività di regista e scrittore, distaccandosi dal realismo comunista e dal naturalismo moderno, per abbracciare un realismo «mistico» o «epico», radicato nella tradizione figurativa cristiana del Trecento e Quattrocento. Dantini ci mostra allora come ne Il Vangelo secondo Matteo Pasolini colleghi concetti come santità, bellezza, attualità e impegno, distaccandosi da ogni partito specifico e confidando negli orientamenti «sociali» della Chiesa post-conciliare e nel potere trasformativo dell’arte. Cristo diventa il punto di riferimento per termini come parousia, «grazia» e «testimonianza», che trovano in lui il loro significato più profondo e universale.

Il testo di Dantini rappresenta questa ricerca di «interdimensionalità» e, forse, anche di «transdimensionalità», che prova a ricongiungere sullo sfondo del sacro l’arte e la filosofia, il visibile e l’invisibile, l’umano e il divino.

The post Le forme del divino first appeared on La Civiltà Cattolica.




È online il numero di dicembre di Noticum, la rivista digitale della fondazione Missio. Su questo numero, in primo piano, la Cop30 di Belem con risultati e delusioni e il Corso dei missionari rientrati, con mille storie di vissuti vicino alla gente.


This week, we discuss PC woes, voice deepfakes, and mutual aid.#BehindTheBlog


Behind the Blog: Hearing AI Voices and 'Undervolting'


This is Behind the Blog, where we share our behind-the-scenes thoughts about how a few of our top stories of the week came together. This week, we discuss PC woes, voice deepfakes, and mutual aid.

JOSEPH: Today I’m speaking at the Digital Vulnerabilities in the Age of AI Summit (DIVAS) (good name) on a panel about the financial risks of AI. The way I see it, that applies to the scams and are being powered by AI.

As soon as a new technology is launched, I typically think of ways it might be abused. Sometimes I cover this, sometimes not, but the thought always crosses my mind. One example that did lead to coverage was back at Motherboard in 2023 with an article called How I Broke Into a Bank Account With an AI-Generated Voice.

At the time, ElevenLabs had just launched. This company focuses on audio and AI and cloning voices. Basically you upload audio (originally that could be of anyone before ElevenLabs introduced some guardrails) and the company then lets you ‘say’ anything as that voice. I spoke to voice actors at the time who were obviously very concerned.

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The app, called Mobile Identify, was launched in November, and lets local cops use facial recognition to hunt immigrants on behalf of ICE. It is unclear if the removal is temporary or not.#ICE #CBP #Privacy #News


DHS’s Immigrant-Hunting App Removed from Google Play Store


A Customs and Border Protection (CBP) app that lets local cops use facial recognition to hunt immigrants on behalf of the federal government has been removed from the Google Play Store, 404 Media has learned.

It is unclear if the removal is temporary or not, or what the exact reason is for the removal. Google told 404 Media it did not remove the app, and directed inquiries to its developer. CBP did not immediately respond to a request for comment.

Its removal comes after 404 Media documented multiple instances of CBP and ICE officials using their own facial recognition app to identify people and verify their immigration status, including people who said they were U.S. citizens.

💡
Do you know anything else about this removal or this app? I would love to hear from you. Using a non-work device, you can message me securely on Signal at joseph.404 or send me an email at joseph@404media.co.

The removal also comes after “hundreds” of Google employees took issue with the app, according to a source with knowledge of the situation.

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#NoiSiamoLeScuole questa settimana è dedicato a due mense scolastiche inaugurate nei Comuni di Genzano di Roma (RM) e San Marcello Piteglio (PT), strutture moderne e sostenibili progettate per migliorare il benessere di studentesse e studenti e raffo…


Caving is out, suing is in


Dear Friend of Press Freedom,

Rümeysa Öztürk has been facing deportation for 255 days for co-writing an op-ed the government didn’t like, and journalist Ya’akub Vijandre remains locked up by Immigration and Customs Enforcement over social media posts about issues he reported on. Read on for more ongoing battles against government suppression of the free press.

And join us today at 2 p.m. EST for a conversation with leading immigration journalists about reporting truth and protecting communities. Register here.

New York Times fights back against Pentagon prior restraint


The newspaper President Donald Trump likes to call “the failing New York Times” somehow managed to scrounge up enough pocket change to take his administration to court. The Times and its Pentagon reporter, Julian Barnes, are suing the Pentagon over its censorial policy restricting journalists from publishing unauthorized information.

As Freedom of the Press Foundation (FPF) Executive Director Trevor Timm said, “The Pentagon’s absurd access pledge has been an affront to the First Amendment since the first day they proposed it. And we look forward to a federal judge throwing it out with the trash, where it belongs.”


FPF demands court lift secrecy in Catherine Herridge’s privilege case


A federal appellate court got it wrong by requiring journalist Catherine Herridge to disclose the sources for her reporting on scientist Yangping Chen’s alleged ties to the Chinese military while an online college Chen founded received federal funds. She’s rightly seeking a rehearing.

Worse yet, the misguided ruling was informed by documents about the FBI’s investigation of Chen that were improperly filed under seal, and which the appellate court considered in a closed hearing. FPF, represented by Schaerr | Jaffe LLP, filed a motion to intervene and unseal the documents and hearing transcript.


Reckless federal agents are the threat, not cameras


The right to record law enforcement operations is well established. But immigration officers have repeatedly chased, assaulted, and even arrested people for recording them. This isn’t just unconstitutional. It’s dangerous.

FPF Senior Adviser Caitlin Vogus wrote for NC Newsline that “Federal agents don’t want cameras pointed at them because it can force accountability. When they lash out at people who record them, it’s not just those targeted who are in danger; everyone around them is at risk too.”


U.S. journalists abducted by Israel describe abuse and U.S. indifference


FPF Deputy Director of Audience Ahmed Zidan wrote for Jacobin about the online event we hosted with Defending Rights & Dissent last month featuring three U.S. journalists who were nabbed by Israel in international waters while on aid flotillas headed to Gaza.

It should’ve been an international scandal, but the administration hardly lifted a finger. As Jewish Currents reporter Emily Wilder said, “The abuses against us demonstrate how far [the Israeli] regime will go, how emboldened it’s been, and the absolute impunity they have to act this way.”


White House media bias tracker: Another tired gimmick


The White House launched a media bias tracker to catalog instances of supposedly distorted coverage. Predictably, the site is long on hyperbole and short on substance.

FPF Advocacy Director Seth Stern said, “If Trump thinks the media is getting stories wrong or being unfair to him, he should release the public records, correspondence, and legal memoranda that prove it, instead of wasting time and taxpayer money on silly websites. … The gimmick is wearing thin.” Media columnist Margaret Sullivan agrees.


Sen. Kelly: Read the boat strike memo into the Congressional Record


Sen. Mark Kelly told CNN that he has read the Justice Department’s classified legal rationale for destroying alleged drug boats and that it should be released.

Not only is the senator right, he has the power to make the document public himself, and he should do so without delay. FPF’s Daniel Ellsberg Chair on Government Secrecy, Lauren Harper, has more.


Censorship by invoice


Michigan’s Grand Blanc Township thinks it has discovered a trick to weasel out of accountability: charging a reporter more for records about a tragic church shooting than most people earn in two years.

FPF’s Stern wrote about why these tactics can’t be allowed to continue and why, rather than being deterred, reporters should take governmental evasiveness as a sign that they’re onto something.


What We're Reading


Photojournalist arrested at Miami immigration protest, gear seized

U.S. Press Freedom Tracker
Freelance photojournalist Dave Decker was unlawfully arrested by Miami-Dade Sheriff’s deputies while documenting anti-deportation protests. Read the objection letter we joined with Florida’s First Amendment Foundation and the National Press Photographers Association.


In ‘Cover-Up,’ Laura Poitras investigates Seymour Hersh

Columbia Journalism Review
The filmmaker and FPF’s founding board member discussed her 20-year project, the “crisis” in investigative journalism, and how truth-telling can still change the world.


How the feds used propaganda to frame their ‘war’ on Chicago: ‘They’re lying constantly’

Block Club Chicago
As Stern explained, propaganda doesn’t work when there’s a strong local media. “People know their local reporters. They see them on the street. They rely on them. That makes it harder for the administration to control the narrative.”


The SLAPP problem is worse than we thought

Columbia Journalism Review
CJR features our friends at First Amendment Watch’s new “SLAPP Back Initiative” to track strategic lawsuits against public participation.



This year, we’ve trained over 3,000 journalists in essential digital security skills, documented 240 press freedom violations, and filed over 250 Freedom of Information Act requests and 6 FOIA lawsuits. We can’t keep this up without your help. Donate online, via DAFpay, or our other ways to give. All donations are matched, up to $75,000.

RSVP: freedom.press/silenced-sources

freedom.press/silenced-sources


freedom.press/issues/caving-is…

Gazzetta del Cadavere reshared this.




“Un semplice incidente”, di Jafar Panahi, Iran-Fra-Luss., 2025


@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/12/un-semp…
Vahid Mobasseri, Mariam Afshari, Ebrahim Azizi, Hadis Pakbaten. Panahi giunge con questa opera alla classicità, intesa come sommatoria di tutto il suo cinema, cui aggiunge uno sguardo sempre nuovo e



Genova: operai e ordine pubblico


@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/12/genova-…
Meritano una riflessione e una attenzione particolare da parte di tutti i settori politici democratici e costituzionali gli avvenimenti succedutisi a Genova nella mattinata di oggi 4 dicembre in ragione dello sciopero degli operai siderurgici minacciati nel loro posto di





zeusnews.it/n.php?c=31591

esattamente quello che pensavo. è tutto collegato al sole e alle sue paturnie stagionali undecennali. e rinnovo il mio dubbio. ma se invece di questi fenomeni che a noi paiono estremi ma che alla fine provocano autore boreali a basse latitudini e blackout comunicazioni radio, fosse un fenomeno dell'ìntensità di quello di Carrington o peggio come quelli che capitano ogni 20'000 anni? la verità è che siamo vulnerabili a molte cose e la tecnologia ci ha resi più forti per certi aspetti ma più deboli per altri.




GERMANIA. Studenti in piazza contro il ritorno della leva e il riarmo


@Notizie dall'Italia e dal mondo
Studenti e insegnanti in piazza, oggi in Germania, al grido di "Non vogliamo diventare carne da cannone", contro la legge votata dal Bundestag che ripristina la leva militare, per ora volontaria
L'articolo GERMANIA. Studenti in piazza contro il ritorno della leva e il



Roma chiama, Berlino risponde. Il Gcap allargato fa felici tutti (o quasi)

@Notizie dall'Italia e dal mondo

Nel suo intervento alla Commissione Difesa, Guido Crosetto ha dichiarato che “è fallito il programma franco-tedesco” Fcas e che “probabilmente la Germania potrebbe entrare” nel progetto Gcap, aggiungendo che sono giunte manifestazioni d’interesse da Canada, Arabia Saudita e, potenzialmente, Australia. L’affermazione






Spunti attuali e inattuali sul ruolo del comportamentismo nell’evoluzione del capitalismo digitale


Articolo pubblicato in origine il 26/11/2025 su Transform Italia. di P. Nicolosi (Rattus) Negli ultimi dieci anni, quell’area di pensiero critico che si occupa, in modo più o meno sistematico, di tecnologie digitali, ha iniziato a prendere sul serio il … Continua a leggere→


Spunti attuali e inattuali sul ruolo del comportamentismo nell’evoluzione del capitalismo digitale



img genrata da IA – dominio pubblico

Articolo pubblicato in origine il 26/11/2025 su Transform Italia.

di P. Nicolosi (Rattus)

Negli ultimi dieci anni, quell’area di pensiero critico che si occupa, in modo più o meno sistematico, di tecnologie digitali, ha iniziato a prendere sul serio il ruolo del comportamentismo nella struttura e nei funzionamenti di quello che spesso viene definito capitalismo cognitivo. I riferimenti polemici al comportamentismo sono partiti in sordina, con una battuta di Eugeny Morozov che, in un suo libro di alcuni anni fa 1, faceva il verso a Richard Barbrook e Andy Cameron: i due massmediologi inglesi, nel celebre articolo intitolato L’ideologia Californiana, avevano definito Marshall McLuhan il “santo protettore” di Internet 2. Morozov, tra il serio e il faceto, replicava che il vero santo protettore della rete non era McLuhan, bensì Burrhus F. Skinner, il celebre teorico del comportamentismo radicale.

Qualche anno dopo, nel 2016, l’Economist pubblicava un lungo articolo inchiesta di Ian Leslie 3. Un titolo che rinvia all’incontro che avvenne a Corinto tra Alessandro il Grande e Diogene di Sinope. Si narra che Diogene fosse disteso davanti alla sua botte a prendere il sole quando il giovane condottiero gli si pose di fronte e gli chiese se poteva fare qualcosa in suo favore. Diogene, senza alterarsi, rispose: “Sì, togliti dalla mia luce” (in inglese appunto “Stand out of my light”). Nella metafora di Williams la “luce” sta a indicare il focus attentivo di ciascuno di noi. L’invito a togliersi dalla luce è, in realtà, un’esortazione rivolta alle grandi piattaforme web quali Google o Facebook, a non disturbare la nostra attenzione. L’analogia tra le grandi piattaforme informatiche e il condottiero greco è stata scelta assai bene: sono due forme di potere diverse, che hanno in comune l’ostentazione della loro potenza e la vastità del territorio sottomesso.

Nella prospettiva di Williams le piattaforme informatiche chiedono a ciascuno di noi “Cosa posso fare per te?”, proprio come Alessandro fece con Diogene. Il problema, secondo Williams, è che si rileva un crescente disallineamento tra i nostri obiettivi e quelli delle piattaforme a cui, ingenuamente, ci affidiamo. Esse non fanno realmente ciò di cui avremmo bisogno. Ammesso che sia vero che l’informatica e il web sono nati come strumenti al nostro servizio, utili per i nostri scopi, oggi non svolgono più questa funzione in modo trasparente. La metafora che Williams fornisce a questo riguardo è quella di un sistema GPS, un navigatore per l’automobile, che inizia a funzionare male. Non ci conduce più nei luoghi in cui vogliamo andare, ma ci porta in posti molto distanti da essi. Cresce così il sospetto di essersi affidati a una tecnologia che prima facie si presentava come uno strumento al nostro servizio ma che in realtà stava lavorando per scopi profondamente diversi dai nostri. Vale citare a riguardo un passo tratto dal testo di James Williams:

«Cominciai presto a capire che la causa per la quale ero stato arruolato non era affatto l’organizzazione dell’informazione, ma dell’attenzione. Il settore tecnologico non stava progettando prodotti; stava progettando utenti. Questi sistemi magici e generali non erano “strumenti” neutrali; erano sistemi di navigazione guidati da scopi che orientavano la vita di esseri umani in carne e ossa».


Collega di Williams presso Google, Tristan Harris, viene spesso definito dai giornali come l’ex responsabile di “ethic design” presso gli uffici di Google. Harris ha denunciato le strategie di manipolazione dell’attenzione praticate dai giganti di Internet e ha proposto un inventario di idee per una nuova ecologia delle app e dell’interfaccia utente. La sola esistenza, presso Google, di un incarico definito dalla singolare formula design ethicist desta nel lettore una certa curiosità. Se partiamo dal dato che nelle aziende informatiche italiane è raro incontrare un “ergonomo” o un “esperto di interfacce utente”, il fatto che presso Google possa lavorare un esperto di “etica della progettazione delle interfacce” incuriosisce e suscita comprensibili interrogativi. In Italia esistono degli insegnamenti di Computer Ethics (per esempio presso il Politecnico di Torino), ma si tratta di scelte formative di carattere pubblico. Se è comprensibile che gli Stati nazionali possano decidere di tutelare, nell’ambito di corsi di formazione universitaria, interessi di carattere generale – per esempio attraverso la realizzazione di linee guida di carattere etico per le aziende e gli operatori informatici – non è altrettanto facile spiegarsi quale potrebbe essere il ruolo di un esperto di “ethic design” presso un’azienda privata come Google.

In effetti, la carriera di Harris a Mountain View, per quanto breve, si rivela più complicata e interessante di quanto si possa immaginare. Il percorso attraverso cui, presso Google, gli è stato assegnato il roboante titolo di “design ethicist and product philosopher” merita un breve approfondimento.

Nel 2006 Tristan Harris aveva seguito a Stanford dei corsi di design presso il “Persuasive Tech Lab” di B. J. Fogg. Pare che in quell’occasione abbia collaborato con Mike Krueger alla realizzazione di Send the SunShine un’app con ci si proponeva di alleviare i sintomi dei disturbi stagionali dell’umore (SAD). Mike Krueger in seguito diventerà miliardario come cofondatore di Instagram, mentre Harris avrebbe lanciato una start-up che si chiamava Apture e che aveva come principale obiettivo quello di facilitare i processi di apprendimento degli utenti in rete. Fin dai suoi primi passi nel mondo dell’informatica Harris si è quindi presentato come uno studioso di interfacce digitali e di processi di apprendimento. Nel 2011 Apture è stata acquistata da Google con l’intero staff. Tuttavia, quando Harris si è reso conto che presso Google non riusciva a trovare l’afflato etico e la vocazione didattica che lo aveva spinto a realizzare Apture, ha deciso di andarsene, non senza aver inflitto ai suoi colleghi di Google una serie di testi e di slide in cui sosteneva l’importanza di sviluppare un nuovo atteggiamento etico nei confronti dei prodotti informatici che vengono lanciati in rete. Quel testo, oramai celebre, iniziava con queste parole:

«Sono preoccupato del fatto che stiamo creando un mondo sempre più disattento. Il mio obiettivo con questa presentazione è creare un movimento presso la sede di Google che si ponga l’obiettivo di minimizzare la distrazione e, per riuscire in questo, ho bisogno del tuo aiuto».


Con grande sorpresa dello stesso Harris, quei suoi materiali si sono rapidamente diffusi per contagio all’interno dell’azienda. Google, negli ultimi anni, ha dovuto affrontare in diverse occasioni il malumore dei suoi dipendenti. Anche per ragioni storiche legate al suo brand, che ha sempre sostenuto di voler rendere il mondo un posto migliore, la direzione di Mountain View sfoggia un aplomb da corte illuminata e tende a evitare i mormorii che facilmente seguono la diaspora dei propri dipendenti. Così, per dissuadere Harris dall’idea di lasciare Mountain View, è giunto per lui direttamente dai “piani alti” il titolo di design ethicist and product philosopher e il relativo nuovo incarico. Harris inizialmente ha accettato la nuova investitura, ma si è poi convinto che presso Google, in ogni caso, non gli sarebbe stato possibile esprimere in piena libertà i suoi convincimenti. Così, ha deciso di intraprendere una carriera privata da “design ethicist” dando il via a una varietà di iniziative e tenendo un numero sterminato di conferenze. Uno dei temi ricorrenti nei suoi interventi pubblici è la denuncia dell’uso crescente, da parte dei colossi del web, di tecniche di stimolazione orientate alla cattura dell’attenzione degli utenti. La distrazione indotta da questi dispositivi viola le convinzioni etiche più profonde di Harris, che fin dalla fondazione di Apture, come abbiamo visto, si era proposto di contribuire alla realizzazione di una rete a forte vocazione didattica, capace di facilitare l’apprendimento e di stimolare comportamenti intelligenti e virtuosi.

Nella descrizione che ne fornisce Ian Leslie nel suo famoso articolo, Harris si sarebbe progressivamente convinto che: « (…) il potenziale di Internet di informare e illuminare fosse in conflitto con l’imperativo commerciale di catturare e mantenere l’attenzione degli utenti con ogni mezzo possibile.»

Leslie ha quindi deciso di intervistare a Stanford il professor Brian Jeffrey Fogg, che era stato l’insegnante di Harris e il fondatore della captologia, disciplina che si occupa della cattura dell’attenzione. A detta di Leslie, Fogg si è rivelato un personaggio tutt’altro che diabolico, che sembrava sinceramente turbato dall’accusa, mossa contro di lui in quel periodo, di essere uno stratega della manipolazione del comportamento. Altra intervista di notevole interesse, contenuta nel lungo articolo di Leslie, quella a Natasha Dow Schüll, antropologa, che ha realizzato una monumentale ricerca su Las Vegas e le evoluzioni del gioco d’azzardo sotto la crescente pressione delle tecnologie digitali. Un lavoro con molti tratti di esplicita denuncia, che mostra l’impressionante crescita dell’azzardo negli ultimi due decenni.

Va detto, tuttavia, che sebbene il libro di Dow Schüll sul design delle interfacce dei dispositivi dell’azzardo sia senza ombra di dubbio un’opera fondamentale 4 al suo interno i riferimenti al comportamentismo sono sporadici e occasionali o, a dirla tutta, quasi inesistenti. Cosa piuttosto singolare, visto che Skinner ha dedicato molte pagine alle sloth machine e alle loro analogie con i suoi studi sul comportamento animale. In realtà, nessuno dei personaggi intervistati da Leslie ha fatto riferimenti troppo espliciti al comportamentismo né nell’intervista né altrove. A un giudizio di superficie, si può perfino pensare che l’idea di tirare in ballo Skinner in quell’articolo sia da attribuire più a Leslie che ai suoi interlocutori. Fatto salvo il professor Fogg, che è indubitabilmente un neo-comportamentista, gli altri intervistati sembrano avere un’idea piuttosto approssimativa del comportamentismo, della sua vicenda storica e dei suoi principi. Del resto Dow Schüll, Williams e Harris non hanno curricula che prevedano, al loro interno, la presenza di competenze di questo genere. Competenze che anche negli Stati Uniti, vedremo più avanti perché, sono oramai un’ esclusiva degli storici della psicologia e, occasionalmente, di qualche filosofo della mente.

Qualche anno dopo, con la pubblicazione de Il capitalismo della sorveglianza di Shoshana Zuboff 5 si ebbe la reprimenda più diretta ed esplicita sul rapporto tra capitalismo digitale e comportamentismo. L’autrice dedicava ben tre capitoli del suo bestseller a Skinner suscitando una certa sorpresa tanto nel grande pubblico quanto tra gli addetti ai lavori.

Io, che da trent’anni avevo adottato in rete il nickname Rattus Norvegicus proprio per suggerire qualche affinità tra gli utenti delle piattaforme digitali e le cavie da laboratorio preferite dai comportamentisti, mi trovavo per la prima volta a ricevere occasionali riconoscimenti per una serie di intuizioni che, prima del boom del comportamentismo in salsa digitale, erano state velocemente derubricate come mie inguaribili stranezze. Tuttavia, a quanti intendevano tirarmi in ballo ho dovuto chiarire subito che trovo sia le forme che gli argomenti della nuova critica al comportamentismo digitale decisamente insoddisfacenti. La mia gratitudine nei confronti di quanti hanno segnalato il cosiddetto “ritorno” del comportamentismo fa il paio con una forte insofferenza nei confronti dei claim sbrigativi e, non di rado, puramente allarmistici, con cui il problema è stato affrontato dai giornali o nei dibattiti pubblici cui m’è capitato di assistere.

Di qui l’ esigenza di chiarire almeno alcuni dei punti chiave del problema con cui siamo chiamati a confrontarci. Intendiamoci: per discutere seriamente il comportamentismo (prima come teoria scientifica e poi come peculiarità socioculturale statunitense) non basterebbe un saggio e, probabilmente, neanche un’opera in tre volumi. Sebbene trascurato a lungo nell’Europa continentale, il comportamentismo è stato un programma di ricerca assai robusto che, negli Stati Uniti, s’è snodato lungo un arco temporale di oltre sessant’anni e, in alcune fasi, ha raggiunto un’organizzazione fordista con decine di laboratori distribuiti nelle principali università e nei centri di ricerca. Al suo interno, accanto a B. F. Skinner, ci sono almeno una decina di figure di spicco, di almeno pari rilevanza teorica, che sarebbe indispensabile includere in qualsiasi serio dibattito nel merito. Peraltro, difficilmente si riuscirà a comprendere qualcosa di un siffatto dibattito se non ci si sarà impegnati, preventivamente, nell’inquadrare il comportamentismo all’interno della complessa temperie culturale che, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, ha visto la psicologia impegnarsi con successo nel tentativo di entrare nel novero delle discipline scientifiche. Quanto al diffuso proclama secondo il quale, a metà degli anni Settanta del Novecento, il comportamentismo avrebbe esaurito la sua “forza propulsiva”e sarebbe stato superato dal cognitivismo c’è, come vedremo, molto da discutere. Sicuramente non si è trattato di quel radicale cambio di paradigma di cui favoleggiano i manuali di storia della psicologia. Cosa che apre una serie di problematiche piuttosto dense riguardo l’ attualità del comportamentismo e i relativi vantaggi che potrebbe aver ricavato dalla singolare posizione di zombie, di morto vivente in cui, piaccia o meno, è stato relegato negli ultimi quarant’anni dalla trionfante retorica cognitivista. Certo è che, sebbene sia stato ripetuto fino alla nausea che il comportamentismo è una corrente della psicologia scientifica oramai del tutto priva di qualsiasi interesse, gli unici psicologi che riescono a vincere dei premi Nobel sono, a tutt’oggi, quelli che si occupano di economia comportamentale, disciplina le cui radici affondano nella storia del comportamentismo e che oggi è situata al centro degli interessi del Gotha della Silicon Valley. Basti ricordare che dal 20 al 22 Luglio del 2007 nella cittadina Rutherford (California) si è tenuto un corso privato dello psicologo premio Nobel per l’economia Daniel Kahneman, cui hanno partecipato Sergey Brin, Elon Musk e altre figure di rilievo.

Questo ci conduce all’argomento attualmente più gettonato, che riguarda il rapporto tra il comportamentismo e l’AI. A tale riguardo è opportuno ricordare subito che la simulazione del comportamento (animale ed umano) attraverso dispositivi artificiali costituisce un metodo di indagine e sperimentazione che il comportamentismo ha iniziato a praticare in modo sistematico (con strumenti meccanici ed elettrici) ben prima dell’avvento dei calcolatori. In questo senso l’AI ha stabilito, fin dalle sue origini, un rapporto strutturale con il comportamentismo, quasi ne fosse una derivazione. Per quante crisi abbia attraversato, questo rapporto non è mai venuto meno, fino a divenire una sorta di seconda natura dei processi di ricerca e sviluppo, particolarmente nell’informatica di consumo. Quanti sostengono che gran parte degli snodi epistemologici sollevati dall’intelligenza artificiale, per un motivo o un altro, hanno già impegnato il comportamentismo, colgono nel segno. Nella filosofia della mente contemporanea i problemi si presentano sempre due volte, prima come scienze del comportamento e poi come intelligenza artificiale. Ciò spiega assai bene perché, nella hall of fame dell’Intelligenza Artificiale, figurano numerosi e autorevoli studiosi apertamente e dichiaratamente comportamentisti.

Mi rendo conto che questa sommaria elencazione di fatti e problemi, piuttosto ruvida ed esplicita, potrebbe essere letta come un tentativo di scoraggiare chi intenda discutere in termini politici il tema dell’influenza del comportamentismo sull’uso delle tecnologie digitali. Persone che vorrebbero risparmiarsi questioni etiche, epistemologiche e di metodo spesso cavillose ed estenuanti. Cercherò, per il possibile, di non deludere queste loro aspettative. Sono sempre più convinto che le responsabilità politiche, particolarmente quelle dell’epoca che stiamo attraversando, siano punteggiate da emergenze che hanno ben poco a che fare con le forme e i toni dei dibattiti accademici e delle sedute delle commissioni parlamentari. Peraltro l’argomento, data la sua importanza, merita senz’altro un pubblico attento ma, si spera, non composto esclusivamente di specialisti. Si tratterà allora di trovare una linea di mediazione tra ciò che è sicuramente necessario e quel che può risultare almeno sufficiente ad un primo inquadramento dei principali aspetti del problema. Altrimenti, tutta la faccenda rischia di restare, come lo è stata finora, sospesa in una caligine di mistero e di irrilevanza, in una zona indefinita tra l’allarmismo dei gazzettieri e l’ineffabile ruminare dei filosofi della mente. Una conclusione che dobbiamo evitare perché nell’attuale configurazione del capitalismo digitale si vanno delineando dinamiche produttive in cui il comportamentismo e la sua eredità teorica e sperimentale giocheranno un ruolo di crescente importanza. Di qui il monito: se non ci impegniamo a sbrogliare pazientemente questo groviglio di storia e teoria della psicologia scientifica, non riusciremo a muovere critiche realmente efficaci all’attuale dominio delle Big Tech e incontreremo serie difficoltà anche nell’indicare strategie adeguate a quanti intendono sottrarsi alle conseguenze più perniciose dell’uso dei loro dispositivi.

Note


  1. Eugeny Morozov, Internet non salverà il mondo, Mondadori, 2014.
  2. Richard Barbrook,Andy Cameron, L’ideologia californiana, Gog, 2023
  3. economist.com/1843/2016/10/20/… un affermato scrittore londinese che, occasionalmente, si occupa anche di marketing. L’articolo mostrava come il ritorno del comportamentismo in ambiente digitale avesse svolto un ruolo chiave nel successo di alcune piattaforme lanciate in quegli anni. Leslie ha svolto un lavoro di indagine abbastanza approfondito, intervistando alcuni dei teorici di quello che definiremo neo-comportamentismo digitale e alcuni dei suoi critici più radicali. I toni erano piuttosto allarmati: il titolo The scientist who make the apps addictive, la cui traduzione in italiano non è immediata, sembrava annunciare il proposito di portare alla sbarra gli scienziati che stavano trasformando le applicazioni web in strumenti capaci di indurre forme di dipendenza tra gli utenti. In realtà, il testo di Leslie è decisamente meno inquisitorio di quanto annunciato nel titolo. È stata la “fuga da Google” di due eminenti whistleblower, James Williams e Tristan Harris, a fornire a Leslie lo spunto per effettuare una serie di approfondimenti sul campo. Prima di discutere in maggior dettaglio l’articolo di Leslie, conviene allora soffermarsi su Williams e Harris che, indipendentemente l’uno dall’altro, sono usciti dalle fila dell’azienda di Page e Brin sbattendo la porta, per dedicarsi interamente al compito di denunciare i nuovi persuasori occulti.Ex-dipendente di Google, James Willliam, nelle pagine di apertura del suo libro sostiene che la liberazione dell’attenzione potrebbe essere “la più importante battaglia politica del nostro tempo”. Su questo tema si snoda l’intera opera, intitolata Stand out of our light
  4. Natasha Dow Schüll, Architetture dell’azzardo, Luca Sossella editore, 2015
  5. Soshana Zuboff, Il capitalismo della sorveglianza, Luiss University Press, 2019

#capitalismo #digitale #glianza #piattaforme #privacy #psicologia #sorveglianza #tecnologia





La nuova National security strategy Usa tra sovranità, deterrenza e ristrutturazione delle alleanze

@Notizie dall'Italia e dal mondo

Confini ripristinati, cartelli designati come Foreign Terrorist Organizations, mille miliardi di dollari nel riarmo, impegni Nato portati al 5% del Pil, otto conflitti risolti attraverso diplomazia presidenziale diretta. Nel preambolo



"Casa Bianca: "In Europa c'è il rischio di cancellazione della civiltà""

qualche consiglio? cominciare a sparare a tutte le persone di colore= diventare fascisti? altre idee?



Van Morrison – In arrivo il nuovo album
freezonemagazine.com/news/van-…
Somebody Tried To Sell Me A Bridge segna un ritorno sicuro ai suoni e alle tradizioni che hanno plasmato gran parte dell’identità musicale di Van Morrison, rendendo omaggio alle leggende che hanno definito il genere blues con nuove interpretazioni di classici resi famosi da B.B. King, Buddy Guy, Leadbelly e altri. Morrison è affiancato da […]
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GAZA. Ucciso Yasser Abu Shabab, capo di una milizia filo-israeliana


@Notizie dall'Italia e dal mondo
Nel corso di uno scontro a fuoco è morto Yasser Abu Shabab, il leader delle "Forze Popolari", una milizia sostenuta da Israele in funzione anti Hamas
L'articolohttps://pagineesteri.it/2025/12/05/medioriente/gaza-ucciso-yasser-abu-shabab-capo-di-una-milizia-filo-israeliana/



Le 10 regole del digitale responsabile a partire dalla carta

@Politica interna, europea e internazionale

Giovedì 4 dicembre 2025, ore 17:30 presso La Nuova – Sala Vega, Viale Asia 40/44 – Roma Interverranno Andrea Cangini, Direttore dell’Osservatorio Carta Penna & Digitale Maria Luisa Iavarone, Pedagogista e docente universitaria, Presidente nazionale CirPed, autrice del libro (Franco



ANALISI. Libano: Hezbollah ferito, ma non sconfitto


@Notizie dall'Italia e dal mondo
Hezbollah per decenni si è mosso entro un equilibrio consolidato con Israele basato sulla reciproca deterrenza. Tutto ciò è saltato e il movimento sciita è anche sotto pressione in Libano. La compattezza interna però non è scalfita
L'articolo ANALISI. Libano: Hezbollah ferito, ma non sconfitto proviene da



La Commissione vuole tutelare i lavoratori dall’AI e garantire il diritto alla disconnessione

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La Commissione europea ha presentato ieri la Roadmap “Quality Jobs”, il nuovo quadro strategico per migliorare la qualità dell’occupazione e

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25 Aprile 1945 – 2025: Ottant’anni di Italia antifascista. Memoria, Valori, Cittadinanza

@Politica interna, europea e internazionale

5 dicembre 2025, ore 10:30 – Aula Malagodi, Fondazione Luigi Einaudi – Roma Introduce Renata Gravina, Ricercatrice Fondazione Luigi Einaudi Interverranno Memoria storica Luca Tedesco (Università degli Studi di Roma Tre) l’Italia della



""Ripristinare la supremazia americana" in Sudamerica...."
volpone di un trump... sempre alla ricerca di nuovi amici....
forse è un filino megalomane....


Franco Bernini – La prima volta
freezonemagazine.com/articoli/…
La prima volta. Certo, ma di cosa? Di quello che infiamma la passione di milioni di italiani da 127 anni, il campionato di calcio. Il primo campionato di calcio in Italia sì è svolto in una sola giornata. Quattro squadre si sono sfidate in una domenica di maggio: semifinali al mattino, finale al pomeriggio. Ma […]
L'articolo Franco Bernini – La prima volta proviene da FREE ZONE MAGAZINE.
La


Sorpresa, nemmeno Meta crede più nel metaverso

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La Casa Bianca sta imponendo a tutte le più grandi aziende investimenti monstre negli Stati Uniti. Meta dovrà fare la sua parte con un piano da 600 miliardi che sta richiedendo a Zuck un sacrificio inatteso: tagliare il budget del metaverso, in cui da tempo credeva e

in reply to Informa Pirata

Se il meta non crede più nel metaverso, allora dobbiamo unire le fedi per il fediverso anche per chi non è religioso e non è sposato... (gioco di parole d'obbligo) -rispondo con l'altro account quello per le uscite poco serie-.


MetaMe: il colore più bello del mondo - zulianis.eu/metame-il-blu-piu-…
Un blog meta-sociale che parte da un solo colore: lo YlnMn blue.


Se i Balcani si riforniscono di cocaina per il tramite dell’Italia



Il carico di banane ove era occultata la cocaina

L'OCCRP (Organized Crime and Corruption Reporting Project) è un consorzio internazionale di giornalisti investigativi fondato nel 2006. Si tratta di una delle più importanti organizzazioni no-profit dedicate al giornalismo investigativo transfrontaliero.
L'OCCRP si occupa principalmente di:
· Indagini su criminalità organizzata e corruzione a livello globale
· Collaborazioni tra giornalisti di diversi paesi per inchieste complesse
· Pubblicazione di inchieste su temi come riciclaggio di denaro, traffici illeciti, evasione fiscale e abusi di potere
Hanno sede a Sarajevo (Bosnia ed Erzegovina) e hanno vinto numerosi premi internazionali per il loro lavoro investigativo, incluso il Premio Pulitzer. Sono noti per aver contribuito a importanti inchieste come i Panama Papers e i Pandora Papers


Vista del porto di Gioa Tauro
In una indagine giornalistica comparsa sul loro sito (occrp.org/en/project/the-crime…) OCCRP accende i fari sul traffico di droga nei Balcani.
Recentemente la polizia croata e serba ha arrestato 10 persone sospettate di far parte di una violenta rete criminale che importava cocaina dal Sud America. Un cadavere trovato in Paraguay è probabilmente identificato - tramite tecnologia di riconoscimento facciale - come un trafficante di droga serbo.

Vista del porto di Rijeka
L’articolo ricostruisce come il carico di droga (430 kg di cocaina nascosti in una spedizione di banane) sia partito dal porto di Guayaquil in Ecuador, per passare in un porto panamense, giungere a Gioia Tauro e quindi arrivare in Croazia in un container.

fabrizio reshared this.



e hanno fatto tutto da soli... perché contrariamente alle amicizie con i russi dalla UE si può anche uscire senza che nessuno ti faccia la guerra....
in base a quale criterio pensassero che sarebbe stato un affarone non l'ho ancora capito...
chi fa da sé fa per 3? ma mica vero in economia...
e questo dimostra che se l'italia non cresce è perché siamo dei cazzoni idioti e non certo per colpa dell'europa. chi è causa del suo mal pianga se stesso.
P.S. in realtà credo che un minimo di zampino di putin nel destabilizzare l'UE ci sia stato... ma non so quanto perché gli inglesi sono notoriamente orgogliosi e duri.



Kohler's Smart Toilet Camera Not Actually End-to-End Encrypted#News


Kohler's Smart Toilet Camera Not Actually End-to-End Encrypted


Home goods company Kohler would like a bold look in your toilet to take some photos. It’s OK, though, the company has promised that all the data it collects on your “waste” will be “end-to-end encrypted.” However, a deeper look into the company’s claim by technologist Simon Fondrie-Teitler revealed that Kohler seems to have no idea what E2EE actually means. According to Fondrie-Teitler’s write-up, which was first reported by TechCrunch, the company will have access to the photos the camera takes and may even use them to train AI.

The whole fiasco gives an entirely too on-the-nose meaning to the “Internet of Shit.”
playlist.megaphone.fm?p=TBIEA2…
Kohler launched its $600 camera to hang on your toilets earlier this year. It’s called Dekoda, and along with the large price tag, the toilet cam also requires a monthly service fee that starts at $6.99. If you want to track the piss and shit of a family of 6, you’ll have to pay $12.99 a month.

What do you get for putting a camera on your toilet? According to Kohler’s pitch, “health & wellness insights” about your gut health and “possible signs of blood in the bowl” as “Dekoda uses advanced sensors to passively analyze your waste in the background.”

If you’re squeamish about sending pictures of the “waste” of your family to Kohler, the company promised that all of the data is “end-to-end encrypted.” The privacy page for the Kohler Health said “user data is encrypted end to end, at rest and in transit” and it’s mentioned several places in the marketing.

It’s not, though. Fondrie-Teitler told 404 Media he started looking into Dekoda after he noticed friends making fun of it in a Slack he’s part of. “I saw the ‘end-to-end encryption’ claim on the homepage, which seemed at odds with what they said they were collecting in the privacy policy,” he said. “Pretty much every other company I've seen implement end-to-end encryption has published a whitepaper alongside it. Which makes sense, the details really matter so telling people what you've done is important to build trust. Plus it's generally a bunch of work so companies want to brag about it. I couldn't find any more details though.”

E2EE has a specific meaning. It’s a type of messaging system that keeps the contents of a message private while in transit, meaning only the person sending and the person receiving a message can view it. Famously, E2EE means that the messaging company itself cannot decode or see the messages (Signal, for example, is E2EE). The point is to protect the privacy of individual users from a company prying into data if a third party, like the government, comes asking for it.

Kohler, it’s clear, has access to a user’s data. This means it’s not E2EE. Fondrie-Teitler told 404 Media that he downloaded the Kohler health app and analyzed the network traffic it sent. “I didn't see anything that would indicate an end-to-end encrypted connection being created,” he said.

Then he reached out to Kohler and had a conversation with its privacy team via email. “The Kohler Health app itself does not share data between users. Data is only shared between the user and Kohler Health,” a member of the privacy team at Kohler told Fondrie-Teitler in an email reviewed by 404 Media. “User data is encrypted at rest, when it’s stored on the user's mobile phone, toilet attachment, and on our systems. Data in transit is also encrypted end-to-end, as it travels between the user's devices and our systems, where it is decrypted and processed to provide our service.”

If Kohler can view the user’s data, as it admits to doing in this email exchange with Fondrie-Teitler, then it’s not—by definition—using E2EE.

"The term end-to-end encryption is often used in the context of products that enable a user (sender) to communicate with another user (recipient), such as a messaging application. Kohler Health is not a messaging application. In this case, we used the term with respect to the encryption of data between our users (sender) and Kohler Health (recipient)," Kohler Health told 404 Media in a statement.

"Privacy and security are foundational to Kohler Health because we know health data is deeply personal. We’re evaluating all feedback to clarify anything that may be causing confusion," it added.

“I'd like the term ‘end-to-end encryption’ to not get watered down to just meaning ‘uses https’ so I wanted to see if I could confirm what it was actually doing and let people know,” Fondrie-Teitler told 404 Media. He pointed out that Zoom once made a similar claim and had to pay a fine to the FTC because of it.

“I think everyone has a right to privacy, and in order for that to be realized people need to have an understanding of what's happening with their data,” Fondrie-Teitler said. “It's already so hard for non-technical individuals (and even tech experts) to evaluate the privacy and security of the software and devices they're using. E2EE doesn't guarantee privacy or security, but it's a non-trivial positive signal and losing that will only make it harder for people to maintain control over their data.”

UPDATE: 12/4/2025: This story has been updated to add a statement from Kohler Health.


#News


AI models can meaningfully sway voters on candidates and issues, including by using misinformation, and they are also evading detection in public surveys according to three new studies.#TheAbstract #News


Scientists Are Increasingly Worried AI Will Sway Elections


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Scientists are raising alarms about the potential influence of artificial intelligence on elections, according to a spate of new studies that warn AI can rig polls and manipulate public opinion.

In a study published in Nature on Thursday, scientists report that AI chatbots can meaningfully sway people toward a particular candidate—providing better results than video or television ads. Moreover, chatbots optimized for political persuasion “may increasingly deploy misleading or false information,” according to a separate study published on Thursday in Science.

“The general public has lots of concern around AI and election interference, but among political scientists there’s a sense that it’s really hard to change peoples’ opinions, ” said David Rand, a professor of information science, marketing, and psychology at Cornell University and an author of both studies. “We wanted to see how much of a risk it really is.”

In the Nature study, Rand and his colleagues enlisted 2,306 U.S. citizens to converse with an AI chatbot in late August and early September 2024. The AI model was tasked with both increasing support for an assigned candidate (Harris or Trump) and with increasing the odds that the participant who initially favoured the model’s candidate would vote, or decreasing the odds they would vote if the participant initially favored the opposing candidate—in other words, voter suppression.

In the U.S. experiment, the pro-Harris AI model moved likely Trump voters 3.9 points toward Harris, which is a shift that is four times larger than the impact of traditional video ads used in the 2016 and 2020 elections. Meanwhile, the pro-Trump AI model nudged likely Harris voters 1.51 points toward Trump.

The researchers ran similar experiments involving 1,530 Canadians and 2,118 Poles during the lead-up to their national elections in 2025. In the Canadian experiment, AIs advocated either for Liberal Party leader Mark Carney or Conservative Party leader Pierre Poilievre. Meanwhile, the Polish AI bots advocated for either Rafał Trzaskowski, the centrist-liberal Civic Coalition’s candidate, or Karol Nawrocki, the right-wing Law and Justice party’s candidate.

The Canadian and Polish bots were even more persuasive than in the U.S. experiment: The bots shifted candidate preferences up to 10 percentage points in many cases, three times farther than the American participants. It’s hard to pinpoint exactly why the models were so much more persuasive to Canadians and Poles, but one significant factor could be the intense media coverage and extended campaign duration in the United States relative to the other nations.

“In the U.S., the candidates are very well-known,” Rand said. “They've both been around for a long time. The U.S. media environment also really saturates with people with information about the candidates in the campaign, whereas things are quite different in Canada, where the campaign doesn't even start until shortly before the election.”

“One of the key findings across both papers is that it seems like the primary way the models are changing people's minds is by making factual claims and arguments,” he added. “The more arguments and evidence that you've heard beforehand, the less responsive you're going to be to the new evidence.”

While the models were most persuasive when they provided fact-based arguments, they didn’t always present factual information. Across all three nations, the bot advocating for the right-leaning candidates made more inaccurate claims than those boosting the left-leaning candidates. Right-leaning laypeople and party elites tend to share more inaccurate information online than their peers on the left, so this asymmetry likely reflects the internet-sourced training data.

“Given that the models are trained essentially on the internet, if there are many more inaccurate, right-leaning claims than left-leaning claims on the internet, then it makes sense that from the training data, the models would sop up that same kind of bias,” Rand said.

With the Science study, Rand and his colleagues aimed to drill down into the exact mechanisms that make AI bots persuasive. To that end, the team tasked 19 large language models (LLMs) to sway nearly 77,000 U.K. participants on 707 political issues.

The results showed that the most effective persuasion tactic was to provide arguments packed with as many facts as possible, corroborating the findings of the Nature study. However, there was a serious tradeoff to this approach, as models tended to start hallucinating and making up facts the more they were pressed for information.

“It is not the case that misleading information is more persuasive,” Rand said. ”I think that what's happening is that as you push the model to provide more and more facts, it starts with accurate facts, and then eventually it runs out of accurate facts. But you're still pushing it to make more factual claims, so then it starts grasping at straws and making up stuff that's not accurate.”

In addition to these two new studies, research published in Proceedings of the National Academy of Sciences last month found that AI bots can now corrupt public opinion data by responding to surveys at scale. Sean Westwood, associate professor of government at Dartmouth College and director of the Polarization Research Lab, created an AI agent that exhibited a 99.8 percent pass rate on 6,000 attempts to detect automated responses to survey data.

“Critically, the agent can be instructed to maliciously alter polling outcomes, demonstrating an overt vector for information warfare,” Westwood warned in the study. “These findings reveal a critical vulnerability in our data infrastructure, rendering most current detection methods obsolete and posing a potential existential threat to unsupervised online research.”

Taken together, these findings suggest that AI could influence future elections in a number of ways, from manipulating survey data to persuading voters to switch their candidate preference—possibly with misleading or false information.

To counter the impact of AI on elections, Rand suggested that campaign finance laws should provide more transparency about the use of AI, including canvasser bots, while also emphasizing the role of raising public awareness.

“One of the key take-homes is that when you are engaging with a model, you need to be cognizant of the motives of the person that prompted the model, that created the model, and how that bleeds into what the model is doing,” he said.

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A presentation at the International Atomic Energy Agency unveiled Big Tech’s vision of an AI and nuclear fueled future.#News #AI #nuclear


‘Atoms for Algorithms:’ The Trump Administration’s Top Nuclear Scientists Think AI Can Replace Humans in Power Plants


During a presentation at the International Atomic Energy Agency’s (IAEA) International Symposium on Artificial Intelligence on December 3, a US Department of Energy scientist laid out a grand vision of the future where nuclear energy powers artificial intelligence and artificial intelligence shapes nuclear energy in “a virtuous cycle of peaceful nuclear deployment.”

“The goal is simple: to double the productivity and impact of American science and engineering within a decade,” Rian Bahran, DOE Deputy Assistant Secretary for Nuclear Reactors, said.

His presentation and others during the symposium, held in Vienna, Austria, described a world where nuclear powered AI designs, builds, and even runs the nuclear power plants they’ll need to sustain them. But experts find these claims, made by one of the top nuclear scientists working for the Trump administration, to be concerning and potentially dangerous.

Tech companies are using artificial intelligence to speed up the construction of new nuclear power plants in the United States. But few know the lengths to which the Trump administration is paving the way and the part it's playing in deregulating a highly regulated industry to ensure that AI data centers have the energy they need to shape the future of America and the world.
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At the IAEA, scientists, nuclear energy experts, and lobbyists discussed what that future might look like. To say the nuclear people are bullish on AI is an understatement. “I call this not just a partnership but a structural alliance. Atoms for algorithms. Artificial intelligence is not just powered by nuclear energy. It’s also improving it because this is a two way street,” IAEA Director General Rafael Mariano Grossi said in his opening remarks.

In his talk, Bahran explained that the DOE has partnered with private industry to invest $1 trillion to “build what will be an integrated platform that connects the world’s best supercomputers, AI systems, quantum systems, advanced scientific instruments, the singular scientific data sets at the National Laboratories—including the expertise of 40,000 scientists and engineers—in one platform.”
Image via the IAEA.
Big tech has had an unprecedented run of cultural, economic, and technological dominance, expanding into a bubble that seems to be close to bursting. For more than 20 years new billion dollar companies appeared seemingly overnight and offered people new and exciting ways of communicating. Now Google search is broken, AI is melting human knowledge, and people have stopped buying a new smart phone every year. To keep the number going up and ensure its cultural dominance, tech (and the US government) are betting big on AI.

The problem is that AI requires massive datacenters to run and those datacenters need an incredible amount of energy. To solve the problem, the US is rushing to build out new nuclear reactors. Building a new power plant safely is a mutli-year long process that requires an incredible level of human oversight. It’s also expensive. Not every new nuclear reactor project gets finished and they often run over budget and drag on for years.

But AI needs power now, not tomorrow and certainly not a decade from now.

According to Bahran, the problem of AI advancement outpacing the availability of datacenters is an opportunity to deploy new and exciting tech. “We see a future of and near future, by the way, an AI driven laboratory pipeline for materials modeling, discovery, characterization, evaluation, qualification and rapid iteration,” he said in his talk, explaining how AI would help design new nuclear reactors. “These efforts will substantially reduce the time and cost required to qualify advanced materials for next generation reactor systems. This is an autonomous research paradigm that integrates five decades of global irradiation data with generative AI robotics and high throughput experimentation methodologies.”

“For design, we’re developing advanced software systems capable of accelerating nuclear reactor deployments by enabling AI to explore the comprehensive design spaces, generate 3D models, [and] conduct rigorous failure mode analyzes with minimal human intervention,” he added. “But of course, with humans in the loop. These AI powered design tools are projected to reduce design timelines by multiple factors, and the goal is to connect AI agents to tools to expedite autonomous design.”

Bahran also said that AI would speed up the nuclear licensing process, a complex regulatory process that helps build nuclear power plants safely. “Ultimately, the objective is, how do we accelerate that licensing pathway?” he said. “Think of a future where there is a gold standard, AI trained capacity building safety agent.”

He even said that he thinks AI would help run these new nuclear plants. “We're developing software systems employing AI driven digital twins to interpret complex operational data in real time, detect subtle operational deviations at early stages and recommend preemptive actions to enhance safety margins,” he said.

One of the slides Bahran showed during the presentation attempted to quantify the amount of human involvement these new AI-controlled power plants would have. He estimated less than five percent “human intervention during normal operations.”
Image via IAEA.
“The claims being made on these slides are quite concerning, and demonstrate an even more ambitious (and dangerous) use of AI than previously advertised, including the elimination of human intervention. It also cements that it is the DOE's strategy to use generative AI for nuclear purposes and licensing, rather than isolated incidents by private entities,” Heidy Khlaaf, head AI scientist at the AI Now Institute, told 404 Media.

“The implications of AI-generated safety analysis and licensing in combination with aspirations of <5% of human intervention during normal operations, demonstrates a concerted effort to move away from humans in the loop,” she said. “This is unheard of when considering frameworks and implementation of AI within other safety-critical systems, that typically emphasize meaningful human control.”

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Sofia Guerra, a career nuclear safety expert who has worked with the IAEA and US Nuclear Regulatory Commission, attended the presentation live in Vienna. “I’m worried about potential serious accidents, which could be caused by small mistakes made by AI systems that cascade,” she said. “Or humans losing the know-how and safety culture to act as required.”