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Open Source CAD in the Browser


Some people love tools in their browsers. Others hate them. We certainly do like to see just how far people can push the browser and version 0.6 of CHILI3D, a browser-based CAD program, certainly pushes.

If you click the link, you might want to find the top right corner to change the language (although a few messages stubbornly refuse to use English). From there, click New Document and you’ll see an impressive slate of features in the menus and toolbars.

The export button is one of those stubborn features. If you draw something and select export, you’ll see a dialog in Chinese. Translated it has the title: Select and a checkmark for “Determined” and a red X for “Cancelled.” If you select some things in the drawing and click the green checkmark, it will export a brep file. That file format is common with CAD programs, but you’ll need to convert, probably, if you want to 3D print your design.

The project’s GitHub repository shows an impressive slate of features, but also notes that things are changing as this is alpha software. The CAD kernel is a common one brought in via WebAssembly, so there shouldn’t be many simple bugs involving geometry.

We’ve seen a number of browser-based tools that do some kind of CAD. CADmium is a recent entry into the list. Or, stick with OpenSCAD. We sometimes go low-tech for schematics.


hackaday.com/2025/06/12/open-s…



Censura globale: dai palchi europei alle sale di Hollywood


@Notizie dall'Italia e dal mondo
Lo scenario di libertà cambia e impone nuove regole alla cultura pop internazionale. Quest’anno l’Eurovision ha vietato qualsiasi tema politico o di attualità. Tutti gli artisti in gara hanno dovuto firmare un documento ufficiale in cui si sono impegnati a rispettare una serie di comportamenti,



Smartphone Android sotto assedio, e noi ancora convinti che “tanto è solo un telefono”


@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Gli smartphone sono il nuovo campo di battaglia della cyber security. Ma in molti ancora non se ne sono accorti. Oppure fanno finta di niente. E l’aumento del 36% di attacchi conferma che il problema e anche culturale, non solo





Israele-Germania. Più stretta la collaborazione militare, Berlino acquista l’Arrow 3


@Notizie dall'Italia e dal mondo
Entro la fine del 2025 Berlino riceverà il sistema di “difesa aerea” israeliano di ultima generazione. Costo: 3,5 miliardi di dollari
L'articolo Israele-Germania. Più stretta la collaborazione militare, Berlino acquista l’Arrow 3 proviene

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Cancellarsi dal dark web: come verificare la propria esposizione e mitigare il rischio


@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Sebbene sia virtualmente impossibile eliminare completamente le informazioni una volta che sono entrate nei circuiti del dark web, è doveroso adottare misure concrete per circoscrivere il danno e prevenire ulteriori abusi. Ecco



Nuova utenza


@Signor Amministratore ⁂
Salve, ho letto nella guida che è cosa buona presentarsi.
Il mio soprannome è Echo.
Cordialmente
in reply to Echo

Ciao @Echo e benvenuto nel Poliverso!

Se vuoi sapere cosa succede qui, puoi iniziare da

1) Questo link poliverso.org/community che ti mostra i contenuti prodotti dagli utenti del solo server Poliverso
2) Questo link poliverso.org/community/global che ti mostra i contenuti prodotti dagli utenti di server diversi da Poliverso3) Questo link poliverso.org/network dove vedrai gli aggiornamenti dei tuoi contatti; e se anche non hai ancora contatti (e quindi non vedrai nulla nella pagina principale), puoi dare un'occhiata ai link a sinistra, dove troverai un filtro sui contenuti, in base alla tua lingua, gli ultimi contenuti pubblicati oppure tag come #Art #Socialmedia e #USA.
4) Questo link poliverso.org/calendar che ti mostra gli eventi federati condivisi da persone del tuo server o dai contatti dei tuoi contatti

Infine ti do il link di un promemoria utile per i nuovi utenti Friendica (ma anche per quelli meno nuovi)


I dieci comandamenti di Friendica. Cosa fare con l’account che abbiamo aperto su Poliverso?

Ecco una sorta di decalogo su Friendica. Ci sono molti link che possono appesantire la lettura, ma speriamo che vi piaccia e soprattutto ci auguriamo che lo troviate utile!

informapirata.it/2025/02/02/i-…

#Fediverse #Fediverso #Friendica

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European security program: i tre pilastri della strategia Microsoft per la difesa UE


@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Microsoft ridefinisce i confini del mercato della sicurezza in Europa, offrendo ai governi UE strumenti prima riservati a poche istituzioni e consolidando così la propria posizione quale pilastro infrastrutturale della



Il 58% delle aziende italiane ha subito un incidente cyber a causa di asset non gestiti correttamente


L’ultima ricerca Trend Micro rivela che solo il 40% delle organizzazioni utilizza un approccio proattivo nella gestione del rischio sulla superficie d’attacco, mentre il 29% interviene solo dopo un incidente.

Milano, 12 giugno 2025 – Il 58% delle aziende italiane ha subito un incidente cyber a causa di un asset sconosciuto o non gestito correttamente. Il dato emerge da “AI is accelerating Cyber Risk Exposure”, l’ultima ricerca Trend Micro, leader globale di cybersecurity.

La diffusione dell’intelligenza artificiale generativa ha determinato la proliferazione di asset o risorse sconosciuti e non gestiti, come i dispositivi IoT utilizzati negli uffici e nelle abitazioni dei dipendenti. Questo scenario ha introdotto ulteriori complessità, tuttavia, come evidenzia la recente ricerca di Trend Micro, nonostante una crescente consapevolezza dei rischi, molte aziende non hanno ancora adottato strumenti adeguati per affrontare le nuove sfide della moderna superficie d’attacco.

I dati principali dello studio


L’87% degli intervistati riconosce che la gestione della superficie d’attacco è strettamente legata al business risk della propria organizzazione, e la mancata gestione del rischio relativo agli asset esposti può generare impatti negativi significativi. Oltre ai rischi immediati per la sicurezza, eventuali incidenti possono compromettere aree strategiche come:

  • Continuità operativa (34%)
  • Competitività sul mercato (34%)
  • Produttività dei dipendenti (32%)
  • Fiducia dei clienti e reputazione del brand (29%)
  • Relazioni con i fornitori (25%)
  • Performance finanziarie (21%)

Tuttavia, nonostante questa consapevolezza diffusa, solo il 40% delle organizzazioni adotta strumenti specifici per una gestione proattiva della superficie d’attacco, mentre il 29% continua a intervenire soltanto a seguito di un incidente.

Dal punto di vista degli investimenti, la situazione è altrettanto critica: in media, solo il 25% del budget dedicato alla cybersecurity viene destinato alla gestione del rischio della superficie d’attacco, il 75% dei responsabili IT ritiene che le attuali risorse siano sufficienti ad affrontare le sfide.

“Già nel 2022, molte organizzazioni temevano che la propria superficie d’attacco informatico stesse sfuggendo al controllo. Oggi, questa sfida è ancora più urgente: nonostante una maggior consapevolezza dei rischi per il business, sono ancora poche le aziende che adottano misure di sicurezza proattive e continue per mitigare le criticità. La gestione dell’esposizione al rischio informatico dovrebbe rappresentare una priorità assoluta per ogni organizzazione”. Dichiara Salvatore Marcis, Country Manager di Trend Micro Italia.

Metodologia e campione della ricerca


La ricerca, commissionata da Trend Micro e condotta da Sapio Research, ha coinvolto 2.250 professionisti con responsabilità in ambito IT e/o cybersecurity, proveniente da aziende di diverse dimensioni e settori verticali, distribuite in 21 Paesi tra Europa, Nord America e area APAC. Per l’Italia il campione ha incluso 100 intervistati.

Ulteriori informazioni sono disponibili a questo link

L'articolo Il 58% delle aziende italiane ha subito un incidente cyber a causa di asset non gestiti correttamente proviene da il blog della sicurezza informatica.




Gianluigi Pegolo*

Il risultato ottenuto dai cinque quesiti referendari è stato deludente. Ci si aspettava quantomeno un livello di partecipazione superiore, anche se il raggiungimento del quorum non era un traguardo facile da superare. Questo esito ovviamente non fa venire meno la validità dei quesiti posti e l’importanza delle tematiche affrontate. Interrogarsi sulle ragioni di tali risultati non è però vano. E anzi è una condizione essenziale per decidere il che fare. Da tale punto di vista, l’appello reiterato delle destre all’astensione era prevedibile, com’era prevedibile che avrebbe condizionato non poco il risultato, specie per il fatto che oramai i livelli di partecipazione nel paese, almeno a livello elettorale, sono drammaticamente scesi al di sotto del 50%. E tuttavia, questo spiega totalmente il risultato? Quantomeno due interrogativi debbano essere posti. L’uno riguarda l’efficacia dei quesiti presentati e l’altro il grado di mobilitazione messo in atto per sostenere il si. In una società in cui i soggetti si disgregano e le organizzazioni di massa e i partiti perdono la capacità di orientare i comportamenti dei cittadini e di rappresentarne appieno le istanze, l’adesione di carattere politico in senso stretto – che un tempo era il collante nei comportamenti politici e sociali – tende a sfumare. Ciò che resta in campo è l’interesse specifico del singolo. La conseguente settorializzazione degli interessi diventa l’esito del disgregarsi della solidarietà collettiva e delle culture politiche. Nel caso del referendum c’è da chiedersi se questa scelta, tutta centrata sul tema della precarietà del lavoro e sui diritti di cittadinanza non abbia in qualche modo limitato il consenso possibile. E’ una questione della fondamentale importanza perché se fosse vero, ciò significherebbe che sempre di più la battaglia nel mondo del lavoro per esprimere un’egemonia dovrebbe intrecciarsi con problematiche più vaste come per esempio la condizione del welfare. La seconda considerazione è che nonostante il meritorio impegno della CGIL e di alcuni soggetti politici e sociali, la sensazione è che non si sia fatto tutto il possibile. Molte volte si è percepito una sorta di obbligo politico o morale all’impegno. Ciò vale per molti dei soggetti coinvolti. E in ogni caso l’impegno dell’opposizione politica è stato altalenante, riflettendo divisioni presenti nel PD, o differenziazioni e scarsa capacità di mobilitazione, come nel caso dei Cinque stelle. Non vi è stata insomma quella convinzione e determinazione necessari. Certamente ha influito in questo la scarsa fiducia nel successo del referendum, dopo la non ammissione del quesito referendario sull’autonomia differenziata che sicuramente avrebbe fatto la differenza. Queste considerazioni pongono numerosi problemi nella prospettiva di una continuazione dell’iniziativa sociale e politica. Molto giustamente il segretario generale della CGIL Maurizio Landini ha centrato l’attenzione sulla necessità di partire da quei quattordici milioni di cittadini che si sono recati a votare e, in particolare, su quanti hanno votato si. Essi costituiscono la base sociale dalla quale ripartire. Il problema è come fare per dare rappresentanza a questi elettori e anzi per estendere ulteriormente il consenso. E’ probabile che senza una proposta precisa tale realtà sia destinata, com’è successo più volte in passato, a dispendersi. Ciò che sarebbe invece necessario è offrire a quei milioni di si una sponda politico /organizzativa cui aderire o in cui riconoscersi. Qualcuno potrebbe pensare che tale compito ricada sui partiti o su alcune organizzazioni di massa e in primis la CGIL. A me pare che si dovrebbe fare un passo in più è porsi il problema della costruzione di un’”alleanza sociale”, strutturata a partire dall’esperienza dei comitati referendari che raccolga tutte le forze disponibili. Non quindi un generico appello, ma una proposta politico/organizzativa che consenta ai molti che credono in certi valori e che vogliono battersi per determinati contenuti di mobilitarsi anche nei livelli locali. In poche parole occorre dare alla prospettiva della Via maestra, cioè quella della valorizzazione del dettato costituzionale, un orizzonte più ampio e concreto. In tal senso i temi del lavoro, del welfare e della democrazia sono i pilastri di una piattaforma per la mobilitazione sociale; l’organizzazione locale è la condizione per un intervento capillare efficace e per la raccolta di nuove forze; il carattere specificamente sociale di tale alleanza è il mezzo per costruire l’unita sui contenuti consentendo a tutti di partecipare, senza annullare le proprie specificità. Si consideri inoltre che strumenti di partecipazione come il referendum diventano sempre più difficili da utilizzare e che esiste nel paese un livello di spoliticizzazione e anche di resistenza culturale (come dimostra il risultato del referendum sulla cittadinanza) che necessitano di un’azione pervasiva. Chi può oggi avanzare una proposta che vada in questa direzione, ma soprattutto avere l’autorevolezza e la forza per promuoverla? In primis il soggetto che ha promesso fin qui l’iniziativa e cioè la CGIL. E questo per varie ragioni, ma in primo luogo per l’essere il principale soggetto sociale organizzato in grado di superare le divisioni politiche, oltre che quello dotato di un supporto organizzativo necessario per attivare un processo. D’altronde solo andando in questa direzione si può mettere a valore il risultato del referendum.

*Direzione nazionale PRC-S.E.



EDRi-gram, 12 June 2025


What has the EDRis network been up to over the past two weeks? Find out the latest digital rights news in our bi-weekly newsletter. In this edition: UK data adequacy under scrutiny, ProtectEU strategy a step further towards digital dystopia, and more!

The post EDRi-gram, 12 June 2025 appeared first on European Digital Rights (EDRi).



Editori Indipendenti – Intervista a: Astarte Edizioni
freezonemagazine.com/articoli/…
Con questo articolo Free Zone Magazine continua la serie di interviste a Editori Indipendenti perché riteniamo che il loro ruolo nel campo dell’editoria sia da sempre di vitale importanza. Ciò per il lavoro di accurata ricerca, da loro svolto, nell’individuazione di autori e libri di particolare interesse, oltre che valore letterario, che altrimenti


La Cechia punta in alto per ospitare una “gigafactory dell’IA” dell’UE

L'articolo proviene da #Euractiv Italia ed è stato ricondiviso sulla comunità Lemmy @Intelligenza Artificiale
La Cechia è in corsa per ospitare una delle “gigafactory dell’intelligenza artificiale” dell’Unione europea – enormi centri di calcolo pensati per potenziare le capacità dell’Europa nel

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Ma quelli senza antenne, almeno si mimetizzano meglio tra i terrestri...


Gira e rigira, la poltrona attaccata al didietro, l'hanno sempre gli stessi, a quanto pare...
Le commissioni in Parlamento cambiano stagione, ma poche poltrone | Pagella Politica
pagellapolitica.it/articoli/ri…


l'idea di base è che la sinistra si occupi di diritti e la destra di economia. fosse davvero così, alterando governi di sinistra e di destra, avremmo uno sviluppo abbastanza equilibrato e regolare. il problema è, però, almeno in italia, come mi faceva notare la mia compagna rebecca, che la sinistra si occupa dei diritti, e la destra si occupa non di economia ma di togliere diritti. è tutto un metti la cera, togli la cera? e quindi alla fine dove starebbe il progresso e il percorso nel tempo? considerando anche che in italia i governi che durano di più sono quelli di destra, probabilmente siamo pure fottuti. tra poco ci avranno convinti che votare non serve e che quindi noi non desideriamo votare.


io ho provato a fare domande tecniche ad addetti ai lavori a persone. ed ho notato che nessuno ti ascolta quando fai una domanda. in sostanza se vuoi fare una domanda dove pensi che chi ti risponda debba prima ascoltare quello che chiedi, allora c'è un solo sistema: gemini.google.com/
è davvero triste che non ci sia modo di essere ascoltati se non da uno strumento ai senza pretese che però almeno risponde in base alle parole che usi nella domanda e non in base a cosa desidera dire chi ti risponde.


io ho provato a fare domande tecniche ad addetti ai lavori a persone. ed ho notato che nessuno ti ascolta quando fai una domanda. in sostanza se vuoi fare una domanda dove pensi che chi ti risponda debba prima ascoltare quello che chiedi, allora c'è un solo sistema: gemini.google.com/
è davvero triste che non ci sia modo di essere ascoltati se non da uno strumento ai senza pretese che però almeno risponde in base alle parole che usi nella domanda e non in base a cosa desidera dire chi ti risponde.



Trump ha definito Los Angeles "un cumulo di spazzatura"... no dico... ma per quanto ancor ai cittadini usa intendono permettere di essere offesi da chi in teoria è il loro rappresentante? dopo la polizia e la repressione anche un bombardamento atomico su una città americana? tanto si sa i militari in che modo fanno pulizia...


Dal 3 giugno è aperta la piattaforma per le adesioni individuali alla Campagna Stop ReArm Europe.

MANIFESTAZIONE NAZIONALE CONTRO GUERRA, RIARMO, GENOCIDIO, AUTORITARISMO
FERMIAMO LA GUERRA - STOP REARM EUROPE

ROMA 21 GIUGNO 2025 ore 14:00 Porta Sa…



Anche la Toscana interromperà le relazioni istituzionali con Israele


"L’interruzione delle relazioni istituzionali ha un valore più politico che economico. Di fatto significa che i rappresentanti delle regioni, a partire dai presidenti, non potranno incontrare diplomatici israeliani e che non potranno essere organizzati eventi in collaborazione con istituzioni israeliane".

ilpost.it/2025/06/11/toscana-b…



The confirmation follows 404 Media's reporting using flight data and air traffic control (ATC) audio that showed the agency was flying Predator drones above Los Angeles.

The confirmation follows 404 Mediax27;s reporting using flight data and air traffic control (ATC) audio that showed the agency was flying Predator drones above Los Angeles.#News

#News #x27


USA e #Cina, il teatro dei #dazi


altrenotizie.org/primo-piano/1…



Al Jazeera ha pubblicato i nomi di tutti i giornalisti uccisi dal 7 ottobre. 231 giornalisti palestinesi sono stati massacrati a Gaza. Un'intera generazione di giornalisti è stata annientata.


ICYMI: No Kings and Good Neighbors


This Saturday, June 14th, there will be nationwide “No Kings” protests, protesting the current administration and the overreach of federal powers.

In the United States of America, we have no kings.

While many Pirates have already expressed their desire to attend their local No Kings protest, which you could find here.

In addition to attending, representatives from the Arizona Pirate Party will be tabling at the No Kings protest at Reid Park in Tucson, AZ


Speaking of No Kings, check out the Illinois Pirate Party Captain’s speech from the 50501 “No Kings” protest from May 17th in Quincy, IL here.

Back on Pan-American Day weekend, members of the US Pirate Party held tabling events and passed out flyers promoting the need for the United States being a good neighbor. That flyer is now available on our website and is available to read, download and print here.


uspirates.org/icymi-no-kings-a…



Grecia, tre deputati neofascisti sospesi per “frode elettorale”


@Notizie dall'Italia e dal mondo
In Grecia la Corte Suprema ha inabilitato tre deputati del partito di estrema destra "Spartani", guidato dal carcere dall'ex leader di Alba Dorata
L'articolo Grecia, tre deputati neofascisti sospesi per “frode elettorale” proviene da pagineesteri.it/2025/06/11/mon…



“This would do immediate and irreversible harm to our readers and to our reputation as a decently trustworthy and serious source,” one Wikipedia editor said.#News


Wikipedia Pauses AI-Generated Summaries After Editor Backlash


The Wikimedia Foundation, the nonprofit organization which hosts and develops Wikipedia, has paused an experiment that showed users AI-generated summaries at the top of articles after an overwhelmingly negative reaction from the Wikipedia editors community.

“Just because Google has rolled out its AI summaries doesn't mean we need to one-up them, I sincerely beg you not to test this, on mobile or anywhere else,” one editor said in response to Wikimedia Foundation’s announcement that it will launch a two-week trial of the summaries on the mobile version of Wikipedia. “This would do immediate and irreversible harm to our readers and to our reputation as a decently trustworthy and serious source. Wikipedia has in some ways become a byword for sober boringness, which is excellent. Let's not insult our readers' intelligence and join the stampede to roll out flashy AI summaries. Which is what these are, although here the word ‘machine-generated’ is used instead.”

Two other editors simply commented, “Yuck.”

For years, Wikipedia has been one of the most valuable repositories of information in the world, and a laudable model for community-based, democratic internet platform governance. Its importance has only grown in the last couple of years during the generative AI boom as it’s one of the only internet platforms that has not been significantly degraded by the flood of AI-generated slop and misinformation. As opposed to Google, which since embracing generative AI has instructed its users to eat glue, Wikipedia’s community has kept its articles relatively high quality. As I recently reported last year, editors are actively working to filter out bad, AI-generated content from Wikipedia.

A page detailing the the AI-generated summaries project, called “Simple Article Summaries,” explains that it was proposed after a discussion at Wikimedia’s 2024 conference, Wikimania, where “Wikimedians discussed ways that AI/machine-generated remixing of the already created content can be used to make Wikipedia more accessible and easier to learn from.” Editors who participated in the discussion thought that these summaries could improve the learning experience on Wikipedia, where some article summaries can be quite dense and filled with technical jargon, but that AI features needed to be cleared labeled as such and that users needed an easy to way to flag issues with “machine-generated/remixed content once it was published or generated automatically.”

In one experiment where summaries were enabled for users who have the Wikipedia browser extension installed, the generated summary showed up at the top of the article, which users had to click to expand and read. That summary was also flagged with a yellow “unverified” label.
An example of what the AI-generated summary looked like.
Wikimedia announced that it was going to run the generated summaries experiment on June 2, and was immediately met with dozens of replies from editors who said “very bad idea,” “strongest possible oppose,” Absolutely not,” etc.

“Yes, human editors can introduce reliability and NPOV [neutral point-of-view] issues. But as a collective mass, it evens out into a beautiful corpus,” one editor said. “With Simple Article Summaries, you propose giving one singular editor with known reliability and NPOV issues a platform at the very top of any given article, whilst giving zero editorial control to others. It reinforces the idea that Wikipedia cannot be relied on, destroying a decade of policy work. It reinforces the belief that unsourced, charged content can be added, because this platforms it. I don't think I would feel comfortable contributing to an encyclopedia like this. No other community has mastered collaboration to such a wondrous extent, and this would throw that away.”

A day later, Wikimedia announced that it would pause the launch of the experiment, but indicated that it’s still interested in AI-generated summaries.

“The Wikimedia Foundation has been exploring ways to make Wikipedia and other Wikimedia projects more accessible to readers globally,” a Wikimedia Foundation spokesperson told me in an email. “This two-week, opt-in experiment was focused on making complex Wikipedia articles more accessible to people with different reading levels. For the purposes of this experiment, the summaries were generated by an open-weight Aya model by Cohere. It was meant to gauge interest in a feature like this, and to help us think about the right kind of community moderation systems to ensure humans remain central to deciding what information is shown on Wikipedia.”

“It is common to receive a variety of feedback from volunteers, and we incorporate it in our decisions, and sometimes change course,” the Wikimedia Foundation spokesperson added. “We welcome such thoughtful feedback — this is what continues to make Wikipedia a truly collaborative platform of human knowledge.”

“Reading through the comments, it’s clear we could have done a better job introducing this idea and opening up the conversation here on VPT back in March,” a Wikimedia Foundation project manager said. VPT, or “village pump technical,” is where The Wikimedia Foundation and the community discuss technical aspects of the platform. “As internet usage changes over time, we are trying to discover new ways to help new generations learn from Wikipedia to sustain our movement into the future. In consequence, we need to figure out how we can experiment in safe ways that are appropriate for readers and the Wikimedia community. Looking back, we realize the next step with this message should have been to provide more of that context for you all and to make the space for folks to engage further.”

The project manager also said that “Bringing generative AI into the Wikipedia reading experience is a serious set of decisions, with important implications, and we intend to treat it as such, and that “We do not have any plans for bringing a summary feature to the wikis without editor involvement. An editor moderation workflow is required under any circumstances, both for this idea, as well as any future idea around AI summarized or adapted content.”


#News


All’Italia serve una strategia per abbassare le bollette (di A. Corrado)


@Politica interna, europea e internazionale
Mentre sembra sempre che il governo Meloni abbia cose più importanti da fare, in Italia si aggira indisturbato un Robin Hood impazzito che svuota le tasche a cittadine e cittadini e alle piccole e medie imprese, spina dorsale del nostro tessuto economico e produttivo, per gonfiare quelle dei ricchi, che



Come proteggersi durante le proteste. I dimostranti affrontano gas lacrimogeni, granate stordenti, coronavirus e sorveglianza

Come evitare che le cosiddette armi non letali provochino danni temporanei o permanenti? Come proteggere la propria identità dagli strumenti di identificazione biometrica?

Nota dell'editore (11/06/25): Ripubblichiamo questo articolo del 2020 alla luce delle recenti proteste contro i raid sull'immigrazione a Los Angeles.

Grazie a @Mike Taylor 🦕 che ha condiviso l'articolo

scientificamerican.com/article…

@Etica Digitale (Feddit)


It's astonishing that Scientific American is having to publish an article on How Not To Be Killed By The Police, but here it is: scientificamerican.com/article…

(Update: as several people have pointed out to me, this article is from 2020. Not that that makes it any better.)


in reply to Franc Mac

siamo alla follia ma la cosa devastante è che gli hanno aperto la porta e l'hanno invitato ad entrare, e stiamo facendo pari pari anche noi

Etica Digitale (Feddit) reshared this.

in reply to Manuel

@manuel direi che abbiamo aperto la porta e servito il caffè visto il liberissimo decreto che hanno c***to fuori.

Etica Digitale (Feddit) reshared this.



People support celebrities who don't even know they exist but refuse to support their friends. Don't be that.



Cosa cambia con la legge sulla space economy. Il confronto con Mascaretti e Valente su Formiche.net

@Notizie dall'Italia e dal mondo

Con l’approvazione definitiva del Disegno di legge in materia di economia dello Spazio, l’Italia compie un passo strategico verso la definizione di una vera politica industriale del settore spaziale. Una legge attesa, che



Rutte, Roma e il risveglio della Nato. L’Europa tra spese militari e minacce ibride secondo Minuto Rizzo

@Notizie dall'Italia e dal mondo

Sarà importante per il futuro della Nato e del suo pilastro europeo, dove spicca il ruolo dell’Italia, osserva a Formiche.net l’ambasciatore Alessandro Minuto Rizzo, spiegarne ai cittadini anche la visione e il raggio d’azione, non solo la decisione di aumentare il







Stefano Galieni*

Si parta dal fatto che il bicchiere referendario va visto come “mezzo pieno”. Che nell’afoso silenzio elettorale, nella melassa della distrazione di massa, nell’assenza quanto nell’indicazione da parte di alte cariche dello Stato a disertare le urne, che quasi 15 milioni di aventi diritto si rechino a votare su quesiti complessi, sovente spiegati male – a volte anche dagli stessi proponenti – è un risultato da cui partire e da non dimenticare, per innescare dinamiche più articolate attorno al rapporto fra democrazia e partecipazione. Dalle prime dichiarazioni del segretario nazionale della Cgil questo dato pare acquisito, così come sembra aver preso piede la necessità di riaprire un lavoro di inchiesta sul campo nel mondo articolato, variegato e complesso del mondo del lavoro, fatto di ascolto, di ricerca, di analisi, tanto nei singoli territori, con le loro complessità, quanto nei diversi comparti produttivi. Un impegno che non si può esaurire nei luoghi di lavoro – troppo spesso effimeri, frammentati, fondati sull’isolamento – ma che deve riconnettere l’intero tessuto sociale del Paese. Non si tratta di utilizzare termini idealisti quali “ottimismo” quanto di una verifica incontrovertibile dei risultati ottenuti laddove insieme ai referendum si votava per il primo turno delle elezioni amministrative (cfr Nuoro) o al ballottaggio (Taranto o Matera). In queste città il quorum referendario si è quasi sempre raggiunto o superato e i risultati hanno dato una netta prevalenza del si. Ogni dato ipotetico, legato ad un superamento generale del quorum va preso con le molle. Se è vero che la destra tende ad appropriarsi del blocco astensionista, questa non va imitata. Non bisogna credere o far credere a proiezioni arbitrarie dei risultati anche se, va detto, laddove nei ballottaggi hanno prevalso coalizioni di centro destra, sui referendum hanno vinto le posizioni dei promotori dei quesiti. C’è però un vulnus, profondo e dalla forte natura politica che va analizzato nelle sue diverse e complesse sfaccettature. I referendum che direttamente impattavano sul mondo del lavoro sono quelli che hanno ricevuto i maggiori consensi con i 12.249.649 voti, in percentuale l’89.6% dei votanti (contro il jobs act) e i 12.220.430, pari all’ 89,04 % sul terzo quesito, quello riguardante le maggior tutele per chi lavora nelle piccole imprese. Questo perché nel mondo produttivo nazionale, questo tessuto è divenuto prevalente. Il problema forte è nel divario fra i si ottenuti ai 4 referendum e quello erroneamente presentato come quesito su immigrazione e cittadinanza.

In realtà il quesito, che mirava a dimezzare i tempi necessari per poter chiedere (non per ottenere come erroneamente, a volte anche in buona fede ha sintetizzato qualcuno), ha ottenuto oltre 3.200 mila voti in meno rispetto agli altri e questo apre ad una necessaria e urgente riflessione politica che si dirama verso diverse direzioni. I 3 milioni e 200 mila che hanno votato no ad una proposta minimale di estensione dei diritti a loro colleghe e colleghi di lavoro, a studentesse e studenti, vanno cercati in ambiti diversi, tanto in base alle appartenenze politiche, quanto alla disinformazione dilagante, quanto ai territori in cui tale dissenso si è manifestato. Con questo approccio non si intende certo fare proposte per affrontare un tema vasto e complesso, ma si propone semplicemente di analizzarlo in maniera laica e basata su dati certi, non su ipotesi. Togliamo, almeno in parte, le elettrici e gli elettori del M5S a cui il movimento aveva lasciato “libertà di coscienza” pronunciandosi compiutamente solo sui primi quattro si. Non si può dimenticare la composizione di questa forza politica che unisce ad una posizione altamente progressista su tematiche come il lavoro e l’opposizione al riarmo, crepe significative rispetto ai diritti, in particolare sul tema dell’immigrazione. Hanno governato con Salvini, una parte di loro considera ancora le Ong come “taxi del mare” ed è difficile far comprendere ad un elettorato poco politicizzato, anzi dall’origine orientato all’antipolitica, la differenza che passa fra i richiedenti asilo e chi vive e lavora magari da decenni in questo assurdo Paese. In alcuni, non tutti, i casi, i vertici – al contrario di altre forze politiche – sono più avanzati della base e questo è un problema di cui tenere conto. C’è poi una piccola area, forse ancora poco rilevante in termini numerici ma capace di proporre forti argomentazioni di contrarietà all’estensione dei diritti e che, per necessità di sintesi, proviamo a definire come i sostenitori italiani dell’approccio BSW di Sahra Wagenknecht. Si tratta di un’area di “sinistra nazionalista” secondo cui le forze comuniste (per loro neoliberiste) hanno da troppo tempo dimenticato il proletariato nazionale in nome di valori e di una società cosmopolita. Lavoratori (non è il caso che utilizzino spesso il termine al maschile), che, sentendosi abbandonati e vedendo i colleghi immigrati come concorrenti al ribasso nei salari, li percepiscono come “nemici”. Un approccio da sinistra conservatrice che però, in un contesto come quello italiano, più impoverito di quello tedesco, può trovare spazio e costituire cultura di se. Peccato che l’impoverimento del Paese non sia certo dovuto alla presenza, peraltro non competitiva di lavoratrici e lavoratori stranieri quanto all’assenza di una sana conflittualità per il miglioramento delle condizioni salariali, per un welfare da ricostruire, per servizi da estendere e non da considerare privilegi per chi, magari individualmente, li ha ottenuti.

Un’altra componente in cui ha prevalso la diffidenza vede insieme problemi di classe e generazionali. Ci si riferisce ad una marea di persone, sovente pensionate, con basso reddito e la cui informazione è basata sul livello infimo dei canali televisivi. Per questi il cambiamento sociale epocale dovuto all’immigrazione è da decenni – anche grazie a politiche di governo di diverso orientamento, complici o vigliacche – sinonimo di sconvolgimento, di paura, di insicurezza perché i volti che si incontrano sono considerati ancora sconosciuti e minacciosi. Tale paura, che secondo la narrazione tossica televisiva modello Rete 4 è generalizzante, nell’esperienza personale è rivolta principalmente contro quelle e quelli che vengono percepiti come poveri e, in quanto tali, concorrenti alla spartizione delle poche briciole lasciate da un welfare a pezzi. L’impressione, ancora da misurare con rilevazioni più accurate, è che laddove prevale un elettorato giovane e colto, spesso universitario, il divario delle opinioni sui diversi quesiti, si assottiglia molto. Resta, sia ben chiaro, ma c’è un segnale che contrasta invece con una ricerca basata su quanto accade nei territori. Nelle grandi città il si alla riforma della legge sulla cittadinanza ha avuto risultati migliori rispetto alle piccole province, significativo il divario fra un Nord più restio – pesa ancora l’influenza leghista – e un sud, in cui si è votato di meno ma dove la percentuale dei favorevoli al quinto referendum è stata maggiore. Non da ultimo, ad una prima analisi, si conferma anche un altro forte divario fra i risultati nei seggi ubicati nelle periferie e quelli in zone più borghesi.

Ad una lettura che si fermi alla fotografia del presente, i risultati sembrano confermare le tesi del BSW, che colgono la contraddizione fra un ceto medio progressista, più teso a difendere i “diritti civili” di chi non ha il problema di mettere insieme il pranzo con la cena, ed un proletariato / sottoproletariato, privo di strumenti di tutela e privo persino di quella consapevolezza di diritto alla rivolta verso le classi dominanti. E ci siamo infine arrivati, questi risultati si dimostrano questione politica da affrontare. O le soggettività politiche e sindacali si assumono la responsabilità di operare per una concreta ricomposizione di classe che passi attraverso lotte comuni, formazione, ricostruzione di una egemonia culturale in grado di ridare una spiegazione materiale e ideologica al presente o si è condannati a subire quella dell’avversario di classe.

Secondo alcune / i, questo referendum non andava fatto, secondo il parere di altre / i è stato impostato su valori di carattere liberale – come spesso capita sulle questioni inerenti diritti civili – non comunicandone la sua specificità all’interno di una complessità di classe. Chi scrive pensa che entrambe le reazioni siano inadeguate. Il referendum era necessario a seguito di totale inadempienza delle forze politiche presenti in parlamento che, o per opposizione ad ogni miglioramento di una legge razzista come la 91/1992 o per il timore di perdere consensi, non è mai stata seriamente messa in discussione. Solo una partecipazione popolare poteva riproporre meglio tale tema nell’agenda politica del Paese e questo in parte, certamente insufficiente, è avvenuto. Sulla seconda critica il ragionamento che va fatto è più articolato, spettava ai settori di classe organizzati e più avanzati, presentarlo nei luoghi critici come elemento di ricomposizione di classe ma spettava anche al ceto medio “illuminato” valorizzare il fatto che questo non era un “referendum sull’immigrazione” ma un primo tentativo per fare i conti con un Paese che è cambiato nel profondo nella propria composizione sociale.

Ora diventa necessario non disperdere quel consenso che comunque si è accumulato per farlo crescere, magari con un percorso più visibile, per ottenere non piccoli miglioramenti legislativi o accettare le proposte al ribasso come lo “ius scholae” già rilanciato da Forza Italia, ma modifiche molto più sostanziali. Bisogna puntare in alto partendo da alcuni elementi, questi si profondamente di classe. In Italia le questioni sociali sono divenute divisive quando scientemente si è scelto di separarle. Si pensi alle cd politiche inclusive per i rom, per i rifugiati, per i senza fissa dimora, per le persone con disagio psichico. Va invece reimposto di affrontare i problemi che attanagliano la vita di chi ha meno diritti o meno opportunità, riportandoli ad un carattere di universalismo. Serve edilizia popolare? Il solo modo per evitare che un quartiere di una periferia si mobiliti in maniera aggressiva perché legittimamente è stato dato un alloggio pubblico ad una famiglia “straniera” è quello di aumentare il numero di alloggi per edilizia pubblica, facendo conoscere bene i criteri di graduatoria. Lo stesso ragionamento va fatto per i presidi sanitari, per i posti negli asili nido, per tutti quei bisogni primari in cui la concorrenza fra ultimi e penultimi è determinata in realtà dal fatto che entrambi non sono garantiti dai poteri dominanti. Questo tipo di intervento che è sociale, economico, ma persino pedagogico, non va lasciato all’improvvisazione ma deve vedere come protagonisti tanto lo Stato, le regioni, i Comuni e gli enti pubblici di prossimità, quanto i corpi intermedi di cui questo Paese ha estremo bisogno, partiti, sindacati, mondo associativo eccetera. E riguardando un cambiamento sociale in atto da decenni ed irrefrenabile, deve vedere come protagoniste/i anche quelle forze vive, nate e/o cresciute in Italia che potrebbero svolgere un ruolo propulsivo.

Si tratta di coesione sociale che deve poter comprendere quante più persone possibili e attraverso cui va declinato, da “sinistra” il termine sicurezza, alibi attraverso cui da decenni si consumano le peggiori nefandezze.

Dovremmo insomma produrre un programma più ambizioso per il futuro, capace di modificare radicalmente le gerarchie dell’agenda politica e di quella, conseguente, dei media mainstream. Fino a quando si continuerà unicamente a difendersi con termini compassionevoli, che si richiamano ad un’etica che risulta inutile nella giungla della competizione individuale, saremo – molto probabilmente e quando va bene – in grado di ottenere soltanto la riduzione del danno. Invece dobbiamo volere “il pane e le rose” ad esempio costruendo quelle relazioni per cui la parola “cittadinanza”, da concessione individuale per alcune/i, riassuma il suo significato originale di appartenenza ad una comunità aperta e capace di guardare in avanti. Occorre un lavoro lungo, di tutte e di tutti, in cui il passaggio referendario va visto, con le sue contraddizioni, come un primo risultato da non rinnegare.

P.S. i referendum hanno risentito sicuramente anche, come già detto, di una scarsa quando non distorta informazione. A chi scrive è capitato, almeno un paio di volte, di partecipare in orari improbabili, a tribune referendarie televisive. Nel backstage, prima della diretta, gli esponenti della maggioranza dialogavano mostrando di comprendere quanto la presenza soprattutto di giovani immigrate/i non fosse stata mai seriamente affrontata, parlavano di urgenza di dialogo. Ma non appena le telecamere si accendevano, gli stessi si scatenavano affermando che i promotori volevano regalare la cittadinanza a clandestini, delinquenti, stupratori e, chi più ne ha più ne metta, seguendo un trito copione di esaltazione del braccio forte e autorevole dell’attuale compagine governativa. Un triste show che va in onda ogni giorno a reti pressoché unificate e in cui il contraddittorio è spesso debole se non timido. Anche questo è un intervento da perseguire perché sul pensiero televisivo si formano ancora le opinioni delle persone. Ed anche questo è un terreno di scontro di classe.

*Transform Italia




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