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Cultura digitale: Soukup (La Civiltà Cattolica), «Chiesa può imparare da sua cultura, linguaggio e modi di espressione»


Il mondo online, “con la sua varietà, le sue opportunità e le sue sfide, è divenuto una matrice culturale per l’impegno della Chiesa nel mondo”. Lo scrive Paul A. Soukup nel numero di dicembre de La Civiltà Cattolica (quaderno n. 4.200), considerando la partecipazione ecclesiale alla cultura digitale sotto due aspetti: il resoconto del Giubileo dei missionari digitali e degli influencer cattolici dello scorso luglio, e una riflessione sul mondo digitale alla luce di quattro temi chiave del Sinodo.

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La giornata conclusiva della 49ª Conferenza nazionale Animatori del RnS si è chiusa con la relazione del presidente Giuseppe Contaldo, dedicata al tema “Allora essi partirono e predicarono dappertutto”.


Goodbye, dark Telegram: Blocks are pushing the underground out


Telegram has won over users worldwide, and cybercriminals are no exception. While the average user chooses a messaging app based on convenience, user experience and stability (and perhaps, cool stickers), cybercriminals evaluate platforms through a different lens.

When it comes to anonymity, privacy and application independence – essential criteria for a shadow messaging app – Telegram is not as strong as its direct competitors.

  • It lacks default end-to-end (E2E) encryption for chats.
  • It has a centralized infrastructure: users cannot set up their own servers for communication.
  • Its server-side code is closed: users cannot verify what it does.

This architecture requires a high degree of trust in the platform, but experienced cybercriminals prefer not to rely on third parties when it comes to protecting their operations and, more importantly, their personal safety.

That said, Telegram today is widely viewed and used not only as a communication tool (messaging service), but also as a full-fledged dark-market business platform – thanks to several features that underground communities actively exploit.

Is this research, we examine Telegram through the eyes of cybercriminals, evaluate its technical capabilities for running underground operations, and analyze the lifecycle of a Telegram channel from creation to digital death. For this purpose, we analyzed more than 800 blocked Telegram channels, which existed between 2021 and 2024.

Key findings


  • The median lifespan of a shadow Telegram channel increased from five months in 2021–2022 to nine months in 2023–2024.
  • The frequency of blocking cybercrime channels has been growing since October 2024.
  • Cybercriminals have been migrating to other messaging services due to frequent blocks by Telegram.

You can find the full report on the Kaspersky Digital Footprint Intelligence website.


securelist.com/goodbye-dark-te…



Notizie manipolate e guerre dell’informazione: come difendersi ed il ruolo del giornalista tra etica e diritto


Corso di Formazione per giornalisti in Sapienza

Programma
Il corso formativo concernerà il fenomeno dell’information disorder e delle fakenews, con particolare attenzione al quadro giuridico nazionale, europeo e internazionale e ai possibili rimedi.

👍 Il corso si propone di approfondire i profili giuridici legati alla libertà di espressione, alla regolamentazione dell’informazione e alle responsabilità degli attori digitali.

👍Verranno esaminati strumenti normativi e casi concreti, nazionali e internazionali, per aiutare i giornalisti a orientarsi in un panorama sempre più complesso e sfidante. L’argomento è di rilevante importanza giornalistica per l’impatto che ha sulla credibilità dell’informazione e sul ruolo democratico della stampa.

👍Verrà analizzato l’articolo 21 della Costituzione italiana, che tutela della libertà di espressione e di stampa, in cui ognuno ha il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con qualsiasi mezzo di diffusione, ponendo le basi per una tutela ampia della libertà di espressione e informazione.

👍Si osserverà come si può facilmente influenzare sentimenti, pensieri e azioni di un pubblico specifico, al fine di ottenere vantaggi strategici in ambito politico, militare o sociale. Verranno illustrati diversi esempi di diffusione di fake news, alterazione di contenuti, uso strategico dei social per destabilizzare o polarizzare l’opinione pubblica.

👍Si prenderà in esame l’articolo 19 del nuovo Codice Deontologico delle Giornaliste e dei Giornalisti che introduce una regola specifica sull’uso dell’intelligenza artificiale.

Relatori:
Alberto Marinelli, prorettore alle tecnologie innovative per la comunicazione, Sapienza, Università di Roma;
guido d’ubaldo, presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio; ⁠
Arturo Di Corinto, IA cybersecurity Advisor nell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN);
Federica Fabrizzi, professoressa ordinaria di Diritto dell’informazione presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università La Sapienza di Roma;
Laura Camilloni, caporedattrice dell’Agenparl;
Massimiliano Pierro, direttore generale di Intent Group;
Mirko Lapi, professore aggregato in Open Source Intelligence, Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Foggia;
marco giampaolo, direttore commerciale e operativo Negg group;
Luigi Camilloni, direttore responsabile dell’Agenparl.

WHAT: Corso gratuito formazione giornalisti, in Presenza
WHEN: 18 dicembre 2025 09:30-13:30
WHERE: Università La Sapienza Facoltà di Scienze Politica – Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale (CoRiS), Via Salaria,113 – 00198, Roma
WHO: Organizzato da: Ordine dei Giornalisti del Lazio ODG Lazio
WHY: 6 Crediti Deontologici

Chiusura iscrizioni
16/12/2025


dicorinto.it/associazionismo/n…

Alberto V reshared this.



La celebrazione eucaristica conclusiva della 49ª Conferenza nazionale Animatori del Rinnovamento nello Spirito Santo, al Fiuggi Palaterme, è stata presieduta da don Michele Arcangelo Leone, consigliere spirituale nazionale.



Il Giappone non ci sta.
Ursula ha pessime carte da giocare, ma non molla il tavolo verde: va all-in, punta l’ultima mano sui miliardi russi congelati.
«Punto tutto sugli asset russi.»

Invoca 'poteri d’emergenza' come un prestigiatore che estrae conigli dal cilindro, per foraggiare la macchina da guerra di Kiev e tenere in piedi lo schema Ponzi della truffa.
«Solo un’altra mano… Per Kiev, per la democrazia, per il nostro futuro»

Comportamento da ludopatica all'ultimo stadio: ruba il banco per continuare a giocare, sperando che qualcuno non le spezzi le ginocchia prima delle ritorsioni di Mosca.

Intanto fuori dal casinò si addensano nubi nere, ma lei non le vede. E infatti arriva la mazzata: il Giappone ha appena respinto le richieste della UE di espropriare i circa 30 miliardi di asset russi congelati a Tokyo.
Un colpo durissimo al tentativo di Bruxelles di ottenere un via libera dal G7.

La ministra delle Finanze giapponese Satsuki Katayama, durante la riunione virtuale dei ministri G7 dell’8 dicembre, ha tagliato corto: non esiste base legale per toccare o riconvertire quegli asset in prestiti a Kiev.

Da quando è iniziata l’operazione militare speciale russa in Ucraina, UE, Canada, USA e Giappone hanno congelato circa 300 miliardi di asset sovrani russi: 5-6 miliardi negli USA, la fetta piu' grossa (210 miliardi) nel caveau belga di Euroclear.

Il ministero degli Esteri russo ha già avvertito: se li toccate, la risposta sarà immediata e simmetrica.

Laura Ruggeri



Europa 'kajakallizzata': l’era delle gaffe che umiliano la diplomazia - Kulturjam
kulturjam.it/politica-e-attual…




Rette di ricovero in RSA: Con le richieste del “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza” si vuol bloccare la Corte di Cassazione sull’accollo dei costi al SSN per i malati di Alzheimer


Qualche mese fa, al Senato si è “sventato” il tentativo di interpretare autenticamente una norma di oltre quaranta anni fa per congelare i contenziosi sull’accollo integrale al SSN*. Allora, notte tempo e alla zitta come piace a volte al legislatore, si proponevano tre righe con le quali spazzare via decenni di tenuta del sistema universalistico e, in particolare il faticoso percorso di integrazione sociosanitaria.

In buona sostanza, a cosa si tentava di opporre rimedio con tale maldestro tentativo?

Ad una lettura dell’ordinamento (peraltro ineccepibile, costituzionalmente orientata e rispettosa degli vincoli internazionali) con la quale Corte di Cassazione, a difesa dei principi istitutivi del nostro SSN e delle persone affette da Alzheimer grave e per i loro caregiver, con più sentenze, (dal 2012 ad oggi se ne contano decine e univocamente orientate), ha affermato la copertura economica in struttura ritenendola sostanzialmente un’attività sanitaria, in cui è impossibile separare ciò che è “cura medica” da ciò che è “assistenza”.

Non ci sono riusciti, perché ci fu chi se ne accorse e pose in luce l’arretramento dei diritti di una simile operazione retroattiva.

Oggi con questo documento con cui si invocano i diritti (!) ci si riprova. Il tentativo è ben più articolato e subdolo: in primis lo si fa assertivamente “a nome della società civile” e dell’”equità”, facendolo firmare un po’ trasversalmente, come se le associazioni dei pazienti e dei pensionati avessero interesse ad affermare di dover pagare loro la retta di ricovero, anziché difendere l’orientamento della Suprema Corte. Poi lo si fa passare attraverso lo strumento della delega in modo tale che non vi sia di fatto alcun passaggio parlamentare, ma che proceda “babbo Governo” a salvare i conti al più presto affinché non si rompano gli argini.

La discussione sulle rette in struttura per le persone anziane non autosufficienti e/o con disabilità grave da molti anni e non si affronta così.

Oggi si mistifica presentandola come una questione di “equità” quando invece ha una sola e chiara matrice: la questione dei denari e della “sostenibilità”. Dell’assistenza ad una Italia anziana e sempre più con problemi di salute cronici ad alto impegno sanitario. Ma dietro le formule apparentemente neutre si gioca una partita che riguarda la vita quotidiana di migliaia di famiglie che, non potendo né sapendo assistere in modo qualificato e complesso il proprio caro, si trova a dover pagare per molti anni fino a 4000,00 euro il mese.

Dunque ci riprovano di nuovo: la proposta di emendamento, promossa dal “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza”, chiede di intervenire sul DPCM LEA per chiarire che le prestazioni per anziani con diagnosi di demenza rientrano comunque nel regime ordinario di compartecipazione 50% SSN e 50% utente. Formalmente, si tratta di una norma “interpretativa”. In realtà, l’obiettivo esplicito è quello di chiudere il contenzioso e riportare indietro l’orologio, sterilizzando gli effetti favorevoli delle sentenze di Cassazione.

Secondo i promotori, l’azzeramento della retta per tutti i pazienti con Alzheimer – indipendentemente dal reddito – sarebbe “ingiusto”, perché destinerebbe risorse pubbliche anche ai più benestanti, riducendo la sostenibilità del sistema. Da qui la richiesta di tornare al 50% generalizzato, rinviando ad un futuro decreto legislativo la revisione complessiva della compartecipazione per tutti i servizi agli anziani non autosufficienti.

Sul piano del diritto, la proposta rischia di scontrarsi con i principi costituzionali che governano la tutela della salute e la protezione delle persone più vulnerabili. L’articolo 32 della Costituzione qualifica la salute come “fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”, mentre l’articolo 38 riconosce alle persone inabili il diritto al mantenimento e all’assistenza sociale. L’Alzheimer e le forme gravi di demenza non sono semplicemente “costi” da dividere tra pubblico e privato: sono condizioni che annullano l’autonomia, richiedono assistenza continuativa, espongono le famiglie a una pressione economica e psicologica enorme. Trattare questo bisogno come un pacchetto di servizi “per metà sanitari e per metà sociali” significa non coglierne la natura reale.

L’Italia ha ratificato la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, che impegna gli Stati a garantire un accesso effettivo alla salute, all’assistenza e alla vita indipendente nella comunità, senza discriminazioni. Le persone con demenza e patologie croniche e degenerative rientrano a pieno titolo nella platea delle persone con disabilità: hanno diritto a servizi adeguati, accessibili e sostenibili,

Dire che “non ci sono risorse” senza un dibattito parlamentare adeguato e gettare via con un colpo di spugna decenni di integrazione sociosanitaria, è inaccettabile e, prevedibilmente, non sarà accettata dalle Corti che hanno a che fare con un corpus normativo complesso e stratificato.

Chi ha a cuore la sostenibilità del sistema si occupi di portare in modo aperto e franco il dibattito nella società civile e nelle sedi parlamentari, sottoponendo agli occhi di tutti la difficoltà di una mancanza di accurata programmazione e di scelta politica. Smetta di trincerarsi in cavilli e interpretazioni autentiche sperando di fermare la giustizia. Lo si affronti il tema (ed il tema dell’invecchiamento e della cronicità è un tema di importante impatto economico per tutti i cittadini e per le casse dello Stato) in modo razionale e complessivo, smettendo di aggredire diritti quesiti in vigore dal ’78

E se il problema è che un modello di gratuità universale favorirebbe anche i redditi alti, la risposta non è quella di tornare a caricare tutti al 50%, ma costruire criteri seri di equità e, soprattutto, fare investimenti veri sulla domiciliarità e sulle soluzioni di comunità, non imposte come alternativa punitiva alla residenzialità ma offerte come possibilità reale, sostenuta da servizi territoriali.

L’urgenza oggi non è bloccare le sentenze che riconoscono il carattere sanitario dell’assistenza per l’Alzheimer grave, ma fare un passo lungimirante studiando soluzioni e programmando il futuro.

La non autosufficienza severa è un bisogno sociosanitario di alta intensità affinché nessuna famiglia debba essere costretta a scegliere tra la cura di un genitore e la propria sopravvivenza economica.

Come Associazione Luca Coscioni, crediamo che la discussione sulle rette non possa essere ridotta a un problema contabile. È una questione di dignità, di libertà e di eguaglianza. Per questo continueremo a monitorare il percorso di questa proposta, a denunciarne i rischi e a lavorare perché la riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti sia davvero all’altezza delle promesse fatte alle persone più fragili.

L'articolo Rette di ricovero in RSA: Con le richieste del “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza” si vuol bloccare la Corte di Cassazione sull’accollo dei costi al SSN per i malati di Alzheimer proviene da Associazione Luca Coscioni.



La Cina nel Mediterraneo, uno scenario possibile raccontato dall’amm. Caffio

@Notizie dall'Italia e dal mondo

Pechino non è mai stata una potenza marittima per ragioni storiche e geografiche. Lento è stato perciò il suo affacciarsi sul mare con la Marina da guerra (che nel 2027 celebrerà il suo centenario) in funzione di interdizione contro le Filippine e Taiwan, per poi



Qui c'è un privato che tappa la bocca all'Unione Europea.

Ma cos'altro deve succedere perché governi e istituzioni si attrezzino per mantenere un minimo di autonomia da privati e governi stranieri?


Elon Musk and X are once again proving why institutions should never rely on corporate-owned, centrally-controlled social media platforms to reach their people.

bbc.com/news/articles/c0589g0d…


in reply to Max - Poliverso 🇪🇺🇮🇹

@Mastodon io avrei bloccato i domini di x nel territorio europeo (so bene che non è semplice e ciò scaturirà una guerra a chi ha il firewall più grosso) ma il problema è l'arancione amico/nemico (secondo me fanno la parte di essere nemici giurati per salvare l'apparenza) che potrebbe fare un'altra delle sue. o si pensa a rendere indipendente l'Europa a nostre condizioni altrimenti non se ne esce. Senza di noi europei falliscono, non avranno più il loro giardinetto in cui pisciare.




RP2350 Done Framework Style


Ever want a microcontroller addon for your laptops? You could do worse than match one of the new and powerful microcontrollers on the block to one of the most addon-friendly laptops, in the way the Framework RP2350 laptop card does it. Plug it in, and you get a heap of USB-connected IO coming out of the side of your laptop – what’s not to love?

The card utilizes the Framework module board space to the fullest extent possible, leaving IO expansion on SMD pads you could marry to a male or female header, your choice. With about seventeen GPIOs, power, and ground, there’s really no limit on what you could add to the side connector – maybe it’d be a logic analyzer buffer, or a breadboard cable, or a flash chip reader, maybe, even an addon to turn it into a pirate version of a Bus Pirate? There’s a fair few RP2350 peripherals available on the side header GPIOs, so sky’s the limit.

Naturally, the card is fully open-source, and even has two versions with two different USB-C plug connectors, we guess, depending on which one is better liked by your PCBA process. Want one? Just send off the files! Last time we saw an addon adding GPIOs to your laptop, it was a Pi Zero put into the optical bay of a Thinkpad, also with an expansion header available on the side – pairing yet another legendary board with a legendary laptop.


hackaday.com/2025/12/08/rp2350…



LED Hourglass is a Great Learning Project


An hourglass tells you what it is in the name — a glass that you use to measure an hour of time passing by. [EDISON SCIENCE CORNER] has built a digital project that mimics such a thing, with little beads of light emulating falling sand in the timekeepers of old.

The build is designed around the Arduino platform, and can be constructed with an Arduino Uno, Nano, or Pro Mini if so desired. The microcontroller board is hooked up with an ADXL335 three-axis accelerometer, which is used for tracking the orientation and movement of the digital hourglass. These movements are used to influence the movement of emulated grains of sand, displayed on a pair of 8×8 LED matrixes driven by a MAX7219 driver IC. Power is courtesy of a 3.7 V lithium-ion cell, with a charge/boost module included for good measure. Everything is wrapped up in a vaguely hourglass-shaped 3D printed enclosure.

The operation is simple. When the hourglass is turned, the simulated grains of sand move as if responding to gravity. The movement is a little janky — no surprise given the limited resolution of the 8×8 displays. You also probably wouldn’t use such a device as a timer when more elegant solutions exist. However, that’s not to say builds like this don’t have a purpose. They’re actually a great way to get to grips with a microcontroller platform, as well as to learn about interfacing external hardware and working with LED matrixes. You can pick up a great deal of basic skills building something like this.

Would you believe this isn’t the first digital hourglass we’ve featured on the site?

youtube.com/embed/23EBLhm-rG8?…


hackaday.com/2025/12/09/led-ho…



La CISA avverte: evitate VPN personali per la sicurezza del vostro smartphone


In nuovi avvisi sulle comunicazioni mobili, la Cybersecurity and Infrastructure Security Agency (CISA) statunitense ha lanciato un severo avvertimento ai possessori di smartphone: evitare di utilizzare servizi VPN personali. Il documento, per gli utenti iPhone e Android, afferma che tali servizi spesso non attenuano i rischi, ma semplicemente modificano il punto in cui si concentrano le minacce.

Secondo la CISA, le VPN personali trasferiscono i rischi residui dal fornitore di servizi Internet al fornitore VPN, aumentando spesso la superficie di attacco. L’utente trasferisce di fatto la fiducia al servizio VPN e molti di questi fornitori, secondo l’agenzia, hanno politiche di sicurezza e privacy discutibili.

L’avviso fa parte di una campagna più ampia contro gli spyware commerciali e gli strumenti di tracciamento degli smartphone. Le agenzie di intelligence stanno registrando un numero crescente di casi in cui gli aggressori si mascherano da legittimi client VPN e li utilizzano come un comodo canale trojan per accedere ai dispositivi. Questi programmi sono in grado di intercettare la corrispondenza, la cronologia di navigazione e le credenziali per servizi bancari e altri servizi sensibili.

Si sottolinea che questi rischi sono aggravati dall’aumento della popolarità delle VPN. Gli utenti installano sempre più spesso queste app per aggirare i blocchi geografici, le restrizioni sui contenuti o in risposta a iniziative legislative come le leggi sulla verifica dell’età sui siti web per adulti. In preda alla mancanza di fiducia e al desiderio di “risolvere rapidamente il problema” della privacy, molti scaricano il primo software che incontrano, il che può rivelarsi inefficace o addirittura dannoso.

La formulazione della CISA sembra un divieto assoluto sulle VPN personali, ma il documento stesso prende di mira specificamente i provider con una reputazione dubbia. L’agenzia avverte efficacemente che il problema sorge in assenza di una struttura proprietaria trasparente, di impegni pubblici in materia di protezione dei dati e di chiare restrizioni sulla raccolta e l’archiviazione delle informazioni degli utenti. In questo caso, una VPN non diventa uno strumento di sicurezza, ma un ulteriore potenziale punto di sorveglianza.

Le raccomandazioni originali delineano anche i criteri che dovrebbero essere presi in considerazione da chi sta valutando l’utilizzo di una VPN. I requisiti chiave includono una politica di no-log rigorosa e verificata, l’utilizzo di protocolli crittografici moderni come OpenVPN e WireGuard, la protezione dalle perdite DNS e un meccanismo “kill switch” che interrompe la connessione di rete in caso di interruzione del tunnel VPN.

Vengono inoltre menzionate misure aggiuntive, come il routing del traffico multi-hop e frequenti modifiche delle chiavi di crittografia, per ridurre al minimo l’impatto di una potenziale compromissione.

L'articolo La CISA avverte: evitate VPN personali per la sicurezza del vostro smartphone proviene da Red Hot Cyber.



a parte che sappiamo chi sia il male nel mondo (trump&putin) ma questa follia pare sensata a qualcuno? rifacciamo berlino est e berlino ovest?


Giornata internazionale contro la corruzione. L’importanza della cooperazione internazionale tra Forze di Polizia


Oggi, 9 dicembre 2025, si celebra la Giornata internazionale contro la corruzione, istituita dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 31 ottobre 2003 con l'approvazione della Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione (#UNCAC), nota anche come Convenzione di Merida (normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn…)

Questa giornata mira a sensibilizzare l'opinione pubblica sui danni causati dalla corruzione, che mina le istituzioni democratiche, ostacola lo sviluppo sostenibile e compromette lo stato di diritto. Inoltre distorce i mercati, scoraggia gli investimenti stranieri e priva i cittadini di diritti fondamentali, creando un circolo vizioso che impoverisce i paesi.

La Convenzione, entrata in vigore nel dicembre 2005, rappresenta il primo strumento giuridico vincolante a livello internazionale per prevenire e combattere la corruzione. Include misure di prevenzione, criminalizzazione e recupero dei patrimoni trafugati. L' #UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime, con sede a Vienna) funge da segretariato, supportando i paesi nell'implementazione della Convenzione e nel recupero dei beni sottratti. Inoltre, la lotta alla corruzione è Obiettivo 16 dell'Agenda 2030 come traguardo per lo sviluppo sostenibile.

La Giornata internazionale promuove la consapevolezza attraverso eventi organizzati da governi, organizzazioni internazionali e società civile, con l'obiettivo di incentivare la prevenzione e il contrasto di questo fenomeno.

Nel 2024-2025, il tema della campagna delle Nazioni Unite è "Uniamoci ai giovani contro la corruzione: promuoviamo l’integrità di domani", evidenziando il ruolo fondamentale delle nuove generazioni nella promozione della trasparenza.

Oltre l’UNCAC (Convenzione ONU) quale principale strumento giuridico internazionale, ratificato da oltre 180 paesi, che obbliga gli Stati a prevenire e punire la corruzione, altri strumenti a livello internazionale sono il Gruppo d'Azione Finanziaria (GAFI/FATF), che combatte il riciclaggio di denaro legato alla corruzione, la ONG Transparency International, che monitora i livelli di corruzione globale attraverso indici come il CPI (Corruption Perceptions Index) e la Banca Mondiale ed il FMI (Fondo Monetario Internazionale), che condizionano prestiti e aiuti a riforme anticorruzione.

A livello europeo, l’ OLAF (Ufficio Europeo per la Lotta Antifrode) protegge gli interessi finanziari dell'UE, attraverso lo strumento operativo impersonato da EPPO (Procura Europea), che può perseguire reati contro il bilancio UE, inclusa la corruzione. Europol facilita la cooperazione tra forze di polizia nazionali, basandosi sulle Direttive UE, le normative comuni per armonizzare le legislazioni nazionali anticorruzione. Il GRECO (Gruppo di Stati contro la Corruzione del Consiglio d'Europa) monitora il rispetto degli standard anticorruzione.



La corruzione è un fenomeno transnazionale per diverse ragioni:


  • La Globalizzazione economica: multinazionali operano in più paesi, aumentando le opportunità di corruzione cross-border;
  • Gli Appalti internazionali: grandi progetti infrastrutturali coinvolgono attori di diverse nazioni;
  • I Paradisi fiscali: i proventi della corruzione vengono nascosti in giurisdizioni offshore;
  • La Criminalità organizzata: gruppi criminali transnazionali usano la corruzione per facilitare traffici illeciti;
  • Riciclaggio internazionale: il denaro sporco attraversa multiple giurisdizioni per essere "ripulito";
  • Le Catene di fornitura globali: creano vulnerabilità in più paesi simultaneamente


Il ruolo della cooperazione internazionale di polizia appare quindi fondamentale perché consente lo scambio di informazioni, ovvero la condivisione rapida di intelligence su reti corruttive transfrontaliere; permette indagini congiunte tramite la formazione di team investigativi comuni per casi complessi; facilita la assistenza giudiziaria, quali esecuzione di rogatorie internazionali ed estradizioni; facilita il tracciamento dei flussi finanziari (seguire il denaro attraverso paradisi fiscali e giurisdizioni multiple) ed il recupero dei beni, amezzo della confisca e restituzione di asset illeciti nascosti all'estero. Infine sollecita la formazione e il capacity building attraverso il trasferimento di competenze tra paesi.


@Attualità, Geopolitica e Satira

fabrizio reshared this.



La guerra di confine tra Thailandia e Cambogia riesplode: crolla la tregua, civili in fuga


@Notizie dall'Italia e dal mondo
Raid aerei, artiglieria e scontri in più province segnano il collasso dell’accordo di ottobre: evacuazioni di massa e timori di una crisi regionale fuori controllo.
L'articolo La guerra di confine tra Thailandia e Cambogia riesplode:




Venezuela-Usa, geopolitica dell’ultimatum


@Notizie dall'Italia e dal mondo
Nel cuore di Caracas, tra propaganda digitale dell’opposizione e mobilitazione popolare, il governo bolivariano risponde alla campagna di destabilizzazione con presenza pubblica, disciplina civico-militare e un messaggio diretto a Washington.
L'articolo Venezuela-Usa, geopolitica dell’ultimatum proviene da Pagine Esteri.



accusa l'europa di andare verso il fascismo, qaundo alle elezioni europee spinge per i partiti fascisti (tipo ADF Ing ermania). non ci sta proprio con la testa. l'ADF non si rifà al nazismo ma certo la parte politica è quella...


linkiesta.it/2025/12/la-linea-…

"la verità è che oggi l’America, come scrive Christian Rocca su Linkiesta, è «guidata da una cosca di affaristi interessati soltanto al business personale e da una setta nazional-razzista che si ispira ideologicamente all’apartheid sudafricano» e che «entrambi, affaristi e neo afrikaaners, sono spalleggiati e istigati dai nuovi “conquistadores digitali” (copyright Giuliano da Empoli) che alimentano il caos globale e sfruttano l’arma dell’algoritmo per intorpidire la società aperta»."

"La differenza tra la prudenza dei leader europei, compresi i Volenterosi, e l’ambiguità di Meloni sta nel fatto che i primi devono dissimulare la propria avversione ai metodi e alle parole d’ordine dell’Amministrazione Trump per non compromettere il rapporto con gli Stati Uniti; la seconda, al contrario, deve dissimulare la propria affinità ai nuovi fascisti americani, per non compromettere il rapporto con l’Unione europea."

"Del resto, non c’è una riga del documento sulla Strategia di sicurezza nazionale che non potrebbe figurare in un volantino sovranista, a cominciare dalla ridicola campagna dei signori delle piattaforme contro la presunta censura europea. Uno dei tanti grotteschi rovesciamenti della realtà cui ci siamo purtroppo abituati, come sottolinea giustamente Rocca quando se la prende con questi «oligarchi di regime che parteggiano per gli eversori dello Stato di diritto, annebbiano le menti occidentali e criticano, di concerto con i macellai del Cremlino e i razzisti della Casa Bianca, la società e le istituzioni europee accusandole di censura del dibattito pubblico, malgrado gli unici a censurare siano russi, cinesi e compagnia malvivente, tanto che uno degli sgherri di Putin per denunciare su X, sulla scia di Elon Musk e J.D. Vance, l’inesistente mancanza di libertà di parola in Europa ha dovuto usare una vpn francese perché X in Russia è, appunto, vietato»."




Alessandra Celletti – Satie Mon Amour
freezonemagazine.com/articoli/…
Ci sono artisti che sembrano nascere per attraversare i confini, per camminare sul filo che separa il classico dal contemporaneo, il rigore dallo stupore. Alessandra Celletti appartiene a questa rara specie. Eclettica pianista romana, formatasi in ambito accademico ma sempre insofferente a qualsiasi recinto, ha costruito negli anni un percorso fatto di libertà: recital che […]



Mattel trae ispirazione da mogherini, moretti e gualmini, tutte PD e lancia la nuova Barbie.


RAI, A QUASI 4 ANNI DI GUERRA ARRIVA IL SECONDO REPORTAGE DAL LATO RUSSO: MICALESSIN ENTRA A POKROVSK
La maggior parte dei civili ha gradualmente abbandonato le zone conquistate dalla Russia fra Avdiïvka e Pokrovs'k, dove è si è svolta una delle battaglie più violente dell'intera guerra in Ucraina. Per le strade si vedono passare quasi soltanto mezzi militari dell'esercito di Mosca, tra cui i convogli che portano aiuti nelle città assediate. Nel reportage di Gian Micalessin, la vita "dell'altro fronte", quello russo, e i pensieri dei civili.

Puntata andata in onda dalle 0:30 alle 2:45, non sia mai ci sia troppa gente a vedere dei civili ucraini che accusano il regime di Kiev di usarli come scudi umani, mentre l'esercito russo vuole difenderli.

Il primo reportage lato russo fu fatto da Report.





IPv6 al FLUG

firenze.linux.it/2025/12/ipv6-…

Segnalato dal LUG di Firenze e pubblicato sulla comunità Lemmy @GNU/Linux Italia
#Firenze
Nuova attività in collaborazione col GOLEM e con la partecipazione straordinaria del sensei giomba, promotore ufficiale di IPv6 nella piana empolese e dintorni. Martedì 9 novembre 2025, ci sarà una serata di spippolamento

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Da Haaretz:

Far-right National Security Minister Itamar Ben-Gvir arrived at the Knesset's National Security Committee hearing on his party's proposed death penalty bill for terrorists wearing a gold noose-shaped pin

a gold noose-shaped pin = una spilletta in oro a forma di cappio

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Perché dovremmo preoccuparci della privacy quando navighiamo, anche se non abbiamo nulla da nascondere. Il post di @Emanuele

Questo non è un tutorial sulla privacy. È il mio punto di vista, frutto di anni di vita online e di errori che mi hanno insegnato a proteggere i miei dati. Lo dedico a chi naviga, a chi usa i social senza pensarci troppo e a chi pensa di non avere nulla da nascondere.
La tua privacy online è preziosa come le chiavi di casa.

Se vuoi seguire altri post sulla #Privacy puoi seguire il gruppo Activitypub @Privacy Pride

emanuelegori.uno/perche-dovrem…


Perché dovremmo preoccuparci della privacy quando navighiamo, anche se non abbiamo nulla da nascondere


Negli ultimi anni la parola privacy è ovunque, ma spesso non sappiamo davvero cosa significhi. Tra app che chiedono accesso a ogni aspetto della nostra vita, assistenti vocali che ci ascoltano anche quando non parlano, pubblicità che sembrano leggere nei nostri pensieri e social network sempre più affamati di dati, viene spontaneo chiedersi: abbiamo davvero ancora il controllo sulla nostra vita digitale?

Eppure, molte persone continuano a ripetere un mantra apparentemente rassicurante: “Non ho nulla da nascondere, quindi non ho nulla da temere.” È una frase che sento ancora troppo spesso quando si parla di privacy online. Ed è comprensibile, perché per anni ci hanno fatto credere che la privacy fosse una questione per paranoici, complottisti o criminali digitali.

Indice contenuti

Perché proteggere la propria identità online non è un gesto da paranoici


C’è ancora chi pensa che preoccuparsi della privacy online sia roba da fissati o da chi ha qualcosa da nascondere, come se solo i “colpevoli” volessero proteggere i propri dati personali. È una visione distorta che gioca a favore di chi, giorno dopo giorno, raccoglie informazioni su di noi senza trasparenza né un consenso davvero informato.

Proteggere la propria privacy quando navighiamo non significa sparire dal web o vivere con la paranoia che ogni clic sia una minaccia. Significa semplicemente scegliere consapevolmente cosa condividere e con chi, proprio come facciamo nella vita reale. Nessuno penserebbe di lasciare le chiavi di casa a degli sconosciuti, eppure online accade qualcosa di simile ogni volta che accettiamo cookie invasivi o ci registriamo a un servizio senza nemmeno dare un’occhiata alle condizioni d’uso.

Ormai la raccolta di dati è una componente essenziale di tante piattaforme gratuite che usiamo ogni giorno. È il loro modo di guadagnare: più sanno di noi, più possono venderci a qualcuno. Per anni ho ceduto dati senza pensarci, fino a rendermi conto di quante informazioni avessi regalato. Alcune erano banali, altre no. E tutte raccontavano qualcosa di me, anche quando non volevo.

Ogni informazione che condividiamo è un pezzetto della nostra identità digitale. Non sono solo numeri, cronologie o preferenze: siamo noi. Per questo la privacy dovrebbe essere riconosciuta e rispettata come un diritto, non trattata come un privilegio per pochi esperti o come un comportamento sospetto.

In un’epoca in cui ogni attività online lascia una traccia, proteggere la propria identità digitale significa tutelare la propria libertà e riaffermare il controllo su ciò che ci riguarda. Non serve giustificarsi: voler mantenere la riservatezza non è sospetto, è sano buon senso.

Cosa succede davvero quando navighi su internet


Navigare online può sembrare un’azione semplice e immediata: apri il browser, digiti un indirizzo, e in pochi secondi la pagina appare sullo schermo. Dietro questa apparente semplicità, però, si nasconde un complesso meccanismo di scambi di dati e comunicazioni che coinvolge molti attori, alcuni dei quali non sempre visibili all’utente.

Quando visiti un sito web, il tuo dispositivo invia una richiesta ai server che ospitano quella pagina. Oltre al contenuto che chiedi di vedere, il sito raccoglie informazioni come l’indirizzo IP del tuo computer, il tipo di browser che usi, il sistema operativo e persino la risoluzione dello schermo. Questi dati, combinati, possono diventare un’impronta digitale unica, capace di identificarti anche senza bisogno di un login o di un account. Questo processo si chiama fingerprinting e rappresenta una delle tecniche più sofisticate di tracciamento.

Molti siti utilizzano poi i cookie, piccoli file salvati sul tuo dispositivo, per ricordare chi sei e personalizzare la tua esperienza. Non tutti i cookie sono innocui: alcuni sono progettati per tracciare la tua navigazione su più siti, creando un profilo dettagliato dei tuoi interessi e comportamenti. Questa raccolta può essere usata per indirizzarti pubblicità mirate o, in molti casi, condivisa con partner commerciali senza che tu ne sia pienamente consapevole.

Accanto ai cookie, ci sono anche tracker invisibili nascosti nelle pagine, script di terze parti che raccolgono dati senza un chiaro consenso. Questi strumenti funzionano in background, monitorando quanto tempo resti su una pagina, cosa clicchi, quali prodotti guardi e molto altro. Spesso, la loro presenza è difficile da rilevare senza strumenti specifici.

Il risultato è un ecosistema in cui la tua navigazione viene continuamente monitorata, analizzata e sfruttata per vari scopi commerciali o di profilazione. Capire cosa succede dietro le quinte è il primo passo per proteggersi efficacemente e navigare in modo più consapevole, scegliendo strumenti e abitudini che rispettino la tua privacy.

Cosa puoi fare senza essere un esperto


Proteggere la propria privacy online non è una missione riservata agli smanettoni o agli appassionati di sicurezza informatica. Al contrario, ci sono strumenti e accorgimenti semplici che chiunque può adottare nella vita digitale di tutti i giorni, senza bisogno di competenze tecniche o configurazioni complicate.

La buona notizia è che anche piccoli cambiamenti possono fare una grande differenza nel ridurre la quantità di dati che lasciamo in giro mentre navighiamo.

Per iniziare, basta scegliere un browser che offra già un buon livello di protezione della privacy (ne parlo nel capitolo successivo) e dire addio a Microsoft Edge o Google Chrome, entrambi noti per la loro raccolta aggressiva di dati.

Anche cambiare il motore di ricerca predefinito è un passo semplice ma efficace. Esistono alternative che non tracciano le tue ricerche né creano profili dettagliati su di te, a differenza di Google e Bing.

Un altro consiglio semplice e potente è installare estensioni affidabili che ti aiutino a proteggerti, come uBlock Origin per bloccare pubblicità e script indesiderati e Privacy Badger per impedire il tracciamento invisibile. Ne parlo in dettaglio in un precedente articolo dedicato perchè installare un’estensione per il browser che blocchi annunci pubblicitari e altri script dannosi, per proteggere la tua privacy e sicurezza.

Browser e motori di ricerca che rispettano la tua privacy


Navigare online senza essere tracciati è sempre più difficile. Ogni sito visitato, ogni ricerca effettuata, ogni clic può contribuire a costruire un profilo dettagliato della nostra identità digitale. Questi dati vengono raccolti, collegati, analizzati per prevedere i nostri comportamenti, mostrarci pubblicità su misura o in molti casi influenzare le nostre decisioni.

Per questo, scegliere un browser e un motore di ricerca che rispettino davvero la privacy è una scelta consapevole, non una fissazione da esperti.

Esistono diverse alternative ai browser più famosi e preinstallati, come Microsoft Edge su Windows o Google Chrome su Android, che cercano un equilibrio tra protezione dei dati e facilità d’uso. Tra queste troviamo:

Firefox, sviluppato da una fondazione no-profit che ha sempre messo al primo posto la privacy degli utenti;

LibreWolf e Waterfox, due fork di Firefox pensati per chi vuole il massimo della riservatezza;

e Brave, basato sul codice open source di Chrome.

In un prossimo post approfondiremo meglio la questione browser, analizzando vantaggi e differenze tra queste soluzioni

Un altro aspetto spesso trascurato riguarda i motori di ricerca.

Continuare a usare Google o Bing significa accettare che ogni ricerca venga registrata, profilata e legata a un’identità precisa. Per chi desidera maggiore riservatezza esistono alternative concrete da usare.

Qwant motore di ricerca europeo con cuore francese, nato come alternativa a Google, progettato fin dall’inizio per rispettare il GDPR e ospitare tutti i dati in Europa. Qwant ha sviluppato un proprio indice di ricerca (in crescita), anche se per alcune query integra risultati da altri partner. progettato fin dall’inizio per rispettare il GDPR e ospitare tutti i dati in Europa.

DuckDuckGo (Stati Uniti), i suoi risultati provengono da oltre 400 fonti, ma la base principale resta Bing e Yahoo. Ha un proprio crawler (DuckDuckBot), ma lo usa in modo complementare. La sua priorità è la privacy, dichiara che non registra indirizzi IP, non salva cronologia, non crea profili pubblicitari.

Startpage(Paesi Bassi), è un motore di ricerca olandese nato con l’obiettivo di offrire la potenza dei risultati di Google ma senza alcun tracciamento. In pratica, funziona come un “filtro”: tu fai la ricerca, Startpage la inoltra a Google, riceve i risultati e te li mostra senza che Google sappia chi sei

Brave Search (Stati Uniti), è il motore di ricerca sviluppato da Brave Software, la stessa azienda dietro al browser Brave. È pensato come alternativa a Google e Bing, con un indice indipendente costruito da zero che a differenza di DuckDuckGo o Startpage lo rende più indipendente dalle Big Tech. Integra funzioni basate su intelligenza artificiale per risposte rapide e sintetiche ed è integrato nel browser Brave, rendendo facile l’uso per chi già utilizza questo browser.

Mojeek (Regno Unito), è un motore di ricerca britannico nato nel 2004 che si distingue perché utilizza un indice proprietario costruito con il proprio crawler (MojeekBot). Non si appoggia a Google o Bing, e punta su privacy e indipendenza, senza tracciamento né profilazione degli utenti. Tuttavia, anche se Mojeek è tecnologicamente indipendente, i suoi risultati di ricerca spesso non sono così completi o pertinenti come quelli di Google, soprattutto quando si cercano argomenti complessi o notizie molto recenti.

SearXNG è un metamotore di ricerca open-source, non ha un indice proprio, ma aggrega i risultati da vari motori di ricerca (tra cui Google, Bing, DuckDuckGo, Qwant, Wikipedia, ecc…) senza tracciare gli utenti, non memorizza query, non invia dati personali ai motori da cui prende i risultati. Un esempio di istanza di SearXNG è ospitato dal progetto italiano Devol, disponibile all’indirizzo https://searxng.devol.it

La scelta del browser e del motore di ricerca non richiede competenze tecniche, ma solo un pizzico di curiosità e la voglia di informarsi. In un web dove siamo sempre più controllati, anche una piccola scelta consapevole può avere un impatto significativo. Navigare in modo più libero e rispettoso della propria privacy è possibile: basta sapere dove guardare.

VPN e strumenti avanzati


Quando si parla di privacy online, è facile imbattersi in consigli che includono l’uso di VPN, estensioni per il browser, DNS alternativi e strumenti di anonimato come Tor. Ma a cosa servono davvero questi strumenti? E soprattutto: sono sempre necessari?

Partiamo dalle VPN (Virtual Private Network). Questo tipo di servizio crea un “ponte” crittografato tra il tuo dispositivo e internet, nascondendo l’indirizzo IP reale e rendendo più difficile risalire alla tua posizione. Le VPN sono utili in particolare quando si utilizza una rete Wi-Fi pubblica, come in aeroporto o al bar, o quando si vuole evitare che il proprio provider internet tracci le attività di navigazione. Tuttavia, non tutte le VPN sono affidabili: molte gratuite vendono i dati degli utenti o offrono protezione limitata. Per questo, se si decide di usarne una, è preferibile scegliere un servizio serio e trasparente, come Mullvad, ProtonVPN o IVPN, noti per la loro attenzione alla privacy e per non registrare log.

Poi ci sono i DNS (Domain Name System) che il tuo provider (ISP) ti assegna automaticamente, ma non sei obbligato a usarli: puoi cambiarli manualmente e scegliere alternative che offrono più velocità, sicurezza e privacy. La configurazione manuale non è immediata per chi non ha molta dimestichezza, ma tra le opzioni che proteggono da siti malevoli e phishing segnalo: Quad9, OpenDNS, Cloudflare

Per chi vuole spingersi un po’ oltre, esistono soluzioni avanzate ma alla portata degli utenti più smanettoni. Ad esempio strumenti come Pi-hole o AdGuard Home, che puoi installare su un Raspberry Pi o in un vecchio PC all’interno della tua rete domestica, agiscono a livello di rete e bloccano pubblicità, tracker e domini dannosi per tutti i dispositivi connessi: computer, smartphone, smart TV, senza bisogno di configurare ogni singolo dispositivo. Sono una scelta ideale per chi vuole un controllo granulare della propria rete ma restano comunque complementari ai plugin del browser (come uBlock o Privacy Badger), che bloccano contenuti più avanzati.

Risorse utili e progetti che difendono i tuoi diritti online.


Difendere la propria privacy online non è solo questione di usare gli strumenti giusti: è anche una scelta consapevole, che passa per l’informazione e la scoperta di risorse affidabili. Anche in Italia, esistono progetti, comunità e piattaforme non commerciali che lavorano ogni giorno per tutelare i nostri diritti digitali e promuovere un web più etico.

Le Alternative, un progetto indipendente che recensisce e propone strumenti alternativi alle Big Tech, con schede complete, comparazioni chiare e un linguaggio accessibile a tutti. È l’ideale per chi vuole scoprire nuovi strumenti evitando di restare legato ai soliti colossi tecnologici.

Get Privacy, una guida pratica che suggerisce sette semplici passi per migliorare la tua privacy online, preferendo servizi europei e strumenti open source. È pensata per chiunque voglia fare un primo passo concreto, senza diventare un esperto.

Librezilla è una piattaforma che raccoglie e promuove servizi online liberi, open source e gratuiti, come motori di ricerca alternativi, strumenti per la produttività, software audio/video, social decentralizzati e molto altro. L’obiettivo è offrire soluzioni etiche e rispettose della privacy, come alternative concrete ai servizi delle Big Tech.

AlternativaLinux, è un blog italiano ricco di tutorial e guide pratiche, con particolare attenzione a Linux Mint. Offre percorsi tematici per principianti e consigli concreti per migliorare sicurezza e produttività con software libero.

Una realtà italiana virtuosa è il collettivo Devol, che propone servizi etici, liberi e gratuiti, ospitati su infrastrutture trasparenti e pensati per tutelare la privacy degli utenti. Tra le soluzioni offerte, spicca la loro istanza Mastodon: uno spazio sociale decentralizzato e privo di tracciamento, pensato come alternativa consapevole a Twitter/X. Si tratta di un’istanza italiana e generalista, aperta a chiunque voglia comunicare in modo etico, senza algoritmi invasivi né pubblicità, e con una forte attenzione alla libertà di espressione.

Ti è piaciuto questo articolo? Lascia un feedback nei commenti, ogni suggerimento è prezioso per migliorare e condividere conoscenza libera.

P.S.: Se vuoi proporre una risorsa utile che non è elencata nella lista, lascia un commento sotto o scrivimi su Mastodon: ogni contributo è benvenuto.


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We are publishing a risograph-printed zine about the surveillance technologies used by ICE.#Announcements


404 Media Is Making a Zine


404 Media is making a print zine about the surveillance tactics used by ICE, and the ways people are resisting this technology. It will be 16 pages and printed on a risograph printer by a printshop in Los Angeles. It contains both reworked versions of our best reporting on ICE and some new articles for the zine. It will be available at the beginning of January.

I have been somewhat obsessed with making a print product for the last year or so, and we’re really excited to try this experiment. If it goes well, we hope to make more of our journalism available in print. We are doing this in part because we were invited to help throw a benefit concert by our friends at heaven2nite in Los Angeles on January 4, with the proceeds going to the Coalition for Humane Immigrant Rights (CHIRLA), an LA-based nonprofit providing support to Dreamers, immigrant families, and low-wage workers in California. We are going to be giving away copies of the zine at that concert and are selling copies on our Shopify page to ship in early January.

Presale: ICE Surveillance Zine
**THIS WILL SHIP IN EARLY JANUARY** We are making a print zine about the surveillance tactics used by ICE, and the ways people are resisting this technology. It is 16 pages and printed on a risograph printer by Punch Kiss Press in Los Angeles. It contains both reworked versions of our best reporting on ICE and some new
404 Media404 Media


Why are we doing this? Well, zines are cool, and print media is cool. We have joked about wanting to print out our blogs and hand them out door-to-door or staple them to lamp posts. Handing out zines at a concert or sending them to you in the mail will get the job done, too.

We have spent the last two-and-a-half years trying to build something more sustainable and more human in a world and on an internet that feels more automated and more artificial than ever. We have shown that it’s possible for a small team of dedicated reporters to do impactful, groundbreaking accountability journalism on the companies and powers that are pushing us to a more inhumane world without overwhelmingly focusing on appeasing social media and search algorithms. Nevertheless, we still spend a lot of our time trying to figure out how to reach new audiences using social media and search, without making ourselves feel totally beholden to it. Alongside that, we put a huge amount of effort into convincing people who find our stuff on Instagram or TikTok or YouTube or Reddit (and Bluesky and Mastodon) to follow our work on platforms where we can directly reach them without an algorithmic intermediary. That’s why we focus so much on building our own website, our own direct email newsletters, our own full-text RSS feeds, and RSS-based podcast feeds.

This has gone well, but we have seen our colleagues at The Onion and other independent media outlets bring back the printed word, which, again, is cool, but also comes with other benefits. Print can totally sidestep Big Tech’s distribution mechanisms. It can be mailed, sold in stores, and handed out at concerts. It can be read and passed to a friend, donated to a thrift store and discovered by someone killing time on a weekend, or tossed in a recycling bin and rescued by a random passerby. It is a piece of physical media that can be organically discovered in the real world.

Print does come with some complications, most notably it is significantly more expensive to make and distribute a print product than it is to make a website, and it’s also a slower medium (duh). Ghost, our website and email infrastructure, also doesn’t have a native way to integrate a print subscription into a membership. This is a long way of saying that the only way this first print experiment makes sense is if we sell it as a separate product. Subscribers at the Supporter level will get a discount; we can’t yet include print in your existing subscription for all sorts of logistical and financial reasons, but we will eventually make a PDF of the zine available to subscribers. If you're a subscriber, your code is at the bottom of this post.
playlist.megaphone.fm?p=TBIEA2…
Some other details: Our cover art was made by Veri Alvarez, a super talented LA-based artist whose work you can find here. The interior of the magazine was designed and laid out by our old friend Ernie Smith, who runs the amazing Tedium newsletter and who was willing to unretire from his days of laying out newspapers to help us with this. We are printing it at Punch Kiss Press, a DIY risograph studio here in Los Angeles. For those unfamiliar, risograph printing is sort of like silkscreening on paper, where you print one color at a time and layer them on top of each other to get very cool color mixing effects.

We did not originally set out to spend most of the last year reporting on ICE. But we have watched the agency grow from an already horrifying organization into a deportation force that is better funded than most militaries. We have seen full-scale occupations of Los Angeles and Chicago, daily raids playing out in cities, towns, and workplaces across the country, and people getting abducted while they are at work, shopping, or walking down the street.

As this has played out, we have focused on highlighting the ways that the Trump administration has used the considerable power of the federal government and the vast amounts of information it has to empower ICE’s surveillance machine. Technologies and databases created during earlier administrations for one governmental purpose (collecting taxes, for example) have been repurposed as huge caches of data now used to track and detain undocumented immigrants. Privacy protections and data sharing walls between federal agencies have been knocked down. Technologies that were designed for local law enforcement or were created to make rich people feel safer, like license plate tracking cameras, have grown into huge surveillance dragnets that can be accessed by ICE. Surveillance tools that have always been concerning—phone hacking malware, social media surveillance software, facial recognition algorithms, and AI-powered smart glasses—are being used against some of society’s most vulnerable people. There is not a ton of reason for optimism, but in the face of an oppressive force, people are fighting back, and we tried to highlight their work in the zine, too.

Again, this is an experiment, so we can’t commit at the moment to a print subscription, future zines, future magazines, or anything like that. But we are hopeful that people like it and that we can figure out how to do more print products and to do them more often. If you have a connection at a newspaper printing press, a place that prints magazines or catalogs, or otherwise have expertise in printmaking, design, layout, or other things that deal with the printed word, please get in touch, it will help us as we explore the feasibility of doing future print products (jason@404media.co).

We are also hoping that groups who work with immigrants throughout the United States will be interested in this; if that’s you please email me (jason@404media.co). We are also exploring translating the zine into Spanish.

If you are a subscriber, your discount code is below this:

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Amazon, Alphabet, Meta e Oracle con i bond per l’intelligenza artificiale

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Noelle and Sam discuss everything from sexbots and AI porn to censorship, age verification legislation, and their favorite parody porn flicks.#Podcast


Podcast: Why AI Porn Sucks (with Noelle Perdue)


This week Sam is in conversation with Noelle Perdue. Noelle is a writer, producer, and internet porn historian whose works has been published in Wired, the Washington Post, Slate, and more, and you’re probably familiar with her work if you’ve been paying attention to the plot in your favorite pornographic films. She’s writing on Stubstack so look her up there!

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Noelle Perdue on Substack

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The Department of Justice demanded Apple remove ICEBlock, which reports sightings of ICE officials, from its App Store. Now the creator is suing, saying the demand violated his First Amendment rights.#ICE #iceblock


ICEBlock Creator Sues U.S. Government Over App’s Removal


The creator of ICEBlock, a popular ICE-spotting app that Apple removed after direct pressure from the Department of Justice, is suing Attorney General Pam Bondi and other top officials, arguing that the demand violated his First Amendment rights.

The move is the latest in the ongoing crackdown on ICE-spotting apps and other information about the Trump administration’s mass deportation effort. Both Apple and Google have removed other similar apps from their app stores, with Apple also removing one called Eyes Up that simply archived videos of ICE abuses.

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Press Release: EU stands up to Big Tech with €120 million fine to X


The European Commission took aim at X for breaking the DSA, proof that Europe’s landmark law can bite. Despite political pressure and corporate pushback, the EU is showing that online platforms can and will be held accountable for practices that mislead users, cause harm, or undermine democracy.

The post Press Release: EU stands up to Big Tech with €120 million fine to X appeared first on European Digital Rights (EDRi).



PODCAST SIRIA. Un anno di celebrazioni, tra problemi atavici e l’incertezza del futuro


@Notizie dall'Italia e dal mondo
A Damasco e nelle più importanti città del Paese si celebra il primo anniversario della caduta di Bashar al-Assad e della presa del potere da parte del gruppo dell'autoproclamato presidente Ahmad al-Sharaa.
L'articolo PODCAST SIRIA. Un




L’Europa tra pace impossibile e leadership smarrita. L’opinione del gen. Del Casale

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Continua a far discutere il piano Trump per la pace in Ucraina come pure la posizione che l’Unione europea deve assumere a sua volta, schiacciata tra un’emarginazione internazionale e un ruolo rivendicato, almeno da co-protagonista, nella soluzione della crisi che più direttamente intacca la sua