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in italia la meloni pare tanto felice per lo spid basso (secondo me x congiuttura internazionale ma è una cosa positiva) ma sono stupida se penso che il fatto che solo in italia (e in grecia) negli utili 20 anni il reddito da lavoro non ha recuperato minimamente la perdita di potere di acquisto causata dall'inflazione sia un sintomo / indicatore economico davvero inquietante per il futuro dell'italia? un'economia sana si basa più sui consumi interni che sulle esportazioni... le esportazioni devono essere un di più...


Dugin:
"Macron è un idiota totale. Se i Rothschild scelgono questi cretini per il potere, significa che la loro famiglia stessa subirà una rapida degenerazione. Anche tutti gli altri leader europei sono profondamente ritardati. È la tendenza."

https://x.com/AGDugin/status/1997729726363033709
Alexander Dugin su X: "Macron is the total idiot. If Rothschilds choose such cretins for power that means that their family itself undergoes fast degeneration. All other European leaders are also deeply retarded. It is the trend." / X
https://x.com/AGDugin/status/1997729726363033709



"Violate le norme UE", X cancella l'account pubblicitario della Commissione europea • Imola Oggi
imolaoggi.it/2025/12/07/violat…



Alla scoperta di Charlie Parker. Eredità culturale e storia di un gigante del jazz
freezonemagazine.com/news/alla…
Dal 5 dicembre in libreria e nei negozi online Alla ricerca di Charlie Parker – Eredità culturale e storia di un gigante del jazz dello studioso e critico di jazz Franco Bergoglio, pubblicato da Shake Edizioni. Charlie “Bird” Parker è stato così tanto idolatrato e imitato in vita o negli anni


LA SECONDA GUERRA MONDIALE

@Informatica (Italy e non Italy 😁)

Nel periodo bellico altri Servizi vennero istituiti (anche a supporto di alti funzionari dello Stato) e taluni ridimensionati, mutate le dipendenze funzionali.
L'articolo LA SECONDA GUERRA MONDIALE proviene da GIANO NEWS.
#DIFESA



Modi fa l’indiano con Sanchar Saathi, l’app che avrebbe voluto su tutti gli smartphone

Per vedere altri post come questo, segui la comunità @Informatica (Italy e non Italy 😁)

Il governo indiano ritira improvvisamente l'ordinanza con la quale aveva imposto ai produttori di smartphone l'installazione di una app governativa, Sanchar Saathi. L'India non andrà allo startmag.it/innovazione/india-…

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A Touchscreen MIDI Controller For The DIY Set


MIDI controllers are easy to come by these days. Many modern keyboards have USB functionality in this regard, and there are all kinds of pads and gadgets that will spit out MIDI, too. But you might also like to build your own, like this touchscreen design from [Nick Culbertson].

The build takes advantage of a device colloquially called the Cheap Yellow Display. It consists of a 320 x 240 TFT touchscreen combined with a built-in ESP32-WROOM-32, available under the part number ESP32-2432S028R.

[Nick] took this all-in-one device and turned it into a versatile MIDI controller platform. It spits out MIDI data over Bluetooth and has lots of fun modes. There’s a straightforward keyboard, which works just like you’d expect, and a nifty beat sequencer too. There are more creative ideas, too, like the bouncing-ball Zen mode, a physics-based note generator, and an RNG mode. If you liked Electroplankton on the Nintendo DS, you’d probably dig some of these. Files are on GitHub if you want to replicate the build.

These days, off-the-shelf hardware is super capable, so you can whip up a simple MIDI controller really quickly. Video after the break.

youtube.com/embed/ALDQR1RCIdE?…


hackaday.com/2025/12/07/a-touc…



Classroom non è una piazza! L’insegnante chiede un colloquio con i genitori e scatta il data breach


Fino a che punto per un insegnante è possibile giustificare l’esposizione dei dati degli studenti facendo ricorso alla scusa della “finalità educativa“? Nel provv. n. 583 del 9 ottobre 2025 dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali è affrontato il caso di un reclamo riguardante la pubblicazione all’interno della piattaforma di Google Classroom da parte di un insegnante di alcuni messaggi nei quali erano richiesti colloqui urgenti con i genitori di tre alunni. Rendendo di fatto questi messaggi accessibili non solo agli studenti, ma anche a tutti i genitori.

A fronte delle rimostranze di uno dei genitori, la risposta dell’insegnante è stata “Tutti devono sapere che se si comporteranno come suo figlio, verranno presi provvedimenti seri.”. Vuoi per effetto della terza legge di Newton, ha fatto così seguito un ricorso contro l’Istituto scolastico in cui è stata lamentata una violazione della normativa in materia di protezione dei dati personali.

All’esito della richiesta di informazioni, l’Istituto scolastico ha informato il Garante Privacy di aver provveduto ad annotare l’evento come data breach, alla successiva rimozione del messaggio (entro circa 24 ore) e a dettagliare le circostanze dell’accaduto da cui emerge un errore di valutazione da parte dell’insegnante per non aver valutato il fatto che la comunicazione era stata resa accessibile non solo agli alunni della classe, presenti e verso cui si volevano perseguire finalità educative, ma anche ai genitori degli stessi. I quali, ovviamente, non dovevano venire a conoscenza dei nominativi degli alunni coinvolti.

Inevitabile l’avvio di un procedimento per la contestazione della violazione della liceità del trattamento,

in quanto la pubblicazione, sulla piattaforma Classroom, dei messaggi contenenti informazioni personali relativi al figlio della reclamante e altri due alunni, seppure avvenuta in un’area accessibile solo a genitori degli alunni della classe e non, quindi accessibile a chiunque, ha dato luogo, nel caso di specie, a una comunicazione illecita di dati personali a terzi.


La decisione del Garante Privacy.


Nelle difese, il titolare ha ribadito l’errore da parte dell’insegnante nell’aver inviato, successivamente alla convocazione riservata e individuale, anche il messaggio per mettere a conoscenza tutti gli alunni dei provvedimenti adottati senza avere coscienza del fatto che sarebbe stato accessibile anche a tutti i genitori.

Nel ribadire le regole applicabili al trattamento in ambito pubblico, il Garante Privacy fa prima una ricognizione generale,

Il quadro normativo in materia di protezione dei dati previsto dal Regolamento dispone che il trattamento di dati personali da parte di soggetti pubblici è lecito se necessario “per adempiere un obbligo legale al quale è soggetto il titolare del trattamento” o “per l’esecuzione di un compito di interesse pubblico o connesso all’esercizio di pubblici poteri” (art. 6, paragrafo 1, lett. c) ed e), paragrafi 2 e 3 del Regolamento; art 2-ter del Codice.

dopodiché, esclude che l’aver reso disponibile sulla piattaforma in modo accessibile anche a tutti i genitori i messaggi con i quali venivano richiesti colloqui urgenti ai genitori di tre alunni indicandoli nominalmente possa rientrare entro il perimetro di liceità del trattamento.

Motivo per cui si conferma l’ipotesi di violazione,

Per tali ragioni l’Istituto ha dato luogo, in assenza di idoneo presupposto di liceità, a una comunicazione illecita di dati personali a terzi in violazione degli artt. 5, par. 1, lett. a) e 6, parr. 1, lett. c) ed e), 2 e 3 del Regolamento e 2-ter, commi 1 e 3, del Codice.

e provvede con un ammonimento, tenendo conto delle circostanze del caso.

L’errore che non scusa.


Circa la scusabilità dell’errore da parte dell’insegnante, però, è opportuno svolgere una riflessione più approfondita. Dal momento che quella stabilita dal GDPR è una responsabilità d’organizzazione, il titolare non può sottrarsi dalla stessa indicando una negligenza o un inadempimento da parte di chi agisce sotto la sua autorità. Quel che viene richiesto è infatti la predisposizione di misure (tecniche e organizzative) adeguate (quindi: preventive ed efficaci) rispetto ai rischi del trattamento.

Inoltre, il tema delle comunicazioni scolastiche è già stato affrontato in più occasioni da parte del Garante,

Il diritto–dovere di informare le famiglie sull’attività e sugli avvenimenti della vita scolastica deve essere sempre bilanciato con l’esigenza di tutelare la personalità dei minori. È quindi necessario evitare di inserire, nelle circolari e nelle comunicazioni scolastiche non rivolte a specifici destinatari, dati personali che rendano identificabili, ad es., gli alunni coinvolti in casi di bullismo o destinatari di provvedimenti disciplinari o interessati in altre vicende particolarmente delicate.

tenendo conto della particolare vulnerabilità degli interessati coinvolti.

Misure utili in tal senso sono anche e soprattutto interventi di sensibilizzazione e formazione, così da rendere nn solo edotto il personale che opera di quell’esigenza ineliminabile di tutelare i diritti degli interessati cui provvede il GDPR ma anche del funzionamento della strumentazione in uso (nel caso: Google Classroom). Motivo per cui occorrono interventi concreti e riferiti al contesto.

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Un altro tributo del e al Poverello d’Assisi: il presepe. Perché è da lui che è partito un nuovo modo di ascoltare la voce del Natale, la profonda eco di qualcosa che aveva iniziato il cambiamento del mondo duemilaventicinque anni fa.


Educazione digitale dei bambini: il grande ritardo di adulti e scuola


Secondo Eurostat nel 2023 solo il 55% dei cittadini dell’Unione Europea tra i 16 e i 74 anni possedeva competenze digitali almeno di base, con forti differenze tra paesi: si va da valori intorno all’83% nei Paesi Bassi a circa il 28% in Romania.

Questo significa che quasi metà della popolazione adulta europea non ha gli strumenti minimi per orientarsi online. Mentre bambini e ragazzi crescono immersi in ecosistemi digitali complessi, molti degli adulti responsabili della loro educazione – genitori, insegnanti, istituzioni scolastiche – faticano ancora a comprendere linguaggi, logiche e rischi del digitale, e quindi non riescono a guidarli davvero.​

La crisi silenziosa nelle scuole: docenti senza vera pedagogia digitale


Una rassegna sistematica pubblicata nel 2025 su Frontiers in Education ha analizzato oltre venti studi sullo sviluppo professionale in ambito digitale, mostrando che molti programmi di formazione per docenti si concentrano soprattutto sugli aspetti tecnici (come usare una piattaforma o uno strumento) e molto meno su come integrare il digitale nella didattica in modo critico e significativo. La conseguenza è che l’uso delle tecnologie in classe spesso si limita a sostituire il libro o la lavagna, senza trasformare realmente i metodi di insegnamento o sviluppare competenze di cittadinanza digitale negli studenti.​

Per le scuole con un’alta percentuale di studenti svantaggiati il problema è ancora più grave: gli insegnanti di questi contesti, che avrebbero più bisogno di supporto, hanno spesso meno accesso a percorsi di sviluppo professionale strutturati e di qualità sul digitale. Si crea così un doppio divario: i ragazzi più esposti ai rischi e alle fragilità sociali sono anche quelli con meno probabilità di incontrare docenti in grado di sostenerli nella navigazione del mondo online.​

Genitori smarriti: alfabetizzazione mediatica bassa, responsabilità altissima


Nel 2025 il Department for Science, Innovation and Technology del Regno Unito ha commissionato a Ipsos UK una ricerca qualitativa per capire bisogni e difficoltà dei genitori rispetto ai media digitali dei figli. L’indagine, basata su 15 focus group e 10 interviste in profondità con genitori di bambini tra 7 e 17 anni, descrive adulti consapevoli dei rischi ma spesso disorientati su come affrontarli in modo concreto.​

All’inizio molti genitori associavano media literacy quasi solo alla capacità di usare app e dispositivi, non al pensiero critico, alla valutazione delle fonti o alla comprensione delle conseguenze delle azioni online. Solo dopo una definizione più completa del concetto hanno riconosciuto che si tratta anche di aiutare i figli a valutare informazioni, gestire la propria reputazione digitale, tutelare la privacy e costruire relazioni rispettose in rete. Hanno però descritto una sensazione costante di “inseguire” tecnologie e piattaforme sempre nuove, spesso con l’impressione che siano i figli a dover spiegare ai genitori come funzionano gli strumenti che usano ogni giorno.​

La stessa ricerca evidenzia una bassa consapevolezza delle risorse esistenti: molti genitori, quando hanno dubbi su sicurezza online, cyberbullismo o contenuti inadatti, si affidano a ricerche veloci su Google o al passaparola, non a materiali strutturati di enti pubblici o programmi educativi dedicati. Le scuole, dal canto loro, offrono talvolta incontri o workshop sulla sicurezza online, ma si tratta di iniziative isolate, non di un percorso continuativo di sostegno alle famiglie.​

Ricerche online senza basi e netiquette assente: cosa vedono i bambini a scuola


Fin dalla primaria i bambini ricevono ricerche scolastiche da svolgere online – dal sistema solare ai dinosauri – spesso senza una preparazione specifica su come cercare in sicurezza, valutare una fonte o riconoscere contenuti inaffidabili. Molti docenti riconoscono l’importanza di insegnare abilità di ricerca, ma in pratica queste competenze vengono trasmesse in modo non sistematico e frammentato.​

Strumenti come il CRAAP (1. Currency 2. Relevancy 3. Accuracy 4. Authority 5. Purpose.) test (che invita a valutare una fonte in base a attualità, pertinenza, autorità, accuratezza e scopo) sono ampiamente utilizzati in ambito universitario e in alcune scuole, ma raramente entrano in modo strutturato nell’educazione di base. Diverse ricerche hanno mostrato che perfino studenti universitari e professionisti – inclusi storici – tendono a concentrarsi sul contenuto della pagina più che su elementi contestuali critici come l’autore, l’ente responsabile o gli interessi in gioco. Se adulti con alta formazione faticano a orientarsi tra fonti credibili e non, è irrealistico aspettarsi che bambini di otto o dieci anni possano farlo senza una guida esplicita.​

Alle medie e alle superiori, gli studenti ricevono account con dominio scolastico su piattaforme come Google Classroom, ma spesso senza una vera “educazione all’uso” che chiarisca le implicazioni etiche, legali e relazionali di questi strumenti. Invece di accompagnarli dentro un ecosistema digitale collaborativo e relativamente protetto – il dominio scolastico usato per documenti, riunioni, presentazioni e lavori condivisi – spesso vengono di fatto lasciati a sperimentare da soli. Parallelamente, molte scuole e classi si appoggiano a gruppi WhatsApp gestiti dai genitori o, talvolta, composti solo da minori per comunicazioni e lavori di gruppo, in spazi che non sono pensati come canali istituzionali, privi di moderazione e tracciabilità, e che espongono inevitabilmente numeri di telefono e altri dati personali.

Analisi recenti sui gruppi WhatsApp scolastici sottolineano rischi concreti: diffusione incontrollata di informazioni, sovrapposizione di piani privati e scolastici, possibilità di conflitti alimentati da fraintendimenti nel linguaggio scritto. Nel frattempo, molti studenti non ricevono una formazione chiara sulla netiquette: non viene spiegato loro che il tono non passa sempre nel testo, che gli screenshot possono circolare a lungo, che la condivisione di immagini altrui richiede consenso, che la comunicazione scritta lascia tracce permanenti.​

Curricoli frammentati e quattro grandi ostacoli alla cittadinanza digitale


Numerosi studi sulla digital citizenship education mostrano che, a livello internazionale, una delle criticità più ricorrenti è l’assenza di un curriculum chiaro e progressivo: non è definito in modo condiviso cosa debba saper fare un bambino di otto anni rispetto a ricerca online e sicurezza, o quali competenze di valutazione delle fonti e gestione dei social debba avere un quattordicenne. In mancanza di questi riferimenti, ogni scuola, e spesso ogni docente, costruisce il proprio percorso, con inevitabili lacune e sovrapposizioni per gli studenti.​

La letteratura recente individua quattro ostacoli principali che ricorrono nei diversi sistemi scolastici:​

  • carenza di formazione specifica sulla pedagogia digitale per i docenti
  • curricoli di cittadinanza digitale non obbligatori o lasciati alla libera scelta delle scuole
  • forti disparità nell’accesso a dispositivi, connessioni e infrastrutture digitali
  • resistenze organizzative e mancanza di tempo e supporto per integrare sistematicamente questi temi nella didattica quotidiana

In questo quadro, l’educazione digitale rischia di diventare il “modulo extra” da inserire quando avanza tempo, invece di una lente trasversale con cui leggere e insegnare tutte le discipline.

Oltre lo “schermo cattivo”: conta come, cosa e con chi


Gli studi più recenti sul rapporto tra tempo di schermo e risultati scolastici mostrano un quadro più sfumato rispetto alla narrativa “più schermo = meno apprendimento”. Una ricerca longitudinale canadese, seguita fino al 2023, ha osservato un’associazione tra maggior tempo di schermo nella prima infanzia e punteggi leggermente più bassi in lettura e matematica negli anni successivi, in particolare per l’uso passivo di televisione e video. Gli autori sottolineano però che l’impatto dipende molto dal tipo di contenuto, dal contesto (uso solitario o condiviso con adulti) e dal tempo sottratto ad attività come gioco, lettura e interazione faccia a faccia.​

Il punto quindi non è demonizzare lo schermo in sé, ma interrogarsi su come viene usato: un tablet può essere strumento di creatività, esplorazione e apprendimento attivo, oppure semplice intrattenimento passivo che sostituisce esperienze fondamentali per lo sviluppo cognitivo e sociale. Senza adulti in grado di distinguere e di accompagnare i bambini in queste scelte, si resta nella logica dei divieti generici o del “fai tu”.

Divario digitale e giustizia sociale: chi resta indietro resta doppiamente esposto


La letteratura internazionale sul digital divide mette in evidenza come il problema non sia solo la disponibilità di dispositivi e connessioni, ma anche – e soprattutto – la capacità di usarli in modo competente. Bambini che crescono in famiglie a basso reddito hanno in media meno accesso a computer e banda larga a casa, e i loro genitori hanno meno probabilità di possedere competenze digitali sufficienti per assisterli in compiti, ricerche e gestione sicura dei social.​

Analisi su dati statunitensi mostrano che le famiglie con redditi alti hanno più spesso più dispositivi e connessioni stabili, mentre una quota significativa di adulti con redditi bassi si affida esclusivamente allo smartphone per l’accesso a Internet. Durante la pandemia, questo si è tradotto in difficoltà concrete nel seguire la didattica a distanza: molti studenti non potevano collegarsi con continuità, non disponevano di uno spazio tranquillo o di un adulto in grado di supportarli con gli strumenti digitali. In pratica, il digitale, invece di ridurre le disuguaglianze, rischia di amplificarle se non è accompagnato da politiche di inclusione e da educazione mirata.​

Misinformazione e pensiero critico: la grande assente


Un rapporto della London School of Economics ha analizzato come i curricoli scolastici affrontano misinformazione e alfabetizzazione digitale, mostrando che il pensiero critico spesso viene insegnato in modo astratto, senza affrontare in profondità i meccanismi specifici con cui notizie false e contenuti distorti circolano online. In molte scuole, gli studenti imparano a “fare riassunti” o a “scrivere temi”, ma non a verificare la provenienza di una notizia, a riconoscere titoli manipolativi, o a comprendere il ruolo degli algoritmi nella costruzione del proprio feed.​

Ricerche di fondazioni come la Nuffield e il Jubilee Centre nel Regno Unito indicano però che bambini tra i 9 e gli 11 anni possono imparare a riconoscere elementi tipici delle fake news se ricevono un insegnamento esplicito, continuo e integrato nelle diverse materie, non limitato a un progetto isolato. Dove la “news literacy” viene trattata come competenza di base, i ragazzi sviluppano più anticorpi verso contenuti fuorvianti e sono meno vulnerabili a campagne orchestrate di disinformazione.​

Tre fronti da muovere insieme: scuola, famiglia, istituzioni


Per evitare che l’educazione digitale resti uno slogan vuoto, servono interventi coordinati su tre livelli. Secondo European Digital Education Content Framework:

  • Nella scuola, è necessario un curriculum strutturato e progressivo di cittadinanza digitale, dalla primaria alla secondaria, che includa ricerca online sicura, valutazione critica delle fonti, netiquette, gestione della privacy, rapporto con algoritmi e misinformazione, benessere digitale. Questo curriculum deve essere integrato nelle discipline esistenti (italiano, storia, scienze, lingue), non confinato a qualche ora “speciale” una volta all’anno, e deve poggiare su una formazione continua dei docenti che li supporti sul piano pedagogico, non solo tecnico.
  • Per le famiglie, le istituzioni dovrebbero investire in risorse accessibili e concrete – guide, video, sportelli di ascolto, percorsi formativi – che aiutino i genitori a capire come funzionano piattaforme e algoritmi, quali controlli esistono, come parlare con i figli di ciò che fanno online e come leggere i segnali di disagio digitale. I genitori non possono essere lasciati soli tra panico mediatico e tutorial su YouTube: vanno messi in condizione di esercitare davvero il loro ruolo educativo.​
  • A livello istituzionale, è opportuno ridurre il ricorso a strumenti informali come gruppi WhatsApp per comunicazioni scolastiche e promuovere invece piattaforme pensate per l’uso educativo, con tracciabilità, impostazioni di privacy adeguate e ruoli chiari. Parte dell’educazione digitale dei bambini dovrebbe consistere proprio nell’imparare a usare questi strumenti ufficiali in modo corretto e consapevole, comprendendo differenze tra spazi privati, pubblici e istituzionali.


Un dovere che non possiamo più rimandare


Il quadro che emerge dai dati europei e dalla ricerca internazionale è chiaro: viviamo in società altamente digitalizzate in cui molti adulti non hanno ancora sviluppato competenze adeguate per muoversi, figurarsi per educare altri a farlo. Finché questa realtà non viene affrontata apertamente, continueremo a pretendere che i bambini imparino da soli a stare online, mentre gli adulti che dovrebbero guidarli restano indietro.​

Spostare l’attenzione da “Internet non è fatto per i bambini” a “gli adulti non sono ancora pronti a educare nel digitale” è scomodo, ma necessario. Significa riconoscere che l’alfabetizzazione digitale – per docenti, genitori e istituzioni – è ormai una componente essenziale della cittadinanza e dell’educazione di base, non un accessorio tecnologico. Finché questo salto culturale non avverrà, il paradosso resterà intatto: nativi digitali lasciati soli in un ambiente che gli adulti non comprendono abbastanza da insegnare. E questo, al di là dei proclami, è il vero fallimento educativo del nostro tempo.​

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Il Natale rischia di essere ridotto a un insieme di gesti consueti e simboli decorativi, come il presepe e l'albero natalizio. Padre Francesco Patton, già Custode di Terra Santa, invita a riscoprire la forza del presepe.


L’OSINT come strumento investigativo per tracciare e fermare i criminali


Viviamo in un’era caratterizzata da una trasparenza quasi obbligatoria, un’epoca in cui ogni singola azione digitale che compiamo, sia essa un semplice tocco sullo schermo, una ricerca effettuata online o qualsiasi forma di interazione, lascia dietro di sé una traccia digitale indelebile.

Questa traccia non è semplicemente un insieme disorganizzato di dati, ma rappresenta, in modo molto più profondo, l’impronta autentica del nostro comportamento, inclusi quegli atti che rientrano nella sfera criminale.

Per le Forze dell’Ordine e per gli investigatori moderni, l’Open Source Intelligence (OSINT) si è affermata come lo strumento più efficace e affilato, indispensabile per trasformare questo vasto e apparentemente caotico rumore digitale in prove concrete e inconfutabili, capaci di sostenere un’accusa e di reggere il confronto in un’aula di Tribunale.

OSINT Stratificata: Anatomia Avanzata dell’Identità Digitale


Nel contesto di un’indagine approfondita, l’applicazione dell’OSINT va ben oltre la semplice esecuzione di una ricerca basilare su un motore di ricerca come Google. Si tratta, invece, di un insieme di tecniche altamente sofisticate, progettate per “smontare” e analizzare in profondità l’identità digitale di un individuo sospettato, esaminando attentamente quattro strati fondamentali che compongono la struttura della Rete:

  • Il Web di Superficie: Questo strato include tutte quelle informazioni che sono liberamente e facilmente accessibili al pubblico. Ne fanno parte i siti web aziendali, che offrono dettagli sulle attività commerciali; gli articoli di cronaca, che riportano eventi e notizie; i registri catastali, che forniscono informazioni sulla proprietà immobiliare; e i registri societari, che delineano la struttura e i membri delle aziende. Tutte queste fonti sono consultabili senza particolari restrizioni e rappresentano un punto di partenza essenziale per qualsiasi indagine OSINT.
  • I Social Media (SOCMINT): Questo ambito è considerato un vero e proprio tesoro di informazioni. L’analisi dei social media si concentra sull’esame delle reti di amicizia e delle connessioni sociali di un individuo, sui tag di posizione che rivelano i luoghi frequentati, e sulle fotografie, spesso caricate involontariamente con metadati di geolocalizzazione. È sorprendente come i criminali, spinti dalla vanità o da una semplice negligenza, non riescano a resistere alla tentazione di pubblicare dettagli che possono rivelarsi cruciali per le indagini.
  • I Dati Tecnici: Questo strato comprende informazioni meno evidenti ma estremamente significative. Si tratta dei metadati nascosti all’interno di documenti digitali e fotografie, che possono rivelare dettagli sulla creazione o la modifica dei file; la cronologia dei vecchi domini registrati, che può indicare precedenti attività online; e la mappatura delle porte aperte su un server potenzialmente malevolo, che può fornire indizi su vulnerabilità o attività illecite.
  • Il Deep Web e la Darknet: Questi sono gli strati più nascosti e meno accessibili della Rete. L’attività di monitoraggio in queste aree si concentra su forum e marketplace clandestini, dove vengono organizzate truffe di vario genere, scambiati dati rubati o vendute armi illegalmente. La raccolta di informazioni in questi ambienti avviene con la massima cautela, al fine di non compromettere in alcun modo l’integrità e la segretezza dell’indagine in corso.

È di fondamentale importanza che ogni singolo pezzo di informazione raccolto sia corroborato, ovvero verificato e confermato attraverso l’incrocio di almeno due fonti indipendenti e affidabili. È proprio attraverso questo meticoloso processo di verifica incrociata che un semplice post pubblicato online può trasformarsi in una prova solida e ammissibile in un contesto legale.

Il Processo Operativo


L’investigatore specializzato in OSINT non procede in modo casuale o disorganizzato, ma segue un protocollo rigoroso e ben definito. Questo protocollo è essenziale per trasformare le tracce digitali, spesso frammentarie e disperse, in un fascicolo processuale coerente e robusto, pronto per essere presentato in Tribunale.

Mappatura dell’Obiettivo


Il punto di partenza di ogni indagine è un indizio, anche minimo, che può essere un indirizzo email, un nickname utilizzato nel Darknet, o un numero di telefono. L’obiettivo primario in questa fase è costruire un profilo completo e dettagliato del sospettato, procedendo a ritroso dalle informazioni disponibili per ricostruire la sua identità e le sue attività.

L’Arte del Pivot


Il vero elemento che cambia le regole del gioco, il “game changer”, è la tecnica del pivoting. Questa consiste nell’utilizzare un’informazione che, a prima vista, potrebbe sembrare insignificante o di scarso valore, per sbloccare e rivelare un’informazione decisiva e cruciale per l’indagine. Ad esempio, un nickname che viene utilizzato su un forum dedicato al cybercrime potrebbe essere rintracciato anche su un vecchio profilo di videogiochi.

Da questo profilo, si potrebbe risalire al nome anagrafico dell’individuo. Una volta ottenuto il nome, è possibile consultare i registri societari per identificare eventuali partecipazioni in aziende o i registri immobiliari per scoprire proprietà. Il risultato di questo processo è straordinario: si passa da un anonimato quasi totale a un’identità verificata e a un patrimonio che può essere aggredito legalmente, fornendo basi solide per ulteriori azioni.

L’Analisi delle Connessioni (Link Analysis)


Una volta raccolti e verificati, i dati vengono inseriti in strumenti avanzati di analisi grafica. Questi strumenti permettono di creare una mappa visuale complessa e interattiva, in cui il sospettato è rappresentato come un nodo centrale.

Questo nodo è poi collegato ad altri nodi, che possono rappresentare complici, indirizzi fisici, wallet di criptovalute, numeri di telefono e altre entità rilevanti. È in questa fase che le reti criminali, spesso nascoste e complesse, emergono dal caos delle informazioni, diventando visibili e comprensibili. L’analisi delle connessioni rende evidenti le gerarchie interne alle organizzazioni criminali, i flussi di denaro e le relazioni tra i vari attori, fornendo una visione chiara della struttura e del funzionamento del gruppo.

L’efficacia complessiva dell’OSINT è misurata in base alla sua capacità di produrre prove che siano non solo pertinenti, ma anche ammissibili in un Tribunale. Questo aspetto solleva la sfida più delicata e complessa: garantire la Legalità dell’Acquisizione delle informazioni.

L’investigatore, nel corso delle sue operazioni, deve costantemente bilanciare la necessità di raccogliere prove con il rispetto della privacy degli individui e l’osservanza delle leggi vigenti. Sebbene l’informazione sia pubblica e accessibile, la modalità con cui viene raccolta, analizzata e utilizzata deve sempre essere conforme ai principi legali e etici. Questo equilibrio è fondamentale per assicurare che le prove ottenute tramite OSINT non vengano invalidate in sede giudiziaria a causa di violazioni procedurali o di diritti individuali. La legalità dell’acquisizione non è solo una questione formale, ma un pilastro che garantisce la validità e l’integrità dell’intero processo investigativo e giudiziario.

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Si avvicina il momento di tirar fuori dalle cantine gli scatoloni con le statuine, la carta per il cielo e le montagne, la Sacra Famiglia, il bue e l’asinello, gli angeli, i pastori, i Magi prima a cavallo o sul cammello, poi appiedati e inginocchiat…


Almeno credo



«Scusate se lo dico, ma proprio noi cattolici italofoni […] ci siamo permessi di commettere un errore esiziale, imperdonabile. Siamo diventati tremendamente noiosi, abulici […], noi che in un fazzoletto di terra abbiamo la concentrazione più imponente di storia cattolica e cristiana, di chiese e monasteri, di opere stupefacenti per grandezza e bellezza trasudanti secoli di fede indomita» (p. 193). Questa amara constatazione anima le pagine del libro, che vuole essere un omaggio alla bellezza del cristianesimo, non solo per la ricchezza culturale e artistica cui ha dato vita nel corso dei secoli, ma soprattutto perché l’A. è convinta che la fede in Gesù Cristo fornisca una marcia in più nel percorso della vita, un plusvalore tanto prezioso quanto immeritato, perché gratuito: proprio per questo chi lo ha ricevuto ha il dovere di farlo conoscere.

Zuccarini ne parla affrontando con ironia e intelligenza problematiche universali che la vita prima o poi presenta: insoddisfazione, abbandoni, fallimenti, tragedie, morte ecc. Ma pur riguardando ogni persona, queste situazioni possono essere vissute in maniera differente, e forse è questa la questione davvero decisiva: «Il vero discrimine tra ricchi e poveri non sono i soldi. In fondo non ci sono uomini più poveri di quelli che non sanno di avere un Dio Padre a tenergli una mano sopra la testa» (p. 153). In tutti infatti c’è il desiderio di essere degni di amare ed essere amati, ed è questo a essere davvero in gioco, specie quando le cose si mettono male: «Senza un Padre Buono (per davvero) a tracciare la via precedendoci col Suo esempio, amare è una grossa faticaccia, e la vita diventa una corsa senza safety car» (p. 22).

L’A. cerca di mostrarlo con l’aiuto di testimoni che hanno preso sul serio l’incontro con questo Padre, affrontando una morte dolorosa con una serenità inspiegabile. Come è accaduto, ad esempio, alle «tre C» (Chiara Corbella, Chiara Luce, Maria Chiara Mangiacavallo): «Non vengono risparmiate da crisi e incertezze, stanno in croce pure loro, però consapevolmente rivolte verso la gioia. Forse vivere e morire credendoci sul serio, in quel Dio fatto uomo, vale la pena davvero» (p. 75). Lo mostra anche la vicenda di Carlo Acutis, morto a 15 anni per una leucemia fulminante. Carlo lascia in eredità il segreto della sua esistenza vissuta in pienezza fino all’ultimo, «la raccomandazione di adottare l’Eucaristia e il Santo Rosario come armi più potenti per fronteggiare il male» (p. 169).

Nel corso delle pagine vengono presentati anche episodi ordinari, incontri con amiche, conoscenti, compagni di scuola, dove a un certo punto emergono puntualmente le domande fondamentali, indipendentemente dall’età, dallo status sociale, dal percorso di vita, domande che riconducono puntualmente alla questione decisiva: per cosa vale la pena vivere?

Il libro presenta la testimonianza di fede di una donna, sposata e madre di famiglia, che nella quotidianità cerca di trasmettere con gioia e intelligenza la bellezza del credere, in ogni situazione. La cosa importante, che è insieme la più facile e la più difficile, è saper cedere il «posto di guida» e lasciare che il buon Dio faccia il suo mestiere, con il suo stile, i suoi tempi e i suoi segni, tanto imprevedibili quanto efficaci: «Non c’è fretta allora, ogni conversione a suo tempo. Ieri una madre centro italica disagiata, domani un sacerdote illuminato che spiazza col sorriso disarmante, dopodomani la frase di un giovane beato. Dio si fa strada così nella nostra vita, senza effetti pirotecnici. Tra le cose di ogni giorno: parole, incontri, letture. Con la pazienza di uno scalpellino, frantuma le difese dei cuori sofferenti» (pp. 169 s).

The post Almeno credo first appeared on La Civiltà Cattolica.




Manca poco alla fine del 2025.

Secondo diverse fonti, anche autorevoli in passato, l'IA ci avrebbe già dovuti ridurre a pane acqua, in particolare gli informatici come me.

Un anno fa alcune persone mi dicevano "se fossi in te mi cercherei un altro lavoro, non hai sentito?"; oppure "voi sarete i primi a perdere il lavoro". Eppure, almeno in Europa, eccoci ancora qui, all 99,9% a percepire ancora i nostri stipendi, intoccati.

Se lavorassi nella Silicon Valley probabilmente la penserei diversamente, ma...

Questo ci insegna un po' di cose.

1) che siamo tutti evidentemente manipolati nei nostri pensieri e opinioni, non più dai giornali in sé ma banalmente dal feed di Google che abbiamo sul telefono, che in tantissimi guardiamo al posto delle notizie autorevoli. Il feed inatti non valuta l'autorevolezza delle fonti; ci dà quello che pensa essere più utile a noi e a lui.

2) che chi può dovrebbe liberarsi di Google e delle altre grandi aziende manipolatrici come Facebook, X, Instagram, ecc.
Il processo è lungo e doloroso ma necessario. Non è detto che ci si riesca al 100%, ma qualcosa è sempre meglio di niente.

3) Che la realtà molto spesso supera le fantasie catastrofiste.

4) Che spesso non conta la realtà oggettiva ma l'interpretazione più diffusa di quella realtà oggettiva, anche quando l'interpretazione è errata o superficiale. Questo è un bel problema!

5) Che stiamo alimentando con le nostre abitudini un mondo di informazioni approssimative, che ci danno una risposta semplice su domande che non possono averne, spingendoci a semplificare se prendi più una realtà che è ormai molto complessa.

6) Che è ora di fare colazione o potrei trovare altri punti.

Buona giornata!

#disinformazione #google #disordineinformativo #bigtech #ia #informatica

Ezahn reshared this.



“Germogliava in lei luce come se in lei in piena notte venisse improvvisamente il giorno”. (Alda Merini, Magnificat) Tra le feste che la Chiesa dedica a Maria di Nazareth, quella dell’Immacolata Concezione è tra le poche che ce la pongono dinanzi, pe…


sono perplessa.... leggete il documento. solo io lo trovo quantomeno "superficiale" e "contraddittorio"? viene solo a me da chiedersi chi l'ha scritto?
in reply to 4ntonio_R

@4ntonio_R o qualcuno dei loro amici. non si fidano nella diplomazia dei professionisti o di chi sa scrivere. è scritto come lo scriverei io se fossi impazzita.


Lavinia Marchetti cita da un libro di Iain Chambers


“Forse, di fronte a uno Stato canaglia che persegue la pulizia etnica con intento di genocidio, rifiuta il diritto internazionale e si considera al di sopra delle risoluzioni delle Nazioni Unite, è giunto il momento di parlare seriamente di come affrontare direttamente Israele. Se appartiene all’Occidente moderno e democratico, come sostiene, ha bisogno di una seria riforma o, altrimenti, di essere messo in quarantena. E se la questione non deve essere semplicemente dominata dalle relazioni internazionali, richiede una risposta etica e democratica. Siamo chiari: il sionismo, in quanto impresa esplicitamente coloniale – e i suoi fondatori non hanno avuto remore a riconoscerlo – non [...]" -> continua qui: noblogo.org/differx/lavinia-ma…

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Stavo leggendo qualcosa relativamente a "DNS over HTTPS".

Da Firefox ci sono tre possibilità, Cloudflare, NextDNS e un provider custom.

Mi piace l'idea di cifrare le richieste DNS da browser ma non vorrei cadere dalla padella alla brace, nel senso che adesso uso i DNS di un provider italiano quindi lato privacy credo di essere sufficientemente protetto e non vorrei finire in mano a un provider straniero che si prende le mie richieste e se le vende.

Cosa ne pensate?

#dnsoverhttps

in reply to Max - Poliverso 🇪🇺🇮🇹

Questo potrebbe accadere anche con il provider mail, o con le VPN tanto per fare un paio di esempi: o uno si scrive tutto il codice e si selfhosta (si scrive così?) tutto, o come sempre è questione di fiducia. Io per ora uso quelli di Mullvad, fino a prova contraria con la VPN si "comporta bene" avendo passato vari audit, poi sono valutazioni personali.
in reply to vraptus

@vraptus

I server SMTP e POP3 che permettono di cifrare le comunicazioni con TLS ormai sono abbastanza comuni.




Arianna Meloni: «Trump critica l’Europa? Lo dicevamo prima di lui»

alla faccia dell'essere senza carattere.... invece di fare come la polonia la nostra meloni non solo lecca il culo dicendo che trump è un genio e non un imbecille, ma sostiene di essere arrivata alle sue conclusioni prima di lui...

in reply to RFanciola

@RFanciola a me sembra proprio priva di carattere. "si signore. certo signore. lei è il migliore signore. penso proprio come lei signore". manca di dignità. dio mio che lingua deve avere dopo questa slinguazzata. penso con orrore al marito della meloni... poveretto.


Atreju è il messaggio


@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/12/atreju-…
La festa intitolata al noto personaggio de “La storia infinita” è un appuntamento che si ripete da diversi anni, sempre sotto l’egida della destra, ora sotto la ditta di Fratelli d’Italia. La novità di quest’anno, però, è il carattere da simil Festival di Sanremo che ne contraddistingue riti e programmi, con




minore sicurezza fornita dagli usa equivale a un'europa più unita e più autonoma, più armata, e quindi minore influenza. il motivo per cui gli usa per decenni hanno mantenuto la promessa di una difesa europea non è puro altruismo ma era finalizzato a tenere i paesi europei in uno stato di semi-colonia. trump ha chiaro questo concetto? gli stati uniti hanno sempre sostenuto il non riarmo dell'europa... per evitare che potesse diventare un concorrente. non si può avere la moglie ubriaca e la botte piena...


Polonia replica a Musk: "Vattene su Marte"
Il ministro degli Esteri polacco, Radoslaw Sikorski: "Lì non c'è censura sui saluti nazisti"

qualcuno che risponde a tono....



Natale 2025

torino.ils.org/2025/12/07/nata…

Segnalato dal LUG di #Torino e pubblicato sulla comunità Lemmy @GNU/Linux Italia

Si conclude un ennesimo anno dello Sportello di Assistenza Settimanale, e – come da tradizione – ci concediamo qualche settimana di pausa. L’ultimo giorno del 2025 in cui passare a trovarci sarà mercoledì 17 dicembre, ed il primo

GNU/Linux Italia reshared this.





Vorrei fare un giretto per l'ultimo e mi farebbe piacere avere le previsioni del traffico in autostrada (bollini rossi, bollini neri, quelle cose lì).

Non trovo niente...

È ancora presto o sono io che sono scarso a cercare?



La dottrina Hegseth. Quattro assi per la pace attraverso la forza

@Notizie dall'Italia e dal mondo

Dal palco della Reagan Library di Simi Valley, il segretario alla Difesa Pete Hegseth ha offerto quello che al Pentagono definiscono, a microfoni spenti, un’anticipazione sostanziale della prossima National Defense Strategy. Un intervento dai tratti politici e strategici, che conferma



Eccoci qua a rompere le scatole un'altra volta ma sempre per lo stesso motivo: un paese più giusto.

12 dicembre, sciopero generale contro la la finanziaria.

#CGIL
#sciopergenerale




Dalla NATO all’Ucraina: l’Italia (e la Meloni) tra autonomia e sudditanza.


noblogo.org/transit/dalla-nato…


Dalla NATO all’Ucraina: l’Italia (e la Meloni) tra autonomia e sudditanza.


(185)

(UI)

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, i rapporti tra #Italia e Stati Uniti si sono rapidamente rafforzati, diventando uno dei pilastri della politica estera italiana e della sicurezza europea. L’Italia, uscita dal conflitto profondamente segnata e con un sistema politico in ricostruzione, ha trovato negli Stati Uniti un alleato strategico fondamentale per la propria ricostruzione economica e per la stabilità democratica.​ Nel 1949, l’Italia fu tra i fondatori della #NATO, alleanza militare occidentale nata per contrastare l’espansione del blocco sovietico. Questa scelta rifletteva la volontà italiana di allinearsi politicamente e militarmente all’Occidente, in particolare agli Stati Uniti.

L’Italia divenne così un avamposto strategico per la NATO nel #Mediterraneo e un punto di riferimento per la sicurezza europea, ospitando basi militari statunitensi e partecipando a numerose operazioni internazionali.​ La cooperazione militare tra Italia e #USA si è consolidata negli anni attraverso accordi bilaterali e multilaterali, condividendo tecnologie, strategie e obiettivi di sicurezza. L’Italia ha partecipato a missioni #NATO nei Balcani, Afghanistan e Libia, dimostrando il proprio impegno nel sistema di difesa collettiva occidentale. Tuttavia, questa stretta alleanza ha anche sollevato critiche: va sottolineato come il nostro paese, soprattutto nell’ambito della difesa, abbia spesso seguito la linea statunitense, con una limitazione della propria autonomia strategica.​ Parallelamente a questa mansione, la cooperazione economica tra Italia e USA si è intensificata dopo la guerra, con il “Piano Marshall” che ha sostenuto la ricostruzione italiana e favorito la crescita industriale.

(UI2)

Negli ultimi decenni, si è consolidata una visione per cui l’Italia sarebbe “succube” degli Stati Uniti anche in ambito economico, dipendendo da scelte e pressioni statunitensi in settori come energia, tecnologia e politica monetaria.​ La guerra in #Ucraina ha riportato al centro il ruolo della NATO e la posizione dell’Italia. Roma, pur esprimendo solidarietà all’Ucraina, ha mostrato una certa prudenza nelle decisioni militari, preferendo seguire le iniziative europee e atlantiche piuttosto che prendere iniziative autonome.

Il nostro Stato sostiene le sanzioni contro la Russia e partecipa ai programmi di aiuto militare all’Ucraina, ma la sua posizione resta spesso condizionata dalle linee guida di Bruxelles e Washington.​ La crisi ucraina ha anche messo in evidenza le divisioni all’interno dell’UE, con l’Italia che cerca di bilanciare il sostegno all’Ucraina con la ricerca di una soluzione diplomatica, talvolta proponendosi come mediatore.La stretta dipendenza dall’asse transatlantico rende difficile una politica estera completamente autonoma, soprattutto in materia di sicurezza.​

Il governo Meloni ha confermato l’impegno atlantista e la stretta collaborazione con gli Stati Uniti. La Premier ha mantenuto una linea di sostegno agli aiuti occidentali all’Ucraina, pur dialogando con figure della destra globale come Donald Trump. In particolare, la reciproca stima tra Meloni e Trump ha suscitato interesse per le possibili implicazioni di un’alleanza tra la destra italiana e quella americana, anche in vista di nuove elezioni negli USA.​

Meloni ha ottenuto un canale privilegiato con ambienti conservatori statunitensi, mostrando una certa apertura verso il mondo della destra globale, pur mantenendo la linea europeista e atlantista. Questo atteggiamento riflette una strategia di bilanciamento tra autonomia nazionale e fedeltà agli alleati storici, in un contesto internazionale sempre più polarizzato.​

(UI3)

Il governo Meloni, pur presentandosi come promotore di una visione sovranista e nazionale, ha in realtà confermato e rafforzato una dipendenza strategica dagli Stati Uniti, soprattutto in ambito militare e diplomatico.

La scelta di mantenere un atteggiamento atlantista e di coltivare rapporti privilegiati con figure della destra americana sembra contraddire la retorica dell’autonomia nazionale, trasformando la politica estera italiana in un riflesso delle scelte statunitensi, anche quando ciò comporta una riduzione della capacità di mediazione e di proposta autonoma dell’Italia sul palcoscenico internazionale.

Questo atteggiamento fa comprendere che, dietro ai discorsi sul sovranismo ed il patriottismo (che spesso hanno una connotazione che rasenta l’apologia del fascismo), si celi in realtà una subordinazione agli interessi dell’alleato americano, con conseguenze non sempre trasparenti per la politica estera e la sicurezza del paese.​

E, di certo, l’attuale esecutivo non nasconde questa sua inclinazione. Anzi, la sbandiera come un punto di forza, quando in realtà i segnali che provengono dall’amministrazione Trump, tendono a rendere sempre più marginale il ruolo della UE e, di conseguenza, del nostro paese. C’è da chiedersi se il modo di operare del governo non sia, a questo punto, profondamente dilettantesco, con le conseguenze che vediamo ogni giorno. Non serve nemmeno un’analisi troppo professionale per evidenziarlo. Basta un minimo di buon senso.

#Blog #USA #Italia #UE #GovernoMeloni #Opinioni #Politica #Politics

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Gli scritti sono tutelati da “Creative Commons” (qui)

Tutte le opinioni qui riportate sono da considerarsi personali. Per eventuali problemi riscontrati con i testi, si prega di scrivere a: corubomatt@gmail.com




Una nuova architettura per la difesa multidominio

@Notizie dall'Italia e dal mondo

Lo scorso 27 novembre Roberto Cingolani, amministratore delegato e direttore generale di Leonardo, ha presentato il visionario progetto per uno scudo multidominio per la difesa delle infrastrutture critiche europee contro le minacce ibride in rapida evoluzione. L’inedito “Michelangelo Dome”, nel cui nome riecheggia l’architettura innovativa



La forza prevale sulla forma


Articolo pubblicato in origine il 19/11/2025 su Transform Italia. di M. Minetti Questa è la traduzione dall’inglese “force over form” (Nunes 2025 p. 100) che costituisce un capitolo nodale del libro di Rodrigo Nunes Né verticale né orizzontale, recentemente tradotto … Continua a leggere→


La forza prevale sulla forma


Articolo pubblicato in origine il 19/11/2025 su Transform Italia.

di M. Minetti

Questa è la traduzione dall’inglese “force over form” (Nunes 2025 p. 100) che costituisce un capitolo nodale del libro di Rodrigo Nunes Né verticale né orizzontale, recentemente tradotto dalla casa editrice Alegre. Piuttosto che pensare esista una forma di organizzazione migliore delle altre per sintetizzare i conflitti interni alle società, l’autore propone una visione ecologica per cui, a prescindere dal tipo di struttura, sia socialista o liberaldemocratica, sia assembleare piuttosto che aziendale, l’effetto dei cambiamenti prodotti sull’ambiente circostante è dato dai rapporti di forza interni a quelle stesse strutture organizzative, viste tutte come continuum dinamici che oscillano fra i loro estremi. Non si valuta quindi la forza più giusta, più etica, più elegante o alla moda, ma quella più intensa che spinge il risultato dalla sua parte, verso la soddisfazione dei bisogni sottesi.

Questo principio materialistico è spiegabile con la frase: “il Re è nudo!”; nel senso che il potere, fino a quel momento accettato dai cortigiani e dai sudditi per convenienza e conformismo, si svela essere arbitrario, ovvero basato soltanto sulla forza. La critica dei valori tradizionali e religiosi delle monarchie, portata dall’illuminismo, è stata l’inizio della fine per i sovrani assoluti e le loro aristocrazie ereditarie. Le recenti manifestazioni “No Kings” negli Stati Uniti vorrebbero proprio ricordare le rivoluzioni che hanno portato alla modernità del liberalismo, al dominio della borghesia sui nobili e i sovrani. Peccato che la modernità sia irrimediabilmente tramontata assieme alla borghesia e al capitalismo industriale, con tutti i suoi orpelli ideologici legati ai diritti universali e quindi umani, con la supposta eguaglianza formale dei cittadini di fronte alla legge. Le manifestazioni “No Kings” invece che abbattere la recente monarchia e aristocrazia tecnocratica statunitense, prendono tardivamente atto della loro esistenza. Ci dicono sì che il Re è nudo ma da tempo essere nudi non è più un problema, basta avere i soldi e il potere militare per difenderli. Anche Bibi Nethanyau è nudo, quasi metà dei cittadini del suo paese democratico hanno manifestato il 18 agosto 2025 contro la sua politica di guerra ma questo non ha impedito all’esercito di invadere militarmente Gaza e la Cisgiordania, bombardare il Libano, la Siria e l’Iran provocando la debole reazione della comunità internazionale, che perseguita chi accusa lo Stato di Israele di genocidio.

Grazie alla manipolazione algoritmica dell’opinione pubblica, operata dalle agenzie di informazione legate al potere, l’agenda dell’opposizione nelle democrazie liberali è controllata dagli stessi soggetti privati su cui si appoggia il governo. L’azione politica non ha più origine dalle scelte ideologiche e dalle identificazioni valoriali (es. liberalismo vs autoritarismo, religione vs laicismo, socialismo vs libero mercato, ecologismo vs consumismo…) casomai quelle sono conseguenze della narrazione egemonica in un certo momento storico. Il potere, come aveva rilevato Machiavelli già nel XVI sec. viene considerato da tutti ormai questione di forza, non di etica. Questo a mio parere è il significato odierno del dire che il Re è nudo, ovvero che la forza prevale sulla forma.

Dopo decenni di pace sociale, conquistata grazie a politiche consociative di partecipazione delle opposizioni ai governi locali o nazionali, senza disturbare l’accumulazione di profitti privati a discapito dei servizi erogati alla cittadinanza, ci troviamo oggi a vedere quelle opposizioni espulse dalla partecipazione democratica ai benefici del governo e costrette a riempire le piazze per rivendicare un ruolo di primo piano. Se non altro il vantaggio di questa situazione drammatica è di aver ridato un senso all’esistenza delle opposizioni, costringendole ad abbandonare il vessillo del capitalismo etico e sostenibile per rendersi conto che l’aristocrazia dei miliardari che possiedono più della metà della ricchezza globale non può essere nè eticamente virtuosa come ci vogliono far credere, nè sostenibile per i cittadini e per l’ambiente naturale come ci hanno raccontato finora.

Finita l’illusione del mercato come “migliore dei modi possibili” per allocare le risorse, il mondo libero, come amava definirsi durante la Guerra Fredda, si scopre pieno di poveri, che non riescono a far fronte ai propri bisogni primari e a cui vengono tagliate prestazioni sociali, e nemmeno così libero come si pensava. Anche nelle nostre democrazie oggi l’informazione è censurata, il controllo di massa viene attuato attraverso il monitoraggio automatico degli strumenti di comunicazione, il riconoscimento facciale autorizzato nei luoghi pubblici, i movimenti dei cittadini/utenti tracciati mediante dispositivi GPS, lettura automatica delle targhe automobilistiche e sistemi di pagamento digitali.

Milioni di cittadini si scoprono complici di un genocidio, quello del popolo palestinese, che è in atto da ben prima del 7 ottobre 2023 e beneficiari della distruzione di interi ambienti naturali per fornire cibo e minerali a basso costo, necessari a mantenere stili di consumo insostenibili nelle città più ricche del pianeta. Ancora, milioni di cittadini percepiscono che nella democrazia in cui continuano formalmente ad avere un ruolo, con tutte le forme diffuse di rappresentanza della società civile, non hanno un peso reale sulle scelte strategiche del loro paese, che è saldamente nelle mani di una aristocrazia tecnofeudale dedita alla propria riproduzione. Di fronte alla dissonanza cognitiva provocata dalla contraddizione di scoprirsi né buoni, né forti e tantomeno liberi, come la narrativa del potere ci voleva far credere, molti si innamorano del proprio carnefice, ammirandone i capricci e le crudeltà. Altri, quelli in cui riponiamo le nostre speranze, sentono il bisogno di capire meglio cosa accade nel mondo e prendono posizione con l’intenzione di cambiarlo.

Già rendersi conto delle contraddizioni della narrativa propagandistica, vedendo crollare quella illusione liberale che per tanto tempo ha schermato gli interessi dei ricchi, è una conquista non da poco, mentre su internet si diffondono viralmente interpretazioni, sicuramente semplificate, ma fortemente antisistemiche e critiche verso i potenti. “L’arme della critica non può certamente sostituire la critica delle armi, la forza materiale dev’essere abbattuta dalla forza materiale, ma anche la teoria diviene una forza materiale non appena si impadronisce delle masse” scriveva Karl Marx nel 1844 nel suo Per la critica della filosofia del diritto di Hegel e ancora oggi non possiamo che ribadirlo. Il nostro scopo potrebbe essere proprio la costruzione di quella forza materiale in tutte le forme che abbiamo a disposizione, abbandonando la sterile presunzione di essere gli unici portatori della forma adatta a raggiungere l’obiettivo. Se la forma organizzativa raggiungerà il cambiamento atteso, che non è neppure poi così chiaro quale sia, si vedrà solo in futuro, quando una sufficiente forza gli avrà permesso di mettersi alla prova.

Spiegone degli spiegoni: Nunes ci ribadisce che è poco importante la perfetta aderenza ai principi ideali di una piccola organizzazione ininfluente dedita al purismo, ovvero a espellere qualsiasi contraddizione interna, mentre è necessario cooperare in un vasto panorama di forze concorrenti e molteplici, costruendo organizzazioni di massa, scalabili fino alla dimensione statale o sovranazionale, in grado di competere anche sul piano economico e militare con le multinazionali del capitalismo estrattivo.

Bibliografia


K. Marx e F. Engels, La sacra famiglia [1845], Editori riuniti, 1967.
K. Marx, Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico [1844], Editori riuniti 2021.
R. Nunes, Né verticale né orizzontale. Una teoria dell’organizzazione politica, Alegre, 2025.
Y. Varoufakis, Tecnofeudalesimo. Cosa ha ucciso il capitalismo, La nave di Teseo, 2023.

#aristocrazia #ecologia #ecosistema #fronte #liberalismo #marx #mercato #nunes #organizzazione #orizzontale #politica #socialismo #verticale




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Vendo per passaggio ad altro modello. Perfettamente funzionante. L'ho usato per fare sport quindi presenta normali segni di usura per il tipo di utilizzo. Cinturino blu mezzanotte. Cassa 45. Ricordo che tutti gli iWatch hanno problemi di tanto in tanto nella rilevazione della funzione ECG, bisogna tenere la digital crown ben pulita!

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SUDAN. Droni delle RSF uccidono 79 civili, tra cui 43 bambini


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forbes.com/sites/steveandriole…

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