Violenza ed atti persecutori. L'Ordine di Protezione Europeo: Uno Strumento poco conosciuto
Premessa
Il Dipartimento della Pubblica sicurezza - Direzione centrale della Polizia criminale - Servizio analisi criminale ha rilasciato recentemente il Report Trimestrale (terzo trimestre 2025) sui dati relativi agli omicidi volontari, con particolare attenzione ai delitti potenzialmente legati a liti familiari e violenza domestica (reperibile qui interno.gov.it/sites/default/f…), da cui emerge come nel periodo 1 gennaio 30 - settembre 2025, confrontato con periodo del 2024, il numero degli eventi sia in diminuzione (da 255 a 224 (-12%)), come è in calo pure il numero delle vittime di genere femminile, che da 91 scendono a 73 (-20%). Anche i delitti commessi in ambito familiare/affettivo, fanno rilevare un decremento sia nel numero di eventi da 122 a 98 (-20%), che nel numero delle vittime di genere femminile che da 79 passano a 60 (-24%).
Se in genere gli ultimi dati indicano un aumento della consapevolezza e della segnalazione di casi di violenza di genere, dall'altra parte si avverte una persistenza del fenomeno in diverse forme. Ci sono segnali positivi legati all'attivazione di centri antiviolenza e all'introduzione di nuove leggi, ma la strada per un cambiamento culturale e sociale significativo è ancora lunga.
Anche la conoscenza delle norme, da parte degli operatori che pure dovrebbero recepirle nel dettaglio, appare a volte lacunosa. Ci riferiamo all' Ordine di Protezione Europeo (OPE), uno strumento di cooperazione giudiziaria europea transfrontaliera che dalla sua comparsa sotto forma di Direttiva nel 2011 (e suo recepimento nella normativa nazionale italiana nel pacchetto legislativo noto come "Codice Rosso") è stato utilizzato pochissimo.
Introduzione: La Protezione che Viaggia con Te
Immaginiamo una persona che, in Italia, ha ottenuto un provvedimento di protezione da minacce, violenze o atti persecutori. Cosa accade se questa persona ha la necessità, per lavoro o per scelta personale, di trasferirsi o anche solo di soggiornare in un altro Paese dell'Unione Europea? Perde forse la tutela che le era stata garantita? Per rispondere a questa fondamentale esigenza di sicurezza, è stato creato uno strumento giuridico specifico: l'Ordine di Protezione Europeo (OPE). L'OPE è concepito per risolvere proprio questo problema, assicurando che le misure di protezione concesse in Italia possano "viaggiare" insieme alla vittima, mantenendo la loro validità ed efficacia oltre i confini nazionali.
Per comprendere appieno come funziona questo meccanismo transfrontaliero, è essenziale partire dalle fondamenta: le misure di protezione nazionali che costituiscono il presupposto per poterlo attivare.
Le Misure di Protezione Nazionali: Il Fondamento dell'OPE
Nel nostro ordinamento, l'Ordine di Protezione Europeo si basa su due specifiche misure cautelari previste dal codice di procedura penale. Queste non sono state pensate per reati generici, ma per fornire uno specifico strumento di tutela nelle fasi che precedono l'accertamento della responsabilità penale rispetto a fattispecie delittuose caratterizzate dalla reiterazione della condotta pregiudizievole, come i maltrattamenti contro familiari (art. 572 c.p.) e gli atti persecutori, meglio noti come stalking (art. 612-bis c.p.).
Articolo 282-bis c.p.p.: L'Allontanamento dalla Casa Familiare
Questa misura è uno strumento cruciale per la tutela delle vittime in contesti di violenza domestica. Il suo scopo primario è interrompere la convivenza forzata e pericolosa, allontanando fisicamente la persona che costituisce una minaccia dall'ambiente familiare.
Quando applica questa misura, il giudice può imporre una serie di provvedimenti molto concreti:
- Ordinare all'imputato di lasciare immediatamente la casa familiare.
- Vietare all'imputato di rientrare in casa o di accedervi senza una specifica autorizzazione del giudice, che può anche stabilire precise modalità di visita.
- Prescrivere di non avvicinarsi a luoghi specifici frequentati abitualmente dalla persona offesa (ad esempio, il luogo di lavoro, il domicilio dei familiari, la scuola dei figli).
- Ingiungere il pagamento di un assegno periodico a favore dei conviventi che, a causa dell'allontanamento, rimangono privi di mezzi economici adeguati.
Questa misura viene applicata in contesti delittuosi gravi, come i maltrattamenti contro familiari e conviventi (art. 572 del codice penale) o gli atti persecutori, meglio noti come stalking (art. 612-bis del codice penale).
Articolo 282-ter c.p.p.: Il Divieto di Avvicinamento
Mentre la misura precedente si concentra sul contesto domestico, il divieto di avvicinamento è uno strumento flessibile, finalizzato a proteggere la vittima nella sua vita quotidiana, sociale e lavorativa, al di fuori delle mura di casa. Il giudice ha un'ampia discrezionalità nel definire i contorni della misura, adattandola alle specifiche esigenze di protezione del caso concreto.
I divieti che il giudice può imporre includono:
- Imporre all'imputato di non avvicinarsi a luoghi specifici abitualmente frequentati dalla persona offesa o dai suoi congiunti (parenti, partner, persone conviventi o legate da una relazione affettiva).
- Ordinare di mantenere una determinata distanza da tali luoghi o, in modo ancora più incisivo e dinamico, direttamente dalla persona offesa, ovunque essa si trovi.
- Vietare all'imputato di comunicare con la vittima o con persone a lei vicine attraverso qualsiasi mezzo, sia esso diretto (incontri) o indiretto (telefono, email, social media, messaggi tramite terzi).
Per garantire il rispetto di questa misura, il giudice può disporre l'utilizzo di strumenti di controllo tecnologico, come il cosiddetto "braccialetto elettronico", che segnala alle forze dell'ordine un'eventuale violazione delle distanze imposte.
Sono proprio questi provvedimenti, così centrali per la tutela delle vittime in Italia, a costituire il ponte verso una protezione estesa a livello europeo.
Il Ponte verso l'Europa: L'Ordine di Protezione Europeo (OPE)
Cos'è l'OPE e a Cosa Serve?
L'Ordine di Protezione Europeo (OPE), introdotto dalla Direttiva 2011/99/UE, è una decisione giudiziaria basata sul principio del reciproco riconoscimento tra gli Stati membri. Il suo obiettivo primario è semplice ma fondamentale: estendere l'efficacia di una "misura di protezione" nazionale al territorio di un altro Stato membro in cui la vittima decide di risiedere o soggiornare.
In questo meccanismo, si distinguono due ruoli:
- Stato di emissione: È il Paese che ha adottato la misura di protezione originaria (in questo caso, l'Italia).
- Stato di esecuzione: È il Paese dell'Unione Europea in cui la persona protetta si trasferisce e dove l'OPE dovrà essere riconosciuto e applicato.
Il Collegamento Indissolubile con le Misure Italiane
È fondamentale sottolineare un punto chiave: nell'ordinamento italiano, le uniche misure cautelari che costituiscono il presupposto per poter richiedere l'emissione di un OPE sono quelle previste dagli articoli 282-bis e 282-ter del codice di procedura penale.
Questo significa che l'esistenza di un provvedimento di allontanamento dalla casa familiare o di divieto di avvicinamento è la condizione necessaria e imprescindibile per attivare la tutela a livello europeo. Senza una di queste due misure attive in Italia, non è possibile richiedere un Ordine di Protezione Europeo.
Come Viene Informata la Vittima?
Per assicurare che la vittima sia pienamente consapevole di questa opportunità, la legge italiana (attraverso l'introduzione del comma 1-bis all'art. 282-quater c.p.p.) stabilisce un obbligo preciso. Quando il giudice emette una delle due misure cautelari (art. 282-bis o 282-ter), deve obbligatoriamente comunicare alla persona offesa la sua facoltà di richiedere l'emissione di un Ordine di Protezione Europeo. Questo obbligo di informazione garantisce che un diritto così importante non rimanga inascoltato, fornendo alla vittima uno strumento concreto per pianificare il proprio futuro in sicurezza, anche al di fuori dei confini nazionali.
Conclusione: Una Tutela Senza Frontiere
In sintesi, l'ordinamento italiano dispone di strumenti di protezione specifici ed efficaci (artt. 282-bis e 282-ter c.p.p.) per tutelare le vittime di reati gravi come la violenza domestica e lo stalking. L'Ordine di Protezione Europeo rappresenta l'evoluzione naturale di questa tutela, trasformandola da un provvedimento puramente nazionale a un diritto esigibile in tutta l'Unione Europea. Grazie a questo meccanismo di cooperazione giudiziaria, la protezione non si ferma più alla frontiera, ma viaggia insieme alla persona, rafforzando in modo concreto la sua sicurezza e la sua libertà di circolare e vivere all'interno dello spazio comune europeo.
Tuttavia, nonostante la sua importanza fondamentale, l'OPE rimane uno strumento ancora poco conosciuto e utilizzato. La piena consapevolezza di questo diritto da parte delle vittime e degli operatori legali è essenziale per trasformare la promessa di una tutela senza frontiere in una realtà concreta e diffusa, garantendo che la sicurezza non sia mai un ostacolo alla libertà di movimento.
#violenzadigenere #stalking #codicerosso #ordinediprotezioneeuropeo #OPE
fabrizio reshared this.
Digitalministerium ratlos: Keine Strategie für Umstieg auf Windows 11
Fastweb, tutti i casini di connessione
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Mattinata nera per Fastweb e gli altri operatori telefonici (ma non solo), con decine di migliaia di segnalazioni di disservizi in tutta Italia. Il problema di connettività si è risolto verso le 14. startmag.it/innovazione/fastwe…
Caso Ranucci, le voci dalla piazza. Ma è ora di una manifestazione nazionale
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/10/caso-ra…
Splendida piazza, ieri pomeriggio a Santi Apostoli! Grazie a Giuseppe Conte e al M5S per averla organizzata, alle altre forze d’opposizione per aver
What Happened To Running What You Wanted On Your Own Machine?
When the microcomputer first landed in homes some forty years ago, it came with a simple freedom—you could run whatever software you could get your hands on. Floppy disk from a friend? Pop it in. Shareware demo downloaded from a BBS? Go ahead! Dodgy code you wrote yourself at 2 AM? Absolutely. The computer you bought was yours. It would run whatever you told it to run, and ask no questions.
Today, that freedom is dying. What’s worse, is it’s happening so gradually that most people haven’t noticed we’re already halfway into the coffin.
News? Pegged.
There are always security risks when running code from untrusted sources. The stakes are higher these days when our computers are the gateways to our personal and financial lives. Credit: Screenshot
The latest broadside fired in the war against platform freedom has been fired. Google recently announced new upcoming restrictions on APK installations. Starting in 2026, Google will tightening the screws on sideloading, making it increasingly difficult to install applications that haven’t been blessed by the Play Store’s approval process. It’s being sold as a security measure, but it will make it far more difficult for users to run apps outside the official ecosystem. There is a security argument to be made, of course, because suspect code can cause all kinds of havoc on a device loaded with a user’s personal data. At the same time, security concerns have a funny way of aligning perfectly with ulterior corporate motives.
It’s a change in tack for Google, which has always had the more permissive approach to its smartphone platform. Contrast it to Apple, which has sold the iPhone as a fully locked-down device since day one. The former company said that if you own your phone, you could do what you want with it. Now, it seems Google is changing its mind ever so slightly about that. There will still be workarounds, like signing up as an Android developer and giving all your personal ID to Google, but it’s a loss to freedom whichever way you look at it.
Beginnings
Sony put a great deal of engineering into the PlayStation to ensure it would only read Sony-approved discs. Modchips sprung up as a way to get around that problem, albeit primarily so owners could play cheaper pirated games. Credit: Libreleah, CC BY-SA 4.0,
The walled garden concept didn’t start with smartphones. Indeed, video game consoles were a bit of a trailblazer in this space, with manufacturers taking this approach decades ago. The moment gaming became genuinely profitable, console manufacturers realized they could control their entire ecosystem. Proprietary formats, region systems, and lockout chips were all valid ways to ensure companies could levy hefty licensing fees from developers. They locked down their hardware tighter than a bank vault, and they did it for one simple reason—money. As long as the manufacturer could ensure the console wouldn’t run unapproved games, developers would have to give them a kickback for every unit sold.
By and large, the market accepted this. Consoles were single-purpose entertainment machines. Nobody expected to run their own software on a Nintendo, after all. The deal was simple—you bought a console from whichever company, and it would only play whatever they said was okay. The vast majority of consumers didn’t care about the specifics. As long as the console in question had a decent library, few would complain.Nintendo created the 10NES copy protection system to ensure its systems would only play games approved by the company itself, in an attempt to exert quality control after the 1983 North American video game crash. Credit: Evan-Amos, public domain
There was always an underground—adapters to work around region locks, and bootleg games that relied on various hacks—with varying popularity over the years. Often, it was high prices that drove this innovation—think of the many PlayStation mod chips sold to play games off burnt CDs to avoid paying retail.
At the time, this approach largely stayed within the console gaming world. It didn’t spread to actual computers because computers were tools. You didn’t buy a PC to consume content someone else curated for you. You bought it to do whatever you wanted—write a novel, make a spreadsheet, play games, create music, or waste time on weird hobby projects. The openness wasn’t a bug, or even something anybody really thought about. It was just how computers were. It wasn’t just a PC thing, either—every computer on the market let you run what you wanted! It wasn’t just desktops and laptops, either; the nascent tablets and PDAs of the 1990s operated in just the same way.
Then came the iPhone, and with it, the App Store. Apple took the locked-down model and applied it to a computer you carry in your pocket. The promise was that you’d only get apps that were approved by Apple, with the implicit guarantee of a certain level of quality and functionality.Apple is credited with pioneering the modern smartphone, and in turn, the walled garden that is the App Store. Credit: Apple
It was a bold move, and one that raised eyebrows among developers and technology commentators. But it worked. Consumers loved having access to a library of clean and functional apps, built right into the device. Meanwhile, they didn’t really care that they couldn’t run whatever kooky app some random on the Internet had dreamed up.
Apple sold the walled garden as a feature. It wasn’t ashamed or hiding the fact—it was proud of it. It promised apps with no viruses and no risks; a place where everything was curated and safe. The iPhone’s locked-down nature wasn’t a restriction; it was a selling point.
But it also meant Apple controlled everything. Every app paid Apple’s tax, and every update needed Apple’s permission. You couldn’t run software Apple didn’t approve, full stop. You might have paid for the device in your pocket, but you had no right to run what you wanted on it. Someone in Cupertino had the final say over that, not you.
When Android arrived on the scene, it offered the complete opposite concept to Apple’s control. It was open source, and based on Linux. You could load your own apps, install your own ROMs and even get root access to your device if you wanted. For a certain kind of user, that was appealing. Android would still offer an application catalogue of its own, curated by Google, but there was nothing stopping you just downloading other apps off the web, or running your own code.
Sadly, over the years, Android has been steadily walking back that openness. The justifications are always reasonable on their face. Security updates need to be mandatory because users are terrible at remembering to update. Sideloading apps need to come with warnings because users will absolutely install malware if you let them just click a button. Root access is too dangerous because it puts the security of the whole system and other apps at risk. But inch by inch, it gets harder to run what you want on the device you paid for.
Windows Watches and Waits
The walled garden has since become a contagion, with platforms outside the smartphone space considering the tantalizing possibilities of locking down. Microsoft has been testing the waters with the Microsoft Store for years now, with mixed results. Windows 10 tried to push it, and Windows 11 is trying harder. The store apps are supposedly more secure, sandboxed, easier to manage, and straightforward to install with the click of a button.Microsoft has tried multiple times to sell versions of Windows that are locked to exclusively run apps from the Microsoft Store. Thus far, these attempts have been commercial failures. Credit: screenshot
Microsoft hasn’t pulled the trigger on fully locking down Windows. It’s flirted with the idea, but has seen little success. Windows RT and Windows 10 S were both locked to only run software signed by Microsoft—each found few takers. Desktop Windows remains stubbornly open, capable of running whatever executable you throw at it, even if it throws up a few more dialog boxes and question marks with every installer you run these days.
How long can this last? One hopes a great while yet. A great deal of users still expect a computer—a proper one, like a laptop or desktop—to run whatever mad thing they tell it to. However, there is an increasing userbase whose first experience of computing was in these locked-down tablet and smartphone environments. They aren’t so demanding about little things like proper filesystem access or the ability to run unsigned code. They might not blink if that goes away.
For now, desktop computing has the benefit of decades of tradition built in to it. Professional software, development tools, and specialized applications all depend on the ability to install whatever you need. Locking that down would break too many workflows for too many important customers. Masses of scientific users would flee to Linux the moment their obscure datalogger software couldn’t afford an official license to run on Windows;. Industrial users would baulk at having to rely on a clumsy Microsoft application store when bringing up new production lines.
Apple had the benefit that it was launching a new platform with the iPhone; one for which there were minimal expectations. In comparison, Microsoft would be climbing an almighty mountain to make the same move on the PC, where the culture is already so established. Apple could theoretically make moves in that direction with OS X and people would be perhaps less surprised, but it would still be company making a major shift when it comes to customer expectations of the product.
Here’s what bothers me most: we’re losing the idea that you can just try things with computers. That you can experiment. That you can learn by doing. That you can take a risk on some weird little program someone made in their spare time. All that goes away with the walled garden. Your neighbour can’t just whip up some fun gadget and share it with you without signing up for an SDK and paying developer fees. Your obscure game community can’t just write mods and share content because everything’s locked down. So much creativity gets squashed before it even hits the drawing board because it’s just not feasible to do it.
It’s hard to know how to fight this battle. So much ground has been lost already, and big companies are reluctant to listen to the esoteric wishers of the hackers and makers that actually care about the freedom to squirt whatever through their own CPUs. Ultimately, though, you can still vote with your wallet. Don’t let Personal Computing become Consumer Computing, where you’re only allowed to run code that paid the corporate toll. Make sure the computers you’re paying for are doing what you want, not just what the executives approved of for their own gain. It’s your computer, it should run what you want it to!
La stretta della Nigeria sul cyber-crimine straniero
La Nigeria stringe le maglie sulle operazioni di cyber-crimine all’interno del suo territorio e sta procedendo a un’ampia operazione di espulsione dei residenti stranieri sospettati di attività illecite.
L’Organized Crime and Corruption Reporting Project (Occrp) ha segnalato l’espulsione avvenuta a ottobre di 192 sospetti con cittadinanza di Cina, Filippine, Tunisia, Malesia, Pakistan, Kirghizistan e Timor Est arrestati e condannati per cyberterrorismo, frode informatica e reati correlati.
I soggetti in questione erano accusati di contribuire a uno schema di riciclaggio internazionale connesso alla conversione di denaro “sporco” in criptovalute e alla costruzione di schemi Ponzi. La presenza tra gli espulsi di esponenti dei Paesi dell’Asia orientale e del Kirghizistan, hub centroasiatico dell’aggiramento delle sanzioni da parte della Russia tramite gli exchange di criptovalute, alimenta la solidità di questa tesi. E non finisce qui. Ad agosto 50 cittadini cinesi e 102 soggetti in totale erano stati espulsi per un’analoga violazione della legge anti-cybercrimine nel Paese più popolato dell’Africa.
La Nigeria è nota per le frodi online e le truffe sentimentali sono all’ordine del giorno. Secondo la Commissione per i reati economici e finanziari (EFCC), i casi di criminalità informatica sono stati tra i reati più diffusi in Nigeria lo scorso anno.
La Nigeria sta da tempo prendendo consapevolezza di essere un epicentro di catene del valore criminali transnazionali che seguono un principio di filiera e divisione del lavoro paragonabile a quello delle attività lecite sfruttando i meccanismi, soprattutto digitali e tecnologici, della globalizzazione.
Il Nigeria Cybercrimes Act del 2024 sostenuto dal presidente Bola Tinbu offre alla polizia e alle agenzie di sicurezza nazionali la possibilità di intercettare comunicazioni riservate di molti sospetti anche prima dell’emissione di un mandato dei tribunali in casi di percepito rischio securitario. Si è chiesto alle compagnie di telecomunicazioni di estendere i tempi di conservazione dei dati, alle banche di segnalare i bonifici sospetti tempestivamente, agli operatori fintech di prevenire le transazioni non autorizzate o illegali con le cripto.
Il “Guardian” di Lagos, una delle maggiori testate del Paese, ha scritto che “la Nigeria ha promosso attivamente delle partnership, tra cui un recente accordo di cooperazione in materia di sicurezza informatica con il Regno Unito nell’aprile 2025 e un accordo con l’FBI e il governo cambogiano, per intensificare gli sforzi contro la criminalità informatica internazionale” e avviato con l’appoggio di Londra e del Commonwealth un Joint Case Team on Cybercrime che riunisce “le principali agenzie di giustizia e sicurezza per migliorare l’individuazione, l’indagine e il perseguimento dei reati informatici”.
Da un lato, dunque, Abuja sta pensando a promuovere una serie di scenari operativi finalizzati a una maggiore sicurezza internazionale e alla prevenzione del cybercrime. Dall’altro, le normative introdotte internamente appaiono assai complesse e articolate e potenzialmente sospettabili di aprire la strada a repressioni della libertà d’espressione e a una sorveglianza estesa. In parallelo, l’assenza di un ragionamento politico sul ruolo delle mafie, specie quella nazionale, nel processo e lo scaricabarile su singoli soggetti – per quanto problematici – di nazionalità straniera potrebbe ridurre la percezione di un fenomeno che, a conti fatti, è di rango globale.
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Una collega ha un PC portatile del 2017 che "grazie" a Windows 10 deve buttare via (non solo per il discorso della fine supporto, ma è anche lentissimo).
Le ho detto che prima di comprarne un altro possiamo provare con #linux , e che molto probabilmente le tornerà prestante quasi come da nuovo.
Nota: lei lo usa veramente solo per navigare con Chrome, è un utente davvero semplice da accontentare. Al più ogni tanto scrive una lettera e la stampa. Stop.
Io ho pensato a Mint, se non altro perché offre un supporto lungo e perché è la distribuzione che uso anch'io (versione Debian).
Pensate a quanti utenti così esistono.
Moltiplicate e avrete un'idea dello spreco.
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Fastweb conferma il problema e fornisce una dichiarazione ufficiale
Nella giornata di oggi, migliaia di utenti Fastweb in tutta Italia hanno segnalato problemi di connessione alla rete fissa, con interruzioni improvvise del servizio Internet e difficoltà a navigare o accedere ai principali siti web.
Le segnalazioni, raccolte su piattaforme come DownDetector, hanno iniziato a crescere rapidamente dalle prime ore del mattino, raggiungendo oltre 35.000 segnalazioni nel giro di poche ore.
Le aree più colpite sembrano essere Milano, Roma, Torino, Bologna, Napoli, Palermo e Firenze, ma i disservizi si sono estesi anche ad altre zone del Paese.
Molti utenti hanno lamentato assenza totale di connessione, problemi di routing e DNS, oltre a difficoltà nell’accesso a servizi Google, social network e piattaforme di streaming.
Dopo la pubblicazione del nostro articolo, Fastweb ha contattato Red Hot Cyber, fornendo una comunicazione ufficiale sullo stato della situazione:
Fastweb conferma che è in corso un disservizio temporaneo su rete fissa. I tecnici sono al lavoro per ripristinare i servizi nel minor tempo possibile. Fastweb si scusa con i clienti coinvolti e provvederà ad aggiornare tempestivamente sull’avanzamento dei lavori.
Al momento, i tecnici dell’azienda stanno lavorando per individuare la causa precisa del guasto e ripristinare progressivamente i collegamenti. La società invita i clienti coinvolti a monitorare i propri canali ufficiali per ricevere aggiornamenti in tempo reale sull’avanzamento dei lavori.
Red Hot Cyber continuerà a seguire la vicenda e a fornire aggiornamenti non appena saranno disponibili nuove informazioni.
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Usa e Qatar avvertono l’Ue: “Le vostre direttive green minacciano l’export di energia”
[quote]WASHINGTON – I ministri dell’Energia di Washington e Doha hanno inviato una lettera ai leder Ue per avvertire che “il commercio, gli investimenti e le forniture energetiche subiranno danni se…
L'articolo Usa e Qatar avvertono l’Ue: “Le vostre direttive green
Contrabbando a Torino, sequestrate 250 tonnellate di tabacco
[quote]Chain Smoking, l’operazione coordinata tra carabinieri e Guardia di Finanza, ha portato alla scoperta e al sequestro di cinque siti di produzione e due di stoccaggio di sigarette di contrabbando.…
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Roma in piazza per Ranucci. Il giornalista: “Se la bomba voleva zittirci, hanno sbagliato obiettivo”
[quote]ROMA – “Io non so chi ha messo quell’ordigno davanti alla mia casa, ma se il tentativo era quello di zittire me e la mia squadra, ha sbagliato obiettivo”. Lo…
L'articolo Roma in piazza per Ranucci. Il giornalista: “Se la bomba voleva
Meloni al Senato: “Non mandiamo soldati a Kiev”. Su Gaza: “Sì alla Palestina, ma senza Hamas”
[quote]ROMA – Standing ovation e applausi dalle poltrone del centro destra, critiche da parte dell’opposizione. Si sono concluse così questa mattina in Senato le comunicazioni della premier Giorgia Meloni alla…
L'articolo Meloni al Senato: “Non mandiamo soldati a
Scoperte 131 estensioni Chrome per WhatsApp Web utilizzate per spam di massa
I ricercatori hanno scoperto 131 estensioni per automatizzare il funzionamento di WhatsApp Web nello store ufficiale di Chrome. Tutte venivano utilizzate per inviare spam di massa agli utenti brasiliani.
Secondo gli analisti di Socket, tutte queste estensioni condividono la stessa base di codice, gli stessi design pattern e la stessa infrastruttura. Insieme, contano circa 20.905 utenti attivi.
“Non si tratta di un malware classico; è una campagna di spam automatizzata ad alto rischio che viola le regole della piattaforma”, spiega Kirill Boychenko, specialista di Socket. “Il codice viene iniettato direttamente nella pagina Web di WhatsApp, collaborando con gli script di WhatsApp per automatizzare gli invii di massa e la pianificazione in modo da aggirare la protezione anti-spam.”
L’obiettivo finale di questa campagna è inviare messaggi di massa tramite WhatsApp in modo da aggirare i limiti di frequenza dei messaggi e la protezione antispam della piattaforma. I ricercatori scrivono che questa attività è in corso da almeno nove mesi, con nuovi download e aggiornamenti delle estensioni osservati solo il 17 ottobre 2025.
Ogni estensione utilizza un nome e un logo diversi, ma la maggior parte è pubblicata dagli sviluppatori WL Extensão e WLExtensao. A volte, le estensioni vengono pubblicizzate come strumenti CRM per WhatsApp, promettendo di massimizzare le vendite tramite la versione web del messenger.
Gli esperti ritengono che tali differenze nel branding siano il risultato del franchising, che consente agli operatori di estensioni di inondare il Chrome Web Store con cloni dell’estensione ZapVende originale creata da DBX Tecnologia.
“Trasforma WhatsApp in un potente strumento di vendita e gestione dei contatti. Con Zap Vende avrai accesso a un CRM intuitivo, all’automazione dei messaggi, all’invio di email di massa, a un funnel di vendita visivo e molto altro”, si legge nella descrizione di un’estensione nel Chrome Web Store. “Organizza il servizio clienti, monitora i lead e pianifica i messaggi in modo pratico ed efficace.”
Secondo Socket, DBX Technology pubblicizza un programma di rivendita white-label che consente ai potenziali partner di rinnovare il marchio e vendere l’estensione WhatsApp Web con il proprio marchio. I ricercatori sottolineano che tutto ciò viola la politica antispam e antiabuso del Chrome Web Store. In particolare, agli sviluppatori e ai loro partner è vietato ospitare più estensioni con funzionalità duplicate sulla piattaforma.
Inoltre, è stato scoperto che DBX aveva pubblicato su YouTube dei video su come aggirare gli algoritmi anti-spam di WhatsApp quando si utilizzano tali estensioni.
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Comolake, Butti e la nostalgia canaglia molto innovativa
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Ha fatto proprio bene l'ex consigliere di Butti Raffaele Barberio a non organizzare più Comolake, la kermesse sul digitale vetrina del governo: ora, infatti e improvvisamente, è diventata soprattutto uno spaccio di fuffa. Parola di...
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Notizie manipolate e guerre dell’informazione: come difendersi ed il ruolo del giornalista tra etica e diritto
Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale – Sala ACN, Corso d’Italia, 41, 00198, Roma
Il corso formativo concernerà il fenomeno dell’information disorder (lett. disordine informativo) e delle fake news, con particolare attenzione al quadro giuridico nazionale, europeo e internazionale e ai possibili rimedi. L’obiettivo è quello di fornire ai giornalisti strumenti utili per riconoscere e contrastare tale fenomeno, nell’interesse della qualità dell’informazione e della tutela del diritto dei cittadini a ricevere notizie verificate e attendibili.
Il corso si propone di approfondire i profili giuridici legati alla libertà di espressione, alla regolamentazione dell’informazione e alle responsabilità degli attori digitali.
Verranno esaminati strumenti normativi e casi concreti, nazionali e internazionali, per aiutare i giornalisti a orientarsi in un panorama sempre più complesso e sfidante. L’argomento è di rilevante importanza giornalistica per l’impatto che ha sulla credibilità dell’informazione e sul ruolo democratico della stampa. Verrà analizzato l’articolo 21 della Costituzione italiana, che tutela della libertà di espressione e di stampa, in cui ognuno ha il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con qualsiasi mezzo di diffusione, ponendo le basi per una tutela ampia della libertà di espressione e informazione.
Con la digitalizzazione dell’informazione, le PSYOPS (psycological operations) hanno acquisito una potenza senza precedenti, diventando uno strumento chiave nei conflitti ibridi e nell’influenza mediatica globale. La manipolazione dell’informazione e dell’opinione pubblica, ingannare e arrecare danno a individui o società incide a livello multidimensionale, coinvolgendo diritto, politica, comunicazione, tecnologia, salute, cultura, sociale, ambiente e così via. Si osserverà come si può facilmente influenzare sentimenti, pensieri e azioni di un pubblico specifico, al fine di ottenere vantaggi strategici in ambito politico, militare o sociale.
Verranno illustrati diversi esempi di diffusione di fake news, alterazione di contenuti, uso strategico dei social per destabilizzare o polarizzare l’opinione pubblica. Si prenderà in esame l’articolo 19 del nuovo Codice Deontologico delle Giornaliste e dei Giornalisti che introduce una regola specifica sull’uso dell’intelligenza artificiale. In primo luogo, viene stabilito un principio fondamentale: le nuove tecnologie possono affiancare il lavoro giornalistico, ma non possono mai sostituirlo. Se una o un giornalista decide di utilizzare strumenti di intelligenza artificiale, ha il dovere di dichiararlo apertamente, sia nella produzione sia nell’elaborazione di testi, immagini o materiali sonori. Resta comunque sua la piena responsabilità del contenuto e del risultato finale, e deve sempre chiarire in che modo l’IA abbia contribuito al lavoro svolto. Inoltre, anche quando fa ricorso a queste tecnologie, la giornalista o il giornalista deve continuare a verificare attentamente fonti, dati e informazioni, garantendone la veridicità. L’uso dell’intelligenza artificiale, infatti, non può mai essere invocato come giustificazione per eludere i doveri deontologici che regolano la professione.
Introduzione:
Bruno Frattasi, direttore generale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN);
Guido D’Ubaldo, presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio;
Carlo Bartoli, presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti;
Vittorio Rizzi, direttore generale del DIS;
Lorenzo Guerini, CPASIR (Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica);
Stefano Mannino, Generale di Corpo d’Armata (Esercito Italiano) e Presidente del Centro Alti Studi Difesa/Scuola Superiore Universitaria ad Ordinamento Speciale (CASD/SSUOS)
Relatori:
Arturo Di Corinto, Public Affairs and Communication Advisor nell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN);
Ranieri Razzante, professore e avvocato, docente di Cybercrime Università di Perugia e Membro Comitato per la strategia su IA;
Federica Fabrizzi, professoressa ordinaria di Diritto dell’informazione presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università La Sapienza di Roma;
Oreste Pollicino, professore ordinario di Diritto costituzionale e regolamentazione dell’intelligenza artificiale alla Bocconi;
Luigi Camilloni, direttore responsabile dell’Agenparl (Agenzia parlamentare) ed esperto in PSYOPS;
Laura Camilloni, caporedattore dell’Agenparl (Agenzia parlamentare) ed esperta in information disorder;
Manuela Biancospino, consigliera dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio
Meloni: “Italia pronta a riconoscere la Palestina con Hamas disarmata e senza un ruolo”
@Politica interna, europea e internazionale
L’Italia è pronta a riconoscere lo stato di Palestina a patto che Hamas venga disarmata: lo ha dichiarato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni al Senato per le comunicazioni in vista del Consiglio Europeo del 23 ottobre. Secondo la premier, per un futuro di
Nessuno può mettere Google in un angolo? Forse OpenAI sì
L'articolo proviene da #StartMag e viene ricondiviso sulla comunità Lemmy @Informatica (Italy e non Italy 😁)
Se la preoccupazione degli editori è AI Overview di Google, quella di Big G è ChatGPT Atlas, il browser web di OpenAI, con cui startmag.it/innovazione/nessun…
Che bello vedere che almeno una persona invitata nel fediverso ci si trova bene 😊
@Augusto Zucchi ti scrivo da un server che non è nemmeno basato sullo stesso software di quello dal quale tu ricevi questo messaggio, ma mi consente comunque di interagire con te.
Viva la bio e la tecno diversità 🥳
La Commissione stabilisce un punto di riferimento per i fornitori di cloud sovrani europei
L'articolo proviene da #Euractiv Italia ed è stato ricondiviso sulla comunità Lemmy @Intelligenza Artificiale
La Commissione ha lanciato una gara d’appalto per il cloud sovrano da 180 milioni di euro, con l’obiettivo di orientare il mercato “verso la
Tunisia in rivolta: proteste e scioperi contro l’inquinamento dell’impianto chimico
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Decine di migliaia di manifestanti bloccano scuole, mercati e negozi per denunciare la contaminazione da fosfogesso e le malattie provocate dall’impianto statale
L'articolo Tunisia in rivolta: proteste e scioperi contro l’inquinamento
Guerra alla memoria: Gaza perde i suoi monumenti
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Gaza city appare oggi come una città minacciata non solo dalla distruzione materiale, ma dalla perdita della propria memoria storica ed architettonica
L'articolo Guerra alla memoria: Gaza perde i suoi monumenti pagineesteri.it/2025/10/22/med…
SAP und OpenAI: Wie die öffentliche Verwaltung mit KI noch abhängiger von Big Tech wird
Carcere e suicidi: gridare all’emergenza è troppo semplice
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Dal primo gennaio al 31 luglio 2025, in Italia, il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale (Gnpl), organo statale con il compito di monitorare i luoghi di reclusione, ha contato 46 persone recluse che si sono tolte la vita. Il conteggio
L'articolo Carcere e suicidi:
freezonemagazine.com/rubriche/…
The Women I Love – Ottobre 2025 Al ribollire dei tini anche la musica al femminile è tutta un fermento e ci consegna alcuni lavori che entreranno nella short list di fine anno. La voce femminile resta lo strumento più duttile in natura: sa piegarsi al sussurro, farsi urlo liberatorio, abbracciare territori musicali lontanissimi eppure […]
L'articolo The Women I Love – Ottobre 2025 proviene
Scrivere di Ustica è un diritto. Le regole ristabilite dal Tribunale di Spoleto
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/10/scriver…
Ancora una volta, un tribunale ristabilisce le regole di comportamento del vivere civile in democrazia. I giudici di Spoleto hanno
ICE rüstet auf: Amerikanische Abschiebebehörde will Soziale Medien überwachen
Manifestazione per la libertà di stampa a Roma, ovazione per Ranucci
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/10/manifes…
Ovazione per Sigfrido Ranucci e la redazione di ‘Report‘. Il giornalista Rai, vittima di un attentato, è salito sul palco della manifestazione per la libertà di
INCENERITORE. L'UNIONE DEI COMITATI CHIEDE LO STOP ALLE SOSPETTE ATTIVITÀ DI GROSSA MOVIMENTAZIONE TERRA.
Dalle foto si evince una attività di livellamento del terreno che comprometterebbe il lavoro di verifica Archeologica che la stessa sovrintendenza ha contrassegnato come area ad alto interesse.
Pertanto chiediamo alla soprintendenza di intervenire prontamente per verificare la legittimità delle attività di movimentazione terra i cui impatti su area vincolata appaiono evidenti e una sospensione immediata ove tali lavori siano abusivi.
L'accertata contaminazione del terreno costituisce ulteriore motivo di allarme anche per la salute dei lavoratori coinvolti.
Maccabi, hooligans e genocidio
Maccabi, hooligans e genocidio
I vertici della società di calcio israeliana Maccabi Tel Aviv hanno raffreddato almeno in parte le polemiche esplose negli ultimi giorni in Gran Bretagna attorno alla trasferta a Birmingham dei loro tifosi, annunciando ufficialmente lunedì la rinunci…www.altrenotizie.org
La cooperazione internazionale infligge un duro colpo alla 'Ndrangheta
Mentre a Reggio Calabria è in corso un maxiprocesso che coinvolge 132 membri della 'Ndrangheta arrestati nel 2023 durante un'operazione congiunta che interessò 10 Paesi, 76 degli imputati sono già stati processati.
È stata emessa la prima sentenza, con il giudice competente che ha condannato gli imputati a una pena complessiva di 1.098 anni di carcere e a una multa di 440.000 euro. L'operazione, che coinvolse autorità di Italia, Belgio, Germania, Francia, Portogallo, Slovenia, Spagna, Romania, Brasile e Panama, è considerata una delle più grandi azioni contro la rete policriminale italiana fino ad oggi. Il supporto di #Eurojust ed #Europol è stato fondamentale, dato l'elevato numero di Paesi coinvolti.
Si è trattato della prima sentenza del Tribunale di Reggio Calabria a seguito della richiesta di rito abbreviato presentata da 76 imputati, condannati per partecipazione a un'organizzazione criminale di stampo mafioso e per coinvolgimento in un'organizzazione internazionale di narcotraffico.
Eurojust considera questa la sua più grande azione contro un'organizzazione di stampo mafioso.
L'operazione fu condotta dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria.
L'indagine rivelò una rete guidata da diverse famiglie della 'Ndrangheta con sede principalmente a San Luca. Il caso ha confermato che i membri della 'Ndrangheta, considerata una delle reti criminali più potenti al mondo, sono responsabili di gran parte del traffico di cocaina in Europa e sono anche attivi nel riciclaggio sistematico di denaro. L'indagine è stata complessa a causa dell'utilizzo da parte dei criminali di servizi di messaggistica criptata come #Encrochat e #SkyECC, nonché del fatto che si è svolta sia all'interno che all'esterno dell'Unione Europea. Per questi motivi, il supporto di Eurojust alle autorità nazionali e il suo ruolo nel coordinamento internazionale sono stati cruciali.
Il 3 maggio 2023, le autorità di Belgio, Germania, Italia, Francia, Portogallo, Slovenia, Spagna, Romania, Brasile e Panama hanno dispiegato oltre 2.700 agenti per effettuare irruzioni in diverse località e sequestrare diverse aziende, portando all'arresto di 132 membri della rete. La chiave del successo dell'operazione del 3 maggio è stata la cooperazione tra le 10 autorità durante le indagini, coordinate da Eurojust ed Europol. Attraverso il finanziamento e l'istituzione di due Squadre Investigative Congiunte (#Jic #SIC), Eurojust ha garantito lo scambio di informazioni tra le autorità e la preparazione dell'intricata operazione. La rapida ed efficace cooperazione attraverso le squadre investigative comuni è stata essenziale per smantellare con successo la pericolosa rete criminale. Eurojust istituì un centro di coordinamento per facilitare una rapida cooperazione tra le autorità giudiziarie coinvolte e per supportare la trasmissione e l'esecuzione degli ordini di indagine europei. Europol fornì agli investigatori pacchetti di intelligence, rapporti di confronto incrociato e ha dispiegato specialisti durante l'operazione.
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Avanguardie psichedeliche australiane
Testo preparato con Peppe Brescia
La crescente attenzione agli psichedelici nell’ambito della salute mentale vede nell’Australia uno dei paesi più all’avanguardia tra quelli in cui sono in corso sperimentazioni.
Dopo che nel 2023 sono stati regolamentati gli utilizzi medici dell’MDMA, la ricerca australiana sulle molecole psichedeliche è attualmente protagonista di ulteriori e interessanti sviluppi. La principale novità arriva da Optimi Health Corp., azienda canadese produttrice di MDMA e psilocibina nel rispetto della Good Medical Practice (GMP) necessarie per il riconoscimento in quanto farmaco.
La società ha recentemen annunciato l’inclusione delle capsule di psilocibina da 5 mg di propria produzione all’interno del programma di psicoterapia sostenuto da Medibank, compagnia assicurativa australiana intenzionata a offrire ai propri clienti un’importante alternativa terapeutica. L’iniziativa, avviata già nel 2023 mediante la copertura economica della terapia per il disturbo da stress post-traumatico a base di MDMA, viene ora significativamente ampliamenta.
Le capsule di psilocibina sono state rese disponibili sulla scorta dell’Authorized Prescribers Scheme, istituto che consente al personale medico autorizzato la prescrizione di determinati medicinali non approvati in un’ottica di facilitazione all’inserimento dei pazienti in percorsi terapeutici alternativi. In un primo momento, la sperimentazione è stata limitata alla città di Perth. La responsabilità della fornitura dei servizi clinici e della selezione della coorte è stata affidata a Emyria Limited, che opererà tramite il Centro Empax, situato a Perth e di proprietà della stessa agenzia.Per quanto riguarda invece la distribuzione del farmaco, Optimi ha delegato l’incarico a Mind Medicine Australia.
Il finanziamento è il risultato della partnership tra Optimi Health e Medibank, una delle maggiori compagnie assicurative sanitarie private operanti in Australia, e il progetto si inserisce nell’ambito di un investimento da 50 milioni di dollari da parte di Medibank, attiva da oltre cinque anni nella promozione dei programmi di salute mentale nonché nello sviluppo di terapie innovative. Dall’inizio di Ottobre 2025, Brisbane si è aggiunta a Perth tra le municipalità che consentono l’accesso al programma di Medibank: nel capoluogo del Queensland il trattamento verrà erogato nel comune di Windsor presso l’Avive Health, ospedale privato specializzato in salute mentale.
In linea con i regolamenti della Therapeutic Goods Administration (TGA), la terapia assistita da psilocibina potrà essere prescritta solo a fronte della presenza di una condizione patologica di depressione resistente al trattamento e a seguito del fallimento di tutte le precedenti opzioni terapeutiche. La somministrazione avrà luogo in un ambiente clinico controllato sotto supervisione psichiatrica. Il monitoraggio delle condizioni del paziente potrà essere protratto per un periodo di tempo fino a un anno.In ragione del fatto che la realizzazione del programma ha richiesto lo stanziamento di fondi privati, le terapie non saranno coperte dal sistema sanitario pubblico australiano, e saranno esclusivamente rivolte ai clienti Medibank.I primi risultati delle sperimentazioni avvenute in Australia si sono dimostrati promettenti: secondo il primo studio nazionale in merito, portato avanti dalla Swinburn University of Technology, un trattamento di dodici settimane comprendente due sessioni di somministrazione di psilocibina si è mostrato significativamente efficace nella riduzione dei sintomi depressivi.Nell’ambito della ricerca è stato inoltre osservato come i pazienti che non hanno manifestato miglioramenti non abbiano allo stesso tempo subito effetti avversi né conseguenze negative a livello psicologico.
Dane Stevens, amministratore delegato di Optimi Health, ha dichiarato: “L’inclusione delle nostre capsule di psilocibina nel programma assicurativo di Medibank per la depressione resistente al trattamento riflette il ruolo crescente dei farmaci psichedelici standardizzati nell’assistenza sanitaria mentale assicurata”, concludendo che lo sviluppo del programma “contribuisce a garantire ai pazienti di Medibank l’accesso a terapie precedentemente fuori dalla portata finanziaria e segna un passo importante verso l’integrazione di Optimi nell’assistenza sanitaria regolamentata e garantita dalle assicurazioni”.
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La valigia della libertà – Storia di una disobbedienza civile – a Roma lo spettacolo su Sibilla Barbieri
La valigia della libertà – Storia di una disobbedienza civile
31 ottobre 2025 – ore 21.00
Auditorium municipale Pasquale De Angelis
(c/o Polo Civico di Viale Aldo Ballarin – ingresso/parcheggio via Renato Cesarini 2, Municipio Roma VIII – Ottavo Colle/Tintoretto) Ingresso gratuito
All’interno della rassegna “Città Visibile – La città diventa palcoscenico”, va in scena “La valigia della libertà. Storia di una disobbedienza civile”, uno spettacolo di e con Valentina Petrini. un racconto teatrale che restituisce voce e dignità alla vicenda di Sibilla Barbieri, Consigliera Generale di Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica APS, che ha deciso di porre fine alle proprie sofferenze attraverso il suicidio medicalmente assistito in Svizzera, accompagnata dal figlio.
Con:
- Pasquale Filastò, violoncello
- Paola Bivona, voce e ukulele
- Alessio Podestà, fisarmonica
Regia di Norma Martelli
Uno spettacolo che racconta la forza della libertà e della disobbedienza civile attraverso parole, musica e storie potenti. Un evento accessibile anche a persone con disabilità, raggiungibile con i mezzi pubblici (716 / 772 – capolinea Ballarin/Cesarini).
Info: 334.2022448
info@cittavisibile.com
www.cittavisibile.com
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“Lasciatemi morire ridendo” arriva a Saronno (VA) – Proiezione del documentario su Stefano Gheller e tavolo informativo sul testamento biologico
“Lasciatemi morire ridendo” arriva a Saronno – Proiezione del documentario e tavolo informativo sul testamento biologico
Cinema Prealpi – Saronno (VA)
Giovedì 13 novembre 2025
Ore 20:45
Giovedì 13 novembre, alle ore 20:45, presso il Cinema Prealpi di Saronno, si terrà la proiezione del documentario “Lasciatemi morire ridendo” di Massimiliano Fumagalli, che sarà presente in sala insieme a Virginia Rosaschino, produttrice del film, per introdurre la serata.
Alle ore 21:00 inizierà la proiezione del film.
Durante l’evento sarà attivo un tavolo informativo sul testamento biologico a cura della Cellula Coscioni di Varese, per fornire materiali e rispondere a domande su diritti e autodeterminazione.
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La manovra di Meloni e Giorgetti è senza politica
Iniziano a circolare in queste ore le bozze della Legge di Bilancio 2026 approvata dal Consiglio dei Ministri venerdì scorso, la prima manovra che si confronta con la modifica delle regole di bilancio europee del 2024 e che quindi dovrebbe abbracciare un periodo temporale pari almeno al triennio, ossia sino al 2028. Ma per il governo Meloni, che sinora ha tirato a campare approvando riforme nel migliore dei casi ininfluenti rispetto al ciclo economico, questo compito è di per sé insormontabile. E così il dicastero di Giorgetti ha prodotto l’ennesima legge priva di Politica, un coacervo di misure una tantum, di aggiustamenti di tiro, di bonus e di finte riforme utili più che altro agli amichetti di partito in campagna elettorale. Nulla di più. Per una paese che avanza con il freno tirato, questo approccio conservativo, persino rigorista – se teniamo presente i risultati differenziali del Bilancio dello Stato proposti con il Documento programmatico di finanza pubblica 2025, approvato dal Parlamento il 9 ottobre – rischia di essere ulteriormente regressivo. Mentre il PNRR è sostanzialmente lasciato scivolare sul suo binario, svuotato delle misure (già poche in origine) che avrebbero potuto ammodernare la nostra società, ormai prossimo alla data fatidica del 2026, anno di restituzione dei fondi non impiegati, i margini di manovra sulla spesa pubblica sono ridotti a “spigolature dei bordi”.
Pensiamo alla nuova – ennesima – riforma IRPEF: il taglio di due punti percentuali (dal 35 al 33 per cento) nello scaglione da 28.000 euro e fino a 50.000 euro verrà eroso dal meccanismo del fiscal drag (stando ai dati divulgati dal Centro Studi CGIL), mentre nessuna misura è prevista per i redditi più bassi (nonostante Meloni abbia sostenuto l’esatto contrario). L’aumento dell’aliquota IRAP di due punti percentuali a carico «degli enti creditizi e le imprese di assicurazione» potrebbe essere in parte neutralizzato dall’esclusione parziale dei dividendi dalla base imponibile IRAP (stando alla bozza della manovra, i dividendi provenienti da società o enti residenti o localizzati in uno Stato membro dell’UE, non concorrono a formare il margine di intermediazione – per banche/finanziarie – o la base imponibile – per le altre società – della società ricevente per il 95 per cento del loro ammontare). La riforma dell’ADI (assegno di inclusione), che consiste nella rimozione di quell’odioso mese di attesa tra scadenza e richiesta di rinnovo, prevede un incremento di spesa che è compensato dalla riduzione del Fondo per il Sostegno alla Povertà e per l’Inclusione Attiva (Art. 1, comma 321, Legge n. 197/2022) di 1,2 miliardi tra il 2026 e il 2029. In materia previdenziale, poi, da un lato si mantengono in essere le misure preesistenti (Ape Sociale, Pensione Anticipata), dall’altro – e nonostante le bellicose intenzioni della Lega espresse in tempo di elezioni – viene ammesso che l’incremento dei requisiti di accesso al sistema pensionistico dovuto alla variazione della speranza di vita, già stabilito per il 1° gennaio 2027, sia «applicato limitatamente a tale anno nella misura di un mese». Il maggiore incremento già stabilito dal decreto direttoriale del Ministero dell’economia e delle finanze è differito al 1° gennaio 2028. Insomma, ci penserà il prossimo governo.
L’impressione, poi, è quella che ci sia una modesta urgenza di fare cassa, anche mettendo a pregiudizio i capisaldi sinora intoccabili. La flat tax dei Paperoni (approvata nel 2017 dal governo Renzi…), o per meglio dire l’imposta forfettaria per il contribuente che trasferisce la propria residenza in Italia, viene aumentata da 200.000 euro a 300.000 euro e l’imposta sostitutiva dei familiari passa da 25 a 50 mila euro. In tema di affitti brevi, la cedolare secca è aumentata dal 21 al 26 per cento per le seconde case date in locazione per periodi brevi, ma nel testo della proposta di legge si precisa che, se non viene esercitata l’opzione della cedolare secca, la ritenuta è considerata operata «a titolo di acconto». Sono bastate poche ore dalla messa in circolazione del testo che questa norma è balzata agli occhi degli esponenti dei partiti di maggioranza. Statene certi, non passerà mai il vaglio del Parlamento.
E la spesa per armamenti? Non aspettatevi norme specifiche nella manovra, resterete delusi. Al netto di qualche stanziamento dedicato soprattutto al rafforzamento del personale dei Carabinieri nelle missioni e nelle sedi estere e all’incremento della dotazione delle Forze di Polizia Penitenziaria (pari a 2000 unità), è invece previsto l’adeguamento dell’età pensionabile del personale militare delle Forze armate (inclusa l’Arma dei carabinieri), del Corpo della Guardia di Finanza e delle Forze di Polizia (che aumenta di tre mesi con decorrenza dal 1° gennaio 2027) e una “Revisione Generale della Spesa” (non ancora quantificata), che tuttavia prevede la riduzione delle dotazioni di competenza e di cassa relative alle missioni e ai programmi di spesa di tutti i Ministeri (incluse le Amministrazioni centrali dello Stato) per gli anni 2026, 2027 e 2028. Staremo a vedere come questa misura verrà mediata con gli accordi politici presi dal governo in sede europea e NATO sull’incremento della spesa per armamenti.
Il governo punta poi a ottenere dei risparmi di spesa dalle Scuole Secondarie (I e II grado) “razionalizzando” le sostituzioni dei docenti su “posto comune” con personale dell’organico dell’autonomia, salvo motivate esigenze di natura didattica. Stesso discorso vale per i posti di Sostegno della Scuola Primaria: le sostituzioni per supplenze temporanee fino a dieci giorni devono essere effettuate utilizzando personale dell’organico dell’autonomia. Attenti, perché il Ministero dell’istruzione e del merito effettuerà un monitoraggio quadrimestrale delle assenze del personale docente e ATA, indicando le modalità di sostituzione e di spesa per le supplenze brevi. I risparmi così ottenuti (quanti?) andrebbero a rafforzare l’offerta formativa. Mah. L’Università, poi, si deve accontentare dell’incremento di 250 milioni di euro della dotazione del Fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio (di cui al D.Lgs. 68/2012).
Dulcis in fundo, non poteva mancare un bonus agli studenti che abbiano conseguito il diploma finale entro l’anno di compimento del diciannovesimo anno di età. Una bella “Carta Valore” utilizzabile per l’acquisto di biglietti per eventi culturali, libri, abbonamenti, musica, strumenti musicali e per sostenere i costi di corsi di musica, teatro, danza o lingua straniera (180 milioni di euro la spesa prevista). Ma attenti al giochino: la “Carta della cultura Giovani” e la “Carta del merito” cessano di applicarsi dal 1° gennaio 2027.
Articolo pubblicato anche su www.ossigeno.net
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Ministero dell'Istruzione
Oggi a Skukuza, in occasione del #G20 Istruzione, il Ministro Giuseppe Valditara ha incontrato il Ministro dell’Istruzione generale del Sudafrica Siviwe Gwarube e il Ministro dell’Istruzione Superiore e della Formazione del Sudafrica, Buti Manamela.Telegram
Ranucci al Parlamento europeo: “Slegare la Rai dalla politica, applicare Media Freedom Act”
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/10/ranucci…
“Se l’Ue vuole incidere in quello che sono i suoi valori portanti deve dotarsi di strumenti più incisivi
Risoluzione Gcap, il caccia che mette d’accordo tutti (o quasi)
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Via libera dalla Commissione Esteri-Difesa del Senato all’approvazione della risoluzione sul Gcap (Global Combat Air Program) e all’avvio dell’esame dei programmi di acquisto di veicoli blindati anfibi e di munizioni guidate per obici dell’Esercito e di prosecuzione del programma navale per la
Bene la riserva cyber, ora un Consiglio nazionale per la difesa e la sicurezza. L’opinione di Serino
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il recente annuncio del ministro della Difesa Crosetto di una struttura civile-militare dedicata alle operazioni cyber ha un valore molto più ampio di quello che appare a prima vista. È un’iniziativa che, pur rivolta alla
Come la Cina riscrive le classifiche, il caso dell’India e la propaganda aerea del Global Times
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il Global Times, media che si occupa costantemente di spalmare in inglese la narrazione del Partito/Stato cinese, analizza il ranking del World Directory of Modern Military Aircraft (WDMMA) uscito nei giorni scorsi — in cui si
La Banda del Corpo dei Marine degli Stati Uniti ed i suoi Direttori italiani
La musica dell’inno dei Marine – il più antico delle Forze Armate americane - è stata scritta da un italiano, Francesco Maria Scala, adattando un’opera del musicista Jacques Offenbach (1819-1880) la “Genevieve de Brabant”, presentata a Parigi il 19 novembre 1859. Scala – per certi versi sorprendente ad apprendersi - era allora Direttore della Banda dei Marine, ed è stato uno dei quattro di origini italiane che sino ad ora hanno guidato tale prestigioso complesso musicale
Scopri di più su tuttostoria.net 👇
tuttostoria.net/storia-contemp…
ed ascolta su yewtu.be l'Inno dei Marine!
yewtu.be/watch?v=Qqv6tzeJ9R4
marcoboccaccio
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Simon Perry
in reply to marcoboccaccio • •@marcoboccaccio l'idea che mi sono fatto io da professionista sta un po' nel mezzo: in parte è obsolescenza programmata, in parte vera. A Windows si chiedono un sacco di cose. Magari deve fare girare un antivirus, magari è molto più preso di mira rispetto ad altri sistemi, quindi è logico che debba anche difendersi, diciamo così... Ed è tutto codice che appesantisce. Poi deve anche raccogliere i nostri dati 🙂.
È anche vero che alcune distribuzioni tuttofare sono anch'esse pesanti; anche Ubuntu non corre su macchine vecchie.
Considerando tutto questo, dico che la verità sta un po' nel mezzo. Ma se fossimo tutti liberi di scegliere, penso che Linux avrebbe più mercato.
Ottimo il recupero che hai fatto!
Quindi anche tu hai "sposato" Mint. Mi fa piacere.
Dún Piteog
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Simon Perry
in reply to Dún Piteog • •@Dún Piteog
Ci sta!
Io ho MX Linux (edizione fluxbox) su un Toshiba del 2004. È il nonno dei PC della famiglia, lo lascio da mia mamma in montagna e oggettivamente ormai è un po' lentino, ma è ancora accettabile per operazioni come l'accesso ai siti della banca, scrivere documenti, navigare su pagine leggere come i social del Fediverso.
Lo trovo straordinario, farci girare software aggiornato.
Per fare un paragone, su quell'hardware non girerebbe neanche una delle versioni Core di Windows, quelle senza interfaccia grafica.
Ecco, l'unica cosa che fa davvero fatica a fare sono gli aggiornamenti.
@marcoboccaccio
Floreana
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